Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Arnone

A cura del dr. Giuseppe Pizzuti

Arma di Cosenza: d'azzurro, alla fascia accompagnata in capo da una stella di sei punte, il tutto d'oro.
Arma di Sicilia: fasciato ondato d'argento e d'azzurro.
Titoli: nobili, baroni.
Dimora: Rovito, Celico, Cosenza, Savuto, Pescorocchiano e Napoli.


© Rovito, Chiesa di Santa Barbara, stemma Arnone


© Rovito, Chiesa di Santa Barbara, stemma Arnone.

La famiglia Arnone, di origine fiorentina, come riporta Luigi Palmieri, si è diramata in Calabria con Auripio il quale governò la città di Cosenza al tempo di re Alfonso; in Sicilia con Vincenzo il quale fu barone del feudo di Ramate (di Ramata o della Ramata) (1).
Raimondo († 1406), detto Raimondello Orsini del Balzo, principe di Taranto, nominato dalla regina Giovanna I d’Angiò capitano della provincia di Terra di Lavoro
con un editto, obbligò tutti a non portare armi e viaggiare a piedi; gli animali dovevano essere tenuti per le briglie. Fece impiccare senza esitazione un rampollo della famiglia nobile degli Arnone che, incurante degli ordini impartiti, fu sorpreso nelle campagne in groppa al suo cavallo.
Benedetto Arnone, notaio in Rovito (oggi comune omonimo nella Presila Cosentina), esercitò tra il 1504 ed il 1517, redasse i capitoli matrimoniali in occasione delle nozze, avvenute nel 1508, tra: Giovanni Telesio e Vincenza Garofalo, genitori del filosofo Bernardino Telesio.
Marino Arnoni da Rovito, con testamento pubblico del 25 giugno 1516 istituisce eredi universali i figli  Francesco, MercurioAlfonso e Virgilio, ed eredi particolari le figlie Rosa, Suor Pirria Nina (?), e Meriquita. Lascia usufruttuaria la moglie Antonia. Lascia due tarì per restauri alla Chiesa di Santa Barbara. Notaio Giovanni Arnoni da Rovito. Giudice Bellino de Ventura da Rovito 
(1bis).
Giovanni Matteo, notaio in Rovito, esercitò tra il 1578 ed il 1607. Vito Antonio, notaio in Rovito, esercitò tra il 1611 ed il 1646. Florio, notaio in Rovito, esercitò tra il 1636 ed il 1662. Giuseppe, notaio in Rovito, esercitò tra il 1684 ed il 1735. Riportiamo di seguito i “signa tabellionum” (1ter) dei notai che esercitarono la professione in Rovito, in quelli di Giovanni Matteo e Florio sono raffigurati i carichi araldici di famiglia.

Notaio Giovanni Matteo. A destra: Notaio Florio


Notaio Benedetto

Notaio Vito Antonio. A destra: Notaio Giuseppe

Rovito, Chiesa di Santa Barbara. A destra: Cappella Arnone

In Cosenza, nella prima metà del Cinquecento, giunsero da Rovito Bartolo ed Ascanio Arnone (od Arnoni), discendenti da Auripio.
Bartolo († 1554) fu Regio Questore di Cosenza, intraprese grandi fabbriche compreso il palazzo di famiglia sul colle Triglio (uno dei sette colli di Cosenza), non riuscì a vederlo completato, proseguì i lavori suo fratello Ascanio, ciò è ricordato dall'epigrafe che si può ammirare nello scalone d'accesso al piano nobile.


Cosenza, Palazzo Arnone, oggi Pinacoteca Nazionale, iscrizione in ricordo
della costruzione del Palazzo, ai due lati lo stemma di famiglia.

Il palazzo, successivamente,  fu venduto allo stato e destinato a sede dei presidi di Calabria Citeriore e del Grande Archivio di Giustizia; in seguito sede della Regia Udienza,  dei Tribunali e delle prigioni giudiziarie; oggi musealizzato, è sede della  Pinacoteca Nazionale di Cosenza.
Per onorare la morte del fratello, Ascanio commissionò una tomba monumentale, oggi è conservata nel chiostro della chiesa di San Francesco d'Assisi in Cosenza.


