
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Alimena |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
d'azzurro, al leone d'oro con la banda di rosso caricata di
sette teste d'idra di nero attraversante sul tutto.
Lo scudo accollato dalla Croce di Malta è sormantato da un
piccolo scudetto d'oro con la scritta CHARITAS
(1).
Titoli: patrizi di Cosenza, patrizi di Amantea, nobili di
Palermo, nobili di Montalto, baroni di Poligroni e Marri, baroni
di Pietrapaola, marchesi di San Martino, marchesi di Crucoli,
marchesi di Episcopia.
Patrono: San Francesco di Paola.
Motto: ERCULIS LABOR |

Stemma partito, nel 1° Alimena,
in brisura, alla sbarra d'oro, nel 2° Barracco, nel capo
l'insegna melitense
Per gentile concessione del nobile Roberto
Bilotti Ruggi d'Aragona |
Famiglia di origine Greca, che vogliono far risalire ad
Eustachio il greco, Esarca (Governatore)
dell'imperatore di Costantinopoli Basilio II (in carica
dal 976 al 1025), figlio d'Alimena, nutrice dello
stesso imperatore, il quale stabilitosi a Cosenza, fondò
Alimena.
Filippo,
figlio di Eustachio fu detto dell'Alimena; il paese
Alimena fu danneggiato dai Saraceni, abbandonato, fu
ricostruito in luogo più sicuro da Altilio
dell'Alimena, che gli diede il nome di Altilia (oggi
comune omonimo in provincia di Cosenza). I suoi
discendenti, Giovan Corrado e Giovan Filippo,
ebbero il Governo della Calabria e di Montalto, ed ivi
si stabilirono, altri rami ebbero dimora a Cosenza,
Amantea, Mendicino, e con Orazio passò a Palermo
(2).
Zoe,
visse nel X secolo.
Roberto,
nato a Cosenza, fu familiare di
re Carlo d'Angiò.
Giovanni Andrea,
fu familiare di
re Roberto d'Angiò.
Giovanni Battista,
nato a Cosenza, Governatore della provincia d'Otranto
sotto
la
regina
Giovanna.
Antonio Simone o Simone
(Montalto, 2 aprile 1417 † ivi, aprile 1482), figlio di
Guglielmello
e di Tidesca (Todesca o Tedesca)
Lucifero, Governatore di Bari, ottenne
di non trasferirsi ma di andarvi solo tre, quattro volte
l'anno per il disbrigo di pratiche eccezionali, nel 1456
contribuì alla costruzione del Convento di San Domenico
a Montalto donando il suolo, edificando la tribuna della
Chiesa e l'Altare Maggiore come propria Cappella e
sepoltura per i frati; fu amico e benefattore di San
Francesco di Paola (Paola, 27 marzo 1416 † Tours, 2
aprile 1507), che aiutò per la costruzione dei Conventi
di Paola, Paterno, e Spezzano. In una lettera di
Francesco di Paola del 17 febbraio 1444 ad Antonio
Simone dell'Alimena, luogotenente a Rossano dal 1440 di
Covella
Ruffo
(† ottobre 1445), 7^ contessa di Montalto, documenta la
richiesta di protezione del potente feudatario a favore
dei poveri paolani soggetti all'arroganza di un
funzionario statale addetto alla riscossione della tassa
del focatico applicata su ciascun fuoco (nucleo
familiare).
Sposò Letizia
di Tarsia,
sorella di Giacomo, barone di Belmonte, miracolato da
San Francesco di Paola(2bis).
L'Università di Montalto nel 1516 fu tra le sedi del
grande processo calabro per la canonizzazione di San
Francesco di Paola nel quale compaiono
Simone,
figlio di Antonio Simone, Sindaco di Montalto, e
Matteo
quali firmatari della supplica del 20 novembre 1516 al
papa Leone X
...perchè venga iscritto nell'Albo dei santi il Beato
Francesco per molti esempio di santità e miracoli
operati in vita e per questo reputato Santo da tutti gli
abitanti di Montalto e come tale celabrato ogni
giorno...
(paragrafo 166 del processo calabro)
(2ter).
