Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
troncato,
nel 1° d'azzurro
a due stelle d'oro,
nel 2° d'oro con una cornetta da caccia nera sostenuta da tre fili
attaccati ad un troncone di albero verde posto sullo spaccato.
Titoli:
patrizi di Cosenza,
baroni di Demaniali,
Molzani e
Marinetti,
baroni di Lattarico e
Regina di Santa Croce,
baroni di
Arvicello,
conti d'Evoli.
Dimore:
Lattarico, Cosenza, Spezzano Piccolo, Camigliati, Piane Crati,
Donnici
Inferiore,
Altilia
di Santa Severina, Isola Capo Rizzuto, Crotone, Napoli.
Motto:
SEMPER VIVA FIDES. |
© Napoli - Stemma in ferro della Famiglia Barracco |
Crotone, Stemma Barracco |
Secondo antiche cronache, allo stato non reperite, i
Barracco avrebbero rivestito un ruolo importante sin dal
primo decennio del '900, allorchè Abulabba, signore di
Palermo e Reggio, figlio del califfo Ibrahim di Cairoan,
decise di invadere la Calabria e di assaltare Cosenza, dopo
il naufragio nello stretto di Sicilia della flotta di
Niceforo Foca, spedizione inviata dagli imperatori bizantini
per liberare il suolo italiano dalla presenza dei saraceni,
Maurizio Barracco e Godelberto
Cicala
li respinsero a Portapiana, ingresso est della città. Mario
Putaturo Donati Viscido di Nocera, "Profili di storia
dell'ordinamento amministrativo della città di Cosenza e
delle istituzioni pubbliche dal XII al XIX secolo - Le carte
degli archivi gentilizi dei Barracco e dei Donati", pag. 12.
Barracco di Barracco venne in Italia al seguito
di
Carlo I d'Angiò
e ne fu suo consigliere, assistette alla vittoria di
Benevento nel 1266, suoi fratelli furono
Giovanni
e Beltramo
che ebbe
Beccheria di Sicilia, suo figlio fu
Beltrando,
maestro d'armi di
Carlo II d'Angiò.
Adalberto,
figlio di Barracco, fu comandante di Gaeta, suo fratello
Francesco,
giustiziere in terra di Bari nel 1306, ebbe come figli:
Raimondo,
capitano in Calabria nel 1329;
Barracchello,
signore della metà di Petrella e
Roberto,
che generò: un figlio, che fu canonico cosentino;
Antonio,
e Giovanni,
consigliere e gentiluomo di camera di
Alfonso I d'Aragona
ebbe per figli:
Giovanni
Antonio, abate commendatario di Santa Maria
d'Altilia con diploma del 1505; e
Angelo,
giureconsulto, servì la causa Aragonese, fu consigliere di
Ferdinando I d'Aragona,
sposò Francesca
Dattilo
ed ebbero per figlio
Giovanni,
molto stimato dai re Aragonesi, come anche il cosentino
Bernardino
Castiglion Morelli,
tanto da essere inviato da
Federico d'Aragona
presso Ferdinando il Cattolico per chiedere sostegno contro
i Francesi, per questi suoi servigi ottenne la
terra d'Evoli col titolo di conte, allora
ricadente nella provincia di Basilicata (oggi Eboli),
approdò in Calabria nello stato di Bisignano governato dai
principi
Sanseverino
ed acquistò il
feudo fiscale di ducati 300 annui sui territori detti li
Demaniali, li Molzani e
Marinetti,
sposò Teresa
Marano
e generarono:
Mario,
nel 1542 fu designato da papa Paolo III abate perpetuo
commendatario dell'abbazia di Santa Maria di Altilia,
prese possesso anche della chiesa di S. Giovanni di Mangone
come risulta dall'atto notarile del 27 giugno 1554 stipulato
a Roma (RVC, IV, 253, 20198): Si da mandato a Gio: Battista
Garofalo, canonico cosentino, a Mario Barracco,
abbate del Monastero di S. Maria di Altilia, ed a Paolo
Telesio, affinchè prendano possesso della chiesa
di S. Giovanni di Mangone, in diocesi di Cosenza.Vincenzo
Maria Egidi - Mario Borretti in "I Telesio Regesto dei
documenti del sec. XVI", a cura di Raffaele Borretti, pag.
