
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
Campanile |
Armi:
1) d'azzurro, al campanile avvinchiato di un serpe nero[1];
2) d'oro, al campanile avvinchiato di un serpe nero[1
bis] o verde[1tris];
3) d’azzurro, al
campanile murato al naturale posto sulle onde del mare ed
accompagnato a destra da sei stelle
disposte
3,2,1, ed a sinistra da un elmo al naturale[2];
4) d’azzurro, al campanile d’argento murato,
finestrato e campanato di nero[3].
Al punto 3 sia il Mansi[4]che Il Guerritore[5]
lo blasonano col campanile d’oro. |

© Napoli - Stemma famiglia
Campanile |
La
famiglia Campanile, probabilmente originaria di Tramonti,
splendido paese in
Principato Citra o Citerione,
si diramò a
Scala, Ravello[6],
Maiori, Cava de' Tirreni, Napoli, Trani[7],
Barletta, Baronissi e Caltanissetta.
Questo casato vantava alta
antichità ed è documentata nel territorio di Amalfi fin dal 1130
con Urso figlio
di Mastalo
Campanile il quale, con atto del 9 aprile di quell’anno, dona a
sua moglie Anna, figlia di Sergio Fabaronia, alcuni beni siti in Tramonti[8].
Inoltre, in una pergamena del 1133 contenente la
vendita di beni in Sulficiano di Tramonti, si fa menzione degli
eredi di «Leone Kampitellu, et de
heredes (sic) Johannis da Kampitellu »[9].
La
Campanile di Scala in
età angioina era una famiglia
di notai, che operavano specialmente ad Amalfi, dove si
trovavano, verso la metà del XIV sec.,
Sergio e
Cristoforo
[10].
Trapiantata a Ravello, dove nel 1275 risiedeva e qualificata col
titolo di sire, era talmente ricca da prestare danari, così come
altre famiglie di Scala e Ravello, tra le quali
Bonito,
d’Afflitto,
Frezza,
Rufolo, Acconciagioco,
di Palma e
Pironti,
Muscettola,
Musco,
Confalone, Salvacore al re
Carlo I d’Angiò
[11].
Fu pure annoverata tra le famiglie nobili delle città di Maiori
e di Cava[12].
A Scala, il nome Campanile compare per la prima volta con
Filippo che nel 1328 era presbiter del Capitolo
Scalese[13].
A Minuta, uno dei cinque borghi di Scala, nella Chiesa
dell'Annunziata, oltre alla cappella nell'atrio dedicata a San
Bartolomeo, la famiglia eresse un altare in onore
dell'Immacolata Concezione. |
A
Pontone, frazione di Scala, affianco alla chiesa di San Giovanni
vi è un palazzo appartenuto alle famiglie Campanile e
Spina,
imparentate; infatti
Angela
campanile sposa Tommaso Spina Staibano di Scala. |

© Pontone - Frazione di Scala -
Chiesa di San Giovanni (XI - XII sec.) |
Nel 1419 nel privilegio concesso dalla regina Giovanna II
di Durazzo,
diretta al Collettore, d’immunità alle nobili famiglie di Ravello, sono nominate:
Grifone, Frezza, Confalone,
Acconciagioco, Appendicarii, Pironti, Bove, Rufolo,
Muscettola, Alfano, Campanile e Giusti (Registro
1419.20.fol. 4 si legge: ”Nobiles de progenie di Frizia,
de Confalonis, de Appendicariis, de Pirontis, de Grifanis,
de Bovis, de Rufulis, de Acconciajocis, de
Muscettulis, de Campanibulis, de Afanis, e de Fuscia”.[14])
Nel 1430
Cipriana Campanile di Pasca sposa Eustachio
(Stasio)
Confalone, patrizio di Ravello;
ebbero
Priamo Confalone Campanile che sposò Venienza
Frezza.
Nel XV° secolo, un ramo della famiglia si trasferisce
da Tramonti a Maiori, dove alcuni personaggi illustrarono il
clero.
