Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Carafa della Stadera

Stemma dei Carafa della Stadera

Arma: di rosso a tre fasce d’argento, con una stadera di ferro al naturale al di fuori dello scudo(1).
Motto: Hoc fac et vives (Fa questo e vivi - dal vangelo di Luca 10:28)
Dimora: Napoli

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© Napoli - Stemma Famiglia Carafa della Stadera dei duchi di Noia, dipinto sulla volta d'ingresso del palazzo

L’illustrissima e storica famiglia napoletana Carafa discende da altro più antico casato napoletano: i Caracciolo.
Il capostipite fu Gregorio di Giovanni Caracciolo vissuto nel XII secolo, detto Carafa perchè ricopriva la carica di concessionario della gabella sul vino chiamata "campione Carafa".
Guerrello Caracciolo detto Carafa, Maresciallo del Regno, fu cavaliere dell'Ordine della Nave.
Si divise in due grandi rami detti della Spina e della Stadera; capostipite della famiglia Carafa della Stadera fu Tommaso, figlio di Bartolomeo.
Fu ascritta al Patriziato napoletano del Seggio di Nido e, dopo la soppressione dei sedili (1800) fu iscritta nel Libro d'Oro Napoletano.
Numerosi furono i feudi posseduti e furono insigniti di prestigiosi titoli, tra i quali:
barone di: Apricena, Binetto, Bonifati, Campolieto, Capriati,
Civita  Luparella, Colubrano, Rocca d'Aspro, Rutigliano, Sant'Angelo a Scala, San Mauro, Sessola, Tortorella, Trivigno, Tufara, Vallelonga
conte di: Airola (1460), Cerreto, Fondi, Maddaloni (1465), Marigliano (1482), Mondragone, Montecalvo (1525), Morcone, Nocera (1521), Ruvo (1510), Soriano Calabro, Sant'Angelo a Scala (AV),
Santa Severina (1496), Terranova (1499)
marchesi di: Anzi (1576), Baranello (1621), Bitetto (1595), Corato (1727), Montenero (1573), Montesardo, S. Lucido, Tortorella (1710)
duca di: Alvito, Andria (1556), Ariano, Boiano, Campolieto (1608), Campora (1659), Cancellara, Castelnuovo (1630), Castel del Monte (1556), Cercemaggiore (1599), Frosolone (1674),
Jelsi (1737), Laurino (1591), Maddaloni, Maierà (1667), Nocera (1521), Noja (1600), Paliano (1566), Rocca Mondragone, Sant'Eramo (1568).
principi di: Anzi (1633, titolo passato sul feudo di Belvedere), Avella (1709), Belvedere (1634, Chiusano (1637), Colubrano (1617), Pietralcina (1725), Sepino (1627), Stigliano (1522), S. Lorenzo (1654).


Per gentile concessione del nobile Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona
(Cliccare sull'immagine per ingrandire)

I Carafa raggiunsero i più alti gradi ecclesiastici nella Chiesa Romana con quindici cardinali e un Papa; Giovan Pietro Carafa (Capriglia 28-6-1476 Roma, 18-8-1559), figlio di Giovanni Antonio dei conti Carafa e di Vittoria Camponeschi, figlia di Pietro Lalle, ultimo conte di Montorio, feudo in provincia di Teramo, fu eletto Papa il 23 maggio 1555 con il nome di Paolo IV.

Napoli, Papa Paolo IV al secolo Giovan Pietro Carafa

In Napoli vi è la cappella Carafa della Stadera risalente al XV secolo; sul paliotto dell'altare, tra le insegne dei Carafa, sono scolpite le immagini di San Domenico, San Giovanni Evangelista e di San Tommaso.

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Napoli - Cappella Carafa della Stadera

Entrando a sinistra, vi è il monumento funebre di Antonio Carafa ( 1438) detto il “Malizia” per la sua abilità nelle trattative politiche, patrizio napoletano del seggio di Nido, feudatario delle terre di Boccalino, Pescolanciano e Vignali, Giustiziere di Terra di Bari nel 1400, Ciambellano Regio nel 1410, Castellano di Torre del Greco nel 1420.