174; ed
Alfonso
(† 17 gennaio 1570), il 23 ottobre del 1551 ebbe
significatoria di relevio per gli annui ducati 300 sui
territori sopra citati come erede di suo padre, barone
Giovanni; nel 1564 acquistò la
terra di Lattarico e Regina di Santa Croce
da Nicolò Bernardino
Sanseverino,
5° principe di Bisignano
(1), la famiglia
ottenne la
reintegra nella Piazza dei Nobili di Cosenza nel 1567
e vi godette ininterrottamente gli onori fino
all'abolizione dei Seggi, sposò Lucrezia
Lucifero ed
ebbero per figli:
Violante,
sposata a Francesco Maria
Cavalcanti,
barone di Verbicaro;
Vittoria,
sposata a Giovan Battista
Spiriti di
Cesare, ed in seconde nozze con Cesare
Parise;
Marcello,
capostipite del ramo di Santa
Severina e Crotone che descriveremo di seguito;
Isabella,
sposata a Fabrizio Susanna, e
Tiberio
(† Crotone, 8 marzo 1604)
barone di Lattarico, come erede per la morte di suo padre,
barone Alfonso, ebbe significatoria di relevio il 27 marzo
1571, nel 1575 c.a succeduto a suo zio Mario come abate
commendatario dell'abbazia di Santa Maria di Altilia, carica
che ricoprì fino al 1604, visse prevalentemente a Lattarico,
sposò Claudia
Abenante,
figlia di Pietrantonio, barone di Cirò, e di Laura
della Tolfa,
ed ebbero per figli:
Maurizo
(† Cosenza, 1626 c.a), ammesso nei
cavalieri di Malta
il 13 giugno 1592,
autore di un volumetto di commedie, morì per le ferite di
stoccate riportate in una rissa da alcuni nobili della
famiglia
Sersale;
Laudomia,
sposò Ippolito
Dattilo, il
loro figlio Raimondo fu il capostipite dei baroni di
Gazzella; ed il primogenito
Giovanni juniore,
barone di Lattarico, come erede per la morte di suo padre,
Sindaco dei nobili di Cosenza nel 1631,
sposato a Felicetta Dattilo hanno avuto per figli:
Alfonso,
barone di Lattarico, come erede per la morte di suo padre,
successivamente la terra di Lattarico passò agli
Spinelli di Fuscaldo;
Lucrezia,
sposata a Pompeo Dattilo;
Eleonora,
sposata a Muzio
Tosto;
e
Francesco Antonio,
signore del feudo di
Arvicello,
in territorio di Donnici Inferiore (oggi frazione del comune
di Cosenza) acquistato da Antonio Cavalcanti il 19 dicembre
1665 per il prezzo di ducati 1.900,
sposato in prime nozze con Laura Chalon d'Orange, ebbero per figlio
Ignazio
(Cosenza, 16 aprile 1610
†
Napoli, 1707) rimasto orfano di madre e non volendo
sottostare a matrigna si trasferì a Napoli dove esercitò la
professione legale. Poi arruolatosi nella milizia del duca
Carlo Emanuele di Savoia creata per far fronte alla guerra
con la Repubblica di Genova per il Marchesato di Zuccarello,
si distinse nell'assedio di Verrua e nella difesa della
Valle di Vraita, con lui si arruolarono altri cosentini come
il maestro di campo Roberto Dattilo, marchese di Santa
Caterina, Rodrigo del Rio e Flaminio Gervasi, ristabilitosi
a Napoli riprese l'esercizio della professione legale,
intervenendo all'occorrenza presso il vicerè e don Giovanni
d'Austria in favore della sua città che di tanto in tanto
tornava a rivedere, l'ultima volta, per assistere al sinodo
diocesano convocato dal vescovo Andrea
Brancaccio,
scrisse La
Gerusalemme Perduta; in seconde nozze sposò
Elisabetta
Donato
(1bis),
il 6 luglio del 1647, a seguito della rivolta
popolare capeggiata da Giuseppe
Gervasi nella
città di Cosenza sulla scia della
rivolta di Masaniello
a Napoli, furono costretti a rifugiarsi con il nipote
Giuseppe Spiriti in casa dei
Ferrari
ed andandosene, attraverso gli orti della Castagna,
lungo Crati, nei possedimenti di Elisabetta ad Aprigliano
per poi raggiungere Santa Severina, in quanto nella città
furono saccheggiati e bruciati i palazzi nobiliari, in
particolare quelli delle famiglie del Sedile. Ebbero per
figli:
Giovanni;
Carlo;
Domenico,
sposato con donna di casa Gentile, ebbero un unico figlio di
nome
Tommaso;
Flavia,
sposata a Giuseppe
di Tarsia;
e Diego
(Cosenza, 14 ottobre 1635
†
ivi,
1721), membro dell'Accademia dei
Costanti già
Cosentina (in quanto l'arcivescovo di Cosenza
Giovanni Battista
Costanzo
le diede nuovo impulso) intorno al 1650 se ne distaccò
creando l'Accademia dei
Negligenti con Carlo d'Aquino, Daniele de
