
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Castiglione, poi Castiglione Morelli
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Parte prima - |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma: di rosso, al leone coronato sostenente con la zampa
anteriore destra un castello di tre torri, il tutto d’oro.
Altra:
di rosso, al leone d'argento coronato d'oro, sostenente con la
zampa anteriore destra un castello di tre torri del terzo.
Altra: di rosso, al leone d'argento sostenente un
castello d'oro.
Altra: partito, nel 1° di rosso al leone sostenente un
castello, il tutto d’oro (Castiglione); nel 2° di verde al
castello d’oro addestrato da un leone del medesimo (Morelli).
Altra: di rosso, al leone d’argento sostenente un castello
d’oro, sormontati in capo da sei stelle d’oro male ordinate.
Cimiero:
il cavallo morello nascente dalla corona marchionale.
Titoli: patrizi di Cosenza, patrizi di Milano, nobili di
Napoli
fuori seggio, baroni di
Chiaravalle, baroni di Gagliato, marchesi
di Vallelonga, San Nicola e Nicastrello, principi di Antiochia.
Patrona:
L'Immacolata Concezione. |

Vallelonga, palazzo Castiglione Morelli,
stemma sulla volta dell'androne |
La famiglia Castiglione, originaria della Borgogna,
giunse in Italia a Milano, ha goduto nobiltà anche nelle
città di: Como, Genova, Mantova, Messina e Cosenza.
Da Cosenza, si diramò a: Rogliano, Fiumefreddo Bruzio,Vallelonga,
Crotone e Napoli.
Padre
Giovanni
Fiore
da Cropani scrisse, riportando frà Girolamo
Sambiasi,
che il primo ad approdare in Calabria, nel 1239, fu
Tomaso
Castiglione,
milanese, sotto il regno di
Carlo I d'Angiò
fu Giustiziere della Val di Crati e Terra Giordana (in
epoca normanno-sveva costituivano due delle tre regioni
geografico-amministrative della Calabria, e
successivamente denominata
Calabria Citra,
la terza regione era la Calabria propriamente detta, poi
Calabria Ultra)
il quale si stabilì a Cosenza. Suoi discendenti furono:
Nicolò,
Guglielmo
e
Pietro.
Nicolò II
Castiglione, ricco possidente in
Sila, nel 1312, cavalcando con re
Roberto II d'Angiò
su di un cavallo morello, nel guadare un fiume in acque
profonde il cavallo fu forte e destro nel farlo che il
re, avendo visto la scena, avrebbe esclamato “Viva, viva
il morello!”, e da questo episodio Nicolò aggiunse al
cognome Morello o Maurello (altri storici sostengono che
l'episodio sia avvenuto con Bernardo
Castiglione, che prestò servizio militare per la regina
Giovanna I d'Angiò
a Gaeta, durante un torneo a cavallo si dimostrò
cavaliere valoroso tanto da far gridare la regina “Viva
il morello!”, da questa circostanza Bernardo aggiunse al
proprio cognome Morello e, successivamente, detti anche
Morelli. Altri storici sostengono che il doppio cognome
Castiglione
Morelli
fu adottato a seguito di alleanza matrimoniale). Nicolò,
nel 1331 aveva realizzato a proprie spese la condotta
dell'acqua che dal duomo raggiungeva il ponte in
prossimità del quartiere oggi chiamato dei Rivocati.
Per questa sua opera fu fatto franco di ogni peso
(esente dalle tasse) per sé e per i suoi discendenti in
perpetuo; ebbe per figli:
Filippo,
decano della cattedrale di Cosenza dal 1342, dal 1354 al
1364 fu arcivescovo di Reggio Calabria;
Alessandro
, fu
abate dell'ordine Florense; ed
Odoardo
che, con i suoi quattro figli, viventi nel 1367, furono
ciambellani di Roberto (†
Napoli, 10 settembre 1364), della dinastia
angioina, pretendente all'impero di Costantinopoli,
principe di Taranto, re di Albania e principe di Acaia.

