
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
Castiglione, poi Castiglione Morelli
-
Parte prima - |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma: di rosso, al leone coronato sostenente con la zampa anteriore
destra un castello di tre torri, il tutto d’oro.
Altra: di rosso, al leone d'argento coronato d'oro, sostenente con la
zampa anteriore destra un castello di tre torri del terzo.
Altra: di rosso, al leone d'argento sostenente un
castello d'oro.
Altra: partito, nel 1° di rosso al leone sostenente un
castello, il tutto d’oro (Castiglione); nel 2° di verde al
castello d’oro addestrato da un leone del medesimo (Morelli).
Altra: di rosso, al leone d’argento sostenente un
castello d’oro, sormontati in capo da sei stelle d’oro male
ordinate.
Cimiero: il cavallo morello nascente dalla corona marchionale. La Vergine
Immacolata circondata da dodici stelle d'oro.
Titoli:
patrizio di Milano,
patrizio napoletano
(aggregata al
Seggio di
Montagna),
patrizio di Penne,
nobile patrizio di Cosenza,
barone
di Appignano,
barone
d'Elice e Vestea,
barone
di Chiaravalle,
barone di Gagliato,
marchese di Poggio Umbricchio,
marchese di
Vallelonga, San Nicola e
Nicastrello,
principe di
Antiochia.
Patroni: L'Immacolata Concezione, San Geronimo, San Bernardo, San Francesco
di Paola, Santa Rosa di Lima.
Motto: NEC INCESSUS APEX |

Vallelonga, palazzo Castiglione Morelli,
stemma sulla volta dell'androne |

Insegne ecclesiastiche di Giovanni Giacomo
Castiglione (Milano,1471 † Roma,1513),
figlio di Branda, giureconsulto, e di Dorotea
Cusani, nominato arcivescovo di Bari nel 1493, e nel
1496 abate commendatario dell'abbazia di Sant'Abbondio
di Como. Dipinto custodito nella Pinacoteca Civica di
Como |

Baldassarre
Castiglione (Casatico, presso Mantova, 1478 † Toledo,
1529), letterato, figlio di Cristoforo e di
Luigia Gonzaga. Ritratto custodito nella Pinacoteca
Civica di Como |

Stemma Castiglione. Da un
affresco del Morazzone custodito nel Castello Sforzesco
di Milano |
La famiglia Castiglione, originaria della Borgogna,
giunse in Italia a Milano, ha goduto nobiltà anche nelle
città di: Como, Genova, Mantova, Messina, Penne, e
Cosenza.
Da Cosenza, si diramò a: Rogliano, Fiumefreddo Bruzio,Vallelonga,
Crotone, e Napoli.
Capostipite del ramo calabrese fu Tolomeo
Castiglione († a Cosenza), originario di Penne (oggi
comune omonimo in provincia di Pescara). Giunsero a
Penne da Milano, si hanno notizie certe di Gualterio,
il quale possedeva diversi feudi in Abruzzo; con i suoi
congiunti: Mulippo, Giovanni e Bernardo,
militarono al servizio di
re Guglielmo II il
Normanno nella celebre spedizione in Terra Santa (terza crociata 1189-1192).
Roberto, fratello di Tolomeo, fu mandato ambasciatore nella Marca d'Ancona
dall' imperatore
Federico II di Svevia, mediante imperial rescritto spedito da Pier delle Vigne.
Tolomeo, come suo fratello Roberto servì l'imperatore
Federico II di Svevia: nel 1238 come capitano di contea
in Arezzo, e nel 1239-1240 come
giustiziere d'Abruzzo, e della Val di Crati e Terra Giordana
(in epoca normanno-sveva costituivano due delle tre regioni
geografico-amministrative della Calabria, e
successivamente denominata
Calabria Citra, la
terza regione era la Calabria propriamente detta, poi
Calabria Ultra).
S. De Leone “Illustri Pennesi, per nascita, scienza,
lettere, ed arti. Notizie e documenti per la storia
cittadina”-Tipografia Silvio Valerì-Penne 1885, pp.
8-13.
Tolomeo ebbe in possesso il
feudo di
Castiglione (oggi Castiglione Marittino, frazione di Falerna in provincia di
Catanzaro); la sua famiglia era imparentata con famiglie
della Sabina e della Campagna, tra cui anche quella di
papa Alessandro IV.
Giacomo Castiglione
(† Reggio
Calabria, 1277), figlio di Tolomeo, portava il titolo di
magister, nel 1259 fu nominato da papa Alessandro IV arcivescovo di Reggio
Calabria, ma la situazione politica non gli permise di
prendere possesso della diocesi, dopo la vittoria di
Carlo I d'Angiò, papa
Clemente IV, lo consacrò arcivescovo (in quanto fino ad
allora aveva il semplice titolo di arcivescovo eletto) e
lo inviò a Reggio Calabria. Nel 1274 partecipò al
concilio di Lione apponendo il proprio sigillo alla
costituzione relativa all'elezione pontificia.
Bartolomeo, fratello di Giacomo, nel 1268 aveva preso le parti di
Corradino di Svevia, sfidando
per lungo tempo le truppe di Carlo I d'Angio, che aveva
messo sotto assedio il castello di Castiglione, i suoi
figli Roberto e Giacomo dopo questa
vicenda si trovavano in una situazione difficile, lo zio
Giacomo, che restò fedele a Carlo I d'Angiò, li accolse
a Reggio Calabria pensando di fargli trovare una nuova
sistemazione. Norbert Kamp - “Dizionario Biografico
degli Italiani”-Volume 22 (1979), come riportato
nell'Enciclopedia Treccani.
Guglielmo Castiglione fu l'ultimo della famiglia a possedere il feudo di Castiglione in
quanto morendo senza eredi in grado di succedergli,
anteriormente al 1303, la terra fu devoluta alla
Regia Corte e donata ad Adinolfo od Atenolfo
d'Aquino, generale dei balestrieri al servizio del
re Carlo II d'Angiò,
confermata con privilegio dello stesso re il 12 marzo
1306. Mario Pellicano Castagna -“La Storia dei Feudi
e dei Titoli Nobiliari della Calabria”- Vol.II -
Editrice C.B.C. 1996, p. 47.
Oltre Guglielmo, discendenti di Tolomeo furono Pietro,
e Nicola, il quale nel 1312, cavalcando con re
Roberto II d'Angiò
su di un cavallo
morello, nel guadare un fiume in acque profonde il
cavallo fu forte e destro nel farlo che il re, avendo
visto la scena, avrebbe esclamato “Viva, viva il
morello!”, e da questo episodio Nicola aggiunse al
cognome Morello o Maurello (altri storici sostengono che
l'episodio sia avvenuto con
Bernardo
Castiglione, che prestò servizio militare per la regina
Giovanna I d'Angiò
a Gaeta, durante un
torneo a cavallo si dimostrò cavaliere valoroso tanto da
far gridare la regina “Viva il morello!”, da questa
circostanza Bernardo aggiunse al proprio cognome Morello
e, successivamente, detti anche Morelli; altri storici
sostengono che il doppio cognome
Castiglione Morelli
fu adottato a seguito di alleanza matrimoniale). Nicola,
a seguito di pubblico bando della Città di Cosenza, per
lo scolo delle acque con i conduttori sotterranei, aveva
realizzato l'opera che dal duomo raggiungeva il ponte in
prossimità del quartiere oggi chiamato dei Rivocati,
per questa sua opera fu fatto franco di ogni peso
fiscale ordinario e straordinario per sé e per i suoi
discendenti in perpetuo, fu rogato un pubblico atto con
l'intervento dei migliori cittadini di Cosenza il 19
maggio 1331, per notaio Giuseppe Baimonte, seguì il
regio assenso da re Roberto II d'Angiò il 4 luglio 1332.
Dalla regina Giovanna I d'Angiò nel 1343-1344, ottenne
la conferma dell'esenzione in tenimento presso la Sila
nella quale vi era fondata la chiesa di San Nicola,
esenzione accordata dall'imperatore Federico II di
Svevia.
Nicola aveva avuto come figli:
Filippo,
decano della cattedrale di Cosenza dal 1342, dal 1354 al
1364 fu arcivescovo di Reggio Calabria;
Alessandro,
fu abate dell'ordine Florense; ed
Odoardo
che, con i suoi quattro figli, viventi nel 1367, furono
ciambellani di Roberto († Napoli, 10 settembre 1364),
della dinastia angioina, pretendente all'impero di
Costantinopoli, principe di Taranto, re di Albania e
principe di Acaia.

