Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Cosentino o Cosentini |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Cosenza, Chiostro di San
Francesco di Paola, stemma partito Moio e Cosentino |
L’antica e numerosa Famiglia Cosentino (o Cosentini),
originaria della Campania, il principe Mario
Putaturo Donati
Viscido di Nocera
ipotizzava da Sorrento; Giuseppe
Campanile,
nella sua opera
Notizie di Nobiltà
del 1672, a pagina 125 riporta testi più antichi che la
vogliono di Rocca Cilento (oggi frazione di Lustra in
provincia di Salerno), col tempo si spostò in
Basilicata, in particolare a Lauria, ed in Calabria dove
si diramò in: Aieta, Aprigliano, Bisignano, Casabona,
Celico, Cosenza, Reggio Calabria, San Mauro Marchesato,
Tropea.
Filippo Cirelli riporta: questa schiatta, che ora è
rappresentata da due delle primarie famiglie di
Aprigliano, e che diede i Cosentini marchesi d'Aieta
(1599 - 1806), fu nei tempi andati una delle famiglie
più nobili di Bisignano. Intorno al 1600 era divisa in
più case, due delle quali erano in Bisignano, un altro
in Aieta, ed altre sparse in Aprigliano, Cropani,
Casabona, e Napoli.
In un testamento del 1391 di un notaio di Rende,
Mario
di
Mario
Cosentino
lasciò a
Ruberto,
figliuolo di
Fulvio,
suo nipote, le
terre di Valongo,
a condizione che questi facesse celebrare tante messe
delle rendite delle terre donate, per l'anima di lui,
prima che Ruberto arrivasse agli anni 16, e che costui
fosse educato giusta gli esempi e le norme di
Pietro
suo antenato.
Ruberto sposò Luna Rogliani (o Rogliano, famiglia
originaria di Rogliano la quale successivamente, come
per la Famiglia Cosentino, godette la nobiltà in
Bisignano), i capitoli matrimoniali furono stipulati
il 5 novembre del 1431, con atto del notaio Flavio Rizzo
di Cosenza, tra i suoi genitori Fulvio e Claudia
Selletta e Pietro Rogliani. Nel 1439 Roberto si stabilì
ad Aprigliano (Corte), come risulta dall'albero
genealogico realizzato nell'Ottocento.
Roberto e Luna ebbero per figli:
Muzio,
il quale ebbe per figli:
Giuseppe
(n. 1504),
Pietro
(n. 1509), e
Pompeo
(n. 1509), figli di quest'ultimo furono
Ottavio
(n. 1530) e
Francesco
(n. 1535);
Fabrizio;
Mario;
ed
Ottavio
(n. 1443).
Mario ed Ottavio, figli di Roberto, si sposarono con le
sorelle Granata appartenenti alla nobile famiglia di
Bisignano, Ottavio, sposato a Lidia o Livia
Granata ebbe per figli:
Fulvio
(n. 8 marzo 1479), U.J.D., sposato a Claudia Silletta;
Giovanni Antonio
(1488 † Bologna, 1560), monaco carmelitano detto frate
Attanasio; e
Francesco
(n. 2 ottobre 1490).
Il principe di Bisignano Luca
Sanseverino dichiarò Mario meritevole di ogni
onore per il suo sangue e per le sue virtù, esentò lui
ed i suoi fratelli, figli ed eredi della giurisdizione
ordinaria del foro baronale per cause civili e
criminali, e per queste li sottopose immediatamente alla
conoscenza del principe e del suo vicario generale.
Il principe di Bisignano, Pietro Antonio Sanseverino,
nel 1527 concedeva a
Pietro Cosentino un privilegio che
iniziava con le seguenti parole:“Cum
nobilis familia Consentini patrizia civitatis nostrae
Bisinianensis...” lo creò suo consultore per
le cause civili e criminali, lo costituì giudice
perpetuo in tutte le cause che occorressero fra i suoi
vassalli di Bisignano e di tutto il suo Stato in fatto
di gravami; ordinò a tutti i suoi vassalli, nobili e
civili e del popolo, che portassero a lui quel rispetto
che gli conveniva. Inoltre affrancò Pietro, col medesimo
privilegio, da tutti i dazi, pagamenti e pesi, a cui
andavano soggetti i vassalli
(2).
Nel 1569
Virgilio
Cosentino, insieme all’Arcidiacono Giovanni Bernardino,
dovette recarsi, a nome del Capitolo della Cattedrale di
Bisignano, a “fare
visita all’Eccellentissimo Principe di Bisignano Nicolò
Bernardino Sanseverino
e all’Eccellentissima Principessa Isabella, fornendoli
di cavalcatura…(2bis)”.
Il “signum” manoscritto del notaio apostolico, sacerdote
Virgilio Cosentino, Attuario della Curia
Vescovile di Bisignano, anno 1572.
Vincenzo Maria Egidi “SIGNA
TABELLIONUM EX ARCHIVIO PUBLICO COSENTINO,
TESTO-TAVOLE-INDICI, FONTI E STUDI DEL Corpus
membranarum italicarum”, vol.V, Direttore
Antonino Lombardo,
Il Centro di Ricerca Editore, Roma-1970, tav. X
, numero 87.
|
In un atto notarile del 1584 troviamo citati:
Filiberto,
Marcello,
Cornelio,
ed
Ottavio.
Agli inizi del Seicento erano fiorenti in Bisignano più
rami della Famiglia, possedevano una Cappella
dedicata a San Martino nella Cattedrale, altra Cappella
dedicata al Santissimo Crocifisso nella Chiesa dei Frati
Minori. Nell'atto di ricostituzione del
Sedile dei Nobili di Bisignano
del 13 aprile 1645 erano godenti le seguenti
Famiglie: Acervo,
Alitto di
Giovan Battista, Aloise di Cola, Caro di Giovan
Battista, Caruso di Marco, Catapani,
Cosentini
di Andrea,
Cosentini di Filiberto, Errico di
Giovanni Alfonso, Fede di Mario, Fede di Silvio, Fede di
Gerolamo,
Ferrari
di Giovan Domenico, Fasanella di Cola,
Gaeta,
Granata di Giovan Battista, Gioppa di Giovan Jacovo,
Laymo di Fabio,
Longo di Scipione, Luzzi, Loe,
Maldotto di Giovan Battista, Pisa di Bartolo, Rende,
Ripulo di Giovan Domenico, Russo di Giovan Paolo, Rada,
Solima, Trentacapilli, Valle di Giovan Vincenzo, Ventre
di Bernardino, Zazzo di Giovan Battista.
Fabio,
sacerdote, celebrava messa nella chiesa di Santa Maria
del popolo, nel 1640 si verificò un furto sacrilego che
spogliò la chiesa di oggetti preziosi ed ex voto.
In un atto notarile del 1645 troviamo citati:
Giovanni,
Onofrio, e
Antonio Maria.
Nel 1672 troviamo citati:
Onofrio,
Antonio Maria, ed i clerici
Domenico,
Lajovico,
Berardino,
Giuseppe e
Pietro Antonio.
Giuseppe,
cononico della Cattedrale di Bisignano, venne nominato
Vicario Capitolare il 25 novembre 1679 per la morte del
vescovo Onofrio Manese (3 ottobre 1672 - 22 novembre
1679) e resse la diocesi fino alla nomina a vescovo di
monsignor Giuseppe Consoli (7 ottobre 1680 - marzo 1706)
(2ter).
Ottavio,
Capitano, ebbe per figlio
Pompeo,
Capitano, sposato a Geronima
Berlingieri, figlia di Pietro Antonio da Acri (†
1606) e di Beatrice Campolongo dei baroni di Firmo,
furono capitani di fanti italiani in Milano sotto il
duca d'Isernia e si comportarono con fedeltà e valore
singolare in sevizio del loro re.
