
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
la più antica:
d’argento, alla fiamma di rosso;
ramo di Serra
Pedace: partito, nel 1° d’argento al fuoco di
rosso accompagnato in capo da tre stelle d’oro poste 1 e 2; nel
2° d’azzurro alla molla per il fuoco d’argento sostenuta da due
leoni, accompagnata in capo da un globo d’argento caricato da
tre stelle poste 1 e 2, il tutto d’oro
(1);
ramo di
Montalto Uffugo: d’azzurro, alla molla per il
fuoco d’argento, sostenuta da due leoni coronati, accompagnata
in capo da tre stelle ordinate in fascia, il tutto d’oro;
ramo
patriziale: d’azzurro, al leone d’oro tenente
con la branca anteriore destra una molla per il fuoco d’argento,
accompagnata da tre stelle d’oro di cui una in punta, alla
bordura scaccata d’argento e di rosso.
Titoli:
patrizi di Cosenza,
baroni di Brunetto.
Dimore:
Cosenza, Montalto Uffugo, Serra Pedace, Fallistro di Spezzano
della Sila, Amantea. |

© Arma Famiglia Mollo di Montalto |
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Montalto Uffugo (Cosenza) |
Le origini della famiglia Mollo si perdono nella notte
dei tempi; il cavaliere
Ugone
Mollo, della città di Siena, si portò in Napoli al
seguito di
Carlo d’Angiò che lo creò, nel 1278, Montiero
Maggiore del Regno di Napoli. Il casato si portò in
Calabria dove si ramificò e dimorò principalmente in
Cosenza, Montalto Uffugo e Serra Pedace.
Fabio
e
Pietro Antonio ebbero il cingolo
militare
(2)
.
Giovanni, nel 1378, con Pietro
Caputo ed altri, prese in locazione un pezzo
di terra in località S. Pietro di pertinenza della
Prebenda di S. Salvatore
(2bis).
Pamphilo Mollo, U.J.D.
(3),
giureconsulto e professore universitario a Napoli,
ricoprì, agli inizi del Cinquecento, l’ufficio di
Auditore Generale presso la città di Rossano ed ivi
sposò donna di casa Riso.
Francesco, figlio di Pamphilo, si
stabilì a Montalto, dove il casato godette di vari
privilegi, sposò Beatrice Alimena, nobile di Montalto
(4).
Ascanio, fratello di Francesco, nel 1555
fu nominato governatore di Cropani, terra in
Calabria Ultra, da Antonio II d'Aragona, 4°
duca di Montalto, possessore del feudo, il quale lo
vendette, intorno al 1560, a Pietro Antonio
Ferrari figlio d'Antonello, capostipite del
ramo omonimo.
Pompilio, nato a Montalto, fu
giureconsulto ed Accademico Cosentino, scrisse le
Adnotationes breves super Regni
Costitutiones,
stampato in Lugduni nel 1558.
I Mollo di Montalto si diramarono in Sicilia con
Pietro Antonio,
nominato Governatore di Caltanissetta, dove si estinsero
con
Antonia
(5)
in Casa Pilo, nobile famiglia palermitana; nel 1687
questo ramo fu ammesso nell'Ordine
di Malta come quarto nel processo a
Sigismondo Pilo del quale Antonia era ava paterna.
Geronimo fu “ottimo
medico e filosofo nonchè profondissimo conoscitore del
greco”, così scrisse Bernardino
Bombini nella sua
Historia
Brutiorum; inoltre negli atti forensi,
presentati a fine Settecento da don
Saverio
e da don
Raffaele
Mollo, del ramo di Serra Pedace, alla
Real Camera di Santa Chiara di Napoli per ottenere la
reintegra nel patriziato di Cosenza si legge “...Geronimo
Mollo, il quale nell'anno 1514, fu reintegrato negli
onori della chiusa piazza de' nobili della Città di
Cosenza...”
(6).
Angelo
Mollo, U.J.D., nel 1574 fu accolto nel patriziato della
città di Cosenza insieme ai figli
Celso
e
Geronimo.
Celso, ricoprì l'incarico di medico delle Regie Carceri,
scrisse alcune opere di medicina, fu grande amico di
Sertorio
Quattromani come si evince dalle lettere scritte tra
il 1589 e il 1599, pubblicate dopo la sua morte, nel
1624 a Napoli, da Francesco Antonio
Rossi, amico di Sertorio, dedicando la
pubblicazione a don Ferdinando di Mendozza Alarcone,
marchese della Valle.
Pietro,
fratello di Angelo, fu chierico, sua sorella
Calidonia, fu monaca professa nel
Monastero delle Vergini di Cosenza.
Nella pergamena n. 22 custodita nell'Archivio di Stato
di Cosenza datata 11 luglio 1631 è stipulato il seguente
atto: Il Chierico Pietro Mollo da Cosenza, anche quale
procuratore del dott. Angelo Mollo suo fratello, e quale
donatario di D. Calidonia Mollo sua sorella, monaca
professa nel Monastero delle Vergini di Cosenza, vende
al Rev. D. Antonino
Donati,
Cantore della Chiesa Mestropolitana di Cosenza, una