Reggio Calabria,
stemma dell'arcivescovo Filippo |
Nicola,
figlio primogenito di Odoardo, con privilegio di
re Ladislao
del 13 settembre 1400, veniva confermato nel possesso
del feudo
Thomasia de Formusis
ricadente nei territori di Rende, Mendicino, e
Rose, fu segretario di Luigi III d'Angiò-Valois [spesso
citato anche come Ludovico (1403
† Cosenza, 15 novembre
1434)], re titolare di Sicilia (il regno di Napoli
veniva denominato anche regno di Sicilia) e successore
designato della regina di Napoli
Giovanna II d'Angiò-Durazzo
che lo aveva investito del titolo di erede al
trono, duca di Calabria (9°), alla quale premorì. Nicola
comprò per once d'oro 58 e tareni 10 il
feudo di
Marano da
Giuliano Cappellari - Istrumento del 12 ottobre 1436,
per notaio Alessandro Casalnuovo di Cosenza.
Carlo,
fratello di Nicola, fu consigliere di Luigi III d'Angiò-Valois
a Cosenza, venne eletto nel
Sedile di Montagna in Napoli
nel 1450.
Francesco
Castiglione Morello, nipote dei
precedenti, capitano di Cosenza nel 1496, fu Cavaliere
dell'Ordine dello Speron d'oro.
Nel 1490, sotto il regno di re
Ferdinando I d'Aragona
vennero nominati
nobili dal
consiglio supremo, tra gli altri: Berardino
Caracciolo
da Cosenza, Antonio
Carolei
di Cosenza, Carlo
Castiglione detto Morello di Cosenza, Antonio
Telesio
di Cosenza, Ruggiero
Quattromani
di Cosenza.
Bernardino
Castiglione Morelli fu nominato da
re Federico
d'Aragona suo
Segretario.
Giovanni
Castiglione Morello, nel 1506, prese con Nicola
Cavalcanti, Jacopo
Spirito
e Francesco Tebaldo, da Ferrante
Monaco,
in fitto, per quattro anni per ducati 214, la
bagliva di Cosenza, come risulta da atto del notaio
Vincenzo
Donato
di Cosenza; nel 1522 il feudo fu ereditato dal
figlio di Ferrante, Giovanloise.
Giovanni,
Giovan Francesco,
Giovan Pietro,
Pietro Cola, e
Vincenzo de
Castilione alias Maurello
con privilegio del
Gran Capitano
dell'11 agosto 1506 confermava l'immunità fiscale già
concessa al loro antenato
Cola Castiglione.
Cesare, figlio del
citato Giovan Pietro,
sposò Laura
Ferrari
d'Antonello.
Tiberio Castiglione
Morelli sposò Laudomia
Ferrari
figlia di Francesco Maria (†
1564), barone di Macchia e Pianorotondo, e di
Vincenza
Spadafora.
Rocco Morelli (†
ante 1623), sposato ad Elisabetta
Massarijs,
rimasta vedova, con atto del 23 marzo 1623 vende al
Capitolo Cosentino, rappresentato dal canonico camerario
don Pietro Antonio
Vennere
e dai canonici don Orazio Ferrari e don Francesco
Antonio Cappa, un annuo censo di ducati cinque, per il
prezzo di ducati cinquanta, affingendolo sopra una sua
bottega con casa, sita in Cosenza alla
Piazza di S.
Tommaso. Detto prezzo di ducati cinquanta
viene pagato ad essa Elisabetta da don Muzio
Dattilo
da Cosenza, agente in nome e per parte di
Serafina Dattilo sua sorella, vedova del fu Achille
Tirelli,
in soddisfazione del lascito di egual somma fatto in
favore del Capitolo dal detto fu Achille Tirelli, con
peso della celebrazione in perpetuo di una messa cantata
di requie ogni anno nel giorno della sua morte. Notaio
Francesco Maria Scavello da Cosenza, giudice Giuseppe
Scavello da Cosenza.
In un altro atto abbiamo notizia di
Matteo Morelli il
quale fa un lascito al Capitolo Cosentino, l'istrumento
fu redatto in questi termini: Nicola Pizzuti e suo
fratello Antonio, Santo Aversa e
Giuseppe Aloe da
Cosenza, in solido, vendono al Capitolo Cosentino,
rappresentato dal canonico Camerario D. Marzio Pugliano
e dai Canonici D. Marcello Quintieri e D. Francesco
Antonio Cappa, un annuo censo redimibile di ducati
centocinque, sopra vari loro beni siti nel
casale di S. Benedetto,
nella Sila
ed in Cosenza. Il Capitolo effettua la
compera con denaro proveniente dal lascito fatto dal fu
Matteo Morelli da
Cosenza per la celebrazione di una messa cantata di
requie ogni anno nel giorno di S. Matteo... .
Notaio Francesco Maria Scavello da Cosenza, giudice
Giovan Matteo Catanzaro da Cosenza. Vincenzo Maria
Egidi,“Regesto delle pergamene
dell'Archivio Capitolare di Cosenza” a cura di Raffaele
Borretti. Editoriale progetto 2000, pp. 80, 87. |

Stemma Aloe |

Casale di San Benedetto, oggi frazione
del comune di San Pietro in Guarano |
Giovanni Alfonso od Alfonso Castiglione
Morelli nacque a Cosenza, si trasferì a Roma, servì
Carlo V, accompagnò sua figlia Margherita data in sposa
ad Ottavio Farnese, 2° duca di Parma, Piacenza e Castro,
quest'ultimo lo fece suo cameriero facendolo sposare con
Anna Oldofreda dei marchesi d'Ise ed ebbero per figli: Odoardo,
capitano di fanteria, morì nelle Fiandre nella presa d'Hus;
ed Alessandro,
nato a Parma, passato a Roma al servizio del cardinale
Farnese, fratello del duca Ottavio, sposò Vincenza
Annibaldi della Molara ed ebbero per figli: Francesco,
s'impiegò negli eserciti militari, partecipò alle guerre
nelle Fiandre, Germania, Milano ed in Catalogna, al suo
ritorno a Roma, nel 1639 fu nominato dal cardinale
Antonio Barberini Commissario generale della Cavalleria
di tutto lo Stato Pontificio, e nel 1642 Governatore dei
Cavalleri, nel 1643 Luogotenente generale da Taddeo
Barberini, Prefetto di Roma. Su ordine di papa Innocenzo
X fu dichiarato da don Francesco, duca Savelli, Tenente
Generale di Santa Chiesa; ed il primogenito Alfonso,
arcivescovo di Cosenza dal 31 agosto 1643 al 22 febbraio
1649. |

Cosenza, Biblioteca Civica, Raccolta
Salfi, 2641/3 |
Cosenza, museo diocesano, stemma del
vescovo Alfonso. A destra: Rogliano, stemma attribuibile
al vescovo
Alfonso Catiglione Morelli |
RAMO DEI MARCHESI DI VALLELONGA |
Dall'albero genealogico conservato nell'Archivio di
Stato di Cosenza, hanno fiorito in Città tre rami
principali, il loro comune capostipite fu Goffredo,
sposato in casa Barone, ha avuto come figli Francesco,
sposato in casa Carolei,
capostipite del Ramo
di Lelio,
e
Carlo,
sposato in casa Sambiase,
ha avuto come figli Giovan Vincenzo, capostipite
del Ramo
di Giuseppe,
e Giovan Pietro, sposato in casa Castiglione
Morelli, capostipite del Ramo
dei marchesi di Vallelonga.
Lelio,
figlio di Giovan Pietro, sposato in casa Arduino, ha
avuto come figlio Pietro, sposato ad Isabella Caputo,
ha avuto come figlio Curzio (n. 5 agosto 1579),
sposato a Corintia Guzzolini (†
17 maggio 1650), sepolta in San Francesco d'Assisi, ha
avuto come figli: Diego (n.
1610), vescovo di Mileto dal 1662 al 1680, anno della
sua morte; Francesco, entrò nell'Ordine dei Frati
Minori Riformati di San Francesco; e Lelio (1612
† 1694), sindaco dei nobili di Cosenza nel 1656, anno in
cui in tutto il Regno di Napoli vi fu una grave epidemia
di peste che non risparmiò la città di Cosenza, l'8
dicembre vi fu il solenne “Voto di sangue” ovvero
giurarono nella cappella dell'Immacolata Concezione
della chiesa di San Francesco d'Assisi dei Frati Minori
Osservanti, non solo di ritenere ferma ed inconcussa la
dottrina dell'Immacolata Concezione, ma anche di tenere,
difendere e custodire questa santa verità con le lettere
e con le armi, con la penna e con la spada, in pubblico
ed in segreto, col cuore e con la lingua, nella vita e
nella morte, fino allo spasimo dei più crudeli tormenti,
fino allo spargimento del sangue; i Sindaci inoltre
dichiararono di voler rinnovare tale voto e giuramento
ogni anno l'8 dicembre, estendendone l'obbligo in
perpetuum anche ai loro successori e stabilendo che i
magistrati della città, in futuro, dopo l'atto della
loro elezione e prima dell'esercizio della loro dignità,
rinnovassero il voto medesimo. Si stabilì altresì di
celebrare sempre la festa nella cappella dell'Immacolata
Concezione (si anticipò di duecento anni il dogma
dell'Immacolata Concezione dichiarato l'8 dicembre del
1854 da papa Pio IX). Questo giuramento fu fatto alla
presenza delle autorità: Lelio, in qualità di sindaco
dei nobili, il barone della Scala, Maurizio Coscinelli,
in qualità di sindaco degli onorati cittadini e, di don
Francesco Velasquez de Cuellar, preside e governatore
delle armi di Calabria
Citra.
Lelio, nel 1671, acquistò dalla Regia Corte, per ducati
14.408, il feudo
di Vallelonga,
terra in Calabria
Ultra in
diocesi di Mileto (1); Carlo
II d'Asburgo-Spagna gli
concesse il titolo di Marchese
di Vallelonga con
privilegio dato in Madrid il 14 dicembre dello stesso
anno ed esecutoriato il 10 aprile 1672, registrato nel Quinternione
128, f. 224.
Sposato in prime nozze ad Ippolita Badolato ha
avuto come figli: Corintia (n. 7 marzo 1652); Domenico
Antonio (n. 21 luglio 1653); Fulvia (n. 22
novembre 1654), sposò Orazio Marincola,
ha avuto come figlio, tra gli altri, Francesco Saverio o
Saverio (1681 † 1724) che sposando Gerolama Politi diede
origine al ramo Marincola Politi; e Felice (n.
21 agosto 1659). In seconde nozze sposò Laudomia di
Gaeta,
ha avuto come figli: Gaetano, Curzio (†
Napoli, 1735), e Didaco (Diego), patrizio di
Cosenza, 2° marchese di Vallelonga, sposato a Livia di
Gaeta, ha avuto come figlio Francesco Maria (1690
† 1774). |

Cosenza, Chiesa di San Francesco
d'Assisi, cappella dell'Immacolata |


Cosenza, Chiesa di San Francesco
d'Assisi, il Voto di sangue |
Vallelonga, Palazzo
Castiglione Morelli, bassorilievo
raffigurante Didaco,
2° marchese di Vallelonga.
A destra: bassorilievo
raffigurante Lelio, 1° marchese di Vallelonga ? |
Didaco Castiglione
Morelli, marchese di Vallelonga.
Si noti sullo scudo il cimiero:
un cavallo.
A destra: Fabrizio Castiglione
Morelli, patrizio cosentino.
Si noti sullo scudo il cimiero: la Vergine Immacolata |
La Famiglia risiedeva anche a Napoli in un Palazzo di
via Chiaja n. 216, nel 1672 Lelio, 1° marchese di
Vallelonga, con suo fratello Curzio acquistarono il
fondo di Torre del Greco con annessa casa agricola che
fu trasformata in una splendida villa con giardini e
fontane che giungevano sino al mare, alla morte di
Curzio Lelio rimase unico proprietario.
Oggi palazzo Vallelonga appartiene ad una banca che l'ha
ristrutturato dopo anni di abbandono. Il casato fu
ascritto alla nobiltà napoletana fuori Piazza e
possedeva nella Chiesa di Santa Chiara una cappella che
fu distrutta, come quella della famiglia
Marincola, durante la seconda guerra mondiale; la
chiesa fu colpita dalle bombe e bruciò per ben tre
giorni. |

