Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Barracco

Stemma Famiglia Barracco

A cura del dr. Giuseppe Pizzuti

Arma: troncato, nel 1° d'azzurro a due stelle d'oro, nel 2° d'oro con una cornetta da caccia nera sostenuta da tre fili attaccati ad un troncone di albero verde posto sullo spaccato.
Titoli: patrizi di Cosenza, baroni di Demaniali, Molzani e Marinetti, baroni di Lattarico e Regina di Santa Croce, baroni di Arvicello, conti d'Evoli.
Dimore: Lattarico, Cosenza, Spezzano Piccolo, Camigliati, Piane Crati, Donnici Inferiore, Altilia di Santa Severina, Isola Capo Rizzuto, Crotone, Napoli.
Motto: SEMPER VIVA FIDES.

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© Napoli - Stemma in ferro della Famiglia Barracco


Crotone, Stemma Barracco

Secondo antiche cronache, allo stato non reperite, i Barracco avrebbero rivestito un ruolo importante sin dal primo decennio del '900, allorchè Abulabba, signore di Palermo e Reggio, figlio del califfo Ibrahim di Cairoan, decise di invadere la Calabria e di assaltare Cosenza, dopo il naufragio nello stretto di Sicilia della flotta di Niceforo Foca, spedizione inviata dagli imperatori bizantini per liberare il suolo italiano dalla presenza dei saraceni, Maurizio Barracco e Godelberto Cicala li respinsero a Portapiana, ingresso est della città. Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera, "Profili di storia dell'ordinamento amministrativo della città di Cosenza e delle istituzioni pubbliche dal XII al XIX secolo - Le carte degli archivi gentilizi dei Barracco e dei Donati", pag. 12.
Barracco di Barracco venne in Italia al seguito di Carlo I d'Angiò e ne fu suo consigliere, assistette alla vittoria di Benevento nel 1266, suoi fratelli furono Giovanni e Beltramo che ebbe Beccheria di Sicilia, suo figlio fu Beltrando, maestro d'armi di Carlo II d'Angiò.
Adalberto, figlio di Barracco, fu comandante di Gaeta, suo fratello Francesco, giustiziere in terra di Bari nel 1306, ebbe come figli: Raimondo, capitano in Calabria nel 1329; Barracchello, signore della metà di Petrella e Roberto, che generò: un figlio, che fu canonico cosentino; Antonio, e Giovanni, consigliere e gentiluomo di camera di Alfonso I d'Aragona ebbe per figli:
Giovanni Antonio, abate commendatario di Santa Maria d'Altilia con diploma del 1505; e Angelo, giureconsulto, servì la causa Aragonese, fu consigliere di Ferdinando I d'Aragona, sposò Francesca Dattilo ed ebbero per figlio Giovanni, molto stimato dai re Aragonesi, come anche il cosentino Bernardino Castiglion Morelli, tanto da essere inviato da Federico d'Aragona presso Ferdinando il Cattolico per chiedere sostegno contro i Francesi, per questi suoi servigi ottenne la terra d'Evoli col titolo di conte, allora ricadente nella provincia di Basilicata (oggi Eboli), approdò in Calabria nello stato di Bisignano governato dai principi Sanseverino ed acquistò il feudo fiscale di ducati 300 annui sui territori detti li Demaniali, li Molzani e Marinetti, sposò Teresa Marano e generarono: Mario, nel 1542 fu designato da papa Paolo III abate perpetuo commendatario dell'abbazia di Santa Maria di Altilia
, prese possesso anche della chiesa di S. Giovanni di Mangone come risulta dall'atto notarile del 27 giugno 1554 stipulato a Roma (RVC, IV, 253, 20198): Si da mandato a Gio: Battista Garofalo, canonico cosentino, a Mario Barracco, abbate del Monastero di S. Maria di Altilia, ed a Paolo Telesio, affinchè prendano possesso della chiesa di S. Giovanni di Mangone, in diocesi di Cosenza.Vincenzo Maria Egidi - Mario Borretti in "I Telesio Regesto dei documenti del sec. XVI", a cura di Raffaele Borretti, pag. 174; ed Alfonso († 17 gennaio 1570), il 23 ottobre del 1551 ebbe significatoria di relevio per gli annui ducati 300 sui territori sopra citati come erede di suo padre, barone Giovanni; nel 1564 acquistò la terra di Lattarico e Regina di Santa Croce da Nicolò Bernardino Sanseverino, 5° principe di Bisignano (1),  la famiglia ottenne la reintegra nella Piazza dei Nobili di Cosenza nel 1567 e vi godette ininterrottamente gli onori fino all'abolizione dei Seggi, sposò Lucrezia Lucifero ed ebbero per figli: Violante, sposata a Francesco Maria Cavalcanti, barone di Verbicaro; Vittoria, sposata a Giovan Battista Spiriti di Cesare, ed in seconde nozze con Cesare Parise; Marcello, capostipite del ramo di Santa Severina e Crotone che descriveremo di seguito; Isabella, sposata a Fabrizio Susanna, e Tiberio ( Crotone, 8 marzo 1604) barone di Lattarico, come erede per la morte di suo padre, barone Alfonso, ebbe significatoria di relevio il 27 marzo 1571, nel 1575 c.a succeduto a suo