Monumento funebre di Bartolo Arnone


Monumento funebre di Bartolo Arnone, stemma (1 quater)

Cosenza, Palazzo Arnone, poi sede dei presidi  di Calabria Citra, quindi della Regia Udienza, oggi Pinacoteca Nazionale.
A destra: facciata laterale


Palazzo Arnone, androne, stemma del Regno di Spagna, a sinistra lo stemma di Inigo Velez de Guevara, vicerè di Napoli dal 1648 al 1653, a destra lo stemma di Francesco Capecelatro, preside di Calabria Citeriore, committente dello stemma, anno 1649

Ascanio tenne la carica di Regio Questore, che fu di suo fratello, dal 1555 al 1559, fu giureconsulto; sposò Eliadora Sambiase, figlia di Giovanni Paolino, patrizio di Cosenza (figlio di Giovanni Filippo e Laura Cavalcanti) e di Laudonia Cavalcanti (figlia di Mario, patrizio di Cosenza e di Virginia Beccuti).
Ascanio fu Signore di Savuto oggi frazione di Cleto già Pietramala (sede dell'omonimo feudo) in provincia di Cosenza. Savuto era parte integrante della contea d'Aiello (oggi Aiello Calabro) governata dai Siscar, famiglia spagnola al seguito degli aragonesi per la conquista del Regno di Napoli, la quale alla metà del Cinquecento si era indebolita.


Savuto di Cleto (Cosenza)

La citata Eliadora, nel 1561, fece restaurare il castello, in ricordo collocò  al suo ingresso la seguente iscrizione: TEMPLA DEO NYMPHIS LYMPHOS HORTOSQ(VE) VIRE(N) TES HANC ARCEM INDIGEN(S O) MNIBVS HOSPITIVM SABATII HELIODORA POTE(N)S SA(N)BLASIA PRAEBET ARNONIO QUONDAM IVNCTA PUELLA VIRO.


da https://ladridipolvere.wordpress.com/2014/08/

Così tradotta dallo studioso Rocco Liberti Deputato di Storia Patria per la Calabria: “Eliadora Sambiase, già giovane sposa unita al marito Arnone, offre templi a Dio, limpide acque e orti verdeggianti alle ninfe e il castello di Savuto a chiunque ne abbia bisogno”.
Da un rogito del 1562  Eliadora viene definita “vedova relicta del quondam Vitaliano Ascanio Arnoni, che fu Regio Thesoriero della Calabria Citra”; per cui se ne deduce che nel 1562 Ascanio era morto.


© Cosenza, stemma famiglia Arnone


Cosenza, Palazzo Arnone, particolare architettonico.

Altri membri che diedero lustro alla famiglia furono:
Diaonora, sposò Bernardino Tirello Casole.
Girolamo, nel 1556 fu eletto XVIII generale dell'Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola; già Provinciale di Lombardia; creò molti conventi per l'Italia; fu molto stimato oltre che in ambito religioso anche dai letterati del suo tempo.
Francesca, sposò Fabio Siscar.
Angelo Arnone di Rovito, residente a Cosenza, sposò Isabella Giudiceandrea figlia di Gianturco, i capitoli matrimoniali furono stipulati nel 1593.
Rimondo (morto agli inizi del Seicento), fu teologo e parroco di Rovito.
Ovidio, fu medico in Rovito.
Giacinto, poeta, pubblicò nel 1664 a Cosenza il poema in ottava rima “Le Disgrazie”.
Fortunato Tommaso Arnoni, originario di Rovito (Cirò Marina, 1877 Cosenza, 1950), figlio di Gaetano e di Rosaria Papaianni, si laureò in giurisprudenza a Napoli, si trasferì a Cosenza presso lo zio Michele il quale era professore di diritto al liceo; avvocato, fu consigliere comunale di Cosenza, consigliere provinciale di Cosenza dal 1903 al 1916, e, per diversi anni membro della giunta, socio onorario dell'Accademia Cosentina, deputato del Regno d'Italia, senatore del Regno d'Italia, podestà di Cosenza dal 1925 al 1934, accettò l'incarico su insistenza di Benito Mussolini il quale gli diede ampia autonomia di gestione della cosa pubblica conoscendo le sue capacità ed anche per le sue idee di matrice liberale; fu Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, Grande Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia, Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro; sposato a Maddalena de Simone ebbero come figli: MicheleRosaRaffaellasposata al chirurgo Ludovico Docimo (Rose, 13 febbraio 1899 † Cosenza, 6 luglio 1958), Gerardo e Gaetano.