Guglielmo,
nobile di Montalto, nel settembre del 1530, si recò a
Sant'Agata, pertinenza dello Stato di Bisignano in
Calabria Citra,
come esattore dei tributi per conto di Pietro Antonio
Sanseverino,
4° principe di Bisignano, la gente non riuscendo a
persuaderlo ad andarsene senza dare esecuzione del
mandato, lo minacciò pesantemente mettendolo in fuga
inseguendolo a mano armata, gridandogli mora, mora
(3).
Guglielmo, con Antonio d'Aragona, 4° duca di Montalto,
il quale ebbe significatoria di rilevio per il feudo il
27 maggio 1553
(4),
pattuì la permuta della
bagliva, scannaggio e gabella del pesce di Reggio
con diverse entrate fiscali che egli possedeva sulla
terra di Montalto. Con lettera della Regia Corte del 6
febbraio 1558 fu rilevato che l'onere fiscale relativo a
tali corpi feudali era dovuta da Elisabetta
Alimena, figlia ed erede di Guglielmo. Successivamente
la permuta sui corpi fiscali citati fu dichiarata nulla
per difetto di Regio Assenso, di conseguenza
ritornarono ad Antonio d'Aragona al quale successe
Maria, 5^ duchessa di Montalto, baronessa di Pietrapaola
e di San Morello, ebbe significatoria di rilevio il 6
settembre 1586, la quale sposando Francesco Moncada
(figlio del principe Cesare e di Luisa de Luna)
principe di Paternò, conte di Caltanissetta, ebbero per
figlio Antonio Moncada d'Aragona, 6° duca di Montalto,
la significatoria di rilevio risale al 4 febbraio 1612;
in danno di costui, ad istanza della sua creditrice
Vittoria Alimena, congiunta di Guglielmo ed
Elisabetta, furono venduti all'incanto, dal
Sacro Regio
Consiglio, i corpi feudali della bagliva,
scannaggio e gabella del pesce di Reggio.
Beatrice,
sposò Francesco
Mollo, figlio di Pamphilo, il quale si
stabilì a Montalto, dove il casato dei Mollo godette di
vari privilegi. Ascanio Mollo, fratello di Francesco,
nel 1555 fu nominato governatore di Cropani, terra in
Calabria Ultra,
dal citato Antonio d'Aragona, 4° duca di Montalto,
possessore di quella terra.
Porzia,
vissuta tra il Cinquecento ed il Seicento, figlia di
Simone,
sposò Daniele
d'Alessandro.
Lucio,
per volontà generale del parlamento, fu annoverato tra i
nobili cosentini nel 1569
(5). |
Ramo dei
baroni di Poligrone e marchesi di San Martino |
Alfonso
Alimena, nobile di Montalto (oggi Montalto Uffugo in
provincia di Cosenza), sposò la Irenea Giuranna,
baronessa di Poligroni o Policronio e Marri o Marrio,
col suffeudo Hypso o Gypso in
Calabria Citra, ubicato nel territorio di San
Pietro di Camastro, poi denominato Rocca di Neto
(Crotone) di pertinenza dello Stato di Cariati, la quale
era successa allo zio Francesco Giuranna di Cariati. |

Stemma Giuranna - Anno
1635 |

Stemma Giuranna su
dipinto della prima metà dell'Ottocento |
Arma Giuranna del 1635: d'azzurro, alla fascia
filettata d'oro caricata da tre stelle (6), accompagnata
in capo da una cometa e in punta da un montante e una
stella (6) poste in palo, il tutto d'argento.