zio Mario come abate commendatario dell'abbazia di Santa Maria di Altilia, carica che ricoprì fino al 1604, visse prevalentemente a Lattarico, sposò Claudia Abenante, figlia di Pietrantonio, barone di Cirò, e di Laura della Tolfa, ed ebbero per figli: Maurizo († Cosenza, 1626 c.a), ammesso nei cavalieri di Malta il 13 giugno 1592, autore di un volumetto di commedie, morì per le ferite di stoccate riportate in una rissa da alcuni nobili della famiglia Sersale; Laudomia, sposò Ippolito Dattilo, il loro figlio Raimondo fu il capostipite dei baroni di Gazzella; ed il primogenito Giovanni juniore, barone di Lattarico, come erede per la morte di suo padre, Sindaco dei nobili di Cosenza nel 1631,  sposato a Felicetta Dattilo hanno avuto per figli: Alfonso, barone di Lattarico, come erede per la morte di suo padre, successivamente la terra di Lattarico passò agli Spinelli di Fuscaldo; Lucrezia, sposata a Pompeo Dattilo; Eleonora, sposata a Muzio Tosto; e Francesco Antonio, signore del feudo di Arvicello, in territorio di Donnici Inferiore (oggi frazione del comune di Cosenza) acquistato da Antonio Cavalcanti il 19 dicembre 1665 per il prezzo di ducati 1.900, sposato in prime nozze con Laura Chalon d'Orange, ebbero per figlio Ignazio (Cosenza, 16 aprile 1610 Napoli, 1707) rimasto orfano di madre e non volendo sottostare a matrigna si trasferì a Napoli dove esercitò la professione legale. Poi arruolatosi nella milizia del duca Carlo Emanuele di Savoia creata per far fronte alla guerra con la Repubblica di Genova per il Marchesato di Zuccarello, si distinse nell'assedio di Verrua e nella difesa della Valle di Vraita, con lui si arruolarono altri cosentini come il maestro di campo Roberto Dattilo, marchese di Santa Caterina, Rodrigo del Rio e Flaminio Gervasi, ristabilitosi a Napoli riprese l'esercizio della professione legale, intervenendo all'occorrenza presso il vicerè e don Giovanni d'Austria in favore della sua città che di tanto in tanto tornava a rivedere, l'ultima volta, per assistere al sinodo diocesano convocato dal vescovo Andrea Brancaccio, scrisse La Gerusalemme Perduta; in seconde nozze sposò Elisabetta Donato (1bis), il 6 luglio del 1647, a seguito della rivolta popolare capeggiata da Giuseppe Gervasi nella città di Cosenza sulla scia della rivolta di Masaniello a Napoli, furono costretti a rifugiarsi con il nipote Giuseppe Spiriti in casa dei Ferrari ed andandosene, attraverso gli orti della Castagna, lungo Crati, nei possedimenti di Elisabetta ad Aprigliano per poi raggiungere Santa Severina,  in quanto nella città furono saccheggiati e bruciati i palazzi nobiliari, in particolare quelli delle famiglie del Sedile. Ebbero per figli: Giovanni; Carlo; Domenico, sposato con donna di casa Gentile, ebbero un unico figlio di nome Tommaso; Flavia, sposata a Giuseppe di Tarsia; e Diego (Cosenza, 14 ottobre 1635 ivi, 1721), membro dell'Accademia dei Costanti già Cosentina (in quanto l'arcivescovo di Cosenza Giovanni Battista Costanzo le diede nuovo impulso) intorno al 1650 se ne distaccò creando l'Accademia dei Negligenti con Carlo d'Aquino, Daniele de Matera, Giuseppe Favari, Ferdinando Stocco, Iganzio Sambiase e Marzio Cavalcanti, sposò a Cosenza, il 28 aprile 1669 ViolanteCavalcanti (Cosenza, 13 dicembre 1640) di Salvatore, barone di Torano e di Lucrezia Stocco, hanno avuto per figli: Francesco Antonio, gesuita, di lui abbiamo un Quaresimale tradotto in più lingue che recitò in diverse città italiane, ci lasciò una Deca di panegirici che furono stampati in Venezia nel 1716; Anna (Cosenza, 7 settembre 1676), sposata a Girolamo Alimena, marchese di San Martino; Alfonso e Carlo († 2 settembre 1755), signore di Arvicello, sposato in prime nozze a Laudomia d'Aquino, ed in seconde nozze a Teresa de Matera (†  27 dicembre 1759) con la quale ebbero Beatrice che sposò Pompeo Sambiase; in prime nozze generò: Violante, monaca in Santa Chiara col nome di suor Rosalba; Barbara, monaca in Santa Chiara col nome di suor Maria Celeste; Francesco, abate cisterciense; Carlo Antonio, partigiano del re Ferdinando I di Borbone e di Maria Carolina d'Austria, morì a Napoli durante la rivoluzione del 1799, Umberto Caldora nella sua opera Fra Patrioti e Briganti, nel "Notamento di alcuni individui che militarono lodevolmente nella spedizione delle Calabrie", a pagina 64 riporta quello di Carlo Antonio, abitante a Dipignano: "E' un patrizio cosentino, che con numerosa partita d'uomini armati molto contribuì alla realizzazione di Cosenza, e Casali. Si unì indi all'Armata Cristiana di Cotrone, da dove fu rispedito a Cosenza per commissioni. Raggiunse l'Esercito verso