Matera, Giuseppe Favari, Ferdinando
Stocco,
Iganzio Sambiase e Marzio Cavalcanti, sposò a Cosenza, il 28
aprile 1669 ViolanteCavalcanti (Cosenza, 13 dicembre 1640)
di Salvatore, barone di Torano e di Lucrezia
Stocco, hanno avuto per
figli:
Francesco Antonio, gesuita, di lui abbiamo
un Quaresimale
tradotto in più lingue che recitò in diverse città italiane,
ci lasciò una
Deca di panegirici che furono stampati in
Venezia nel 1716;
Anna
(Cosenza, 7 settembre 1676), sposata a Girolamo
Alimena, marchese di San Martino;
Alfonso
e Carlo
(† 2 settembre 1755), signore di Arvicello, sposato in prime
nozze a Laudomia
d'Aquino, ed in seconde nozze a Teresa
de Matera
(† 27 dicembre 1759) con la quale ebbero
Beatrice
che sposò Pompeo
Sambiase;
in prime nozze generò:
Violante,
monaca in Santa Chiara col nome di suor Rosalba;
Barbara,
monaca in Santa Chiara col nome di suor Maria Celeste;
Francesco,
abate cisterciense;
Carlo Antonio,
partigiano del
re Ferdinando I di
Borbone
e di Maria Carolina d'Austria, morì a Napoli durante la
rivoluzione del 1799,
Umberto Caldora nella sua opera Fra Patrioti e Briganti,
nel "Notamento di alcuni individui che militarono
lodevolmente nella spedizione delle Calabrie", a pagina
64 riporta quello di Carlo Antonio, abitante a Dipignano:
"E' un patrizio cosentino, che con numerosa partita d'uomini
armati molto contribuì alla realizzazione di Cosenza, e
Casali. Si unì indi all'Armata Cristiana di Cotrone, da dove
fu rispedito a Cosenza per commissioni. Raggiunse l'Esercito
verso Matera, si diportò coraggiosamente nell'attacco di
Altamura, del Ponte della Maddalena, e Capua. Rimase quindi
in Napoli, ed acquartierato in S.n Carlo l'Arena, e morì con
le armi alla mano per due colpi di fucile, allorché volle
impedire che alcuni della detta Massa saccheggiassero, come
volevano, la Chiesa e Convento de' Cappuccini di S.t Effrem
Vecchio. Scarso di beni di fortuna ha il Baracca lasciati
tre figlj nello stato di non mediocre necessità. Nota. Gli
orfani figli dovrebbero ottenere qualche mensualità almeno
fino agli anni venti di loro età;
Diego; Gaetano; Pompeo,
canonico cosentino, notaio, protonotario dello Stato
Pontificio; Giuseppe,
avvocato a Napoli; Stanislao,
sposato con Antonia Marano,
capostipite del ramo di Crotone e Napoli
del quale si descriverà nel paragrafo "La Sila dei Barracco";
e Tommaso, nel 1774
sposato a Rosa Cavalcanti, capostipite del ramo di
Cosenza,
ha avuto per figli: Violante,
sposata ad Antonio Alimena; Carlo; Carmela (†
Cosenza, 16 ottobre 1856 all'età di 72 anni), sposata a
Cosenza il 17 gennaio 1817 con Nicola Madotti; Teresa,
sposata a Domenico Falvo; Giuseppe (†
Cosenza, 27 settembre 1847 all'età di 68 anni), sposato a
Maria Orsola Giudicessa (il suo ramo sarà descritto di
seguito), e Gaetano,
sposato a Maria Dodaro (anche se nei registri parrocchiali del 1805 risulta come
Francesca) ha avuto per figli: Carolina Annunciata
(n. Cosenza, 3 aprile 1811), sposata in casa De Salvo;
Maria Giovanna Gaetana (n. Cosenza, 15 settembre 1813),
monaca in Santa Chiara; Gaetano (n. Cosenza, 13
gennaio 1815); Rachele Maria Giulia (n. Cosenza, 10
gennaio 1816); Gaetano
Luigi (n. Cosenza, 6 aprile 1819), canonico
e poeta; e Francesco,
sposato a Raffaella De Salvo, in seconde nozze, a Cosenza il
3 luglio 1859 con Maria Giuseppa Valentini, ed in terze
nozze a Carolina Giura.
Nel 1834 fu richiesta una perizia giudiziaria per la
valutazione di un palazzo sito nella Piazzetta
sotto il mezzo tumulo a Cosenza e dei
fondi rustici ed urbani detti Fudo con casa rustica, casette, torri e palmenti ed altri siti nel
territorio di Donnici, pignorati ad istanza di Violante
Barracco in danno di Giuseppe Barracco.
Nel 1845 fu richiesta una perizia
giudiziaria per valutare i fondi Fiego, Arvicello, Falco, Fiorenzo siti
in territorio di Donnici e case ubicate a Cosenza,
espropriati a danno di Giuseppe Barracco di detto
comune; causa tra Barracco ed il Seminario di Cosenza, la
congregazione del Suffragio ed altri. Archivio di stato
di Cosenza, anno 1835, B. 3, perizia 22; anno 1845, B. 8,
perizia 15.