Fabrizio
(† 1625), fratello di Pompeo, fu Capitano d'artiglieria
e conoscitore di cosmografia e di storia sacra e
profana, fu sepolto nella chiesa dei Riformati di
Bisignano.
Bernardino,
nel 1666 stipulò una convenzione con la magnifica Maria
Milizia, baronessa di Santa Sofia.
Della Famiglia si hanno notizie in Bisignano fino al
1834. |
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Tavole genealogiche dei rami della Famiglia in Bisignano
(2quater)
|
Bisignano, Palazzo
Granata-Rende-Cosentino |
Il magnifico
Gian Gregorio Cosentino, nativo di Bisignano,
nel 1550 circa si trasferì a Reggio Calabria.
Luca
(1582 † 1647), figlio di Gian Gregorio, sposato nel 1638
ad
Antonia
Bosurgi figlia di Giovanni, ebbero per figli:
Paolo,
canonico,
Diego, canonico, e
Giuseppe,
sposato a
Lavinia Vitale, i capitoli matrimoniali furono
stipulati nel 1676, ebbero per figlio
Diego,
sposato a Diana Prato, figlia di Giacomo e Musolina Spanò, i
capitoli matrimoniali furono stipulati il 23 novembre 1710,
ebbero per figlio
Gregorio,
sposato a
Laura
Musitano,
i capitoli matrimoniali furono stipulati il 12 agosto 1777,
ebbero per figlio
Diego,
nobile patrizio, il quale nel 1805 chiese il riconoscimento
della sua discendenza dal magnifico Gregorio Cosentino
appartenente al primo ceto di Bisignano, producendo vari atti
notarili dal 1579 al 1588, ed il suo albero genealogico
(3). |
Reggio Calabria, stemma
Bosurgi. A destra: stemma Vitale |
Stemma Musitano |
I Cosentino marchesi di Aieta |
Giuseppe
Campanile nella sua opera
Notizie di
Nobiltà edita nel 1672 esordisce in questi
termini, citando fonti più antiche: “Adimario
filius quondam
Ioannis,
habitans in Rocca Cilenti, cum Guglielmo de Loria,
1203”.
Riccardo, fu
scudiero e valletto di re Carlo Illustre.
Niccolò, figlio di Riccardo,
cavaliere regio e
chiamato
"di Corigliano", sposò Luisella di Lauria,
figlia di Giacomo, aiutante di campo di suo zio Ruggero
I di Lauria († Valencia, 1305), Grande Ammiraglio di
Carlo II d'Angiò, Signore di Lauria, Castelluccio,
Lagonegro, Laino, Maratea, Rotonda, Papasidero etc. .
Antonio, fu
Familiare della regina
Giovanna II d'Angiò-Durazzo (Zara , 25 giugno 1371 †
Napoli, 2 febbraio 1435).
Franz von Lobstein in “Settecento
Calabrese” Vol. III pag. 40, nota 13.
Girolamo, di Lauria, dal 1459 fu
segretario e consigliere di
re Ferdinando I d'Aragona e dei suoi
successori fino a
re Federico con il
titolo di nobile,
sposò Laudonia
Scaglione; suo figlio
Stefano
ebbe privilegi e feudi dai principi di Salerno e conti
di Lauria.
Antonio,
figlio di Stefano, sposò Bianca Malatacca ed ebbro per
figli:
Tiberio
(1528 † 1602), Vescovo di Lavello dal 1578, e
Scipione († 1589),
riportiamo un Privilegio dato a Napoli il 19 novembre
del 1544 di Assenso al censo costituito da Aurelia
Sanseverino a favore di Scipione Cosentino di Lauria sui
frutti della terra
di Viggianello in Basilicata.
Ministero dell'Interno,
pubblicazione degli Archivi di Stato XI, Archivio di
Stato di Napoli, Archivi Privati, Vol. I seconda
edizione, Roma 1967, Archivio Sanseverino di Bisignano:
167.
Scipione acquistò la
baronia di Aieta, per ducati 13.000, da
Lucrezia
Martirano,
erede di suo fratello, barone Giovan Tommaso, seguì il
Regio Assenso l'11 luglio 1572
(3bis); il feudo, sito in
Calabria Citra in diocesi di Cassano comprendeva gli
attuali comuni di Aieta e Praja a Mare in provincia di
Cosenza; sposò Ippolita Gazzineo ed ebbero per figli:
Isabella, sposata a Scipione
Brayda,
Ascanio,
e
Giovan Francesco († 1595), 2° barone di
Aieta, ebbe Significatoria di rilevio l'11 luglio 1590
per la terra di Aieta con bagliva e mastrodattia come
erede di suo padre Scipione; sposò Ippolita (o Porzia)
Mazzacane di Giulio, barone di Omignano nel Cilento ed
ebbero per figli:
Girolamo, giurista, giudice della real
città di Reggio, e
Insegna del
Comune di Aieta |
Stemma Cosentini |
Praja a Mare, la
Rocca e l'isola di Dino |
Stemma sul
portale della Rocca |
Cappella della
Rocca, stemma Cosentino |
Scipione Sebastiano
(† 1632), 3° barone di Aieta, erede di suo padre, barone
Giovan Francesco; re
Filippo IV, con Privilegio del 13
gennaio 1624 gli concesse il titolo di marchese, accanto
al palazzo fece costruire la cappella di famiglia
dedicandola a San Sebatiano; sposò Vittoria, di
Ferdinando
della Porta,
marchese di Episcopia e di Andreana, ed ebbero per
figli:
Beatrice,
monaca;
Matteo
(1632 † Rocca Imperiale, 1702), Vescovo di Anglona-Tursi
dal 1667,
Di seguito la concessione del
titolo di Marchese |
Tursi,
Cattedrale, Cappella dove riposano le spoglie
del Vescovo Matteo
Si ringrazia la Signora Romina Manfredi per
averci inviato le foto. |
e
Giovan Francesco (1621 † 1699), 2°
marchese di Aieta, come erede di suo padre, marchese
Scipione; sposò Camilla
Pignatelli
di Pietro e Cornelia
Caracciolo,
ed ebbero per figli:
Agata
(1653) monaca,
Pietro,
Girolamo,
Carlo,
Scipione,
Tiberio,
Domenico il quale nella cappella
dell'Assunta, all'interno della chiesa madre di Santa
Maria della Visitazione fece apporre una lapide in
ricordo dello zio Matteo Vescovo di Anglona-Tursi,
e |
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Aieta, chiesa madre di
Santa Maria della Visitazione. A destra, Cappella
gentilizia dell'Assunta |
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Giuseppe
(† Piano di Sorrento, 1721), 3° marchese di Aieta, ebbe
Significatoria di Rilevio il 22 luglio 1705 per la terra
di Aieta con le seconde cause, zecca e portulanìa, come
erede di suo padre, marchese Giovan Francesco; il 17
giugno del 1699 sposò Girolama
de Majo.
Tiberio, 4° marchese di Aieta, come
erede di suo fratello, marchese Giuseppe, morto improle.
