Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Castriota Scanderbeg |
Arma:
d'oro
all'aquila bicipite spiegata e coronata nera, con la pila
raccorciata nel capo d'azzurro, caricata di una stella di sei raggi
d'oro.
Residenza: Napoli e
Lecce. |
Napoli - Quartiere Stella
© Stemma della Famiglia Castriota
Scanderbeg, marchesi di Auletta
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Giorgio Castriota Scanderbeg (Skenderbeu), nacque a Kruje
nel 1405, figlio di Giovanni, principe di Kruje(1).
Rapito e preso in ostaggio a 3 anni
insieme ai tre fratelli maggiori dei quali due furono uccisi e il terzo
messo in convento dal sultano Murat II, fu l’unico ad avere risparmiata
la vita.
Avviato alla carriera militare
presto si distinse non solo per il suo valore strategico ma anche
per intelligenza e cultura. Divenne un grande condottiero che
annoverò moltissime vittorie militari alle dipendenze dell’impero
turco.
Venuto a conoscenza delle sue
drammatiche origini abbandona l’esercito turco insieme a 300
fedelissimi e da quel momento la storia della sua vita cambiò
completamente.
Giorgio Castriota Scanderbeg |
Si mise a disposizione della “Lega dei popoli
albanesi” e combattè contro il sultano conquistatore
dell’Albania e di altre altre terre confinanti sino
all’Epiro.
Il
suo valore spinse papa Eugenio IV ad assoldarlo per combattere
l’Impero ottomano e ad ipotizzare una novella crociata contro
l’Islam.
Molti
componenti della famiglia Castriota Scanderberg, erano cavalieri
dell'Ordine del Dragone (o del Drago), un ordine militare istituito
dall'imperatore del Sacro Romano Impero Sigismondo di Lussemburgo
( 1368 + 1437), per contrastare il potere dell'Impero Ottomano.
Appartenevano a detto Ordine, oltre ai re Aragonesi, i
Ferrillo,
i
Cicinelli,
Sigmund di Lusserburgo, Vlad Dracula II ed altri. |
© Napoli - Stemma Famiglia Castriota Scanderberg - Sec. XVI
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Verso la metà del XIV secolo
iniziò l’esodo del popolo albanese verso la Puglia. Molti nobili
albanesi, per sfuggire allo sterminio, ripararono in Italia.
Per merito del grande condottiero, il sogno dei Sultani di estendere il
dominio islamico sino a Roma svanì.
Giorgio
Castriota Scanderbeg morì di malaria il 17 gennaio 1468; suo
erede fu Giovanni, il figlio avuto dalla
moglie Marina Donica Arianiti.
Il fanciullo con la madre si rifugiò a
Napoli, dove fu ospitato da
re Ferdinando d’Aragona, figlio
di Alfonso, ed ebbe in dono il castello di Gagliano in
Terra d'Otranto.
Divenuto adulto, il principe d'Albania, considerato un leone
dell'aristocrazia napoletana, fu l'amante delle due regine "tristi";
dopo aver "consolato" la regina Giovanna III, fu ammaliato dalle grazie
di sua figlia, la regina Giovanna IV, vedova di Ferrantino (Ferrante
II d'Aragona). |
Per tener segreta la relazione, i due amanti si
incontravano nel castello di Somma Vesuviana, l'isolata residenza
della giovane sovrana alle falde del Vesuvio, lontano dalla madre
che viveva a Castel Capuano.
Nel castello di Somma Vesuviana
avevano luogo i loro famosi conviti, noti all'epoca come "amore,
feste ed armi".