Giuseppe con
Maria Orsola Giudicessa di Spezzano Grande ha avuto per
figli: Carlo († Cosenza); Tommaso (n. Spezzano
Piccolo † Cosenza); Giovanni († Donnici); Virginia,
monaca in Santa Chiara; Rosina,
sposata a Cosenza il 14 giugno 1856 con Galeazzo di
Tarsia; Eugenia
Maria Luisa (n. Cosenza, 7 gennaio 1820); Luisa (n.
Cosenza, 7 giugno 1817 † Donnici); Maurizio Mario
Marcello (n. Cosenza, 13 maggio 1815); Anna
Maria Cecilia (n. Cosenza, 14 luglio 1813); Maurizio
Maria Domenico (n. Cosenza, 11 luglio 1912); Pompeo
Michele Maria (n. Cosenza, 30 settembre 1810 † Donnici,
1854); e Diego Domenico Maria (n. Cosenza, 10 luglio
1809 † Donnici, 1854) (1ter),
guardia d'onore di re
Ferdinando II di Borbone, che sposando Giulia Abenante generarono: Mario (n.
Piane Crati † ivi); Maria Rosa Barbara (n. Piane
Crati, 27 novembre 1855), sposata a Demetrio Quintieri
di Paterno Calabro, il loro figlio Maurizio Quintieri fu
pianista e compositore, nel 1927 sposò Francesca dei
marchesi d'Ippolito;
Pompeo Nicola (n. Cosenza, 8 marzo 1854); Maria Rosa
Barbara (n. Piane Crati, 8 dicembre 1851†Cosenza, 8
gennaio 1855); e Giuseppe,
sposato a Raffaella Martirano ha
avuto per figli: Giulia
(n. Cosenza); Carlo (n.
Cosenza † Donnici);
Gaetano (n.
Cosenza, 11 aprile 1883), musicista, ha avuto per figlio Giuseppe,
autore di scritti d'argomento storico; Annina (n.
Cosenza); e Tommaso (n.
Cosenza, 4 febbraio 1874), sposato con Ida
Nicoletti, figlia di Francesco, deputato, e di Maria Spada
(in seconde nozze Francesco Nicoletti sposò Annina Ferrari
d'Epaminonda) ha avuto per figli: Diego, Carlo, Francesco, Guglielmo, Enrico, Maria, nubile, e Mario, sposato a Gabriella Posteraro di
Cavallerizzo (frazione di Cerzeto, comune in provincia di
Cosenza), ha avuto per figli Guglielmo, Paola,
e Silvana.
Nel palazzo di Piane Crati la famiglia custodiva la "Cronica" di Pietro
Antonio Frugali,
canonico della Cattedrale di Cosenza. Il manoscritto è una
sorta di diario nel quale descrive le notizie rilevanti
della Cosenza del Seicento, fu acquistato dalla Biblioteca
Nazionale di Napoli. |
Frà
Maurizio Barracco
Immagine tratta dall'opera di Gustavo
Valente citata in bibliografia |
Cosenza, Palazzo Barracco. A destra: Piane Crati,
Palazzo Barracco, cortile interno |
Lattarico (CS), Palazzo Barracco |
Ubicazione del palazzo nella Cosenza del Cinquecento:
“Cosenza 1546 A. Desideri 28 fol. 106 - Costituiti
alla presenza nostra il magnifico et reverendo Mario Barracco
della città di Cosenza abbate della Abbazia de Santa
Maria de Altilia agente da una parte... et il magnifico Alfonso Barracco
della stessa città agente dall'altra parte... entrambi
figli legittimi et naturali et eredi universali del
quondam magnifico Giovanni Barracco
il quale tenendo et possedendo cede ai suoi figli
benedetti una casa palazziata sita et posta nelle mura
della città di Cosenza loco dove si dice la Regia de la
Corte circondata da alberi fruttiferi comunicante da un
lato con il loco detto volgarmente la Castagna et
dall'altro lato col magnifico domino Giovanni Andrea del
dott. Blasio U.I.D...”
(2)
.