Matera, si diportò coraggiosamente nell'attacco di Altamura, del Ponte della Maddalena, e Capua. Rimase quindi in Napoli, ed acquartierato in S.n Carlo l'Arena, e morì con le armi alla mano per due colpi di fucile, allorché volle impedire che alcuni della detta Massa saccheggiassero, come volevano, la Chiesa e Convento de' Cappuccini di S.t Effrem Vecchio. Scarso di beni di fortuna ha il Baracca lasciati tre figlj nello stato di non mediocre necessità. Nota. Gli orfani figli dovrebbero ottenere qualche mensualità almeno fino agli anni venti di loro età; DiegoGaetanoPompeo, canonico cosentino, notaio, protonotario dello Stato Pontificio; Giuseppe, avvocato a Napoli; Stanislao, sposato con Antonia Marano, capostipite del ramo di Crotone e Napoli del quale si descriverà nel paragrafo "La Sila dei Barracco"; e Tommaso, nel 1774 sposato a Rosa Cavalcanti, capostipite del ramo di Cosenza, ha avuto per figli: Violante, sposata ad Antonio Alimena; CarloCarmela († Cosenza, 16 ottobre 1856 all'età di 72 anni), sposata a Cosenza il 17 gennaio 1817 con Nicola Madotti; Teresa, sposata a Domenico  Falvo; Giuseppe († Cosenza, 27 settembre 1847 all'età di 68 anni), sposato a Maria Orsola Giudicessa (il suo ramo sarà descritto di seguito), e Gaetano, sposato a Maria Dodaro (anche se nei registri parrocchiali del 1805 risulta come Francesca) ha avuto per figli: Carolina Annunciata (n. Cosenza, 3 aprile 1811), sposata in casa De Salvo; Maria Giovanna Gaetana (n. Cosenza, 15 settembre 1813), monaca in Santa Chiara; Gaetano (n. Cosenza, 13 gennaio 1815); Rachele Maria Giulia (n. Cosenza, 10 gennaio 1816); Gaetano Luigi (n. Cosenza, 6 aprile 1819), canonico e poeta; e Francesco, sposato a Raffaella De Salvo, in seconde nozze, a Cosenza il 3 luglio 1859 con Maria Giuseppa Valentini, ed in terze nozze a Carolina Giura.
Nel 1834 fu richiesta una perizia giudiziaria per la valutazione di un palazzo sito nella
 Piazzetta sotto il mezzo tumulo a Cosenza e dei fondi rustici ed urbani detti Fudo con casa rustica, casette, torri e palmenti ed altri siti nel territorio di Donnici, pignorati ad istanza di Violante Barracco in  danno di Giuseppe Barracco.
Nel 1845 fu richiesta una perizia giudiziaria per valutare i fondi FiegoArvicelloFalcoFiorenzo siti in territorio di Donnici e case ubicate a Cosenza, espropriati a danno di Giuseppe Barracco di detto comune; causa tra Barracco ed il Seminario di Cosenza, la congregazione del Suffragio ed altri. Archivio di stato di Cosenza, anno 1835, B. 3, perizia 22; anno 1845, B. 8, perizia 15.
Giuseppe con Maria Orsola Giudicessa di Spezzano Grande ha avuto per figli: Carlo († Cosenza); Tommaso (n. Spezzano Piccolo † Cosenza); Giovanni († Donnici); Virginia, monaca in Santa Chiara; Rosina, sposata a Cosenza il 14 giugno 1856 con Galeazzo di TarsiaEugenia Maria Luisa (n. Cosenza, 7 gennaio 1820); Luisa (n. Cosenza, 7 giugno 1817 † Donnici); Maurizio Mario Marcello (n. Cosenza, 13 maggio 1815); Anna Maria Cecilia (n. Cosenza, 14 luglio 1813); Maurizio Maria Domenico (n. Cosenza, 11 luglio 1912); Pompeo Michele Maria (n. Cosenza, 30 settembre 1810 † Donnici, 1854); e Diego Domenico Maria (n. Cosenza, 10 luglio 1809 † Donnici, 1854) 
(1ter), guardia d'onore di re Ferdinando II di Borbone, che sposando Giulia Abenante generarono: Mario (n. Piane Crati † ivi); Maria Rosa Barbara (n. Piane Crati, 27 novembre 1855), sposata a Demetrio Quintieri di Paterno Calabro, il loro figlio Maurizio Quintieri fu pianista e compositore, nel 1927 sposò Francesca dei marchesi d'Ippolito; Pompeo Nicola (n. Cosenza, 8 marzo 1854); Maria Rosa Barbara (n. Piane Crati, 8 dicembre 1851†Cosenza, 8 gennaio 1855); e Giuseppe, sposato a Raffaella Martirano ha avuto per figli: Giulia (n. Cosenza); Carlo (n. Cosenza † Donnici); Gaetano (n. Cosenza, 11 aprile 1883), musicista, ha avuto per figlio Giuseppe, autore di scritti d'argomento storico; Annina (n. Cosenza); e Tommaso (n. Cosenza, 4 febbraio 1874), sposato con Ida Nicoletti, figlia di Francesco, deputato, e di Maria Spada (in seconde nozze Francesco Nicoletti sposò Annina Ferrari d'Epaminonda) ha avuto per figli: Diego, Carlo, Francesco, Guglielmo, Enrico, Marianubile, e  Mario, sposato a Gabriella Posteraro di Cavallerizzo (frazione di Cerzeto, comune in provincia di Cosenza), ha avuto per figli GuglielmoPaola, e Silvana.
Nel palazzo di Piane Crati la famiglia custodiva la "
Cronica" di Pietro Antonio Frugali, canonico della Cattedrale di Cosenza. Il manoscritto è una sorta di diario nel quale descrive le notizie rilevanti della Cosenza del Seicento, fu acquistato dalla Biblioteca Nazionale di Napoli.