Napoli, stemma
Castiglione Morelli inquartato con le insegne delle
famiglie imparenate |
Torre del Greco (NA), Palazzo
Vallelonga. A destra: sala
con l'affresco dell'Ercole che abbatte l'Idra |
Il citato Francesco Maria (1690 † 1774), 3°
marchese di Vallelonga, patrizio di Cosenza, acquistò la
terra di
Chiaravalle, in Calabria Ultra, da Scipione Parisio del Cardinale, patrizio di
Cosenza, con Regio Assenso del 9 luglio 1721. Inoltre
acquistò il feudo di Gagliato,
in Calabria Ultra, da don Giovanni Battista Sanchez
de Luna, con le seconde cause, portulania e
zecca, per la somma di ducati 45.000, con Regio Assenso
del 31 gennaio 1740; dallo stesso don Giovanni Battista
Sanchez de Luna, nel 1741, acquistò il
feudo
nobile di Burgorusso, in territorio di Stilo, il 6 maggio del 1746, lo vendette, per
ducati 10.400, a Francesco Ruffo,
6° duca di Bagnara, seguì il Regio Assenso del 29
ottobre dello stesso anno. Dall'Archivio Storico del
Banco di Napoli risulta che il Palazzo di Torre del
Greco fu fatto abbellire tra il 1750-1752, tra gli altri
vi lavorò il pittore ornamentista Giuseppe Funaro, su
commissione del marchese Francesco Maria, di Lelio e Domenico Castiglione
Morelli, quest'ultimo fu sacerdote e morì a Roma nel
1770.
Francesco Maria nel 1716 aveva sposato Teresa Sersale, ha avuto come figli: Maria Celeste, Margherita, Agata,
Livia, Giacinta, Diego, Michele
Maria († 1774), alfiere di Sua Maestà,
Raffaele, e Lelio († Napoli, 1772), sposato a
Girolama de
Majo. |
.jpg)
Gagliato (Catanzaro),
feudo portato in dote da Camilla Morana nel 1627 a suo
marito
Gio. Sanchez, che fu elevato a dignità di marchesato. Il
feudo passò poi ai Castiglione Morelli |
Lelio Castiglione Morelli (1773 † 1842), figlio postumo del fu Lelio e
di Girolama de Majo, 4° marchese di Vallelonga, barone
di Chiaravalle e di Gagliato, patrizio di Cosenza, come
erede per la morte del fu marchese Francesco Maria suo
avo paterno; Cavaliere di Malta, membro del Governo del Real
Monte di Manso, ascritto il 4 settembre 1793. Fu l'ultimo intestatario dei feudi
di Vallelonga, Chiaravalle e Gagliato fino all'eversione
(abolizione) della feudalità avvenuta nel 1806. Il 7
maggio 1797 sposò Artemisia Tuttavilla dei
duchi di Calabritto (1774 † 1821), ha avuto numerosa
prole: Maria Girolama (1798 † 1863), sposata nel
1817 a Carlo Vicuna, comandante della fregata Minerva
dell'esercito del Regno delle Due Sicilie, ebbero nove
figli, Teresa, Maria Giacinta, Giovanna, Raffaele
(n. 21 luglio 1811), Nicola (n. 11 settembre
1812), Michele, Giulio, Domenico,
e Vincenzo Maria (1800 † 1860), 5° marchese
di Vallelonga etc., nel 1835 fece rifare in marmo
l'Altare della Chiesa dell'Immacolata Concezione del
Convento dei Padri Cappucini di Cosenza risalente al
1557, alla base della statua lignea dell'Immacolata vi
era lo stemma dei Castiglione Morelli e le iniziali
M.V., inoltre, come riporta Onofrio Melvetti, sulla
parete sinistra del presbiterio vi era la riproduzione
della pala di Luca Giordano dell'Immacolata, poi portata
nella Cappella del Pilerio nella Cattedrale, vi era
dipinto lo stemma dei Castiglione Morelli, sulla stessa
parete fu apposta una lapide in marmo con lo stemma di
famiglia e la seguente iscrizione: "Nel restauramento
del cenobio l'anno 1835 Vincenzo Maria Castiglione
Morelli Marchese di Vallelonga ispirato dalla religione
di Gesù Cristo", il Convento fu soppresso nel 1866;
sposato a Violante Gammella ha avuto come figli: Giovan
Giuseppe (n. 29 settembre 1850), sposato il 28
ottobre 1871 ad Anna Carmela Ruggero, Anna,
Luisa, e Francesco, 6° marchese di Vallelonga
etc., sposato a Dorotea de Sanctis, ha avuto
come figli: Maria (n. 1856), Vincenzo († 1923), Artemisia, Raffaele († 1912), Girolama e

Vallelonga,
Cappella Castiglione Morelli |
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Lelio († 1925), 7° marchese di Vallelonga e patrizio di Cosenza, sposato con la nobile
Giuseppina Pelaia, ebbero per figli:
Francesco
(1868 †
1935),
8° marchese di Vallelonga e patrizio di Cosenza, sposato
a Giuseppina
Salerno;
Pasquale (Vallelonga
1870 † ivi 1955), nobile dei marchesi di Vallelonga e
patrizio di Cosenza, fratello secondogenito del marchese
Francesco, chirurgo all'ospedale degli Incurabili e
Cardarelli a Napoli, ebbe una clinica a Vallelonga con
grande affluenza di malati, dato che, ai primi del
Novecento, in Calabria, vi erano pochissimi ospedali
pubblici, sposato con la nobile Vincenzina Montalto, ebbero
per figli: il primogenito Lelio (1908
† 1974), 9° marchese di Vallelonga per successione a suo
zio, marchese Francesco, agronomo, sposò la nobile
casertana Maria Antonietta de Franciscis; Pietro,
medico chirurgo, libero docente a Napoli, croce di
guerra, attivo fino alla morte alla clinica di
Vallelonga e già negli ospedali degli Incurabili e
Cardarelli di Napoli, sposato ad Elisa Bazzi; Francesco; Vincenzo,
Sostituto Avvocato generale dello Stato, sposato a
Rosalia Rocco dei
principi di Torrepadula; Osvaldo,
Prefetto della Repubblica, sposato a Maria Pia
Castiglioni di Botontano; Renato,
disperso in guerra, morto forse in Jugoslavia; Emilia,
dottoressa in lettere, sposata al barone Antonio Carelli; Giuseppina,
sposata al medico Giovanni Mannacio; Elisa,
sposata a Pasquale Morelli; e Vittorio,
sposato alla nobile Filomena del
Giudice di
Belmonte Calabro hanno avuto per figli: Francesco,
nobile dei marchesi di Vallelonga e patrizio di Cosenza,
designer; Adele,
nobile dei marchesi di Vallelonga; ed il primogenito Pasquale (n.
1959), 10° marchese di Vallelonga e patrizio di Cosenza
per successione a suo zio, marchese Lelio, sposato a
Miriam Canta hanno avuto per figli Giacomo,
nobile dei marchesi di Vallelonga e patrizio di Cosenza,
e Marta,
nobile dei marchesi di Vallelonga.
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Pizzo Calabro, Palazzo Montalto,
portale, stemma, androne |

