Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.   

Case Regnanti: gli Angioini

Stemma degli Angioini

Gli Angioini ebbero per arme un tappeto d'azzurro disseminato di gigli d'oro, con in capo un pendente di rosso. Il rastrello differenzia il ramo cadetto dei d'Angiò con quello principale della  casa reale di Francia.  

             I RE ANGIOINI (1266 - 1441):

Carlo X d'Angiò, I come re di Napoli -©Proprietà Fondazione Biblioteca Pubblica Arcivescovile "A. De Leo" di Brindisi.
© Carlo I d'Angiò
(1266-1285)
 

Carlo XI d'Angiò, II come re di Napoli - ©Proprietà Fondazione Biblioteca Pubblica Arcivescovile "A. De Leo" di Brindisi.
© Carlo II d'Angiò
(1285-1308)
 

Roberto XII d'Angiò, II come re di Napoli - ©Proprietà Fondazione Biblioteca Pubblica Arcivescovile "A. De Leo" di Brindisi.
© Roberto II
d'Angiò (1309-1342)
 

Giovanna I d'Angiò - Regina di Napoli -©Proprietà Fondazione Biblioteca Pubblica Arcivescovile "A. De Leo" di Brindisi.
© Giovanna I
d'Angiò (1343-1380)
 

Carlo III di Durazzo - Re di Napoli - ©Proprietà Fondazione Biblioteca Pubblica Arcivescovile "A. De Leo" di Brindisi.
© Carlo III di
Durazzo (1381-1385)
 

Ladislao di Durazzo - re di Napoli - ©Proprietà Fondazione Biblioteca Pubblica Arcivescovile "A. De Leo" di Brindisi.
© Ladislao di
Durazzo (1386-1413)
 

Giovanna II di Durazzo - Regina di Napoli -©Proprietà Fondazione Biblioteca Pubblica Arcivescovile "A. De Leo" di Brindisi.
© Giovanna II di
Durazzo (1414-1434)
 

Renato d' Angiò - Re di Napoli - ©Proprietà Fondazione Biblioteca Pubblica Arcivescovile "A. De Leo" di Brindisi.
© Renato d' Angiò
(1435-1441)
 

Gli Angioini sono Francesi  provenienti dalle contee di Maine e Anjou e dal ducato di Povenza.

Napoli - Stemma Angioino
© Napoli- stemma Casa d'Angiò

Carlo I d’Angiò, figlio secondogenito di Luigi VIII re di Francia, nel 1266 è incoronato primo re di Napoli della Casa d'Angiò, dopo la vittoriosa battaglia di Benevento.
La città partenopea da ducale diventa capitale di un Regno che rimarrà unitario per quasi otto secoli.
Il passaggio dagli Svevi agli Angioini non è indolore, i primi anni sono duri per la popolazione di tutto il Meridione. L’imposizione dei tributi è esosa; c’è la “chinea” (imposta da Papa Clemente IV in cambio dell'investitura a re di Sicilia di Carlo nel 1265), ovvero l’omaggio annuale di un asino con in groppa due borse piene di oro (per un valore di circa settemila ducati d’oro) che il Pontefice esige per evitare scomuniche, come accaduto con Federico II, per non essere coinvolti in complotti o repentini voltafaccia, per frenare eventuali malcontenti del popolo a mezzo dell’informazione che in questi anni è di esclusivo appannaggio del clero; i sacerdoti della Curia romana, dal pulpito delle chiese, possono incendiare o sedare gli animi dei credenti.

