
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
la più antica:
d’argento, alla fiamma di rosso;
ramo di Serra
Pedace: partito, nel 1° d’argento al fuoco di
rosso accompagnato in capo da tre stelle d’oro poste 1 e 2; nel
2° d’azzurro alla molla per il fuoco d’argento sostenuta da due
leoni, accompagnata in capo da un globo d’argento caricato da
tre stelle poste 1 e 2, il tutto d’oro
(1);
ramo di
Montalto Uffugo: d’azzurro, alla molla per il
fuoco d’argento, sostenuta da due leoni coronati, accompagnata
in capo da tre stelle ordinate in fascia, il tutto d’oro;
ramo
patriziale: d’azzurro, al leone d’oro tenente
con la branca anteriore destra una molla per il fuoco d’argento,
accompagnata da tre stelle d’oro di cui una in punta, alla
bordura scaccata d’argento e di rosso.
Titoli:
patrizi di Cosenza,
baroni di Brunetto.
Dimore:
Cosenza, Montalto Uffugo, Serra Pedace, Fallistro di Spezzano
della Sila, Amantea. |

© Arma Famiglia Mollo di Montalto |
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Montalto Uffugo (Cosenza) |
Le origini della famiglia Mollo si perdono nella notte
dei tempi; il cavaliere
Ugone
Mollo, della città di Siena, si portò in Napoli al
seguito di
Carlo d’Angiò che lo creò, nel 1278, Montiero
Maggiore del Regno di Napoli. Il casato si portò in
Calabria dove si ramificò e dimorò principalmente in
Cosenza, Montalto Uffugo e Serra Pedace.
Fabio
e
Pietro Antonio ebbero il cingolo
militare
(2)
.
Giovanni, nel 1378, con Pietro
Caputo ed altri, prese in locazione un pezzo
di terra in località S. Pietro di pertinenza della
Prebenda di S. Salvatore
(2bis).
Pamphilo Mollo, U.J.D.
(3),
giureconsulto e professore universitario a Napoli,
ricoprì, agli inizi del Cinquecento, l’ufficio di
Auditore Generale presso la città di Rossano ed ivi
sposò donna di casa Riso.
Francesco, figlio di Pamphilo, si
stabilì a Montalto, dove il casato godette di vari
privilegi, sposò Beatrice Alimena, nobile di Montalto
(4).
Ascanio, fratello di Francesco, nel 1555
fu nominato governatore di Cropani, terra in
Calabria Ultra, da Antonio II d'Aragona, 4°
duca di Montalto, possessore del feudo, il quale lo
vendette, intorno al 1560, a Pietro Antonio
Ferrari figlio d'Antonello, capostipite del
ramo omonimo.
Pompilio, nato a Montalto, fu
giureconsulto ed Accademico Cosentino, scrisse le
Adnotationes breves super Regni
Costitutiones,
stampato in Lugduni nel 1558.
I Mollo di Montalto si diramarono in Sicilia con
Pietro Antonio,
nominato Governatore di Caltanissetta, dove si estinsero
con
Antonia
(5)
in Casa Pilo, nobile famiglia palermitana; nel 1687
questo ramo fu ammesso nell'Ordine
di Malta come quarto nel processo a
Sigismondo Pilo del quale Antonia era ava paterna.
Geronimo fu “ottimo
medico e filosofo nonchè profondissimo conoscitore del
greco”, così scrisse Bernardino
Bombini nella sua
Historia
Brutiorum; inoltre negli atti forensi,
presentati a fine Settecento da don
Saverio
e da don
Raffaele
Mollo, del ramo di Serra Pedace, alla
Real Camera di Santa Chiara di Napoli per ottenere la
reintegra nel patriziato di Cosenza si legge “...Geronimo
Mollo, il quale nell'anno 1514, fu reintegrato negli
onori della chiusa piazza de' nobili della Città di
Cosenza...”
(6).
Angelo
Mollo, U.J.D., nel 1574 fu accolto nel patriziato della
città di Cosenza insieme ai figli
Celso
e
Geronimo.
Celso, ricoprì l'incarico di medico delle Regie Carceri,
scrisse alcune opere di medicina, fu grande amico di
Sertorio
Quattromani come si evince dalle lettere scritte tra
il 1589 e il 1599, pubblicate dopo la sua morte, nel
1624 a Napoli, da Francesco Antonio
Rossi, amico di Sertorio, dedicando la
pubblicazione a don Ferdinando di Mendozza Alarcone,
marchese della Valle.