bottega sita in Cosenza in piazza S. Tommaso, per il
prezzo di ducati trecentotrentacinque, che il compratore
si obbliga a pagare nel mese di settembre 1631. Notaio
Giò: Matteo Catanzaro da Cosenza. Giudice Giuseppe
Scavelli da Cosenza.
Il
ramo dei Mollo di Angelo fu registrato nel
Libro Aureo
nel 1585 nella Prima Categoria:
Molli del
magnifico Angelo in virtù di decreti della Regia
Udienza, Gran Corte della Vicaria confirmati per il
Sacro Regio Consiglio die 21 aprilis 1584, lettere
executuriali de detta S.R.C. sub die 8 februarii 1585,
in virtù de provisione della Regia Udienza con inserto
tenore delli decreti predetti, del che ne rimane copia
autentica allo Signore Sindaco dei Nobili, hoc fuit
scriptum hodie di 9 martii 1585.
Mario
Putaturo Donati
Viscido di Nocera, “Profili di storia
dell'ordinamento amministrativo della città di Cosenza e
delle istituzioni pubbliche dal XII al XIX secolo - Le
carte degli archivi gentilizi dei Barracco e dei Donati”,
Rubbettino Editore 2000, pag. 208 e pagg. 145-146.
Francesco, nato a Montalto, frate dei
minimi, per le sue qualità diplomatiche, la sua città lo
inviò a Madrid da
re
Filippo II a chiedere conferma dei vecchi
privilegi.
Fabio,
giurista, nel 1575 da re Filippo II fu decorato del
grado ereditario di Cavaliere
e Commensale.
Pietro
ed
Antonio, fratelli di Fabio, avvocati, il
15 settembre 1616 ottennero da
re Filippo III
la conferma del privilegio del 1607 col quale i Mollo
venivano dichiarati in perpetuo
Familiari e Commensali del Re
di Spagna
(7).
Francesco, nato a Cosenza, figlio di
Fabio e nipote di Pietro ed Antonio, frate dei minori
conventuali, fu filosofo ed oratore.
I Mollo, patrizi di Cosenza, ebbero la baronia di
Acquaformosa, terra della Calabria Citra in diocesi di
Cassano, fondata nel 1456 dagli esuli
Albanesi i quali chiesero di poter costruire
alcune case intorno all’abazia che apparteneva al
S.M.O. di Malta
(8).
Nei primi anni del XVIII secolo detto feudo fu dato in
dote a
Flaminia
Mollo dal padre
Francesco
Antonio in occasione del matrimonio con
Muzio
Spadafora. Il ramo di Cosenza si estinse con le
sorelle Flaminia ed
Isabella
discendenti dal capostipite Angelo, aggregato al
patriziato di Cosenza.
Domenico, nato a Serra poi detta Serra
Pedace, sacerdote molto erudito, fu beneficiario insigne
della Collegiata di Santa Maria in Via Larga a Roma.
Stefano, (nato a Serra Pedace,
† 27 ottobre 1726), sua madre fu Ippolita
Parise
di Manneto di Celico, si laureò in legge a Napoli dove
esercitò la professione, poi passò a Roma, rientrato in
Calabria si stabilì a Cosenza; San Giovanni in Fiore gli
tributò particolari onori per aver difeso i suoi
diritti. Fu sepolto nel Convento di San Domenico
(8bis).
Saverio, nato a Serra Pedace, fu figlio
di Stefano.
Francesco, il 12 gennaio 1763 sposò
donna Giuseppina
Scaglione
dei baroni di Pittarella.
Il 12 aprile 1795
Raffaele
e
Saverio (1745 † 1808) Mollo di Serra
Pedace, marito di Maria Vittoria Brunetti,
baronessa di Brunetto,
ottennero la reintegra al patriziato di Cosenza
dimostrando la loro parentela con il ramo di Angelo
(9).
|
 |
Brunetto era un feudo
rustico abitato, si estendeva nell'attuale comune di
Dipignano, inoltre possedevano gli uliveti di Flaviano
ed i frutteti di Falconara, beni che, uniti ai terreni
della Sila, i palazzi di Cosenza e proprietà viciniori,
alcune delle quali acquisite dalla vendita dei beni
ecclesiastici, furono ereditati dal loro figlio
primogenito
Vincenzo Maria
Mollo (1779 † 1849), patrizio di Cosenza, barone di
Brunetto, cavaliere del
Real Ordine delle Due Sicilie e nel 1837
dell'Ordine
di Francesco I; la sua vita pubblica iniziò
sotto l'occupazione Francese, proseguì con la
restaurazione Borbonica del 1815 con la carica di
direttore di dazi indiretti della provincia; fu più
volte Sindaco di Cosenza, che modernizzò con l'avvio di
diversi lavori pubblici. Uomo molto colto, i suoi
interessi spaziavano dalla letteratura, scriveva anche
poesie, interveniva nelle sedute dell'Accademia, alla
quale diede nuovo vigore, rinominò l'istituto con
l'antica denominazione Accademia Cosentina, si
interessava di economia e di agraria attivandosi per la
fondazione della Società Agraria.
(10) |