Frà Maurizio Barracco
Immagine tratta dall'opera di Gustavo Valente citata in bibliografia

Cosenza, Palazzo Barracco. A destra: Piane Crati, Palazzo Barracco, cortile interno


Lattarico (CS), Palazzo Barracco

Ubicazione del palazzo nella Cosenza del Cinquecento:  “Cosenza 1546 A. Desideri 28 fol. 106  - Costituiti alla presenza nostra il magnifico et reverendo Mario Barracco della città di Cosenza abbate della Abbazia de Santa Maria de Altilia agente da una parte... et il magnifico Alfonso Barracco della stessa città agente dall'altra parte... entrambi figli legittimi et naturali et eredi universali del quondam magnifico Giovanni Barracco il quale tenendo et possedendo cede ai suoi figli benedetti una casa palazziata sita et posta nelle mura della città di Cosenza loco dove si dice la Regia de la Corte circondata da alberi fruttiferi comunicante da un lato con il loco detto volgarmente la Castagna et dall'altro lato col magnifico domino Giovanni Andrea del dott. Blasio U.I.D...” (2) .
Marcello Barracco da Cosenza, sposò Geronima Modio di Santa Severina, figlia di Lucantonio e Polissena Susanna, i capitoli matrimoniali furono redatti il 24 dicembre 1588; fu arrendatore della salina di Neto, arrendatore di legname della Regia Corte; prese in affitto i beni dell'abbazia di Santa Maria di Altilia e nel 1606 fece realizzare una campana con la seguente iscrizione "VERBUM CARO FACTUM EST ET ABITAVIT IN NOBIS A.D. MDCVI S.M. DE ALTILIA MARCELLO BARRACCO" nel mentre era abate commendatario Tiberio Barracco; rimasto vedovo si risposò con Innocenza Modio, sorella della defunta moglie ed ebbero per figli: Morana, sposò Annibale
Suriano; Pietro Paolo; Giovanni Utriusque Juris Doctor esercitò la sua professione a Napoli; ed il primogenito Marcello juniore († 1640) che sposò Antonia Joppolo, figlia di Mario, barone di Mammola e di Agnana ed ebbero per figli: Francesca, Giuseppe, Carlo, Felice, e Giuseppe Maria, ammesso, il 5 dicembre 1622 nel S.M.O. di Malta (2bis) .