Pietro,
fratello di Angelo, fu chierico, sua sorella
Calidonia, fu monaca professa nel
Monastero delle Vergini di Cosenza.
Nella pergamena n. 22 custodita nell'Archivio di Stato
di Cosenza datata 11 luglio 1631 è stipulato il seguente
atto: Il Chierico Pietro Mollo da Cosenza, anche quale
procuratore del dott. Angelo Mollo suo fratello, e quale
donatario di D. Calidonia Mollo sua sorella, monaca
professa nel Monastero delle Vergini di Cosenza, vende
al Rev. D. Antonino
Donati,
Cantore della Chiesa Mestropolitana di Cosenza, una
bottega sita in Cosenza in piazza S. Tommaso, per il
prezzo di ducati trecentotrentacinque, che il compratore
si obbliga a pagare nel mese di settembre 1631. Notaio
Giò: Matteo Catanzaro da Cosenza. Giudice Giuseppe
Scavelli da Cosenza.
Il
ramo dei Mollo di Angelo fu registrato nel
Libro Aureo
nel 1585 nella Prima Categoria:
Molli del
magnifico Angelo in virtù di decreti della Regia
Udienza, Gran Corte della Vicaria confirmati per il
Sacro Regio Consiglio die 21 aprilis 1584, lettere
executuriali de detta S.R.C. sub die 8 februarii 1585,
in virtù de provisione della Regia Udienza con inserto
tenore delli decreti predetti, del che ne rimane copia
autentica allo Signore Sindaco dei Nobili, hoc fuit
scriptum hodie di 9 martii 1585.
Mario
Putaturo Donati
Viscido di Nocera, “Profili di storia
dell'ordinamento amministrativo della città di Cosenza e
delle istituzioni pubbliche dal XII al XIX secolo - Le
carte degli archivi gentilizi dei Barracco e dei Donati”,
Rubbettino Editore 2000, pag. 208 e pagg. 145-146.
Francesco, nato a Montalto, frate dei
minimi, per le sue qualità diplomatiche, la sua città lo
inviò a Madrid da
re
Filippo II a chiedere conferma dei vecchi
privilegi.
Fabio,
giurista, nel 1575 da re Filippo II fu decorato del
grado ereditario di Cavaliere
e Commensale.
Pietro
ed
Antonio, fratelli di Fabio, avvocati, il
15 settembre 1616 ottennero da
re Filippo III
la conferma del privilegio del 1607 col quale i Mollo
venivano dichiarati in perpetuo
Familiari e Commensali del Re
di Spagna
(7).
Francesco, nato a Cosenza, figlio di
Fabio e nipote di Pietro ed Antonio, frate dei minori
conventuali, fu filosofo ed oratore.
I Mollo, patrizi di Cosenza, ebbero la baronia di
Acquaformosa, terra della Calabria Citra in diocesi di
Cassano, fondata nel 1456 dagli esuli
Albanesi i quali chiesero di poter costruire
alcune case intorno all’abazia che apparteneva al
S.M.O. di Malta
(8).