Reggio Calabria,
stemma dell'arcivescovo Filippo |
Nicolò III,
figlio primogenito di Odoardo, con privilegio di
re Ladislao
del 13 settembre 1400, veniva confermato nel possesso
del feudo Thomasia de Formusis
ricadente nei territori di Rende, Mendicino, e
Rose, fu segretario di Luigi III d'Angiò-Valois (1403 †
Cosenza, 15 novembre 1434), re titolare di Sicilia e
successore designato della regina di Napoli
Giovanna II
d'Angiò-Durazzo che lo aveva investito
del titolo di erede al trono, 9° duca di Calabria, alla
quale premorì;
Carlo,
fratello di Nicolò, fu consigliere dello stesso re a
Cosenza.
Francesco
Castiglione Morello, nipote dei
precedenti, capitano di Cosenza nel 1496, fu Cavaliere
dell'Ordine dello Speron d'oro.
Antonio,
nel 1448, fu ambasciatore al re
Alfonso I d'Aragona.
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© Cosenza, Chiesa di San
Domenico, dipinto commissionato dalla famiglia
Castiglione Morelli;
si noti in basso a destra lo stemma del casato |
Ruccia
,
sposò Nuccio
de Matera.
Caterina
,
sposò Pietro
Contestabile Ciaccio.
Persio,
fu canonico nel 1430.
Martino,
nel 1442, era signore del feudo di Scucchi e Stefanizzi
(come riporta frà Girolamo
Sambiasi; in territorio di Rende).
Ruccia,
sorella del citato Martino, nel 1444, sposò Tommaso
(detto Masello)
di Gaeta.
Nel 1490, sotto il regno di re
Ferdinando I d'Aragona vennero nominati nobili dal
consiglio supremo tra gli altri: Berardino
Caracciolo da Cosenza, Antonio Carolei di Cosenza,
Carlo
Castiglione detto Morello di Cosenza, Antonio
Tilesio di Cosenza, Ruggiero
Quattromani di Cosenza.
Bernardino
Castiglione Morelli fu nominato da
re Federico d'Aragona suo Segretario.
Rocco
Maurelli, botanico e poeta, sposò Porzia di Gaeta,
ebbero per figlio
Cosma o Cosimo
(Cosenza, 1556
†
1620), studiò la geometria la cosmografia e
l'astrologia, fu anche poeta, le sue opere furono
pubblicate dai suoi figli, sposò Vittoria Barone e
generarono:
Ascanio
e
Paolo Nereo,
ammesso nei
cavalieri di Malta nel 1591.
Il
citato Cosma, con i fratelli
Antonio,
Ascanio
e
Persio
parteciparono alla rinascita dell'Accademia
Cosentina
voluta da Bernardino Telesio vent'anni dopo la morte del
fondatore Aulo Giano
Parrasio,
avvenuta nel 1521.
Giovanni
Castiglione Morello, nel 1506, prese con Nicola
Cavalcanti, Jacopo
Spirito e Francesco Tebaldo, da Ferrante
Monaco,
in fitto, per quattro anni per ducati 214, la bagliva di
Cosenza, come risulta da atto del notaio Vincenzo
Donato di Cosenza; nel 1522 il feudo fu
ereditato dal figlio di Ferrante, Giovanloise.
Giovanni,
Giovan
Francesco,
Giovan Pietro,
Pietro Cola,
e
Vincenzo
de
Castilione alias
Maurello
con privilegio del Gran Capitano dell'11 agosto 1506
confermava l'immunità fiscale già concessa al loro
antenato
Cola Castiglione.
Leonso od Alonso o Leoncino Maurelli
(† 27 gennaio 1565) U.J.D., patrizio di Cosenza,
acquistò il feudo di Botricello, in Calabria Ultra sito
nel territorio della baronia di Belcastro
(originariamente disabitato, iniziò a popolarsi alla
fine del Settecento, fu frazione di Andali e dal 1954
comune in provincia di Catanzaro) per vendita fattagli
da Giacomo Nomicisio, patrizio di Tropea, con Regio
Assenso del 3 maggio 1535.
Isabella Maurelli,
figlia del barone Leonso, il 10 maggio 1565 ebbe
significatoria di relevio per il feudo di Botricello,
come erede per la morte di suo padre. Sposò in casa
Piterà, nobili di Catanzaro;
Alfonso Piterà,
nel gennaio del 1616 ebbe significatoria di relevio per
il feudo di Botricello, come erede per la morte di sua
madre, baronessa Isabella. Mario Pellicano Castagna, “La
Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria”,
Vol.I 1984, pag. 265; ipotizziamo che il nome del barone
Leonso possa essere Alfonso, poi mal trascritto, ipotesi
confortata dalla genealogia, ovvero di imporre il nome
del primogenito come l'avo materno, è il caso di Alfonso
Piterà.
Giovanni Vittorio
(1541),
cavaliere di Malta, capitano di 300 fanti e
della galea San Michele.
Cesare,
figlio del citato
Giovan
Pietro
,
sposò Laura
Ferrari d'Antonello.
Tiberio
Castiglione Morelli sposò Laudomia
Ferrari figlia di Francesco Maria (†
1564), barone di Macchia e Pianorotondo, e di Vincenza
Spadafora.
Rocco Morelli
(† ante 1623), sposato ad Elisabetta
Massarijs,
rimasta vedova, con atto del 23 marzo 1623 vende al
Capitolo Cosentino, rappresentato dal canonico camerario
don Pietro Antonio
Vennere
e dai canonici don Orazio Ferrari e don Francesco
Antonio Cappa, un annuo censo di ducati cinque, per il
prezzo di ducati cinquanta, affingendolo sopra una sua
bottega con casa, sita in Cosenza alla
Piazza di S.
Tommaso. Detto prezzo di ducati cinquanta
viene pagato ad essa Elisabetta da don Muzio
Dattilo
da Cosenza, agente in nome e per parte di Serafina
Dattilo sua sorella, vedova del fu Achille
Tirelli,
in soddisfazione del lascito di egual somma fatto in
favore del Capitolo dal detto fu Achille Tirelli, con
peso della celebrazione in perpetuo di una messa cantata
di requie ogni anno nel giorno della sua morte. Notaio
Francesco Maria Scavello da Cosenza, giudice Giuseppe
Scavello da Cosenza.
In un altro atto abbiamo notizia di
Matteo Morelli
il quale fa un lascito al Capitolo Cosentino: Nicola
Pizzuti e suo fratello Antonio, Santo Aversa e
Giuseppe Aloe
da Cosenza, in solido, vendono al Capitolo Cosentino,
rappresentato dal canonico Camerario D. Marzio Pugliano
e dai Canonici D. Marcello Quintieri e D. Francesco
Antonio Cappa, un annuo censo redimibile di ducati
centocinque, sopra vari loro beni siti nel
casale di S.
Benedetto, nella
Sila
e in Cosenza. Il Capitolo effettua la compera con denaro
proveniente dal lascito fatto dal fu
Matteo Morelli
da Cosenza per la celebrazione di una messa cantata di
requie ogni anno nel giorno di S. Matteo... .
Notaio Francesco Maria Scavello da Cosenza, giudice
Giovan Matteo Catanzaro da Cosenza. Vincenzo Maria Egidi,
op.cit. in bigliografia, pag. 80, pag. 87.

Stemma Aloe |

Casale di San
Benedetto, oggi frazione del comune di San
Pietro in Guarano |
Giovanni Alfonso od Alfonso
Castiglione Morelli nacque a Cosenza, si trasferì a
Roma, servì Carlo V, accompagnò sua figlia Margherita
data in sposa ad Ottavio Farnese, 2° duca di Parma,
Piacenza e Castro, quest'ultimo lo fece suo cameriero
facendolo sposare con Anna Oldofreda dei marchesi d'Ise
ed ebbero per figli:
Odoardo,
capitano di fanteria, morì nelle Fiandre nella presa d'Hus;
ed
Alessandro,
nato a Parma, passato a Roma al servizio del cardinale
Farnese, fratello del duca Ottavio, sposò Vincenza
Annibaldi della Molara ed ebbero per figli:
Francesco,
s'impiegò negli eserciti militari, partecipò alle guerre
nelle Fiandre, Germania, Milano ed in Catalogna, al suo
ritorno a Roma, nel 1639 fu nominato dal cardinale
Antonio Barberini Commissario generale della Cavalleria
di tutto lo Stato Pontificio, e nel 1642 Governatore dei
Cavalleri, nel 1643 Luogotenente generale da Taddeo
Barberini, Prefetto di Roma. Su ordine di papa Innocenzo
X fu dichiarato da don Francesco, duca Savelli, Tenente
Generale di Santa Chiesa; ed il primogenito
Alfonso,
arcivescovo di Cosenza dal 31 agosto 1643 al 22 febbraio
1649.

Cosenza, Biblioteca Civica,
Raccolta Salfi, 2641/3 |

Cosenza, museo diocesano, stemma del vescovo
Alfonso |

Rogliano, stemma attribuibile al vescovo Alfonso
Catiglione Morelli |
Mario
Castiglione Morelli,
patrizio di Cosenza,
sposò una figlia di Filippo Garritano, famiglia
appartenente alla seconda piazza degli onorati
cittadini, e di Lucrezia
Rossi,
nobile del sedile,
ebbe per
figli:
Diego
(n. 1610), vescovo di Mileto dal 1662 al 1680, anno
della sua morte;
Giuseppe;
Muzio;
Curzio;
una figlia, sposata a Francesco Antonio
Rinaldo, patrizio di Cosenza, figlio di Manilio,
(sposato in prime nozze con donna di casa
Vennere) ed
ebbero per figli: Giuseppe, Muzio e Curzio; e,
Lelio
(1612 † 1694),
sindaco dei nobili di Cosenza nel 1656 anno in cui in
tutto il Regno di Napoli vi fu una grave epidemia di
peste che non risparmiò la città di Cosenza, l'8
dicembre vi fu il solenne "Voto di sangue" ovvero
giurarono nella cappella dell'Immacolata Concezione
della chiesa di San Francesco d'Assisi dei frati Minori
Osservanti, non solo di ritenere ferma ed inconcussa la
dottrina dell'Immacolata Concezione, ma anche di tenere,
difendere e custodire questa santa verità con le lettere
e con le armi, con la penna e con la spada, in pubblico
ed in segreto, col cuore e con la lingua, nella vita e
nella morte, fino allo spasimo dei più crudeli tormenti,
fino allo spargimento del sangue; i sindaci inoltre
dichiararono di voler rinnovare tale voto e giuramento
ogni anno l'8 dicembre, estendendone l'obbligo in
perpetuum anche ai loro successori e stabilendo che i
magistrati della città, in futuro, dopo l'atto della
loro elezione e prima dell'esercizio della loro dignità,
rinnovassero il voto medesimo. Si stabilì altresì di
celebrare sempre la festa nella cappella dell'Immacolata
Concezione (si anticipò di duecento anni il dogma
dell'Immacolata Concezione dichiarato l'8 dicembre del
1854 da papa Pio IX); questo giuramento fu fatto alla
presenza delle autorità: Lelio, in qualità di sindaco
dei nobili, il barone della Scala, Maurizio Coscinelli,
in qualità di sindaco degli onorati cittadini e, di don
Francesco Velasquez de Cuellar, preside e governatore
delle armi di
Calabria Citra.