Cosenza - Palazzo Mollo |

Cosenza - Palazzo Mollo -
affresco stemma su parete |

Cosenza - Vista da
Palazzo Mollo |
Ospitò personaggi illustri tra i quali: lo scrittore
Alexandre Dumas, viaggiatore del Gran Tour che scrisse
“Viaggio in Calabria”, e il botanico Michele Tenore che
promosse la realizzazione dell’orto Botanico di Napoli,
compiendo un viaggio in Calabria per arricchire
l’erbario Napoletano
(11). |

Campagnano, Cosenza,
Casino Mollo |
Il Casino Mollo in località Campagnano nel comune di
Cosenza (oggi urbanizzata) è un esempio di insediamento
rurale del Seicento, appartenuto ai Domenicani fu di
proprietà dei baroni Mollo dal Settecento. Nella prima
metà dell'Ottocento, per volontà del Sindaco di Cosenza
il barone Vincenzo Maria Mollo, fu sede della
Scuola Agraria.
Il barone Vincenzo Maria sposò Maria Carmela Cavalcanti,
figlia di Gennaro (fratello di Vincenzo, 9° barone della
Rota, feudo in
Provincia di
Calabria Citra,
oggi comune di Rota Greca) e di Vincenza
Capece
di Lecce; Filippo Cavalcanti, cugino di Maria Carmela,
fu il 10° barone della Rota, sposò Orsola
Collice.
Abitarono a Palazzo Mollo di Colle Triglio a Cosenza,
poi si trasferirono ad Amantea. |
 |