Nei primi anni del XVIII secolo detto feudo fu dato in
dote a
Flaminia
Mollo dal padre
Francesco
Antonio in occasione del matrimonio con
Muzio
Spadafora. Il ramo di Cosenza si estinse con le
sorelle Flaminia ed
Isabella
discendenti dal capostipite Angelo, aggregato al
patriziato di Cosenza. |
Giovan
Stefano
(† 1565), ha avuto come figli: Vittorio;
Ascanio († ante 1593); e Marco († ante 1593),
sposato a Vincenza de Mazzei, ha avuto come figli:
Elena; Pietro Antonio; e Giovan Stefano
(1560 c.a † vicino Crotone, 6 ottobre 1632), sposato
nel 1579 c.a con Angioanna de Ambrosio, figlia di
Antonino, ha avuto come figli: Giovan Marco (†
ante 1612), sposato a Lucrezia Barbaro, ha avuto come
figlia Angioanna († ante 1644), sposata con
Giovan Giacomo de Tané di Rogliano, U.J.D.; Bartolo
(† ante 1626), U.J.D., sposato ad Eugenia de Chiara, ha
avuto come figlia Vittoria († 1639); e Giovan
Pietro seniore († Serra Pedace, 8 dicembre 1632),
sposato ad Agata Pecora († 1644), ha avuto come figli: Marco;
Giuseppe; Domenico Antonio; Virginia
(† 7 maggio 1674), sposata a Carlo
Rota
Cicala, 2° barone di Belvedere Malapezza, i
capitoli matrimoniali furono stipulati il 20 dicembre
1633, ha avuto un figlio al quale venne imposto il nome
di Giovan Pietro (n. 12 giugno 1635), che premorì al
padre (Carlo, sposerà in seconde nozze Lucrezia
Ferrari,
figlia d'Epaminonda, barone di Zinza); Maria,
sposata in prime nozze a Celso
Lupinacci,
in seconde nozze a Giovan Aloysio Cherubini di Rossano,
U.J.D.; Anna, sposata a Daniele
Spina;
e Giovan Pietro juniore (n. postumo, Serra Pedace,
20 aprile 1633 † ivi, 24 maggio 1706), clerico
coniugato, sposato ad Ippolita Parise di
Minnito di Celico, figlia di Francesco e di Caterina
Parisio, ha avuto come figli: Agata; e Stefano (Serra
Pedace, 29 gennaio 1673 †
ivi, 6 ottobre 1726), si laureò in legge a Napoli dove
esercitò la professione, poi passò a Roma, rientrato in
Calabria si stabilì a Cosenza, San Giovanni in Fiore gli
tributò particolari onori per aver difeso i suoi
diritti. Fu sepolto nel Convento di San Domenico (8bis). Stefano
aveva sposato Beatrice Francesca (detta Cice)
Giudicessa, ha avuto come figli: il reverendo
Francesco Saverio
(primogenito); Pietro Antonio (n. Serra Pedace,
20 ottobre 1702); Ignazio Innocenzo Bartolomeo Fabio
(n. Serra Pedace, 10 ottobre 1705); Baldassarre
Giuseppe (n. Serra Pedace, 18 marzo 1715);
Serafina (n. Serra Pedace, 26 aprile 1717);
Carmine; Rosa, sposata a Francesco Maria
Amato; e Simeone Nicola Domenico (Serra Pedace,
27 ottobre 1708 † ivi, 9 gennaio 1767), sposato ad Anna
Cherubino patrizia di Rossano, ha avuto come figli:
Gaetano Tommaso Leonardo (n. Serra Pedace, 2 agosto
1757); Gaspera Giuseppa (n. Serra Pedace, 13
marzo 1756); Raffaele Gregorio (n. Serra
Pedace, 30 ottobre 1754 † 1806, ucciso dai francesi);
Antonio Gaetano Gaspare (n. Serra Pedace, 4
giugno 1852); Agata Maria Rosaria (n. Serra Pedace, 6
ottobre 1740); Francesco Maria (n. Serra Pedace,
27 luglio 1747 † 1808); Stefano Vincenzo Francesco
(n. Serra Pedace, 22 gennaio 1744); e Saverio Michele
Pasquale (n. Serra Pedace, 6 aprile 1745 † Cosenza,
15 ottobre 1808). Il 12 aprile 1795, i fratelli Raffaele
Gregorio e Saverio Michele
Pasquale Mollo di Serra Pedace, ottennero
la reintegra al patriziato di Cosenza
dimostrando la loro parentela con il ramo di Angelo (9). |
 |
Saverio Michele
Pasquale (n. Serra Pedace, 6 aprile
1745 † Cosenza, 15 ottobre 1808), aveva sposato Maria
Vittoria Brunetti († Cosenza, 19 giugno 1830), baronessa
di Brunetto, figlia
del barone Niccolò e d'Isabella
de
Liguoro. Brunetto
era un feudo rustico abitato, si estendeva nell'attuale
comune di Dipignano, inoltre possedevano gli uliveti di
Flaviano ed i frutteti di Falconara, beni, uniti ai
terreni della Sila, i palazzi di Cosenza e proprietà