Altra: troncato in fascia da tre filetti d'oro;
nel 1° d'azzurro alle lettere S.F.C. (Spes, Fides,
Charitas), nel 2° di rosso caricato di tre stelle d'oro,
nel 3° d'azzurro al crescente figurato d'argento, nel 4°
d'azzurro alla stella cometa ondeggiante in palo d'oro. |
Fabio
Alimena-Giuranna,
barone di Poligrone per successione a sua madre,
baronessa Irenea, aggiunse al proprio cognome quello di
sua madre, pagò il rilevio per il feudo nel 1609; nello
stesso anno acquistò da Maria d'Aragona, duchessa di
Montalto i
feudi
di Pietrapaola e San Morello
(sul versante Jonico della provincia di Cosenza, il
primo oggi comune omonimo, il secondo frazione del
comune di Scala Coeli), nel 1611 vendette il feudo di
San Morello a Giovanni Caligiuri, seguì il Regio
Assenso. Sposò Laudomia
Cavallo, figlia di Giovan Giacomo, patrizio
di Amantea ed ebbero per figli:
Alfonso,
i suoi figli
Marcello
e
Pompeo
furono ammessi nell'Ordine
di Malta come Cavalieri di Giustizia,
ammessi il 20 maggio 1597;
Lucio seniore
(†
1633), Cavaliere di Giustizia nell'Ordine
Gerosolimitano, ammesso nel 1590 con suo fratello
primogenito
Pietro Paolo
(Montalto, 1579) il quale successe nei feudi a suo
padre, perdette il feudo di Pietrapaola in quanto, su
istanza dei creditori, il Sacro Regio Consiglio lo mise
in vendita e fu acquistato nel 1612 da Vincenzo
Ruffo per 33.520 ducati. Sposò Livia
de
Guevara dei marchesi di Arpaia, ed ebbero per figli:
Geronimo;
Giacomo
(del ramo cadetto si descriverà di seguito, ed il
primogenito
Fabio
(Montalto, 1603), successe nel feudo di Poligrone e
Marri a suo padre, sposò a Montalto la baronessa di San
Martino Camilla
Rossi(† 28 ottobre 1687),
di Ottavio e di Beatrice
Rossi del Barone,
baronessa di San Martino, i capitoli matrimoniali
furono stipulati il 15 febbraio 1634, ebbero per figli
Lucio juniore,
ammesso nei Cavalieri di Malta nel 1663, con i quarti:
Alimena, de
Gennaro, Rossi, e
Rossi, Commendatore; ed
il primogenito
Alfonso,
erede dei feudi di Poligrone, Marri, e San Martino,
sposò Maria Luzzi-Bernaudo e generarono
Giuseppe
Antonio,
ammesso nei Cavalieri di Malta nel 1699, Commendatore di
Melfi; ed il primogenito
Francesco,
sposato a Vittoria Caivano ebbero per figlio
Pietro Paolo,
il quale successe nei feudi a suo nonno Alfonso in
quanto suo padre Francesco gli premorì, nel 1717
vendette il feudo di Poligrone e Marri col suffeudo di
Gypso a Tommaso
Rota, principe di Cerenzia, la principessa Ippolita
Rota lo portò in casa
Giannuzzi Savelli con gli altri feudi e titoli di
famiglia che lo detenne fino all'eversione (abolizione)
della feudalità nel 1806, successivamente fu parte
integrante del latifondo
Barracco.

Poligrone,
masseria, battuta di caccia ospitata dal barone
Barracco |
 |
Pietro Paolo con privilegio del 20 marzo 1730 ebbe
concesso dall'imperatore Carlo
VI d'Asburgo il titolo di marchese di San Martino e per i suoi eredi per maschi primogeniti; acquistò dal principe di
Tarsia la giurisdizione delle seconde e terze cause del
feudo di San Martino, con Regio Assenso del 28 maggio
1744; il 20 luglio 1756 fu aggregato al Sedile
Nobile di Cosenza (6),
sposò Orsola Dattilo dei
marchesi di Santa Caterina, ed ebbero per figli: Francesco (†
1759), 2° marchese di San Martino, come figlio
primogenito,
sposato ad Angela Maria
Castiglione Morelli
(n. 18 ottobre 1736), figlia di Giuseppe Domenico ed
Antonia Cavalcanti; Alfonso († 1768), 3° marchese di San
Martino per successione a suo fratello Francesco,
sposato a Teresa Giannuzzi Savelli, figlia di Odoardo II,
4° barone di Pietramala, e di Chiara Telesio; Giuseppe,
morto suo fratello Alfonso, avrebbe dovuto succedergli
ma rinunciò, sposò Laura Sambiase ed
ebbero per figlio Giacinto; e Raffaele (†
1775), Capitano, 4° marchese di San Martino, per
successione a suo fratello Alfonso e dopo la rinuncia di
Giuseppe, ebbe per figli, Alfonso, e Francesco
Paolo, 5° marchese di San Martino, il quale ebbe per
figlio Raffaele, Cavaliere Gerosolimitano,
ammesso nel 1820, i suoi figli furono: Francesco;
Alfonso (n. 5 aprile 1834) sposato nel 1860 a
Raffaella Mazziotti ebbero
per figli Francesco (n. 27 aprile 1862) ed Angelo
(n. 10 ottobre 1863),
Ferdinando
(n. 5 luglio 1837), Eugenio (n. 1° marzo 1845).