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Napoli - Sepolcro di Antonio detto il Malizia. A destra: sepolcro di Rinaldo, padre di Antonio

Sulla sinistra vi è il monumento funebre di Rinaldo detto “Carafello” (1561), patrizio napoletano, Signore di Aliano, Castelpagano, Cusano, Monterone, Pietracupa, Orta, Ciambellano del Re Ferdinando II di Napoli, fatto erigere nel 1562 dal figlio Antonio ( 1591). Detto Rinaldo sposò in prime nozze Caterina, figlia di Giovanni Luigi Loffredo, barone di Carovigno e di Laudomia d’Alagno e, in seconde nozze, Giovanna Carafa Signora di Ferrazzano, Gesso e Civitavetere, figlia di Paolo Signore di Montefalcone e di Elisabetta Frangipani della Tolfa.

Nel Cappelone del Crocifisso della Basilica di San Domenico Maggiore in Napoli, già San Michele Arcangelo a Morfisa, oltre alla Cappella della Natività, vi è Pantheon di sepolture della Famiglia Carafa.

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Napoli - Sepolcro di Ettore Carafa conte di Ruvo. A destra: Sepolcro di Ferdinando Carafa ( 1593)

Tra i vari personaggi che qui riposano in pace: Ettore Carafa, primo conte di Ruvo, fratello di Oliviero, detto il Gran Cardinale e dell’Arcivescovo Alessandro (1484 1505); Ferdinando Carafa ( 1593), Galeotto Carafa, conte di Maddaloni, Diomede (1487), primo conte di Maddaloni e del fratello Francesco († 1496).

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Napoli - La tomba di Ettore Carafa. A destra: particolare pantheon famiglia Carafa

Oliviero Carafa (Napoli 1430 Roma 1511), terzogenito di Francesco, Signore di Torre del Greco, Portici e Resina, nacque nel palazzo baronale di Torre del Greco, fu arcivescovo di Napoli (1458-1484) e presidente del Regio Consiglio nel 1465. Nel 1472 fu a capo della flotta cristiana nello scontro contro i turchi, occupando Smirne; nel 1497 commissionò a Tommaso Malvito la Cappella del Succorpo di San Gennaro per accogliere le reliquie del Santo che i nobili napoletani vollero far tornare a Napoli dal Santuario di Montevergine.
Nel 1509 acquistò la contea di Ruvo di Puglia, in nome e per conto del fratello minore Ettore; il feudo restò dominio dei Carafa sino all'abolizione del feudalesimo.
Frà Vincenzo, figlio di Fabrizio, conte di Ruvo e fratello di Antonio 1° duca d'Andria, vestì l'abito di Malta nel 1565; nello stesso anno fu fatto Priore di Ungheria; dal 1570  al 1591 fu un valente combattente al servizio di Spagna e dei Farnese e, per i suoi meriti fu ricompensato con la Commenda di Cicciano (NA) e col Priorato di Capua. A Cicciano concesse in perpetuo numerosi beni a Giovanni Vacchiano. Anche Giovanni Gerolamo, come altri appartenenti alla famiglia, fu cavaliere del S.M.O. di Malta (vedi lapidario).

Alfonso ( 1581), patrizio napoletano, 3° duca di Nocera e 4° conte di Soriano Calabro, figlio di Ferdinando I ( 1558), 2° duca di Nocera, e di Eleonora Concublet, figlia di Giovanni Francesco 2° marchese d’Arena, sposò Giovanna Castriota,  marchesa di Città Sant’Angelo, figlia ed erede del marchese Ferrante e di Camilla di Capua dei conti di Palena, già vedova di Giovanni Castriota dei conti di Atripalda.
Il citato Alfonso restaurò la Chiesa e il Concento di Sant’Antonio di Nocera Inferiore.