Fortunato Tommaso Arnoni

La famiglia Arnone possedeva la cappella gentilizia nella chiesa parrocchiale di Santa Barbara in Rovito eretta nel 1630.
Come riporta Davide Andreotti, la famiglia Arnone, da tempo aggregata al Sedile dei Nobili di Cosenza, ne uscì per aver cambiato luogo di residenza, per poi essere reintegrata nel 1576
(2).
Fabrizio Castiglione Morelli, nel 1713, scriveva che gli Arnone  erano tra le famiglie estinte (è da riferirsi al suo ramo principale) e ne ha così descritto lo stemma: fascia aurea in ceruleo lumine cum stellula aurea in scutario apice, erat Familiae Arnoni
(3).

Ramo di Celico

Nel 1580, un ramo si trasferì da Rovito a Celico, comune contiguo, dove Antonio esercitò la professione di notaio dal 1639 al 1662.
Agli inizi dell'Ottocento questo ramo era rappresentato da: MicheleFrancesco ed Antonio, quest'ultimo sposando la nobildonna Maria Perfetti di Rovito hanno avuto come figli: Tommaso, nato a Celico nel 1841 e morto in giovane età, già a 19 anni fu avvocato penale nel foro di Cosenza; ed Eugenio (Celico, 1846 † Roma, 1909), letterato, studioso della storia locale calabrese,  insegnò lettere nei ginnasi e licei del regno dal 1874 al 1909. Nel 1890 fu nominato professore onorario di lettere italiane dall'Università di Filadelfia negli Stati Uniti d'America.
Fu membro in diverse Accademie italiane; autore dell'opera “La Calabria Illustrata”, della quale i primi due volumi furono pubblicati nel 1874 e 1875.
Nicola (nato a Celico nel 1850), storico e letterato, insegnante e preside nei licei; fu studioso del poeta fiorentino Guido Cavalcanti; collaboratore per la Rivista Calabrese di Storia e Geografia.


Rovito, Palazzo Perfetti, Portale.


Rovito, stemma famiglia Perfetti

Arma famiglia Perfetti: di rosso al cervo rampante d'oro, con il capo dello stesso caricato di un'aquila al volo abbassato.

"La Calabria Illustrata" per Eugenio Arnoni, Cosenza 1876. A destra: Tommaso Arnoni, dall'Esposizione permanente
nella Casa delle Culture di Cosenza


Celico, Palazzo Arnoni


Celico, Palazzo Arnoni, portale


Articolo a firma di Nicola Arnone


Rivista per la quale collaborava Nicola Arnone


Celico (Cosenza), panorama visto da Rovito

Ramo dei baroni di Pescorocchiano

Un ramo degli Arnone ebbe in feudo Pescorocchiano (comune omonimo in provincia di Rieti) con il titolo di barone, verso la fine del Settecento Antonio si trasferì a Napoli.
Gaetana, figlia del citato barone Antonio, sposò a Napoli il barone Matteo 
del Balzo originario di Montepaone in provincia di Catanzaro.
Altra Gaetana dei baroni Arnone sposò Tommaso Mattei, barone di Santa Lucia, e generò Camilla Mattei, il 29 novembre 1840 sposò il conte Antonio 
Filangieri Candida di Lucera, cavaliere di devozione dell’ Ordine di Malta, Sottintendente del Distretto di Nicastro, Eletto Aggiunto della Città di Napoli
(4).
Antonio e Gaetano Arnone risultano iscritti nell’
Albo degli Avvocati del 1780, istituito per la prima volta al Mondo, elaborato dal legislatore del Regno di Napoli.

___________________
Note:

(1) - Filadelfo Mugnòs “Teatro genologico delle famiglie nobili, titolate, feudatarie di Sicilia” - Palermo MDCLV; p. 493. Il Galluppi afferma che in Sicilia si diramò dalla Calabria nel XV secolo. Nell'opera dell' avvocato Francesco San Martino de Spucches, Cavaliere d'Onore e Devozione del S.O.M. “La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalla loro origine ai nostri giorni”, 1925; a p. 132 è descritta la storia del feudo di Ramata che riportiamo:
“Il feudo di Ramata faceva parte del marchesato di Geraci nel territorio di Ganci; di tutto il marchesato fu investito, nel 1548, Simone Ventimiglia per donazione fattagli da suo padre. Melille Lo Vecchio acquistò dal citato Simone Ventimiglia marchese di Geraci il feudo di Ramata, senza prenderne l'investitura; Giacomo ed Antonino Lo Vecchio, figli del citato Melille, successero al padre del feudo suddetto, ma non presero l'investitura.
Vincenzo Arnone, acquistò il feudo di Ramata dai Lo Vecchio e fu investito del feudo il 18 marzo 1596, sposò Laura.
Vincenzo Arnone, figlio primogenito dei citati Vincenzo e Laura, s'investì del feudo il 15 gennaio 1600, si reinvestì il 15 febbraio 1622 per il passaggio della corona da Filippo III a Filippo IV.