Cosenza, Chiesa
di San Francesco d'Assisi, il Voto di sangue |
Lelio, nel 1671, acquistò dalla Regia Corte, per ducati
14.408, il feudo di Vallelonga, terra in
Calabria Ultra
in diocesi di Mileto
(1);
Carlo II d'Asburgo-Spagna gli concesse il
titolo di
Marchese di Vallelonga con privilegio dato in
Madrid il 14 dicembre dello stesso anno ed esecutoriato
il 10 aprile 1672, registrato nel Quinternione 128, f.
224. Sposò Laudomia
di Gaeta ed ebbero per figli:
Fulvia,
sposò Orazio
Marincola, ebbero per figlio, tra gli altri,
Francesco Saverio o Saverio (1681
† 1724) che sposando
Gerolama Politi diede origine al ramo Marincola Politi;
Curzio,
Gaetano
e
Didaco (Diego), 2° marchese di
Vallelonga e patrizio di Cosenza, sposò Livia di Gaeta,
e generarono
Francesco
Maria.
Anna,
sposò Antonio
Guzzolino, figlio di Francesco.
Laura,
sposò Francesco Maria
de Majo, figlio di Flavio.
Mario,
patrizio di Cosenza (contemporaneo del marchese Lelio),
ebbe per figli
Nicola
e
Lelio.
Giuseppe, patrizio di Cosenza
(contemporaneo del marchese Lelio), sposò
Vittoria
Castiglione Morelli, ebbe per figli
Nereo
e
Scipione (Cosenza, 1638) che sposò, a
Cosenza il 4 giugno 1673, Laudomia
Dattilo di Raimondo ed Ortenzia Monaco ed
ebbero per figlia
Isabella
(Cosenza, 1674) che sposò Gaetano
Parisio di Guglielmo e Giovanna Quattromani.
Vittoria,
probabile sorella di Isabella, alla quale venne imposto
il nome di sua nonna, sposò Francesco
di Tarsia,
ebbero per figlio Giacomo Maria (1710), entrò
nell'ordine dei minimi e fu vescovo di Martirano.
Antonio, patrizio di Cosenza, fratello
di Giuseppe, generò
Abbondio e
Gregorio.
Francesco, patrizio di Cosenza, fratello
dei citati Giuseppe ed Antonio, sposato ad Urania
Caputo, ebbero per figli
Antonio,
e
Fabrizio, autore dell'opera “De
Patricia Consentina Nobilitate Monimentorum Epitome”,
stampata a Venezia nel 1713. Nel 1719 fu eletto
presidente dell'Accademia Cosentina, successe a Muzio
Caselli, prese il nome di
Menalca
la sua presidenza ebbe un carattere prettamente
letterario, tralasciando quello scientifico, durante il
suo mandato fu pubblicata la raccolta dei componimenti
degli accademici formata in morte della contessa d'Althan,
stampata a Firenze nel 1724.
Teodora Castiglion Morelli, fu abbadessa
del monastero di Santa Chiara di Cosenza; da un atto
redatto dal notaio Filippo Scilla del 17 febbraio 1731
il monastero di Santa Chiara rappresentato da Teodora e
dalle consorelle: Maria Agnese Dattilo, Benedetta
Cavalcanti, Caterina Tarsia, Maria Dattilo, Maria
Caterina Aquino, Maria Innocenza Spadafora, Teresa
Cavalcanti, Maria Francesca Telesio, Maria Saveria
Sersale, e Chiara Dattilo, con l'assistenza del
cappellano e confessore don Ignazio Guarasci, canonico
cosentino, comprò dal chierico coniugato don Fabrizio
Castiglion Morelli, patrizio di Cosenza, un annuo censo
redimibile di ducati quarantadue, per il prezzo di
ducati settecento, garantito su di una proprietà con due
case coloniche, vigna, fichi ed altri alberi fruttiferi,
sita in territorio di Cosenza in contrada Moio, su di un
palazzo in più membri ed appartamenti e con giardino,
sito in Cosenza alla Reginella avanti S. Leonardo e sul
Pio Monte della Famiglia Morelli. |

Vallelonga, Palazzo
Castiglione Morelli, bassorilievo
raffigurante Didaco, 2° marchese di Vallelonga |

Vallelonga, Palazzo
Castiglione Morelli, bassorilievo
raffigurante Lelio, 1° marchese di Vallelonga ? |

Didaco Castiglione
Morelli, marchese di Vallelonga
Si noti sullo scudo il cimiero: un cavallo |

Fabrizio Castiglione
Morelli, patrizio cosentino
Si noti sullo scudo il cimiero: la Vergine Immacolata |
La Famiglia risiedeva anche a Napoli in un Palazzo di
via Chiaja n. 216, nel 1672 Lelio, 1° marchese di
Vallelonga, con suo fratello Curzio acquistarono il
fondo di Torre del Greco con annessa casa agricola che
fu trasformata in una splendida villa con giardini e
fontane che giungevano sino al mare, alla morte di
Curzio Lelio rimase unico proprietario.
Oggi palazzo Vallelonga appartiene ad una banca che l'ha
ristrutturato dopo anni di abbandono. Il casato fu
ascritto alla nobiltà napoletana fuori Piazza e
possedeva nella Chiesa di Santa Chiara una cappella che
fu distrutta, come quella della famiglia
Marincola, durante la seconda guerra mondiale; la
chiesa fu colpita dalle bombe e bruciò per ben tre
giorni. |

Napoli, stemma
Castiglione Morelli inquartato con le insegne delle
famiglie imparenate |