Giacinto, figlio di Giuseppe e cugino del
marchese Francesco Paolo, con sentenza in suo
favore del 27 novembre 1780, ottenne il titolo di
marchese di San Martino, confermata dal Regio Assenso
del 14 maggio 1792, prese intestazione il 16 ottobre
dello stesso anno, Cedolario 79, f. 461 t.
Giuseppe (1816 † 1873) figlio di Giacinto, ereditò il titolo di
marchese di San Martino, sposato a Maria Ricucci ebbero
per figli: i gemelli Antonio ed Attanasio
(nati, 2 giugno 1856), Attanasio successe nel titolo di
marchese di San Martino, sposato ad Emilia Selvaggi
hanno avuto come figlie Ida (n. 15 agosto 1888),
ed Adele, sposata il 2 giugno 1906 a Francesco
Berardi, con la loro morte si estinse il ramo principale
dei marchesi di San Martino; e Francesco (n.
1860), ha avuto come figli: Elettra, Marietta, Ermengarda, Umile,
e Giuseppe. |
Giacomo,
figlio ultrogenito del barone
Pietro Paolo
e di Livia de Guevara, sposò Isabella Luzzi
(7)
ed ebbero per figli
Pietro Paolo, e
Diego
che sposando Giovanna Luzzi generarono:
Giovanni,
ammesso nel 1699 nei Cavalieri di Malta con i quarti:
Alimena, Bernaudo, Luzzi, e Luzzi; ed il primogenito
Girolamo (Montalto, 25 aprile 1670),
Cavaliere di Malta, il 30 maggio 1706 sposò Anna
Barracco di Diego, patrizio di Cosenza, e di Violante
Cavalcanti dei baroni di Torano, ed ebbero
per figli:
Domenico
(Montalto, 17 agosto 1713) ammesso nei Cavalieri
Gerosolimitani nel 1732, Commendatore della Commenda
riunita di Santa Caterina di Bari, Ruvo e Bitonto,
Commendatore di San Martino in Drosi; ed
Antonio,
sposato ad Agata Cavalcanti dei baroni di Torano, ebbero
per figlio
Vincenzo
che sposando in prime nozze Carlotta Barracco generarono
Simone,
in seconde nozze sposò
Saveria
Alimena, figlia di
Pietro.
Il citato Pietro Paolo, fratello di Diego, ebbe per
figlio
Gaetano,
da cui
Pietro Paolo,
sposato a Lucrezia Mirabelli ebbero per figli, tra gli
altri,
Gaetano,
e
Melchiorre seniore (1768 † 1817),
sposato a Teresa Sacchini generarono:
Francesca,
Maria,
Antonia,
Eloisa,
Giulia,
Pietro,
Luigi,
Gaetano, e
Melchiorre
juniore, quest'ultimo ebbe per figlio
Gaetano, da cui
Francesco,
che ebbe per figlio
Gaetano. |

Frà Domenico
Alimena e Barracco, 1730, Commendatore di San Martino in
Drosi
Per gentile concessione del nobile Roberto
Bilotti Ruggi d'Aragona |

Simone Alimena,
figlio di Vincenzo
(di Antonio ed Agata Cavalcanti di Torano) e
Carlotta Barracco
Per gentile concessione del nobile
Roberto
Bilotti Ruggi d'Aragona |

Saveria
Alimena di Pietro, seconda moglie di Vincenzo
Alimena
Per gentile concessione del nobile
Roberto
Bilotti Ruggi d'Aragona |
Il citato Domenico (n. Montalto, 17 agosto 1713),
ammesso nei Cavalieri Gerosolimitani nel 1732, ebbe per
figlio Antonio,
sposato a Violante Barracco, figlia di Tommaso, patrizio
di Cosenza, e di Rosa Cavalcanti, ebbero per figli: Domenico, capostipite del ramo dei marchesi di Crucoli ed
Episcopia avendo sposato Giovanna Amalfitani, del quale
si descriverà di seguito; e Francesco
Maria (2 dicembre 1805 † 28 novembre 1861), sposato
in prime nozze a Maria Boscarano, ed in seconde nozze a
Catanzaro, il 31 dicembre 1851, a Maria Susanna ebbero
per figli: Francesco (Montalto, 1° aprile 1862, postumo † Girifalco,
1945); Stanislao (Catanzaro,
