
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Cosentino o Cosentini |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |

Cosenza, Chiostro di San
Francesco di Paola, stemma partito Moio e Cosentino |
L’antica e numerosa Famiglia Cosentino (o Cosentini),
originaria della Campania, il principe Mario
Putaturo Donati
Viscido di Nocera
ipotizzava da Sorrento; Giuseppe
Campanile,
nella sua opera
Notizie di Nobiltà
del 1672, a pagina 125 riporta testi più antichi che la
vogliono di Rocca Cilento (oggi frazione di Lustra in
provincia di Salerno), col tempo si spostò in
Basilicata, in particolare a Lauria, ed in Calabria dove
si diramò in: Aieta, Aprigliano, Bisignano, Casabona,
Celico, Cosenza, Reggio Calabria, San Mauro Marchesato,
Tropea.
In un testamento del 1391 di un notaio di Rende,
Mario
di
Mario
Cosentino
lasciò a
Ruberto,
figliuolo di
Fulvio,
suo nipote, le
terre di Valongo,
a condizione che questi facesse celebrare tante messe
delle rendite delle terre donate, per l'anima di lui,
prima che Ruberto arrivasse agli anni 16, e che costui
fosse educato giusta gli esempi e le norme di
Pietro
suo antenato.
Ruberto sposò Luna Rogliani (o Rogliano, famiglia
originaria di Rogliano la quale successivamente, come
per la Famiglia Cosentino, godette la nobiltà in
Bisignano), i capitoli matrimoniali furono stipulati il
5 novembre del 1431, con atto del notaio Flavio Rizzo di
Cosenza, tra i suoi genitori Fulvio e Claudia Selletta e
Pietro Rogliani. Nel 1439 Roberto si stabilì ad
Aprigliano (Corte), come risulta dall'albero genealogico
realizzato nell'Ottocento.
Roberto e Luna ebbero per figli:
Muzio,
il quale ebbe per figli:
Giuseppe
(n. 1504),
Pietro
(n. 1509), e
Pompeo
(n. 1509), figli di quest'ultimo furono
Ottavio
(n. 1530) e
Francesco
(n. 1535);
Fabrizio;
Mario;
ed
Ottavio
(n. 1443).
Mario ed Ottavio, figli di Roberto, si sposarono con le
sorelle Granata appartenenti alla nobile famiglia di
Bisignano, Ottavio, sposato a Lidia o Livia Granata
ebbe per figli:
Fulvio
(n. 8 marzo 1479), U.J.D., sposato a Claudia Silletta;
Giovanni Antonio
(1488 † Bologna, 1560), monaco carmelitano detto frate
Attanasio; e
Francesco
(n. 2 ottobre 1490).
Il principe di Bisignano Luca
Sanseverino dichiarò Mario meritevole di ogni
onore per il suo sangue e per le sue virtù, esentò lui
ed i suoi fratelli, figli ed eredi della giurisdizione
ordinaria del foro baronale per cause civili e
criminali, e per queste li sottopose immediatamente alla
conoscenza del principe e del suo vicario generale.
Il principe di Bisignano, Pietro Antonio Sanseverino,
nel 1527 concedeva a
Pietro Cosentino un privilegio che
iniziava con le seguenti parole:“Cum
nobilis familia Consentini patrizia civitatis nostrae
Bisinianensis...” lo creò suo consultore per
le cause civili e criminali, lo costituì giudice
perpetuo in tutte le cause che occorressero fra i suoi
vassalli di Bisignano e di tutto il suo Stato in fatto
di gravami; ordinò a tutti i suoi vassalli, nobili e
civili e del popolo, che portassero a lui quel rispetto
che gli conveniva. Inoltre affrancò Pietro, col medesimo
privilegio, da tutti i dazi, pagamenti e pesi, a cui
andavano soggetti i vassalli
(2).
Nel 1569
Virgilio
Cosentino, insieme all’Arcidiacono Giovanni Bernardino,
dovette recarsi, a nome del Capitolo della Cattedrale di
Bisignano, a “fare
visita all’Eccellentissimo Principe di Bisignano Nicolò
Bernardino Sanseverino
e all’Eccellentissima Principessa Isabella, fornendoli
di cavalcatura…(2bis)”.
In un atto notarile del 1584 troviamo citati:
Filiberto,
Marcello,
Cornelio,
ed
Ottavio.
Agli inizi del Seicento erano fiorenti in Bisignano più
rami della Famiglia, possedevano una Cappella dedicata
a San Martino nella Cattedrale, altra Cappella dedicata
al Santissimo Crocifisso nella Chiesa dei Frati Minori.
Nell'atto di ricostituzione del
Sedile dei Nobili di Bisignano
del 13 aprile 1645 erano godenti le seguenti
Famiglie: Acervo,
Alitto di
Giovan Battista, Aloise di Cola, Caro di Giovan
Battista, Caruso di Marco, Catapani,
Cosentini
di Andrea,
Cosentini di Filiberto, Errico di
Giovanni Alfonso, Fede di Mario, Fede di Silvio, Fede di
Gerolamo,
Ferrari
di Giovan Domenico, Fasanella di Cola,
Gaeta,
Granata di Giovan Battista, Gioppa di Giovan Jacovo,
Laymo di Fabio,
Longo di Scipione, Luzzi, Loe,
Maldotto di Giovan Battista, Pisa di Bartolo, Rende,
Ripulo di Giovan Domenico, Russo di Giovan Paolo, Rada,
Solima, Trentacapilli, Valle di Giovan Vincenzo, Ventre
di Bernardino, Zazzo di Giovan Battista.
Fabio,
sacerdote, celebrava messa nella chiesa di Santa Maria
del popolo, nel 1640 si verificò un furto sacrilego che
spogliò la chiesa di oggetti preziosi ed ex voto.
In un atto notarile del 1645 troviamo citati:
Giovanni,
Onofrio, e
Antonio Maria.
Nel 1672 troviamo citati:
Onofrio,
Antonio Maria, ed i clerici
Domenico,
Lajovico,
Berardino,
Giuseppe e
Pietro Antonio.
Giuseppe,
cononico della Cattedrale di Bisignano, venne nominato
Vicario Capitolare il 25 novembre 1679 per la morte del
vescovo Onofrio Manese (3 ottobre 1672 - 22 novembre
1679) e resse la diocesi fino alla nomina a vescovo di
monsignor Giuseppe Consoli (7 ottobre 1680 - marzo 1706)
(2ter).
Ottavio,
Capitano, ebbe per figlio
Pompeo,
Capitano, sposato a Geronima
Berlingieri, figlia di Pietro Antonio da Acri (†
1606) e di Beatrice Campolongo dei baroni di Firmo,
furono capitani di fanti italiani in Milano sotto il
duca d'Isernia e si comportarono con fedeltà e valore
singolare in sevizio del loro re.
Fabrizio
(† 1625), fratello di Pompeo, fu Capitano d'artiglieria
e conoscitore di cosmografia e di storia sacra e
profana, fu sepolto nella chiesa dei Riformati di
Bisignano.
Bernardino,
nel 1666 stipulò una convenzione con la magnifica Maria
Milizia, baronessa di Santa Sofia.
Della Famiglia si hanno notizie in Bisignano fino al
1834. |
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Tavole genealogiche dei rami della Famiglia in Bisignano
(2quater)
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Bisignano, Palazzo
Granata-Rende-Cosentino |