Torre del Greco (NA), Palazzo
Vallelonga
|
Torre del Greco (NA), Palazzo
Vallelonga, sala
con l'affresco dell'Ercole che abbatte l'Idra |
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Il citato
Francesco Maria (1690
† 1774), 3°
marchese di Vallelonga e patrizio di Cosenza, acquistò
la terra di Chiaravalle, in Calabria Ultra, da Scipione
Parisio del Cardinale, patrizio di Cosenza, con Regio
Assenso del 9 luglio 1721. Inoltre acquistò il feudo di
Gagliato, in Calabria Ultra, da don Giovanni Battista
Sanchez de Luna, con le seconde cause, portulanìa e
zecca per la somma di ducati 45.000, con Regio Assenso
del 31 gennaio 1740; dallo stesso don Giovanni Battista
Sanchez de Luna, nel 1741, acquistò il feudo nobile di
Burgorusso, in territorio di Stilo; il 6 maggio del
1746, lo vendette, per ducati 10.400, a Francesco
Ruffo, 6° duca di Bagnara, seguì il Regio Assenso
del 29 ottobre dello stesso anno.
Dall'Archivio Storico del Banco di Napoli risulta che il
Palazzo di Torre del Greco fu fatto abbellire tra il
1750-1752, tra gli altri vi lavorò il pittore
ornamentista Giuseppe Funaro, su commissione del
marchese Francesco Maria, di
Lelio
e
Domenico Castiglione Morelli.
Sposò, nel 1716, Teresa
Sersale, per figli ebbero: Maria Celeste,
Margherita, Agata, Livia,
Giacinta, Diego, Michele, Raffaele
e Lelio († 1773),
sposato a Girolama
de Majo. |
.jpg)
Gagliato (Catanzaro),
feudo portato in dote da Camilla Morana nel 1627 a suo
marito
Gio. Sanchez, che fu elevato a dignità di marchesato. Il
feudo passò poi ai Castiglione Morelli |
Lelio
Castiglione Morelli (1773 † 1842), figlio postumo del fu
Lelio e di Girolama de Majo, 4° marchese di
Vallelonga, barone di Chiaravalle e di Gagliato,
patrizio di Cosenza, come erede per la morte del fu
marchese Francesco Maria suo avo paterno; Cavaliere di
Malta, membro del Governo del
Real Monte di Manso; fu l'ultimo intestatario
dei feudi di Vallelonga, Chiaravalle e Gagliato fino
all'eversione (abolizione) della feudalità nel 1806.
Sposò, il 7 maggio del 1797, Artemisia
Tuttavilla dei duchi di Calabritto (1774 † 1821) con
la quale ebbero numerosa prole: Maria Girolama
(1798
† 1863),
sposata nel 1817 a Carlo Vicuna, comandante della
fregata Minerva dell'esercito del Regno delle Due
Sicilie, ebbero nove figli,
Teresa, Maria Giacinta, Giovanna,
Raffaele, Nicola, Michele, Giulio,
Domenico,Vincenzo Maria (1800
† 1860),
5° marchese di Vallelonga, nel 1835 fece rifare in marmo
l'Altare della Chiesa dell'Immacolata Concezione del
Convento dei Padri Cappucini di Cosenza risalente al
1557, alla base della statua lignea dell'Immacolata vi
era lo stemma dei Castiglione Morelli e le iniziali
M.V., inoltre, come riporta Onofrio Melvetti, sulla
parete sinistra del presbiterio vi era la riproduzione
della pala di Luca Giordano dell'Immacolata, poi portata
nella Cappella del Pilerio nella Cattedrale, vi era
dipinto lo stemma dei Castiglione Morelli, sulla stessa
parete fu apposta una lapide in marmo con lo stemma di
famiglia e la seguente iscrizione: "Nel restauramento
del cenobio l'anno 1835 Vincenzo Maria Castiglione
Morelli Marchese di Vallelonga ispirato dalla religione
di Gesù Cristo", il Convento fu soppresso nel 1866, sposato a Violante Gammella ebbero per figli: Giovan
Giuseppe (n. 1850) sposato ad Anna Carmela Ruggero,
Anna e Luisa; il primogenito in linea
maschile fu Francesco, 6° marchese
di Vallelonga e patrizio di Cosenza; sposato a Dorotea
de Sanctis, ebbero per figli: Maria (n. 1856),
Vincenzo († 1923),
Artemisia, Raffaele († 1912),
Girolama e

Vallelonga,
Cappella Castiglione Morelli |
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Lelio († 1925), 7° marchese di Vallelonga e patrizio di Cosenza, sposato con la nobile
Giuseppina Pelaia, ebbero per figli:
Francesco
(1868 †
1935),
8° marchese di Vallelonga e patrizio di Cosenza, sposato
a Giuseppina
Salerno;
Pasquale (Vallelonga
1870 † ivi 1955), nobile dei marchesi di Vallelonga e
patrizio di Cosenza, fratello secondogenito del marchese
Francesco, chirurgo all'ospedale degli Incurabili e
Cardarelli a Napoli, ebbe una clinica a Vallelonga con
grande affluenza di malati, dato che, ai primi del
Novecento, in Calabria, vi erano pochissimi ospedali
pubblici, sposato con la nobile Vincenzina Montalto, ebbero
per figli: il primogenito Lelio (1908
† 1974), 9° marchese di Vallelonga per successione a suo
zio, marchese Francesco, agronomo, sposò la nobile
casertana Maria Antonietta de Franciscis; Pietro,
medico chirurgo, libero docente a Napoli, croce di
guerra, attivo fino alla morte alla clinica di
Vallelonga e già negli ospedali degli Incurabili e
Cardarelli di Napoli, sposato ad Elisa Bazzi; Francesco; Vincenzo,
Sostituto Avvocato generale dello Stato, sposato a
Rosalia Rocco dei
principi di Torrepadula; Osvaldo,
Prefetto della Repubblica, sposato a Maria Pia
Castiglioni di Botontano; Renato,
disperso in guerra, morto forse in Jugoslavia; Emilia,
dottoressa in lettere, sposata al barone Antonio Carelli; Giuseppina,
sposata al medico Giovanni Mannacio; Elisa,
sposata a Pasquale Morelli; e Vittorio,
sposato alla nobile Filomena del
Giudice di
Belmonte Calabro hanno avuto per figli: Francesco,
nobile dei marchesi di Vallelonga e patrizio di Cosenza,
designer; Adele,
nobile dei marchesi di Vallelonga; ed il primogenito Pasquale (n.
1959), 10° marchese di Vallelonga e patrizio di Cosenza
per successione a suo zio, marchese Lelio, sposato a
Miriam Canta hanno avuto per figli Giacomo,
nobile dei marchesi di Vallelonga e patrizio di Cosenza,
e Marta,
nobile dei marchesi di Vallelonga.
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Pizzo Calabro, Palazzo Montalto,
portale, stemma, androne |

