Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Cosentino o Cosentini

A cura del dr. Giuseppe Pizzuti

Arma: d’azzurro, al pino al naturale nodrito sopra un monte d'oro di tre cime movente dalla punta, sinistrato da un leone dello stesso affrontato al tronco (1).
Arma di Bisignano e di Reggio Calabria: d’azzurro, all'albero di verde nodrito sopra un monte di tre cime del medesimo movente dalla punta, sinistrato da un leone d'oro affrontato al tronco.
Titoli: patrizi di Bisignano, patrizi di Cosenza, patrizi di Tropea, nobili di Reggio Calabria, marchesi di Aieta.


Cosenza, Chiostro di San Francesco di Paola, stemma partito Moio e Cosentino

L’antica e numerosa Famiglia Cosentino (o Cosentini), originaria della Campania, il principe Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera ipotizzava da Sorrento; Giuseppe Campanile, nella sua opera Notizie di Nobiltà del 1672, a pagina 125 riporta testi più antichi che la vogliono di Rocca Cilento (oggi frazione di Lustra in provincia di Salerno), col tempo si spostò in Basilicata, in particolare a Lauria, ed in Calabria dove si diramò in: Aieta, Aprigliano, Bisignano, Casabona, Celico, Cosenza, Reggio Calabria, San Mauro Marchesato, Tropea.
Filippo Cirelli riporta: questa schiatta, che ora è rappresentata da due delle primarie famiglie di Aprigliano, e che diede i Cosentini marchesi d'Aieta (1599 - 1806), fu nei tempi andati una delle famiglie più nobili di Bisignano. Intorno al 1600 era divisa in più case, due delle quali erano in Bisignano, un altro in Aieta, ed altre sparse in Aprigliano, Cropani, Casabona, e Napoli.
In un testamento del 1391 di un notaio di Rende,
Mario di Mario Cosentino lasciò a Ruberto, figliuolo di Fulvio, suo nipote, le terre di Valongo, a condizione che questi facesse celebrare tante messe delle rendite delle terre donate, per l'anima di lui, prima che Ruberto arrivasse agli anni 16, e che costui fosse educato giusta gli esempi e le norme di Pietro suo antenato.
Ruberto sposò Luna Rogliani (o Rogliano, famiglia originaria di Rogliano la quale successivamente, come per la Famiglia Cosentino, godette la nobiltà in Bisignano), i capitoli matrimoniali furono stipulati  il 5 novembre del 1431, con atto del notaio Flavio Rizzo di Cosenza, tra i suoi genitori Fulvio e Claudia Selletta e Pietro Rogliani. Nel 1439 Roberto si stabilì ad Aprigliano (Corte), come risulta dall'albero genealogico realizzato nell'Ottocento.

Roberto e Luna ebbero per figli:
Muzio, il quale ebbe per figli: Giuseppe (n. 1504), Pietro (n. 1509), e Pompeo (n. 1509), figli di quest'ultimo furono Ottavio (n. 1530) e Francesco (n. 1535); Fabrizio; Mario; ed Ottavio (n. 1443).
Mario ed Ottavio, figli di Roberto, si sposarono con le sorelle Granata appartenenti alla nobile famiglia di Bisignano, Ottavio, sposato a  Lidia o Livia Granata ebbe per figli:
Fulvio (n. 8 marzo 1479), U.J.D., sposato a Claudia Silletta; Giovanni Antonio (1488 † Bologna, 1560), monaco carmelitano detto frate Attanasio; e Francesco (n. 2 ottobre 1490).
Il principe di Bisignano Luca Sanseverino dichiarò Mario meritevole di ogni onore per il suo sangue e per le sue virtù, esentò lui ed i suoi fratelli, figli ed eredi della giurisdizione ordinaria del foro baronale per cause civili e criminali, e per queste li sottopose immediatamente alla conoscenza del principe e del suo vicario generale.
Il principe di Bisignano, Pietro Antonio Sanseverino, nel 1527 concedeva a Pietro Cosentino un privilegio che iniziava con le seguenti parole:“Cum nobilis familia Consentini patrizia civitatis nostrae Bisinianensis...” lo creò suo consultore per le cause civili e criminali, lo costituì giudice perpetuo in tutte le cause che occorressero fra i suoi vassalli di Bisignano e di tutto il suo Stato in fatto di gravami; ordinò a tutti i suoi vassalli, nobili e civili e del popolo, che portassero a lui quel rispetto che gli conveniva. Inoltre affrancò Pietro, col medesimo privilegio, da tutti i dazi, pagamenti e pesi, a cui andavano soggetti i vassalli
(2).
Nel 1569 Virgilio Cosentino, insieme all’Arcidiacono Giovanni Bernardino, dovette recarsi, a nome del Capitolo della Cattedrale di Bisignano, a “fare visita all’Eccellentissimo Principe di Bisignano Nicolò Bernardino Sanseverino e all’Eccellentissima Principessa Isabella, fornendoli di cavalcatura…
(2bis)”.


I
“signum” manoscritto del notaio apostolico, sacerdote Virgilio Cosentino, Attuario della Curia Vescovile di Bisignano, anno 1572. Vincenzo Maria Egidi “SIGNA TABELLIONUM EX ARCHIVIO PUBLICO COSENTINO, TESTO-TAVOLE-INDICI, FONTI E STUDI DEL Corpus membranarum italicarum”, vol.V, Direttore Antonino Lombardo, Il Centro di Ricerca Editore, Roma-1970, tav. X , numero 87.

In un atto notarile del 1584 troviamo citati: Filiberto, Marcello, Cornelio, ed Ottavio.
Agli inizi del Seicento erano fiorenti in Bisignano più rami della Famiglia,  possedevano una Cappella dedicata a San Martino nella Cattedrale, altra Cappella dedicata al Santissimo Crocifisso nella Chiesa dei Frati Minori. Nell'atto di ricostituzione del Sedile dei Nobili di Bisignano del 13 aprile 1645 erano godenti le seguenti Famiglie: Acervo, Alitto di Giovan Battista, Aloise di Cola, Caro di Giovan Battista, Caruso di Marco, Catapani, Cosentini di Andrea, Cosentini di Filiberto, Errico di Giovanni Alfonso, Fede di Mario, Fede di Silvio, Fede di Gerolamo, Ferrari di Giovan Domenico, Fasanella di Cola, Gaeta, Granata di Giovan Battista, Gioppa di Giovan Jacovo, Laymo di Fabio, Longo di Scipione, Luzzi, Loe, Maldotto di Giovan Battista, Pisa di Bartolo, Rende, Ripulo di Giovan Domenico, Russo di Giovan Paolo, Rada, Solima, Trentacapilli, Valle di Giovan Vincenzo, Ventre di Bernardino, Zazzo di Giovan Battista.
Fabio, sacerdote, celebrava messa nella chiesa di Santa Maria del popolo, nel 1640 si verificò un furto sacrilego che spogliò la chiesa di oggetti preziosi ed ex voto.
In un atto notarile del 1645 troviamo citati: Giovanni, Onofrio, e Antonio Maria. Nel 1672 troviamo citati: Onofrio, Antonio Maria, ed i clerici Domenico, Lajovico, Berardino, Giuseppe e Pietro Antonio.
Giuseppe, cononico della Cattedrale di Bisignano, venne nominato Vicario Capitolare il 25 novembre 1679 per la morte del vescovo Onofrio Manese (3 ottobre 1672 - 22 novembre 1679) e resse la diocesi fino alla nomina a vescovo di monsignor Giuseppe Consoli (7 ottobre 1680 - marzo 1706) (2ter).
Ottavio, Capitano, ebbe per figlio Pompeo, Capitano, sposato a Geronima Berlingieri, figlia di Pietro Antonio da Acri († 1606) e di Beatrice Campolongo dei baroni di Firmo, furono capitani di fanti italiani in Milano sotto il duca d'Isernia e si comportarono con fedeltà e valore singolare in sevizio del loro re.
Fabrizio († 1625), fratello di Pompeo, fu Capitano d'artiglieria e conoscitore di cosmografia e di storia sacra e profana, fu sepolto nella chiesa dei Riformati di Bisignano.
Bernardino, nel 1666 stipulò una convenzione con la magnifica Maria Milizia, baronessa di Santa Sofia.
Della Famiglia si hanno notizie in Bisignano fino al 1834.


