Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Pignatelli |
Arma:
d'oro
a tre pignatte
di nero, disposte 2 e 1 (1). |
©
Napoli - Stemma famiglia Pignatelli |
Una delle più antiche e potenti famiglie di
Napoli è quella dei Pignatelli. Possedette ben 180 feudi, 18
contee, 25 marchesati, 16 ducati e 14 principati; i suoi
rappresentanti ricoprirono le più alte cariche in campo civile,
militare ed ecclesiastico, sino ad arrivare al soglio
pontificio. Fu ascritta al Patriziato napoletano dei
seggi di Capuana e
Nido
e, dopo la soppressione dei Sedili (1800), fu ascritta
al Libro d'Oro Napoletano.
Sull’origine del nome e dell’arma gli storici hanno dato varie
versioni, le più accreditate erano:
1) LANDOLFO partecipò con si suoi 1500 militi, sotto le insegne
di
re Ruggiero I
detto il Normanno, alla presa di Costantinopoli; conquistato il
Palazzo Imperiale, il cavaliere prese, in un solo colpo con la
sua lancia, tre pentole d’argento annerite dal fumo infilzandole per i manici;
2) GISULFO, comandate di alcune navi, sempre per il re normanno,
ottenne un’importante vittoria contro i Greci, nei pressi di
Negroponte, utilizzando delle pentole per lanciare il fuoco
contro i nemici(2).
Di certo il nome ha origini più remote in quanto già nel 1102 si
trova negli scritti LUTIO o LUCIO
Pignatello, uno dei governatori del
ducato di Napoli.
In dialetto napoletano, la pentola ad un solo manico è chiamata
pignatiello e, durante gli assedi, ci si difendeva gettando
sugli assaltatori liquido bollente, per lo più acqua. La città
era protetta da alte e solide mura, mura mai espugnate con le
armi, tanto è vero che lo storico Tito Livio scrisse "...che lo stesso Annibale
la prima volta che strinse d'assedio la città, si spaventò
all'aspetto di quello; ed alla pronta difesa degli assediati,
dovette ritirare le armi...".
Un
apposito macchinario rudimentale permetteva di far sporgere
contemporaneamente tre pignatte, le quali venivano capovolte con
degli arpioni, rovesciando sugli assalitori il bollente liquido.
Nel 1190 anche GIOVANNI fu console e contestabile
della città partenopea, dignità che si dava a persone
nobilissime e di grande autorità. |
© Stemma Famiglia Pignatelli con
tutte le onorificenze |
Il
casato possedette la contea di Caserta,
che comprendeva molte terre da Lauro sino a Piedimonte d’Alife,
sino ai tempi di Federico II di Svevia. Nel 1269, ai tempi di
Carlo I d’Angiò,
furono di nuovo Signori di Caserta.
Napoli, Chiesa di Santa
Maria dei
Pignatelli, lastra tombale di Pietro Pignatelli (†
1270 circa), patrizio napoletano,
milite di
Carlo I
d'Angiò,
castellano di Faggiano |
Nel 1326 GIACOMO fu capitano generale e giustiziere
dell’Abruzzo; il fratello Andrea fu Reggente della
Gran Corte della Vicaria.
GIOVANNI e PIETRO, rispettivamente negli anni 1420 e 1421,
vestirono l’abito di Malta. Nel 1525 FABRIZIO fu Balì di S.
Eufemia e luogotenente vicereggente di tutti i Priorati del
Regno.
I Pignatelli furono insigniti del Toson d’Oro e del Grandato di
Spagna di prima classe.
TOMMASO, detto Masello, patrizio napoletano,
capitano
a guerra, governatore di Atri, di Bari e di Putignano. La
Regina Giovanna II lo
designò
tra gli esecutori testamentari e i sedici
Baroni Governatori del Regno con Raimondo
Orsini conte di Nola, Baldassarre
della Ratta
conte di Caserta, Giorgio
della Magna conte di Baccino, Perdicasso
Barrile conte di Montedorisi,
Ottino
Caracciolo conte di Nicastro,
Innigo d'Anna
Gran Siniscalco
del Regno,
affinché lo conservassero alla sua morte (1435) per il suo erede
Renato d’Angiò.