24 ottobre 1860 † Montalto, 1928), Cavaliere Mauriziano,
sposato nel mese di luglio del 1882 a Francesca Susanna
ebbero per figli, Maria (Montalto, 1883 † Cosenza, 1920), sposata ad Isidoro
Gentili, Giorgio (Montalto,
1884 † ivi, 1955), sposato a Federica Vitale, ebbero
discendenza, e
Guido (Montalto, 1887 † ivi,
1952), sposato ad Evelina Corbetta, ebbero discendenza;
ed il primogenito Ignazio (Montalto,
21 giugno 1859 † Cosenza, 1920), sposato a Catanzaro il
22 luglio 1882 con Agata Susanna ebbero per figli, Rodolfo (Montalto, 1883 † Roma, 1930), sposato nel 1910 a
Laura Pinnola,
Concetta (Montalto, 1884 † ivi, 1918), sposata a
Luigi Corvino, Fanny (Montalto, 1885 † Roma, 1971), sposata a Domenico
Marincola Tizzano, Valentina (Montalto, 1887 † Oriolo, 1953), sposata a
Francesco Acciardi, e Francesco (Montalto, 1900 † ivi, 1974), sposato a
Giuseppina Miceli dei baroni di Serradileo ed ebbero discendenza. |
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Francesco Alimena
(sp. Maria Susanna) con il figlio
Per gentile concessione del nobile
Roberto
Bilotti Ruggi d'Aragona |
Ramo dei marchesi di Crucoli ed Episcopia |
Giulio
Amalfitani
(†
1815)
(8), 7°
marchese di Crucoli, primogenito ed erede del marchese
Nicola e di Reale
della Porta,
figlia ed erede di Carlo, marchese di Episcopia, feudo
situato in Basilicata, alla quale successe dopo la sua
morte avvenuta il 4 maggio 1787. |
Arma
Amalfitani:
d'oro, a due cotisse di rosso su ciascuna un leone
passante, quello di sotto rovesciato, il tutto di rosso. |
Carlo Amalfitani (Crucoli,
1759 † ivi, 1840), Cavaliere Gerosolimitano, 8° marchese
di Crucoli, marchese di Episcopia, per successione a suo
fratello Giulio morto improle. Sposato a Nicoletta
Giannuzzi Savelli,
figlia di Ercole, 4° principe di Cerenzia, ebbero per
figli, tra gli altri, la primogenita Giovanna
Amalfitani (Napoli, 1808 † 1883), la quale sposò Domenico
Alimena [(Montalto, 19 marzo 1802 † 20 dicembre
1857) di Antonio, di Domenico, Cavaliere
Gerosolimitano ammesso nel 1732)], ebbero per figlio Vincenzo
Alimena (1831 † 1857), l'11 dicembre 1853 sposò a
Montalto Filomena della Cananea.
Vincenzo Amalfitani (1813 † 1895), fratello di
Giovanna, 9° marchese di Crucoli, marchese di Episcopia,
per successione a suo padre Carlo.
Domenico Alimena (1856 † 1913), figlio di
Vincenzo e di Filomena della Cananea, 10° marchese
di Crucoli, marchese di Episcopia, per
successione a Vincenzo Amalfitani, suo prozio, morto
improle, titoli riconosciuti con Decreto Ministeriale
del 10 agosto 1907; l'11 luglio 1883 a Cosenza aveva
sposato Amalia Spada (n. 14 dicembre 1855), non ebbero
prole.
Agnese Alimena (n. Montalto, 18 maggio 1858,
postuma), 11^ marchesa di Crucoli, marchesa di Episcopia,
per successione a suo fratello Domenico, morto improle.
Fu iscritta con questi titoli nell'Elenco Ufficiale
della Nobiltà Italiana. |
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Crucoli (Crotone) |
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Episcopia (Potenza) |

Albero genealogico
Alimena |
Altri membri che diedero lustro alla Famiglia |
Enea,
vissuto nel Cinquecento, aveva costituito a Cosenza una
notevole biblioteca nella quale aveva fatto confluire i
manoscritti lasciati da Flaminio Monaco,
Vescovo di Martirano.