Tavole genealogiche dei rami della Famiglia in Bisignano (2quater)

Bisignano, Palazzo Granata-Rende-Cosentino

Il magnifico Gian Gregorio Cosentino, nativo di Bisignano, nel 1550 circa si trasferì a Reggio Calabria.
Luca (1582 † 1647),  figlio di Gian Gregorio, sposato nel 1638 ad Antonia Bosurgi figlia di Giovanni, ebbero per figli: Paolo, canonico, Diego, canonico, e Giuseppe, sposato a Lavinia Vitale, i capitoli matrimoniali furono stipulati nel 1676, ebbero per figlio Diego, sposato a Diana Prato, figlia di Giacomo e Musolina Spanò, i capitoli matrimoniali furono stipulati il 23 novembre 1710, ebbero per figlio Gregorio, sposato a Laura Musitano, i capitoli matrimoniali furono stipulati il 12 agosto 1777, ebbero per figlio Diego, nobile patrizio, il quale nel 1805 chiese il riconoscimento della sua discendenza dal magnifico Gregorio Cosentino appartenente al primo ceto di Bisignano, producendo vari atti notarili dal 1579 al 1588, ed il suo albero genealogico (3)

Reggio Calabria, stemma Bosurgi. A destra: stemma Vitale


Stemma Musitano

I Cosentino marchesi di Aieta

Giuseppe Campanile nella sua opera Notizie di Nobiltà edita nel 1672 esordisce in questi termini, citando fonti più antiche: “Adimario filius quondam Ioannis, habitans in Rocca Cilenti, cum Guglielmo de Loria, 1203”.
Riccardo, fu scudiero e valletto di re Carlo Illustre.
Niccolò, figlio di Riccardo, cavaliere regio e chiamato "di Corigliano", sposò Luisella di Lauria, figlia di Giacomo, aiutante di campo di suo zio Ruggero I di Lauria († Valencia, 1305), Grande Ammiraglio di Carlo II d'Angiò, Signore di Lauria, Castelluccio, Lagonegro, Laino, Maratea, Rotonda, Papasidero etc. .
Antonio, fu Familiare della regina Giovanna II d'Angiò-Durazzo (Zara , 25 giugno 1371 † Napoli, 2 febbraio 1435). Franz von Lobstein in “Settecento Calabrese” Vol. III pag. 40, nota 13.
Girolamo, di Lauria, dal 1459 fu segretario e consigliere di re Ferdinando I d'Aragona e dei suoi successori fino a re Federico con il titolo di nobile, sposò Laudonia Scaglione; suo figlio Stefano ebbe privilegi e feudi dai principi di Salerno e conti di Lauria. Antonio, figlio di Stefano, sposò Bianca Malatacca ed ebbro per figli: Tiberio (1528 † 1602), Vescovo di Lavello dal 1578, e Scipione († 1589), riportiamo un Privilegio dato a Napoli il 19 novembre del 1544 di Assenso al censo costituito da Aurelia Sanseverino a favore di Scipione Cosentino di Lauria sui frutti della terra di Viggianello in Basilicata. Ministero dell'Interno, pubblicazione degli Archivi di Stato XI, Archivio di Stato di Napoli, Archivi Privati, Vol. I seconda edizione, Roma 1967, Archivio Sanseverino di Bisignano: 167.
Scipione acquistò la baronia di Aieta, per ducati 13.000, da Lucrezia Martirano, erede di suo fratello, barone Giovan Tommaso, seguì il Regio Assenso l'11 luglio 1572 (3bis); il feudo, sito in Calabria Citra in diocesi di Cassano comprendeva gli attuali comuni di Aieta e Praja a Mare in provincia di Cosenza; sposò Ippolita Gazzineo ed ebbero per figli: Isabella, sposata a Scipione Brayda, Ascanio, e Giovan Francesco († 1595), 2° barone di Aieta, ebbe Significatoria di rilevio l'11 luglio 1590 per la terra di Aieta con bagliva e mastrodattia come erede di suo padre Scipione; sposò Ippolita (o Porzia) Mazzacane di Giulio, barone di Omignano nel Cilento ed ebbero per figli: Girolamo, giurista, giudice della real città di Reggio, e


Insegna del Comune di Aieta


Stemma Cosentini


Praja a Mare, la Rocca e l'isola di Dino


Stemma sul portale della Rocca

Cappella della Rocca


Cappella della Rocca, stemma Cosentino

Scipione Sebastiano († 1632), 3° barone di Aieta, erede di suo padre, barone Giovan Francesco; re Filippo IV, con Privilegio del 13 gennaio 1624 gli concesse il titolo di marchese, accanto al palazzo fece costruire la cappella di famiglia dedicandola a San Sebatiano; sposò Vittoria, di Ferdinando della Porta, marchese di Episcopia e di Andreana, ed ebbero per figli: Beatrice, monaca; Matteo (1632 † Rocca Imperiale, 1702), Vescovo di Anglona-Tursi dal 1667,

Di seguito la concessione del titolo di Marchese

Tursi, Cattedrale, Cappella dove riposano le spoglie del Vescovo Matteo
Si ringrazia la Signora Romina Manfredi per averci inviato le foto.

e Giovan Francesco (1621 † 1699), 2° marchese di Aieta, come erede di suo padre, marchese Scipione; sposò Camilla Pignatelli di Pietro e Cornelia Caracciolo, ed ebbero per figli: Agata (1653) monaca, Pietro, Girolamo, Carlo, Scipione, Tiberio, Domenico il quale nella cappella dell'Assunta, all'interno della chiesa madre di Santa Maria della Visitazione fece apporre una lapide in ricordo dello zio Matteo Vescovo di Anglona-Tursi,  e

Aieta, chiesa madre di Santa Maria della Visitazione. A destra, Cappella gentilizia dell'Assunta