© Arma partita con le insegne delle
famiglie Mollo e Cavalcanti,
posta sulla lastra tombale di Maria Carmela Cavalcanti
(† 1841),
moglie del barone Vincenzo Maria Mollo. |
A sinistra: Cosenza,
Chiesa di San Domenico, lapide in memoria del barone
Vincenzo Maria Mollo. |
|
Il barone Stefano (20
settembre 1799 † 21 marzo 1882), figlio primogenito di
Vincenzo Maria e di Maria Carmela Cavalcanti, sposato a
Maria Giuseppa
Giannuzzi Savelli, figlia di Tommaso, 5° principe di Cerenzia, e di Anna
Suriano di Raffaele,
patrizio di Crotone, hanno avuto per figlio il barone
Luigi (18 settembre 1844 † 25 aprile 1912), sposato
ad Adele Mayerà hanno avuto per figli, Vincenzo,
celibe; Cesira, nubile; Rosa, nubile;
Gilda, sposata a Gustavo Mayerà; Maria,
sposata a suo cognato Gustavo Mayerà rimasto vedovo di
sua sorella; ed il barone Edoardo (5 agosto 1875
† 28 novembre 1962), sposato a Maria Silvia Costantina
Zagarese (25 maggio 1884 † 3 marzo 1953) figlia di
Tommaso e di Rosa Giuliani, hanno avuto per figli:
Ugone, celibe, Vittoria, sposata con Agostino
Ugo Chiofalo, Adele, sposata con Giuseppe
Malaguti, ed il barone Luigi (1912 † 1998),
sposato a Paola Manes (13 aprile 1920 † 3 maggio 1991),
figlia di Carlo e di Luigia Pisani, hanno avuto per
figli: Giovanna,Vincenzo Maria (7 luglio
1956 † 22 dicembre 2013), Beatrice, Maria
Silvia, ed il barone Francesco Saverio (n. 19
gennaio 1952), sposato ad Antonella Moro hanno per
figlio Edoardo (n. 14 febbraio 2000). |

Barone Luigi Mollo (1844
† 1912)
|

Cosenza, "Città 2000", già latifondo dei Mollo,
la Cappella |
La
difesa
(12) di Fallistro, nella Sila
Grande in provincia di Cosenza, fu acquistata da
Giovanni
Pietro Mollo da
Piccolo Trenta, negli
anni trenta del Seicento, successivamente l'ingrandirono
con l'acquisto di altri terreni acquistati da Giovan
Battista
Spina
compresa dei fabbricati, per raggiungere un'estensione
di 350 tomolate; il casino e la
difesa
era un bene maggiorascale, nel 1721,
Pietro
Mollo l'assegnò al nipote, reverendo
Francesco
Saverio, dalla proprietà oltre al
foraggio si ricavava legname, le tavole, oltre ai
bisogni del latifondo venivano vendute, con regolare
licenza, e, venivano imbarcate nella marina di
Corigliano
(13). Agli inizi dell'Ottocento
la proprietà si ingrandì, con l'acquisto di terreni, già
demaniali, ceduti dal governo francese ad un
imprenditore, come pagamento per il rifacimento del
teatro San Carlo di Napoli, il quale in breve tempo li
mise in vendita
(14). |

Fallistro - Filanda in
primo piano, a sinistra chiesetta con tetto deteriorato,
sullo fondo Casino Mollo. |

Fallistro - Sullo sfondo
il Casino Mollo |
La
Sila Regia, demanio pubblico sin dal
periodo Romano, in quanto la sua foresta era considerata
un bene strategico per lo Stato perchè forniva il
legname per la costruzione della flotta; nel 1195,
l'Imperatore
Enrico VI concesse un'ampia parte della Sila
a Gioacchino da
Fiore per il sostentamento della sua abbazia,
la c.d.
Sila Badiale; nel 1333, il re
Roberto d'Angiò,
memore della sacralità che ne avevano i Romani, emanò un
decreto nel quale indicava la Sila come suo demanio.
Vittorio, socio della Reale Società
Economica della Calabria Citra, in ambito agricolo
studiò e praticò il modo per far rendere di più la
terra.
Nel 1853, il barone
Stefano,
don
Nicola,
che sarà Sindaco di Cosenza nel 1867, ferito a pugnalate
fu sostituito da Guglielmo
Tocci,
don
Giuseppe,
che fu specialista di scienze amministrative, e donna
Raffaella,
sposata a Federico Andreotti (1807 † 1837), barone di
Gazzella, figlio di Gaspare e di Anna Maria
Marsico,
tutti di Cosenza, risultavano
occupatori delle difese nella Sila Regia situate nelle
contrade Fallistro e Giordanello; e delle difese nelle
contrade di: Neto, Crocevia delle Magare, San Bartolo,
Garopato, Sculca e Varco di Giordano occupatori con
altri membri della famiglia, ovvero i coniugi don
Saverio Carratelli e donna
Maria,
i coniugi don Pasquale Mirabelli Centurione e donna
Beatrice, e don
Gaetano
di Amantea
(15),
fratello del barone Stefano, sposato a Carolina
d'Amato, nobile
di Amantea.
Vincenzo , figlio di Gaetano e Carolina,
fu iscritto nell'Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana
col titolo di patrizio di Cosenza (m.) ed ebbe per
fratelli:
Maria Carolina,
Severina e
Gaetano,
patrizio di Cosenza
(16).
A fine Ottocento, da un inventario dei fabbricati
ricadenti nella difesa Fallistro, risultava che: il
Casino Nobile e la filanda erano circondati da due
chiese, una serra d'acqua, un mulino, ed una torre,
costituita da tre stanze e altrettanti bassi, tra i
quali il forno, tutti ubicati su di un pendio, a valle
del bosco di pini larici e aceri montani. |