Napoli - statua di re Carlo I d'Angiò
© Napoli - Carlo I d'Angiò

Incombe la minaccia delle truppe tedesche di Corradino di Svevia e, infine, occorre sedare le sommosse del partito ghibellino guidato da Giovanni da Procida.
I nobili napoletani, convinti che la nuova dinastia può garantire uno sviluppo autonomo e la liberazione dall’oppressione tedesca, continuano a sostenere con uomini e mezzi il piccolo ma efficiente esercito di Carlo I; si notano i primi vantaggi, in città si respira un’aria diversa, i poteri non sono più accentrati in una sola persona (il campolazzo).
I Sedili costituiscono di nuovo un punto di riferimento tra il sovrano e le esigenze della cittadinanza. Nascono le Logge, spazi destinati ad accogliere i mercanti stranieri, quali  i Provenzali,  i Marsigliesi, i Catalani,  i Fiorentini,  i Fiamminghi, i Veneziani oltre a quelli già presenti in città come i Genovesi, i Pisani, gli Amalfitani e gli Alessandrini.
Fioriscono le Corporazioni per difendere gli interessi delle categorie dei lavoratori; la popolazione aumenta vertiginosamente di numero, il tenore di vita è buono. Napoli si avvia a diventare una grande città di mare, cosmopolita, prima metropoli d'Italia e una delle prime capitali dell’Europa monarchica; sorgono imponenti edifici militari, civili e religiosi. Iniziano i lavori per la costruzione di Castel Nuovo, chiamato ancora oggi Maschio Angioino.  Fiamminghi, i Veneziani oltre a quelli già presenti in città come i Genovesi, i Pisani, gli Amalfitani e gli Alessandrini.

Napoli - Stemma di Gerusalemme




 

Napoli - Castel Nuovo


 



 

Napoli, stemma di Gerusalemme, Castel Nuovo e stemma di Carlo I d'Angiò 

Nel 1282 perde la Sicilia, dove sbarca Pietro III d’Aragona invocato anche da Giovanni da Procida, napoletano di fede sveva. Inizia una lunga guerra tra Angioini e Aragonesi.
Il sovrano muore a Foggia il 7 gennaio del 1285 lasciando il trono a suo figlio Carlo II (detto lo Zoppo), principe di Salerno.

Napoli - Castel Sant'Elmo
Napoli - Castel Sant'Elmo

Re Carlo II continua l’opera del padre, ordina la fabbricazione di Castel Sant’Elmo, al posto della torre di Belforte  costruita dai Normanni nel 1170 sulla collina del Vomero; promulga i Capitoli del Regno, ovvero le norme che regolano i diritti e di doveri del popolo. In Castel Nuovo, Pietro del Morrone nominato Sommo Pontefice col nome di Celestino V rinuncia all’incarico e nel 1294, nella stessa fortezza, Benedetto Caetani viene eletto Papa assumendo il nome di Bonifacio VIII.
Il sovrano angiono, dopo due vittorie ottenute sulla flotta di Federico d’Aragona e sui Genovesi al largo di Ponza, rinuncia nel 1302 ai diritti sulla Sicilia ricevendo in cambio la Sardegna. La pace di Caltabellotta dona un decennio di tranquillità al Regno di Napoli. Il Re muore il 5 maggio 1309 lasciando il trono al figlio Roberto, duca di Calabria e capo dei Guelfi della Toscana.

Il Sepolcro della moglie di Carlo II d’Angiò, la regina Maria d’Ungheria, si trova in Napoli nella chiesa di Santa Maria Donnaregina.


Napoli, sepolcro di Maria d’Ungheria (1257 Napoli, 1323), figlia de re di Ungheria Stefano V,   e della regina Elisabetta dei Cumani,  moglie di re Carlo II d’Angiò  

Napoli - sepolcro della Regina Maria d'Ungheria moglie di Carlo II d'Angiò; a destra: tre degli 11 figli
di Maria d'Ungheria: Roberto d'Angiò, S. Ludovico da Tolosa e Carlo III


Napoli, stemma partito Angioino e Ungheria col capo di un ordine religioso

Nel 1309 sale al trono uno dei più dotti sovrani che il Regno di Napoli abbia avuto, Roberto d’Angiò detto il Saggio. Nasce a  S. Maria Capua Vetere (Caserta) nel 1278, nella Torre di S. Erasmo; l’edificio attiguo è oggi il Museo dell’Antica Capua.
Amante della poesia e del bello, dà nuovo impulso agli studi, favorisce la formazione di prestigiosi giuristi e fa innalzare magnifici complessi in stile gotico come la Chiesa di Santa Chiara o la Basilica di S. Domenico Maggiore. Giotto affresca la Cappella Palatina in Castel Nuovo mentre i suoi allievi dipingono la Chiesa dell’Incoronata.
Giovanni Boccaccio incontra, nel complesso di San Lorenzo, l’affascinante Maria d’Aquino, si innamora e le dedica numerosi versi nel suo Decamerone, sotto il nome di Fiammetta.