Giuseppe († Piano di Sorrento, 1721), 3° marchese di Aieta, ebbe Significatoria di Rilevio il 22 luglio 1705 per la terra di Aieta con le seconde cause, zecca e portulanìa, come erede di suo padre, marchese Giovan Francesco; il 17 giugno del 1699 sposò Girolama de Majo.
Tiberio, 4° marchese di Aieta, come erede di suo fratello, marchese Giuseppe, morto improle.
Domenico († 1747), 5° marchese di Aieta, come successore di suo fratello, marchese Tiberio, per refuta fattagli il 16 giugno 1721, nell'intestazione del 17 novembre 1735 per la terra di Aieta, oltre le seconde cause, zecca, portulanìa vi erano anche il falangaggio ed ancoraggio nel porto dell'isola di Dino; nel 1724 fece ampliare la cappella di famiglia dedicandola a San Giuseppe in onore del padre, già dedicata a San Sebastiano, sulla facciata fece apporre lo stemma di famiglia; sposato a Sorrento il 9 luglio 1721 con Anna Maria Guardati († Sorrento, 1765) figlia di Giuseppe ed Orsola Romano, ebbero come figli: Beatrice (1734), monaca nella S.S. Trinità; Orsola (1731 † Sorrento, 1759), sposata il 19 febbraio 1750 a Salvatore Falangola; Lucrezia (1732 † Sorrento, 1788), sposata il 2 settembre del 1750 a Carlo Guardati; Giuseppe ed il primogenito

Aieta, cappella di famiglia dedicata a San Giuseppe. A destra: interno della cappella di San Giuseppe


Timpano della cappella di San Giuseppe in Aieta, stemma inquartato: nel 1° Cosentino, 2° Guardati, 3° Pignatelli, 4° Romano

Francesco Maria Giuseppe Antonio Pasquale Andrea (1723 † Ogliastro Marina di Castellabate, 1748), i suoi padrini furono il duca don Annibale Marchese e la sua signora donna Vittoria Marchese, patrizi napoletani; 6° marchese di Aieta per successione a suo padre, marchese Domenico, morì dopo pochi mesi del padre; nel 1746 o 1747 si mise a capo della popolazione di Aieta quando a mano armata andarono a svellare le risiere del vicino territorio di Castronuco. Probabilmente, perseguitato dalla giustizia spinta dal duca di Fortore proprietario della risiera, si rifugiò ad Ogliastro e vi morì, forse perchè avevano dei parenti o delle proprietà; del suo ramo si descriverà di seguito.
Giuseppe Maria (Sorrento, 1725 † 1759), 7° marchese di Aieta, successe a suo fratello Francesco; il 15 settembre 1753 sposò Livia Lombardo dei baroni di San Chirico
con la quale ebbero per figlio
Domenico (1755 † Cosenza, 1821) 8° marchese di Aieta, erede di suo padre, marchese Giuseppe, il 18 settembre 1761 s'intestò la terra di Aieta con le seconde cause, zecca, portulanìa ed ancoraggio dell'isola di Dino;
vendette il feudo a Vincenzo Maria Spinelli, principe di Scalea, per ducati 110.250 con Regio Assenso del 20 settembre 1799, con la clausola che il titolo di marchese fosse trasferito su altro feudo che egli possedeva, comprato dalla Regia Corte in Abruzzo Ultra, con Regio Assenso del 14 ottobre 1769, ribattezzandolo Aieta, del titolo continuarono a fregiarsi i suoi discendenti; fu nominato Direttore Generale dei Dazi Diretti di Cosenza; sposò Vittoria Valignani dei duchi di Vacri ( 1840) ed ebbero ventidue figli: Giuseppe (1779 1797); Anna Maria (1778 1779); Francesca Maria, monaca in Santa Chiara a Nola; Tommaso (1780 1782); Francesco (1781 1783); Camilla (1782 1858), monaca prese il nome di Maria Carmela; Francesco Saverio (1783 1813); Carlo Maria (1785 1830); Anna Maria (1786 1850); Lucrezia (1789); Luigi (1790); Ferdinando (1791 1793); Orsola ( 1862); Stefanicia (1792 1822); Giovanna (1794 1865); Michele (1795 1799); Gennaro Maria (1798 1814); Michela (1799); Olimpia (1806 1867), sposata il 4 aprile 1842 a Raffaele de Petra, ancora nel 1886 il municipio di Aieta pagava ai suoi figli 40 ducati conto annuo;
Tommaso (1787
1838), 9° marchese di Aieta, per successione a suo padre, marchese Domenico, sposato l'11 settembre 1831 a Patrizia Fianci ( 1839), non ebbero prole;
Luigi Maria (1790
1858) 10° marchese di Aieta, per successione a suo fratello, marchese Tommaso, sposato il 30 novembre 1843 a Maria Serafina di Donato dei baroni di Casteldonato, non ebbero prole;
Maria Giuseppa (1801
1890), 11^ marchesa di Aieta, per successione a suo fratello Luigi Maria, nel 1829 sposò a Napoli Innocenzo de Miro (1800 1874), patrizio di Sorrento, figlio cadetto di Giacomo, duca di Collecorvino.
Lorenzo de Miro (1830
1908), 12° marchese di Aieta, per successione a sua madre, marchesa Maria Giuseppa, riconosciuto con Decreto Ministeriale del 15 aprile 1898.


© Aieta (Cosenza), palazzo appartenuto ai marchesi Cosentino

Aieta (Cosenza), palazzo appartenuto ai marchesi Cosentino; a destra: la loggia, sullo sfondo il mar Tirreno


Loggiato, lo stemma scolpito

I Cosentino di Francesco di Aieta

Il marchese Francesco (Aieta, 17 novembre 1723 Ogliastro Marina di Castellabate, 1748) figlio del marchese Domenico, morto prematuramente senza prendere intestazione del feudo, al quale successe suo fratello Giuseppe, aveva sposato Angela de Fazio con la quale ebbero per figlio Giuseppe Antonio Giorgio Annunziato (n. a Pizzo Calabro, 24 marzo 1743), sposato a Rosaria Rodi, ebbero per figli, tra gli altri: Ferdinando (Pizzo Calabro, 1778 † 1816), Sotto Direttore delle Saline, e Lucantonio Alessandro Saverio Giovanni Domenico Leonardo (n. a Pizzo Calabro, 17 marzo 1773), sposato a Maria Vincenza Riglieri, ebbero per figlio Giuseppe (n. a Pizzo Calabro, 1799), Capo Contabile della Direzione dei Dazi Indiretti, sposato a Maria Enrichetta de Cosiron ebbero per figli: Alfonso Maria Vincenzo Paolo (n. 16 novembre 1849); Ersilia Maria Giuseppa Vincenza (n. 22 maggio 1848); Giovanni Pasquale Alfonso (n. 13 aprile 1846), il suo ramo si descriverà di seguito; Maria Matilda Anna Vincenza (n. 16 febbraio 1835); Raimondo Francesco Paolo Vincenzo (n. 18 febbraio 1831, morto infante); Francesco Di Paola Luigi Natale Ferdinando Antonio (n. 25 dicembre 1843); Laura Maria Luigia Carmela Anna (n. 28 luglio 1841); Laura Maria Francesca Vincenza (n. 3 maggio 1840); Raimondo Francesco Paolo Vincenzo (n. 18 febbraio 1831, morto infante); Maria Vincenza Rosaria Ferdinanda Raimonda (n. 27 settembre 1825); ed i gemelli Francesco Paolo Luigi Vincenzo Pietro e Raimondo Paolo Luigi Vincenzo Pietro (nati a Napoli, il 10 novembre 1838), quest'ultimo fu Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, già Ufficiale delle Guardie del Corpo a Cavallo Napoletane, disertato a settembre 1860, come garibaldino prese parte alla campagna di Capua e, successivamente a Caserta, nel Regno d'Italia fu Sottotenente nel 15° Turr, fu uno dei quattro Ufficiali che riorganizzo il gruppo dei Corazzieri, fu nominato Tenente Colonnello e successivamente Colonnello;  sposò Antonia Camuzzoni di Vicenza ed ebbero per figli: Arturo, Tenente di Fanteria; Giovanni, Sottotenente M.T., sposato con Fausta Prignacchi,