Nocera Inferiore, stemma partito Carafa e Castriota
Foto inviata dal collaboratore Matteo Fimiani da Montoro (Av)

Del ramo di Montecalvo, feudo in Principato Ultra, si ricorda Carlo (1535 1608), patrizio napoletano, vescovo di Guardialfiera (Campobasso) dal 1567 e poi vescovo di Boiano dal 1572 e sino alla sua morte. Era il sesto di sette figli di Giovan Francesco ( Lauro, 1555), 2° conte di Montecalvo, e di Lucrezia Carafa, figlia di Berlingieri feudatario di Novi e di Camilla Saraceno dei Signori di Torella. Suo fratello, Giovanni Battista ( 1589), patrizio napoletano, fu il 3° conte di Montecalvo dal 1555 e sposò Geronima d’Ayerbe d’Aragona, figlia di Michele 2° conte di Simari e di Marina Borgia dei principi di Squillace.


Cattedrale di Guardialfiera (Campobasso), al centro stemma Carlo Carafa della Stadera, vescovo di Guardialfiera


Cattedrale di Bojano (Campobasso), stemmi ed epitaffi in ricordo del vescovo Carlo Carafa (1535 † 1608)

Dai Carafa della Stadera discendono i Rami dei conti di Ruvo e dei conti di Santa Severina.

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© Napoli - Cappella Carafa di Santa Severina

Andrea Carafa ( Napoli, 1526), patrizio napoletano e conte di Santa Severina (1496), nel 1525 fu Luogotenente del Vicerè di Napoli e generale al servizio dell'imperatore Carlo V d'Asburgo-Spagna; cedette nel 1521 il feudo di San Lucido a Federico Carafa di  Mondragone e donò Civita  Luparella al fratello Giacomo, che divenne barone.

Piazza Marcato Chiostro di S. Eligio
© Napoli - Andrea Carafa, conte di Santa Severina

Fece innalzare nella cappella gentilizia della Famiglia in Napoli il monumento funebre in ricordo dei genitori Galeotto (1513), Signore di Pascarola e patrizio napoletano, Regio Consigliere e Rosata Pietramala.

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Napoli - Cappella Carafa di Santa Severina. A destra: monumento di Galeota Carafa


©
Le Castella, inespugnabile baluardo a guardia della costa calabrese.

Detto Andrea oltre alla contea di Santa Severina era proprietario dei castelli di Policastro, Roccabernarda e le Castella; sposò Maria, figlia di Raimondo del Balzo duca di Nardò.

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© Il feudo di Maddaloni con il suo castello fu assegnato da re Ferrante d'Aragona al capitano
Diomede Carafa. Ultimo duca fu Marzio Domenico V Carafa.

In Napoli, in via San Biagio dei Librai, vi è ancora il palazzo che Diomede Carafa (1406 † 1487), duca di Maddaloni, figlio di Malizia Carafa, fece ristrutturare nel 1466. Egli, oltre ad essere un valoroso combattente sotto le insegne di Alfonso d'Aragona contro le milizie di re Renato d'Angiò, fu un collezionista di opere d'arte; nel cortile dell'immobile è conservata la testa di un cavallo che probabilmente è il resto di un monumento funebre legato ai riti magici di Virgilio: chi girava intorno al cavallo per tre volte sarebbe guarito dai suoi malanni. Nel 1322 il cardinale Matteo Filomarino fece fondere il cavallo per ricavarne una campana e per interrompere i riti pagani; fu risparmiata solo la testa che fu portata nel palazzo dei Carafa. L'originale oggi si trova nel Museo Nazionale di Napoli.

Via S. Biagio dei Librai

Via S. Biagio dei Librai

Napoli - Palazzo Carafa. A destra: testa del cavallo, simbolo del sedile di Nido

L'immobile nel 1487 passò al figlio Giovan Tommaso, poi al figlio di quet'ultimo, Diomede che fu un guerriero dell'imperatore Carlo V. L'immobile passò nel 1713 ai Carafa di Columbrano, nel 1809 fu acquistato dalla famiglia d'Andrea e nel 1815 fu venduto alla famiglia Santangelo.