Nel 1488
Raimondo Campanile vende per ducati 55 e mezzo a
Scipione
Pandone, conte di Venafro, un immobile in Napoli,
noto come Palazzo Conca, in piazza Bellini 63[15],
oggi sede
dell'Università degli Studi di Napoli della Federico II. |
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© Napoli - Palazzo Conca -
l'edificio rosso a destra. A destra: un particolare di Palazzo
Conca |
Nel 1502, in un atto esistente nell’archivio della
Collegiata di Maiori, perg, n.3, compare il nome di
Antonio
Campanile di Ravello, la cui vedova, Caterina Bova e la figlia
Enrichetta vengono liberate da un canone annuo di 8 tarì ai
frati agostiniani del monastero di Sant’Agostino a Ravello[16].
Tra le persone del casato residenti a Maiori vi sono
il Primicerio
Giovanni nel 1586 e il Preposito
Luca nel 1628,
nonchè alcuni religiosi nei locali conventi[17].
Nella metà del XVI secolo un ramo da Tramonti si
trasferisce a Trani, ove il 26 settembre 1620 fu aggregata al
Sedile chiuso di S. Marco. Un
Gio. Bernardino
Campitelli, figlio
di Pietro[18]e
fratello di
Sebastiano (arciprete di Trani nel 1591, il quale fu
il primo a trasferirvisi.
In Tramonti i Campitelli godevano del patronato sopra
le chiese dei SS. Salvatore di Corsano, patronato che nel 1596
cedettero ai
Vitagliano della medesima località[19].
Trapiantatasi in Napoli, si rese più illustre per
eminenti uffici e dignità e per essere stata nel 1585, nella
persona di Aurelio Campanile, presidente della
Regia Camera della
Sommaria, aggregata alla Nobiltà di Trani dell’Arcivescovado.
I suoi discendenti
furono
reintegrati nel 1718 con
PAOLO che ottenne il feudo di Montedimezzo, in
Terra di Molise,
nel 1791. Questo ramo, chiamato
Campanile d'Ascoli
o di Montedimezzo (Annuario della Nobiltà Italiana 2000 vol . 1
pagg. 560 , 561) adoperò per arma: "d’azzurro, al
campanile murato al naturale posto sulle onde del mare ed
accompagnato a destra da sei stelle
disposte
1,2,2, e a sinistra da un elmo al naturale". Si ricordano
DIEGO, capitano del Reggimento fanteria Abruzzo,
e GIUSEPPE, tenente del Battaglione Cacciatori; entrambi
parteciparono alla difesa contro l'invasione dei piemontesi, e
il detto Giuseppe
si distinse
insieme a Francesco Saverio
Anfora,
Paolo
de Sangro e tanti altri eroi, durante l’assedio
di Gaeta che
capitolò nel febbraio del 1861.
Un ceppo dei Campanile da Trani passò
in Barletta ove fu aggregata al
Patriziato nel 1763.
Nel Codice Diplomatico Barlettano, viene menzionato un
Giovanni Angelo
Campanile che il 5 giugno 1579 fu iscritto nel registro delle
nobiltà di Barletta.
Nel
'500 Galieno de
Campit, familiare dei Campanile, Regio Capitano e Governatore;
Ferdinando
Campanile fu Avvocato, Giudice del tribunale di Barletta.
Altro Giovanni Angelo,
nel 1591, fu eletto priore della Confraternita della Compagnia
del Sacro Monte di Pietà di Barletta; egli propose un’importante
operazione finanziaria per ricapitalizzare tutti i crediti e le
entrate del Monte, rilanciando definitivamente l’istituzione del
Monte di Pietà.
Giuseppe, nato a
Barletta nel 1702, dottore in Diritto Civile e Canonico, fu
primo Arcivescovo di Nazareth e Vescovo di Ascoli e Satriano dal
dicembre del 1737 al novembre 1771, Assistente al Soglio
Pontificio.