Raimondo e Angelo Cosentini

ebbero Evelina ed Ugo disperso in Russia; Ugo, Tenente di Vascello, Comandante Regio Sommergibile, sposato con Anna Maria Lang, ebbero per figlia Laura; Giuseppe ed

Angelo, nobile dei marchesi di Aieta, Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Colonnello Comandante 21° Bersaglieri, sposato con Maria Panichi di Ascoli Piceno con la quale ebbero come figli: Clara, Adriana, Innocenza, Raimondo, ebbe una figlia di nome Anna, ed  Achille (1901 † 1986), nobile dei marchesi di Aieta, sposato alla nobile Maria Teresa Crivelli Visconti di Milano hanno avuto come figli: Adriano, nobile dei marchesi di Aieta, ha per figlia Sara; Angela Maria, nobile dei marchesi di Aieta, ed il primogenito Alessandro (1930 † 2006), nobile dei marchesi di Aieta, morto improle; negli anni cinquanta del Novecento recandosi a visitare il feudo posseduto dai suoi avi in Calabria, notò le rovine della rocca di Praja, l'acquistò e restaurò, inoltre, fece ricorso al tribunale di Milano per poter aggiungere al proprio cognome il predicato “di Aieta”, con sentenza del 14 marzo 1958, la 1^ sezione Civile del tribunale di Milano ordinava all'Ufficiale dello stato civile del comune di Milano di rettificare, aggiungendo al cognome “Cosentini” il predicato “di Aieta” agli atti di nascita (4).


Adriano, Angela Maria ed Alessandro Cosentini

Il citato Giovanni Pasquale Alfonso Cosentini (Napoli, 13 aprile 1846 † ivi, 1913), figlio di Giuseppe e di Maria Enrichetta de Cosiron, ingegnere, sposato a Laura Fondini (n. Genova † Napoli), ebbero per figli: Evarista (Genova, 16 agosto 1878 † ivi, 16 agosto 1878); ed Augusto (Benevento, 22 settembre 1877 † Napoli, 1946), sposato in prime nozze ad Angelina Cottrau (Napoli, 1882 † ivi, 1919), hanno avuto per figli: Guido (Napoli, 19 aprile 1906 † ivi, 28 giugno 1977), direttore generale Cinzano S.A., sposato ad Alice White (Francia, 12 settembre 1904 † Napoli, 10 marzo 1976), non ebbero prole; Marcella (Napoli, 19 novembre 1908 † Santiago del Chile, 19 agosto 1992), sposata ad Arnaldo Bifani; Sergio (Napoli, 21 marzo 1911 † ivi, 7 aprile 1972), dottore in economia, sposato a Vera Scaglia (Napoli, 5 gennaio 1915 † ivi, 1988), ebbero per figli Lùcia (Napoli, 22 agosto 1939 † ivi, 22 maggio 2003), sposata ad Italo Ormanni; e Bruno (n. Napoli, 2 giugno 1947), nobile dei marchesi di Aieta, ingegnere, sposato a Maria Piccillo (n. Napoli, 5 marzo 1949), hanno per figli: Sandro (n. Napoli, 29 agosto 1981), dottore in giurisprudenza, sposato a Nunzia Campanile (n. Napoli, 16 agosto 1984), hanno per figlio Bruno (n. Napoli, 15 maggio 2017); Simona (n. Napoli, 1° febbraio 1979), direttore artistico, sposata a Simone Tesorieri; ed il primogenito Sergio (n. Napoli, 17 novembre 1973) avvocato, sposato a Rita Scerbo (n. Catanzaro, 12 ottobre 1974), hanno per figli: Bruno Pio (n. Napoli, 23 settembre 2005), Ezio (n. Napoli, 12 gennaio 2008), ed Alessandro (n. Napoli, 14 settembre 2010).

Augusto (Benevento, 22 settembre 1877 † Napoli, 1946), in seconde nozze sposò Dora Acciaioli (Napoli, 1899 † ivi, 1941), ebbero per figli Giovannella (Napoli, 1929 † ivi, 27 luglio 1937); e Maurizio (Napoli, 6 marzo 1923 † ivi, 12 settembre 1977), ingegnere, sposato a Maria Teresa Zampaglione (Merville-Francia, l'8 ottobre 1923 † Piano di Sorrento, 5 maggio 1989), hanno avuto per figlio Giorgio (n. Napoli 26 ottobre 1956), nobile dei marchesi di Aieta, conte di Langrand Dumonceau, imprenditore, sposato a Giustina Micheluzzi (n. Napoli, 5 novembre 1965), hanno per figli: Maurizio (n. Malta, 19 novembre 1994), dottore in giurisprudenza; Mattia (n. Malta, 12 aprile 1996), ingegnere; Marino (n. Napoli, 4 luglio 2000); Tobia (n. Milano, 25 ottobre 2002); e Maria (n. Milano, 12 marzo 2006).

Ramo Cosentino de Mendoza

Livio Serra di Gerace, nelle sue tavole genelogiche, oltre a riportare il ramo dei marchesi di Aieta, riporta quello dei Cosentino de Mendoza: Giuseppe, U.J.D., de' marchesi d'Aieta, medico, sposato il 25 marzo 1662 ad Andrea Malo y Mendoza dei conti di Castrillo, la conobbe in quanto sua paziente che salvò dalla peste; stanco di questa professione si laureò in Giurisprudenza e fu eletto Giudice della Gran Corte della Vicaria. In seguito si trasferì a Madrid dove fu eletto Procuratore fiscale del Regio e Supremo Consiglio d'Italia, in questa carica fece assolvere la città di Tropea del debito al Regio Fisco di 33.000 monete d'oro, per questo servizio, fu aggregato, all'unanimità, alla Piazza Chiusa dei Nobili di Tropea il 4 marzo del 1672.
Giuseppe ed Andrea ebbero per figli: Vittoria (n. 1666), sposata il 5 marzo 1696 a Giovan Battista d'Aquino; e Paolo (n. 25 gennaio 1663), sposato a Grazia Catalano generarono: Ferdinando (n. 28 dicembre 1691) morto infante, Carlo (n. 9 novembre 1694), Antonio (n. 11 gennaio 1699), Ferdinando (n. 2 marzo 1701), Orazio (n. 4 novembre 1701), e Giuseppe (n. 16 gennaio 1707).
Carlo, fratello del medico Giuseppe, con suo figlio Cesare, da Tropea andò a Napoli e vi morì di peste.


Stemma Cosentino di Tropea

Arma dei Cosentino di Tropea: d'azzurro, alla quercia di verde sinistrata dal leone d'argento lampassato di rosso rampante al fusto.