viciniori, alcune delle quali acquisite dalla vendita
dei beni ecclesiastici. Saverio Michele Pasquale con
Maria Vittoria ha avuto come figli: Rosa, nel
1804 sposata a Domenico
Giannuzzi Savelli,
7° barone di Pietramala; Filippo (†
Cosenza, 24 febbraio 1862); reverendo Domenico (†
Cosenza, 27 marzo 1828); e Gaspare Vincenzo Francesco
Maria meglio conosciuto come Vincenzo Maria (Dipignano,
25 giugno 1780 † Cosenza, 2 novembre 1849), cavaliere
del Real
Ordine delle Due Sicilie e nel 1837 dell'Ordine
di Francesco I; la sua vita pubblica iniziò sotto
l'occupazione Francese, proseguì con la restaurazione
Borbonica del 1815 con la carica di direttore di dazi
indiretti della provincia; fu più volte Sindaco di
Cosenza, che modernizzò con l'avvio di diversi lavori
pubblici. Uomo molto colto, i suoi interessi spaziavano
dalla letteratura, scriveva anche poesie, interveniva
nelle sedute dell'Accademia, alla quale diede
nuovo vigore, rinominò l'istituto con l'antica
denominazione Accademia Cosentina,
conoscitore di economia ed agraria, attivandosi per la
fondazione della Società Agraria (10). |

Cosenza - Palazzo Mollo |

Cosenza - Palazzo Mollo -
affresco stemma su parete |

Cosenza - Vista da
Palazzo Mollo |
Ospitò personaggi illustri tra i quali: lo scrittore
Alexandre Dumas, viaggiatore del Gran Tour che scrisse
“Viaggio in Calabria”, e il botanico Michele Tenore che
promosse la realizzazione dell’orto Botanico di Napoli,
compiendo un viaggio in Calabria per arricchire
l’erbario Napoletano
(11). |

Campagnano, Cosenza,
Casino Mollo |
Il Casino Mollo in località Campagnano nel comune di
Cosenza (oggi urbanizzata) è un esempio di insediamento
rurale del Seicento, appartenuto ai Domenicani fu di
proprietà della famiglia Mollo dal Settecento. Nella
prima metà dell'Ottocento, per volontà del Sindaco di
Cosenza Vincenzo Maria Mollo, fu sede della
Scuola Agraria.
Vincenzo Maria, sposò
Maria Carmela
Cavalcanti (†
Amantea, 23 febbraio 1841), figlia
di Gennaro e di Saveria
Capece, ha avuto come
figli: Gaetano Maria (n. 1816 c.a), ricevitore
doganale, sposato ad Amantea il 7 agosto 1848 con Maria
Carolina Amato, figlia di Alfonso e di Beatrice
Mirabelli; Raffaella, sposata al marchese
Federico Andreotti Loria di Cosenza; Beatrice,
sposata a Pasquale Francesco Centurione Mirabelli di
Amantea; Luigi (1808 † Cosenza, 25 agosto
1808); Francesco (1806
c.a † Cosenza, 25 agosto 1808); Giuseppe Maria
Aloysio Fedele Marco Pietro Giacinto (Cosenza, 24
aprile 1805 † ivi, 30 luglio 1877), specialista in
scienze amministrative; Maria Aloysia Agata Carolina
Teresa (n. Cosenza, 5 febbraio 1804), sposata a
Saverio Carratelli di Amantea; Saverio; Nicola
Maria Francesco Aloysio Stanislao (n. Cosenza, 12
febbraio 1803), Sindaco di Cosenza nel 1867, ferito a
pugnalate sarà sostituito da Guglielmo Tocci; e
Stefano Ferdinando Tommaso Maria Silvestro (Dipignano,
20 settembre 1799 † Cosenza, 21 marzo 1882), Consigliere
d'Intendenza, sposato a Maria
Giuseppa Giannuzzi Savelli, figlia
di Tommaso, 5° principe di Cerenzia, e di Anna Suriano di
Raffaele, patrizio di Crotone. |

Barone Vincenzo Maria
Mollo |
 |

© Arma partita con le insegne delle
famiglie Mollo e Cavalcanti,
posta sulla lastra tombale di Maria Carmela Cavalcanti
(† 1841),
moglie del barone Vincenzo Maria Mollo. |
A sinistra: Cosenza,
Chiesa di San Domenico, lapide in memoria del barone
Vincenzo Maria Mollo. |
|
Il barone Stefano (Dipignano, 20 settembre 1799 †
Cosenza, 21 marzo 1882), con Maria Giuseppa Giannuzzi
Savelli ha avuto come figli: Pietro (Cosenza, 3
maggio 1822 † ivi, 10 marzo 1827); Maria Antonia
(1823 c.a † Cosenza, 10 marzo 1827); Francesco
Saverio Maria Pasquale (n. Cosenza, 20 aprile 1824);
Gennaro (Cosenza, 2 giugno 1825 † ivi, lo stesso
giorno); Gennaro Pasquale Baldassarre (n.