Stemma famiglia Carafa della Stadera. A destra: la stadera simbolo di giustizia

I Carafa a Maddaloni, oltre al palazzo ducale di Maddaloni, possedevano una magnifica cappella, nella chiesa che nel 1499 Gian Tommaso Carafa, secondo conte di Maddaloni, concesse la chiesa ai Padri Domenicani.

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© Maddaloni - Cappella dei Carafa

Nel 1604 la chiesa fu ristrutturata dal duca Marzio Carafa (+ 1627), 4° duca di Maddaloni, come testimonia una lapide che ricorda i lavori intrapresi dal duca e da altri membri della famiglia. Su una delle pareti vi è la tomba della principessa di Avellino  Roberta Carafa morta nel 1603.

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Gio. Tommaso Carafa, conte di Maddaloni, nel 1520 fu uno dei benefattori della Santissima Casa dell'Annunziata.
Nel 1638
Marcantonio Carafa fu uno dei fondatori, insieme ad altri 37 cavalieri Napoletani, tra cui Tommaso Filangieri, Scipione Filomarino, Carlo Dentice delle Stelle, Placido Dentice del Pesce e altri, del MONTE GRANDE DE’ MARITAGGI di Napoli, istituzione benefica con lo scopo di assicurare una cospicua dote alle fanciulle aristocratiche che si sposavano(2).

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© Napoli - Targa in memoria dei benefattori della Santa Casa

Nel 1656 Diomede V Carafa ( 1660), conte di Cerreto Sannita e 5° duca di Maddaloni, acquistò in Napoli il maestoso palazzo eretto nel 1580 dal duca Cesare d’Avalos, marchese di Aragona, che ottenne in censuo un terreno di proprietà del duca Camillo Pignatelli di Monteleone denominato "Biancomangiare". Il palazzo appartenne ai Carafa di Maddaloni fino al 21 novembre 1806, quando Diomede Marzio Pacecco Carafa, vendette l’immobile. Successivamente vi abitarono Tommaso Caracciolo, principe di Columbrano, il conte Garzilli, la duchessa Gaetani di Miranda, il principe dè Medici di Ottaiano, il Cavalier Del Prato e il duca di Catemario,  il sindaco di Napoli Luigi Miraglia e il filologo e letterato Leopoldo Rodinò. Il palazzo fu la Suprema Corte di Giustizia, di cui Raffaele Conforti fu uno degli illustri membri.

Napoli, Palazzo Carafa di Maddaloni, Portale ed ingresso

Napoli, Palazzo Carafa di Maddaloni, stemmi Carafa e Paceco. A destra: stemmi Caracciolo Bianco e di Capua

Marzio III Carafa (Maddaloni, 1650  Napoli, 1703), figlio di Diomede V e Antonia Caracciolo,  6° duca di Maddaloni e  1° conte di Cerreto Sannita, letterato e uomo d'armi, cavaliere del Toson d'Oro e Grande di Spagna, combatté nelle rivolte di Messina del 1674; ricostruì Cerreto Sannita, distrutta dal terremoto del 5 giugno 1688, con l’aiuto del vescovo Giovanni Battista de Bellis. Sposò Emilia Carafa dei duchi d'Andria, che gli diede otto femmine e tre maschi fra cui Carlo, il suo successore.
Nel 1671 ricevette regalmente il viceré di Napoli,
Gaspar Méndez de Haro y Guzmán, marchese del Carpio nel suo casino alla "Starza" di Maddaloni che aveva ammodernato.