Ramo di Lauria

Francesco Scardaccione nella Raccolta delle Famiglie Nobili e Notabili di Basilicata, a pagina 156, per la Famiglia Cosentini inizia il suo elenco con il citato Girolamo, Consigliere di re Ferdinando I d'Aragona.
Tiberio (1528 † 1602), Vescovo, Dottore in legge.
Giuseppe, Giudice in Rossano nel 1534.
Pasquale (n. 1539), Medico, con diploma del 21 aprile 1560.
Michele, Sindaco nel 1570.
Francesco, Arciprete Curato nel Seicento.
Andrea (n.1765), Dottore Fisico.
Pierluigi (1795 † 1839), Agrimensore, sposò Maddalena Mastrangelo.
Nicola (n. 1873), Ispettore Generale del ministero del Bilancio.
Paolo (1876 † 1943), Colonnello dei Carabinieri.
Giovanni, Medico.

Ramo di Cosenza

I Cosentini di Cosenza ebbero il Privilegio della Familiarità nel 1459 (5).
Pietro, Francesco e Vincenzo furono aggregati alla seconda piazza degli onorati cittadini di Cosenza nel 1580 (5bis).
Pietro Francesco, nel 1597, fu sindaco degli onorati cittadini di Cosenza.
Don Giovanni Cosentino,
Guardia nello Squadrone delle Guardie d'Onore di Calabria Citra (formazione militare voluta da re Ferdinando II di Borbone per premiare l'entusiasmo di quei sudditi che nei suoi viaggi lo accolsero festosamente nella sua ascesa al trono, nel 1833 creò gli Squadroni delle Guardie d'Onore per ogni provincia, ed uno per la Capitale) fu premiato per essersi distinto nei rivolgimenti del 15 marzo 1844 a difesa della Casa Borbone unitamente ai commilitoni: don Ferdinando de Rose, Sergente; don Fabrizio Castiglione Morelli, Caporale; don Ettore Sansone, Caporale; don Diego Barracco, Guardia; don Giuseppe de Chiara, Guardia; don Gaetano Saporiti, Guardia; don Marzio Spada, Guardia; don Bernardino Telesio, Guardia; don Domenico Berardi, Guardia, già decorato del titolo di Cavaliere dell'Ordine di Francesco I con pensione di 12 ducati al mese; ed il Comandante dello Squadrone, don Paolo del Gaudio (succeduto a don Vincenzo Grisolia fu Tiberio) al quale il Sovrano accordò la Croce di Cavaliere di Grazia dell'Ordine di San Giorgio della Riunione (5ter).

I Cosentino di Aprigliano

Aprigliano, Palazzo Cosentini, ingresso dal giardino. A destra: Aprigliano, Palazzo Cosentini, portale

Gaetano (n. 9 aprile 1510), sposato a Geronima de Chiara il 3 ottobre 1541, ebbe per figli Pietro Giovanni e Valerio,Valente o Vale (24 settembre 1547 † 1610) Cosentino, nel corso del tempo aveva accumulato un considerevole patrimonio avendo acquistato diverse difese nella Sila Grande cosentina nella seconda metà del Cinquecento, tra di esse: Serra di Busso in località Lo Rica; sposato in prime nozze con Diana Muti, in seconde nozze con Caterina de Simone ebbe per figli: Geronimo (n. 1578), comandante di truppa sotto il re Filippo IV; Vespasiano; Muzio (n. 1576), sposato a Vittoria Cimino; Fulvio, U.J.D.; Cesare, U.J.D., e Pirro (n. 18 dicembre 1584), U.J.D., sposato in prime nozze con Girolama de Chiara, morta prematuramente, non ebbero prole; in seconde nozze sposò Maria Donato di Roberto (avvocato, sposato con Vittoria de Chiara aveva avuto altre figlie: Ippolita, Antonia, Flavia ed Elisabetta, quest'ultima sposata con Francesco Antonio Barracco) con la quale ebbe per figli: Caterina, sposata con Andrea Barrese; Roberto, sposato con Dianora Cosentino di Bisignano, ebbero per figlie: Diana, sposata a Domenico Cozza e, Belluccia, sposata a Onofrio Morello di Rogliano; e Pirro juniore, Utriusque Juris Doctor, sposato con Auria Serra di Dipignano, ebbe per figli: Giuseppe Antonio, figlio naturale, avuto con Adriana de Marino di Napoli, in quanto spesso vi si recava per esercitare la sua professione; con sua moglie ebbero: Antonia, sposata con Giuseppe Mollo, Carlo (1671 † 1758), poeta, noto per aver tradotto nel proprio dialetto la "Gerusalemme Liberata" di Torquato Tasso, composta in ottava rima e pubblicata nel 1737, dedicata a Francesco Maria Carafa, principe di Belvedere, Gallicchio e marchese di Anzi.
Sposato con Serafina Scarpati ebbero per figli:
Vittoria (n. 1708), e Francesco Saverio (1706 † 1780), celibe.


Aprigliano, Palazzo Cosentini visto da est

Dal Catasto Onciario del 1753 risultano censiti in Aprigliano, oltre al ramo di Carlo, estinto con suo figlio Francesco Saverio, quelli di: Andrea, di anni 65, sua moglie Lucrezia di anni 60, i figli Marzio di anni 46 e Gaetano di anni 32 e sua moglie Agata Piro di 26 ed il loro figlio Rocco di anni 4; Muzio, di anni 53, il fratello maggiore Tommaso di anni 62 ed il fratello minore Luigi di anni 46; moglie di Muzio fu Caterina Mazza di anni 40 con i figli: Antonio di 21 anni, fu membro della deputazione che firmò il Catasto Onciario, Faustina di anni 19, Agata di anni 17, Orsola di anni 16, Nicoletta di anni 14, Anna di anni 13, Francesco di anni 12, Niccolò di anni 9, e l'ultimo genito Girolamo di anni 1(1752 † 1832) che acquistò nella Sila Grande in territorio di Aprigliano, il feudo di Capalbo detto anche Li Cossini (ovvero feudo di Cussini in località Capalbo) dalla Regia Azienda di Educazione di Napoli (già dei Gesuiti poi espulsi dal Regno ed intestato agli Ametrano i quali lo presero in nome e per conto dei Gesuiti di Cosenza), l'atto di acquisto fu stipulato a Napoli il 5 marzo 1792, notaio Capobianco di Napoli, con Regio Assenso del 20 marzo 1792; Girolamo ne fu l'ultimo intestatario prima dell'eversione (abolizione) della feudalità del 1806 (6). La famiglia fu proprietaria di diverse difese nella Sila Regia nelle contrade di: Quaresima, Fiego, Agnaturo, Trepidò Soprano, Cavaliere e Lorichella, Lardone, Ciricilla Soprane e Sottana, Cognale della Madonna, Seletta, Serra di Mola, Caprara, Pinicollito.
Tra le pregiate razze di cavalli di Calabria Citra vi era quella denominata Cosentini Giuseppe e Girolamo: Magra di giusta taglia, senza difetti, ma di poco moto E poco numerosa. Manca il padre. Giuseppe Giannuzzi Savelli  Aspetti storici della Calabria Citra dal feudalesimo al Risorgimento, dall'esame dei documenti d'archivio e dalla storia della famiglia Giannuzzi Savelli, p. 329. Archivio di Stato di Napoli - Ministero Interno Inv Fascio 2202.