Nel 1423 sposò, in seconde nozze,
Agostina d’Anna, figlia del
menzionato Innigo,
Gran Siniscalco del Regno di Napoli, famiglia nobile del
seggio di Portanova.
Dai loro due figli, STEFANO (n. 1448), secondogenito, e
PALAMEDE
(n. 1450), ultragenito, derivano le rispettive due linee:
Pignatelli Principi di Monteroduni e Principi di Noja.
In prime nozze, sposò la nobildonna Cicella
Filomarino e, probabilmente, ebbero
CARLO(1421†1476) che fu il capostipite della linea Pignatelli di Monteleone.
Il titolo di
marchese di San Mauro
passò in casa Pignatelli a seguito di matrimonio celebrato nel 1644
e tra la marchesa Giovanna Brancia (1622 † ?) e Aniello
Pignatelli,
principe di Montecorvino. |
© Napoli - Chiostro del monastero di S.
Maria Regina Coeli dove donna Maria Caterina Pignatelli
fu Badessa nel 1686 |
Linea dei Duchi di Monteleone
(Anticamente denominata
Vibonia e dal 1928 Vibo Valentia) |
CARLO Pignatelli
(† 1476),
patrizio napoletano, Signore di Monticello, fu Luogotenente Regia Camera della
Sommaria; comprò i feudi di Mottola, Giugliano, Trentola,
Maranola, Montecalvo, Corsano, Caposele e Pietrapiccola.
Napoli, chiesa di
Santa Maria dei Pignatelli, sepolcro di Carlo
Pignatelli
(†
1476) eretto nel 1506-07 per volere
di Ettore Pignatelli,
in quegli anni conte di Maddoloni e successivamente
duca di Maddaloni |
Carlo ebbe sette figli, tra cui:
CATERINA
(† 1513)
che sposò nel 1469 Onorato
Gaetani
dell’Aquila d’Aragona, conte di Fondi;
Napoli, chiesa di
Santa Maria dei Pignatelli; a destra: sepolcro di
Caterina Pignatelli (†
1513) |
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ETTORE († 1536), comprò le terre di
Borrello, Bisiano, Rosarno e Cinquefronde,
Morbogallico, Castelvetere, Taurisano e Locosano; nel 1501
fu nominato Consigliere e Ciambellano di re
Federico
d'Aragona e castellano di Monteleone, in
Calabria Ultra I; fu insignito dei
titoli di
conte di Monteleone
nel 1506, di
conte di Borrello
e
barone di Cinquefronde
nel 1520,
duca di Monteleone,
e
barone di Trentola
nel 1527,
barone di
Misiano, Filocaso, Ioppolo, Rosarno,
Morbogallico, San Venere
nel 1533.
Valoroso condottiero fu fatto prigioniero dal
visconte francese Lautrec e fu deportato in Francia; qui
conobbe San Francesco di Paolo che gli predisse un radioso
futuro. Liberato e tornato a Napoli, l’Imperatore
Carlo V, lo
nominò Vicerè di Sicilia dal 1517 al 1534.
Sposò nel 1477
Donna Ippolita
Gesualdo, figlia
di Sansone, conte di Conza, e di Costanza
di Capua.
Suo figlio, ETTORE II († 1579),
duca di Monteleone, conte di Borrello e barone di Cinquefronde, acquisì, a seguito di matrimonio contratto nel
1531 con Diana di Cardona, baronessa di Caronia e Signora di
Marsa, il feudo
di Marsa
(nell’isola di Malta) col titolo di
barone.