Vallelonga,
Basilica Santuario Santa Maria di Monserrato,
l'originario Altare Maggiore fu fatto costruire
dalla Famiglia |
Vallelonga, Cappella Gentilizia della Famiglia e
Statua S.Francesco
di Paola |
Del
ramo che ha continuato a fiorire in Cosenza ricordiamo
Giuseppe,
del quale venne redatto l'inventario dei suoi beni nel
dicembre 1780 dal notaio Bruno Sicilia di Cosenza nel
palazzo “Sopra il Sedile dei Nobili”, e comprendeva: 15
quadri grandi, un quadro con l'albero genealogico della
famiglia Castiglione Morelli, una spada ed altri beni.
Altro
Giuseppe,
fece parte di quei trecento che coadiuvò Luigi
Gervasi,
sindaco di Cosenza, il quale nel 1813 deplorava la
condotta dei Carbonari della
Calabria Citeriore
in quanto la conseguenza fu di un maggior rigore
del governo di
Gioacchino Murat tanto da ricadere sulle
classi più deboli. In questa situazione di pericolo
creata dai Carbonari, il sindaco si pose a capo
de'
300
che formavano quella guardia improvvisata che cercò di
tutelare la sicurezza pubblica, tra gli altri, ne
facevano parte: Carmine
Dattilo, Nicola Maria Greco, Vincenzo
Monaco,
Bernardino
Telesio,
Filippo
Mollo.
Con Giuseppe, risultavano viventi nel 1814,
Giovanni,
Michele, e
Filippo.
Don
Fabrizio Castiglione Morelli, Caporale
nello Squadrone delle Guardie d'Onore di Calabria Citra
(formazione militare voluta da
re Ferdinando II di
Borbone
per premiare l'entusiasmo di quei sudditi che nei suoi
viaggi lo accolsero festosamente nella sua ascesa al
trono, nel 1833 creò gli Squadroni delle Guardie d'Onore
per ogni provincia, ed uno per la Capitale) fu premiato
per essersi distinto nei rivolgimenti del 15 marzo 1844
a difesa della Casa Borbone unitamente ai commilitoni:
don Ferdinando de Rose, Sergente; don Ettore Sansone,
Caporale; don Diego
Barracco,
Guardia; don Giovanni
Cosentino,
Guardia; don Giuseppe de Chiara, Guardia; don Gaetano
Saporiti, Guardia; don Marzio Spada, Guardia; don
Bernardino
Telesio,
Guardia; don Domenico Berardi, Guardia, già decorato del
titolo di Cavaliere dell'Ordine
di Francesco I
con pensione di 12 ducati al mese; ed il Comandante
dello Squadrone, don Paolo del Gaudio (succeduto a don
Vincenzo Grisolia fu Tiberio) al quale il Sovrano
accordò la
Croce di Cavaliere
di Grazia dell'Ordine di San Giorgio della Riunione.
Manlio del Gaudio,
Curiosità
storiche di Calabria Citeriore (1806-1860),
Santelli 1994, pagg. 49-51.
Ferdinando
(1761
†
1836), studiò
nel Real Collegio di Catanzaro, si adoperò molto per
contrastare i ribelli di Cosenza contro la casa Borbone,
partecipò all'attacco di Crotone, a Mirto eseguì
un'operazione di polizia, avuti i gradi di cadetto venne
mandato in avanguardia a Matera, mandato in Puglia a
Mirabella, con soli cinque uomini granatieri, svelse
l'albero della libertà, si distinse nell'assedio di
Capua ed in giugno 1800 ebbe la nomina di alfiere
(1bis),
sposato a Maria Isabella Sorgente ebbero per figlio
Francesco
(n. 1821), i suoi discendenti furono iscritti
nell’Elenco Ufficiale Italiano del 1922 col titolo di
patrizio di Cosenza (m.), riconosciuto ammissibile delle
RR. Guardie del Corpo; nel 1842 sposò Virginia Furgiuele
ed ebbero come figli:
Ferdinando
(n. 1843),
Emilio
(n. 1847),
il 7 ottobre 1909 a San Pietro in Guarano sposò Maria
Turano di anni 44, figlia di Salvatore e Chiara Panza
ebbero per figlio
Eugenio,
nato a Lappano, sposò Rosina Napoli, figlia di Giuseppe
e Maddalena Valente
(1ter),
Eugenio
(n. 1849), sindaco di Cosenza dal 3 giugno 1890 al 12
agosto 1893, fondò e diresse il periodico
"La
Lotta",
sposò Caterina dei marchesi
Ferrari d’Epaminonda;
Anna Maria,
sposata l'11 maggio 1872 a Pietro Duche;
Elvira
e
Clotilde.
Elisabetta,
fu sorella del citato Francesco, sposata il 15 luglio
1832 a Michele
Ricciardi.
 |
 |
La Lotta, numero speciale del 28
novembre 1893 in occasione della visita a
Cosenza del critico letterario Bonaventura
Zumbini |
La nobiltà generosa dei
Castiglione Morelli fu riconosciuta nel 1834 in
occasione delle Prove nelle RR. Guardie del Corpo del
nobile di Cosenza Giuseppe
Contestabile Ciacco (Verbali della Regia
Commissione per i Titoli di Nobiltà Vol. I, foglio 4 e,
nel 1838 Vol. I, foglio 146; Regio Archivio di Napoli).
Un altro ramo è pure iscritto genericamente col titolo
di patrizio di Cosenza (m.) in persona dei discendenti
da
Giuseppe,
Giovanni,
Michele e
Filippo,
viventi nel 1814.
Francesco Castiglione Morelli (n.
Catanzaro, 10-11-1932), magistrato, presidente di sezione
della Corte dei Conti, è ascritto come confratello dell’Augustissima
Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini. |

Napoli, altra variante
dello stemma Castiglione o Castiglione Scarpati |
Famiglie
Morelli e Castiglione, origine del doppio cognome. |
Nei testi
antichi e a volta anche moderni, gli storici hanno
creato gran confusione: gli stessi personaggi a volte
vengono appellati Morello o Morelli, altre volte
Castiglione e, più spesso, Castiglione Morelli.
Per meglio indagare o chiarire le idee occorre recarsi
in uno dei più caratteristici borghi della Calabria:
Fiumefreddo Bruzio in provincia di Cosenza; all'epoca
era un paese di pescatori, sebbene il borgo si trova a
circa 1000 metri sul livello del mare. Gli
abitanti erano costretti a trascinare sui ripidi pendii
le loro barche per difendersi dalle continue escursioni
dei Saraceni. Nel 1500 la famiglia Morelli possedeva un
maestoso palazzo e il diritto di sepoltura nella Chiesa
Madre sino ai primi anni dell'800. |

Fiumefreddo Bruzio, Palazzo Morelli |

Fiumefreddo Bruzio, Chiesa Madre, lastra in ricordo di
Ettore Morelli |

Fiumefreddo Bruzio,
Palazzo Morelli, stemma |

Fiumefreddo Bruzio,
Chiesa Madre, stemma Morelli |
A pochi
metri di distanza, abitavano i Castiglione nel palazzo
di famiglia; si può ipotizzare che qui si sia celebrato
un matrimonio tra due o più componenti dei casati
Castiglione e Morelli. |

Fiumefreddo Bruzio, Palazzo Castiglione
|
Fiumefreddo Bruzio, portale Palazzo
Castiglione, poi Castiglione Morelli.
|
|
 |

Fiumefreddo Bruzio, altro
Palazzo Castiglione Morelli |

Fiumefreddo Bruzio,
Cappella famiglia Morelli |
Nella
città di Crotone si stabilirono due ceppi Morelli. |
Crotone, Cappella
gentilizia Morelli portale e stemma scultoreo dei
marchesi Morelli di Crotone
Per gentile concessione del Nobile Don Francesco Giungata |
Crotone, cappella con armi di altro ramo Morelli |
Domenico
Morelli (Cutro, 1714 †
Napoli, 1804) figlio del barone
Gregorio
e di Vincenza Di Bona, vescovo di Strongoli dal 1743 al
1792 quando si dimise per sopraggiunta malattia, si
ritirò a Napoli; ristrutturò la cattedrale e commissionò
il nuovo Altare maggiore. |