Vallelonga,
Basilica Santuario Santa Maria di Monserrato,
l'originario Altare Maggiore fu fatto costruire
dalla Famiglia |
Vallelonga, Cappella Gentilizia della Famiglia e
Statua S.Francesco
di Paola |
RAMO DI GIUSEPPE
Come riportato sopra, questo
ramo ha avuto come capostipite Giovan
Vincenzo, figlio di Carlo e fratello
di Giovan Pietro.
Giovan Vincenzo era sposato in casa Arduino, ha
avuto come figli Giovan Vittorio,
Cavaliere
Gerosolimitano,
ammesso nel 1541, capitano della galea San
Michele; e Giovan Giacomo, capitano di
cavalli, fece testamento il 2 ottobre 1613,
sposò Nobilia Morelli, la quale testò il
6 settembre 1607, ha avuto come figlio Giovan
Francesco, fece testamento il 1° maggio del
1606, il 17 luglio dello stesso anno fu redatto
l'inventario dei suoi beni, sposato a Lucrezia
Dattilo, i capitoli
matrimoniali furono stipulati il 3 agosto 1569,
ha avuto come figli Francesco Antonio,
Giovan Vittorio († 15 febbraio 1626),
sepolto in cattedrale, sposato ad Isabella
Siscara dei conti d'Aiello († 25 luglio 1608),
sepolta in San Domenico; e Scipione (†
1634), sposato ad Auria
Donato († 26 agosto 1616), sepolta in San Francesco d'Assisi, ha avuto
come figli Giuseppe, e Francesco.
Linea di Francesco:
sposato ad Urania
Caputo († 20 giugno
1692), sepolta in San Francesco d'Assisi, ha
avuto come figli: Faustina (n. 21 luglio
1640); Elisabetta (n. 8 novembre 1641);
Antonio o Felice Antonio (1646 † 19
agosto 1718), sepolto in San Francesco d'Assisi,
sposato ad Ippolita Castiglione Morelli
(† 18 ottobre 1749), la quale lasciò erede la
parrocchia di San Lorenzo, ha avuto come figli
Marianna (n. 12 agosto 1693), Cecilia
Corintia (n. 8 marzo 1696), Angela e
Giovanna, gemelle (4 marzo 1698 † 5 marzo
1698), Andrea Gregorio (n. 10 maggio
1705); Teresa (n. 24 settembre 1656);
Fabrizio (1660 † 8 dicembre 1736), sepolto
in San Francesco d'Assisi, autore dell'opera “De
Patricia Consentina Nobilitate Monimentorum
Epitome”, stampata a Venezia nel 1713, nel
1719 fu eletto presidente dell'Accademia
Cosentina, successe a Muzio
Caselli,
prese il nome di Menalca, la sua
presidenza ebbe un carattere prettamente
letterario, tralasciando quello scientifico,
durante il suo mandato fu pubblicata la raccolta
dei componimenti degli accademici formata in
morte della contessa D'Althan, stampata a
Firenze nel 1724; sposato a Maria Dattilo, ha
avuto come figlie: Teresa (n. 1726),
Rosa Maria (n. 1727), Giacinta (n.
1728), monaca in Santa Chiara, Cecilia
(1729 † 5 settembre 1735), sepolta in San
Francesco d'Assisi, Carlotta (n. 1°
ottobre 1730), Francesca (n. 19 marzo
1735), e Cecilia (n. postuma 1736 †
1758).
Da un atto del notaio Filippo Scilla del 17
febbraio 1731 il monastero di Santa Chiara
rappresentato dall'abbadessa Teodora
Castiglione Morelli e dalle consorelle: Maria
Agnese Dattilo, Benedetta Cavalcanti, Caterina
Tarsia, Maria Dattilo, Maria Caterina
Aquino,
Maria Innocenza
Spadafora,
Teresa Cavalcanti, Maria Francesca Telesio,
Maria Saveria Sersale, e Chiara Dattilo, con
l'assistenza del cappellano e confessore don
Ignazio Guarasci, canonico cosentino, comprò dal
chierico coniugato don Fabrizio Castiglion
Morelli, patrizio di Cosenza, un annuo censo
redimibile di ducati quarantadue, per il prezzo
di ducati settecento, garantito su di una
proprietà con due case coloniche, vigna, fichi
ed altri alberi fruttiferi, sita in territorio
di Cosenza in contrada Moio, su di un palazzo in
più membri ed appartamenti e con giardino, sito
in Cosenza alla Reginella avanti S. Leonardo, e
sul Pio Monte della famiglia Morelli.
Fabrizio nel suo testamento lasciò eredi
le sue figlie, scrisse che con lui si estinse il
ramo di Francesco, fece tutore delle sue figlie
monsignor di Cosenza Aragona (Vincenzo Maria
d'Aragona, arcivescovo di Cosenza dal 1725 al
1743), donna Maria Dattilo sua moglie, e don
Giuseppe; e Salvatore Serafino (n. 29
maggio 1663).
Linea di Giuseppe: Giuseppe († 1672 c.a, improvvisamente), sepolto in San
Domenico, nel 1631 suo padre Scipione, gli aveva
assegnato la
possessione dell'Orignano
(notaio Francesco M. Scavello). Sposato a
Vittoria Castiglione Morelli (n. 1618),
unica figlia di Paolo Nereo ed Anna
Garritano, i capitoli matrimoniali furono
stipulati nel 1637, hanno avuto come figli:
Scipione (29 novembre 1638 † 23 gennaio
1706), sepolto in San Domenico, sposato a
Laudonia
Dattilo († 20 gennaio 1719), sepolta in San Domenico, figlia di Raimondo
ed Ortenzia
Monaco,
i capitoli matrimoniali furono stipulati il 13
maggio 1673, ha avuto come figli: Isabella o
Belluccia (Cosenza, 19 luglio 1674 † Reggio
Calabria 1745), sposata il 5 agosto 1694 a
Gaetano
Parisio, già sposato in
prime nozze a Toccia Garritano, figlio di
Guglielmo e di Giovanna
Quattromani, Vittoria
(n. 22 giugno 1675), sposata a Francesco
di Tarsia, ebbero per
figlio Giacomo Maria (n. 1710), entrò
nell'ordine dei minimi e fu vescovo di Martirano,
Faustina (26
gennaio 1679), Aloisia (n. 4 febbraio
1680), monaca, Alessandro (4 febbraio
1685 † 23 marzo 1685), Maurizio (n. 13
gennaio 1688); Isabella (n. 21 agosto
1641); Bernardo (n. 22 luglio 1643);
Carlo Nereo (n. 5 novembre 1644); Anna
(n. 6 maggio 1646); Anna (n. 1°
febbraio 1648); Alfonso (n. 22 ottobre
1649); Nereo (n. 4 aprile 1651);
Giacinta (18 ottobre 1852 † 23 marzo 1685),
sepolta in San Francesco d'Assisi, sposata ad
Antonio
Guzzolini;
Margherita (n. 3 settembre 1655);
Nereo (13 maggio 1657 † 25 dicembre 1736);
Anna (n. 10 ottobre 1659); Anna
(n. 4 novembre 1665).
Nereo (13 maggio 1657 † 25
dicembre 1736), aveva sposato Orsola
Mangone
(† 22 settembre 1726), sepolta in San Domenico, unica figlia di
Valerio e di Lucrezia
Salerno, ha avuto come figli: Francesco Saverio Salvatore
(n. 24 settembre 1697); Anna (n. 30
maggio 1699), sposata a Domenico
de Majo, i capitoli
matrimoniali furono stipulati nel 1723;
Lucrezia (29 giugno 1700 † 42 luglio 1764),
lasciò erede suo fratello che segue; Giuseppe
Domenico (25 aprile 1703 † 25 ottobre 1780);
Maddalena (n. 1705); Scipione (6
ottobre 1707 † 29 novembre 1711); Maria
Vittoria Benedetta (n. 5 marzo 1709).
Giuseppe Domenico (25 aprile
1703 † 25 ottobre 1780), venne redatto
l'inventario dei suoi beni nel dicembre del 1780
dal notaio Bruno Sicilia di Cosenza nel palazzo
“Sopra il Sedile dei Nobili”, e comprendeva: 15
quadri grandi, un quadro con l'albero
genealogico della famiglia Castiglione Morelli,
una spada ed altri beni; aveva sposato Antonia
Cavalcanti (1699 † 21
giugno 1761), sepolta in San Domenico, ha avuto
come figli: Nereo (28 giugno 1731 † 28
luglio 1731); Orsola (n. 21 giugno 1732),
sposata a Tommaso
Bombini, i capitoli matrimoniali furono stipulati il 17 settembre 1753;
Nereo Vincenzo Maria (23 novembre 1733 † 20
settembre 1735); Angela Maria (n. 18
ottobre 1736), sposata al marchese Francesco
Alimena; Lucrezia
(n. 22 settembre 1739); Saverio Carmine
Lorenzo (14 febbraio 1742 † ante 1803);
Pietro (17 maggio 1744 † 3 maggio 1795),
alfiere di Sua Maestà.
Saverio Carmine Lorenzo (14
febbraio 1742 † ante 1803), nel 1779 aveva
compilato un registro dei battezzati e dei morti
della famiglia Castiglione Morelli, l'albero
genealogico dei tre rami che si stanno
descrivendo ed altri documenti, ora custoditi
nell'Archivio di Stato di Cosenza; con atto del
notaio Sicilia datato 14 giugno 1762, fu erede,
con il fratello Pietro, dei beni di suo zio
materno, Giuseppe Cavalcanti di Curzio e
di Angela Guzzolini (i capitoli matrimoniali di
Curzio ed Angela furono stipulati nel mese di
marzo del 1698; il testamento di Curzio
Cavalcanti è del 1719 e lascia eredi i figli
Giuseppe e Saverio), inoltre a Saverio lasciò il
feudo di Valle,
l'investitura fu spedita da Napoli dal marchese
di Fuscaldo il 3 novembre 1781, e registrata
nella platea del medesimo al foglio 8. Sposato a
Teresa
Ferrari
d'Epaminonda
di Gennaro, i capitoli matrimoniali furono
stipulati il 14 giugno 1763, ha avuto come
figli: Vincenzo, morì fanciullo;
Giuseppe Maria Pasquale Luigi Antonio
(22 aprile 1764 † 26 marzo 1765); Gennaro
Maria (26 febbraio 1765 † lo stesso giorno);
Giuseppe Maria Vincenzo Emanuele (n. 17
dicembre 1765); Antonia (26 febbraio 1767
† 17 ottobre 1779); Gennaro Nicola (29
marzo 1668 † ottobre 1668); Vincenzo Maria
(29 novembre 1669 † 18 settembre 1778); Anna
Maria (17 maggio 1771 † 13 marzo 1772);
Anna Maria (n. 8 novembre 1772), sposata a
Francesco
Curati figlio di Giovan Battista, i capitoli matrimoniali furono
stipulati il 18 aprile 1795; Giuseppe Matteo
Filippo Bruno Luigi (n. 21 settembre 1774);
Giovanni Pietro Filippo (n. 23 giugno
1777); Antonia Maria (n. 29 dicembre
1779); Carolina Maria (n. 28 giugno
1882); Filippo Giovanni Nepumaceno (n. 26
maggio 1783); Michele Maria Giacinto Gennaro
(n. 29 settembre 1785).
Nell'istrumento di divisione
dei beni appartenuti a Saverio, datato 20 agosto
1803, erano citati: Giuseppe, Giovanni, Filippo,
Michele, e donna Teresa Ferrari d'Epaminonda
loro comune madre.
I loro discendenti sono iscritti col titolo di patrizio di Cosenza
(m.).
Giuseppe Matteo Filippo Bruno Luigi (n.
21 settembre 1774), fece parte di quei trecento
che coadiuvarono Luigi
Gervasi,
sindaco di Cosenza, il quale nel 1813 deplorava
la condotta dei carbonari della
Calabria Citeriore
in quanto la
conseguenza fu di un maggior rigore del governo
di
Gioacchino
Murat
tanto da ricadere
sulle classi più deboli. In questa situazione di
pericolo creata dai carbonari, il sindaco si
pose a capo de'300 che formavano quella
guardia improvvisata che cercò di tutelare la
sicurezza pubblica, tra gli altri, ne facevano
parte: Carmine Dattilo, Nicola Maria Greco,
Vincenzo Monaco, Bernardino Telesio, Filippo
Mollo. |

Dipinto
commissionato dai coniugi Bombini-Castiglione
Morelli, si noti lo stemma partito |