Cosenza, 16 luglio 1826); Maria Antonia Rosaria
(n. Cosenza, 8 ottobre 1827), sposata il 6 giugno 1846 a
Giovanni Barrese, degli antichi duchi di Castrovillari,
di Macchisi di Spezzano Piccolo (vedi nota 7 nella
scheda
Casole);
Pietro Domenico Saverio (Cosenza, 3 novembre 1828 †
20 luglio 1837); Agata Maria (n. Cosenza, 6 marzo
1830), sposata a Raffaele Goffredo; Vittorio Maria
(n. Cosenza, 5 luglio 1831); Edoardo (1832 c.a †
Cosenza, 28 giugno 1862); Domenico Maria (n.
Cosenza, 9 dicembre 1833), sposato in prime nozze a
Teresa Marino, in seconde nozze a Concetta De Rose, si
unì in matrimonio non alla pari, fu costretto a
rinunciare alle prerogative che gli derivano dalla
primogenitura a favore del fratello minore Luigi
Maria Silvio; Emilia (n. Cosenza, 25 aprile
1835); Rosina Elena Maria (n. Cosenza, 18
settembre 1836), sposata a Giuseppe Carratelli;
Saverio Salvadore Cesare Pietro (n. Cosenza, 28
gennaio 1838); Tommaso Salvadore (n. Cosenza, 1°
giugno 1839), sposato a Rosa Barone, ha avuto come
figlie, Beatrice, sposata a Francesco Tricò, ed
Elena, sposata a suo cugino Romualdo Mollo
(n. Cosenza, 9 gennaio 1880), figlio di Domenico
Maria e di Teresa Marino; Carmine Alfonso
(Cosenza, 27 luglio 1841 † ivi, 15 dicembre 1883),
sposato a Clotilde Mazzuca; Salvadore Luigi
(Cosenza, 3 febbraio 1843 † ivi, 28 febbraio 1843); e Luigi
Maria Silvio (18 settembre 1844 † 5 aprile 1912),
sposato nel 1867 ad Adele Mayerà (7 aprile
1846 † Cosenza, 12 aprile 1909), figlia di Gioacchino e
di Maria Antonia Mayerà, ha avuto come figli:
Giuseppina Maria Anna (Cosenza, 27 aprile
1868 † ivi, 11 novembre 1871); Cesira Maria Rosa (Cosenza,
22 giugno 1869 † ivi, 17 dicembre 1831); Gilda Maria
Vincenza (Cosenza, 5 aprile 1871 † ivi, 6 maggio
1906), sposata a Gustavo Mayerà; Vincenzo Maria
Salvadore Arnaldo (Cosenza, 26 giugno
1873 † ivi, 1941); Rosa Maria Lorenza (Cosenza,
10 agosto 1877 † ivi, 20 settembre 1943); Maria
Giovannina (Cosenza, 16 marzo 1879 † ivi, 12
novembre 1947), sposata a Gustavo Mayerà, vedovo di sua
sorella Gilda; ed Edoardo Maria Renato (Cosenza,
5 agosto 1875 †ivi, 28 novembre 1962), sposato a Rende
il 19 luglio 1906 con Maria Silvia Costantina Zagarese (Rende,
25 maggio 1884 † Cosenza, 3 marzo 1953) figlia di
Tommaso e di Rosa Giuliani, ha avuto come figli: Vittoria
Maria Anna (Cosenza, 28 aprile 1907 † Roma,
24 novembre 1992), sposata ad Agostino Ugo Chiofalo;
Ugone Maria Francesco (Cosenza, 28 aprile
1908 † ivi, 28 marzo 1989); Adele Maria Francesca
(Cosenza, 7 settembre 1909 † ivi, 27 giugno
1988), sposata a Giuseppe Malaguti; e Luigi Francesco
Maria (Cosenza, 26 settembre 1912 † 1998), sposato a
Roma il 15 febbraio 1951 con Paola Manes (13 aprile 1920
† 3 maggio 1991), figlia di Carlo e di Luigia Pisani, ha
avuto come figli: Giovanna d'Arco Maria Elisabetta
Francesca Paola; Giovanni Stefano Pietro Aloysio
Ugone Maria Bernardo (n. e † Fallistro, estate
1958); Vincenzo Maria Giuseppe Alessandro Claudio
Vittorio (Roma, 7 luglio 1957 † Cosenza, 22 dicembre
2013); Beatrice Maria Adele Antonia Piera (n.