Maddaloni (Caserta), Casino alla Starza, stemma Carafa


Maddaloni (Caserta), Casino alla Starza, affresco con stemmi

Carlo I Carafa (1668 1716), fu il 7° duca di Maddaloni e impalmò Teresa Carlotta Colonna di Stigliano ( 1724); quest'ultima pregò a lungo la Madonna per generare un figlio maschio e, ottenuta la grazia, nel 1706 per adempimento del voto fece decorare di oro e di pitture la cappella gentilizia dei Carafa di Maddaloni in Napoli dedicata alla Vergine Addolorata.

C.S.M.d.S.D.

C.S.M.d.S.D.

Napoli - Cappella dei Carafa di Maddaloni. A destra: arma con le insegne dei Carafa e dei Colonna, famiglie imparentate

Re Ferdinando I d’Aragona il 26 agosto 1479 vendette il possedimento di Marigliano, con il castello, i casali e le ville, al regio consigliere Alberico Carafa († 1501), figlio di Tommaso capitano di galee napoletane, patrizio napoletano, per la somma di 6.000 ducati; nel 1482 ottenne il titolo di conte di Marigliano.
Alberico chiese ed ottenne nel 1494 da papa Alessandro VI l'elevazione dell'antica chiesa archipretale di Marigliano al rango di Collegiata; ristrutturò la chiesa matrice e, in pochi anni, la Collegiata diventò un monumento alla potenza dei Carafa e di altre grandi famiglie aristocratiche del tempo, come i d'Alessandro e i Mastrilli.

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© Marigliano (NA) - Collegiata di S. Maria delle Grazie; a destra: Altare Cappella Carafa, conti di Marigliano

Nel 1496 ottenne il titolo di 1° duca di Ariano, sposò nel 1468 Giovanna di Molise Signora di Molise, figlia ed erede di Paolo e di Eleonora Filomarino, che portò in dote vasti feudi fra i quali quelli di Ferrazzano e Cercemaggiore.

Castello di Ferrazzano (Campobasso)
Si ringrazia il collaboratore Aniello Gatta per aver inviato le foto

Alberico II Carafa († 1529), figlio di Francesco e di Francesca Orsini dei duchi di Gravina, fu il terzo conte di Marigliano e secondo duca di Ariano; sposò Beatrice Carafa dei conti di Airola. Parteggiò per la lega antiasburgica contro l’imperatore Carlo V che gli confiscò tutti i beni, e dovette fuggire in Francia. Nel 1532 il ducato di Ariano e lo stesso contado di Marigliano passarono a Ferrante Gonzaga, principe di Molfetta, il cui figlio Cesare nel 1566 vendette Marigliano e casali a Vincenzo Carafa, fratello di Alberico II.
Nel 1573, le terre di Marigliano furono messe all’asta e comprate da Geronimo Montenegro, banchiere di Napoli, che nel 1578 ottenne dall’imperatore Filippo II il titolo di marchese; successivamente passano a Cesare Zattera ed infine a a Giulio Mastrilli che nel 1644 ottenne il titolo di duca di Marigliano.

Francesco ( 1639), patrizio napoletano,  1° principe di Sepino dal 1627, barone di Binetto dal 1629, sposò nel 1601, in prime nozze, Beatrice Caracciolo, figlia di Giovanni Battista e di Porzia Carafa dei marchesi di Sant’Eramo, e nel 1617, in seconde nozze, Lucrezia Caracciolo 4^ marchesa di Binetto, figlia di Baldassarre 1° marchese di Binetto e di Ippolita Carafa dei Marchesi di Sant’Eramo , già vedova di Francesco Caracciolo dei duchi di Celenza.
Il titolo di principe di Sepino  passò a Delizia Carafa e nel 1657 al figlio Fabio Maria della Leonessa.


Sepino (CB), chiesa di Santa Cristina, targa in memoria dei coniugi Lucrezia Caracciolo e Francesco Carafa,
1° principe di Sepino, che nel 1630 eressero la cappella di famiglia

Altra testimonianza in Napoli è la Cappella Carafa di Morcone. Giovan Francesco de Ponte (Napoli, 1541 † ivi,  1616)  acquistò nel 1595 il feudo di Morcone da Antonio Carafa, col titolo di conte, tramutato poi da Filippo II in quello di marchese nel 1597.