S.Maria Capua Vetere (CE) - Il chiostro dove ha trascorso l'infanzia Re Roberto d'Angiò
 S. Maria Capua Vetere (CE) - il luogo dove è nato Robertò d'Angiò

Petrarca visita i luoghi descritti da Virgilio: Baia, Pozzuoli, i laghi di Lucrino ed Averno, la grotta della Sibilla e nel 1341 a Napoli, re Roberto lo sottopone ad esame dichiarandolo in tutto degno dell’alloro.
In campo militare il sovrano affronta, con alterne fortuna, due imperatori: Arrigo VII dal Nord e Ludovico il Bavaro da Sud. Il Re ordinò la conservazione del sacro sangue di S. Gennaro nelle preziose ampolle.
Nel 1343 Roberto d’Angiò muore nella chiesa di Santa Chiara, compianto dal popolo e dalla moglie Sancia di Maiorca (
Napoli, 1345, lasciando come erede al trono la nipote Giovanna.

Napoli, busti di Roberto d'Angiò (1276 1343) e della moglie Sancha d'Aragona (1285 1345)

Giovanna I d'Angiò, donna avvenente e ingegnosa si sposa ben quattro volte, con Andrea d’Angiò, fratello del re d’Ungheria, Luigi di Taranto, Giacomo di Maiorca e Ottone di Brunswick.  Il primo marito viene assassinato nel castello di Aversa per ordine della Regina da Carlo e Bertrando d'Artus nel 1345.
Luigi re d’Ungheria, per vendicare la morte del fratello, invade col suo potente esercito il Regno. I nobili napoletani, per evitare un inutile assedio, aprono le porte della città;  il re ungherese non trova Giovanna, fuggita nel frattempo in Francia e, indispettito, pretende una forte somma di denaro dalla popolazione. Le milizie napoletane insorgono e, alla notizia che soldati ungheresi sono ammalati di peste, costringono re Luigi ad una precipitosa fuga.

Napoli - Chiesa di Santa Chiara
Napoli - ingresso sacrario della Casa d'Angiò - Chiesa di Santa Chiara

Re Luigi di Taranto, secondo marito della regina Giovanna I, nel 1352 istituisce l’Ordine del Nodo così chiamato perché la sua divisa è costituita da un laccio di seta e d’oro, ornato di perle, che il sovrano annoda al braccio o al petto del cavaliere, dopo l’avvenuto giuramento di fedeltà. Nodo che il cavaliere porta quando è incaricato di una missione. La cerimonia d’investitura avverrà una volta all’anno, nel giorno della Pentecoste; vengono ammessi all’Ordine i cavalieri di casa Piscicelli, Minutolo, Tomacelli, Caracciolo Rossi, Filomarino, Galeota, Caracciolo Pisquizi, Latro, Sanseverino, Loffredo. L'ordine del Nodo segue le regole religiose di San Basilio ed è un ordine curiale legato alla dinastia che regna a Napoli; si hanno tracce sino a re Carlo di Borbone.
Luigi è figlio di Caterina di Valois (Siena, 1301
Napoli, 1346), imperatrice titolare di Costantinopoli dal 1308 e sino alla sua morte, divenuta molto influente alla Corte di Napoli ed ha numerosi amanti, tra i quali Niccolò Acciaioli; ella si oppone al matrimonio di Maria di Calabria, sorella della regina Giovanna I, con Carlo di Durazzo.

Mont.

Mont.

Caterina di Valois, madre di re Luigi

Dopo quasi quarant’anni di regno, la regina è mal vista dal popolo perché si schiera a favore dell’antipapa Clemente VII, ospitandolo in Castel dell’Ovo, contrapposto al papa legittimo Urbano VI, peraltro napoletano della potente famiglia Prignano.
Clemente VII, dopo appena tre giorni, è obbligato dal popolo a fuggire ad Aviglione.