Marcello Barracco da Cosenza,
sposò Geronima Modio di Santa Severina, figlia di
Lucantonio e Polissena Susanna, i capitoli matrimoniali
furono redatti il 24 dicembre 1588; fu arrendatore della
salina di Neto, arrendatore di legname della Regia
Corte; prese in affitto i beni dell'abbazia di Santa
Maria di Altilia e nel 1606 fece realizzare una campana
con la seguente iscrizione
"
† VERBUM
CARO FACTUM EST ET ABITAVIT IN NOBIS A.D. MDCVI S.M. DE
ALTILIA MARCELLO BARRACCO" nel mentre era
abate commendatario
Tiberio Barracco; rimasto vedovo si
risposò con Innocenza Modio, sorella della defunta
moglie ed ebbero per figli:
Morana, sposò Annibale
Suriano;
Pietro Paolo;
Giovanni Utriusque Juris Doctor esercitò
la sua professione a Napoli; ed il primogenito
Marcello juniore († 1640) che sposò Antonia
Joppolo, figlia di Mario, barone di Mammola e di Agnana
ed ebbero per figli:
Francesca,
Giuseppe,
Carlo,
Felice,
e
Giuseppe Maria, ammesso, il 5 dicembre
1622 nel S.M.O. di Malta
(2bis)
. |
Dipinto dell'albero
genealogico con gli stemmi di Cosenza e Barracco |
Torre Camigliati |
Torre Camigliati, particolare iscrizione su coccio di
Guglielmo nobile dei baroni Barracco. A destra: stemma Barracco |
Nella prima metà del Settecento il barone Stanislao Barracco,
figlio di Carlo e di Laudomia d'Aquino,
già proprietario terriero nella Presila Cosentina, nel
1743 sposò Antonia
Marano,
figlia di Domenico Antonio di Cosenza e di Teresa Cugini
di Celico, che gli aveva portato in dote la difesa
Camigliati in
Regia Sila,
assegnate a Teresa da Fulvia e Felicia Antonia Cugini
sue sorelle, come eredi del fu chierico Angelo Cugini
loro comune padre; la difesa era estesa per 220 tomolate
così suddivise: 110 di terre seminatorie, 10 di erba di
taglio, e tomolate 100 di erbaggi, ed alberata nella
parte soprana; confinava con la difesa Camigliati
di don Tommaso
Monaco,
l'altra di Camigliati di don Antonio Gullo, altra
Camigliati di Giacinto Valente, le terre di
Camigliati di S. Caterina di Spezzano Piccolo, la
difesa di Fallistro, e proprio dove si dice
Crocevia delle Magare, che si possedeva da Stefano
Mollo,
Camigliati di Lorenzo Curcio, e via pubblica. "Stato
della Regia Sila, sotto la delegazione dell'Illustre
giudice della Gran Corte della Vicaria Giuseppe Zurlo,
compilato dal Giureconsulto Carlo Romeo direttore dello
stato del sacro patrimonio nell'anno 1790", Volume I,
Napoli, stamperia governativa 1866, pagg. 125-126.
Stanislao ed Antonia hanno avuto come figli: Laudomia,
sposata a suo cugino Bernardo Sambiasi; Carlotta,
sposata a Vincenzo Alimena,
nobile dei marchesi di San Martino; Domenico; Giovanni (primogenito),
ed Alfonso, il quale ereditò le terre silane che
furono il trampolino di lancio per la conquista di
latifondi nel Marchesato Crotonese, sposò Emanuela Vercillo dei
baroni di San Vincenzo (oggi comune di San Vincenzo la
Costa).
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Contribuirono l' ascesa alcuni incarichi che lo stesso
ricoprì, negli ultimi anni del Settecento come
Commissario di
re Ferdinando per le reclute, e,
per il rifornimento di cavalli per l'esercito; dal
1806, al servizio dei francesi, il compito più
pericoloso fu quello di responsabile per la repressione
del brigantaggio nel suo circondario; a Spezzano
Piccolo, nella Presila Cosentina, il suo palazzo fu il
quartiere generale, dove non mancarono fucilazioni. |
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Il latifondo Barracco
(3)
raggiunse il suo apice,
divenendo il più esteso del Regno, di circa 30.000
ettari con una continuità territoriale di 100
chilometri, con
Luigi
(1788 † 1849) unico figlio di Alfonso, il quale
sposò la crotonese Chiara
Lucifero
dei marchesi di Apriglianello, dai quali nacquero dodici
figli:
Teresa,
sposò Michele
Ruffo
principe di Scaletta;
Eleonora,
sposò Cesare Pallavicini;
Carolina,sposata
a Vincenzo Pignatelli;
Roberto,
Senatore del Regno d'Italia,
Guglielmo
(1838 † 1899);
Giovanni
(Isola di Capo Rizzuto, 1829 † Roma, 1914), nel 1860 fu
eletto Consigliere comunale di Napoli, nel 1886 fu
nominato Senatore del Regno d’Italia, nel 1902 fondò il
"Museo di scultura antica Giovanni Barracco” di Roma;
|
Roma, Corso Vittorio Emanuele, la sede
originaria del "Museo di Scultura Antica" fondato da
Giovanni Barracco |
Stemma Barracco su pergamena di
concessione della cittadinanza romana a Giovanni
Barracco, anno 1905. Immagini tratte dall'opera di
Maddalena Cima "Giovanni Barracco patriota e
collezionista", Gangemi Editore |
Mappa nella quale si evidenzia il
Latifondo Barracco, da Isola Capo Rizzuto, sullo Jonio,
fino a Spezzano Piccolo
(oggi Casali del Manco) nella Presila Cosentina.Immagine
tratta dall'opera di Marta Petrusewicz |
Maria,
sposò Giuseppe Lucifero nel 1835;
Maurizio
(1827 † 1902), pittore, il 23 novembre 1847 con il
fratello Giovanni parteciparono ad una delle tante
manifestazioni con corteo che raggiunse Largo di Palazzo
al grido di “Viva il Re, viva la costituzione, viva
l’indipendenza italiana!” per poi proseguire, sotto
l’incalzare della cavalleria che inutilmente cercava di
disperdere la folla, lungo via Toledo. Tra i
manifestanti vi erano il duca Proto di Maddaloni, il
marchese Caracciolo di Bella, figlio del principe di
Torella, Gennaro
Sambiase Sanseverino dei duchi di S. Donato, il
duchino
Morbilli,
Andrea
Colonna
di Stigliano, Gioacchino
Saluzzo
di Lequille, Luigi Caracciolo di S. Teodoro, Ferdinando
de Petruccelli, Pasquale de Virgiliis, Alfonso de Caro.