Saverio De
Morelli |
Come riportato sopra, questo ramo ha avuto come
capostipite Francesco, figlio di
Goffredo, sposato in casa
Carolei (annotato Sig.ri d'Acri), ha avuto come figlio Pietro,
sposato in casa Peluso, ha avuto come figlio
Goffredo, sposato in casa Castiglione
Morelli ha avuto come figlio Rocco,
fece testamento il 1° aprile 1590, botanico,
poeta, sposato a Porzia
di Gaeta, ha avuto come
figli Antonio, Ascanio, Perseo,
e Cosmo (1556 † 11 dicembre 1622),
sepolto in San Francesco d'Assisi, studiò la
geometria, la cosmografia, e l'astrologia, fu
anche poeta, le sue opere furono pubblicate dai
suoi figli; con i suoi fratelli parteciparono
alla rinascita dell'Accademia
Cosentina voluta da Bernardino
Telesio vent'anni dopo la morte del fondatore Aulo Giano Parrasio,
avvenuta nel 1521. Sposato a Vittoria Barone, la
quale fece testamento nel 1616, ha avuto come
figli: Delia (n. 11 febbraio 1579);
Paolo Muzio (n. 21 luglio 1580); Luzio
(n. 17 ottobre 1582); Paolo Nereo (†
1656), ammesso nei
Cavalieri di
Malta nel 1591, quarti: Castiglione Morelli, di Gaeta, Barone, Arduino;
sposato ad Anna Garritano, i capitoli
matrimoniali furono stipulati nel 1617, ha avuto
come unica figlia Vittoria (n. 1618),
sposata a Giuseppe Castiglione Morelli; e
Mario, sposato a Finita Garritano, ha
avuto come figli: Margherita (n. 3 marzo
1629); Gaetano Nicola (n. 17 settembre
1634); Maria (n. 7 maggio 1739);
Alfonso (3 agosto 1643 † 3 marzo 1669);
Roberto (n. 1° marzo 1645); Antonio
Pietro (n. 1° luglio 1647); ed Ignazio
(† 16 dicembre 1675), sepolto in cattedrale,
sposato a Laura Garritano detta Lalla, ha avuto
come figlio Mario Domenico Leonardo († 15
dicembre 1700), sepolto in cattedrale, sposato a
Corintia Castiglione Morelli († 25
ottobre 1693), sepolta in cattedrale, ha avuto
come figli: Ignazio (1668 † 8 novembre
1674), sepolto in cattedrale; Nicola
(1664 † 11 maggio 1720), sposato a Nonna
de Matera ha avuto come figlio Luigi (12 settembre 1713 † 14 ottobre
1761), sepolto in cattedrale; e Lelio (†
2 settembre 1729), sposato in prime nozze ad
Ippolita Mangone (1681 † 14 gennaio 1708),
sepolta in cattedrale, i capitoli matrimoniali
furono stipulati nell'anno 1770, ha avuto come
figli: Mario Francesco (Cosenza, 3 aprile
1701 † Santa Severina 15 maggio 1745), sposato a
Lucrezia Castiglione Morelli (1694 †
1764), sepolta in cattedrale, ha avuto come
figlia Ippolita Maria Arcangela (20
ottobre 1733 † 20 settembre 1735); Lucrezia
(n. 15 maggio 1702); Ignazio (n. 21
ottobre 1703); Diego (n. 19 marzo 1705);
Francesco Salvatore (21 agosto 1706 †
1756), sposato a Maria Dattilo (1699 † 2 ottobre
1764), alla sua morte lascia erede sua moglie;
Giuseppe Domenico.
In seconde nozze Lelio aveva sposato Anna de
Matera, i capitoli matrimoniali furono stipulati
nel 1712, ha avuto come figli: Cesare
Carmine (n. 12 aprile 1713); Anna Maria
(n. 4 febbraio 1714); Diana (17 aprile
1715 † 6 luglio 1722), sepolta in cattedrale;
Francesca (11 agosto 1716 † 17 marzo 1719);
e Raffaele Domenico Nicola Marino Ignazio
Gregorio (16 maggio 1720 † 4 agosto
1795), sepolto in cattedrale, sposato ad
Eleonora Cafaro († 24 aprile 1776), sepolta in
cattedrale, ha avuto come figli: Lelio
(n. 25 maggio 1742), sposato a Teresa
Giannuzzi
Savelli, figlia del barone Odoardo e vedova di Alfonso Alimena, 3°
marchese di San Martino († 1768); Matteo
(1745 † 1747), sepolto in cattedrale; Mario
(n. 13 settembre 1748), ancora vivente in Napoli
nel 1797; Nicola (n. 17 febbraio 1751),
entrò nell'ordine dei teatini; Lucrezia
(17 febbraio 1750 † 11 ottobre 1710);
Marianna (23 settembre 1753 † giugno 1754);
Marianna (n. 17 giugno 1754); Anna
Maria (n. 1755); Lucrezia (n. 1756);
Francesco (22 ottobre 1759); Elisabetta
(n. 1761); e Ferdinando (18 ottobre 1762
† 1836), studiò nel Real Collegio di Catanzaro,
si adoperò molto per contrastare i ribelli di
Cosenza contro la casa Borbone, partecipò
all'attacco di Crotone, a Mirto eseguì
un'operazione di polizia, avuti i gradi di
cadetto venne mandato in avanguardia a Matera,
mandato in Puglia a Mirabella, con soli cinque
uomini granatieri, svelse l'albero della
libertà, si distinse nell'assedio di Capua ed in
giugno 1800 ebbe la nomina di alfiere
(1bis).
Sposato ad Anna Sorgente di Giffoni (Salerno),
ha avuto come figli: Fabrizio (Salerno,
24 maggio 1812 † 27 luglio 1878), caporale nello
Squadrone delle Guardie d'Onore di Calabria
Citra (formazione militare voluta da
re
Ferdinando II di Borbone
per premiare
l'entusiasmo di quei sudditi che nei suoi viaggi
lo accolsero festosamente nella sua ascesa al
trono, nel 1833 creò gli squadroni delle guardie
d'onore per ogni provincia, ed uno per la
Capitale) fu premiato per essersi distinto nei
rivolgimenti del 15 marzo 1844 a difesa della
Casa Borbone unitamente ai commilitoni: don
Ferdinando de Rose, sergente; don Ettore
Sansone, caporale; don Diego
Barracco,
guardia; don Giovanni
Cosentino,
guardia; don Giuseppe de Chiara, guardia; don
Gaetano Saporiti, guardia; don Marzio Spada,
guardia; don Bernardino
Telesio,
guardia; don Domenico Berardi, guardia, già
decorato del titolo di cavaliere dell'Ordine
di Francesco I
con pensione di
12 ducati al mese; ed il comandante dello
squadrone, don Paolo del Gaudio (succeduto a don
Vincenzo Grisolia fu Tiberio) al quale il
Sovrano accordò la
Croce di Cavaliere di Grazia dell'Ordine di San
Giorgio della Riunione.
Manlio del Gaudio, Curiosità storiche di
Calabria Citeriore (1806-1860), Santelli
1994, pagg. 49-51; Elisabetta
(19 agosto 1814 † 1881); Marianna; e
Francesco (17 gennaio 1821 † gennaio 1894),
sposato a Virginia Frugiuele († giugno 1894), ha
avuto come figli: Ferdinando Maria Arturo
(n. 22 novembre 1843); Anna Maria (n. 18
agosto 1845), sposata l'11 maggio 1872 a Pietro
Duche; Emilio Attilio (n. 10 agosto
1847), il 7 ottobre 1909 a San Pietro in Guarano
sposò Maria Turano di anni 44, figlia di
Salvatore e Chiara Panza ebbero come figlio
Eugenio, nato a Lappano, sposò Rosina
Napoli, figlia di Giuseppe e Maddalena Valente
(1ter);
Alfonso Eugenio (29 maggio 1849 † 26 ottobre
1896); Elvira Maria (n. 2 novembre 1854);
Alberto; Clotilde (n. 29 luglio
1860).
Alfonso
Eugenio (29 maggio 1849 † 26 ottobre 1896), fu
sindaco di Cosenza dal 3 giugno 1890 al 12
agosto 1893, fondò e diresse il periodico
"La Lotta", aveva sposato Caterina Ferrari d'Epaminonda, figlia del marchese
Luigi e di Maria Pilerio
Lupinacci, ha avuto come figli Virginia (n. 28 ottobre 1891);
Alberto Maria (n. 18 settembre 1893),
sposato il 3 giugno 1925 ad Isabella Maria
Andreotti Loria (1898 † 1954), figlia di Odoardo
(n. 2 giugno 1871, figlio del marchese Federico
ed Isabella Giannuzzi Savelli dei baroni di
Pietramala) e di Argia Majerà; e Maria
Francesca (n. 18 febbraio 1895).
Alberto Maria Castiglione Morelli (n. 18
settembre 1893), morì improle, il suo archivio
pervenne alla famiglia Stancati in quanto
Pasqualina Andreotti Loria (1913 † 2000),
sorella di Isabella, sposò Francesco Stancati
(1908 † 1981), notaio, suo figlio Raffaele
Stancati (n. 1946), lo ha donato all'Archivio di
Stato di Cosenza. |
|

Stemma Stancati di Domanico su pergamena |
La Lotta, numero speciale del 28
novembre 1893 in occasione della visita a
Cosenza del critico letterario Bonaventura
Zumbini |

Insegne
ecclesiastiche di Camillo Sorgente, Arcivescovo
di Cosenza dal 1874 al 1911 |