Un altro Giorgio fu tesoriere di Alfonso I
Piccolomini duca di Amalfi ed ottenne la
cittadinanza napoletana nel 1513. |
Castello di Somma Vesuviana (NA)
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La famiglia
godette di nobiltà in Venezia, Lecce,
Amalfi e Napoli, vestì l'abito di Malta nel 1561, fu
proprietaria di innumerevoli terre e casali, e fu decorata con
numerosi titoli, tra i quali:
baroni di:
Belvedere,
Casteluccio,
Fossaceca,
Macchia,
Mignano,
San Cosmo,
San Demetrio,
Trecase;
conti di:
Aradeo,
Atripalda,
Copertino,
Liverano,
Padula,
Soleto,
Spoltrone;
marchesi
di:
Atripalda,
Auletta,
Civita
Sant'Angelo;
duchi di:
Ferrandina
e
San Pietro
in Galatina (1485);
principi
di:
Albania.
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Ramo dei Baroni di Macchia, San Demetrio, San Cosmo |
Macchia, Casale
in
Calabria Citra
popolato da albanesi (oggi frazione di San Demetrio Corone, San
Cosmo è comune omonimo, tutti in provincia di Cosenza). Già nel 1088
l'antica Abbazia basiliana di Sant'Adriano possedeva
meteochis et ecclesiis et
villanis et
stabilibus et munimentis,
col tempo estese i suoi possedimenti nel territorio di Acri, nella
cui parte orientale sorsero i Casali di San Demetrio, Macchia, e San
Cosmo; all'inizio del Cinquecento, il principe di Bisignano
Bernardino
Sanseverino contestò
le usurpazioni poste in essere ai suoi danni dall'Abbazia, la quale
fu riconosciuta colpevole, e nel 1515 condannata alla restituzione
dei terreni occupati. Succeduto nello Stato di Bisignano il principe
Pietro Antonio Sanseverino, il 20 aprile 1517 stabilì un accordo con
l'Abate Commendatario di Sant'Adriano che fu riammesso nei territori
precedentemente occupati con la giurisdizione civile, mentre quella
criminale restò al principe di Bisignano.
Il
principe Pietro Antonio Sanseverino († Parigi, 8 aprile 1559), nel
1539 sposò in terze nozze
Erina
Castriota Scanderbeg († 15 settembre 1565), figlia di
Ferrante
(† 27 dicembre 1561), 2° duca di San Pietro in Galatina etc.,
figlio di
Giovanni,
1°
duca di San Pietro in Galatina
etc., patrizio veneto con privilegio del 15 settembre 1463, e di
Andreana
Acquaviva d'Aragona,
figlia di Belisario, 1° duca di Nardò e di Sveva Sanseverino dei
principi di Bisignano, e generarono: Vittoria, sposata a Ferrante
di Capua,
duca di Termoli, e Nicolò Bernardino, 5° principe di Bisignano, il
quale ereditò i titoli di sua madre: duca di San Pietro in Galatina,
conte di Soleto, barone di Gagliano e Salignano, posti in
Terra d'Otranto. |
San Demetrio Corone, Abbazia di
Sant'Adriano |
Macchia Albanese |
Ferrante, oltre Erina ebbe per figli, naturali e legittimati,
Pardo,
ed Achille,
Luogotenente a Cassano in Calabria Citra, sposato nel 1561 ad
Isabella, figlia naturale del citato Pietro Antonio Sanseverino
principe di Bisignano, ebbero per figli:
Costantino,
sposato a Laura Campilongo dei baroni di Lungro, e
Pirro,
barone di
Orsomarso, Capitano
di Cassano, acquistò i
feudi di Tullo,
Sant'Emiliano,
Bosco e
Tafagno,
nel 1584 vendette il
feudo di
Palombano; ebbe per figli
Isabella, ed
Antonio,
sposato in prime nozze a Livia
Cavallo Ruffo, in
seconde nozze a Vittoria Milizia Sanseverino († 8 giugno 1638),
figlia di Bernardino, barone di Santa Sofia, e di Erina Sanseverino,
figlia naturale di Nicolò Bernardino, 5° principe di Bisignano, il
quale, il 21 aprile 1597, le assegnò le
giurisdizioni criminali di Macchia, San Demetrio, e San Cosmo,
a succedergli fu sua figlia Vittoria, la quale ebbe significatoria
di relevio come erede per la morte di sua madre nel 1627. Antonio e
Vittoria generarono:
Costantino,
e Achille
(† 5 dicembre 1672), il 27 giugno 1644 ebbe significatoria di
relevio per le terre di Macchia, San Demetrio, e San Cosmo, sposato
il 13 maggio 1653 a
Camilla
Castriota generarono:
Giulia, sposata a Baldassarre
Sollazzo di Corigliano; ed
Antonio,
erede del feudo, sposato a Claudia de Paola generaro
Anna, monaca,
Achille,
e Giorgio,
il quale successe a suo padre ancora minorenne, rappresentato da sua
madre, il 26 novembre 1712 si intestò delle seconde e terze cause
criminali e miste, portulania e zecca di Macchia, San Demetrio, San
Cosmo e Vaccarizzo.