Roma, 6 marzo 1955); Maria Silvia Carmela Giovanna
Teresa; e Francesco Saverio Maria Vittorio
Ascanio Celso Panfilo Carlo Antonio Ferdinando (n.
Roma, 19 gennaio 1952), sposato ad Antonella Moro ha
come figlio Edoardo (n. 14 febbraio 2000).
|
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Barone Luigi Mollo (1844
† 1912). A destra:
Cosenza, "Città 2000", già latifondo dei Mollo,
la Cappella |
La difesa (12) di
Fallistro, nella Sila Grande Cosentina, fu
acquistata da Giovan
Pietro Mollo seniore da Piccolo Trenta,
nei primi decenni del Seicento, successivamente, con
l'acquisto di altri terreni acquistati da Giovan
Battista Spina, compresa
dei fabbricati, raggiunse un'estensione di 350 tomolate;
il casino e la difesa era
un bene maggiorascale, Giovan Pietro Mollo
juniore lo assegnò al nipote, reverendo Francesco
Saverio. Dalla proprietà oltre al foraggio si
ricavava legname; le tavole, oltre ai bisogni del
latifondo venivano vendute, con regolare licenza, e
venivano imbarcate nella marina di Corigliano (13).
Agli inizi dell'Ottocento la proprietà si ingrandì, con
l'acquisto di terreni, già demaniali, ceduti dal governo
francese ad un imprenditore, come pagamento per il
rifacimento del teatro San Carlo di Napoli, il quale in
breve tempo li mise in vendita (14). |

Fallistro - Filanda in
primo piano, a sinistra chiesetta con tetto deteriorato,
sullo fondo Casino Mollo. |

Fallistro - Sullo sfondo
il Casino Mollo |
La Sila
Regia,
demanio pubblico sin dal periodo Romano, in quanto la
sua foresta era considerata un bene strategico per lo
Stato
perché forniva il legname per
la costruzione della flotta; nel 1195, l'Imperatore Enrico
VI concesse
un'ampia parte della Sila a Gioacchino da Fiore per
il sostentamento della sua abbazia, la c.d. Sila
Badiale;
nel 1333, il re Roberto
d'Angiò,
memore della sacralità che ne avevano i Romani, emanò un
decreto nel quale indicava la Sila come suo
demanio.
Vittorio Maria
Mollo, socio della Reale Società Economica della
Calabria Citra, in ambito agricolo studiò e praticò
il modo per far rendere di più la terra.
Nel 1853, il barone Stefano,
don Nicola, don Giuseppe,
e donna Raffaella, risultavano
occupatori delle difese nella Sila Regia situate
nelle contrade Fallistro e Giordanello; e
delle difese nelle contrade di: Neto, Crocevia
delle Magare, San Bartolo, Garopato,
Sculca e Varco di Giordano occupatori con
altri membri della famiglia, ovvero i coniugi don
Saverio Carratelli e donna Maria, i coniugi don
Pasquale Mirabelli Centurione e donna Beatrice,
e don Gaetano di
Amantea (15),
fratello del barone Stefano.
Gaetano,
sposato a Carolina Amato,
nobile di
Amantea, ha avuto come figli: Maria Rosaria (n.
Amantea, 19 settembre 1855); Vincenza Maria Concetta
(n. Amantea, 28 novembre 1851 † 12 luglio 1855);
Pietro Salvatore (n. Amantea, 19 maggio 1849);
Maria Carmela (n. Amante, 18 agosto 1850); Peppina
Emilia (n. Amantea, 29 gennaio 1861); e Vincenzo
Maria (n. Amantea, 5 gennaio 1853),
iscritto nell'Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana
col titolo di patrizio di Cosenza (m.)
(16).