Laura Arnone, figlia del citato Vincenzo, prese l'investitura del feudo il 6 novembre del 1629, per effetto della donazione fattagli da suo padre; sposò Lodovico Sarzana.

La citata Laura si reinvestì del feudo il 6 febbraio 1635 per restituzione di dote fattale dal marito. In seconde nozze sposò un Princivalle.

La citata Laura si reinvestì della baronia e del feudo di Ramata il 16 settembre 1666 per il passaggio della corona da Filippo IV a Carlo II.

Cristofaro Sarzana (o Zarzana) s'investì della baronia e del feudo di Ramata il 9 agosto 1684 come donatario di sua madre Laura Arnone e sposò Antonia Tagliavia.”
(1bis) -  Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza” a cura di Raffaele Borretti. Editoriale progetto 2000, pag. 23.
(1ter) - “ Il “signum” manoscritto, particolare e di elezione personale di ciascun notaio, ha certamente origine molto lontana nei tempi, contemporanea forse alla stessa origine della professione notarile, e garantiva l'identità del notaio rogante e l'autenticità del rogito, come oggi il sigillo ufficiale dei notai. Nel Regno di Napoli il  “segno” manoscritto venne abolito e sostituito da un'impronta in metallo recante il nome, il luogo e la provincia di appartenenza del notaio, in forza del Decreto 3 gennaio 1809, n° 268, di Re Gioacchino Napoleone, che stabiliva il nuovo Regolamento notarile. Altro Decreto del 3 settembre 1810, n° 729, stabiliva al 15 settembre 1810 l'entrata in pieno vigore del Regolamento notarile di cui al precedente decreto”. Vincenzo Maria Egidi “SIGNA TABELLIONUM EX ARCHIVIO PUBLICO COSENTINO, TESTO-TAVOLE-INDICI, FONTI E STUDI DEL Corpus membranarum italicarum”, vol.V, Direttore Antonino
 Lombardo, Il Centro di Ricerca Editore, Roma-1970, pp. 12, 65-66, tavv. LXIX-LXXI.
(1quater) -
Immagini tratte da “Colligite fragmenta. Il Lapidario di Cosenza fra storia, arte e restauro”, di Mario Panarello e Murat Cura, con contributi di Francesco Paolo Dodaro, Pasquale Faenza, Teresa Gaetano, Elena Giangiulio, Marianna Sangiovanni; conSenso publishing, 2019.

(2) - Davide Andreotti “Storia dei Cosentini”, Napoli 1869; Voll.II, pag. 280.

(3) - Fabrizio Castiglione Morelli “De Patricia Consentina Nobilitate Monimentorum Epitome”, Venezia 1713, pag. 75, al punto 5.

(4) - Erasmo Ricca, “La Nobiltà delle Due Sicilie”, Napoli 1839.

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Fonti bibliografiche:
- Luigi Palmieri, "Cosenza e le sue famiglie attraverso testi atti e manoscritti" Tomo II; Pellegrini Editore, Cosenza 1999.
- Eugenio Arnoni, "La Calabria illustrata Vol. IV  Il Circondario di Cosenza"; Edizioni Orizzonti Meridionali, Cosenza 1995.
- Mario Perfetti “Armi e cappelle gentilizie delle famiglie nobili dei Casali di Cosenza”, in “Calabria Nobilissima”, 1978.
- Frà Vincenzo Coronelli LXXVIII Ministro Generale dell'Ordine dei Minimi Conventuali  “Biblioteca Universale Sacro-Profana, Tomo Quarto”; Venezia MDCCIII.
- Ivan Pucci "Gli stemmi araldici nel contesto urbano di Cosenza e dei suoi casali", pag.80. Edizioni Orizzonti meridionali 2011.
- Sito web http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/829.


Casato inserito sul quinto volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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