Luigi Sanseverino, 11° principe di Bisignano, acquistò da Giorgio
Castriota Scanderbeg Macchia e Vaccarizzo, con Regio Assenso del 3
aprile 1732. Il principe Luigi vendette a Carlo
Campagna,
le seconde e terze cause criminali e miste, portulania e zecca, di
Macchia, San Cosmo, San Demetrio, e Vaccarizzo, con Regio Assenso
del 7 maggio 1746. |
Corigliano, stemma Sollazzo Castriota.
Si
ringrazia il
Prof. Giovanni Scorzafave per averci inviato la foto. |
Giorgio
si trasferì a Napoli, il 10 febbraio 1733 sposò Fulvia Luzzi
Abenante,
ed ebbero per figli:
Maria
Camilla,
monaca, Maria Rosa,
monaca, Giovanni,
monaco olivetano,
Pirro, gesuita, e
Ferdinando (Napoli, 5 aprile 1739 † ivi, 25 marzo
1822), sposato a Maria Palomba, figlia di Francesco, marchese di
Cesa, e di Elena Morosini, generarono:
Filippo
(Napoli, 29 marzo 1783 † ivi, 25 dicembre 1835), Capitano di
Cavalleria, sposato nel 1818 a Caterina Pellegrini, baronessa di
Fossaceca e Castelluccio, signora di Broglio come erede di suo padre
Felice, il loro figlio
Ferdinando
(1825 † 1900) ereditò i titoli di
barone di
Fossaceca e Castelluccio,
e signore di Broglio;
Giorgio;
Antonio;
Maria Luisa,
monaca; ed il primogenito
Francesco
(Napoli, 23 novembre 1779 † ivi, 9 gennaio 1862), sposato il 17
settembre 1806 a Maria
Sanchez de Luna,
figlia del marchese Gabriele e di Teresa
Sambiase dei principi
di Campana, ebbbero per figli:
Gabriele
(n. 1820), sposato a Concetta dei marchesi Cervati;
Marianna,
sposata Giuseppe Ventapane dei marchesi di Ispani e San Pietro;
Giovanna,
sposata ad Alessandro
Bonito, marchese di
Petruro; Giorgio
(n. 1815); ed il primogenito
Antonio
(18 agosto 1810 † 2 dicembre 1899), sposato il 18 agosto 1839 a
donna Emanuela
di Gennaro, figlia ed
erede di Raimondo, marchese di Auletta, e signore di Sant'Angelo Le
Fratte, ebbero per figli
Elena
(1841 † 1877), sposata al conte Emanuele
Gaetani dell'Aquila d'Aragona,
e Giovanni
(1847 † 1929),
marchese di
Auletta,
signore di Sant'Angelo Le Fratte
dal 1899, sposato il 20 settembre 1869 a Maria
Sersale,
figlia del marchese Gaetano e di Maria Teresa
Milano Franco d'Aragona dei principi
di Ardore, ebbero discendenza. |
Nel 1514 Giovanna Castriota Scanderbeg, dama d'onore della regina
Giovanna III (ultima moglie di re Ferrante I d'Aragona e sorella di re
Ferdinando il Cattolico),
fece costruire a Napoli, raccogliendo le generose offerte di
aristocratici e popolani, un ospedale per curare i bisognosi. L'edificio fu trasformato in chiesa
nel 1595. |
© Napoli - Portantina in legno del
700, usata per brevi percorsi, appartenne a Don Diego Castriota di
Fondi, la cui
famiglia possedevano l'omonimo palazzo nel quartiere di S. Giuseppe
|
In Napoli, nel chiostro della chiesa di Santa Maria la Nova riposa
Costantino Castriota (†1500, vescovo d'Isernia alla fine del secolo XVI, |
© Napoli - Monumento funebre del
Vescovo Costantino Castriota |
il cui epitaffio sul
sepolcro recita: |
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Dall'epigrafe si evince che il
Vescovo Costantino discendeva da stirpe reale.