I manifestanti, giunti presso il Palazzo del Nunzio,
furono aggrediti da un drappello di Ussari a cavallo
comandati dal tenente Acerbi; essendo armati di soli
bastoni dovettero disperdersi tra le stradine laterali e
molti di essi furono arrestati;
Emanuela († 1843) sposata a Tommaso
Enrico d'Aquino, 12° principe di Caramanico, 9° duca di
Casoli etc.;
Stanislao;
Francesco; ed il primogenito barone
Alfonso II (Crotone, 1810 † Napoli,
1890), patrizio di Cosenza, Senatore del Regno d'Italia,
trasferì la residenza da Crotone a Napoli, nel 1834
sposando Emilia
Carafa
dei principi di Colubrano, ebbero per figli:
Giulia,
sposata a suo zio Guglielmo;
Carolina,
sposò suo cugino Luigi
Pignatelli;
Amalia,
sposò a Napoli, il 4 luglio 1885, Carlo
Marulli,
principe Marulli, duca di San Cesario, marchese di
Longano, Cesano e Ascigliano;
Francesca;
Alberto Maria;
Chiara;
Ernesto;
Luigi (1836 † 1895), primogenito, ed
Enrico
(† 1923), erede di suo padre, patrizio
di Cosenza, titolo riconosciuto con Decreto Ministeriale
del 14 luglio 1907,
nel quale venne riconosciuto per rinnovazione il titolo
di barone, al quale sono seguite le Regie Lettere Patenti
nello stesso anno, sposato a donna Maria
Doria
dei principi d'Angri, ebbero per figli:
Francesca,
Laura,
Emilia
ed il primogenito barone
Alfonso III
(Sorrento, 1885 † Napoli, 1955), titolo
riconosciuto nel 1927, patrizio di Cosenza, l'11 marzo
del 1925, ammesso nell'Ordine di Malta come cavaliere di
Onore e Devozione, sposando Gabriella Nicolis dei conti
di Robilant hanno avuto per figlio il barone
Maurizio
(1943), patrizio di Cosenza, dal 10
dicembre 1965 cavaliere di Onore e Devozione del
S.M.O.M., è sposato a Mirella, nata Stampa, ed hanno
avuto per figlie
Sila
e
Chiara.
Nel 1939 la baronessa Gabriella, aveva acquistato in
Napoli villa Emma, edificata alla fine del XVI secolo da
Giacomo Castellano, nota come "il palazzo delle
cannonate" perchè nel 1648 i vicerè di Napoli don
Giovanni d'Austria
e Inigo Velez
de Guevara
decisero l'installazione dei cannoni per bombardare le
navi francesi che tentavano di sbarcare lungo le coste
di Posillipo
(4).