Insegne
ecclesiastiche del Cardinale Giuseppe Maria
Sensi il quale adottò le pezze
araldiche di sua madre Melania Andreotti Loria |
LE CAPPELLE DI FAMIGLIA
La cappella della famiglia Castiglione Morelli
dentro la cattedrale sotto il titolo
di San Geronimo fu comprata da Nicola
Castiglione nell'anno 1331 come appare dal
processo delle franchigge della Città di
Cosenza. Nel 1765, a seguito del rifacimento
della chiesa dall'arcivescovo Michele Maria
Capece
Galeota,
la famiglia fece collocare il quadro di San
Bernardo, con un'iscrizione dettata dal
padre Francesco Lupinacci gesuita.
La cappella di famiglia dentro la chiesa di
San Francesco d'Assisi sotto il titolo di
San Diego, vi erano due iscrizioni
realizzate nel 1661: una dedicata ad Alfonso
Castiglione Morelli, arcivescovo di Cosenza,
ed a Diego Castiglione Morelli, vescovo
di Mileto; l'altra a Francesco
Castiglione Morelli, generale dell'armi
pontificie.
La cappella di famiglia dentro la chiesa dei
padri domenicani fu fondata da Antonio
Castiglione, come da testamento del medesimo
rogato il 4 agosto 1466, sotto il titolo del
Presepe, ed oggi di Santa Rosa da Lima,
lasciò a detta cappella due possessioni in
territorio di Castiglione: una detta
Serra dell'Occhio,
l'altra
Canticello. |
 |
 |
© Cosenza, Chiesa di San Domenico, cappella
sotto il titolo di Santa Rosa da Lima |
IL MONTE DEI MARITAGGI DELLA FAMIGLIA
Il capitano Maurizio († 28 ottobre 1615),
sposato a Genua d'Amico († 5 aprile 1609), fece
il suo ultimo nuncupativo testamento il 25
ottobre 1615, per mano del regio notaio Mercurio
di Juso, istituì suo erede Lorenzo († 26
aprile 1626) suo figlio, ordinò che alla morte
del figlio, erede di esso Maurizio Castiglione
Morelli, fosse investita dell'intera sua eredità
la famiglia Castiglione Morelli della Città di
Cosenza, ed ordinò che le somme fossero
depositate presso il Sacro Monte di Pietà della
Città di Cosenza, ed essere utili per le donne
povere di casa Castiglione Morelli. Alla morte
di Lorenzo, sorsero dei litigi all'interno della
famiglia su come utilizzare al meglio l'eredità
di Maurizio, fu necessario l'intervento del
Sacro Regio
Consiglio
che diede ordine di vendere l'eredità, sul
ricavato si decise di creare un Monte dei
Maritaggi della famiglia Castiglione Morelli
cosentina. La convenzione fu stipulata per mano
del notaio Giuseppe li Marzi il 7 ottobre 1695.
Nello statuto, era prevista l'assegnazione di
300 ducati ad ogni donna che si sposava con le
condizioni previste nella convenzione.
Nel 1763, stabilirono che la dote fosse
aumentata a 600 ducati, in quanto erano rimasti
due dei tre rami, ovvero quello di Giuseppe
e di Raffaele, mentre quello dei marchesi
di Vallelonga, per l'opulenza dei suoi feudi non
aveva preteso godere del suddetto Monte.
Il 13 luglio 1811 con sentenza arbitrale si
emanò lo scioglimento del Monte della famiglia
Castiglione Morelli, per mezzo dei signori
arbitri don Sartorio Guarasci, don Antonio
Roger, e don Pietro Palazzi, con la quale si
decise che il
fondo nominato li Morelli in territorio
del comune di Magli e Pietrafitta
si doveva dividere tra i due rami della famiglia
Castiglione Morelli, cioè quello di Raffaele
e quello di Saverio in stirpe, escludendo
quello del sig. marchese di Vallelonga, in
quanto opulento. |
ALTRI FEUDI POSSEDUTI DALLA FAMIGLIA
I feudi di Scucchi e
Stefanizzi:
ubicati in territorio di Castiglione, casale di Cosenza, e nel
contado di Rende, erano contigui, hanno vicende
comuni, a volte, per semplificazione, si
riportano come un unico feudo.
Martino, nel 1442, era signore del feudo di Scucchi e Stefanizzi, come
riporta frà Girolamo
Sambiasi.
Ruccia, sorella di Martino, nel 1444 sposò Tommaso (detto Masello)
di Gaeta.
Successivamente fu investito
dei feudi Francesco, al quale successe
Paolo († 25 gennaio 1544), suo figlio
secondogenito, per rinuncia di suo fratello
primogenito Andrea, il quale si fece
chierico.
Agostino Maria († giugno 1586), prese investitura dei feudi nel 1546 come erede
per la morte di suo padre Paolo.
Il 30 giugno 1587 fu spedita
significatoria per debito alla Regia Corte,
contro Francesco Antonio per la morte di
suo padre Agostino Maria, nello stesso anno fu
spedita significatoria anche contro suo figlio
Maurizio († marzo 1592).
Il 23 ottobre 1593 fu spedita significatoria
contro Claudio Maurello († Castiglione, 4
giugno 1613) per la morte di suo fratello
Maurizio.
Francesco Antonio, abitante in Castiglione,
aveva lasciato erede universale e particolare
suo nipote Odoardo, figlio di Claudio,
lasciò esecutori testamentari Claudio e suo
fratello Scipione; dal testamento
apprendiamo che Francesco Antonio aveva un altro
figlio di nome Giovan Vittorio, a lui
premorto e sepolto in Corigliano.
A Claudio successe suo figlio primogenito
Pietro Francesco, il quale nel 1617 vendette
i feudi a Francesco Maria Garritano, al
quale successe suo figlio Ignazio. |
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Stemma Garritano,
immagine tratta da: “Imprese
delle più cospicue Famiglie del Regno di
Napoli ed altri confinentino -ristretto-
dal R.P. Lettore
Gaetano Maria Genovese carmelitano
consacrata all'E.mo
Cardinale Salerni nobile cosentino”,
1719.
A seguire lo stemma Garritano presente
nella Chiesa di San Francesco d'Assisi
di Cosenza |
 |
I feudi passarono in casa Sambiase, Ignazio
Maria Sambiase vendette i
feudi di Scucchi e
Stefanizzi a
Giuseppe Antonio Monaco,
seguì Regio Assenso il 31 dicembre 1770 e
registrato nel Quinternione 307, f. 307t,
ebbe Intestazione l'11 marzo 1771
Cedolario78, f. 57.
Feudo di Botricello:
Leonso od
Alonso o Leoncino Maurelli
(† 27 gennaio
1565) U.J.D., patrizio di Cosenza, acquistò il
feudo di Botricello, in Calabria Ultra sito nel
territorio della baronia di Belcastro
(originariamente disabitato, iniziò a popolarsi
alla fine del Settecento, fu frazione di Andali
e dal 1954 comune in provincia di Catanzaro) per
vendita fattagli da Giacomo Nomicisio, patrizio
di Tropea, con Regio Assenso del 3 maggio 1535.
Isabella Maurelli, figlia di Leonso, il 10 maggio 1565 ebbe significatoria di
relevio per il feudo di Botricello, come erede
per la morte di suo padre. Sposò in casa Piterà,
nobili di Catanzaro;
Alfonso Piterà, nel gennaio del 1616 ebbe
significatoria di relevio per il feudo di
Botricello, come erede per la morte di sua madre
Isabella. Mario Pellicano Castagna, “La
Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della
Calabria”, Vol.I 1984, pag. 265.
Archivio di
Stato di Cosenza, carte di nobiltà delle
Famiglie Castiglione Morelli-Ferrari
d'Epaminonda, fondo Raffaele Stancati, fascicoli
1-38. |

Napoli, altra variante
dello stemma Castiglione o Castiglione Scarpati |
CASTIGLIONE MORELLI A FIUMEFREDDO BRUZIO
|
Famiglie
Morelli e Castiglione, origine del doppio cognome. |
Nei testi antichi e a volte anche moderni, gli storici
hanno creato confusione: gli stessi personaggi a volte
vengono appellati Morello o Morelli, altre volte
Castiglione e, più spesso, Castiglione Morelli.
Per meglio indagare o chiarire le idee occorre recarsi
in uno dei più caratteristici borghi della Calabria:
Fiumefreddo Bruzio in provincia di Cosenza; all'epoca
era un paese di pescatori, sebbene il borgo si trova a
circa 1000 metri sul livello del mare. Gli abitanti
erano costretti a trascinare sui ripidi pendii le loro
barche per difendersi dalle continue incursioni dei
Saraceni. Nel 1500 la famiglia Morelli possedeva un
maestoso palazzo e il diritto di sepoltura nella Chiesa
Madre sino ai primi anni dell'800.
Francesco Castiglione
Morelli detto Franco, di Fiumefreddo Bruzio, dimorante a
Roma, sposato a Franca Chiofalo, morì improle. |
Fiumefreddo Bruzio, Palazzo Morelli. A destra: Chiesa
Madre, lastra in ricordo di Ettore Morelli |
Fiumefreddo Bruzio,
Palazzo Morelli, stemma. A destra: Chiesa Madre, stemma
Morelli |
A pochi
metri di distanza, abitavano i Castiglione nel palazzo
di famiglia; si può ipotizzare che qui si sia celebrato
un matrimonio tra due o più componenti dei casati
Castiglione e Morelli. |
Fiumefreddo Bruzio, Palazzo Castiglione. A destra:
portale Palazzo
Castiglione, poi Castiglione Morelli. |
Fiumefreddo Bruzio, altro
Palazzo Castiglione Morelli. A destra: Cappella famiglia
Morelli |
Nella città di Crotone si stabilì un ramo della famiglia
Castiglione Morelli. Carlo
Padiglione
in I motti delle famiglie italiane, Napoli 1910,
scrisse che un ramo della famiglia Castiglione Morelli,
che mantenne il solo cognome Morelli, si trasferì nel
corso del XVI secolo da Cosenza in Crotone onde sfuggire
alla grande strage che la peste faceva in quella città.
Possiamo ipotizzare che Carlo Padiglione si riferisse
all'epidemia venutasi a creare allorchè i pellegrini
accorsi da tutta Europa in Roma per la celebrazione
l'Anno Santo del 1575, portarono una violenta infezione
di peste che si diffuse per tutta la penisola, passata
in Calabria fece strage di genti di ogni età, nelle
città e nelle campagne dove fu anche notevole la moria
di bestiame. A Cosenza, dove i morti furono duemila e
cinquecento, gli episodi di abnegazione, soprattutto
delle gentildonne, si ripeterono in continuazione,
impiantato un lazzaretto nella Cappella di Loreto
e nei caseggiati attigui, ad un miglio, allora, dalla
città, venne affidato alle nobili dame: Carlotta Zurlo,
Vincenzina Jordani, Camilla Ciaccio,
Carmela Sambiase,
Adelaide Furgiuele, Beatrice Beltrami, Maria
Gualtieri,
Elisabetta Coscinelli, Vittoria Rende,
Raffaella Sicoli, Orizia Mauro,
Laura di
Tarsia. |
 |
 |
Crotone, Cappella
gentilizia Morelli portale e stemma scultoreo dei
marchesi Morelli di Crotone
Per gentile concessione del Nobile Don Francesco Giungata |
Crotone, cappella con armi di altro ramo Morelli |
Domenico
Morelli (Cutro, 1714 †
Napoli, 1804) figlio del barone
Gregorio
e di Vincenza Di Bona, vescovo di Strongoli dal 1743 al
1792 quando si dimise per sopraggiunta malattia, si
ritirò a Napoli; ristrutturò la cattedrale e commissionò
il nuovo Altare maggiore. |

Domenico Morelli vescovo
di Strongoli |

Strongoli, Cattedrale,
epigrafe del vescovo Domenico Morelli |
Fratello del vescovo Domenico fu il barone
Niccolò
(Cutro, 1710 †
1778) sposò Teresa dei marchesi Mayda ed ebbero
ventiquattro figli, tra di essi
Gregorio
(Cutro, 1761 † Napoli, 1843), mortogli il padre in
giovane età suo zio Domenico lo inviò a Napoli per
studiare, a 23 anni si laureò, nel 1793 re Ferdinando lo
nominò giudice e governatore della città di Teramo,
successivamente lo fu di Lucera, fu creato uditore
presso la Regia Udienza di Matera, Lecce e
L'Aquila, eletto fiscale presso la Regia Udienza di
Cosenza, poi nominato assessore politico e militare
presso il governatore di Reggio; sotto il governo
francese,
Giuseppe Bonaparte avendolo notato in Reggio lo
nominò alla carica di Consigliere di Stato e a prefetto
di polizia. Con la restaurazione i Borbone lo nominarono
Giudice della
Gran Corte Criminale di Napoli, poi segretario
generale del Supremo Consiglio di Cancelleria e di
consigliere della Gran Corte dei Conti, per questi
servigi fu creato cavaliere del Real
Ordine Costantiniano, inoltre fu destinato a
presiedere l'
Accademia di
Giurisprudenza ed elevato a consigliere
della Corte Suprema di Giustizia; sposò Luisa Tabassi
Aldana che gli diede per figli due femmine e due maschi,
uno dei quali,
Niccolò
(†
1853) seguì le orme di suo padre riuscendo a ricoprire
alte cariche, tra le altre, fu giudice di Gran Corte
Civile e Sostituto Procuratore Generale del Re presso la
Gran Corte Criminale in Terra di Lavoro, fu vice
segretario dell'
Accademia
Reale di Mergellina, socio dell'
Accademia
Delfica, corrispondente della
Florimontana,
socio dell'
Accademia dei
Pericolanti di Messina e dell'
Accademia
Cosentina.
Maria
Aloisia, clarissa nel monastero di Santa
Chiara di Cutro come risulta dal Catasto Onciario del
1744; godeva di un vitalizio di cinque ducati da don
Gregorio
(2).
Maria,
figlia di
Gaetano,
sposò Cesare
Berlingieri, 4° marchese di Valle Perrotta.
Gregorio,
di
Gaetano, di
Antonio,
ebbe concesso il titolo di marchese (m.pr.) con Regie
Lettere Patenti del 13 dicembre 1925, ebbe per fratelli:
Antonio,
Emilio,
Attilio,
Quintino
e
Sesto.
A Quintino gli venne riconosciuto il titolo di nobile
con Decreto Ministeriale del 9 maggio 1911, sposò Maria
de Mayda ed ebbero per figli:
Gregorio;
Adriana;
Gemma;
Pia;
Vittoria;
Enrico
(1903 †
1969) sposato ad Immacolata Messina hanno avuto per
figli:
Giovanni,
Ermanno;
Quintino
(1932) sposato a Linda Acri hanno generato
Enrico
(1962) e
Paolo Nereo
(1957); ed il primogenito
Francesco
(Crotone, 1901 †
1978) al quale venne concesso il titolo di marchese da
re Umberto II con Regie Lettere Patenti dell'11 novembre
1976, sposato a Mercedes Moraca ebbero per figlio
Attilio (Crotone, 1927 †
Verona, 1997), sposato a Hildegard Schaffler hanno avuto
per figlie
Francesca
(1968), sposata ad Enrico
Barracco,
e
Mercedes (1966).
|