Domenico († 1747), 5° marchese di Aieta,
come successore di suo fratello, marchese Tiberio, per
refuta fattagli il 16 giugno 1721, nell'intestazione del
17 novembre 1735 per la terra di Aieta, oltre le seconde
cause, zecca, portulanìa vi erano anche il falangaggio
ed ancoraggio nel porto dell'isola di Dino; nel 1724
fece ampliare la cappella di famiglia dedicandola a San
Giuseppe in onore del padre, già dedicata a San
Sebastiano, sulla facciata fece apporre lo stemma di
famiglia; sposato a Sorrento il 9 luglio 1721 con Anna
Maria
Guardati
(† Sorrento, 1765)
figlia di Giuseppe ed Orsola
Romano,
ebbero come figli:
Beatrice
(1734), monaca nella S.S. Trinità;
Orsola (1731 † Sorrento, 1759), sposata
il 19 febbraio 1750 a Salvatore
Falangola;
Lucrezia (1732 † Sorrento, 1788),
sposata il 2 settembre del 1750 a Carlo Guardati;
Giuseppe ed il primogenito |
|
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Aieta, cappella di
famiglia dedicata a San Giuseppe. A destra: interno
della cappella di San Giuseppe |
Timpano della cappella di
San Giuseppe in Aieta, stemma inquartato: nel 1°
Cosentino, 2°
Guardati,
3°
Pignatelli,
4°
Romano |
Francesco Maria Giuseppe Antonio Pasquale Andrea
(1723 † Ogliastro Marina di Castellabate, 1748), i suoi
padrini furono il duca don Annibale Marchese e la sua
signora donna Vittoria Marchese, patrizi napoletani; 6°
marchese di Aieta per successione a suo padre, marchese
Domenico, morì dopo pochi mesi del padre; nel 1746 o
1747 si mise a capo della popolazione di Aieta quando a
mano armata andarono a svellare le risiere del vicino
territorio di Castronuco. Probabilmente, perseguitato
dalla giustizia spinta dal duca di Fortore proprietario
della risiera, si rifugiò ad Ogliastro e vi morì, forse
perchè avevano dei parenti o delle proprietà; del suo
ramo si descriverà di seguito.
Giuseppe
Maria
(Sorrento, 1725 † 1759), 7° marchese di Aieta,
successe a suo fratello Francesco; il 15 settembre 1753
sposò Livia
Lombardo
dei baroni di San Chirico
con la quale ebbero per figlio
Domenico (1755 † Cosenza, 1821) 8°
marchese di Aieta, erede di suo padre, marchese
Giuseppe, il 18 settembre 1761 s'intestò la terra di
Aieta con le seconde cause, zecca, portulanìa ed
ancoraggio dell'isola di Dino;
vendette il feudo a Vincenzo Maria
Spinelli,
principe di Scalea, per ducati 110.250 con Regio Assenso
del 20 settembre 1799, con la clausola che il titolo di
marchese fosse trasferito su altro feudo che egli
possedeva,
comprato dalla Regia Corte in
Abruzzo Ultra,
con Regio Assenso del 14 ottobre 1769, ribattezzandolo
Aieta, del titolo continuarono a fregiarsi i suoi
discendenti; fu nominato Direttore Generale dei Dazi
Diretti di Cosenza; sposò Vittoria
Valignani
dei duchi di Vacri (†
1840) ed ebbero ventidue figli:
Giuseppe (1779†
1797);
Anna Maria
(1778 † 1779);
Francesca Maria, monaca in Santa Chiara
a Nola;
Tommaso (1780 †
1782);
Francesco (1781 †
1783);
Camilla
(1782 † 1858), monaca
prese il nome di Maria Carmela;
Francesco
Saverio (1783 †
1813);
Carlo Maria (1785 †
1830);
Anna Maria
(1786 † 1850);
Lucrezia (1789);
Luigi
(1790);
Ferdinando
(1791 † 1793);
Orsola
(† 1862);
Stefanicia
(1792 † 1822);
Giovanna
(1794 † 1865);
Michele (1795 †
1799);
Gennaro Maria
(1798 † 1814); Michela
(1799);
Olimpia
(1806 † 1867), sposata
il 4 aprile 1842 a Raffaele
de Petra,
ancora nel 1886 il municipio di Aieta pagava ai suoi
figli 40 ducati conto annuo;
Tommaso (1787 †
1838), 9° marchese di Aieta, per successione a suo
padre, marchese Domenico, sposato l'11 settembre 1831 a
Patrizia Fianci (†
1839), non ebbero prole;
Luigi
Maria (1790 †
1858) 10° marchese di Aieta,
per successione a suo fratello, marchese Tommaso,
sposato il 30 novembre 1843 a Maria Serafina
di Donato
dei baroni di Casteldonato, non ebbero prole;
Maria
Giuseppa (1801 †
1890), 11^ marchesa di Aieta, per successione a suo
fratello Luigi Maria, nel 1829 sposò a Napoli Innocenzo
de Miro
(1800 †
1874), patrizio di Sorrento, figlio cadetto di Giacomo,
duca di Collecorvino.
Lorenzo de Miro (1830 †
1908), 12° marchese di Aieta, per successione a sua
madre, marchesa Maria Giuseppa, riconosciuto con Decreto
Ministeriale del 15 aprile 1898. |
© Aieta (Cosenza), palazzo
appartenuto ai marchesi Cosentino |
Aieta (Cosenza), palazzo
appartenuto ai marchesi Cosentino; a destra: la loggia, sullo
sfondo il mar Tirreno |
Loggiato, lo stemma
scolpito |
I Cosentino di Francesco di Aieta |
Il marchese
Francesco
(Aieta, 17 novembre 1723
† Ogliastro Marina di
Castellabate, 1748) figlio del marchese Domenico, morto
prematuramente senza prendere intestazione del feudo, al
quale successe suo fratello Giuseppe, aveva sposato
Angela de Fazio con la quale ebbero per figlio
Giuseppe Antonio Giorgio Annunziato (n.