La baronessa Gabriella nel 1936 adornò di suppellettili
sacre la chiesa rurale della Beata Maria Vergine detta
Greca a seguito del risanamento voluto dall'arciprete
Giacinto Scalzi; la chiesa era già stata oggetto di
risanamento nell'Ottocento e di abbellimento interno
voluto dai Barracco. |
Napoli - Villa Emma |
Capo Rizzuto, la chiesa rurale |
Caccuri, Castello, stemma
Barracco |
Roberto,
nobile dei baroni Barracco, patrizio di Cosenza
(Spezzano della Sila, 1836 † Napoli nel 1917), fratello
del barone
Alfonso II,
rompendo la tradizione esistente in tutte le famiglie
nobiliari (ovvero di far sposare solo il figlio maschio
primogenito) volle sposarsi con Artemisia Balbi Senarega,
dama di corte della regina Margherita, (figlia di
Francesco Maria, marchese di Piovera, patrizio genovese,
decurione di Genova, senatore del Regno d'Italia, e di
Maria Maddalena Pallavicino) creando il ramo cadetto dei
baroni Barracco, dal loro matrimonio nacquero:
Maria
(morta a sedici anni, in suo onore nel 1899 costruì la
chiesetta a villa Santa Margherita);
Francesco, (Napoli, 1883 † Roma, 1971),
patrizio di Cosenza, nel 1924 sposato ad Eleonora
Hamilton ebbero per figlio
Stanislao
(Roma, 1926 † ivi, 1998), morto improle;
Luigi
(1875 † 1949), patrizio di Cosenza; e
Chiara
(1873 † 1969), sposata al conte Luchino Zileri
dal Verme degli Obbizi (1861 † 1929). |
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I coniugi Don Roberto Barracco (1836†1917) e
Artemisia Balbi; a destra, Artemisia Balbi |
Roberto Barracco e
Artemisia Balbi |
Artemisia con il figlio Luigi. A destra:
Artemisia con i figli Chiara e Luigi |
Luigi Barracco (1875 † 1949), Patrizio di Cosenza |
Luigi eredita una grossa fetta dei possedimenti
di famiglia, oltre quella che pretese suo padre
Roberto (tra di essi la tenuta di villa Santa
Margherita in Sant'Anna di Cutro) dal fratello
primogenito barone Alfonso II, ma anche parte dei
beni dei suoi zii, Stanislao e Francesco
(i quali anch'essi pretesero parte dei beni, ai quali
toccarono i possedimenti tra Isola Capo Rizzuto e Cutro),
e parte di quelli dello zio Guglielmo che
possedeva le terre di Caccuri col suo castello (fu da
lui ristrutturato, innalzò la torre dell'acqua, sfruttò
le acque termali di Bruciarello, creando nel 1914 i
bagni per il benessere delle genti) in quanto, ancorchè
sposato con sua nipote, la boronessina Giulia,
figlia di suo fratello, barone Alfonso II, non ebbero
figli; nel 1919 il palazzo di Crotone risultava
condiviso dal barone Enrico e da suo cugino
Luigi.
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Crotone - Palazzo Barracco. A destra:
Altilia di Santa Severina, Palazzo Barracco con servitù |
Caccuri - Castello Barracco. A destra:
Caccuri - Castello Barracco - Lettiga calabrese |
Caccuri - Castello Barracco - Lettiga calabrese. A
destra:
Terme di Bruciarello - Capanne da bagno |
Terme di Bruciarello - Camerini da bagno. A destra: Villa Santa Margherita |
Per quanto riguarda la Sila, Camigliati è vincolata come
bene maggiorascale, con Spezzano Piccolo, Altilia di
Santa Severina, la masseria di Polligrone le terre del
Neto ecc..., per cui le eredita il barone Enrico
(figlio primogenito del barone Alfonso II). Luigi
volle costruire una nuova residenza di montagna (villa
Barracchella, la quale dà il nome all'omonima contrada)
vicino contrada Lorica (oggi perla turistica della Sila)
su di una collina che dominava la valle dell'Arvo (la
c.d. “valle dei tori” perchè i mandriani vi
controllavano le mandrie dei Barracco) circondata da
panorami incantevoli; la valle fu allagata negli anni
trenta per creare il lago Arvo.
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Sila, Villa Barracchella. A destra: la chiesetta |
Sila - Luigi Barracco. A
destra: toro marchiato con
l'iniziale di Barracco e corona |
Sila - Valle dell'Arvo, sullo sfondo Villa Barracchella.
A destra:
Sila - Lago Arvo, sullo sfondo Villa Barracchella |
Luigi sposò Anna dei marchesi Filiasi, dal loro
matrimonio nacquero:
Maria,
Giovanni ed il primogenito
Roberto
(1919 † 1987),
patrizio di Cosenza, sposato a Helda Bullotta, si
trasferirono in Brasile ed ebbero per figli:
Margherita,
Anna
Artemisia e
Luigi
(1955), patrizio di Cosenza, sposato a Lygia Marcia hanno avuto per figlio
Roberto
(1989), patrizio di Cosenza.