Bisignano, Palazzo
Granata-Rende-Cosentino |
Il magnifico
Gian Gregorio Cosentino, nativo di Bisignano,
nel 1550 circa si trasferì a Reggio Calabria.
Luca
(1582 † 1647), figlio di Gian Gregorio, sposato nel 1638 ad
Antonia
Bosurgi figlia di Giovanni, ebbero per figli:
Paolo,
canonico,
Diego, canonico, e
Giuseppe,
sposato a
Lavinia Vitale, i capitoli matrimoniali furono
stipulati nel 1676, ebbero per figlio
Diego,
sposato a Diana Prato, figlia di Giacomo e Musolina Spanò, i
capitoli matrimoniali furono stipulati il 23 novembre 1710,
ebbero per figlio
Gregorio,
sposato a
Laura
Musitano,
i capitoli matrimoniali furono stipulati il 12 agosto 1777,
ebbero per figlio
Diego,
nobile patrizio, il quale nel 1805 chiese il riconoscimento
della sua discendenza dal magnifico Gregorio Cosentino
appartenente al primo ceto di Bisignano, producendo vari atti
notarili dal 1579 al 1588, ed il suo albero genealogico
(3). |
Reggio Calabria, stemma
Bosurgi. A destra: stemma Vitale |

Stemma Musitano |
I Cosentino marchesi di Aieta |
Giuseppe Campanile nella sua opera
Notizie di
Nobiltà edita nel 1672 esordisce in questi
termini, citando fonti più antiche: “Adimario
filius quondam
Ioannis,
habitans in Rocca Cilenti, cum Guglielmo de Loria,
1203”.
Riccardo,
fu scudiero e valletto di re Carlo Illustre.
Niccolò,
figlio di Riccardo, cavaliere regio e chiamato
"di Corigliano",
sposò Luisella di Lauria, figlia di Giacomo, aiutante di
campo di suo zio Ruggero I di Lauria († Valencia, 1305),
Grande Ammiraglio di Carlo II d'Angiò, Signore di
Lauria, Castelluccio, Lagonegro, Laino, Maratea,
Rotonda, Papasidero etc. .
Girolamo,
originario di Lauria, dal 1459 fu segretario e consigliere di
re Ferdinando I
d'Aragona e dei suoi successori fino a
re Federico
con il titolo di nobile, sposò Laudonia
Scaglione;
suo figlio
Stefano
ebbe privilegi e feudi dai principi di Salerno e conti
di Lauria.
Antonio,
figlio di Stefano, sposò Bianca Malatacca ed ebbro per
figli:
Tiberio
(1528 † 1602), Vescovo di Lavello dal 1578,
e
Scipione († 1589) il quale acquistò la
baronia di Aieta, per ducati 13.000, da Lucrezia
Martirano, erede di suo fratello, barone Giovan Tommaso,
seguì il Regio Assenso l'11 luglio 1572; il feudo, sito
in
Calabria Citra in diocesi di Cassano comprendeva gli
attuali comuni di Aieta e Praja a Mare in provincia di
Cosenza ; sposò Ippolita Gazzineo ed ebbero per figli:
Isabella, sposata a Scipione
Brayda,
Ascanio, e
Giovan
Francesco († 1595), 2° barone di Aieta,
ebbe Significatoria di rilevio l'11 luglio 1590 per la
terra di Aieta con bagliva e mastrodattia come erede di
suo padre Scipione; sposò Ippolita (o Porzia) Mazzacane
di Giulio, barone di Omignano nel Cilento ed ebbero per
figli:
Girolamo, giurista, giudice della real
città di Reggio, e