a Pizzo Calabro, 24 marzo 1743), sposato a Rosaria Rodi,
ebbero per figli, tra gli altri:
Ferdinando
(Pizzo Calabro, 1778 † 1816), Sotto Direttore delle
Saline, e
Lucantonio
Alessandro Saverio Giovanni Domenico Leonardo
(n. a Pizzo Calabro, 17 marzo 1773), sposato a Maria
Vincenza Riglieri, ebbero per figlio
Giuseppe (n. a Pizzo Calabro, 1799),
Capo Contabile della Direzione dei Dazi Indiretti,
sposato a Maria Enrichetta de Cosiron ebbero per figli:
Alfonso Maria Vincenzo Paolo (n. 16
novembre 1849);
Ersilia Maria
Giuseppa Vincenza (n. 22 maggio 1848);
Giovanni Pasquale Alfonso (n. 13 aprile
1846), il suo ramo si descriverà di seguito;
Maria Matilda
Anna Vincenza (n. 16 febbraio 1835);
Raimondo Francesco Paolo Vincenzo (n. 18
febbraio 1831, morto infante);
Francesco Di Paola Luigi Natale
Ferdinando
Antonio (n. 25 dicembre 1843);
Laura Maria
Luigia Carmela Anna (n. 28 luglio 1841);
Laura
Maria Francesca Vincenza (n. 3 maggio
1840);
Raimondo
Francesco Paolo Vincenzo (n. 18 febbraio
1831, morto infante);
Maria Vincenza
Rosaria Ferdinanda Raimonda (n. 27
settembre 1825); ed i gemelli
Francesco
Paolo Luigi Vincenzo Pietro e
Raimondo Paolo Luigi Vincenzo Pietro
(nati a Napoli, il 10 novembre 1838), quest'ultimo fu
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, Cavaliere
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, già Ufficiale
delle Guardie del Corpo a Cavallo Napoletane, disertato
a settembre 1860, come garibaldino prese parte alla
campagna di Capua e, successivamente a Caserta, nel
Regno d'Italia fu Sottotenente nel 15° Turr, fu uno dei
quattro Ufficiali che riorganizzo il gruppo dei
Corazzieri, fu nominato Tenente Colonnello e
successivamente Colonnello; sposò Antonia Camuzzoni di
Vicenza ed ebbero per figli:
Arturo,
Tenente di Fanteria;
Giovanni,
Sottotenente M.T., sposato con Fausta Prignacchi,
Raimondo e Angelo
Cosentini |
ebbero Evelina
ed Ugo
disperso in Russia;
Ugo,
Tenente di Vascello, Comandante Regio Sommergibile,
sposato con Anna Maria Lang, ebbero per figlia
Laura;
Giuseppe ed
Angelo,
nobile dei marchesi di Aieta, Cavaliere dell'Ordine dei
Santi Maurizio e Lazzaro, Colonnello Comandante 21°
Bersaglieri, sposato con Maria Panichi di Ascoli Piceno
con la quale ebbero
come figli: Clara, Adriana, Innocenza,
Raimondo, ebbe una figlia di nome Anna, ed
Achille
(1901
† 1986), nobile dei marchesi
di Aieta, sposato alla nobile Maria Teresa Crivelli
Visconti di Milano hanno avuto come figli:
Adriano,
nobile dei marchesi di Aieta, ha per figlia
Sara;
Angela
Maria, nobile dei marchesi di Aieta, ed
il primogenito
Alessandro
(1930 † 2006), nobile
dei marchesi di Aieta, morto improle; negli anni
cinquanta del Novecento recandosi a visitare il feudo
posseduto dai suoi avi in Calabria, notò le rovine della
rocca di Praja, l'acquistò e restaurò, inoltre, fece
ricorso al tribunale di Milano per poter aggiungere al
proprio cognome il predicato “di Aieta”, con sentenza
del 14 marzo 1958, la 1^ sezione Civile del tribunale di
Milano ordinava all'Ufficiale dello stato civile del
comune di Milano di rettificare, aggiungendo al cognome
“Cosentini” il predicato “di Aieta” agli atti di nascita
(4). |
Adriano, Angela Maria ed Alessandro
Cosentini |
Il citato
Giovanni Pasquale Alfonso Cosentini
(Napoli, 13 aprile 1846 † ivi, 1913), figlio di Giuseppe
e di Maria Enrichetta de Cosiron, ingegnere, sposato a
Laura Fondini (n. Genova † Napoli), ebbero per figli:
Evarista (Genova, 16 agosto 1878 † ivi,
16 agosto 1878); ed
Augusto (Benevento, 22 settembre 1877 †
Napoli, 1946), sposato in prime nozze ad Angelina
Cottrau
(Napoli, 1882 † ivi, 1919), hanno avuto per figli:
Guido
(Napoli, 19 aprile 1906 † ivi, 28 giugno 1977),
direttore generale Cinzano S.A., sposato ad Alice White
(Francia, 12 settembre 1904 † Napoli, 10 marzo 1976),
non ebbero prole;
Marcella (Napoli, 19 novembre 1908 †
Santiago del Chile, 19 agosto 1992), sposata ad Arnaldo
Bifani;
Sergio
(Napoli, 21 marzo 1911 † ivi, 7 aprile 1972),
dottore in economia, sposato a Vera Scaglia (Napoli, 5
gennaio 1915 † ivi, 1988), ebbero per figli
Lùcia
(Napoli, 22 agosto 1939 † ivi, 22 maggio 2003), sposata
ad Italo Ormanni; e
Bruno
(n. Napoli, 2 giugno 1947), nobile dei marchesi di Aieta,
ingegnere, sposato a Maria Piccillo (n. Napoli, 5 marzo
1949), hanno per figli:
Sandro
(n. Napoli, 29 agosto 1981), dottore in giurisprudenza,
che con Nunzia
Campanile (n. Napoli, 16
agosto 1984), hanno per figlio
Bruno
(n. Napoli, 15 maggio 2017);
Simona
(n. Napoli, 1° febbraio 1979), direttore artistico,
sposata a Simone Tesorieri; ed il primogenito
Sergio
(n. Napoli, 17 novembre 1973) avvocato, sposato a Rita
Scerbo (n. Catanzaro, 12 ottobre 1974), hanno per figli:
Bruno Pio (n. Napoli, 23 settembre
2005),
Ezio (n. Napoli, 12 gennaio 2008), ed
Alessandro (n. Napoli, 14 settembre
2010). |
Augusto
(Benevento, 22 settembre 1877 † Napoli, 1946), in
seconde nozze sposò Dora Acciaioli (Napoli, 1899 † ivi,
1941), ebbero per figli
Giovannella (Napoli, 1929 † ivi, 27
luglio 1937); e
Maurizio
(Napoli, 6 marzo 1923 † ivi, 12 settembre 1977),
ingegnere, sposato a Maria Teresa
Zampaglione (Merville-Francia,
l'8 ottobre 1923 † Piano di Sorrento, 5 maggio 1989),
hanno avuto per figlio
Giorgio
(n. Napoli 26 ottobre 1956), nobile dei marchesi di
Aieta,
conte di Langrand Dumonceau, imprenditore,
sposato a Giustina Micheluzzi (n. Napoli, 5 novembre
1965), hanno per figli:
Maurizio
(n. Malta, 19 novembre 1994), dottore in giurisprudenza;
Mattia (n. Malta, 12 aprile 1996),
ingegnere;
Marino
(n. Napoli, 4 luglio 2000);
Tobia
(n. Milano, 25 ottobre 2002); e
Maria
(n. Milano, 12 marzo 2006). |
Ramo Cosentino de Mendoza |
Livio
Serra di Gerace, nelle sue
tavole genelogiche,
oltre a riportare il ramo dei marchesi di Aieta, riporta
quello dei Cosentino de Mendoza:
Giuseppe,
U.J.D., de' marchesi d'Aieta, medico, sposato il 25
marzo 1662 ad Andrea Malo y Mendoza dei conti di
Castrillo, la conobbe in quanto sua paziente che salvò
dalla peste; stanco di questa professione si laureò in
Giurisprudenza e fu eletto Giudice della
Gran Corte della Vicaria. In seguito si trasferì a
Madrid dove fu eletto Procuratore fiscale del Regio e
Supremo Consiglio d'Italia, in questa carica fece
assolvere la città di Tropea del debito al Regio Fisco
di 33.000 monete d'oro, per questo servizio, fu
aggregato, all'unanimità, alla Piazza Chiusa dei Nobili
di Tropea il 4 marzo del 1672.
Giuseppe ed Andrea ebbero per figli:
Vittoria
(n. 1666), sposata il 5 marzo 1696 a Giovan Battista
d'Aquino;
e
Paolo
(n. 25 gennaio 1663), sposato a Grazia Catalano
generarono:
Ferdinando
(n. 28 dicembre 1691) morto infante,
Carlo
(n. 9 novembre 1694),
Antonio
(n. 11 gennaio 1699),
Ferdinando
(n. 2 marzo 1701),
Orazio
(n. 4 novembre 1701), e
Giuseppe
(n. 16 gennaio 1707).
Carlo,
fratello del medico Giuseppe, con suo figlio
Cesare,
da Tropea andò a Napoli e vi morì di peste.
|
Stemma Cosentino di
Tropea |
Arma dei Cosentino di Tropea:
d'azzurro, alla quercia di verde sinistrata dal leone
d'argento lampassato di rosso rampante al fusto. |
Francesco
Scardaccione
nella
Raccolta delle
Famiglie Nobili e Notabili di Basilicata,
a pagina 156, per la Famiglia Cosentini inizia il suo
elenco con il citato
Girolamo,
Consigliere di re Ferdinando I d'Aragona.
Tiberio
(1528 † 1602), Vescovo, Dottore in legge.