Stemma de Mayda
di Crotone |
Arma de Mayda di Crotone:
d'azzurro, alla fascia dello zodiaco al
naturale, sormontata dall'ermellino passante
d'argento e seguita in punta dal destrocherio
impugnante un fascio di tre gigli fioriti, col
monte di tre cime movente dalla punta: il tutto
al naturale
(2bis).
Motto:
MALO MORO QUAM FOEDARI |
Emilio, fratello di Quintino, sposando Clementina
Berlingieri hanno avuto per figli:
Mario
(Crotone, 1901 †
Roma, 1984), sposato ad Aurora Avriti hanno generato
Giulio,
Maria,
Clementina ed
Emilio
(Roma, 1944 †
ivi, 1996); ed il primogenito
Gaetano
(Crotone 1900 †
Roma, 1989), laureato in legge, insegnò diritto
internazionale nell'Università di Roma, fu Presidente
dell'Istituto di Diritto Internazionale, Componenete
della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja, socio
dell'
Accademia dei Lincei, sposò Giuseppina
Sciacca (1912 †
1999) figlia di Crisostomo, nobile dei baroni della
Scala, nobile di Galteri e Vigliatore, e di Caterina
de Lieto.
|
I Morelli a Rogliano
 |
Arma:
d'azzurro, alla sbarra d'oro accompagnata in capo da tre
stelle dello stesso di sei raggi, ed in punta da un
cavallo morello inalberato. |

Rogliano, palazzo
Morelli, stemma |
Berardino,
capostipite di questo ramo ed appartenente al ceppo dei
Castiglione Morelli di Cosenza, nel 1498 c.a si trasferì
a Rogliano, fu segretario del re Federico d'Aragona in
carica dal 1496 al 1501.
Giansarro,
figlio di Berardino, capitano di cavalleria nelle
milizie aragonesi; alla sua morte dispose di voler esser
sepolto nella chiesa di San Girolamo in Cosenza.
Giovanbattista,
filosofo, teologo, scrisse il trattato
In doctrinam Thom. Campanellae, Disertatio.
Angelo,
nel 1644 e 1645 fu luogotenente del granduca di Toscana
ed amministrò la giustizia nei Casali di Cosenza che gli
aveva venduto il re di Spagna.
Mario,
fu capitano di cavalleria e militò in Fiandra e si
accasò in Ath.
Bruno,
fu giudice regio di 3^ classe nel circondario di
Bisignano.
Tommaso,
sacerdote, fu autore di una cronistoria intorno alla
città di Rogliano e di altri opuscoli sull'agricoltura,
industria e commercio. In occasione della visita a
Rogliano delle LL. MM.
re Ferdinando II
e della regina Maria Teresa Isabella d'Austria, avvenuta
il 10 settembre 1844, furono ospitati nel Palazzo
Morelli, Tommaso ed i suoi fratelli
Ferrante
e
Giovanni
e due sue nipoti
Clelia
ed
Anna,
furono degnati di essere ammessi alla mensa dei reali. A
seguito della visita il re disponeva:
Sua Maestà il Re (N. S.) si è degnata ordinare che la
famiglia Morelli di Rogliano, la quale ha avuto l'onore
di alloggiare la Maestà sua, una coll'augusta Sovrana
nel giro fatto delle Calabrie, possa apporre una lapide
che ricordi tutto ciò, e che ove lo voglia possa anche
mettere la catena di ferro al portone di sua casa
(2ter).
|
 |

Rogliano, Palazzo
Morelli
|
Francesco,
figlio di
Vincenzo
e di Anna Funari, nel 1788, sposò Maria
de Gemmis di Terlizzi con la quale ebbero per
figli:
Vincenzo,
ufficiale della guardia civica di Rogliano durante il
governo francese, nel 1809, fu trucidato da alcuni
reazionari, e
Rosalbo
(Rogliano,
18 gennaio 1792 † Napoli, 20
marzo
1842), all'età di 13
anni fu inviato a Napoli sotto la guida del sacerdote
don Francesco Labriola da Altamura, fatto venire
precedentemente a Rogliano dai genitori, nel 1805 entrò
nel collegio dei nobili diretto dai gesuiti, apprese le
lingue francese, inglese, spagnola, greca e latina,
matematica, fisica, diritto etc., morto il padre rientrò
in patria, fu socio onorario della
Società
Economica
di Calabria Citra, consigliere provinciale di Calabria
Citra; sposò Serafina Giuranna di Umbriatico con la
quale ebbero numerosa prole:
Francesco
(1820 † 1842) il
primogenito, letterato e patriota;
Vincenzo
Giuseppe Raffaele
(1822 † 1871) e
Donato Carlo Alessandro
(1824 † 1902),
anch'essi patrioti, tutti e tre furono chiusi dapprima
nel collegio di Cosenza e successivamente inviati a
Napoli presso il loro zio Luca Cagnazzi;
Carlo
Giuseppe Federico
(n. 1826) e
Luigi Alberto Felice
(n. 1829) andarono direttamente a Napoli presso il
collegio dei nobili;
Paolo Pietro
Antonio
(n. 1834);
Clelia Anna Maria
(n. 1818),
sposata al banchiere Vincenzo Baroni di Paola;
Anna
Vincenza Maria
Giuseppina
(n. 1821),
sposata a Raffaele Fasanella nobile di Bisignano;
Maria Giuseppe
Annunciata
(n. 1831),
sposata a Giovanni Antonio
Magdalone
fi |
 |
 |
Rosalbo Morelli
ed Anna Morelli di Rosalbo
(2quater) |
Rogliano,
Palazzo Morelli |
Vincenzo e Donato
parteciparono all'insurrezione del 1848, furono indagati
e poi condannati per cospirazione; Vincenzo scontò otto
anni di carcere a Cosenza, uscito nel 1859 preparò con
suo fratello e molti altri l'insurrezione del 1860, su
consiglio del vecchio colonnello Saverio Altimari,
sbarrò la strada al generale Ghio per dar tempo a
Garibaldi e al generale garibaldino Francesco
Stocco di prenderlo alle spalle, questo causò
la memorabile resa di Soveria Mannelli, successivamente
fu nominato dal Dittatore Garibaldi colonnello della
Guardia nazionale di Cosenza; Donato, fu membro del
comitato insurrezionale della
Calabria Citra;
con l'impresa dei mille, il Dittatore Garibaldi, ospite
nel palazzo Morelli di Rogliano, il 31 agosto 1860 lo
nominò Governatore Generale della
Calabria Citra; costituito il Regno d'Italia,
ebbe l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine della
Corona d'Italia, deputato dal 1861 al 1889 quando, su
proposta del ministro
Miceli, fu
nominato senatore; fu sindaco di Rogliano. Sposò sua
nipote Teresina Baroni ed ebbero
Caterina (1882
† 1926), unica figlia, sposata il 6 luglio 1898 a
Salvatore Quintieri, di famiglia nobile di Carolei, dal
quale si separò perchè accusata di simulazione di parto
per la nascita del loro figlio
Giovanni Donato, e successivamente
assolta.
Luigi Alberto Felice (n. 1829), aveva sposato
Raffaella Cozzolino ed hanno avuto l'unica figlia Serafina,
il 15 gennaio 1883 sposò il marchese Felice
Genoese Zerbi
(1854 † 1928) di Reggio
Calabria, Capitano d'Artiglieria nella Milizia
Territoriale, figlio del marchese Domenico (1823 †
1897), e della nobile Elisa Melissari, hanno avuto come
figlia Elisabetta, sposata in Reggio Calabria a Filippo
Leocata. |