Insegna del
Comune di Aieta |

Stemma Cosentini |

Praja a Mare, la
Rocca e l'isola di Dino |

Stemma sul
portale della Rocca |

Cappella della
Rocca, stemma Cosentino |
Scipione
(† 1632), 3° barone di Aieta, erede di suo padre, barone
Giovan Francesco; re Filippo IV, con Privilegio del 13
gennaio 1624 gli concesse il titolo di marchese, accanto
al palazzo fece costruire la cappella di famiglia
dedicandola a San Sebatiano; sposò Vittoria, di
Ferdinando
della Porta,
marchese di Episcopia e di Andreana, ed ebbero per
figli:
Beatrice,
monaca;
Matteo
(1632 † Rocca Imperiale, 1702), Vescovo di Anglona-Tursi
dal 1667,
Tursi,
Cattedrale, Cappella dove riposano le spoglie
del Vescovo Matteo
Si ringrazia la Signora Romina Manfredi per
averci inviato le foto. |
e
Giovan Francesco (1621 † 1699), 2°
marchese di Aieta, come erede di suo padre, marchese
Scipione; sposò Camilla
Pignatelli
di Pietro e Cornelia
Caracciolo,
ed ebbero per figli:
Agata
(1653) monaca,
Pietro,
Girolamo,
Carlo,
Scipione,
Tiberio,
Domenico il quale nella cappella
dell'Assunta, all'interno della chiesa madre di Santa
Maria della Visitazione fece apporre una lapide in
ricordo dello zio Matteo Vescovo di Anglona-Tursi, e |
 |
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Aieta, chiesa madre di
Santa Maria della Visitazione. A destra, Cappella
gentilizia dell'Assunta |
 |
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Giuseppe
(† Piano di Sorrento, 1721), 3° marchese di Aieta, ebbe
Significatoria di Rilevio il 22 luglio 1705 per la terra
di Aieta con le seconde cause, zecca e portulanìa, come
erede di suo padre, marchese Giovan Francesco; il 17
giugno del 1699 sposò Girolama
de Majo.
Tiberio, 4° marchese di Aieta, come
erede di suo fratello, marchese Giuseppe, morto improle.
Domenico († 1747), 5° marchese di Aieta,
come successore di suo fratello, marchese Tiberio, per
refuta fattagli il 16 giugno 1721, nell'intestazione del
17 novembre 1735 per la terra di Aieta, oltre le seconde
cause, zecca, portulanìa vi erano anche il falangaggio
ed ancoraggio nel porto dell'isola di Dino; nel 1724
fece ampliare la cappella di famiglia dedicandola a San
Giuseppe in onore del padre, già dedicata a San
Sebastiano, sulla facciata fece apporre lo stemma di
famiglia; sposato a Sorrento il 9 luglio 1721 con Anna
Maria
Guardati
(† Sorrento, 1765)
figlia di Giuseppe ed Orsola
Romano,
ebbero come figli:
Beatrice
(1734), monaca nella S.S. Trinità;
Orsola (1731 † Sorrento, 1759), sposata
il 19 febbraio 1750 a Salvatore
Falangola;
Lucrezia (1732 † Sorrento, 1788),
sposata il 2 settembre del 1750 a Carlo Guardati;
Giuseppe ed il primogenito |
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Aieta, cappella di
famiglia dedicata a San Giuseppe. A destra: interno
della cappella di San Giuseppe |

Timpano della cappella di
San Giuseppe in Aieta, stemma inquartato: nel 1° Cosentino, 2°
Guardati, 3°
Pignatelli, 4°
Romano |
Francesco Maria Giuseppe Antonio Pasquale Andrea
(1723 † Ogliastro Marina di Castellabate, 1748), i suoi
padrini furono il duca don Annibale Marchese e la sua
signora donna Vittoria Marchese, patrizi napoletani; 6°
marchese di Aieta per successione a suo padre, marchese
Domenico, morì dopo pochi mesi del padre; nel 1746 o
1747 si mise a capo della popolazione di Aieta quando a
mano armata andarono a svellare le risiere del vicino
territorio di Castronuco. Probabilmente, perseguitato
dalla giustizia spinta dal duca di Fortore proprietario
della risiera, si rifugiò ad Ogliastro e vi morì, forse
perchè avevano dei parenti o delle proprietà; del suo
ramo si descriverà di seguito.
Giuseppe
Maria
(Sorrento, 1725 † 1759), 7° marchese di Aieta,
successe a suo fratello Francesco; il 15 settembre 1753
sposò Livia
Lombardo
dei baroni di San Chirico
con la quale ebbero per figlio
Domenico (1755 † Cosenza, 1821) 8°
marchese di Aieta, erede di suo padre, marchese
Giuseppe, il 18 settembre 1761 s'intestò la terra di
Aieta con le seconde cause, zecca, portulanìa ed
ancoraggio dell'isola di Dino;
vendette il feudo a Vincenzo Maria
Spinelli,
principe di Scalea, per ducati 110.250 con Regio Assenso
del 20 settembre 1799, con la clausola che il titolo di
marchese fosse trasferito su altro feudo che egli
possedeva,
comprato dalla Regia Corte in
Abruzzo Ultra,
con Regio Assenso del 14 ottobre 1769, ribattezzandolo
Aieta, del titolo continuarono a fregiarsi i suoi
discendenti; fu nominato Direttore Generale dei Dazi
Diretti di Cosenza; sposò Vittoria
Valignani
dei duchi di Vacri (†
1840) ed ebbero ventidue figli:
Giuseppe (1779†
1797);
Anna Maria
(1778 † 1779);
Francesca Maria, monaca in Santa Chiara
a Nola;
Tommaso (1780 †
1782);
Francesco (1781 †
1783);
Camilla
(1782 † 1858), monaca
prese il nome di Maria Carmela;
Francesco
Saverio (1783 †
1813);
Carlo Maria (1785 †
1830);
Anna Maria
(1786 † 1850);
Lucrezia (1789);
Luigi
(1790);
Ferdinando
(1791 † 1793);
Orsola
(† 1862);
Stefanicia
(1792 † 1822);
Giovanna
(1794 † 1865);
Michele (1795 †
1799);
Gennaro Maria
(1798 † 1814); Michela
(1799);
Olimpia
(1806 † 1867), sposata
il 4 aprile 1842 a Raffaele
de Petra,
ancora nel 1886 il municipio di Aieta pagava ai suoi
figli 40 ducati conto annuo;
Tommaso (1787 †
1838), 9° marchese di Aieta, per successione a suo
padre, marchese Domenico, sposato l'11 settembre 1831 a
Patrizia Fianci (†
1839), non ebbero prole;
Luigi
Maria (1790 †
1858) 10° marchese di Aieta,
per successione a suo fratello, marchese Tommaso,
sposato il 30 novembre 1843 a Maria Serafina
di Donato
dei baroni di Casteldonato, non ebbero prole;
Maria
Giuseppa (1801 †
1890), 11^ marchesa di Aieta, per successione a suo
fratello Luigi Maria, nel 1829 sposò a Napoli Innocenzo
de Miro
(1800 †
1874), patrizio di Sorrento, figlio cadetto di Giacomo,
duca di Collecorvino.
Lorenzo de Miro (1830 †
1908), 12° marchese di Aieta, per successione a sua
madre, marchesa Maria Giuseppa, riconosciuto con Decreto
Ministeriale del 15 aprile 1898. |

© Aieta (Cosenza), palazzo
appartenuto ai marchesi Cosentino |
Aieta (Cosenza), palazzo
appartenuto ai marchesi Cosentino; a destra: la loggia,
sullo sfondo il mar Tirreno |