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Napoli - Busto di Antonio Carafa conte di Morcone. A destra: Napoli - Cappella Carafa di Morcone

Sulla sinistra della cappella vi è il monumento funebre di Antonio Carafa, conte di Morcone; il feudo fu acquistato dai Carafa nel 1479.

Il feudo di Campolieto fu acquistato nel 1584 per ducati 14.50 da Fabio Carafa († 1593), conte di Montecalvo, il quale già possedeva i feudi boscosi di Martina e di Scannamatrea.
Il figlio primogenito Francesco, sposò in prime nozze  Zenobia di Bologna e, in seconde nozze, Girolama Tuttavilla. Il feudo col titolo ducale passò nel 1729 a Scipione di Sangro, figlio di don Fabrizio di Casacalenda.


Don Giovanni Carafa (1715 † 1768), VII Duca di Noja, nacque a Noicattaro (Bari - Noia ha cambiato il nome in Noicottaro poco dopo l'unità d'Italia nel 1864 in quanto si presume fondato da popolazioni provenienti da oltre Adriatico) nel palazzo sulla cui facciata vi è lo stemma sotto riportato con le insegne delle famiglie
Castriota Scanderberg, Carafa, Pappacoda e Mendozza.

© foto proprietà Casa Longo de Bellis

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Giovanni Carafa, Duca di Noia. A destra: Noicattaro (BA) - stemma su Palazzo Carafa
© foto: Carlo Longo de Bellis

Don Giovanni fu il primo a realizzare la pianta topografica di Napoli e fondò il primo nucleo del museo di San Martino di Napoli.
Storico fu il duello all'ultimo sangue svoltosi a Norimberga tra Francesco Carafa e Giulio Antonio Acquaviva d'Aragona per l'onta subita da Giovanni Carafa, nonno del predetto Giovanni.

" A.D. 1671  - Storico duello tra gli Acquaviva d’Aragona di Conversano e i Carafa di Noja

In Conversano era Conte Giulio II Acquaviva d’Aragona maritato a Donna Dorotea Acquaviva figlia di Giosia III Duca d’Atri. Don Giulio era un giovane aitante,di belle sembianze,d’indole irrequieta e torbida,valentissimo nelle arti cavalleresche e abilissimo spadaccino. Il Duca di Noia Don Giovanni Carafa, maritato a Donna Giovanna Giudice Caracciolo, avendo acquistato dalla Chiesa di S. Nicola di Bari la giurisdizione criminale della terra di Rutigliano, emanò un bando che nessuno avrebbe dovuto cacciare i cinghiali in quelle terre senza il suo consenso. Tali terre confinavano con le terre del Conte Don Giulio, il quale spesso e volentieri sconfinava, infischiandosi altamente del bando del Duca di Noja. Essendo capitato in Noja un vassallo del Conte di Conversano per commerciare del vino, questi fu portato al cospetto del Duca e gli furono tagliati il naso e le orecchie con la dichiarazione del Duca che tale sfregio sarebbe stato fatto al Conte suo padrone.