Dipinto dell'albero genealogico con gli stemmi di Cosenza e Barracco

LA SILA DEI BARRACCO


Torre Camigliati

Torre Camigliati, particolare iscrizione su coccio di Guglielmo nobile dei baroni Barracco. A destra: stemma Barracco

Nella prima metà del  Settecento il barone Stanislao Barracco, figlio di Carlo e di Laudomia d'Aquino, già proprietario terriero nella Presila Cosentina, nel 1743 sposò Antonia Marano, figlia di Domenico Antonio di Cosenza e di Teresa Cugini di Celico, che gli aveva portato in dote la difesa Camigliati in Regia Sila, assegnate a Teresa da Fulvia e Felicia Antonia Cugini sue sorelle, come eredi del fu chierico Angelo Cugini loro comune padre; la difesa era estesa per 220 tomolate così suddivise: 110 di terre seminatorie, 10 di erba di taglio, e tomolate 100 di erbaggi, ed alberata nella parte soprana; confinava con la difesa Camigliati di don Tommaso Monaco, l'altra di Camigliati di don Antonio Gullo, altra Camigliati di Giacinto Valente, le terre di Camigliati di S. Caterina di Spezzano Piccolo, la difesa di Fallistro, e proprio dove si dice Crocevia delle Magare, che si possedeva da Stefano Mollo, Camigliati di Lorenzo Curcio, e via pubblica. "Stato della Regia Sila, sotto la delegazione dell'Illustre giudice della Gran Corte della Vicaria Giuseppe Zurlo, compilato dal Giureconsulto Carlo Romeo direttore dello stato del sacro patrimonio nell'anno 1790", Volume I, Napoli, stamperia governativa 1866, pagg. 125-126.
Stanislao ed Antonia hanno avuto come figli: Laudomia, sposata a suo cugino Bernardo Sambiasi; Carlotta, sposata a Vincenzo Alimena, nobile dei marchesi di San Martino; Domenico; Giovanni (primogenito), ed Alfonso, il quale ereditò le terre silane che furono il trampolino di lancio per la conquista di latifondi nel Marchesato Crotonese, sposò Emanuela Vercillo dei baroni di San Vincenzo (oggi comune di San Vincenzo la Costa).

Contribuirono l' ascesa alcuni incarichi che lo stesso ricoprì, negli ultimi anni del Settecento come  Commissario di re Ferdinando per le reclute, e,  per il rifornimento  di cavalli per l'esercito; dal 1806, al servizio dei francesi,  il compito più pericoloso fu quello di responsabile per la repressione del brigantaggio nel suo circondario; a Spezzano Piccolo, nella Presila Cosentina,  il suo palazzo fu il quartiere generale, dove non mancarono fucilazioni.

Il latifondo Barracco (3) raggiunse il suo apice, divenendo il più esteso del Regno, di circa 30.000 ettari con una continuità territoriale di 100 chilometri, con Luigi (1788 † 1849) unico figlio di Alfonso, il quale sposò la crotonese Chiara Lucifero dei marchesi di Apriglianello, dai quali nacquero dodici figli: Teresa, sposò Michele Ruffo principe di Scaletta; Eleonora, sposò Cesare Pallavicini; Carolina,sposata a Vincenzo Pignatelli; Roberto, Senatore del Regno d'Italia, Guglielmo (1838 1899); Giovanni (Isola di Capo Rizzuto, 1829 † Roma, 1914), nel 1860 fu eletto Consigliere comunale di Napoli, nel 1886 fu nominato Senatore del Regno d’Italia, nel 1902 fondò il "Museo di scultura antica Giovanni Barracco” di Roma;


Giovanni Barracco (1829 † 1914)
Dalla collezione del Nobile Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona


Roma, Corso Vittorio Emanuele, la sede originaria del "Museo di Scultura Antica" fondato da Giovanni Barracco


Stemma Barracco su pergamena di concessione della cittadinanza romana a Giovanni Barracco, anno 1905. Immagini tratte dall'opera di Maddalena Cima "Giovanni Barracco patriota e collezionista", Gangemi Editore 


Mappa nella quale si evidenzia il Latifondo Barracco, da Isola Capo Rizzuto, sullo Jonio, fino a Spezzano Piccolo
(oggi Casali del Manco) nella Presila Cosentina.Immagine tratta dall'opera di Marta Petrusewicz


Napoli, palazzo acquistato nel 1658 dalla famiglia Caracciolo dei duchi di Brienza, che lo tennero sino al 1834 quando passò
alla famiglia Barracco, a seguito di matrimonio tra il barone Alfonso Barracco ed Emilia Carafa di Colubrano