Loggiato, lo stemma
scolpito |
I Cosentino di Francesco di Aieta |
Il marchese Francesco (1723
† 1748) figlio del marchese
Domenico, morto prematuramente senza prendere
intestazione del feudo, al quale successe suo fratello
Giuseppe, aveva sposato Angela de Fazio con la quale
ebbero per figlio
Giuseppe (n. a Pizzo Calabro, 1743),
sposato con Rosaria Rodi, ebbero per figli, tra
gli altri:
Ferdinando
(n. a Pizzo Calabro, 1778 † 1816), Sotto Direttore delle
Saline, e
Lucantonio
(n. a Pizzo Calabro, 1773), a sua volta sposato con
Maria Vincenza Riglieri, ebbero per figlio,
Giuseppe Cosentini (n. a Pizzo Calabro,
1799), sposato a Maria Enrichetta de Casiron ebbero per
figli:
Clara,
Adriana,
Innocenza e
Raimondo
(n. a Napoli, 10-11-1838), nobile dei marchesi di Aieta,
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, Cavaliere
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro; già Ufficiale
delle Guardie del Corpo a Cavallo Napoletane, disertato
a settembre 1860, come garibaldino prese parte alla
campagna di Capua e, successivamente a Caserta, nel
Regno d'Italia fu Sottotenente nel 15° Turr, fu uno dei
quattro Ufficiali che riorganizzo il gruppo dei
Corazzieri, fu nominato Tenente Colonnello e
successivamente Colonnello; sposò Antonia Camuzzoni di
Vicenza ed ebbero per figli:
Arturo,
Tenente di Fanteria;
Giovanni,
Sottotenente M.T., sposato con Fausta Prignacchi,

Raimondo e Angelo Cosentini |
ebbero Evelina
ed Ugo
disperso in Russia;
Ugo,
Tenente di Vascello, Comandante Regio Sommergibile,
sposato con Anna Maria Lang, ebbero per figlia
Laura;
Giuseppe ed
Angelo,
nobile dei marchesi di Aieta, Cavaliere dell'Ordine dei
Santi Maurizio e Lazzaro, Colonnello Comandante 21°
Bersaglieri, sposato con Maria Panichi di Ascoli Piceno
con la quale ebbero
Achille
(1901
† 1986), nobile dei marchesi
di Aieta, sposato alla nobile Maria Teresa Crivelli
Visconti di Milano hanno avuto come figli:
Adriano,
nobile dei marchesi di Aieta, ha per figlia
Sara;
Angela
Maria, nobile dei marchesi di Aieta, ed
il primogenito
Alessandro
(1930 † 2006), nobile
dei marchesi di Aieta, morto improle; negli anni
cinquanta del Novecento recandosi a visitare il feudo
posseduto dai suoi avi in Calabria, notò le rovine della
rocca di Praja, l'acquistò e restaurò, inoltre, fece
ricorso al tribunale di Milano per poter aggiungere al
proprio cognome il predicato “di Aieta”, con sentenza
del 14 marzo 1958, la 1^ sezione Civile del tribunale di
Milano ordinava all'Ufficiale dello stato civile del
comune di Milano di rettificare, aggiungendo al cognome
“Cosentini” il predicato “di Aieta” agli atti di nascita
(4). |

Adriano, Angela Maria ed Alessandro
Cosentini |
Ramo Cosentino de Mendoza |
Livio
Serra di Gerace, nelle sue
tavole genelogiche,
oltre a riportare il ramo dei marchesi di Aieta, riporta
quello dei Cosentino de Mendoza:
Giuseppe,
U.J.D., de' marchesi d'Aieta, medico, sposato il 25
marzo 1662 ad Andrea Malo y Mendoza dei conti di
Castrillo, la conobbe in quanto sua paziente che salvò
dalla peste; stanco di questa professione si laureò in
Giurisprudenza e fu eletto Giudice della
Gran Corte della Vicaria. In seguito si trasferì a
Madrid dove fu eletto Procuratore fiscale del Regio e
Supremo Consiglio d'Italia, in questa carica fece
assolvere la città di Tropea del debito al Regio Fisco
di 33.000 monete d'oro, per questo servizio, fu
aggregato, all'unanimità, alla Piazza Chiusa dei Nobili
di Tropea il 4 marzo del 1672.
Giuseppe ed Andrea ebbero per figli:
Vittoria
(n. 1666), sposata il 5 marzo 1696 a Giovan Battista
d'Aquino;
e
Paolo
(n. 25 gennaio 1663), sposato a Grazia Catalano
generarono:
Ferdinando
(n. 28 dicembre 1691) morto infante,
Carlo
(n. 9 novembre 1694),
Antonio
(n. 11 gennaio 1699),
Ferdinando
(n. 2 marzo 1701),
Orazio
(n. 4 novembre 1701), e
Giuseppe
(n. 16 gennaio 1707).
Carlo,
fratello del medico Giuseppe, con suo figlio
Cesare,
da Tropea andò a Napoli e vi morì di peste.
|

Stemma Cosentino di
Tropea |
Arma dei Cosentino di Tropea:
d'azzurro, alla quercia di verde sinistrata dal leone
d'argento lampassato di rosso rampante al fusto. |
Francesco
Scardaccione
nella
Raccolta delle
Famiglie Nobili e Notabili di Basilicata,
a pagina 156, per la Famiglia Cosentini inizia il suo
elenco con il citato
Girolamo,
Consigliere di re Ferdinando I d'Aragona.
Tiberio
(1528 † 1602), Vescovo, Dottore in legge.
Giuseppe,
Giudice in Rossano nel 1534.
Pasquale
(n. 1539), Medico, con diploma del 21 aprile 1560.
Michele,
Sindaco nel 1570.
Francesco,
Arciprete Curato nel Seicento.
Andrea
(n.1765), Dottore Fisico.
Pierluigi
(1795 † 1839), Agrimensore, sposò Maddalena Mastrangelo.
Nicola
(n. 1873), Ispettore Generale del ministero del
Bilancio.
Paolo
(1876 † 1943), Colonnello dei Carabinieri.
Giovanni,
Medico. |
I
Cosentini di Cosenza ebbero il
Privilegio della Familiarità nel 1459
(5).
Pietro,
Francesco e
Vincenzo
furono aggregati alla seconda piazza degli onorati
cittadini di Cosenza nel 1580
(5bis).
Pietro
Francesco, nel 1597, fu sindaco degli
onorati cittadini di Cosenza.
Don
Giovanni Cosentino, Caporale nello
Squadrone delle Guardie d'Onore di
Calabria Citra
(formazione militare voluta da
re Ferdinando II di Borbone per premiare
l'entusiasmo di quei sudditi che nei suoi viaggi lo
accolsero festosamente nella sua ascesa al trono, nel
1833 creò gli Squadroni delle Guardie d'Onore per ogni
provincia, ed uno per la Capitale) fu premiato per
essersi distinto nei rivolgimenti del 15 marzo 1844 a
difesa della Casa Borbone unitamente ai commilitoni: don
Ferdinando de Rose, Sergente; don Fabrizio
Castiglione Morelli,
Caporale; don Ettore Sansone, Caporale; don Diego
Barracco, Guardia; don Giovanni
Cosentino, Guardia; don Giuseppe de Chiara, Guardia;
don Gaetano Saporiti, Guardia; don Marzio Spada,
Guardia; don Bernardino
Telesio, Guardia; don Domenico Berardi, Guardia, già
decorato del titolo di Cavaliere dell'Ordine
di Francesco I con pensione di 12 ducati al mese; ed
il Comandante dello Squadrone, don Paolo del Gaudio
(succeduto a don Vincenzo Grisolia fu Tiberio) al quale
il Sovrano accordò la Croce di Cavaliere di Grazia dell'Ordine
di San Giorgio della Riunione
(5ter).
|
I Cosentino di Aprigliano |