I Campanile possedevano nella piazza Plebiscito di Barletta una
maestoso palazzo, oggi conosciuto come Palazzo
Parlender.
Fra’ Agostino Pacifico
scrisse la
biografia,
stampata a Napoli nel 1854, di
suor
Maria Giuseppa
Campanile, religiosa domenicana nel monastero di S. Lucia di
Barletta.
Sotto la dominazione degli
Aragonesi di Napoli, un
altro ramo di questa famiglia, e precisamente quello di
Domenico
Campitelli si trasferì da Tramonti nella Capitale, dove i suoi
figli Gregorio,
Venceslao e
Gallieno, conquistata la benevolenza
del sovrano ne ottennero cariche e onorificenze. |

© Napoli - pavimento del XV secolo
con le insegne della famiglia Campanile.
Gli stemmi araldici si rinvengono
anche negli antichi pavimenti, sapientemente dipinti da
valenti artigiani sulle
riggiole di
fattura napoletana. |
Gregorio fu uomo molto caro a re
Alfonso I
d'Aragona; fu da lui
creato ufficiale registratore dei dispacci e decreti presso la
R. Camera della Sommaria; e ciò con questa soprascritta: «Nobili
viro Gregirio de Campitello de Tramonto procuratori Regiae
Camerae amico nostro carissimo etc. ».
Venceslao
Campitello di Tramonti, fratello di
Gregorio, fu dapprima regio Tesoriere in Calabria e poi regio
consigliere di Ferdinando I d’Aragona (1433-1470), da cui fu
investito del feudo di Rivioto-d’Ipato nelle pertinenze
di Policastro e poi di quello di Melissa (Calabria) con titolo
di conte. In seguito acquistò da Pietro
Sances de Oriola la
terra di Abrigliano nel territorio di Crotone con altri feudi.
Sposò Lucia de Comestabulo, che lo rese padre di
Lorenzo, il
quale si titolava barone di Melissa.
Giambattista
Campitello, primogenito di Lorenzo e
marito di Caterina
Moles, fu parimenti conte di Melissa e nel
dicembre 1511 acquistò la terra di Casalbona (Calabria) con il
titolo di Marchese; questi feudi passarono ai suoi discendenti diretti fino a
Gio. Francesco
Campitelli, fratello di
Annibale il quale, nel
1620 acquistò il principato di Strongoli. Con la sua morte nel
1624 e quella del fratello secondogenito, Gio. Francesco nel 1668, il principato di Strongoli passò a suo nipote materno, don
Domenico
Pignatelli, napoletano, che ne entrò in possesso
asumendo il titolo di principe di Strongoli.
Gallieno, fratello di
Vencislao, nel 1465 e 1466 fu
milite e regio percettore nelle province di Bari e Terra
d’Otranto. Sposò Verita Comparato di Gragnano, che nel 1494 era
vedova. Dal matrimonio nacque
Domenico che fu segreto e maestro
portolano in Calabria e poi regio tesoriere[20].
La famiglia Campitelli ebbe sepoltura gentilizia
nell’antica e distrutta chiesa di S. Luigi di Palazzo, con
l’epitaffio:
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D.O.M.
D. Pompeus Campitelli,
marchio Casabonae,
ex pricipibus Strongoli,
et comitibus Melissae,
sepulcrum hoc et
sacellum, saeculi poene
intervallo dirutum, et
pietas excideret.
Maiorum suorum
cineribus instauravit,
exornavit sibique
conjunctisque
suis vivens posuit.
Anno salutis MDCXLIV[21]
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Un ceppo dei Campanile si trapiantò in
Baronissi, paese in
Principato
Citra;
nella
frazione di Sava (Baronissi) c'era un luogo chiamato Casa
Campanile[22],
e qui vi è la cappella gentilizia della famiglia Campanile, che
ha come stemma un campanile d'argento a tre piani, con calotta
semisferica sormontata dalla croce e da una bandierina
triangolare a due punte, rivolte verso destra. In Baronissi,
nella Chiesa del Convento della SS. Trinità il secondo altare a
sinistra del transetto era di juspatronato della famiglia
Campanile.
