Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Quattromani

A cura del dr. Giuseppe Pizzuti

Arma
la più antica: d'azzurro al leone d'oro rampante su un ponte di tre archi dello stesso movente dalla punta dello scudo, con la fascia del secondo attraversante il tutto.
Altra: d'azzurro alla fascia d'argento accompagnata in capo dal leone d'oro uscente da essa ed in punta dal capriolo d'argento accompagnato da tre rose del medesimo, una per ciascun lato e la terza in punta.

Titoli: patrizi di Cosenza.

Dimore: Aprigliano, Cosenza, Napoli.


Stemma Quattromani, dall'Opera di Fabrizio Castiglione Morelli.

Originaria del regio casale di Aprigliano (oggi comune della Presila cosentina), Pellegrino Quattromani, notaio, è menzionato al foglio 8 nella platea (1) dell'arcivescovo di Cosenza Luca Campano risalente al 1223, il Sambiasi scrive “ viene notato nel pagamento douea fare ogn'anno per alcuni poderi posti nel tenitorio d'Aprigliano.”


Aprigliano (Cosenza)

Pirro Quattromani, fu il primo a stabilirsi in Cosenza nella prima metà del Trecento, pubblico regio notaio, professione che esercitò anche a  Cosenza, sposò Impernata (o Impennata) Amantea.
Ruggero Quattromani, fu vescovo di Cassano (oggi Cassano all'Jonio) sino al 1348, anno della sua morte.
Francesco, fratello del vescovo Ruggero, generò Ruggero juniore, fu tra i membri del Supremo Consiglio del re Ludovico III.
Filippo, giureconsulto,  giudice annale nel 1376; sposò Delizia di Francia, la quale gli portò in dote alcuni feudi; ebbero per figli: Antonio, decano della cattedrale; Galeotto o Galeazzo (†1444), presenziò alla pace tra re Alfonso I d'Aragona e la città di Cosenza, con Bernardo Caracciolo, arcivescovo di Cosenza, e con Antonio Corvenos, vescovo di Bisignano, sottoscrisse i capitoli tra re Alfonso e la città di Cosenza, fu vescovo di Crotone dal 1440 al 1444;


Crotone, stemma del Vescovo Galeotto Quattromani

Scolastica, monaca del monastero delle Vergini; Nicola, Regio Consigliere; Girolamo, consigliere della Regia Camera,  signore di Gioia e Seminara, sposò Lucia d'Aquino di Mileto ed ebbero per figlio Giuseppe, possedeva il feudo dell'intero scannaggio di Cosenza del quale fu spodestato per aver parteggiato con gli angioini a danno degli aragonesi.

Giovanna Quatromani sposò Bernardino Telesio, nonni del filosofo Bernardino.
Bartolo, patrizio cosentino, nella seconda metà del Quattrocento fu possessore del feudo di Capalbo o Cossini nella Sila Grande cosentina (gli altri quattro feudi della Sila erano: Scalzati o Ponticelli, d'Ischito o Schito, del Sacco e Tàcina come riporta Gustavo Valente in "La Sila dalla transazione alla riforma (1687-1950)" il resto della Sila era Regio Demanio).
Bernardino Quattromani, fu eletto nel 1484, come risulta dal protocollo del notaio Donato.
Con privilegio di re Ferrante I il primo gennaio del 1490 fu confermato nell'investitura del feudo di Cossina in qualità di primogenito di Bartolo nella quale è scritto "...feudo de Cusinis nella Sila di Cosenza, località ad Capalvo..." come riporta Mario Pellicano Castagna in "La Storia dei Feudi e dei Titoli nobiliari della Calabria a pag. 372 del I volume (per cui se ne deduce che la denominazione originaria era di Cusinis poi Cossini ubicato in località Capalvo poi Capalbo) il feudo gli fu tolto essendosi compromesso durante la visita di Carlo VIII.
Nel 1490, sotto il regno di re Federico d'Aragona vennero nominati nobili dal Consiglio Supremo tra gli altri: Berardino Caracciolo da Cosenza, Antonio Carolei di Cosenza, Carlo Castiglione detto Morello di Cosenza, Antonio Telesio di Cosenza, Ruggero Quattromani di Cosenza.