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Ettore
III
Pignatelli (1574 † 1622),
duca di Monteleone e stemma di don Fabrizio Pignatelli |
FABRIZIO († 1577),
duca di Ferrandina, fratello di Ettore II, fu Priore di Sant’Eufemia dell’Ordine
gerosolimitano, luogotenente e vice reggente di tutti i
Priorati del Regno, combatté contro i francesi nel 1528 e
liberò dai Turchi la Calabria. |
© Napoli - epitaffio in memoria di
Don Fabrizio Pignatelli, cavaliere
gerosolimitano |
Stemma Pignatelli con le
insegne melitense |
Nel 1562 fu inviato
Pedro Afan
de Ribera,
duca d’Alcalà e vicerè di Napoli, contro le scorrerie dei
briganti, dei quali in breve tempo sgominò la ramificata
organizzazione. A Napoli, per dare accoglienza
ai numerosi fedeli
di passaggio nella città per recarsi in pellegrinaggio ai
Santuari sparsi per l'Italia, donò un'ingente somma di
denaro, la sua chiesa dedicata a S.
Maria Materdomini, e la proprietà “dove era sita una
sua casa di delizie con un giardino”, chiamata Biancomangiare
che si estendeva fino al largo Mercatello, tra
la piazza del Gesù e quella della Pignasecca,
all'Augustissima Arciconfraternita ed Ospedali della SS.
Trinità dei Pellegrini e dei Convalescenti. |
© Napoli - chiesa S. Maria
Materdomini |
©
Napoli - Don
Fabrizio Pignatelli (†1577) |
CAMILLO I
(†
1583), duca di Monteleone, conte di Borrello, barone di
Cinquefronde e Marsa, fondò a Napoli la chiesa e monastero
di
Santa Maria della Speranza; nel 1559 sposò
donna Domenica Girolama
Colonna, figlia di
Ascanio, duca di Paliano e conte di Tagliacozzo, Gran
Connestabile del Regno di Napoli.
ETTORE III (1574
†
1622), sepolto in Santa Maria del Gesù a Napoli, duca di
Monteleone, conte di Borrello e barone di Cinquefronde e di
Marsa, nel 1598 fu insignito del titolo di
conte di Briatico
e
nel 1589
marchese di Caronia.
Nel 1613 fu insignito Grande di Spagna di prima classe.
Sposò Caterina Caracciolo, figlia di Carlo, conte di
Sant’Angelo dei Lombardi.
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© Napoli - Palazzo Pignatelli di
Monteleone |
Palazzo Monteleone a Napoli fu eretto da Donna Domenica
Girolama Colonna, duchessa di Monteleone, e successivamente
fu ingrandita dal
Sanfelice per
conto del duca Nicola Pignatelli, come si evince
dall'epigrafe sul portale:"Nicola Pignatelli duca di
Monteleone e primo magnate di Spagna, ristrutturò, ampliò e
ornò la dimora nel 1718". Fu uno dei salotti più ambiti
per le sfarzose feste, giochi e la frequenza di illustri
personaggi |
Gli storici narrano anche della presenza dell'avventuriero Giacomo Casanova (1725
† 1798),
il quale, a dispetto della sua fama, non fu fortunato nel gioco,
lasciando sul tavolo da gioco un'ingente fortuna e nemmeno in
amore. Infatti, restò abbagliato dalla bellezza dell'amante del
duca, Leonilda, ma non riuscì a soddisfare i suoi appetiti
sessuali;
la marchesa Lucrezia Monti gli confidò
che la graziosa fanciulla era il frutto di una notte d'amore,
consumata molti anni prima a Tivoli. Leonilda era la figlia
segreta del
Casanova e di Lucrezia.
Il Casanova, influenzato dai discorsi tenuti dagli aristocratici
napoletani, divenne vagamente
illuminista e, durante
il soggiorno napoletano, continuò
uno dei suoi lavori, la traduzione in ottave dell'Iliade. |
Giacomo Casanova |
Linea dei Signori di Orta e Toritto |
STEFANO (n. 1448), secondogenito di
Tommaso, detto Masello
e di Agostina d’Anna, fu il capostipite dei Signori di Orta
(nei pressi di Aversa) e Turitto, oggi Toritto in
Terra di Bari.