Aprigliano, Palazzo Cosentini, ingresso dal giardino |

Aprigliano, Palazzo Cosentini, portale |
Gaetano
(n. 9 aprile 1510), sposato a Geronima de Chiara il 3
ottobre 1541, ebbe per figli
Pietro
Giovanni
e
Valerio,Valente
o Vale
(24 settembre 1547 †
1610) Cosentino, nel corso del tempo aveva accumulato un
considerevole patrimonio avendo acquistato diverse
difese
nella Sila Grande cosentina nella seconda metà del
Cinquecento, tra di esse: Serra di Busso in località Lo
Rica; sposato in prime nozze
con Diana
Muti,
in seconde nozze con Caterina
de Simone ebbe per figli:
Muzio
(n.
1576), sposato a Vittoria Cimino;
Geronimo
(n. 1578), comandante di truppa sotto il re Filippo IV;
Vespasiano;
Muzio
(n.
1576), sposato a Vittoria Cimino;
Fulvio,
U.J.D.;
Cesare,
U.J.D., e
Pirro
(n. 18 dicembre 1584), U.J.D., sposato in prime nozze
con Girolama de Chiara, morta prematuramente, non ebbero
prole; in seconde nozze sposò Maria
Donato di Roberto (avvocato, sposato con
Vittoria de Chiara aveva avuto altre figlie: Ippolita,
Antonia, Flavia ed Elisabetta, quest'ultima sposata con
Francesco Antonio
Barracco) con la quale ebbe per figli:
Caterina,
sposata con Andrea Barrese;
Roberto,
sposato con
Dianora
Cosentino di Bisignano, ebbero per figlie:
Diana,
sposata a Domenico Cozza e,
Belluccia,
sposata a Onofrio
Morello di Rogliano; e
Pirro juniore,
Utriusque Juris Doctor, sposato con Auria
Serra di Dipignano, ebbe per figli:
Giuseppe Antonio,
figlio naturale, avuto con Adriana de Marino di Napoli,
in quanto spesso vi si recava per esercitare la sua
professione; con sua moglie ebbero:
Antonia,
sposata con Giuseppe
Mollo,
Carlo
(1671 † 1758), poeta, noto per aver tradotto nel proprio
dialetto la
"Gerusalemme Liberata"
di Torquato Tasso, composta in ottava rima e pubblicata
nel 1737, dedicata a Francesco Maria
Carafa, principe di Belvedere, Gallicchio e
marchese di Anzi.
Sposato con Serafina Scarpati ebbero per figli:
Vittoria
(n. 1708), e
Francesco Saverio
(1706
† 1780), celibe. |
 |

Aprigliano, Palazzo
Cosentini visto da est |
Dal
Catasto Onciario del 1753 risultano censiti in
Aprigliano, oltre al ramo di Carlo, estinto con suo
figlio Francesco Saverio, quelli di:
Andrea,
di anni 65, sua moglie Lucrezia di anni 60, i figli
Marzio
di anni 46 e
Gaetano
di anni 32 e sua moglie Agata Piro di 26 ed il loro
figlio
Rocco
di anni 4;
Muzio,
di anni 53, il fratello maggiore
Tommaso
di anni 62 ed il fratello minore
Luigi
di anni 46; moglie di Muzio fu Caterina Mazza di anni 40
con i figli:
Antonio
di 21 anni, fu membro della deputazione che firmò il
Catasto Onciario,
Faustina
di anni 19,
Agata
di anni 17,
Orsola
di anni 16,
Nicoletta
di anni 14,
Anna
di anni 13,
Francesco
di anni 12,
Niccolò
di anni 9, e l'ultimo genito
Girolamo
di anni 1(1752 † 1832) che acquistò nella Sila Grande in
territorio di Aprigliano, il
feudo
di Capalbo detto anche Li Cossini
(ovvero feudo di Cussini in località Capalbo) dalla
Regia Azienda di Educazione di Napoli (già dei Gesuiti
poi espulsi dal Regno ed intestato agli
Ametrano
i quali lo presero in nome e per conto dei Gesuiti di
Cosenza), l'atto di acquisto fu stipulato
a Napoli il 5 marzo 1792, notaio Capobianco di Napoli,
con Regio Assenso del 20 marzo 1792; Girolamo
ne fu l'ultimo intestatario prima dell'eversione
(abolizione) della feudalità del 1806
(6).
La famiglia fu proprietaria di diverse
difese
nella Sila Regia nelle contrade di: Quaresima, Fiego,
Agnaturo, Trepidò Soprano, Cavaliere e Lorichella,
Lardone, Ciricilla Soprane e Sottana, Cognale della
Madonna, Seletta, Serra di Mola, Caprara, Pinicollito.
|