Giovanni (1920 † 1988), patrizio di
Cosenza, fratello di Roberto, sposò la nobile Carmen
Basile,
ed ebbero per figli:
Ferdinando,
patrizio di Cosenza;
Enrico,
patrizio di Cosenza;
Anna;
Maria
Angelica;
Luigi,
patrizio di Cosenza, sposato a Desideria Gabrielli,
nobile dei baroni di Quercita, ed hanno avuto per figli:
Filippo (1991), patrizio di Cosenza,
Giovanni (1985), patrizio di Cosenza, e
Lorenzo (1982), patrizio di Cosenza;
Maria
Teresa;
Umberto,
patrizio di Cosenza; ed il primogenito
Carlo
Francesco, patrizio di Cosenza (1945),
sposato ad Anna Maria
Ripa dei marchesi di Meana, hanno
avuto per figlia
Barbara. |
Consuetudine processionale |
Isola di Capo Rizzuto -
Processione in sosta davanti Palazzo Barracco |
Da questa straordinaria
immagine si vede un gesto processionale consuetudinario,
col quale, il popolo devoto all'icona Sacra (in questo
caso la Madonna Greca di Isola Capo Rizzuto) sosta
dinanzi alla residenza del notabile (il palazzo Barracco
di Isola Capo Rizzuto); quasi sempre si trattava del
nobile latifondista o in tempi anteriori del feudatario,
affinchè fosse protetto dalla Madonna, come segno di
gratitudine. Per molti perchè suo datore di lavoro (in
quei tempi il latifondista era l'unico datore di lavoro,
i Barracco avevano circa tremila dipendenti); altri
avevano ricevuto assistenza (il latifondista fungeva da
banca all'occorrenza, un esempio era quello di
anticipare il pagamento per spese sanitarie); altri enti
o privati perchè avevano ricevuto beneficenza. Questo
antico gesto popolare genuino non va interpretato in
maniera distorta, altrimenti risulterebbe blasfemo. |
Isola di Capo Rizzuto -
Palazzo Barracco |
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Note:
(1) - Il feudo di
Bisignano era il più vasto della Calabria situato a nord
di Cosenza, i principi Sanseverino ne erano i feudatari
i quali a più riprese concessero parti di esso in
suffeudo ancorchè dovesse seguire il Regio Assenso; se
ne contano altri cinquanta di suffeudi ceduti dai
principi di Bisignano.
(1bis) - Elisabetta
aveva sposato in prime nozze uomo di casa De Chiara.
Ebbe una dote di 4.000 ducati che servirono a Francesco
Antonio per l'acquisto del feudo di Arvicello, figlia di
Roberto de Donato U.J.D., del casale di Aprigliano,
nominato l'11 luglio 1605 procuratore da Frà Ottavio
Botticelli di Pavia, Cavaliere Gerosolimitano, per la
presa di possesso della Commenda di S. Giovanni di
Cosenza e la sua amministrazione, presentò al giudice ed
al notaio il seguente 9 settembre la bolla del Gran
Maestro di Malta Frà Alufio de Vignacourt del 2 maggio
1604. Roberto oltre ad Elisabetta ebbe per figlie:
Ippolita, sposata al dottore Maurizio Filosa; Flavia,
sposata a Giovan Paolo Russo; Maria, sposata a Pirro
Cosentino;
ed Antonia, sposata in prime nozze al dottor Carlo Lupo,
in seconde nozze al magnifico Diego
Sersale
di Cosenza. Elisabetta con il marito Francesco
Antonio intestarono al figlio Diego il brevetto di Vice
Segreto delle dogana di Cosenza di cui al Privilegio
Reale spedito il 13 febbraio 1647 ed al Regio Exequatur
del 24 giugno 1647, rilasciato dietro pagamento di 600
scudi. Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera, op. cit.
pagg. 25-26.
(1ter)
- I fratelli Pompeo e Diego Barracco, con altre persone
morirono in occasione del terremoto del 1854 per il
crollo della chiesa incorporata all'antica signorile
dimora rurale di tre piani sita nel feudo di Arvicello.
Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera, op. cit. pag.
16.
(2)
-
Luigi Palmieri, " Cosenza e le sue
famiglie attraverso testi atti e manoscritti", 1999;
Tomo II pp. 276-277.
(2bis)
- Per le vicende di questo ramo invitiamo alla lettura
del seguente sito:
I Barracco di Santa Severina e di Crotone
(3)
-
Marta Petrusewicz, "Latifondo", Saggi
Marsilio, 1989.
(4)
- Domenico Viggiani, "I tempi di Posillipo dalle ville
romane ai casini delle delizie", Electra Napoli
1989.
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Bibliografia:
- Archivio privato del dr. Roberto
Bilotti Ruggi
d’Aragona, “Albero genealogico di casa Barracco
posseduto da Giuseppe Barracco di Cosenza, copia
eseguita il 15 agosto 1896”.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei
Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.II
pag.217, Vol.III pag.12; Editrice C.B.C.1996/1999.
- Gustavo Valente “Il Sovrano Ordine di Malta e la
Calabria”, La Ruffa Editore, 1996.
- Gustavo Valente “Storia della Calabria nell'età
moderna”, Voll.I-II, Frama Sud, 1980.
- Mario Pellicano Castagna “Processi ai Cavalieri
Gerosolimitani Calabresi”, Frama Sud, 1978.
- Davide Andreotti "La Storia dei
Cosentini" Vol.II, 1869, ristampa anastatica a cura di
Walter Brenner, 1987.
- Gustavo Valente "Calabria Calabresi e
Turcheschi nei secoli della pirateria (1400 - 1800)",
Frama Sud 1973.
- Gustavo Valente "Dizionario
bibliografico biografico geografico storico della
Calabria" Vol.II, Frama Sud 1989.
- L'Araldo “Almanacco Nobiliare del
Napoletano 1915”, Enrico Detken, libraio editore, Napoli
1914. |
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