I suoi discendenti, poi, daranno origine alle linee dei
marchesi di Casalnuovo, dei
principi di Monteroduni,
dei duchi di San Marco, i
conti di Melissa, i
duchi di Tolve e di
Alliste, i
principi di Strongoli
e i duchi di Montecalvo.
Sposò Francesca
del Giudice, figlia di Boffillo Signore di Orta, e nel 1448 ereditò il castello di
Orta.
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Per figli ebbe anche:
1) TESEO, nel 1466 fu Cavaliere dell’Ordine di San Giovanni
di Gerusalemme;
2) CESARE (1451 † 1504),
Signore di Orta e Toritto e feudatario di Bovalino; fu
Consigliere di Re Ferdinando I di Napoli e luogotenente del
Gran Camerlengo del Regno di
Napoli.
© Napoli - Stemma su facciata
palazzo di Cesare Pignatelli (1451 † 1504),
barone di Orta e Toritto |
Cesare sposò Antonella Palagano ed ebbe:
a) Giovanni, fu il capostipite dei
Duchi di San Demetrio e
Principi di Strongoli;
b)
Annibale, fu il capostipite dei Duchi di Montecalvo;
c) Giovan Francesco Pignatelli,
ascritto al
sedile di
Nido, fu il capostipite della Linea di Bovalino –
Gerace.
LUIGI
(† 1637),
figlio di Ettore (1567) e di Vittoria
Pappacoda dei baroni di di
Lacedonia, nel 1629 sposò Donna Isabella Giovanna Barrile,
figlia di Giovanni Angelo, duca di Caivano
e marchese di Casalnuovo, e nel 1630 fu insignito dei titoli
di marchese
di Casalnuovo,
e nel 1635 di barone di
Tufara.
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Dei figli di Luigi:
-
GIOVANNI
(1633
†
1693), fu Signore di Monteroduni;
- CESARE ETTORE (Napoli, 1632
†
ivi, 1688), marchese di Casalnuovo e barone di Tufara, sposò
nel 1651 Maria Beltrano, figlia di Ferdinando, conte di
Mesagne, e di donna Anna
Pignatelli dei
duchi di Alliste.
Dal matrimonio nacquero 10 figli, tra cui: LUIGI († 1733),
marchese di Castelnuovo e barone di Tufara, nel 1706 fu
insignito del titolo di
barone di Boiano;
ANNA ANTONIA, ISABELLA e VITTORIA divennero monache nel
monastero della
Croce di Lucca a
Napoli;
MARGHERITA invece sposò nel 1682, in prime nozze, Francesco
Filomarino e, nel 1688 in seconde nozze,
don Placido
Dentice dei Pesci, principe di
Frasso. |
© Napoli - esterno chiesa
della Croce di Lucca ed interno |
Francesco (Napoli, 1759
†
ivi, 1814), marchese di Casalnuovo e barone di Tufara, nel
1761 fu insignito del titolo di
marchese di
Colletorto.
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Note:
1)
- Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli -
Sezione Diplomatica.
2) - Tra le armi da getto vi
era il “fuoco greco”, una miscela di liquido infiammabile di
creazione bizantina, che si lanciava tramite sifoni posti
sulle navi oppure all’interno di specifici contenitori. Il
fuoco liquido era l’arma per antonomasia dei bizantini, e
veniva impiegato solitamente nelle battaglie navali Il fuoco
liquido, di cui non si hanno tracce archeologiche, venne
usato per 5 secoli dai bizantini, probabilmente fino al
tempo della IV Crociata.
L’Imperatore Leone VI nei suoi scritti intitolati: Tactica,
narra di un tipo di fuoco liquido, che veniva utilizzato
durante le battaglie navali, lanciandolo dalla prua delle
navi tramite contenitori che, lanciati tra i nemici creavano
gran confusione soffocando i malcapitati.
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