Sila Grande, Pinicollito, ricadente nel comune di Aprigliano


Sila Grande, Pinicollito, la Torre

Il barone Girolamo sposò Agata Parisio (1764 1814)  di Stefano e Faustina d'Epiro, ed ebbero per figli: Orsola Maria, sposata a Vincenzo Maria Cosentini del ramo di Celico; Maria Rosaria, sposata a Filippo Grisolia di Tiberio da Celico (ebbero per figlia Agata che sposò Raffaele Collice); Maria Caterina, sposata Barrese di Spezzano della Sila; Gaetana, sposata Boscarelli di Bisignano; Diana, sposata Capocchiani di Crotone; Tommaso, botanico, il quale introdusse la coltivazione della patata in Sila che cambiò in meglio le condizioni di vita delle popolazioni silane, fu Intendente di Calabria Citra, patriota; e, Luigi, che sposò Mariantonia Dattilo dei marchesi di Santa Caterina con la quale ebbero Girolamo juniore (1838 † 1893), il quale visse per buona parte della sua vita lontano dalla terra natia, morì nei pressi di Bruxelles, lasciò il suo immenso patrimonio, compreso il palazzo di Aprigliano, a suo cugino Giovanni Capocchiani e questo causò un lungo contenzioso.


Biglietto da visita del barone Girolamo Cosentini juniore morto in Belgio. Si noti lo stemma adottato dal ramo dei baroni di Capalbo


Secondo Enzo Stancati, il Palazzo di Pompeo Sersale, posto tra Corso Telesio (ex Giostra Nuova) e Piazza XV Marzo, abitato
anche dalle famiglie
Spiriti e Telesio, è appartenuto ai Cosentini, in particolare a Tommaso e Girolamo. Di questo se ne ha
prova anche consultando il Catasto del 1873
. In questo Palazzo, all’approssimarsi della venuta di Garibaldi a Cosenza, ha avuto sede il
Comitato Insurrezionale di Calabria Citra presieduto dal barone Francesco
Guzzolini. In questo stesso Palazzo, il 27 agosto 1860, fu composto
e firmato l’atto di resa delle brigate Borboniche stanziate a Cosenza, comandate dal Brigadiere Cardarelli

Ramo di Aprigliano /Corte


Stemma sul Palazzo Cosentini in via Voroncello nel Rione Corte, poi dei Ciacco-Gallucci-Alessio.
Questo palazzo era appartenuto alla famiglia De Bonis, Giuseppe nel 1740 lo lasciò in eredità a sua sorella Antonia De Bonis, sposata a Domenico Cosentini, ed ai suoi nipoti Cesare, Aniello, e Pietro Vincenzo; la famiglia vi si trasferì e vendette il
palazzo dove abitavano.
Arma: interziato in fascia, nel 1° all'aquila, nel 2° al leone, nel 3° alla stella ad otto punte

Aprigliano-Corte, Palazzo Cosentini, sullo sfondo la Chiesa di San Nicola

Pietro Giovanni (1555 † 1620), fratello del citato Valerio, Valente o Vale, sposato in prime nozze a Flavia Muti, ed in seconde nozze, il 14 agosto 1584, a Sertoria de Mazzeo ebbe per figli: IppolitaVillaGiovanni Domenico (6bis), Onorio e Giuseppe († 1655) che possedeva parte del fondo di Agnatura in Sila, sposò Luciana Cundura di Figline ed hanno avuto per figli: Giulia detta Cicilla; Paolo, sacerdote; Pietro Giovanni alias Aniello (nato ad Aprigliano/Corte il 14 maggio 1620) conseguì gli studi in diritto civile ed ecclesiastico a Napoli e Roma; e Cesare (16 aprile 1645 † 1687), U.J. D., sposato ad Agata Filosa il 31 ottobre 1682, il quale ebbe per figli Rosalba, sposata a Bernardo Petrone, ebbe una dote di 570 ducati, e Domenico, i quali persero i genitori in tenera età e furono cresciuti dallo zio, don Paolo e da quella che doveva essere la sua perpetua, Antonia di Orangia, Domenico, il 6 giugno 1700 sposò Antonia De Bonis (n.1683) ebbero come figli: Cesare detto Cecio, dal Catasto Onciario del 1753 risulta essere di 47 anni e possedere una chiusa nel luogo detto La Fundura, una difesa sita nel luogo dell'Agnatura ed una casa nel casal d'Agosto; Dorotea, SaveriaAgataAniello e Pietro Vincenzo (13 marzo 1721 † 6 agosto 1780), sposato a Faustina Cosentini figlia di Muzio del ramo Aprigliano/Grupa, i capitoli matrimoniali furono firmati da Vincenzo ed Antonio, fratello di Faustina, nei quali s'impegnava a corrispondere una dote alla sorella di 650 ducati, generarono: Rosa, sposata a don Giuseppe Zacchini, ebbe in dote 1.450 ducati; Teresa, sposata nella Cattedrale di Cosenza l'anno 1786 a Pietro Maria De Prezi fu Raffaele, ebbe in dote 1.600 ducati; Raffaele, sposato a Rachele De Bonis; Aniello, sposato a Marianna De Fiore, ha avuto come figlio Leonardo che fu Pro Sindaco di Aprigliano negli anni 1844/1845; Domenico; e Giuseppe Maria (1765 † 1836), fu conduttore del feudo di Caccuri di proprietà della duchessa Rachele Ceva Grimaldi, il 27 agosto 1795 sposò Rosa Parisio (Santo Stefano, 1776 † 1840) di Domenico (di Stefano) e di Faustina Stocco, ed ebbero per figli:
Maria Carolina
 (n.1810) sposata il 4 novembre 1832 a Gaspare Lupo Marsico (1913 † 1874) deputato per quattro legislature a partire dal 1861 nel collegio di Torre Annunziata; Faustina (1813 † 1867), sposata nel 1835 a Giuseppe Masci di Santa Sofia; MariantoniaAgata (1796 † 1887), sposata a Marco Venneri di Cariati;  Francesco; DomenicoLuisa, sposata il 27 aprile 1834 al barone Michele Marra di Lappano; e Luigi (1806 † giugno 1879), Cavaliere dell'Ordine di Francesco I, sposato a Castrovillari il 5 giugno 1833 alle ore 20:00 con Carolina, figlia di Antonio dei marchesi Gallo di Castrovillari e di Carolina Nunziante, figlia del Generale Vito, con la quale ebbero numerosa prole: Giuseppe Salvatore Alfonso (n.1835), il quale si trasferì a San Mauro Marchesato in provincia di Crotone, nel 1857 sposando Stefanina Bisceglie ebbero per figli:  Carolina, Giuseppina,  Emilia,  Rosina,  Annina, Adelina, Elvira, RiccardoAdolfoMarioAlfredoAlberto, ed Amedeo, quest'ultimo sposato ad Elisabetta Fortuna ebbero per figli: Ferdinando,  Stefania,  Emilia,  Elvira,  Rosa,  Carlo, RobertoFerruccio, ed Attilio, quest'ultimo sposato a Rosa Piero hanno generato: Maria Adelina,  Ferdinando,  Maria StefaniaArmando AmedeoAlfredo RobertoFerruccio AntonioCarlo Nicola, e Mario;  Francesco  Marcellino (n.1836), sposato a Marianna Vitari di Rende; Antonia Vincenza Mariannina (n.1837); Vincenzo Maria Gaetano Stanislao (n.1838), sposato a Carolina Guido; Maria Luigina (n.1840); Rosina Felicia Emilia (n.1842); Raffaella (n.1844); Antonio (n.1847), sposato ad Elvira Quintieri di Carolei, figlia di Alarico, ha avuto come figli Carlo, Guido, Attilio, Silvio, ed Amelia, sposata all'Avvocato Pietro Cosentini di Aprigliano ha avuto come figlio Stefano che divenne farmacista e gestì la farmacia Misasi e Cosentini in Piazza Campanella a Cosenza, negli anni 30/40 del Novecento; e Ferdinando Cesare Francesco Pio (n.1850), a fine Ottocento abitava in Cosenza  a Casa Cosentini “alla ficuzza” in via Abate Francesco Saverio Salfi.