Pietro Paolo, fu eletto al servizio del re per il governo della città.

Sertorio Quattromani (1541 1603) figlio di Bartolo ed Elisabetta d'Aquino; filosofo, filologo, critico letterario; fu Accademico Cosentino, soggiornò a Roma e Napoli, tra i suoi maestri ci fu Bernardino Telesio, nel 1589 pubblicò “La philosophia di Berardino Telesio ristretta in brevità” con lo pseudonimo di Montano Accademico Cosentino e dedicandola al suo protettore Ferrante Carafa;  lasciò diverse opere in italiano e latino; negli ultimi anni della sua vita, ritiratosi a Cosenza, sotto la protezione del principe di Scalea Francesco Spinelli, si dedicò alla raccolta dei suoi scritti inediti, tra quest' ultimi un manoscritto, redatto in collaborazione con Coriolano Martirano su alcune famiglie nobili di Cosenza; la sua biblioteca contava circa ottocento volumi manoscritti e a stampa ereditati da sua nipote Lucrezia (sposata a Giovanni Battista Sambiase), figlia della sorella Giulia e di Sebastiano della Valle; ebbe un'altra sorella di nome Ippolita ed un fratello, Giovanni Andrea.

Nel 1624, a Napoli, Francesco Antonio Rossi, amico di Sertorio, decise di pubblicare la sua corrispondenza col titolo "Lettere di Sertorio Quattromani Gentil'huomo,& Academico Cosentino. Divise in due libri. Et al tradottione del Quarto dell'Eneide di Virgilio del medesimo Auttore"; l'opera fu dedicata a Don Ferdinando di Mendozza Alarcone, marchese della Valle."; dalle lettere emerge la sua grande amicizia con Celso Mollo e il filosofo Bernardino Telesio.


Sertorio Quattromani, incisione.


L'opera pubblicata nel 1589 da Sertorio Quattromani,
“La philosophia di Berardino Telesio"


Uno dei tanti elogi scritti come ringraziamento dai nobili le cui
famiglie furono inserite nell’opera del Castiglione Morelli.

Giuseppe sposò Nonna Migliarese con la quale ebbero per figli, tra gli altri: Antonio, decano e più volte Vicario Capitolare di Cosenza; Girolamo juniore, che sposò in prime nozze la nobile Margherita Malena di Rossano, con la quale generarono Giuseppe. Girolamo si rese complice nella fuga di Cice Sersale e Belluccia Sambiase dal monastero delle vergini di Cosenza mediante una corda trovata appesa alla finestra il mattino successivo, ancora oggi quella strada è detta calata della corda, la prima amata da lui e la seconda da Ciccio Visconte. Presi ed incarcerati nella Vicaria, per i buoni auspici del principe di Belmonte e del marchese di Fuscaldo ottennero la libertà, questa vicenda gli costò buona parte del patrimonio; in seconde nozze sposò Violante Migliarese con la quale ebbero per figli: Giovan Battista; Antonio, si trasferì a Napoli dove fu uno tra i migliori avvocati, al servizio di Carlo di Borbone, fu nominato giudice della Vicaria, eletto consigliere di Santa Chiara, fu inviato come giudice della monarchia in Sicilia; Vincenzo, fu avvocato dei poveri nelle Regia Udienza; Giuseppe Maria, gesuita; Gabriele, benedettino; Teresa, monaca presso il monastero di Santa Maddalena in Napoli.
Dai capitoli matrimoniali del febbraio 1643 risulta che: Giuseppe sposò  Laudonia Migliarese, figlia di Francesca Spadafora e di Giovan Battista, il quale promette ducati 4.300 al futuro genero. Frà Pellegrino, cavaliere dell'Ordine Gerosolimitano
(2) , dalle deposizioni fatte alla commissione dell'Ordine, incaricata di verificare i quattro quarti di nobiltà necessari per esservi ammessi, i suoi genitori risultano essere Geronimo ed Agata d'Aquino; nonni paterni Filippo e Giulia Bombini; nonni materni Berardino d'Aquino e Francesca Firrao.