Maria, sposò Giuseppe Lucifero nel 1835; Maurizio (1827 † 1902), pittore, il 23 novembre 1847 con il fratello Giovanni parteciparono ad una delle tante manifestazioni con corteo che raggiunse Largo di Palazzo al grido di “Viva il Re, viva la costituzione, viva l’indipendenza italiana!” per poi proseguire, sotto l’incalzare della cavalleria che inutilmente cercava di disperdere la folla, lungo via Toledo. Tra i manifestanti vi erano il duca Proto di Maddaloni, il marchese Caracciolo di Bella, figlio del principe di Torella, Gennaro Sambiase Sanseverino dei duchi di S. Donato, il duchino Morbilli, Andrea Colonna di Stigliano, Gioacchino Saluzzo di Lequille, Luigi Caracciolo di S. Teodoro, Ferdinando de Petruccelli, Pasquale de Virgiliis, Alfonso de Caro. I manifestanti, giunti presso il Palazzo del Nunzio, furono aggrediti da un drappello di Ussari a cavallo comandati dal tenente Acerbi; essendo armati di soli bastoni dovettero disperdersi tra le stradine laterali e molti di essi furono arrestati;
Emanuela († 1843) sposata a Tommaso Enrico d'Aquino, 12° principe di Caramanico, 9° duca di Casoli etc.; Stanislao; Francesco; ed il primogenito barone Alfonso II (Crotone, 1810 † Napoli, 1890), patrizio di Cosenza, Senatore del Regno d'Italia, trasferì la residenza da Crotone a Napoli, nel 1834 sposando Emilia
Carafa dei principi di Colubrano, ebbero per figli: Giulia, sposata a suo zio Guglielmo; Carolina, sposò suo cugino Luigi Pignatelli; Amalia, sposò a Napoli, il 4 luglio 1885, Carlo Marulli, principe Marulli, duca di San Cesario, marchese di Longano, Cesano e Ascigliano; Francesca Alberto Maria; Chiara; Ernesto; Luigi (1836 † 1895), primogenito, ed Enrico († 1923), erede di suo padre, patrizio di Cosenza, titolo riconosciuto con Decreto Ministeriale del 14 luglio 1907, nel quale venne riconosciuto per rinnovazione il titolo di barone, al quale sono seguite le Regie Lettere Patenti nello stesso anno, sposato a donna Maria Doria dei principi d'Angri, ebbero per figli: Francesca, Laura, Emilia ed il primogenito barone Alfonso III (Sorrento, 1885 † Napoli, 1955), titolo riconosciuto nel 1927, patrizio di Cosenza, l'11 marzo del 1925, ammesso nell'Ordine di Malta come cavaliere di Onore e Devozione, sposando Gabriella Nicolis dei conti di Robilant hanno avuto per figlio il barone Maurizio (1943), patrizio di Cosenza, dal 10 dicembre 1965 cavaliere di Onore e Devozione del S.M.O.M., è sposato a Mirella, nata Stampa, ed hanno avuto per figlie Sila e Chiara.
Nel 1939 la baronessa Gabriella, aveva acquistato in Napoli villa Emma, edificata alla fine del XVI secolo da Giacomo Castellano, nota come "il palazzo delle cannonate" perchè nel 1648 i vicerè di Napoli don
Giovanni d'Austria e Inigo Velez de Guevara decisero l'installazione dei cannoni per bombardare le navi francesi che tentavano di sbarcare lungo le coste di Posillipo (4).
La baronessa Gabriella nel 1936 adornò di suppellettili sacre la chiesa rurale della Beata Maria Vergine detta Greca a seguito del risanamento voluto dall'arciprete Giacinto Scalzi; la chiesa era già stata oggetto di risanamento nell'Ottocento e di abbellimento interno voluto dai Barracco.


Napoli - Villa Emma


Capo Rizzuto, la chiesa rurale

I BARRACCO DI ROBERTO


Caccuri, Castello, stemma Barracco

Roberto, nobile dei baroni Barracco, patrizio di Cosenza (Spezzano della Sila, 1836 † Napoli nel 1917), fratello del barone Alfonso II, rompendo la tradizione esistente in tutte le famiglie nobiliari (ovvero di far sposare solo il figlio maschio primogenito) volle sposarsi con Artemisia Balbi Senarega, dama di corte della regina Margherita, (figlia di Francesco Maria, marchese di Piovera, patrizio genovese, decurione di Genova, senatore del Regno  d'Italia, e di Maria Maddalena Pallavicino) creando il ramo cadetto dei baroni Barracco, dal loro matrimonio nacquero: Maria (morta a sedici anni, in suo onore nel 1899 costruì la chiesetta a villa Santa Margherita); Francesco, (Napoli, 1883 † Roma, 1971), patrizio di Cosenza, nel 1924 sposato ad Eleonora Hamilton ebbero per figlio Stanislao (Roma, 1926 † ivi, 1998), morto improle;  Luigi (1875 † 1949), patrizio di Cosenza; e Chiara (1873 † 1969), sposata al conte Luchino Zileri dal Verme degli Obbizi (1861 † 1929).