Giuseppe,
Giudice in Rossano nel 1534.
Pasquale
(n. 1539), Medico, con diploma del 21 aprile 1560.
Michele,
Sindaco nel 1570.
Francesco,
Arciprete Curato nel Seicento.
Andrea
(n.1765), Dottore Fisico.
Pierluigi
(1795 † 1839), Agrimensore, sposò Maddalena Mastrangelo.
Nicola
(n. 1873), Ispettore Generale del ministero del
Bilancio.
Paolo
(1876 † 1943), Colonnello dei Carabinieri.
Giovanni,
Medico. |
I
Cosentini di Cosenza ebbero il
Privilegio della Familiarità nel 1459
(5).
Pietro,
Francesco e
Vincenzo
furono aggregati alla seconda piazza degli onorati
cittadini di Cosenza nel 1580
(5bis).
Pietro
Francesco, nel 1597, fu sindaco degli
onorati cittadini di Cosenza.
Don
Giovanni Cosentino,
Guardia
nello Squadrone delle Guardie d'Onore di
Calabria Citra
(formazione militare voluta da
re Ferdinando II di Borbone per premiare
l'entusiasmo di quei sudditi che nei suoi viaggi lo
accolsero festosamente nella sua ascesa al trono, nel
1833 creò gli Squadroni delle Guardie d'Onore per ogni
provincia, ed uno per la Capitale) fu premiato per
essersi distinto nei rivolgimenti del 15 marzo 1844 a
difesa della Casa Borbone unitamente ai commilitoni: don
Ferdinando de Rose, Sergente; don Fabrizio
Castiglione Morelli,
Caporale; don Ettore Sansone, Caporale; don Diego
Barracco, Guardia; don Giuseppe de Chiara, Guardia;
don Gaetano Saporiti, Guardia; don Marzio Spada,
Guardia; don Bernardino
Telesio, Guardia; don Domenico Berardi, Guardia, già
decorato del titolo di Cavaliere dell'Ordine
di Francesco I con pensione di 12 ducati al mese; ed
il Comandante dello Squadrone, don Paolo del Gaudio
(succeduto a don Vincenzo Grisolia fu Tiberio) al quale
il Sovrano accordò la Croce di Cavaliere di Grazia dell'Ordine
di San Giorgio della Riunione
(5ter).
|
I Cosentino di Aprigliano |
Aprigliano, Palazzo Cosentini, ingresso dal giardino. A
destra:
Aprigliano, Palazzo Cosentini, portale |
Gaetano
(n. 9 aprile 1510), sposato a Geronima de Chiara il 3
ottobre 1541, ebbe per figli
Pietro
Giovanni
e
Valerio,Valente
o Vale
(24 settembre 1547 †
1610) Cosentino, nel corso del tempo aveva accumulato un
considerevole patrimonio avendo acquistato diverse
difese
nella Sila Grande cosentina nella seconda metà del
Cinquecento, tra di esse: Serra di Busso in località Lo
Rica; sposato in prime nozze
con Diana
Muti,
in seconde nozze con Caterina
de Simone ebbe per figli:
Geronimo
(n. 1578), comandante di truppa sotto il re Filippo IV;
Vespasiano;
Muzio
(n.
1576), sposato a Vittoria Cimino;
Fulvio,
U.J.D.;
Cesare,
U.J.D., e
Pirro
(n. 18 dicembre 1584), U.J.D., sposato in prime nozze
con Girolama de Chiara, morta prematuramente, non ebbero
prole; in seconde nozze sposò Maria
Donato di Roberto (avvocato, sposato con
Vittoria de Chiara aveva avuto altre figlie: Ippolita,
Antonia, Flavia ed Elisabetta, quest'ultima sposata con
Francesco Antonio
Barracco) con la quale ebbe per figli:
Caterina,
sposata con Andrea Barrese;
Roberto,
sposato con
Dianora
Cosentino di Bisignano, ebbero per figlie:
Diana,
sposata a Domenico Cozza e,
Belluccia,
sposata a Onofrio
Morello di Rogliano; e
Pirro juniore,
Utriusque Juris Doctor, sposato con Auria
Serra di Dipignano, ebbe per figli:
Giuseppe Antonio,
figlio naturale, avuto con Adriana de Marino di Napoli,
in quanto spesso vi si recava per esercitare la sua
professione; con sua moglie ebbero:
Antonia,
sposata con Giuseppe
Mollo,
Carlo
(1671 † 1758), poeta, noto per aver tradotto nel proprio
dialetto la
"Gerusalemme Liberata"
di Torquato Tasso, composta in ottava rima e pubblicata
nel 1737, dedicata a Francesco Maria
Carafa, principe di Belvedere, Gallicchio e
marchese di Anzi.
Sposato con Serafina Scarpati ebbero per figli:
Vittoria
(n. 1708), e
Francesco Saverio
(1706
† 1780), celibe. |
|
Aprigliano, Palazzo
Cosentini visto da est |
Dal
Catasto Onciario del 1753 risultano censiti in
Aprigliano, oltre al ramo di Carlo, estinto con suo
figlio Francesco Saverio, quelli di:
Andrea,
di anni 65, sua moglie Lucrezia di anni 60, i figli
Marzio
di anni 46 e
Gaetano
di anni 32 e sua moglie Agata Piro di 26 ed il loro
figlio
Rocco
di anni 4;
Muzio,
di anni 53, il fratello maggiore
Tommaso
di anni 62 ed il fratello minore
Luigi
di anni 46; moglie di Muzio fu Caterina Mazza di anni 40
con i figli:
Antonio
di 21 anni, fu membro della deputazione che firmò il
Catasto Onciario,
Faustina
di anni 19,
Agata
di anni 17,
Orsola
di anni 16,
Nicoletta
di anni 14,
Anna
di anni 13,
Francesco
di anni 12,
Niccolò
di anni 9, e l'ultimo genito
Girolamo
di anni 1(1752 † 1832) che acquistò nella Sila Grande in
territorio di Aprigliano, il
feudo
di Capalbo detto anche Li Cossini
(ovvero feudo di Cussini in località Capalbo) dalla
Regia Azienda di Educazione di Napoli (già dei Gesuiti
poi espulsi dal Regno ed intestato agli
Ametrano
i quali lo presero in nome e per conto dei Gesuiti di
Cosenza), l'atto di acquisto fu stipulato
a Napoli il 5 marzo 1792, notaio Capobianco di Napoli,
con Regio Assenso del 20 marzo 1792; Girolamo ne fu
l'ultimo intestatario prima dell'eversione (abolizione)
della feudalità del 1806
(6).
La famiglia fu proprietaria di diverse
difese
nella Sila Regia nelle contrade di: Quaresima, Fiego,
Agnaturo, Trepidò Soprano, Cavaliere e Lorichella,
Lardone, Ciricilla Soprane e Sottana, Cognale della
Madonna, Seletta, Serra di Mola, Caprara, Pinicollito.