Domenico Morelli vescovo
di Strongoli |

Strongoli, Cattedrale,
epigrafe del vescovo Domenico Morelli |
Fratello del vescovo Domenico fu il barone
Niccolò
(Cutro, 1710 †
1778) sposò Teresa dei marchesi Mayda ed ebbero
ventiquattro figli, tra di essi
Gregorio
(Cutro, 1761 † Napoli, 1843), mortogli il padre in
giovane età suo zio Domenico lo inviò a Napoli per
studiare, a 23 anni si laureò, nel 1793 re Ferdinando lo
nominò giudice e governatore della città di Teramo,
successivamente lo fu di Lucera, fu creato uditore
presso la Regia Udienza di Matera, Lecce e
L'Aquila, eletto fiscale presso la Regia Udienza di
Cosenza, poi nominato assessore politico e militare
presso il governatore di Reggio; sotto il governo
francese,
Giuseppe Bonaparte avendolo notato in Reggio lo
nominò alla carica di Consigliere di Stato e a prefetto
di polizia. Con la restaurazione i Borbone lo nominarono
Giudice della
Gran Corte Criminale di Napoli, poi segretario
generale del Supremo Consiglio di Cancelleria e di
consigliere della Gran Corte dei Conti, per questi
servigi fu creato cavaliere del Real
Ordine Costantiniano, inoltre fu destinato a
presiedere l'
Accademia di
Giurisprudenza ed elevato a consigliere
della Corte Suprema di Giustizia; sposò Luisa Tabassi
Aldana che gli diede per figli due femmine e due maschi,
uno dei quali,
Niccolò
(†
1853) seguì le orme di suo padre riuscendo a ricoprire
alte cariche, tra le altre, fu giudice di Gran Corte
Civile e Sostituto Procuratore Generale del Re presso la
Gran Corte Criminale in Terra di Lavoro, fu vice
segretario dell'
Accademia
Reale di Mergellina, socio dell'
Accademia
Delfica, corrispondente della
Florimontana,
socio dell'
Accademia dei
Pericolanti di Messina e dell'
Accademia
Cosentina.
Maria
Aloisia, clarissa nel monastero di Santa
Chiara di Cutro come risulta dal Catasto Onciario del
1744; godeva di un vitalizio di cinque ducati da don
Gregorio
(2).
Maria,
figlia di
Gaetano,
sposò Cesare
Berlingieri, 4° marchese di Valle Perrotta.
Gregorio,
di
Gaetano, di
Antonio,
ebbe concesso il titolo di marchese (m.pr.) con Regie
Lettere Patenti del 13 dicembre 1925, ebbe per fratelli:
Antonio,
Emilio,
Attilio,
Quintino
e
Sesto.
A Quintino gli venne riconosciuto il titolo di nobile
con Decreto Ministeriale del 9 maggio 1911, sposò Maria
de Mayda ed ebbero per figli:
Gregorio;
Adriana;
Gemma;
Pia;
Vittoria;
Enrico
(1903 †
1969) sposato ad Immacolata Messina hanno avuto per
figli:
Giovanni,
Ermanno;
Quintino
(1932) sposato a Linda Acri hanno generato
Enrico
(1962) e
Paolo Nereo
(1957); ed il primogenito
Francesco
(Crotone, 1901 †
1978) al quale venne concesso il titolo di marchese da
re Umberto II con Regie Lettere Patenti dell'11 novembre
1976, sposato a Mercedes Moraca ebbero per figlio
Attilio (Crotone, 1927 †
Verona, 1997), sposato a Hildegard Schaffler hanno avuto
per figlie
Francesca
(1968), sposata ad Enrico
Barracco,
e
Mercedes (1966).

Stemma de Mayda
di Crotone |
Arma de Mayda di Crotone:
d'azzurro, alla fascia dello zodiaco al
naturale, sormontata dall'ermellino passante
d'argento e seguita in punta dal destrocherio
impugnante un fascio di tre gigli fioriti, col
monte di tre cime movente dalla punta: il tutto
al naturale
(2bis).
Motto:
MALO MORO QUAM FOEDARI |
Emilio, fratello di Quintino, sposando Clementina
Berlingieri hanno avuto per figli:
Mario
(Crotone, 1901 †
Roma, 1984), sposato ad Aurora Avriti hanno generato
Giulio,
Maria,
Clementina ed
Emilio
(Roma, 1944 †
ivi, 1996); ed il primogenito
Gaetano
(Crotone 1900 †
Roma, 1989), laureato in legge, insegnò diritto
internazionale nell'Università di Roma, fu Presidente
dell'Istituto di Diritto Internazionale, Componenete
della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja, socio
dell'
Accademia dei Lincei, sposò Giuseppina
Sciacca (1912 †
1999) figlia di Crisostomo, nobile dei baroni della
Scala, nobile di Galteri e Vigliatore, e di Caterina
de Lieto.
|
I Morelli a Rogliano
 |
Arma:
d'azzurro, alla sbarra d'oro accompagnata in capo da tre
stelle dello stesso di sei raggi, ed in punta da un
cavallo morello inalberato. |

Rogliano, palazzo
Morelli, stemma |
Berardino,
capostipite di questo ramo ed appartenente al ceppo dei
Castiglione Morelli di Cosenza, nel 1498 c.a si trasferì
a Rogliano, fu segretario del re Federico d'Aragona in
carica dal 1496 al 1501.
Giansarro,
figlio di Berardino, capitano di cavalleria nelle
milizie aragonesi; alla sua morte dispose di voler esser
sepolto nella chiesa di San Girolamo in Cosenza.
Giovanbattista,
filosofo, teologo, scrisse il trattato
In doctrinam Thom. Campanellae, Disertatio.
Angelo,
nel 1644 e 1645 fu luogotenente del granduca di Toscana
ed amministrò la giustizia nei Casali di Cosenza che gli
aveva venduto il re di Spagna.
Mario,
fu capitano di cavalleria e militò in Fiandra e si
accasò in Ath.
Bruno,
fu giudice regio di 3^ classe nel circondario di
Bisignano.
Tommaso,
sacerdote, fu autore di una cronistoria intorno alla
città di Rogliano e di altri opuscoli sull'agricoltura,
industria e commercio. In occasione della visita a
Rogliano delle LL. MM.
re Ferdinando II
e della regina Maria Teresa Isabella d'Austria, avvenuta
il 10 settembre 1844, furono ospitati nel Palazzo
Morelli, Tommaso ed i suoi fratelli
Ferrante
e
Giovanni
e due sue nipoti
Clelia
ed
Anna,
furono degnati di essere ammessi alla mensa dei reali. A
seguito della visita il re disponeva:
Sua Maestà il Re (N. S.) si è degnata ordinare che la
famiglia Morelli di Rogliano, la quale ha avuto l'onore
di alloggiare la Maestà sua, una coll'augusta Sovrana
nel giro fatto delle Calabrie, possa apporre una lapide
che ricordi tutto ciò, e che ove lo voglia possa anche
mettere la catena di ferro al portone di sua casa
(2ter).
 |