Alfonso Castriota,
marchese di Atripalda,
sposò in prime nozze
la
bella nobildonna napoletana Cassandra Marchese
che attirò le attenzioni e l'ammirazione di Jacopo
Sannazaro; il marchese di Atripaldi si ingelosì al punto
di chiedere ed ottenere il divorzio in virtù di un "breve papale" e
sposò, in seconde nozze,
Camilla Gonzaga.
Verso la metà del 1500 Cesare Castriota Scanderbeg, dottore in legge,
sposò Donna Ippolita
Confalone.
Giovanna Maria Castriota,
discendente di Giorgio Castriota Scanderberg
e
madre del duca di Nocera Francesco Maria
Carafa,
fondò il feudo di Castriota, poi denominato Cicala,
fu abbandonato e
poi rifondato nel 1616 dal conte Carlo
Cigala
(† 1631).
Ferrante
Castriota (†
Pavia, 1525) e Giambattista
Castaldo nel 1521
parteciparono alla guerra tra gli Imperiali e i Francesi,
affrontarono in località di Carbonera un contingente di Svizzeri che
calavano al soccorso dei Francesi assediati in Parma, uccidendone
circa duecento. Ferrante,
marchese
di Civita Sant'Angelo e
conte di
Spoltrone, sposò Camilla
di Capua, figlia di
Giulio Cesare conte di Palena;
morì nella
battaglia di Pavia del 1525.
Isabella Castriota, sorella di detto Ferrante, sposò nel 1518
Guido Fieramosca (†
Castello di Mignano, 1532), 2° conte di Mignano e Signore di
Rocca d’Evandro,
fratello maggiore del celebre Ettore, protagonista della
disfida di Barletta. Alla morte del marito, gli eresse un
magnifico monumento funerario.
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Montecassino, sepolcro di
Guido Fieramosca eretto dalla moglie Isabella Castriota
(2) |
Altro
Costantino Castriota, cavaliere dell'Ordine di Malta, partecipò con
grande maestria alla
battaglia di Lepanto del 1571.
Don
Filippo (Napoli, 1783
†
ivi, 1835) fu Capitano di cavalleria nell’esercito napoletano.
A Napoli il ramo dei principi d'Albania è rappresentato dai discendenti di Giovanni Castriota Scanderbeg
(Napoli, 1847 † ivi, 1929) e donna Maria
Sersale.
Il nobile Ferdinando Castriota Scanderbeg dal 1952 al
1958 e dal 1966 al 1968
fu governatore dell'Ospedale Elena d'Aosta di Napoli e
soprintendente del Pio Monte della Misericordia.
Napoli, elenco dei Governatori e
Commissari dell'Ospedale Elena d'Aosta di Napoli e dei
Soprintendenti e Commissari del
Pio Monte della Misericordia di Napoli dal 1910 al 1970 |
I Castriota si imparentarono con le più prestigiose famiglie del
Regno, tra le quali:
CARAFA:
Giovanna Castriota,
marchesa di Città Sant’Angelo, figlia ed erede del marchese
Ferrante e di Camilla
di Capua dei conti di Palena, già vedova
di Giovanni Castriota dei conti di Atripalda, sposò Alfonso Carafa (†
1581), patrizio napoletano, 3° duca di Nocera e 4° conte di
Soriano Calabro, figlio di
Ferdinando I (†
1558),
2° duca di Nocera, e di Eleonora Concublet, figlia di Giovanni
Francesco 2° marchese d’Arena.