I Campanile della Valle dell'Irno risultano iscritti tra i
feudatari del regno di Napoli secondo la "nuova situazione"
compilata nel 1669 per volere del
viceré cardinale
d'Aragona.
Donato Antonio
Campanile risulta intestatario del feudo della Presa di 5 tomole
nel casale di Sava, di un altro feudo a Baiano.
Diego Campanile
risulta feudatario di una Starza situata nel luogo "dove si
dice lo Pagano" in terra di Sava.
Giacomo Campanile
possedeva i feudi di Limosano e Montedimezzo
(vedi Campanile d'Ascoli). |
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© Baronissi (SA) -
Chiesa SS. Trinità - Arme dei Campanile |
Diego Campanile (Sava, 1574 † Sidone, 1642) fu
Primo Custode di Terra Santa degli Osservanti Riformati,
Predicatore Generale e Lettore Generale di Teologia,
Commissario Generale dei luoghi Santi, Prefetto
Apostolico della Missione d'Egitto e della Missione
de'Caldei. |
Domenico Campanile, conte palatino, nacque a Sava
di Baronissi il 24 gennaio 1643, fu professore di
diritto civile presso l'università di Napoli dal 1688 al
1722, anno in cui rese l'anima a Dio. Fu uno dei
benefattori dell'Augustissima
Arciconfraternita
ed
Ospedali della
SS. Trinità dei
Pellegrini e
Convalescenti,
insieme a tanti altri nobili tra i quali Ferrante
Carafa marchese di S.
Lucido, Fulvio
di Costanzo marchese di Corleto, Andrea
Giovene duca di Girasole,
Girolamo de Ponte marchese di Collenise,
Rodolfo
Acquaviva duca d'Atri,
Marcantonio Doria principe di Angri,
Vincenzo di Somma principe di Colle,
marchese Giovanni
Sanfelice, Filippo
Albertini principe di Cimitile, conte
Emmanuele Gaetani d'Aragona dei duchi di
Laurenzana. |
© Napoli - lapide e stemma di Domenico
Campanile, conte palatino (Sava, 1643 † Napoli, 1722) |
Tra i rappresentanti di Casa Campanile
che diedero lustro alla città di
Napoli, si ricordano:
Giovanni
Domenico Campanile, matricola dell'Arte della
Seta di Napoli nel 1534.
Giovanni Agostino Campanile (†1594), Canonico in Napoli nel
1552, dottore della Sacra Teologia e Cameriero di Papa
Paolo IV. Nel 1566 fu elevato a Vescovo di Minori, paese
della Costa di Amalfi, dal Pontefice Pio V.
Fu sepolto nella cappella gentilizia di famiglia in
Napoli nella chiesa di
San Pietro a
Maiella. |

© Napoli -
Chiesa di S. Pietro a Maiella |
Nella stessa chiesa fu sepolto
Giovanni Geronimo
Campanile (†Isernia,
26 giugno 1626),
dottore in
utroque, cioè in due discipline canoniche,
nominato nel 1608 Vescovo di
Lacedonia, feudo in provincia di Avellino,
appartenuto ai
Pappacoda e
poi da 1584 ai
Doria; nel 1613
nella cattedrale di Lacedonia emanò l'editto di
indizione di un nuovo sinodo. In precedenza altri sinodi
erano stati celebrati nel XVI secolo dai Vescovi Antonio
de Dura e Marco Pedoca e, ai
primi del 1600, dal Vescovo Candido. Nel 1626 fu
destinato alla diocesi di Isernia ove rese l'anima a
Dio. Sulla facciata della Cattedrale di Lacedonia, in
sua memoria, fu posta la seguente lapide: |
J.