Udito tale raffronto, Don Giulio decise di applicare immediatamente la legge del taglione e passare alle vie di fatto. Nonostante il Preside della Provincia avesse ammonito il Conte e il Duca di grosse sanzioni pecuniarie, prevedendo una funesta conclusione, il Conte Don Giulio, a capo di 500 cavalieri armati fino ai denti, mosse da Conversano verso Noja. Dopo aver sconfitto le guardie del Duca, Don Giulio penetrò nella stanza da letto del Duca Giovanni alle 5 del mattino del 14 marzo 1671, mentre dormiva con la Duchessa Giovanna Giudice Caracciolo. Dopo aver due bravi del Conte tagliato la testa a due camerieri, Don Giulio, con la spada sguainata, prendendo per il naso la testa del Duca disse: Duca di Noja, mi conosci? - rispose il Duca: Sei Don Giulio Acquaviva!- . A questo punto il Conte ordinò a un suo bravo di tagliare il naso e le orecchie  a “quell’uom da nulla! La Duchessa, levatasi dal letto seminuda implorò il Conte - Signor Don Giulio, faccia da cavaliere, non uccida il Duca mio!. Obbedisco - rispose il Conte - perché me lo ordina la Signora Duchessa, a patto che il Duca Giovanni venga con me nell’altra stanza! - Assicurando che gli avrebbe fatta salva la vita. Nell’altra stanza due bravi del Conte picchiarono con sacchetti di arena il deretano del Duca il quale alla fine fu costretto a mettere per iscritto la ingiuria subita, con gran soddisfazione del Conte. Si racconta che un bravo si lanciò sul Duca per evirarlo, ma le grida della Duchessa fecero desistere il Conte da tale barbaro scempio. Don Giulio con spavalderia, sparando varie pistolettate nella stanza, andò via.

Il Duca Giovanni Carafa, dopo alcuni giorni morì di crepacuore, per un così crudele oltraggio subito.

La notizia della spedizione punitiva si sparse per ogni dove e subito arrivò a Napoli dove i fratelli del Duca Giovanni, Don Francesco e Don Ridolfo maturarono atroce vendetta.

Tentarono invano presso il Vicerè di far arrestare Don Giulio, ma questi si rese latitante, partendo per Venezia. Tentarono di far uccidere Don Giulio in Venezia per mezzo di un sicario. Ma il Conte, avvisato dalla madre Contessa Filomarino della tresca ordita a suo danno, ammazzò il sicario Abate Milone, lo scuoiò e mandò la sua pelle al Castello di Conversano per farne macabro trofeo tenuto in mostra. Dopo aver Don Rodolfo Carafa inflitto agli Acquaviva l’onta del rapimento della sorella monaca Dorotea acquaviva in Conversano, finalmente si giunse alla decisione nel 1672 del duello all’ultimo sangue tra il nuovo Duca di Noja Don Francesco Carafa e Don Giulio Acquaviva d’Aragona. Non essendo ammessi tali duelli nel Regno di Napoli per ragioni cattoliche, i duellanti ebbero la dispensa dal Senato di Norimberga ad effettuare il duello in quel paese. Il duello,assicurato da giudici e testimoni, sarebbe terminato o con la morte di uno dei due o con qualche grave ferita che avrebbe reso inabile una parte. Al duello parteciparono Dame e Cavalieri di quel paese per assistere al valore d’arme di questi due nobili cavalieri napoletani

Il duello fatto al centro di uno steccato messo a disposizione fu cruento, il Carafa fu ferito più volte, i giudici interruppero più volte il combattimento. Infine i duellanti si abbracciarono e pace fu fatta.

Per suggellare la pace tra le famiglie Carafa e Acquaviva, fu ottenuta da Roma la dispensa per il matrimonio tra Don Ridolfo Carafa e Dorotea Acquaviva, monaca rapita durante la vendetta maturata dai Carafa.

                                                                                                                                           Carlo Longo de Bellis"

Il Duca Don Riccardo Carafa d’Andria è attualmente uno dei componenti della Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro.

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© Napoli, Stemma Famiglia Carafa - da notare la stadera (bilancia), simbolo del ramo dei Carafa. - Sec. XVI 
In alto sullo stemma vi è la scritta: "FERDINANDUS CARAFFA SANCI DENSIUM MARCHIO SACELLUM HOC IMPENSA FAMIL"

Nel 1586 Ferrante Carafa marchese di S. Lucido fu uno dei benefattori dell'Augustissima Arciconfraternita ed Ospedali della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, insieme a tanti altri nobili tra i quali Domenico Campanile conte palatino, Fulvio di Costanzo marchese di Corleto, Andrea Giovene duca di Girasole, Girolamo de Ponte marchese di Collenise, Rodolfo Acquaviva duca d'Atri, Marcantonio Doria principe di Angri, Vincenzo di Somma principe di Colle, marchese Giovanni Sanfelice, Filippo Albertini principe di Cimitile, conte Emmanuele Gaetani d'Aragona dei duchi di Laurenzana.