Nocera Inferiore, stemma partito
Carafa e Castriota
Foto inviata dal collaboratore Matteo Fimiani da
Montoro (Av) |
de
Liguoro:
Ferdinando (1825
†
1900), barone di Fossaceca sposò nel 1859 Filomena
de Liguoro,
figlia di Gennaro dei principi di Presicce.
MARCIANO:
donna Camilla
Castriota della città di Lecce, figlia di
Ercole e di Ippolita Castriota,
sposò Marcello II
Marciano,
Reggente del Consiglio d’Italia nella Real Corte di
Spagna.
Palomba: Ferdinando (Napoli, 1739
†
ivi, 1822) sposò nel 1770 Maria Palomba, figlia di Francesco,
marchese di Cesa.
Sanchez de
Luna:
Francesco (Napoli, 1779
†
ivi, 1862) sposò nel 1806 Maria
Sanchez de Luna,
figlia del marchese Gabriele.
Sanseverino: Achille (†1591)
sposò nel 1561
Isabella
Sanseverino, figlia
di Pietro Antonio, principe di Bisignano.
Nel
1539 Irene Castriota Scanderbeg, figlia ed
erede di Ferdinando, duca di San Pietro in Galatina e Conte di
Soleto, sposò Pietrantonio Sanseverino (†1568),
grande di Spagna, principe di Bisignano, duca di San Marco e di
Corigliano.
SANTANGELO:
Carolina
Castriota
Scanderbech, figlia di Alessandro (1748 † 1803),
nobile di Barletta e Governatore Reale, e sorella del nobile
Federico (Amalfi, 1796 † Napoli, 1866), stimatissimo avvocato di
Napoli, sposò nel 1823
Nicola
Santangelo (5-1-1785
† 28-10-1851), Ministro di Stato per gli affari interni. |
Il nobile
Ferdinando
Castriota Scanderbeg dal 1966 al 1968 fu governatore
dell'Ospedale Elena d'Aosta di Napoli e soprintendente
del Pio Monte della Misericordia. |
I
Castriota Scanderberg
possedevano in Napoli alla via S. Maria di
Costantinopoli un magnifico palazzo passato al marchese Pisacane
e successivamente ai
Sabatelli. |
Napoli, corte del palazzo appartenuto
ai Castriota Scanderbeg, passato poi alla famiglia
Sabatelli |
Dipinto di Antonio Joli,
via Costantinopoli di Napoli, a sinistra palazzi
Firrao,
Castriota Scanderberg e
Spinelli;
in fondo la Porta di Costantinopoli, a destra palazzo
Pandone
poi passato ai
di Capua |
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________________
Note:
1) - Fu l’organizzatore e il
condottiere che si oppose con eroismo all’invasione e alla
conquista da parte dell’impero ottomano delle terre di Albania.
2) -
I due
epitaffi così recitano:
il primo: “Isabella Castriota fece [questa tomba] al carissimo
coniuge Guido Fieramosca Mennesio Regolo, che è [qui] sepolto
insieme con tutta la casata dei Fieramosca. Visse 52 anni, 7
mesi, 6 giorni e 9 ore. Nessun erede segue questo monumento.”
Il secondo: “Mentre, infelice, porto il lutto con pianto senza
fine questo monumento si accrebbe con le mie lacrime e, se con
esse se non avessi reso molli i miei tristissimi sentimenti,
anche io stessa sarei irrigidita qui, diventata pietra con tutto
il corpo.”
(Le traduzioni sono tratte da “La spada di Ettore Fieramosca” di
Umberto Maria Milizia).
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Bibliografia:
- Storia di Scanderbeg (Giorgio Castriota) Re d’Albania
(1412-1468) pel vescovo Fan S. Noli, versione di
Francesco Argondizza, Tipo-Litografico V. Ferri, Roma,
1924.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e
dei Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.III, Editrice C.B.C.
1999. |
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