H. CAMPANILIS EPISCOPUS LAQUEDONENSIS IN REGNO INQUISITOR,
IPSIQUE LAQUEDONENSES CIVES AB ICTU FULMINIS HANC EVERSAM
MOLEM RESTAURARUNT
A. D.MDCXXII. |
Pirro Giovanni
Campanile, Canonico di Napoli dal 1560, nipote di Fabrizio Seniore (nominato nel 1533 Canonico di Napoli
dall’Arcivescovo Vincenzo
Carafa); nel 1586 fu nominato Abate di S. Maria di Positano e
Protonotario Apostolico da Giulio Antonio Santoro,
Cardinale di Santa Chiesa e Arcivescovo di Santa Severina. Fu il fondatore del Monte della famiglia
Campanile. |

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© Positano - Stemma
ed epitaffio in ricordo di
Pirro Giovanni Campanile |

©
Arma di Giovanni Agostino Campanile
Vescovo di Minori |
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FILIBERTO Campanile, poeta e scrittore di
cose napoletane, nel 1610 dava alle stampe a Napoli un
volume di 294 pagine 45 stemmi dal titolo: L'ARMI,
ovvero insegne de' nobili del Regno di Napoli.
Nel 1611 in Napoli, nel chiostro del Monastero di Santa
Maria delle Grazie a Caponapoli, gli uomini illustri
Giuseppe
Campanile († Napoli, 1674), Giovan Battista
Manso,
marchese di Villa e fondatore dell’Accademia, Ascanio
Filomarino, Michele
Cavaniglia, Giovanni
Battista Marino e il Cardinale Francesco
Brancaccio, diedero il nome
all’Accademia
degli Oziosi, per lo studio delle Lettere, della
Storia e della Filosofia; chiamata così perchè l’ozio
(ovvero la tranquillità, la quiete e il tempo libero),
era la condizione necessaria per ottenere i migliori
risultati[23]. |
© L'opera di Filiberto Campanile. A destra:
© Positano - la Torre |
Monte della famiglia Campanile |
Il suddetto
Pirro Giovanni,
olim Canonico di Napoli, Abate e Commendatario di
S. Maria di Positano e Protonotario Apostolico,
fu il fondatore del Monte della famiglia
Campanile; l'atto pubblico, riportato
nel
Manoscritto redatto dal Dominus
Antonius Sebastianus,
in possesso del signor
Casimiro Campanile datato 4 luglio 1591,
fu stipulato il 19 novembre 1586 dal notaio Luca Antonio
Buonocore di Napoli, con lo scopo di dare un sostegno economico
per i maritaggi e i monacati di tutte le figlie nate e nasciture
di Lelio,
Giovanni Andrea,
Giovanni Angelo
Campanile V.I.D.,
Prospero Campanile V.I.D.,
Fabrizio e
Giovanni Geronimo
Campanile V.I.D.,
e per i loro discendenti o altri appartenenti allo stesso ceppo
o sangue che in seguito avrebbero chiesto l’iscrizione al Monte
per godere dei vantaggi e degli onori. |
© Manoscritto
del Dominus Antonius
Sebastianus - 1591 A destra:
Le insegne del Monte della Famiglia Campanile |
Il patrimonio iniziale del Monte era costituito
da una elevata quantità di denari che l’Abate Pirro donò insieme
a due cespiti siti in Napoli alla via della Loggia, occupati da
Giovanni Pietro della Mura, con un reddito di 15 ducati
all’anno, e altre case e orti siti in Afragola (Napoli) condotti
in locazione dal mercante di drappi Giovanni Alfonso di Luca,
con una rendita di 6 ducati all’anno.
Il Monte doveva sempre essere amministrato da tre persone di
Casa Campanile; i primi Governatori eletti furono Lelio,
Giovanni Andrea e Prospero Campanile.