Tra le
pregiate razze di cavalli di Calabria Citra vi era
quella denominata Cosentini Giuseppe e Girolamo:
Magra di giusta taglia, senza difetti, ma di poco moto E
poco numerosa. Manca il padre. Giuseppe
Giannuzzi Savelli
Aspetti storici della Calabria Citra dal
feudalesimo al Risorgimento, dall'esame dei documenti
d'archivio e dalla storia della famiglia Giannuzzi
Savelli, p. 329. Archivio di Stato di Napoli -
Ministero Interno Inv Fascio 2202. |
Sila Grande, Pinicollito,
ricadente nel comune di Aprigliano |
Sila Grande, Pinicollito,
la Torre |
Il barone Girolamo sposò
Agata
Parisio
(1764
† 1814) di Stefano e
Faustina d'Epiro, ed ebbero per figli:
Orsola
Maria,
sposata a Vincenzo Maria Cosentini del ramo di Celico;
Maria
Rosaria, sposata a Filippo Grisolia di
Tiberio da Celico (ebbero per figlia Agata che sposò
Raffaele
Collice);
Maria
Caterina, sposata Barrese di Spezzano
della Sila;
Gaetana,
sposata Boscarelli di Bisignano;
Diana,
sposata
Capocchiani
di Crotone;
Tommaso,
botanico, il quale introdusse la coltivazione della
patata in Sila che cambiò in meglio le condizioni di
vita delle popolazioni silane, fu Intendente di Calabria
Citra, patriota; e,
Luigi,
che sposò Mariantonia
Dattilo
dei marchesi di Santa Caterina con la quale
ebbero
Girolamo
juniore (1838 † 1893), il quale visse
per buona parte della sua vita lontano dalla terra
natia, morì nei pressi di Bruxelles, lasciò il suo
immenso patrimonio, compreso il palazzo di Aprigliano, a
suo cugino Giovanni Capocchiani e questo causò un lungo
contenzioso.
Biglietto da
visita del barone Girolamo Cosentini juniore
morto in Belgio. Si noti lo stemma adottato dal
ramo dei baroni di Capalbo |
Secondo Enzo Stancati, il Palazzo
di Pompeo
Sersale,
posto tra Corso Telesio (ex Giostra Nuova) e
Piazza XV Marzo, abitato
anche dalle famiglie
Spiriti
e
Telesio,
è appartenuto ai Cosentini, in particolare a
Tommaso e
Girolamo. Di questo se ne ha
prova anche consultando il Catasto del 1873.
In questo Palazzo, all’approssimarsi della
venuta di Garibaldi a Cosenza, ha avuto sede il
Comitato Insurrezionale di Calabria Citra
presieduto dal barone Francesco
Guzzolini.
In questo stesso Palazzo, il 27 agosto 1860, fu
composto
e firmato l’atto di resa delle brigate
Borboniche stanziate a Cosenza, comandate dal
Brigadiere Cardarelli |
Ramo di Aprigliano /Corte
|
Stemma sul Palazzo Cosentini in via Voroncello
nel
Rione Corte,
poi dei Ciacco-Gallucci-Alessio.
Questo palazzo era appartenuto alla famiglia De
Bonis, Giuseppe nel 1740 lo lasciò in eredità a
sua sorella Antonia De Bonis, sposata a Domenico
Cosentini, ed ai suoi nipoti Cesare, Aniello, e
Pietro Vincenzo; la famiglia vi si trasferì e
vendette il
palazzo dove abitavano.
Arma:
interziato in fascia, nel 1° all'aquila, nel 2°
al leone, nel 3° alla stella ad otto punte |
Aprigliano-Corte,
Palazzo Cosentini, sullo sfondo la Chiesa di San
Nicola |
Pietro Giovanni (1555 † 1620), fratello del citato Valerio, Valente
o Vale, sposato in prime nozze a Flavia
Muti, ed in seconde nozze, il 14 agosto 1584, a Sertoria
de Mazzeo ebbe per figli: Ippolita, Villa, Giovanni
Domenico
(6bis),
Onorio e Giuseppe (†
1655) che possedeva parte del fondo di Agnatura in Sila,
sposò Luciana Cundura di Figline ed
hanno avuto per figli: Giulia detta
Cicilla; Paolo,
sacerdote; Pietro
Giovanni alias
Aniello (nato ad Aprigliano/Corte il
14 maggio 1620) conseguì gli studi in diritto civile ed
ecclesiastico a Napoli e Roma; e Cesare (16 aprile 1645
† 1687), U.J. D., sposato ad Agata Filosa il 31 ottobre
1682, il quale ebbe per figli Rosalba,
sposata a Bernardo Petrone,
ebbe una dote di 570 ducati, e Domenico,
i quali persero i genitori in tenera età e furono
cresciuti dallo zio, don Paolo e da quella che doveva
essere la sua perpetua, Antonia di Orangia, Domenico, il
6 giugno 1700 sposò Antonia De Bonis (n.1683) ebbero
come figli: Cesare
detto Cecio, dal Catasto Onciario del
1753 risulta essere di 47 anni e possedere una chiusa nel
luogo detto La Fundura, una difesa sita
nel luogo dell'Agnatura ed una casa nel casal d'Agosto; Dorotea, Saveria, Agata, Aniello e Pietro
Vincenzo (13 marzo 1721 † 6 agosto
1780), sposato a Faustina Cosentini figlia di Muzio del
ramo Aprigliano/Grupa, i
capitoli matrimoniali furono firmati da Vincenzo ed
Antonio, fratello di Faustina, nei quali s'impegnava a
corrispondere una dote alla sorella di 650
ducati, generarono: Rosa,
sposata a don Giuseppe Zacchini, ebbe in dote 1.450
ducati; Teresa,
sposata nella Cattedrale di Cosenza l'anno 1786 a Pietro
Maria De Prezi fu Raffaele, ebbe in dote 1.600 ducati; Raffaele,
sposato a Rachele De Bonis;
Aniello,
sposato a Marianna De Fiore, ha avuto come figlio
Leonardo che fu Pro Sindaco di Aprigliano negli anni
1844/1845;
Domenico;
e Giuseppe
Maria (1765 † 1836), fu conduttore del feudo di Caccuri di proprietà
della duchessa Rachele Ceva
Grimaldi, il
27 agosto 1795 sposò Rosa Parisio (Santo
Stefano, 1776 † 1840) di Domenico (di Stefano) e di
Faustina Stocco,
ed ebbero per figli:
Maria
Carolina (n.1810) sposata il 4 novembre 1832 a Gaspare Lupo Marsico (1913
† 1874) deputato per quattro legislature a partire dal
1861 nel collegio di Torre Annunziata; Faustina (1813
† 1867), sposata nel 1835 a Giuseppe Masci di Santa
Sofia; Mariantonia; Agata (1796
† 1887), sposata a Marco
Venneri di
Cariati; Francesco; Domenico; Luisa,
sposata il 27 aprile 1834 al barone Michele Marra di Lappano; e Luigi (1806
† giugno 1879), Cavaliere
dell'Ordine
di Francesco I, sposato a Castrovillari il 5
giugno 1833 alle ore 20:00 con Carolina, figlia di
Antonio dei marchesi Gallo di Castrovillari e di
Carolina Nunziante,
figlia del Generale Vito, con la quale ebbero numerosa
prole: Giuseppe
Salvatore Alfonso (n.1835), il quale si
trasferì a San Mauro Marchesato in provincia di Crotone,
nel 1857 sposando Stefanina Bisceglie ebbero per figli:
Carolina,
Giuseppina, Emilia, Rosina, Annina,
Adelina, Elvira, Riccardo, Adolfo, Mario, Alfredo, Alberto,
ed Amedeo,
quest'ultimo sposato ad Elisabetta Fortuna ebbero per
figli: Ferdinando,
Stefania, Emilia,
Elvira,
Rosa,
Carlo,
Roberto, Ferruccio,
ed Attilio,
quest'ultimo sposato a Rosa Piero hanno generato: Maria
Adelina, Ferdinando,
Maria Stefania, Armando
Amedeo, Alfredo
Roberto, Ferruccio
Antonio, Carlo
Nicola, e Mario;
Francesco
Marcellino (n.1836),
sposato a Marianna Vitari di Rende; Antonia
Vincenza Mariannina (n.1837); Vincenzo Maria
Gaetano Stanislao (n.1838), sposato a
Carolina Guido; Maria Luigina (n.1840); Rosina
Felicia Emilia (n.1842);
Raffaella (n.1844); Antonio (n.1847),
sposato ad Elvira Quintieri di Carolei, figlia di
Alarico, ha avuto come figli Carlo, Guido,
Attilio, Silvio, ed Amelia, sposata
all'Avvocato Pietro Cosentini di Aprigliano ha
avuto come figlio Stefano che divenne farmacista
e gestì la farmacia Misasi e Cosentini in Piazza
Campanella a Cosenza, negli anni 30/40 del Novecento; e Ferdinando
Cesare Francesco Pio (n.1850), a fine
Ottocento abitava in Cosenza a Casa Cosentini “alla
ficuzza” in via Abate Francesco Saverio Salfi.