A fine Ottocento, da un inventario dei fabbricati
ricadenti nella difesa Fallistro, risultava che:
il Casino Nobile e la filanda erano circondati da due
chiese, una serra d'acqua, un mulino, ed una torre,
costituita da tre stanze e altrettanti bassi, tra i
quali il forno, tutti ubicati su di un pendio, a valle
del bosco di pini larici e aceri montani. |

Fallistro - Torre |
Tramontata l'epoca della
filatura come risorsa economica, agli inizi del
Novecento, il corpo di fabbrica della filanda fu
ristrutturato ed adattato come pensione per turisti. |

Sila Grande - Pensione
Fallistro |
La vera ricchezza che rimane ancora oggi è il bosco, che
la famiglia ha sempre ritenuto una risorsa da
salvaguardare, tanto che nel 1987 venne istituita la
Riserva Naturale Biogenetica “ I Giganti di Fallistro”,
per volontà della baronessa Paola, nata Manes, moglie
del barone Luigi Mollo, patrizio di Cosenza, e
dell'Amministratore delle Foreste Demaniali della Sila.
Il prof. Orazio Ciancio fece uno studio approfondito dal
quale emerse che le 56 piante, di oltre 1000 metri
cubi, avevano circa cinquecento anni di età.
Nel maggio 2016, contestualmente alla firma
dell'affidamento al FAI della riserva naturale “I
Giganti di Fallistro” da parte del Parco Nazionale della
Sila, si firmò l'atto di donazione alla
Fondazione del Casino Mollo dalle sorelle Giovanna,
Beatrice e Maria Silvia, nobili dei baroni Mollo. |
I MOLLO ED IL FEUDO FISCALE DI COSENZA |
Ignazio (†
1727), acquistò metà della gabella feudale (tassa che
veniva riscossa dal gabelliere il quale poteva essere un
concessionario del governo) dello scannaggio
di Cosenza,
acquistata da Giuseppe Cavalcanti, con
Regio Assenso dello stesso anno; sposò Diana de Bono di
Cutro.
Emanuele (1693 † 1732), ereditò la
gabella feudale dello scannaggio di Cosenza da suo padre
Ignazio; fu Regio Tesoriere di Calabria Citra; sposò
Antonia Toscano.
Domenico (1716 † 1744), figlio di
Emanuele, ereditò la gabella dello scannaggio di
Cosenza; sposò Candida Toscano.
Emanuele juniore, sposò Aurelia de
Matera,
figlia di Ottavio, patrizio di Cosenza; fu l'ultimo
intestatario della gabella dello scannaggio di Cosenza
(17).
Di questo ramo, dalle ricerche effettuate, non si sono
rinvenuti indizi tali da poter affermare che vi siano
stati legami con gli altri rami della famiglia Mollo. |
_________________
Note:
(1) - G.B. di Crollalanza, “Dizionario
storico-blasonico delle Famiglie Nobili e Notabili
Italiane”, 1888
(2) - Ai tempi degli Angioini era un'onorificenza
concessa dal Re indispensabile per accedere alla
cavalleria. Per l'investitura il novizio cavaliere
doveva trascorrere in una cappella alcune notti in
preghiera, assistito da un sacerdote, ricevendo i
sacramenti e facendo bagni di purificazione.
(2bis)
- Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle pergamene
dell'Archivio Capitolare di Cosenza”, pag. 17, a cura
di Raffaele Borretti. Editoriale progetto 2000.
(3) - L’acronimo U. J. D. è l’abbreviazione di Utroque
Jure Doctor oppure di Utriusque Juris Doctor, dottore
nell'uno e nell'altro diritto (civile e canonico); le
dizioni sono entrambe accettabili perché tutte e due le
forme sono state usate nel tempo, la prima è la più
comune mentre la seconda è latinamente più corretta.
Così come si può adoperare la I o la J per "iure".
(4)
- Cesare Orlandi “Delle città d'Italia, notizie sagre, e
profane”, Tomo Quinto; Perugia 1778.
(5) - V. Palizzolo Gravina, “Il blasone in Sicilia”, 2000
(6) - Domenico Puntillo,
Cinzia Citraro in " Historia Brutiorum, Bernardino
Bombini", pag.289; Prometeo, 2015.
(7)
- Davide Andreotti in "La Storia dei Cosentini" Vol.II
pag 363, 1869, ristampa anastatica a cura di Walter
Brenner, 1987.
(8) - Lorenzo Giustiniani, “Dizionario
geografico-ragionato del Regno di Napoli”, ristampa
anastatica dell’edizione di Napoli, 1797 – 1816.