Alcuni benefici
riservati agli iscritti del Monte:
- alle figliole del
predetto Lelio e dei suoi successori, che si maritavano o
indossavano l’abito monacale, spettavano due annate integre del
Monte;
- tutte le fanciulle che spontaneamente entravano nei
Monasteri sia della città di Napoli o in altre del Regno di
Napoli ricevevano in dote la somma di 500 ducati e una rendita
di 12 ducati l’anno.
- tutte le figliole, non maritate e non monacate,
dal sedicesimo anno d’età riscuotevano dal Monte una rendita
annua di trentasei ducati;
- le
figlie illegittime che si maritavano poteva riscuotere dal Monte
la somma di duecento ducati; detta somma doveva essere
restituita in caso di mancanza di prole, legittimo e naturali.
Identica somma riscuotevano qualora si monacassero. |
 |
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©
Arma di Pirro Campanile. A destra:
©
manoscritto redatto da Antonius Sebastianus |
Alcune disposizioni statuarie:
Le case e i terreni donati dal fondatore Pirro Giovanni
Campanile, Protonotaio Apostolico, erano inalienabili e si
ordinava ai Governatori del Monte di costruire nuove case in
Napoli alla via del Sole e della Luna, situata dietro il
Monastero della Sapienza. |
Don
Ferdinando
Campanile,
Capitano dell'Esercito borbonico fu nominato Cavaliere di merito
del
Real Ordine Militare di S. Giorgio della Riunione con
decreto del 7.10.1819
Un ceppo dei
Campanile, discendenti di CASIMIRO al quale pervenne il
manoscritto redatto dal suo antenato, Dominus
Antonius Sebastianus
nel 1591, da Napoli passò a Scala e poi a
Caltanissetta.
Alfonso
Campanile, figlio di Francesco Saverio, nacque a Scala verso il
1863 e rese l’anima a Dio in Caltanissetta nel 1903; fu
seppellito nella Cappella della moglie Michela Petrantoni, dalla
quale ebbe
Francesco
Saverio nel gennaio del 1900 e
Vincenza. |
© Don Alfonso Campanile (1863†1903),
la moglie Michela Petrantoni con i figli Francesco Saverio e
Vincenza |
© Francesco Campanile. Adestra:
Don Francesco Saverio Campanile nel giorno del
fidanzamento ufficiale con Cassandra Calogero |
Francesco
Saverio negli anni '30 fu nominato Preside della Provincia poi
Commendatore e Federale. In quegli anni diede inizio a opere
pubbliche tra cui quella della costruzione di un nuovo
acquedotto; all'inaugurazione intervenne Mussolini. |

©
Caltanissetta -
Don Francesco
Saverio con Mussolini |

©
Caltanissetta -
Don Francesco
Saverio Campanile |
Dal
matrimonio con Cassandra Calogero
nacquero:
Alfonso
(1927
†
1988),
Enrico,
Sebastiano, Ivano, Michela (†1939)
e MICHELA, moglie di Giuseppe Panocchia, docente LUMSA,
Ambasciatore. |

Alfonso Campanile e Maria Amato |
Il
primogenito Alfonso,
scrittore, valente poeta negli anni '60
si dedicò alla traduzione dell'Opera Omnia del Padre
Teilhard de Chardin, ancora all'Indice, (quale
differenza dal suo antenato inquisitore!), promovendone
la conoscenza con pubblicazioni in ciclostile e con
numerose conferenze, coadiuvato da padre Cyprien da
Fondouk O.F.M. al secolo Jean Albert Derrien, laureato
all'Università di Grenoble e professore di Diritto
Canonico all'Università Cattolica di Parigi negli anni
'50. Insieme fondarono negli anni '60 il "Gruppo '80"
formato da sacerdoti e da professionisti per studiare il
Matrimonio nel Concilio vaticano II (Un suo antenato
aveva partecipato al I, indicendo un sinodo proprio sul
matrimonio).