Luigi Cosentini e la moglie Carolina, nobile dei marchesi del Gallo

Ferdinando Cosentini e la moglie Maria Cosentini

© Cosenza, Località detta "La Ficuzza", Casa Cosentini, acquistata nel 1793, per 6.000 ducati,
da Giuseppe Maria Cosentini dagli eredi di don Pietro Landi

Ferdinando sposò Maria Cosentini (1857 † 1936) del ramo di Celico, figlia di Giacinto e di Vincenza dei baroni Collice, ebbero numerosa prole: Carmine Francesco (1881 † 1884); Concetta Nicolina (n.1882); Filomena Annunziata (n.1884); Francesco Salvatore (n.1886); Giacinto Francesco (n.1890); Raffaella Rosaria (n. 1894); Carmelina Maria (n.1896); Angelo Nicola (n.1901) e Giuseppe Maria Antonio (1892 † 1945), sposato a Michelina Perez (1901 † 1992) con la quale hanno avuto come figli: Angelo n.1943); Lidia (n. 1932); Maria (1929 † 1989) ed il primogenito Ferdinando (1925 † 1992) il quale sposando Antonia Mangone hanno generato: Michelina (n. 1956); Giuseppe (n.1958); Maurizio (n. 1962); Massimiliano (n.1969).

Ramo di Aprigliano/Grupa e Manneto di Celico

Manneto di Celico, Palazzo Cosentini, portale. A destra: Manneto di Celico, Palazzo Cosentini

Ritornando alle origini, Vespasiano, figlio di Valente o Vale e di Caterina de Simone, sposò Anna di Vono ed ebbero per figli: Francesco Maria (n. 24 marzo 1615) come risulta dal certificato di battesimo redatto dal parroco della Chiesa di San Demetrio dei Casali Carignano e Grupa di Aprigliano, dottore in diritto civile ed ecclesiastico, e Mario, sposato a Faustina di Chiano ebbero per figli: Antonio, morì in giovane età; Niccolò, si addottorò e fu chierico; e Saverio, si trasferì a Manneto di Celico in seguito al matrimonio con Vittoria Parise ( 1721), figlia di Domenico Parise, nel 1669 acquistò da Fabio Ferrari, figlio di Scipione, il suffeudo di Macchia e Pianorotondo territorio facente parte dei possessi feudali dei principi di Bisignano (fu il principe Bernardino Sanseverino che ne investì del suffeudo come rimunerazione dei servigi prestatigli Scipione Ferrari, con Regio Assenso del 1509). Poichè Vittoria era figlia unica il feudo passò a suo figlio Domenico, il quale possedette la proprietà di Lagarò poi Lagarò Cosentino nella Sila Grande, sposò Teresa Boscarelli; Vincenzo, fu erede di suo padre Domenico, sposò Rosaria Parise. Dalla Platea del 1790, Vincenzo risulta sostenere la Commenda dei Cavalieri di Malta di Cosenza con altri notabili di Celico: don Camillo Parise, don Francesco, don Ignazio, ed il magnifico Pietrantonio Valente, don Giacinto Via; si potrebbe definire una partecipazione collaterale, come scrisse Gustavo Valente, pur non militando personalmente nell'Ordine vollero essere presenti e partecipi, indotti dall'influenza sopra loro esercitata da legami di parentela direttamente con Cavalieri, o famiglie a questi danti quarto, esistenti nella stessa località della presenza di chi assumeva obblighi, oppure collegato con un Cavaliere Gerosolimitano. Michele (1785 1858), figlio di Vincenzo, ereditò i suoi beni, fu socio onorario della Real Società Economica di Cosenza, così lo descrisse lo scrittore Eugenio Arnone anch'esso di Celico: Grave nel portamento, amabile ne' modi, passò la vita fra l'amore della sua numerosa figliolanza, la lieta conversazione degli amici, lo studio che rafforza la mente, ingentilisce il cuore. Sposò Rachele, figlia del barone Nicola Barberio Toscano di San Giovanni in Fiore e della sua seconda moglie Rosa Cosentini di Celico, nel 1822 acquistò in Cosenza il palazzo che affaccia su Piazza Piccola da don Giovanni Leonetti.

Cosenza, Palazzo Cosentino. A destra: portale

Michele e Rachele ebbero numerosa prole, tra di essi: Angelo Antonio il quale ebbe per figlio Michele sposato a Maria Martucci dei Marchesi di Scarfizzi; e Vincenzo Maria (Zinga, 1808 † 1866), il 7 gennaio 1836 sposò Orsola Maria Cosentini (1808 † 1843) del ramo dei Cosentini della Grupa di Aprigliano, figlia di Girolamo e di Agata Parisio (di Stefano e Faustina d'Epiro), ed ebbero per figli: Saverio (n.1843); Giuseppe (n. 1838), sposato a Stefanina Bisceglia ebbero per figli Alberto Maria, Carolina Anna Maria Ursola, e Luigi Maria Pilerio Ercole Andrea; ed il primogenito Giacinto Saverio Andrea (1837 † Cosenza, 28 dicembre 1906, nella casa in località detta "La Ficuzza"), sposato il 1° febbraio 1856 a San Pietro in Guarano con Vincenza (n. il 15 aprile 1837), figlia del barone Michele Collice e della baronessa Carolina Ferrari di Roseto, hanno avuto come figli: Amelia (n. 1874), sposata nel 1890 a Michele Rizzuti di Spezzano Grande, figlio di Filippo, possidente, tuttora i suoi discendenti possiedono terre in Contrada Muzzo, nella Sila Grande ricadente nel comune di Celico; Carolina Maria Stefanina (n.1864);  Vincenzo Maria Costantino (1862 † Napoli, 1877), a seguito di questo evento sua madre Vincenza si ammalò e visse a Napoli fino alla sua morte avvenuta in un periodo ricompreso tra il 1880 ed il 1890; e la primogenita Maria (Manneto di Celico, 15 novembre 1857 † Cosenza, 26 dicembre 1936, nella casa di via Abate Salfi) la quale sposò il citato Ferdinando Cesare Francesco Pio Cosentini del ramo di Aprigliano.