Rogliano, Palazzo
Morelli
|
Francesco,
figlio di
Vincenzo
e di Anna Funari, nel 1788, sposò Maria
de Gemmis di Terlizzi con la quale ebbero per
figli:
Vincenzo,
ufficiale della guardia civica di Rogliano durante il
governo francese, nel 1809, fu trucidato da alcuni
reazionari, e
Rosalbo
(Rogliano,
18 gennaio 1792 † Napoli, 20
marzo
1842), all'età di 13
anni fu inviato a Napoli sotto la guida del sacerdote
don Francesco Labriola da Altamura, fatto venire
precedentemente a Rogliano dai genitori, nel 1805 entrò
nel collegio dei nobili diretto dai gesuiti, apprese le
lingue francese, inglese, spagnola, greca e latina,
matematica, fisica, diritto etc., morto il padre rientrò
in patria, fu socio onorario della
Società
Economica
di Calabria Citra, consigliere provinciale di Calabria
Citra; sposò Serafina Giuranna di Umbriatico con la
quale ebbero numerosa prole:
Francesco
(1820 † 1842) il
primogenito, letterato e patriota;
Vincenzo
Giuseppe Raffaele
(1822 † 1871) e
Donato Carlo Alessandro
(1824 † 1902),
anch'essi patrioti, tutti e tre furono chiusi dapprima
nel collegio di Cosenza e successivamente inviati a
Napoli presso il loro zio Luca Cagnazzi;
Carlo
Giuseppe Federico
(n. 1826) e
Luigi Alberto Felice
(n. 1829) andarono direttamente a Napoli presso il
collegio dei nobili;
Paolo Pietro
Antonio
(n. 1834);
Clelia Anna Maria
(n. 1818),
sposata al banchiere Vincenzo Baroni di Paola;
Anna
Vincenza Maria
Giuseppina
(n. 1821),
sposata a Raffaele Fasanella nobile di Bisignano;
Maria Giuseppe
Annunciata
(n. 1831),
sposata a Giovanni Antonio
Magdalone
figlio di Marco e
Caterina
Morelli;
Fortunata Maria
Celestina
(n. 1837) e
Francesca Saveria
Olimpia
(n. 1838).
 |
 |
Rosalbo Morelli
ed Anna Morelli di Rosalbo
(2quater) |

Rogliano,
Palazzo Morelli |
Rogliano,
Palazzo Morelli, stemma |
|
 |
Vincenzo e Donato
parteciparono all'insurrezione del 1848, furono indagati
e poi condannati per cospirazione; Vincenzo scontò otto
anni di carcere a Cosenza, uscito nel 1859 preparò con
suo fratello e molti altri l'insurrezione del 1860, su
consiglio del vecchio colonnello Saverio Altimari,
sbarrò la strada al generale Ghio per dar tempo a
Garibaldi e al generale garibaldino Francesco
Stocco di prenderlo alle spalle, questo causò
la memorabile resa di Soveria Mannelli, successivamente
fu nominato dal Dittatore Garibaldi colonnello della
Guardia nazionale di Cosenza; Donato, fu membro del
comitato insurrezionale della
Calabria Citra;
con l'impresa dei mille, il Dittatore Garibaldi, ospite
nel palazzo Morelli di Rogliano, il 31 agosto 1860 lo
nominò Governatore Generale della
Calabria Citra; costituito il Regno d'Italia,
ebbe l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine della
Corona d'Italia, deputato dal 1861 al 1889 quando, su
proposta del ministro
Miceli, fu
nominato senatore; fu sindaco di Rogliano.
Sposò sua nipote Teresina Baroni con la quale ebbero
Caterina (1882
† 1926), unica figlia.
 |

Particolare dell'incontro con Garibaldi |
Di lato:
Rogliano, monumento a Donato Morelli |
|
Donato ebbe un'amicizia
ventennale con Raffaele de Cesare il quale gli chiese di
poter tramandare ai posteri le sue imprese di
cospiratore, gli inviò tutto l'archivio dal 1856 al 1860
nonchè i processi verso di lui e suo fratello Vincenzo
del 1848, il risultato fu l'opera citata in
bibliografia.
I Morelli di Rogliano
s'imparentarono con le famiglie: Barbati
Caracciolo, Melina,
Berlingieri,
Magdalone,
Sambiase, Toscano, Quintieri, Funari, Cagnazzi e
de
Gemmis di Puglia; si estinsero in essi le famiglie
Sicilia e De Piro del Fosso. |
La famiglia fu ricevuta più volte nel
S.M.O. di Malta nel 1541 con Giovanni Vittorio
Murello o Castiglion Morello di Cosenza
(3),
nel 1591 con Paolo Nereo Castiglione Morelli di Cosenza ricevuto nel Priorato
di Capua, nel 1710 con Pasquale Maria Morelli di
Cosenza; nel 1719 come quarto della famiglia
di Majo
e come quarto materno del commendatore Francesco Saverio
Parisio di Cosenza. |
I Morelli a Monteleone
 |
Arma:
partito, nel 1° di verde al leone d'oro rampante ad una
torre del medesimo; nel 2° d'argento al cavallo morello
inalberato. |
I Morelli di Monteleane
(oggi Vibo Valentia) appartengono allo stesso ceppo dei
Castiglione, poi Castiglione Morelli che si diramarono
da Cosenza in altre località di Calabria Citra ed in
Calabria Ultra.
Giovanni Andrea, nel 1591 era rettore
della chiesa di San Michele.
Michele († 1615), agostiniano.
Marc'Antonio, filosofo, medico e
matematico ebbe per figli:
Caterina
(† 1611 infante);
Andrea
(† 1616 infante);
Giulia
(† 1618 infante);
Domenico,
parroco di Pizzoni e poi di Sant'Onofrio;
Cesare, U.J.D. fu parroco di Zungri;
Francesco, medico;
Giovanni
(1624
† 1704), medico, professore
di Filosofia a Messina, fu aggregato alla nobiltà di
Monteleone, sposato ad Elisabetta
Ferrari
(1653
† 1713) di Pizzo ebbero per
figlio
Francesco
Antonio, U.J.D. sindaco dei nobili di
Monteleone nel 1703 e 1705, sposato a Matilde de Vita
generarono:
Anna
(1686);
Rosa
(1693);
Giuseppe
(1697); e
Giovanni Battista (1695) sposato a donna
Rosa Nicastri generarono:
Fortunata
(1729);
Francesco
Antonio (1730);
Domenico
Antonio (1739) e
Giuseppe (1735), sposato il 2 giugno
1768 a donna Orsola Ceniti di Antonio e Francesca
Paparatti.
I Morelli erano già dal luglio 1699 giuspatroni del
beneficio dedicato a San Carlo nella chiesa di Santa
Maria del Soccorso, fondato da don
Carlo
Morelli; nel 1747 risultava esserne patrona la magnifica
Teodora Morelli. |
I Morelli in Terra d'Otranto |
Arma:
inquartato; nel 1° e 4° d'azzurro all'aquila d'oro
coronata dello stesso, nel 2° e 3° d'argento al cavallo
morello, con la pila d'azzurro raccorciata nel capo
caricata da una stella d'oro (8).
Anche
questo ramo è una diramazione della Famiglia Castiglione
Morelli di Cosenza, verso la fine del Quattocento si
diramò in Copertino in
Terra d'Otranto,
per relazione con l'illustre Casata dei
Castriota,
signora di detta terra, dalla quale si ebbe varie
donazioni e concessioni. Nel 1536 venne decorata dall'imperatore
Carlo V nella persona di
Bernardino,
dell'Ordine Aurato, del grado militare e privilegiata ad
aggiungere l'aquila imperiale al proprio ed antico
stemma. Passata a Lecce, ed illustratasi con alte
dignità ecclesiastiche, nel 1760 venne aggregata a
quella nobiltà.
Domenico
Morelli (1642 † 1716),
fu vescovo di Lucera dal 1688 al 1716. |