(8bis)
- Frà Macario da Mangone in "Pompe funebri nella morte
dell'Illustrissimo Dottor Signor D. Stefano Molli de'
Cavalieri Commensale, e familiari delle Maestà
Cattoliche di Filippo II e III Re delle Spagne celebrate
nella Serra di Pedace a' 27 ottobre 1726.
Dall'Illustrissimo Dottor Signor D. Saverio Molli suo
primogenito. Stamperia di Felice Mosca, Napoli 1727.
(9)-
Francesco Bonazzi di Sannicandro,
“Famiglie Nobili e Titolate del Napolitano”, Arnaldo
Forni Editore, 2005. Tra gli altri documenti che
presentarono per ottenere la reintegra al patriziato di
Cosenza, vi fu l'atto redatto il 12 maggio 1702, dal
notaio Carlo Jaccino di
Cosenza, in cui Flaminia Mollo, figlia
primogenita di Francesco Antonio Mollo,
dichiarava quanto segue: “... l'U.J.D. Stefano Mollo
(Serra Pedace, 29 gennaio 1673 † ivi, 6 ottobre 1726)
figlio legittimo e naturale del Sig. D. Pietro Mollo
abitante nella Serra di Pedace, è della medesima
famiglia di detta Sig.ra D. Flaminia e nel tempo che
viveva detto q.m D. Francesco Antonio suo padre, il
suddetto D. Pietro andava ad abitare nella sua casa
quando scendeva a Cosenza, ed aveva sentito dire da suo
padre che detto D. Pietro era loro parente”.
Archivio di Stato di Cosenza, Sezione
Notarile, Notaio Carlo Jaccino di Cosenza (anni 1676 -
1708), n. 188.
(10)
-
Pellicano Castagna, “Le ultime instestazioni feudali in
Italia”, Editore Effemme, 1978. Lo stesso autore, nel
primo volume dell'opera"La storia dei feudi e dei titoli
nobiliari della Calabria", a pag. 301 riporta: "Gaspare
Brunetti di Dipignano, possedeva alcuni beni rustici e,
chiese di poterli erigere a feudo quinternato e
denominarlo Brunetto in favore di suo figlio ed i suoi
discendenti, la richiesta fu accolta con Decreto della
Regia Camera della Sommaria del 18 febbraio 1694;
Francesco Antonio Brunetti di Gaspare (m.1699), barone
di Brunetto, ne fu il primo intestatario in data 25
settembre del 1694. Giovan Battista (m. 1758), barone di
Brunetto, il 18 giugno 1701, ebbe significatoria di
rilevio per il feudo di Brunetto come erede per la morte
di suo fratello Francesco Antonio. Nicola (m. 1780),
barone di Brunetto, successe nel feudo come erede per la
morte di suo fratello Giovan Battista, ebbe intestazione
il 31 marzo 1760. Vittoria Brunetti, baronessa di
Brunetto, come erede per la morte di suo padre Nicola,
ebbe l'ultima intestazione il 26 aprile 1781."
(11)- vedi
http://www.igigantidellasila.it/downloads/casino-fallistro.pdf.
(12) - Estensioni
di terreni recintati per far pascolare le mandrie o per
seminarvi.
(13) - “Le pietre
raccontano... case baronali in Sila....”; curato dall'ARSSA,
dall'Istituto Conprensivo Statale B.Telesio e dei comuni
di Spezzano della Sila e Spezzano Piccolo; Pubblisfera,
2000.
(14) - Barbaja era
un imprenditore di Milano il quale aveva ristrutturato e
costruito un'ala del teatro San Carlo di Napoli per
ordine del Re; venne pagato con parte della Sila Regia
consistente in 4 difese e 28 demani; (G. Valente. 1990,“
La Sila dalla transazione alla riforma (1687-1950)”
Studio Zeta, Rossano, 1990).
(15)
- Cavaliere Pasquale Barletta "Statistica Silana",
Stamperia Governativa - Napoli 1870.
(16) -
Vittorio Spreti, “Enciclopedia Storico-Nobiliare
Italiana”; Forni Editore, Bologna 1969.
(17) -
Mario
Pellicano Castagna in " La Storia dei Feudi e dei Titoli
nobiliari della Calabria" pagg.162-163, II Vol.;
Editrice C.B.C. 1996. |
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