Lastra tombale di Diomede Carafa († 1560), vescovo di Ariano, creato cardinale da Papa Paolo IV il 20 dicembre 1555,
sepolto a Roma nella Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti suo titolo.

Vincenzo († 1679) fu nominato vescovo di Calvi l'8 agosto 1661.


Stemma del vescovo di Calvi Vincenzo Carafa
Si ringrazia la dottoressa Antonella Lepre, archivista dell'Archivio diocesano di Teano.

Pier Luigi (Napoli, 4-7-1677 † Roma, 15-12-1755), sesto figlio di Francesco Maria Carafa principe di Belvedere e marchese di Anzi e di Giovanna Oliva Grimaldi dei principi di Gerace, patrizio napoletano, vescovo arcivescovo di Larissa e Tassaglia dal 1713 al 1728, fu nominato cardinale in data 20-9-1728; fu confratello dell’Augustissima Arciconfraternita ed Ospedali della SS. Trinità dei Pellegrini di Napoli.

Pellegrini
Ritratto del cardinale Pier Luigi Carafa

Marcello (Somma, 1673 1759), patrizio napoletano, duca di Campora, fu il 1° duca di Ielsi, feudo in Terra di Molise; gli successe il fratello Francesco (Somma, 1689 1768), patrizio napoletano, 3° duca di Campora e 2° Duca di Ielsi, 1° Principe di Pietralcina dal 1725, che sposò nel 1726 Ippolita Caracciolo, figlia di Carlo  duca di Belcastro. 


Jelsi (Campobasso), stemma Carafa della Stadera

Per eventuali approfondimenti si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e gli Affari della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

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Note:
1) - Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli - Sezione Diplomatica.
2) -
Istituirono il Monte Grande de’ Maritaggi 38 nobili, essi furono: Tommaso (detto anche Giovan Tommaso) Filangieri figlio di Luigi barone di San Lorenzo e Filetto dei duchi di Laurino, Scipione Filomarino Mastro di Campo, Carlo Dentice delle Stelle, Pacido Dentice del Pesce, Carlo Cavaniglia marchese di San Marco, Landolfo d'Aquino, Giovanni d'Aquino, Alfonso del Doce duca di Cufriano, Giulio Caracciolo, Carlo Andrea Caracciolo marchese di Torrecuso, Ettore Caracciolo marchese di Barasciano, Giovan Francesco Caracciolo, Giuseppe Caracciolo principe di Torella, Marcantonio Carafa, Carlo della Leonessa principe di Sepino, Donato Coppola duca di Cassano, Fabrizio de Silva, Federico Pappacoda marchese di Pisciotta, Orazio di Gennaro, Francesco Galluccio, Ottavio Guindazzo, Giovan Battista Brancaccio di Cesare, Ferrante Brancaccio di Rinaldo principe di Ruffano, Paolo Marchese marchese di Camarota, Giovan Francesco di Sangro principe di Sansevero, Scipione di Sangro duca di Casacalenda, Giovan Battista di Sangro principe di Viggiano, Goffredo Morra marchese di Monterocchetta e Principe di Morra, Vincenzo Mora, Ottavio Monaco, il Consigliere Tommaso de Franchis, Andrea de Franchis marchese di Taviano, Francesco Maria di Somma, Carlo Spinello principe di Tarsia, Giovan Battista Pisanello, Antonio Castigliar marchese di Grumo, Orazio Suardo e Vincenzo del Tufo.

Continua: Carafa della Spina


Continua nel sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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