Stemma del vescovo
Domenico Morelli |
Nell'Ottocento era rappresentata da
Bernardino (n. 1 marzo 1809), nobile di
Lecce,
figlio di
Giuseppe
ed Amalia
Martucci,
ebbe per sorelle e fratelli:
Rosa;
Carlotta;
Maria;
Vincenzina;
Achille (n. 4 maggio 1812), sposato nel
1846 ad Emma Emilia von Horubostel generarono:
Giangiacomo
(n. 10 marzo 1860),
Giulio (n. 12 marzo 1859),
Alfonso
(n. 23 ottobre 1857),
Gustavo (n. 24 ottobre 1853),
Giuseppe
(n. 15 settembre 1848), ed il primogenito
Ernesto (18 giugno 1847); ed
Antonio
(n. 25 novembre 1810), sposato nel 1842 a Clementina
Fernandez ebbero per figli:
Emilia,
Giuseppina, sposata il 6 febbraio 1872
ad Angelo Blanc,
Serafina, sposata il 6 maggio 1875 a
Saverio Magno, e la primogenita
Amalia,
sposata il 15 dicembre 1879 al Alberto
Quarta
(4). |

Napoli, stemma partito Tagliaferri e Castiglione Morelli |
_________________
Note:
(1) - Vallellonga è
un comune ricadente nella provincia di Vibo Valentia,
il suo feudo si estendeva nei territori degli attuali
comuni di: San Nicola da Crissa, Torre di Ruggiero e
Nicastrello; così riporta Vincenzo Naymo in
"Collezionismo e politica culturale nella Calabria
vicereale borbonica e postunitaria" a cura di Alessandra
Anselmi - Gangemi Editore, nella tavola a pag. 67.
In realtà non trattasi del comune di Nicastrello in
quanto è una frazione del comune di Capistrano;
Nicastrello oggi non è più abitata, è conservata integra
solo la piccola chiesa il resto sono ruderi.
(1bis) -
Umberto Caldora "Per la storia della spedizione
sanfedista del Ruffo (1799) in CN, a XIX, 1965, n. 49.
50, 33.
(1ter) - Luigi
Intrieri, “Persone e Famiglie dal 1600 al 1950 in San
Pietro in Guarano”, Archivio Storico Diocesano di
Cosenza, 2012, pag. 41.
(2)
- Luigi Camposano ed Andrea Pesavento in "Archivio
Storico di Crotone".
(2bis) - Umberto
Ferrari in "Armerista Calabrese", La Remondiana; Bassano
del Grappa 1971, pag.40.
(2ter)
- La catena fu installata, è tuttora visibile varcando
il portone, chi riusciva a toccarla godeva
dell'immunità. Al seguito dei reali vi erano: S.E. il
principe di Comitini don Michele Gravina; Requesenz,
ministro segretario di stato senza portafoglio; S.E. il
principe di Satriano, don Carlo
Filangieri,
tenente generale, direttore generale dei corpi
facoltativi; conte don Luigi
Gaetani
dei duchi di Laurenzana, maresciallo di campo,
presidente della giunta di rimonta, ed aiutante generale
di S.M.; duca di Furnari, don Gaetano Imbert, capitano
di vascello ed aiutante reale di S.M.; don Federico de
Roberti, capitano di vascello, comandante il corpo dei
RR. marinari cannonieri; il principe di Cellamare don
Giuseppe
Caracciolo,
cavaliere di onore di S.M. la Regina; il commendatore
don Carlo Afan de Rivera, tenente colonnello dei RR.
eserciti, direttore generale di ponti e strade, acque,
foreste e caccia; il capitano dello stato maggiore, don
Tommaso de Angelis; il commendatore don Leopoldo Corsi,
segretario particolare di S.M. e del consiglio di stato;
don Paolo Dalbono, ispettore generale delle poste, e dei
procacci nei reali domini, al di quà e al di là del
Faro; S.E. la marchesa del Vasto, e Pescara donna Giulia
Gaetani dei duchi di Laurenzana, dama di compagnia di
S.M. la Regina.
(2quater)
- Immagini tratte da Rosalbino Fasanella
d'Amore di Ruffano "La
Città di Bisignano e il suo seggio (1339-1806)",
Tipografia Editrice MIT, Cosenza 2006.
(3) - Si
distinse nell’impresa di Gerba al comando di una
compagnia di fanteria; fu nominato capitano di galera e
morì durante il viaggio da Marsiglia a Malta.
(4) - L'araldo, Almanacco
Nobiliare Napoletano 1880, Anno III, Enrico Detken,
Libraio-Editore Napoli, pag. 194.
|
___________
Fonti bibliografiche:
- Luigi
Palmieri, "Cosenza e le sue famiglie attraverso
testi atti e manoscritti", Pellegrini Editore, 1999.
- Eugenio
Arnoni, "La Calabria illustrata Vol. III Cosenza",
Edizioni Orizzonti Meridionali.
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare
italiana”, Voll. 2 e 6, Arnaldo Forni editore.
- Lorenzo Giustiniani, "Dizionario
geografico-ragionato del Regno di Napoli", Napoli
1797-1816.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, "Famiglie nobili e
titotale del Napolitano", 1902.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, "Elenco dei
cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di
Gerusalemme", Napoli 1897.
- Fabrizio Castiglione Morelli "De
Patricia Consentina Nobilitate Monimentorum Epitome”,
Venezia 1713.
- Luca Irwin Fragale, Microstoria e araldica di
Calabria Citeriore e di Cosenza. Da fonti documentarie
inedite, Milano, Banca CARIME, 2016.
- Tommaso Morelli "Descrizione topografica della città
di Rogliano, in provincia di Calabria Citeriore";
Guttemberg Napoli 1845.
- Raffaele de Cesare "Una famiglia di patrioti. Ricordi
di due rivoluzionari in Calabria"; Forzani e C.
Tipografi del Senato Roma 1889.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria”, Vol.II; Editrice
C.B.C. 1996.
- Davide Andreotti “Storia dei Cosentini”, Vol.II;
Stabilimento Tipografico di Salvatore Marchese, Napoli
1869.
- Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle
pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza” a cura di
Raffaele Borretti. Editoriale progetto 2000.
- Franz von Lobstein, “Settecento Calabrese”, Volume III,
Edizioni Frama Sud, Chiaravalle Centrale (CZ), 1990.
- Gustavo Valente "Storia della Calabria
nell'età moderna", Voll. I-II, Frama Sud, 1980.
-
Amedeo
Miceli di
Serradileo in “Collezionismo e politica culturale nella
Calabria vicereale borbonica e postunitaria” a cura di
Alessandra Anselmi - Gangemi Editore.
- Giovanni
Fiore
da Cropani “Della Calabria Illustrata, tomo III”, a
cura di Ulderico Nisticò, Rubbettino Editore 2001.
- Domenico Puntillo, Cinzia Citraro "Historia
Brutiorum - Bernardino Bombini", Edizioni Prometeo,
Castrovillari 2015.
- Onofrio Melvetti "I Castiglione
Morelli Marchesi di Vallelonga", 2014. |
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