|
|
|
Luigi Cosentini e
la moglie Carolina, nobile dei marchesi del
Gallo |
Ferdinando
Cosentini e la moglie Maria Cosentini |
© Cosenza, Località detta "La
Ficuzza", Casa Cosentini, acquistata nel 1793,
per 6.000 ducati,
da Giuseppe Maria Cosentini dagli eredi di don
Pietro Landi |
Ferdinando sposò Maria Cosentini
(1857 † 1936) del ramo di Celico, figlia di Giacinto e
di Vincenza dei baroni Collice,
ebbero numerosa prole: Carmine
Francesco (1881 † 1884); Concetta
Nicolina (n.1882); Filomena
Annunziata (n.1884);
Francesco
Salvatore (n.1886); Giacinto
Francesco (n.1890); Raffaella
Rosaria (n. 1894);
Carmelina Maria (n.1896); Angelo
Nicola (n.1901) e Giuseppe
Maria Antonio (1892 † 1945), sposato a
Michelina Perez (1901 † 1992) con la quale hanno avuto
come figli: Angelo n.1943); Lidia (n.
1932); Maria (1929 † 1989)
ed il primogenito Ferdinando (1925 † 1992)
il quale sposando Antonia Mangone hanno generato: Michelina (n.
1956); Giuseppe (n.1958); Maurizio (n.
1962); Massimiliano (n.1969). |
Ramo di
Aprigliano/Grupa e Manneto di Celico
|
Manneto di Celico, Palazzo Cosentini, portale. A destra:
Manneto di Celico, Palazzo Cosentini |
Ritornando alle origini,
Vespasiano,
figlio di
Valente o
Vale
e di Caterina de Simone, sposò Anna di Vono ed ebbero
per figli:
Francesco
Maria
(n. 24 marzo 1615) come risulta dal certificato di
battesimo redatto dal parroco della Chiesa di San
Demetrio dei Casali Carignano e Grupa di Aprigliano,
dottore in diritto civile ed ecclesiastico, e
Mario,
sposato a Faustina di Chiano ebbero per figli:
Antonio,
morì in giovane età;
Niccolò,
si addottorò e fu chierico; e
Saverio,
si trasferì a Manneto di Celico in seguito al matrimonio
con Vittoria Parise (†
1721), figlia di Domenico Parise, nel 1669 acquistò da
Fabio
Ferrari, figlio di
Scipione, il
suffeudo di
Macchia e Pianorotondo
territorio facente parte dei possessi feudali dei
principi di Bisignano (fu il principe Bernardino
Sanseverino
che ne investì del suffeudo come rimunerazione dei
servigi prestatigli Scipione Ferrari, con Regio Assenso
del 1509). Poichè Vittoria era figlia unica il feudo
passò a suo figlio
Domenico,
il quale possedette la proprietà di Lagarò poi Lagarò
Cosentino nella Sila Grande,
sposò Teresa Boscarelli;
Vincenzo,
fu erede di suo padre Domenico,
sposò Rosaria Parise. Dalla Platea del 1790,
Vincenzo risulta sostenere la Commenda dei
Cavalieri di Malta
di Cosenza con altri notabili di Celico: don Camillo
Parise, don Francesco, don Ignazio, ed il magnifico
Pietrantonio Valente, don Giacinto Via; si potrebbe
definire una partecipazione collaterale, come scrisse
Gustavo Valente, pur non militando personalmente
nell'Ordine vollero essere presenti e partecipi, indotti
dall'influenza sopra loro esercitata da legami di
parentela direttamente con Cavalieri, o famiglie a
questi danti quarto, esistenti nella stessa località
della presenza di chi assumeva obblighi, oppure
collegato con un Cavaliere Gerosolimitano.
Michele
(1785
†
1858), figlio di Vincenzo, ereditò i suoi beni, fu socio
onorario della Real Società Economica di Cosenza, così
lo descrisse lo scrittore Eugenio
Arnone
anch'esso di Celico:
Grave nel
portamento, amabile ne' modi, passò la vita fra l'amore
della sua numerosa figliolanza, la lieta conversazione
degli amici, lo studio che rafforza la mente,
ingentilisce il cuore.
Sposò Rachele, figlia del barone Nicola
Barberio Toscano
di San Giovanni in Fiore e della sua seconda moglie
Rosa
Cosentini di Celico, nel 1822 acquistò in Cosenza il
palazzo che affaccia su Piazza Piccola da don Giovanni
Leonetti. |
|
|
Cosenza, Palazzo Cosentino. A
destra: portale |
Michele e Rachele ebbero numerosa prole, tra di essi: Angelo
Antonio il quale ebbe per figlio Michele sposato
a Maria Martucci dei
Marchesi di Scarfizzi; e Vincenzo
Maria (Zinga, 1808 † 1866), il 7 gennaio
1836 sposò Orsola
Maria Cosentini (1808 † 1843) del ramo
dei Cosentini della Grupa
di Aprigliano, figlia di Girolamo e
di Agata Parisio (di Stefano e Faustina d'Epiro), ed
ebbero per figli: Saverio (n.1843); Giuseppe (n.
1838), sposato a Stefanina Bisceglia ebbero per figli Alberto
Maria, Carolina
Anna Maria Ursola, e Luigi
Maria Pilerio Ercole Andrea;
ed il primogenito Giacinto
Saverio Andrea (1837 † Cosenza, 28
dicembre 1906, nella casa in località detta "La Ficuzza"),
sposato il 1° febbraio 1856 a San Pietro in Guarano con
Vincenza (n. il 15 aprile 1837), figlia del barone
Michele Collice e della baronessa Carolina
Ferrari di Roseto, hanno avuto come figli: Amelia (n. 1874),
sposata nel 1890 a Michele Rizzuti di Spezzano Grande,
figlio di Filippo, possidente, tuttora i suoi
discendenti possiedono terre in Contrada Muzzo, nella
Sila Grande ricadente nel comune di Celico;
Carolina Maria
Stefanina (n.1864);
Vincenzo Maria
Costantino (1862 † Napoli, 1877), a
seguito di questo evento sua madre Vincenza si ammalò e
visse a Napoli fino alla sua morte avvenuta in un
periodo ricompreso tra il 1880 ed il 1890; e la
primogenita Maria (Manneto
di Celico, 15 novembre 1857 † Cosenza, 26 dicembre 1936,
nella casa di via Abate Salfi) la quale sposò il citato
Ferdinando Cesare Francesco Pio Cosentini
del ramo di Aprigliano. |
|
Questa poesia, pubblicata sulla rivista
IL PITAGORA
e stampata a Scigliano, fu scritta dal piccolo Giacinto
(n.1837),
rivolgendosi a Saverio, il fratello più piccolo,
evocando la madre morta, Orsola Maria morì una settimana
dopo aver partorito Saverio, nel settembre del 1843 |
© Sila Grande, Lagarò Cosentino,
Villa Cosentino |
Sila Grande, Lagarò Cosentino,
Villa Cosentino, Portale e Chiesetta |
Per quanto riguarda il feudo di Macchia e Pianorotondo,
Mario Pellicano Castagna scrisse di non aver rinvenuto
intestazioni successive a Domenico Parise; in questo
contesto vogliamo riportare che: Michele
Cosentini, figlio di Angelo e nipote di Michele e
Rachele Barberio Toscano, nel 1901, richiedeva il
riconoscimento del titolo di Barone di Macchia e
Pianorotondo da affiancare a quello della moglie, Maria
Martucci dei Marchesi di Scarfizzi, la
richiesta era accompagnata da una ricostruzione
genealogica. La consulta respinse la richiesta, uno dei
motivi fu perchè era un suffeudo e non un feudo.