Questa poesia, pubblicata sulla rivista IL PITAGORA e stampata a Scigliano, fu scritta dal piccolo Giacinto (n.1837),
rivolgendosi a Saverio, il fratello più piccolo, evocando la madre morta, Orsola Maria morì una settimana
dopo aver partorito Saverio, nel settembre del 1843


© Sila Grande, Lagarò Cosentino, Villa Cosentino

Sila Grande, Lagarò Cosentino, Villa Cosentino, Portale e Chiesetta

Per quanto riguarda il feudo di Macchia e Pianorotondo, Mario Pellicano Castagna scrisse di non aver rinvenuto intestazioni successive a Domenico Parise; in questo contesto vogliamo riportare che: Michele Cosentini,  figlio di Angelo e nipote di Michele e Rachele Barberio Toscano, nel 1901, richiedeva il riconoscimento del titolo di Barone di Macchia e Pianorotondo da affiancare a quello della moglie, Maria Martucci dei Marchesi di Scarfizzi, la richiesta era accompagnata da una ricostruzione genealogica. La consulta respinse la richiesta, uno dei motivi fu perchè era un suffeudo e non un feudo.
Da una perizia del geometra Francesco Tancredi di Pietrafitta, del 4 agosto 1888, incaricato per accertare il valore dei fondi denominati Macchia e Pianorotondo si evince quanto segue: Pianorotondo aveva un’estensione di circa 176 ettari e fu stimato in Lire 35.017,38, Macchia aveva un’estensione di circa 53 ettari e fu stimato in Lire 36.504,71. Il valore complessivo delle proprietà, tenuto anche conto di alcuni fabbricati di uso agricolo, fu stimato di Lire 73.08,20 (circa 326.000 euro attuali).


Albero genealogico dei Cosentini di Aprigliano

La famiglia fu ricevuta nel S.M.O. di Malta nel 1725 con Giuseppe Maria Cosentino dei marchesi di Aieta, di Sorrento, di minore età (7).

I Cosentino di Calabria Ultra

Un ceppo della famiglia Cosentino si radicò a Cropani (Catanzaro).


Stemma Cosentino di Cropani

Arma Cosentino di Cropani: trinciato, nel 1° d’azzurro al giglio d’oro, nel 2° di rosso al leone d’oro, sulla partizione una banda d’argento caricata da tre rose rosse bottonate d’oro.

Altro ceppo si radicò a Feroleto Antico (Catanzaro) dove Giacinto Cosentino fu Podestà, sul portone d'ingresso di Palazzo Cosentino è apposto lo stemma.
Arma Cosentino di Feroleto Antico: alla torre accostata da un leone rampante, nel capo l'aquila. Lo stemma è sormontato dalla corona di Conte.


Feroleto Antico, Palazzo Cosentino

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e per Vincenzo Cosentini il Registro della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà” – Archivio di Stato di Napoli.

_________________
Note:
(1) - Biblioteca Universitaria di Napoli, “Imprese ovvero stemme delle famiglie italiane” di Gaetano Montefuscoli.
(2) - Filippo Cirelli  Il Regno delle Due Sicilie descritto e illustrato.... Napoli, Stabilimento Tipografico Gaetano Nobile, 1853; vol.I pag. 51.
(2bis) - R. Fasanella d’Amore, “Una grande famiglia del Mezzogiorno mediovale: i Sanseverino di Bisignano”, in Cultura e spettacolo nel Principato di Bisignano…, a cura di L. Falcone, Bisignano 1998.
(2ter) - Rosalbino Fasanella d'Amore di Ruffano in "La Città di Bisignano e il suo seggio (1339-1806)", Tipografia Editrice MIT, Cosenza 2006, a pagg. 80-82, e pagg. 217-218.
(2quater) - Tavole genealogiche tratte da Rosalbino Fasanella d'Amore di Ruffano, op. cit. .
(3) - Rosalbino Fasanella d’Amore di Ruffano, op. cit., pag.81.
(3bis)
- Vincenzo Lomonaco, Giudice della Gran Corte Civile di Napoli, nella sua monografia sul "Santuario di Nostra Donna della Grotta nella Praja degli Schiavi", Napoli 1858, a pagina 14 riporta: ....Scipione Cosentino, nativo di Aprigliano, patrizio Cosentino...notizia della quale non abbiamo avuto conferma da altre fonti. L'autore, riporta nella stessa opera, l'iscrizione di una lapide presente del Santuario, fatta incidere da Domenico Cosentino, marchese di Aieta, nella quale si evince che discende dagli antichi patrizi di Cosenza. Di seguito lo stralcio dell'iscrizione.

(4) - Archivio Adriano Cosentini di Aieta.
(5) -
Franz von Lobstein in “Settecento Calabrese” Vol. III pag. 40.
(5bis)
- Luigi Palmieri, "Cosenza e le sue famiglie attraverso testi atti e manoscritti", Tomo II, pag. 335, Pellegrini editore, 1999.
(5ter)
- Manlio del Gaudio, Curiosità storiche di Calabria Citeriore (1806-1860), Santelli 1994, pagg. 49-51.
(6) - Mario Pellicano Castagna in “La Storia dei Feudi e dei Titoli nobiliari della Calabria” Vol.I pag.374; Frama Sud, 1984.
(6bis) -
Giovanni Domenico può essere identificato in quel Domenico che si trasferì a Spezzano Grande (oggi comune di Spezzano della Sila). In occasione della visita pastorale a Spezzano Grande dell'Arcivescovo di Cosenza Giovanni Battista Costanzo nell'anno 1600, nella chiesa di San Biagio, fu inaugurata una cappella eretta per legato di Domenico Cosentino; fu dotata del frutto di beni stabili e di una possessione arborata di sicomori in agro di Spezzano Grande detta “Sacconello”, e di altre terre in Regia Sila, dette “Pizzirillo” e “Scardaletto”. Parte della difesa di “Pizzirillo”, nel 1622, fu venduta da Orazio e Santelmo Cosentino al Convento di Spezzano Grande. Nello stesso Convento Domenico Cosentino, nel 1650, risultava possessore della cappella sotto il titolo “Concezione della Madonna”. Nei primi anni del Settecento, un ramo della famiglia risultava intestataria della cappella di San Giovanni e San Francesco Saverio, dentro la parrocchiale di San Nicola di Bari.
Arma dei Cosentino di Spezzano Grande: di rosso, al leone d'oro lampassato d'argento armato da scimitarra d'argento, attraversato da una banda del medesimo scorciata e caricata di tre rose di rosso, addestrato da tre teste di leone lampassate di rosso ordinate in palo e sanguinose del campo ed accompagnate nel capo da un giglio d'oro. Peppino Via, Luigi Palmieri, “Spezzano Grande, storia, folklore e nobiltà”, Edizioni Orizzonti Meridionali 1994, pag. 152.
(7) - Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Elenco dei cavalieri del D.M. Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme”, 1907.
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Bibliografia:
- Francesco Quattromani “ Carlo Cosentino (Aprigliano 1671-1658)” 2005, Pellegrini Editore.
- Archivio del Nobile Prof. Maurizio Cosentini.
- Abate Francesco Sergio da Tropea in "Chronologica Collectanea sive Chronicorum de Civitate Tropea", MDCCXX.
- Eugenio Arnoni, “La Calabria illustrata Vol. IV, Il Circondario di Cosenza”, Edizioni Orizzonti Meridionali, Cosenza 1995.
- Gustavo Valente, “Il Sovrano Ordine di Malta e la Calabria”, La Ruffa Editore, 1996.
- Rosalbino di Fasanella d'Amore di Ruffano, Domenico
Baffa Trasci, “Santa Sofia, rapporti con la città di Bisignano e le sue antiche famiglie”.


Casato inserito nel quinto volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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