Sila Grande, Pinicollito,
ricadente nel comune di Aprigliano |

Sila Grande, Pinicollito,
la Torre |
Il barone Girolamo sposò
Agata
Parisio
(1764
† 1814) di Stefano e
Faustina d'Epiro, ed ebbero per figli:
Orsola
Maria,
sposata a Vincenzo Maria Cosentini del ramo di Celico;
Maria
Rosaria, sposata a Filippo Grisolia di
Tiberio da Celico (ebbero per figlia Agata che sposò
Raffaele
Collice);
Maria
Caterina, sposata Barrese di Spezzano
della Sila;
Gaetana,
sposata Boscarelli di Bisignano;
Diana,
sposata
Capocchiani
di Crotone;
Tommaso,
botanico, il quale introdusse la coltivazione della
patata in Sila che cambiò in meglio le condizioni di
vita delle popolazioni silane, fu Intendente di Calabria
Citra, patriota; e,
Luigi,
che sposò Mariantonia
Dattilo
dei marchesi di Santa Caterina con la quale
ebbero
Girolamo
juniore (1838 † 1893), il quale visse
per buona parte della sua vita lontano dalla terra
natia, morì nei pressi di Bruxelles, lasciò il suo
immenso patrimonio, compreso il palazzo di Aprigliano, a
suo cugino Giovanni Capocchiani e questo causò un lungo
contenzioso.

Secondo Enzo Stancati, il Palazzo
di Pompeo
Sersale,
posto tra Corso Telesio (ex Giostra Nuova) e
Piazza XV Marzo, abitato
anche dalle famiglie
Spiriti
e
Telesio,
è appartenuto ai Cosentini, in particolare a
Tommaso e
Girolamo. Di questo se ne ha
prova anche consultando il Catasto del 1873.
In questo Palazzo, all’approssimarsi della
venuta di Garibaldi a Cosenza, ha avuto sede il
Comitato Insurrezionale di Calabria Citra
presieduto dal barone Francesco
Guzzolini.
In questo stesso Palazzo, il 27 agosto 1860, fu
composto
e firmato l’atto di resa delle brigate
Borboniche stanziate a Cosenza, comandate dal
Brigadiere Cardarelli |
Ramo di Aprigliano /Corte
|

Stemma
sul Palazzo Cosentini in via Voroncello nel
Rione Corte, poi dei Ciacco-Gallucci-Alessio
Arma:
interziato in fascia, nel 1° all'aquila, nel 2°
al leone, nel 3° alla stella ad otto punte |
Aprigliano-Corte,
Palazzo Cosentini, sullo sfondo la Chiesa di San
Nicola |
Pietro Giovanni
(1555 † 1620), fratello
del citato Valerio,
Valente o Vale,
sposato in prime nozze a Flavia Muti, ed in seconde
nozze, il 14 agosto 1584, a Sertoria de Mazzeo ebbe per
figli:
Ippolita,
Villa,
Giovanni Domenico,
Onorio
e
Giuseppe
(† 1655) che possedeva parte del fondo di Agnatura in
Sila, sposò Luciana Cundura
di Figline ed ebbero per figli:
Giulia
detta Cicilla;
Paolo,
sacerdote;
Pietro Giovanni
alias Aniello
(nato
ad
Aprigliano/Corte
il 14 maggio 1620) conseguì gli studi in diritto civile
ed ecclesiastico a Napoli e Roma; e
Cesare
(16 aprile 1645 † 1687), U.J. D., sposato ad
Agata Filosa il 31 ottobre 1682, il quale ebbe per figli
Rosalba,
sposata a Bernardo
Petrone, ebbe una dote di 570 ducati, e
Domenico,
i quali persero i genitori in tenera età e furono
cresciuti dallo zio, don Paolo e da quella che doveva
essere la sua perpetua, Antonia di Orangia, Domenico, il
6 giugno 1700 sposò Antonia De Bonis (n.1683) ebbero
come figli:
Cesare detto Cecio,
dal Catasto Onciario del 1753 risulta essere di 47 anni
e possedere una
chiusa
nel luogo detto La Fundura, una
difesa
sita nel luogo dell'Agnatura ed una casa nel casal
d'Agosto;
Dorotea,
Saveria,
Agata,
Aniello
e
Pietro Vincenzo
(13
marzo 1721 † 6 agosto 1780), sposato a Faustina
Cosentini figlia di Muzio del ramo
Aprigliano/Grupa,
i capitoli matrimoniali furono firmati da Vincenzo ed
Antonio, fratello di Faustina, nei quali s'impegnava a
corrispondere una dote alla sorella di 650 ducati.
Giuseppe Maria
(1765
† 1836), figlio di Vincenzo e Faustina, fu conduttore
del feudo di Caccuri di proprietà della duchessa Rachele
Ceva Grimaldi,
il 27 agosto 1795 sposò Rosa
Parisio (Santo Stefano, 1776 † 1840) di Domenico (di
Stefano) e di Faustina
Stocco, ed ebbero per figli:
Maria Carolina
(n.1810) sposata il 4 novembre 1832 a Gaspare Lupo
Marsico (1913
† 1874) deputato per quattro legislature a partire dal
1861 nel collegio di Torre Annunziata;
Faustina
(n.1812) sposata Masci;
Mariantonia;
Agata
(1796
† 1887), sposata a Marco
Venneri di Cariati;
Francesco;
Domenico;
Luisa,
sposata il 27 aprile 1834 al barone Michele
Marra di Lappano;
e
Luigi
(1806
† giugno 1879), Cavaliere
dell'Ordine
di Francesco I, sposato a Castrovillari il 5
giugno 1833 alle ore 20:00 con Carolina, figlia di
Antonio dei marchesi Gallo di Castrovillari e di
Carolina
Nunziante, figlia del Generale Vito, con la quale
ebbero numerosa prole:
Giuseppe Salvatore
Alfonso
(n.1835), il quale si trasferì a San Mauro Marchesato in
provincia di Crotone, nel 1857 sposando Stefanina
Bisceglie ebbero per figli:
Carolina,
Giuseppina,
Emilia,
Rosina,
Annina,
Adelina,
Elvira,
Riccardo,
Adolfo,
Mario,
Alfredo,
Alberto,
ed
Amedeo,
quest'ultimo sposato ad Elisabetta Fortuna ebbero per
figli:
Ferdinando,
Stefania,
Emilia,
Elvira,
Rosa,
Carlo,
Roberto,
Ferruccio,
ed
Attilio,
quest'ultimo sposato a Rosa Piero hanno generato:
Maria
Adelina,
Ferdinando,
Maria Stefania,
Armando Amedeo,
Alfredo Roberto,
Ferruccio Antonio,
Carlo Nicola,
e
Mario;
Francesco
Marcellino
(n.1836);
Antonia Vincenza
Mariannina
(n.1837);
Vincenzo
Maria Gaetano
Stanislao
(n.1838);
Maria Luigina
(n.1840);
Rosina Felicia
Emilia
(n.1842);
Raffaella
(n.1844);
Antonio
(n.1847); e
Ferdinando Cesare
Francesco Pio
(n.1850), a fine Ottocento abitava in Cosenza a Casa
Cosentini “alla ficuzza” in via Abate Francesco Saverio
Salfi.
 |
 |
Luigi Cosentini e
la moglie Carolina, nobile dei marchesi del
Gallo |
Ferdinando
Cosentini e la moglie Maria Cosentini |