Giovanna I d'Angiò, Regina di Napoli
Giovanna I d'Angiò

Carlo duca di Durazzo e signore d’Albania, nipote di Giovanna I, sollecitato dal popolo e dalla Curia romana, entra in Napoli, spodesta la zia e nel 1381 diviene Re di Napoli, assumendo il nome di Carlo III.
Nello stesso anno crea l'Ordine della Nave.
Iniziano i lavori per la costruzione della quinta fortezza di Napoli, il castello del Carmine o dello Sperone mentre il nuovo monarca nel 1385 marcia su Budapest, la conquista e viene incoronato re magiaro. Nel suo stemma compare così anche l’insegna dell’Ungheria , otto fasce di argento e rosso.
Il 24 febbraio 1386 Carlo III muore lasciando erede al trono un fanciullo di nove anni, Ladislao di Durazzo, sotto la reggenza della madre Margherita e il controllo della Lega del Buon Stato composto da otto membri, nominati dai nobili dei sedili.

Gli eletti furono: Giovanni de Dura, Regio Consigliere e valente poeta, Giuliano di Costanzo, Martuscello dell'Aversana, Andrea Carafa, Tuccallo di Toro, Paolo Boccatorto, Stefano Marzaro e Otto Pisano.

Napoli - stemma di Carlo III di Durazzo
© Napoli - stemma di Re Carlo III di Durazzo

Luigi II d'Angiò (1377 - 1417), appartenente alla dinastia francese degli Angioini, ereditò nel 1384 i possedimenti detenuti dal padre, rivaleggiando così con Carlo III di Durazzo, padre di Ladislao, per il possesso del Regno di Napoli. Luigi, alla morte di Carlo III, invia Ottone IV di Brunswick ad occupare Napoli in suo nome e, nel 1390, prende possesso del reame, occupandolo per dieci anni.
Re Ladislao è amato dai sudditi che tratta in modo giusto e benevole;  con diplomazia fa annullare la scomunica inflitta alla madre, aiutato dal Papa Bonifacio IX appartenente alla famiglia napoletana dei Tomacelli.
Nel 1404 conquista Roma tenendola sotto dominio per cinque anni; rende l’anima a Dio lasciando la corona alla sorella Giovanna II. Nella chiesa di S. Giovanni a Carbonara vi è il monumentale sepolcro di re Ladislao che merita di essere visitato.
La sovrana, anch’essa bella come la precedente Giovanna I, si sposa con Giacomo II di Borbone, conte della Marca  ma  diventa l'amante del valoroso Sergianni Caracciolo,
conte di Avellino, duca di Venosa e principe di Capua, che in pratica regge le sorti del Regno anche perché il conte della Marca è costretto, dai nobili napoletani che non sopportano la sua arroganza, a lasciare la città.

Napoli - Chiesa di S.Giovanni a Carbonara

Napoli - Chiesa di S. Eligio Maggiore, una delle prime costruzioni del periodo angioino

Napoli - Chiesa di S. Giovanni a Carbonara. A destra: Chiesa di S. Eligio Maggiore

Giovanna II fa innalzare il magnifico mausoleo di re Ladislao all’interno della chiesa di S. Giovanni a Carbonara (sopra le magnifiche statue della Prudenza, Fortezza, Temperanza e Magnanimità vi sono le statue di re Ladislao,  Giovanna I, i loro genitori Margherita e Carlo III; più in alto il sepolcro del sovrano e, ancora più su, la statua equestre di re Ladislao impugnante lo stocco reale).
Nel 1435 la regina Giovanna II rende l’anima a Dio e viene seppellita, come da sua volontà, dinanzi l'altare maggiore della Chiesa dell'Annunziata.

Napoli - Lastra tombale della Regina Giovanna II. A destra: Arma della Regina Giovanna II

Sale al trono Renato d’Angiò e con lui, dopo appena sei anni, termina il dominio della dinastia.
Nel 1438 Alfonso d’Aragona mette sotto assedio la capitale, anche questa volta le milizie napoletane resitono eroicamente per quattro anni, nessuna torre o porta viene conquistata.

Renato d'Angiò - l'ultimo re angioino di Napoli
Renato d'Angiò

Nel 1441 i Catalani riescono ad entrare in città attraverso un passaggio segreto. Renato d’Angiò riesce, con la moglie Isabella di Lorena, cara ai sudditi per la sua gentilezza, a fuggire in Francia.
L’ultimo sovrano angioino, prima di lasciare il Golfo per la Provenza, accompagnato dal conte Giorgio d'Alemagna, consapevole di non poter più ritornare nella città delle delizie, grida: “Addio Napoli, addio tutto!”.

 

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