I coniugi  Don Roberto Barracco (1836†1917) e Artemisia Balbi; a destra, Artemisia Balbi

Roberto Barracco e Artemisia Balbi

Artemisia con il figlio Luigi. A destra: Artemisia con i figli Chiara e Luigi


Luigi Barracco (1875 † 1949), Patrizio di Cosenza

Luigi eredita una grossa fetta dei possedimenti di famiglia, oltre quella che pretese suo padre Roberto (tra di essi la tenuta di villa Santa Margherita in Sant'Anna di Cutro) dal fratello primogenito barone Alfonso II, ma anche parte dei beni dei suoi zii, Stanislao e Francesco (i quali anch'essi pretesero parte dei beni, ai quali toccarono i possedimenti tra Isola Capo Rizzuto e Cutro), e parte di quelli dello zio Guglielmo che possedeva le terre di Caccuri col suo castello (fu da lui ristrutturato, innalzò la torre dell'acqua, sfruttò le acque termali di Bruciarello, creando nel 1914 i bagni per il benessere delle genti) in quanto, ancorchè sposato con sua nipote, la boronessina Giulia, figlia di suo fratello, barone Alfonso II, non ebbero figli; nel 1919 il palazzo di Crotone risultava condiviso dal barone Enrico e da suo cugino Luigi.

Crotone - Palazzo Barracco. A destra: Altilia di Santa Severina, Palazzo Barracco con servitù

Caccuri - Castello Barracco. A destra: Caccuri - Castello Barracco - Lettiga calabrese

Caccuri - Castello Barracco - Lettiga calabrese. A destra: Terme di Bruciarello - Capanne da bagno

Terme di Bruciarello - Camerini da bagno. A destra: Villa Santa Margherita

Per quanto riguarda la Sila, Camigliati è vincolata come bene maggiorascale, con Spezzano Piccolo, Altilia di Santa Severina, la masseria di Polligrone le terre del Neto ecc..., per cui le eredita il barone Enrico (figlio primogenito del barone Alfonso II). Luigi volle costruire una nuova residenza di montagna (villa Barracchella, la quale dà il nome all'omonima contrada) vicino contrada Lorica (oggi perla turistica della Sila) su di una collina che dominava la valle dell'Arvo (la c.d. “valle dei tori” perchè i mandriani vi controllavano le mandrie dei Barracco) circondata da panorami incantevoli; la valle fu allagata negli anni trenta per creare il lago Arvo.

Sila, Villa Barracchella. A destra: la chiesetta

Sila - Luigi Barracco. A destra: toro marchiato con l'iniziale di Barracco e corona

Sila - Valle dell'Arvo, sullo sfondo Villa Barracchella. A destra: Sila - Lago Arvo, sullo sfondo Villa Barracchella

Luigi sposò Anna dei marchesi Filiasi, dal loro matrimonio nacquero: Maria, Giovanni ed il primogenito Roberto (1919 1987), patrizio di Cosenza, sposato a Helda Bullotta, si trasferirono in Brasile ed ebbero per figli: Margherita, Anna Artemisia e Luigi (1955), patrizio di Cosenza, sposato a Lygia Marcia hanno avuto per figlio Roberto (1989), patrizio di Cosenza.
Giovanni (1920 † 1988), patrizio di Cosenza, fratello di Roberto, sposò la nobile Carmen Basile, ed ebbero per figli: Ferdinando, patrizio di Cosenza;
Enrico, patrizio di Cosenza; Anna; Maria Angelica; Luigi, patrizio di Cosenza, sposato a Desideria Gabrielli, nobile dei baroni di Quercita, ed hanno avuto per figli: Filippo (1991), patrizio di Cosenza, Giovanni (1985), patrizio di Cosenza, e Lorenzo (1982), patrizio di Cosenza; Maria Teresa; Umberto, patrizio di Cosenza; ed il primogenito Carlo Francesco, patrizio di Cosenza (1945), sposato ad Anna Maria Ripa dei marchesi di Meana, hanno avuto per figlia Barbara.