© Cosenza, Località detta "La Ficuzza", Casa Cosentini |

© Cosenza, Località detta "La Ficuzza", Casa Cosentini, Portale |
Ferdinando sposò
Maria
Cosentini (1857 † 1936) del ramo di Celico, figlia di
Giacinto e di Vincenza dei baroni
Collice,
ebbero numerosa prole:
Carmine
Francesco (n.1881);
Concetta
Nicolina (n.1882);
Filomena
Annunziata (n.1884);
Raffaele
Salvatore (n.1886);
Giacinto
Francesco (n.1890);
Raffaella
Rosaria (n. 1894);
Carmelina
Maria
(n.1896);
Angelo Nicola
(n.1901) e
Giuseppe Maria
Antonio (1892
†
1945), sposato a Michelina Perez (1901
†
1992) con la quale hanno avuto come figli:
Angelo
n.1943);
Lidia
(n. 1932);
Maria (1929
† 1989) ed il primogenito
Ferdinando (1925 †
1992) il quale sposando Antonia Mangone hanno generato:
Michelina (n. 1956);
Giuseppe
(n.1958);
Maurizio
(n. 1962);
Massimiliano
(n.1969). |
Ramo di
Aprigliano/Grupa e Manneto di Celico
|

Manneto di Celico, Palazzo Cosentini, portale |

Manneto di Celico, Palazzo Cosentini |
Ritornando alle origini,
Vespasiano,
figlio di
Valente o
Vale
e di Caterina de Simone, sposò Anna di Vono ed ebbero
per figli:
Francesco
Maria
(n. 24 marzo 1615) come risulta dal certificato di
battesimo redatto dal parroco della Chiesa di San
Demetrio dei Casali Carignano e Grupa di Aprigliano,
dottore in diritto civile ed ecclesiastico, e
Mario,
sposato a Faustina di Chiano ebbero per figli:
Antonio,
morì in giovane età;
Niccolò,
si addottorò e fu chierico; e
Saverio,
si trasferì a Manneto di Celico in seguito al matrimonio
con Vittoria Parise (†
1721), figlia di Domenico Parise, nel 1669 acquistò da
Fabio
Ferrari, figlio di
Scipione, il
suffeudo di
Macchia e Pianorotondo
territorio facente parte dei possessi feudali dei
principi di Bisignano (fu il principe Bernardino
Sanseverino
che ne investì del suffeudo come rimunerazione dei
servigi prestatigli Scipione Ferrari, con Regio Assenso
del 1509). Poichè Vittoria era figlia unica il feudo
passò a suo figlio
Domenico,
il quale possedette la proprietà di Lagarò poi Lagarò
Cosentino nella Sila Grande;
Vincenzo,
fu erede di suo padre Domenico. Dalla Platea del 1790,
Vincenzo risulta sostenere la Commenda dei
Cavalieri di Malta
di Cosenza con altri notabili di Celico: don Camillo
Parise, don Francesco, don Ignazio, ed il magnifico
Pietrantonio Valente, don Giacinto Via; si potrebbe
definire una partecipazione collaterale, come scrisse
Gustavo Valente, pur non militando personalmente
nell'Ordine vollero essere presenti e partecipi, indotti
dall'influenza sopra loro esercitata da legami di
parentela direttamente con Cavalieri, o famiglie a
questi danti quarto, esistenti nella stessa località
della presenza di chi assumeva obblighi, oppure
collegato con un Cavaliere Gerosolimitano.
Michele
(1785
†
1858), figlio di Vincenzo, ereditò i suoi beni, fu socio
onorario della Real Società Economica di Cosenza, così
lo descrisse lo scrittore Eugenio
Arnone
anch'esso di Celico:
Grave nel
portamento, amabile ne' modi, passò la vita fra l'amore
della sua numerosa figliolanza, la lieta conversazione
degli amici, lo studio che rafforza la mente,
ingentilisce il cuore.
Sposò Rachele, figlia del barone Nicola
Barberio Toscano
di San Giovanni in Fiore e della sua seconda moglie
Rosa
Cosentini di Celico, nel 1822 acquistò in Cosenza il
palazzo che affaccia su Piazza Piccola da don Giovanni
Leonetti. |

© Cosenza, Palazzo Cosentino |

© Cosenza, Palazzo Cosentino,
Portale |
Michele e Rachele ebbero numerosa prole, tra di essi:
Angelo
Antonio il quale ebbe per figlio
Michele
sposato a Maria
Martucci
dei Marchesi di Scarfizzi; e
Vincenzo Maria
(n.1808), il 7 gennaio 1836 sposò
Orsola Maria
Cosentini (1808 † 1843) del ramo dei Cosentini della
Grupa di
Aprigliano, figlia di Girolamo e di Agata
Parisio (di Stefano e Faustina d'Epiro), ed ebbero per
figli:
Saverio
(n.1843);
Giuseppe
(n. 1838), sposato a Stefanina Bisceglia ebbero per
figli
Alberto Maria,
Carolina Anna Maria Ursola, e
Liugi Maria
Pilerio Ercole
Andrea;
ed il primogenito
Giacinto
Saverio Andrea (n. 1837) il quale sposò,
il primo febbraio 1856 a San Pietro in Guarano, Vincenza
(n. il 15 aprile 1837) figlia del barone Michele Collice,
e generarono:
Carolina Maria
Stefanina (n.1864), sposata a Michele
Rizzuti di Filippo, di Spezzano Grande, possidente,
tuttora i suoi discendenti possiedono terre in Contrada
Muzzo, nella Sila Grande ricadente nel comune di Celico;
Vincenzo Maria Costantino (n.1862),
morto prematuramente; e la primogenita
Maria
(Manneto di Celico, 15 novembre 1857 † Cosenza,
26 dicembre 1936, nella casa di via Abate Salfi) la
quale sposò il citato
Ferdinando
Cesare Francesco Pio Cosentini del ramo
di Aprigliano. |
 |