Francesco, nato a Montalto, fu romanziere.
Gaetano, nato a Montalto, poeta, socio dell'Accademia
degli Inculti della sua città.
Livia, nata a Cosenza, vissuta nel Seicento,
sposò in prime nozze Domenico Badolato,
di Francesco e Lalla d'Aquino,
il loro figlio Domenico fu ammesso nei Cavalieri di
Malta, in seconde nozze sposò Ciccio Cavalcanti,
ed in terze nozze uomo di casa Lauro di
Amantea.
Pasquale, nato a Cosenza, visse nell'Ottocento,
fu economista.
Francesco (Cosenza, 1836 † ivi, 1902), figlio di Biagio e
Rachele Pettinati, avvocato, eletto Deputato nella XV
legislatura (1882-1886).
Bernardino (Cosenza, 1861 † Modena, 1915), figlio
del precedente, laureato a Napoli nel 1885, docente di
Procedura Penale a Napoli dal 1890 al 1898, l'anno
successivo fu chiamato a Cagliari, dopo un anno fu
chiamato a Modena dove insegnò fino alla morte. Nel 1889
fu il primo Sindaco eletto di Cosenza. Il governo
francese lo insignì dell'Ordine dell'Accademia, ebbe la
nomina a Consigliere Giurista dell'Ambasciata presso il
Re d'Italia; il Re del Portogallo gli conferì il
Cavalierato dell'Ordine di Cristo, il Re Umberto I
quello dei Santi Maurizio e Lazzaro. Sposò Maria Zumbini,
nipote del critico letterario Bonaventura Zumbini
(Pietrafitta, 1836 † Portici, 1916).
Francesco (1889 † 1949), figlio di Bernardino, fu
docente di diritto in diverse città,
sposato a Gina Serra, figlia del medico Ludovico, ha
avuto come figlio Bernardino, avvocato, il quale
ha avuto come figlio, tra gli altri, Francesco. |

San Francesco benedice e consegna le
candele a Nicola Conclubet conte di Arena
e ad altri cavalieri a Paterno a difesa dell'attacco
turco - L. Giordano, olio su tela
Per gentile concessione del nobile Roberto
Bilotti Ruggi d'Aragona |
 |
 |
 |
 |
_________________
Note:
(1) - Lo scudo con la scritta CHARITAS è lo
stemma dell'Ordine Francescano dei Minimi fondati da San
Francesco di Paola, al quale in contemplazione apparve
l’Arcangelo Michele, con uno scudo nelle mani come sole
splendente ed al centro di esso la scritta a caratteri
d’oro CHARITAS,
l'Arcangelo porgendogli lo scudo gli
raccomanda di farne lo stemma del proprio ordine:
Francisce, haec
erunt insignia tui Ordinis.
(2) -
Gustavo Valente, pagg. 127/132
in “Dizionario bibliografico biografico geografico
storico della Calabria” Vol.I, Frama Sud 1989.
(2bis)
- Covella, succeduta a sua sorella Polissena Ruffo (†
Cariati, 1420), 6^ contessa di Montalto; Paola faceva
parte della Contea di Montalto in quanto unitamente a
Fuscaldo erano stati portati nel patrimonio di famiglia
da Giovanna
Sanseverino,
sposata a Carlo I Ruffo, 3° conte di Montalto. A
Polissena Ruffo il 7 aprile 1417 la
regina Giovanna II
aveva concesso la Capitania di Rossano, gli successe sua
sorella Covella, con l'avvento degli aragonesi comprò,
il 7 luglio 1443, lo Stato di Rossano per il prezzo di
7.000 ducati sul quale ottenne dal
re Alfonso I
d'Aragona detto il
magnanimo il titolo di principessa.
(2ter) - Roberto Bilotti e Giancarlo
Gualtieri in “S. Francesco di Paola, nel 50° della
proclamazione a protettore della Calabria 1962-2012”,
pagg. 8-9. Palazzo dei Bruzi Cosenza.
(3)- Gustavo Valente pag.190 in “Storia della
Calabria nell'età moderna”, Vo.I, Frama Sud, 1980 .