Donato Morelli |
Rogliano, monumento a Donato Morelli |
Donato ebbe un'amicizia
ventennale con Raffaele de Cesare il quale gli chiese di
poter tramandare ai posteri le sue imprese di
cospiratore, gli inviò tutto l'archivio dal 1856 al 1860
nonchè i processi verso di lui e suo fratello Vincenzo
del 1848, il risultato fu l'opera citata in
bibliografia.
I Morelli di Rogliano
s'imparentarono con le famiglie: Barbati
Caracciolo, Melina,
Berlingieri,
Magdalone,
Sambiase, Toscano, Quintieri, Funari, Cagnazzi e
de
Gemmis di Puglia; si estinsero in essi le famiglie
Sicilia e De Piro del Fosso. |
La famiglia fu ricevuta più volte nel
S.M.O. di Malta nel 1541 con Giovanni Vittorio
Murello o Castiglion Morello di Cosenza
(3),
nel 1591 con Paolo Nereo Castiglione Morelli di Cosenza ricevuto nel Priorato
di Capua, nel 1710 con Pasquale Maria Morelli di
Cosenza; nel 1719 come quarto della famiglia
di Majo
e come quarto materno del commendatore Francesco Saverio
Parisio di Cosenza. |
I Morelli a Monteleone
 |
Arma:
partito, nel 1° di verde al leone d'oro rampante ad una
torre del medesimo; nel 2° d'argento al cavallo morello
inalberato. |
I Morelli di Monteleane
(oggi Vibo Valentia) appartengono allo stesso ceppo dei
Castiglione, poi Castiglione Morelli che si diramarono
da Cosenza in altre località di Calabria Citra ed in
Calabria Ultra.
Giovanni Andrea, nel 1591 era rettore
della chiesa di San Michele.
Michele († 1615), agostiniano.
Marc'Antonio, filosofo, medico e
matematico ebbe per figli:
Caterina
(† 1611 infante);
Andrea
(† 1616 infante);
Giulia
(† 1618 infante);
Domenico,
parroco di Pizzoni e poi di Sant'Onofrio;
Cesare, U.J.D. fu parroco di Zungri;
Francesco, medico;
Giovanni
(1624
† 1704), medico, professore
di Filosofia a Messina, fu aggregato alla nobiltà di
Monteleone, sposato ad Elisabetta
Ferrari
(1653
† 1713) di Pizzo ebbero per
figlio
Francesco
Antonio, U.J.D. sindaco dei nobili di
Monteleone nel 1703 e 1705, sposato a Matilde de Vita
generarono:
Anna
(1686);
Rosa
(1693);
Giuseppe
(1697); e
Giovanni Battista (1695) sposato a donna
Rosa Nicastri generarono:
Fortunata
(1729);
Francesco
Antonio (1730);
Domenico
Antonio (1739) e
Giuseppe (1735), sposato il 2 giugno
1768 a donna Orsola Ceniti di Antonio e Francesca
Paparatti.
I Morelli erano già dal luglio 1699 giuspatroni del
beneficio dedicato a San Carlo nella chiesa di Santa
Maria del Soccorso, fondato da don
Carlo
Morelli; nel 1747 risultava esserne patrona la magnifica
Teodora Morelli. |
I Morelli in Terra d'Otranto |
Arma:
inquartato; nel 1° e 4° d'azzurro all'aquila d'oro
coronata dello stesso, nel 2° e 3° d'argento al cavallo
morello, con la pila d'azzurro raccorciata nel capo
caricata da una stella d'oro (8).
Anche
questo ramo è una diramazione della Famiglia Castiglione
Morelli di Cosenza, verso la fine del Quattocento si
diramò in Copertino in
Terra d'Otranto,
per relazione con l'illustre Casata dei
Castriota,
signora di detta terra, dalla quale si ebbe varie
donazioni e concessioni. Nel 1536 venne decorata dall'imperatore
Carlo V nella persona di
Bernardino,
dell'Ordine Aurato, del grado militare e privilegiata ad
aggiungere l'aquila imperiale al proprio ed antico
stemma. Passata a Lecce, ed illustratasi con alte
dignità ecclesiastiche, nel 1760 venne aggregata a
quella nobiltà.
Domenico
Morelli (1642 † 1716),
fu vescovo di Lucera dal 1688 al 1716.
Vincenzo Maria
Morelli, fu vescovo di Otranto dal 27 febbraio 1792 al
22 agosto 1812, giorno del suo decesso. |

Stemma del vescovo
Domenico Morelli |
Nell'Ottocento era rappresentata da
Bernardino (n. 1 marzo 1809), nobile di
Lecce,
figlio di
Giuseppe
ed Amalia
Martucci,
ebbe per sorelle e fratelli:
Rosa;
Carlotta;
Maria;
Vincenzina;
Achille (n. 4 maggio 1812), sposato nel
1846 ad Emma Emilia von Horubostel generarono:
Giangiacomo
(n. 10 marzo 1860),
Giulio (n. 12 marzo 1859),
Alfonso
(n. 23 ottobre 1857),
Gustavo (n. 24 ottobre 1853),
Giuseppe
(n. 15 settembre 1848), ed il primogenito
Ernesto (18 giugno 1847); ed
Antonio
(n. 25 novembre 1810), sposato nel 1842 a Clementina
Fernandez ebbero per figli:
Emilia,
Giuseppina, sposata il 6 febbraio 1872
ad Angelo Blanc,
Serafina, sposata il 6 maggio 1875 a
Saverio Magno, e la primogenita
Amalia,
sposata il 15 dicembre 1879 al Alberto
Quarta
(4). |
La nobiltà generosa dei
Castiglione Morelli fu riconosciuta nel 1834 in
occasione delle Prove nelle RR. Guardie del Corpo del
nobile di Cosenza Giuseppe
Contestabile Ciacco (Verbali della Regia
Commissione per i Titoli di Nobiltà Vol. I, foglio 4 e,
nel 1838 Vol. I, foglio 146; Regio Archivio di Napoli).
Francesco Castiglione Morelli (n.
Catanzaro, 10-11-1932), magistrato, presidente di sezione
della Corte dei Conti, è ascritto come confratello dell’Augustissima
Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini. |

Napoli, stemma partito Tagliaferri e Castiglione Morelli |
_________________
Note:
(1) - Vallellonga è
un comune ricadente nella provincia di Vibo Valentia,
il suo feudo si estendeva nei territori degli attuali
comuni di: San Nicola da Crissa, Torre di Ruggiero e
Nicastrello; così riporta Vincenzo Naymo in
"Collezionismo e politica culturale nella Calabria
vicereale borbonica e postunitaria" a cura di Alessandra
Anselmi - Gangemi Editore, nella tavola a pag. 67.
In realtà non trattasi del comune di Nicastrello in
quanto è una frazione del comune di Capistrano;
Nicastrello oggi non è più abitata, è conservata integra
solo la piccola chiesa il resto sono ruderi.
(1bis) -
Umberto Caldora "Per la storia della spedizione
sanfedista del Ruffo (1799) in CN, a XIX, 1965, n. 49.
50, 33.
(1ter) - Luigi
Intrieri, “Persone e Famiglie dal 1600 al 1950 in San
Pietro in Guarano”, Archivio Storico Diocesano di
Cosenza, 2012, pag. 41.
(2)
- Luigi Camposano ed Andrea Pesavento in "Archivio
Storico di Crotone".
(2bis) - Umberto
Ferrari in "Armerista Calabrese", La Remondiana; Bassano
del Grappa 1971, pag.40.
(2ter)
- La catena fu installata, è tuttora visibile varcando
il portone, chi riusciva a toccarla godeva
dell'immunità. Al seguito dei reali vi erano: S.E. il
principe di Comitini don Michele Gravina; Requesenz,
ministro segretario di stato senza portafoglio; S.E. il
principe di Satriano, don Carlo
Filangieri,
tenente generale, direttore generale dei corpi
facoltativi; conte don Luigi
Gaetani
dei duchi di Laurenzana, maresciallo di campo,
presidente della giunta di rimonta, ed aiutante generale
di S.M.; duca di Furnari, don Gaetano Imbert, capitano
di vascello ed aiutante reale di S.M.; don Federico de
Roberti, capitano di vascello, comandante il corpo dei
RR. marinari cannonieri; il principe di Cellamare don
Giuseppe
Caracciolo,
cavaliere di onore di S.M. la Regina; il commendatore
don Carlo Afan de Rivera, tenente colonnello dei RR.
eserciti, direttore generale di ponti e strade, acque,
foreste e caccia; il capitano dello stato maggiore, don
Tommaso de Angelis; il commendatore don Leopoldo Corsi,
segretario particolare di S.M. e del consiglio di stato;
don Paolo Dalbono, ispettore generale delle poste, e dei
procacci nei reali domini, al di quà e al di là del
Faro; S.E. la marchesa del Vasto, e Pescara donna Giulia
Gaetani dei duchi di Laurenzana, dama di compagnia di
S.M. la Regina.
(2quater)
- Immagini tratte da Rosalbino Fasanella
d'Amore di Ruffano "La
Città di Bisignano e il suo seggio (1339-1806)",
Tipografia Editrice MIT, Cosenza 2006.
(3) - Si
distinse nell’impresa di Gerba al comando di una
compagnia di fanteria; fu nominato capitano di galera e
morì durante il viaggio da Marsiglia a Malta.
(4) - L'araldo, Almanacco
Nobiliare Napoletano 1880, Anno III, Enrico Detken,
Libraio-Editore Napoli, pag. 194.
|
___________
Fonti bibliografiche:
- Luigi
Palmieri, "Cosenza e le sue famiglie attraverso
testi atti e manoscritti", Pellegrini Editore, 1999.
- Eugenio
Arnoni, "La Calabria illustrata Vol. III Cosenza",
Edizioni Orizzonti Meridionali.
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare
italiana”, Voll. 2 e 6, Arnaldo Forni editore.
- Lorenzo Giustiniani, "Dizionario
geografico-ragionato del Regno di Napoli", Napoli
1797-1816.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, "Famiglie nobili e
titotale del Napolitano", 1902.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, "Elenco dei
cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di
Gerusalemme", Napoli 1897.
- Fabrizio Castiglione Morelli
"De
Patricia Consentina Nobilitate Monimentorum Epitome”,
Venezia 1713.
- Luca Irwin Fragale, Microstoria e araldica di
Calabria Citeriore e di Cosenza. Da fonti documentarie
inedite, Milano, Banca CARIME, 2016.
- Tommaso Morelli "Descrizione topografica della città
di Rogliano, in provincia di Calabria Citeriore";
Guttemberg Napoli 1845.
- Raffaele de Cesare "Una famiglia di patrioti. Ricordi
di due rivoluzionari in Calabria"; Forzani e C.
Tipografi del Senato Roma 1889.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria”, Vol.II; Editrice
C.B.C. 1996.
- Davide Andreotti “Storia dei Cosentini”, Vol.II;
Stabilimento Tipografico di Salvatore Marchese, Napoli
1869.
- Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle
pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza” a cura di
Raffaele Borretti. Editoriale progetto 2000.
- Franz von Lobstein, “Settecento Calabrese”, Volume III,
Edizioni Frama Sud, Chiaravalle Centrale (CZ), 1990.
- Gustavo Valente "Storia della Calabria
nell'età moderna", Voll. I-II, Frama Sud, 1980.
-
Amedeo
Miceli di
Serradileo in “Collezionismo e politica culturale nella
Calabria vicereale borbonica e postunitaria” a cura di
Alessandra Anselmi - Gangemi Editore.
- Giovanni
Fiore
da Cropani “Della Calabria Illustrata, tomo III”, a
cura di Ulderico Nisticò, Rubbettino Editore 2001.
- Domenico Puntillo, Cinzia Citraro "Historia
Brutiorum - Bernardino Bombini", Edizioni Prometeo,
Castrovillari 2015.
- Onofrio Melvetti "I Castiglione
Morelli Marchesi di Vallelonga", 2014.
- Umberto Ferrari in
“Armerista Calabrese”, La Remondiana, Bassano del Grappa
1971.
- Vincenzo
di Sangro,
conte di Rodiano, “Genealogie di tutte le famiglie
patrizie napoletane e delle nobili fuori seggio” -
Arnaldo Forni Editore anno 2004. |
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