Questa poesia, pubblicata sulla rivista
IL PITAGORA
e stampata a Scigliano, fu scritta dal piccolo Giacinto
(n.1837),
rivolgendosi a Saverio, il fratello più piccolo,
evocando la madre morta, Orsola Maria morì una settimana
dopo aver partorito Saverio, nel settembre del 1843 |

© Sila Grande, Lagarò Cosentino,
Villa Cosentino |

© Sila Grande, Lagarò Cosentino,
Villa Cosentino, Portale |

© Sila Grande, Lagarò Cosentino,
Villa Cosentino, Chiesetta |
Per quanto riguarda il feudo di Macchia e Pianorotondo,
Mario Pellicano Castagna scrisse di non aver rinvenuto
intestazioni successive a Domenico Parise; in questo
contesto vogliamo riportare che: Michele
Cosentini, figlio di Angelo e nipote di Michele e
Rachele Barberio Toscano, nel 1901, richiedeva il
riconoscimento del titolo di Barone di Macchia e
Pianorotondo da affiancare a quello della moglie, Maria
Martucci dei Marchesi di Scarfizzi, la
richiesta era accompagnata da una ricostruzione
genealogica. La consulta respinse la richiesta, uno dei
motivi fu perchè era un suffeudo e non un feudo.
Da una perizia del geometra Francesco Tancredi di
Pietrafitta, del 4 agoto 1888, incaricato per accertare
il valore dei fondi denominati Macchia e Pianorotondo si
evince quanto segue: Pianorotondo aveva un’estensione di
circa 176 ettari e fu stimato in Lire 35.017,38, Macchia
aveva un’estensione di circa 53 ettari e fu stimato in
Lire 36.504,71. Il valore complessivo delle proprietà,
tenuto anche conto di alcuni fabbricati di uso agricolo,
fu stimato di Lire 73.08,20 (circa 326.000 euro
attuali). |

Albero genealogico dei
Cosentini di Aprigliano |
La famiglia fu ricevuta nel
S.M.O. di Malta nel 1725 con Giuseppe Maria
Cosentino dei marchesi di Aieta, di Sorrento, di minore
età
(7). |
I Cosentino di Calabria Ultra |
Un ceppo della famiglia Cosentino si radicò a Cropani
(Catanzaro). |

Stemma Cosentino di
Cropani |
Arma Cosentino di Cropani:
trinciato, nel 1° d’azzurro al giglio d’oro, nel 2° di
rosso al leone d’oro, sulla partizione una banda
d’argento caricata da tre rose rosse bottonate d’oro. |
Altro ceppo si radicò a Feroleto Antico (Catanzaro) dove
Giacinto Cosentino fu Podestà, sul
portone d'ingresso di Palazzo Cosentino è apposto lo
stemma.
Arma Cosentino di Feroleto Antico:
alla torre accostata da un leone rampante, nel capo
l'aquila. Lo stemma è sormontato dalla corona di Conte. |

Feroleto Antico, Palazzo
Cosentino |
_________________
Note:
(1) -
Biblioteca Universitaria di Napoli,
“Imprese ovvero stemme delle famiglie italiane” di
Gaetano Montefuscoli.
(2)
- Filippo Cirelli “ Il Regno
delle Due Sicilie descritto e illustrato...”.
Napoli, Stabilimento Tipografico Gaetano Nobile, 1853;
vol.I pag. 51.
(2bis) - R. Fasanella
d’Amore,
“Una grande famiglia del Mezzogiorno mediovale: i
Sanseverino di Bisignano”, in Cultura e spettacolo nel
Principato di Bisignano…, a cura di L. Falcone,
Bisignano 1998.
(2ter) - Rosalbino
Fasanella d'Amore di Ruffano in "La Città di Bisignano e
il suo seggio (1339-1806)", Tipografia Editrice MIT,
Cosenza 2006, a pagg. 80-82, e pagg. 217-218.
(2quater) -
Tavole genealogiche tratte da Rosalbino Fasanella
d'Amore di Ruffano, op. cit. .
(3) - Rosalbino Fasanella
d’Amore di Ruffano, op. cit., pag.81.
(4)
-
Archivio Adriano Cosentini di Aieta.
(5)
-
Franz von Lobstein
in “Settecento Calabrese” Vol. I pag. 40.
(5bis)
-
Luigi Palmieri, "Cosenza e le sue famiglie attraverso
testi atti e manoscritti", Tomo II, pag. 335, Pellegrini
editore, 1999.
(5ter)
- Manlio del
Gaudio,
Curiosità
storiche di Calabria Citeriore (1806-1860),
Santelli 1994, pagg. 49-51.
(6)
- Mario Pellicano Castagna in “La Storia dei Feudi e dei
Titoli nobiliari della Calabria” Vol.I pag.374; Frama
Sud, 1984.
(7)
- Francesco Bonazzi di
Sannicandro, “Elenco dei cavalieri del D.M. Ordine di S.
Giovanni di Gerusalemme”, 1907.
_______________
Bibliografia:
- Francesco
Quattromani “ Carlo Cosentino (Aprigliano
1671-1658)” 2005, Pellegrini Editore.
- Archivio del Nobile Prof. Maurizio
Cosentini.
- Abate Francesco Sergio da Tropea in "Chronologica
Collectanea sive Chronicorum de Civitate Tropea", MDCCXX.
- Eugenio
Arnoni, “La
Calabria illustrata Vol. IV, Il Circondario di Cosenza”,
Edizioni Orizzonti Meridionali, Cosenza 1995.
- Gustavo Valente, “Il Sovrano Ordine di
Malta e la Calabria”, La Ruffa Editore, 1996.
|
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