(4) - Il duca Antonio
d'Aragona era successo a suo fratello Pietro, 3° duca di
Montalto, questo feudo era stato assegnato, il 27 maggio
1507, da
re Ferdinando III
d'Aragona detto il Cattolico, unitamente alla
bagliva, scannaggio e gabella del pesce di Reggio (oggi
Reggio Calabria) a Ferdinando d'Aragona, figlio naturale
di re Ferdinando I d'Aragona avuto con Diana
Guardato,
1° duca dello Stato di Montalto, in cambio di Caiazzo
che il re restituì, per onorare il trattato di Blois, a
Roberto Ambrogio Sanseverino figlio di Giovan Francesco.
(5)- Luigi
Palmieri
Vol. II pag. 48 in “Cosenza e le sue Famiglie attraverso
testi atti e manoscritti”, Pellegrini Editore 1999.
(6) - Le famiglie del Sedile
in quel momento storico erano:
Abenante,
Andreotti,
d'Aquino,
Barracco, Biscardi,
Bombini,
Caselli,
Castiglione Morelli,
Cavalcanti,
Contestabile Ciacco,
Dattilo,
Ferrari,
Firrao,
Gaeta del Leone,
Gaeta della Stella,
Garofalo,
Mangone,
de Matera,
Migliaresi,
Parisio,
Pascale,
Passalacqua,
Quattromani,
Rossi,
Sambiase,
Schinosi,
Sersale,
Spiriti,
Spadafora,
di Tarsia,
Telesio,
Tirelli,
Toscano; aggregarono, in quella data, oltre Pietro Paolo
Alimena i nobili: Vincenzo Maria Saverio
Caputo,
duca di Torano; Biagio Caputo, fratello minore del duca
Vincenzo Maria Saverio, altro fratello Domenico Caputo,
religioso; Antonio Caputo, sacerdote, padrino dei
fratelli minorenni; Odoardo Giannuzzi Savelli, barone di
Pietramala; Ercole Giannuzzi Savelli Rota, principe di
Cerenzia; Emilio Giannuzzi Savelli, sacerdote; Giuseppe
Guzzolini,
barone di Cervicati; Domenico
de Majo di Ignazio; Frà don Francesco e Frà don
Giuseppe de Majo. Vincenzo Antonio Tucci L'elezione
dei rappresentanti locali in un'Università demaniale del
XVIII secolo. Il caso Cosenza, in “Deputazione di
Storia Patria per la Calabria" Rivista Storica Calabrese
n.s., a. XXVII (2006) n.1-2.
(7) - Antica famiglia nobile
di Bisignano, era stata ricevuta nell'Ordine
Gerosolimitano nel 1589 con Frà Mario, con i quarti:
Luzzi, Loyse, Valentoni e Rende.
(8) - Famiglia nobile di
Crotone godente nel Seggio di San Diogini dal
Quattrocento, Jacopo Amalfitani, acquistò la terra di
Crucoli per 73.000 ducati da Giacomo d'Aquino, fratello
di Cesare, 2° principe di Castiglione, con Regio Assenso
del 16 novembre 1648, suo figlio ed erede Diego, con
privilegio di
re
Filippo IV d'Asburgo-Spagna, dato a Madrid il
23 dicembre 1649, esecutoriato nel Regno il 12 aprile
1650, ebbe concesso il titolo di marchese di Crucoli.
_________________
Bibliografia:
- Gustavo Valente “Il Sovrano Ordine di
Malta e la Calabria”, La Ruffa Editore, 1996.
- Mario Pellicano Castagna “Processi ai Cavalieri
Gerosolimitani Calabresi”, Frama Sud, 1978.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” Voll. II-III-IV; a cura
di Umberto
Ferrari, Editrice
C.B.C. 1996 - 2002.
- Mario Pellicano Castagna “Le ultime
intestazioni feudali in Calabria”; Effe Emme, 1978.
- Berardo Candida Gonzaga, “Memorie delle famiglie
nobili delle Province Meridionali d’Italia”, Napoli,
1875.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Elenco dei
Cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di
Gerusalemme”, Napoli 1897.
- L'Araldo “Almanacco Nobiliare del
Napoletano 1915”, Enrico Detken, libraio editore, Napoli
1895, 1914.
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