Da una perizia del geometra Francesco Tancredi di
Pietrafitta, del 4 agosto 1888, incaricato per accertare
il valore dei fondi denominati Macchia e Pianorotondo si
evince quanto segue: Pianorotondo aveva un’estensione di
circa 176 ettari e fu stimato in Lire 35.017,38, Macchia
aveva un’estensione di circa 53 ettari e fu stimato in
Lire 36.504,71. Il valore complessivo delle proprietà,
tenuto anche conto di alcuni fabbricati di uso agricolo,
fu stimato di Lire 73.08,20 (circa 326.000 euro
attuali). |
Albero genealogico dei
Cosentini di Aprigliano |
La famiglia fu ricevuta nel
S.M.O. di Malta nel 1725 con Giuseppe Maria
Cosentino dei marchesi di Aieta, di Sorrento, di minore
età
(7). |
I Cosentino di Calabria Ultra |
Un ceppo della famiglia Cosentino si radicò a Cropani
(Catanzaro). |
Stemma Cosentino di
Cropani |
Arma Cosentino di Cropani:
trinciato, nel 1° d’azzurro al giglio d’oro, nel 2° di
rosso al leone d’oro, sulla partizione una banda
d’argento caricata da tre rose rosse bottonate d’oro. |
Altro ceppo si radicò a Feroleto Antico (Catanzaro) dove
Giacinto Cosentino fu Podestà, sul
portone d'ingresso di Palazzo Cosentino è apposto lo
stemma.
Arma Cosentino di Feroleto Antico:
alla torre accostata da un leone rampante, nel capo
l'aquila. Lo stemma è sormontato dalla corona di Conte. |
Feroleto Antico, Palazzo
Cosentino |
_________________
Note:
(1) -
Biblioteca Universitaria di Napoli,
“Imprese ovvero stemme delle famiglie italiane” di
Gaetano Montefuscoli.
(2)
- Filippo Cirelli “ Il Regno
delle Due Sicilie descritto e illustrato...”.
Napoli, Stabilimento Tipografico Gaetano Nobile, 1853;
vol.I pag. 51.
(2bis) - R. Fasanella
d’Amore,
“Una grande famiglia del Mezzogiorno mediovale: i
Sanseverino di Bisignano”, in Cultura e spettacolo nel
Principato di Bisignano…, a cura di L. Falcone,
Bisignano 1998.
(2ter) - Rosalbino
Fasanella d'Amore di Ruffano in "La Città di Bisignano e
il suo seggio (1339-1806)", Tipografia Editrice MIT,
Cosenza 2006, a pagg. 80-82, e pagg. 217-218.
(2quater) -
Tavole genealogiche tratte da Rosalbino Fasanella
d'Amore di Ruffano, op. cit. .
(3) - Rosalbino Fasanella
d’Amore di Ruffano, op. cit., pag.81.
(3bis)
- Vincenzo Lomonaco, Giudice della Gran
Corte Civile di Napoli, nella sua monografia sul "Santuario
di Nostra Donna della Grotta nella Praja degli Schiavi",
Napoli 1858, a pagina 14 riporta: ....Scipione
Cosentino, nativo di Aprigliano, patrizio Cosentino...notizia
della quale non abbiamo avuto conferma da altre fonti.
L'autore, riporta nella stessa opera, l'iscrizione di
una lapide presente del Santuario, fatta incidere da
Domenico Cosentino, marchese di Aieta, nella quale
si evince che discende dagli antichi patrizi di Cosenza.
Di seguito lo stralcio dell'iscrizione.
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(4)
-
Archivio Adriano Cosentini di Aieta.
(5)
-
Franz von Lobstein
in “Settecento Calabrese” Vol. III pag. 40.
(5bis)
-
Luigi Palmieri, "Cosenza e le sue famiglie attraverso
testi atti e manoscritti", Tomo II, pag. 335, Pellegrini
editore, 1999.
(5ter)
- Manlio del Gaudio,
Curiosità
storiche di Calabria Citeriore (1806-1860),
Santelli 1994, pagg. 49-51.
(6)
- Mario Pellicano Castagna in “La Storia dei Feudi e dei
Titoli nobiliari della Calabria” Vol.I pag.374; Frama
Sud, 1984.
(6bis) -
Giovanni Domenico
può essere identificato in quel Domenico che si
trasferì a Spezzano Grande (oggi comune di Spezzano
della Sila). In occasione della visita pastorale a
Spezzano Grande dell'Arcivescovo di Cosenza Giovanni
Battista
Costanzo
nell'anno 1600, nella chiesa di San Biagio, fu
inaugurata una cappella eretta per legato di Domenico
Cosentino; fu dotata del frutto di beni stabili e di una
possessione arborata di sicomori in agro di Spezzano
Grande detta “Sacconello”, e di altre terre in Regia
Sila, dette “Pizzirillo” e “Scardaletto”. Parte della
difesa di “Pizzirillo”, nel 1622, fu venduta da
Orazio e Santelmo Cosentino al Convento di
Spezzano Grande. Nello stesso Convento Domenico
Cosentino, nel 1650, risultava possessore della cappella
sotto il titolo “Concezione della Madonna”. Nei primi
anni del Settecento, un ramo della famiglia risultava
intestataria della cappella di San Giovanni e San
Francesco Saverio, dentro la parrocchiale di San Nicola
di Bari.
Arma dei Cosentino di Spezzano Grande:
di rosso, al leone d'oro lampassato d'argento armato da
scimitarra d'argento, attraversato da una banda del
medesimo scorciata e caricata di tre rose di rosso,
addestrato da tre teste di leone lampassate di rosso
ordinate in palo e sanguinose del campo ed accompagnate
nel capo da un giglio d'oro.
Peppino Via, Luigi
Palmieri,
“Spezzano Grande, storia, folklore e nobiltà”, Edizioni
Orizzonti Meridionali 1994, pag. 152.
(7)
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Elenco dei
cavalieri del D.M. Ordine di S. Giovanni di
Gerusalemme”, 1907.
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Bibliografia:
- Francesco
Quattromani “ Carlo Cosentino (Aprigliano
1671-1658)” 2005, Pellegrini Editore.
- Archivio del Nobile Prof. Maurizio
Cosentini.
- Abate Francesco Sergio da Tropea in
"Chronologica Collectanea sive Chronicorum de Civitate
Tropea", MDCCXX.
- Eugenio
Arnoni, “La
Calabria illustrata Vol. IV, Il Circondario di Cosenza”,
Edizioni Orizzonti Meridionali, Cosenza 1995.
- Gustavo Valente, “Il Sovrano Ordine di
Malta e la Calabria”, La Ruffa Editore, 1996.
- Rosalbino di Fasanella
d'Amore di Ruffano,
Domenico
Baffa
Trasci, “Santa
Sofia, rapporti con la città di Bisignano e le sue
antiche famiglie”.
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