Stemma Giannoccari


Luigi Maria Quattromani (1758 † 1817)

Filippo Quattromani da atto del notaio Francesco Maria Scavello dell'11 agosto del 1627 risulta sposato con Laudonia Giannoccari(3) hanno avuto per figli: Geronimo, sposato con Berardina Caputo; ebbero per figlia Giovanna che sposò Guglielmo Parisio; il reverendo dottor don Antonio, decano della cattedrale di Cosenza; Fulvio; Prospero e Bartolo (morto giovane); e per figlie Giulia ed Ippolita; dall'atto si legge, riferito alle due figlie: “...mediante Divina ispirazione, esser risolute di voler entrare per monache al monastero di S. Chiara di questa città di Cosenza, ed ivi poi far professione finito l'anno e servire Iddio benedetto, e perciò per tale effetto essi di Quattromani avere promesso per dote delle predette Ippolita, e Giulia docati ottocento al venerabile monastero di S. Chiara...”.

La famiglia nel corso del Settecento si trasferì a Napoli.

Luigi Maria Quattromani (Napoli, 30 marzo 1758 ivi 29 dicembre del 1817), figlio di Giambattista, abbate, letterato, studiò nel collegio dei nobili di Napoli, dopo aver conseguito gli studi giuridici, entrò nell'ordine dei Somaschi; faceva parte del ramo napoletano dell'antica famiglia cosentina, la quale nella città di Napoli fu ascritta al nobile Sedile Capuano.

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Note:

(1) - Registro catastale o contabile; o un elenco sistematico di beni appartenenti ad amministrazioni ecclesiastiche o signorili.

(2) -  Elevato il 24 ottobre 1601 a cavaliere del S.M.O.M., iscritto come capitano di galera; riportato a pag. 184  nel “Ruolo generale dei Cavalieri Gerosolimitani della veneranda lingua d' Italia”, Torino 1713.

(3) - Famiglia presente in Cosenza dalla seconda metà del Cinquecento, godette l'onore della prima  piazza dal 1597 con Marco Giannoccari.

Arma: d'argento al destrocherio vestito di rosso tenente una pigna d'oro.

Luigi Palmieri a pag.387; op. cit. in bibliografia.
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Fonti bibliografiche:

- Frà Girolamo Sambiasi “Ragguaglio di Cosenza e di trent'una sue famiglie nobili”, pag.154 - Napoli MDCXXXIX.

- Fabrizio Castiglione Morelli "De Patricia Consentina Nobilitate Monimentorum Epitome”, Venezia 1713.

- Eugenio Arnoni, "La Calabria illustrata Vol. III Cosenza"; Edizioni Orizzonti Meridionali.

- Luigi Palmieri, “ Cosenza e le sue famiglie attraverso testi atti e manoscritti”, Tomo II, pagg.475, 476, 477; Pellegrini Editore, 1999.

- Enciclopedia Treccani.

- Giornale Enciclopedico di Napoli, duodecimo anno di associazione, Tomo I, mesi Gennaio, Febbraio, e Marzo, pag. 126. Napoli 1818.

- Documenti “In compruova della domanda fatta dalli fratelli Vincenzo, e Gio. Battista Quattromani di essere restituiti, e reintegrati agli onori dell'illustre piazza di Capuano” pagg. 40, 56 e 61.
- Luigi Maria Quattromani "Poesie meditate ed estemporanee", Napoli 1823.
- Gustavo Valente “Storia della Calabria nell'età moderna”, Voll.I-II, Frama Sud 1980.

- Gustavo Valente “Compendium, dizionario storico, geografico, biografico ragionato della Calabria” Vol.V, Ferrari editore 2017.  


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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