Consuetudine processionale


Isola di Capo Rizzuto - Processione in sosta davanti Palazzo Barracco

Da questa straordinaria immagine si vede un gesto processionale consuetudinario, col quale, il popolo devoto all'icona Sacra (in questo caso la Madonna Greca di Isola Capo Rizzuto) sosta dinanzi alla residenza del notabile (il palazzo Barracco di Isola Capo Rizzuto); quasi sempre si trattava del nobile latifondista o in tempi anteriori del feudatario, affinchè fosse protetto dalla Madonna, come segno di gratitudine. Per molti perchè suo datore di lavoro (in quei tempi il latifondista era l'unico datore di lavoro, i Barracco avevano circa tremila dipendenti); altri avevano ricevuto assistenza (il latifondista fungeva da banca all'occorrenza, un esempio era quello di anticipare il pagamento per spese sanitarie); altri enti o privati perchè avevano ricevuto beneficenza. Questo antico gesto popolare genuino non va interpretato in maniera distorta, altrimenti risulterebbe blasfemo.


Isola di Capo Rizzuto - Palazzo Barracco

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace.

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Note:
(1) - Il feudo di Bisignano era il più vasto della Calabria situato a nord di Cosenza, i principi Sanseverino ne erano i feudatari i quali a più riprese concessero parti di esso in suffeudo ancorchè dovesse seguire il Regio Assenso; se ne contano altri cinquanta di suffeudi ceduti dai principi di Bisignano.
(1bis) - Elisabetta aveva sposato in prime nozze uomo di casa De Chiara. Ebbe una dote di 4.000 ducati che servirono a Francesco Antonio per l'acquisto del feudo di Arvicello, figlia di Roberto de Donato U.J.D., del casale di Aprigliano, nominato l'11 luglio 1605 procuratore da Frà Ottavio Botticelli di Pavia, Cavaliere Gerosolimitano, per la presa di possesso della Commenda di S. Giovanni di Cosenza e la sua amministrazione, presentò al giudice ed al notaio il seguente 9 settembre la bolla del Gran Maestro di Malta Frà Alufio de Vignacourt del 2 maggio 1604. Roberto oltre ad Elisabetta ebbe per figlie: Ippolita, sposata al dottore Maurizio Filosa; Flavia, sposata a Giovan Paolo Russo; Maria, sposata a Pirro Cosentino; ed Antonia, sposata in prime nozze al dottor Carlo Lupo, in seconde nozze al magnifico Diego Sersale di Cosenza. Elisabetta con il marito Francesco Antonio intestarono al figlio Diego il brevetto di Vice Segreto delle dogana di Cosenza di cui al Privilegio Reale spedito il 13 febbraio 1647 ed al Regio Exequatur del 24 giugno 1647, rilasciato dietro pagamento di 600 scudi. Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera, op. cit. pagg. 25-26.
(1ter) - I fratelli Pompeo e Diego Barracco, con altre persone morirono in occasione del terremoto del 1854 per il crollo della chiesa incorporata all'antica signorile dimora rurale di tre piani sita nel feudo di Arvicello. Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera, op. cit. pag. 16.
(2) - Luigi Palmieri, " Cosenza e le sue famiglie attraverso testi atti e manoscritti", 1999; Tomo II pp. 276-277.
(2bis) - Per le vicende di questo ramo invitiamo alla lettura del seguente sito:
I Barracco di Santa Severina e di Crotone

(3) - Marta Petrusewicz, "Latifondo", Saggi Marsilio, 1989.
(4) - Domenico Viggiani, "I tempi di Posillipo dalle ville romane ai casini delle delizie",  Electra Napoli 1989.

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Bibliografia:
- Archivio privato del dr. Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, “Albero genealogico di casa Barracco posseduto da Giuseppe Barracco di Cosenza, copia eseguita il 15 agosto 1896”.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.II pag.217, Vol.III pag.12; Editrice C.B.C.1996/1999.
- Gustavo Valente “Il Sovrano Ordine di Malta  e la Calabria”, La Ruffa Editore, 1996.
- Gustavo Valente “Storia della Calabria nell'età moderna”, Voll.I-II, Frama Sud, 1980.
- Mario Pellicano Castagna “Processi ai Cavalieri Gerosolimitani Calabresi”, Frama Sud, 1978.
- Davide Andreotti "La Storia dei Cosentini" Vol.II, 1869, ristampa anastatica a cura di Walter Brenner, 1987.
- Gustavo Valente "Calabria Calabresi e Turcheschi nei secoli della pirateria (1400 - 1800)", Frama Sud 1973.
- Gustavo Valente "Dizionario bibliografico biografico geografico storico della Calabria" Vol.II, Frama Sud 1989.
- L'Araldo “Almanacco Nobiliare del Napoletano 1915”, Enrico Detken, libraio editore, Napoli 1914.


Casato inserito nel 2° Volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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