Fallistro - Torre |
Tramontata l'epoca della
filatura come risorsa economica, agli inizi del
Novecento, il corpo di fabbrica della filanda fu
ristrutturato ed adattato come pensione per turisti. |

Sila Grande - Pensione
Fallistro |
La vera ricchezza che rimane ancora oggi è il bosco, che
la famiglia ha sempre ritenuto una risorsa da
salvaguardare, tanto che nel 1987 venne istituita la
Riserva Naturale Biogenetica “ I Giganti di Fallistro”,
per volontà della baronessa Paola, nata Manes, moglie
del barone Luigi Mollo, patrizio di Cosenza, e
dell'Amministratore delle Foreste Demaniali della Sila.
Il prof. Orazio Ciancio fece uno studio approfondito dal
quale emerse che le 56 piante, di oltre 1000 metri
cubi, avevano circa cinquecento anni di età.
Nel maggio 2016, contestualmente alla firma
dell'affidamento al FAI della riserva naturale “I
Giganti di Fallistro” da parte del Parco Nazionale della
Sila, si firmò l'atto di donazione alla
Fondazione del Casino Mollo dalle sorelle Giovanna,
Beatrice e Maria Silvia, nobili dei baroni Mollo. |
I MOLLO ED IL FEUDO FISCALE DI COSENZA |
Ignazio (†
1727), acquistò metà della gabella feudale (tassa che
veniva riscossa dal gabelliere il quale poteva essere un
concessionario del governo) dello scannaggio
di Cosenza,
acquistata da Giuseppe Cavalcanti, con
Regio Assenso dello stesso anno; sposò Diana de Bono di
Cutro.
Emanuele (1693 † 1732), ereditò la
gabella feudale dello scannaggio di Cosenza da suo padre
Ignazio; fu Regio Tesoriere di Calabria Citra; sposò
Antonia Toscano.
Domenico (1716 † 1744), figlio di
Emanuele, ereditò la gabella dello scannaggio di
Cosenza; sposò Candida Toscano.
Emanuele juniore, sposò Aurelia de
Matera,
figlia di Ottavio, patrizio di Cosenza; fu l'ultimo
intestatario della gabella dello scannaggio di Cosenza
(17).
Di questo ramo, dalle ricerche effettuate, non si sono
rinvenuti indizi tali da poter affermare che vi siano
stati legami con gli altri rami della famiglia Mollo. |
_________________
Note:
(1) - G.B. di Crollalanza, “Dizionario
storico-blasonico delle Famiglie Nobili e Notabili
Italiane”, 1888
(2) - Ai tempi degli Angioini era un'onorificenza
concessa dal Re indispensabile per accedere alla
cavalleria. Per l'investitura il novizio cavaliere
doveva trascorrere in una cappella alcune notti in
preghiera, assistito da un sacerdote, ricevendo i
sacramenti e facendo bagni di purificazione.
(2bis)
- Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle pergamene
dell'Archivio Capitolare di Cosenza”, pag. 17, a cura
di Raffaele Borretti. Editoriale progetto 2000.
(3) - L’acronimo U. J. D. è l’abbreviazione di Utroque
Jure Doctor oppure di Utriusque Juris Doctor, dottore
nell'uno e nell'altro diritto (civile e canonico); le
dizioni sono entrambe accettabili perché tutte e due le
forme sono state usate nel tempo, la prima è la più
comune mentre la seconda è latinamente più corretta.
Così come si può adoperare la I o la J per "iure".
(4)
- Cesare Orlandi “Delle città d'Italia, notizie sagre, e
profane”, Tomo Quinto; Perugia 1778.