Convolò a nozze con Maria Amato;
il fratello Ivano ebbe
Francesco Saverio, avvocato a Padova. |
Alcune Famiglie imparentate con i
Campanile:
MAZZAROTTA:
Napoli 1604 – don Fabrizio
Mazzarotta
sposò con
Claudia Campanile
di Salvatore e Finizia Cioffo. Claudia nel 1628 ereditò dei beni,
insieme alla sorella Agata Campanile, dal q.m BARTOLOMEO
Campanile, suo zio ex frate.
PONTE de:
nel
1609 Gio.Andrea
Campanile sposò Maria
de Ponte.
|
Bibliografia:
[1]
Carlo Padiglione, Tranta
centurie di armi gentilizie, Napoli 1913
[1 bis]
Biblioteca di Napoli - Sezione
Manoscritti e Rari - Stemmario del Seicento
[1 tris] Biblioteca di Napoli - Sezione
Manoscritti e Rari - Stemmario del Seicento - XVII.24
[2]
A. Guerritore, Ravello e il suo
patriziato Notizie storiche e nobiliari, p.86; G.B.
di Crollalanza, Dizionario storico blasonico, Vol III
pag. 196
[3]
Comune di Scala, Scala nel
medioevo, Atti del convegno di studi, CCSA,1995.
[4]
G. Mansi, Manoscritto, p.
86
[5]
A.
Guerritore, idem p. 316
[6]
Cesario D’Amato,
Scala un centro amalfitano di civiltà, 1975, pag.
22.
«La leggenda locale, che non vorremmo sopravalutare ma
neppure trascirare, narra che Ravello sorse da una
scissione tra I patrizi di Scala. L’identità di alcuni
cognomi nobiliari (ad es. Pironti, Campanile, Confalone,
Coppola, Imperatore, Crisconio e altri.) che non si
trovano in Amalfi né in Napoli, ma solo a Scala. Il
fatto poi che Ravello ebbe un Vescovo non quando Amalfi
fu eretta in Arcivescovado metropolitan (anno 987) ma
solo un secolo dopo (1086) potrebbe essere segno che la
città era poco importante, o che il suo territorio
faceva parte di Scala»
[7]
Elenco Ufficiale del 1922 , Consulta Araldica del Regno
d'Italia.
[8]
J. Mazzoleni –
R. Orefice (a cura) Codice Perris…III, pag. 901.
[9]
Arch.
Ravellensis perg. N. 119.
[10]
Protoc. del notaio Giov.
De Rosa di Amalfi del 1591 fol. 246
[11]
Biagio Aldimari,
Delle Famiglie nobili...., pag. 509
[12]
G:B. di Crollalanza, Dizionario….. Vol. II pag.
196
[13]
Comune di Scala,
Scala nel medioevo, Atti del convegno di studi
1995, CCSA, pag.316.
[14]
Biagio Aldimari,
Delle Famiglie nobili...., pagg.
334 - 551 - 606
[15]
Aurelio De Rose, I Palazzi di
Napoli, pag. 27
[16]
Vincenzo Criscuolo, Pergamene
dell’archivio della Collegia di Maiori, CCSA 2003,
pag. 36 ss.
[17]
Fonti per la
Storia di Maiori, Cronica di Majori del 1836,
ristampa 2002 a cura di Domenico Taiani, pag. 134.
[18]
Prot. del notaio Francesco de Campulo
di Amalfi anno 1455 fol.95.
[19]
Prot. del
menzionato notaio Giov. Ferrante
De Rosa ann 1596 fol. 246,252
[20]
Scipione
Mazzella, Descrizione del Regno di Napoli
pag, 586.scambia la persona di Domenico con quella
di Gregorio.
[21]
Matteo
Camera,
Memorie Storico Diplomatiche dell’antica città e
ducato di Amalfi, Vol. II pag. 454 ss.
[22]
Padre
Niccolò da Spinazzola - Cronaca, pag.531
[23]
Vinceno
Regina, Le chiese di Napoli, pag. 143 |
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