(5) - V. Palizzolo Gravina, “Il blasone in Sicilia”, 2000
(6) - Domenico Puntillo,
Cinzia Citraro in " Historia Brutiorum, Bernardino
Bombini", pag.289; Prometeo, 2015.
(7)
- Davide Andreotti in "La Storia dei Cosentini" Vol.II
pag 363, 1869, ristampa anastatica a cura di Walter
Brenner, 1987.
(8) - Lorenzo Giustiniani, “Dizionario
geografico-ragionato del Regno di Napoli”, ristampa
anastatica dell’edizione di Napoli, 1797 – 1816.
(8bis)
- Frà Macario da Mangone in "Pompe funebri nella morte
dell'Illustrissimo Dottor Signor D. Stefano Molli de'
Cavalieri Commensale, e familiari delle Maestà
Cattoliche di Filippo II e III Re delle Spagne celebrate
nella Serra di Pedace a' 27 ottobre 1726.
Dall'Illustrissimo Dottor Signor D. Saverio Molli suo
primogenito. Stamperia di Felice Mosca, Napoli 1727.
(9)- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie Nobili
e Titolate del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005
(10)
- Pellicano Castagna, “Le ultime instestazioni
feudali in Italia”, Editore Effemme, 1978. Lo stesso autore, nel primo volume
dell'opera"La storia dei feudi e dei titoli nobiliari
della Calabria", a pag. 301 riporta: "Gaspare Brunetti di Dipignano, possedeva
alcuni beni rustici e, chiese di poterli erigere a feudo
quinternato e denominarlo Brunetto in favore di suo
figlio ed i suoi discendenti, la richiesta fu accolta
con Decreto della Regia Camera della Sommaria del 18
febbraio 1694; Francesco Antonio Brunetti di Gaspare
(m.1699), barone di Brunetto, ne fu il primo
intestatario in data 25 settembre del 1694. Giovan
Battista (m. 1758), barone di Brunetto, il 18 giugno
1701, ebbe significatoria di rilevio per il feudo di
Brunetto come erede per la morte di suo fratello
Francesco Antonio. Nicola (m. 1780), barone di Brunetto,
successe nel feudo come erede per la morte di suo
fratello Giovan Battista, ebbe intestazione il 31 marzo
1760. Vittoria Brunetti, baronessa di Brunetto, come
erede per la morte di suo padre Nicola, ebbe l'ultima
intestazione il 26 aprile 1781."
(11)- vedi
http://www.igigantidellasila.it/downloads/casino-fallistro.pdf.
(12) - Estensioni
di terreni recintati per far pascolare le mandrie o per
seminarvi.
(13) - “Le pietre
raccontano... case baronali in Sila....”; curato dall'ARSSA,
dall'Istituto Conprensivo Statale B.Telesio e dei comuni
di Spezzano della Sila e Spezzano Piccolo; Pubblisfera,
2000.
(14) - Barbaja era
un imprenditore di Milano il quale aveva ristrutturato e
costruito un'ala del teatro San Carlo di Napoli per
ordine del Re; venne pagato con parte della Sila Regia
consistente in 4 difese e 28 demani; (G. Valente. 1990,“
La Sila dalla transazione alla riforma (1687-1950)”
Studio Zeta, Rossano, 1990).
(15)
- Cavaliere Pasquale Barletta "Statistica Silana",
Stamperia Governativa - Napoli 1870.
(16) -
Vittorio Spreti, “Enciclopedia Storico-Nobiliare
Italiana”; Forni Editore, Bologna 1969.
(17) -
Mario
Pellicano Castagna in " La Storia dei Feudi e dei Titoli
nobiliari della Calabria" pagg.162-163, II Vol.;
Editrice C.B.C. 1996. |
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