
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Ferri de Pegnalver |
Pagina realizzata dal
legittimo
discendente
Nobile
Prof. Claudio Ferri
"Per rivivere le vicende e onorare la memoria dei
propri avi". |
Arma:
d'azzurro ai due falchi, poggianti su un terrazzo, in atto di battere
l'incudine con due martelli di nero, manicati d'oro, accompagnati nel
capo da tre stelle di sei raggi e da due colombe, volanti e affrontate,
una sotto la stella del canton destro e l'altra sotto quella del canton
sinistro del capo, il tutto d'oro.
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© Stemma Famiglia Ferri de Pegnalver
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La Famiglia
Ferri nasce, secondo Edouard de Magny(1)
dalla famiglia nobile di origine
normanna di nome Ferrè des Ferris.
Un discendende di quella famiglia
diede origine al ramo italiano della famiglia, partecipando alla
Crociata contro gli Albigesi negli anni 1209-1299. Infatti, giunto
in Italia e qui ridotto in prigionia per ignoti motivi, il Ferrè
avrebbe volontariamente modificato le armi della propria famiglia
(tre ferri di cavallo posti due sopra uno) in tre anelli d'oro posti
nello stesso modo su fondo rosso, per simboleggiare con i tre anelli
proprio i lunghi anni passati in prigionia. |
Il
genealogista francese Pierre Ferry de Fontnouvelle concorda con
l’origine normanna della famiglia Ferri e, dai Ferrè des Ferris, fa
discendere Giovanni Ferri, scudiero, nato nell’anno 1333 nella
diocesi di Nola (località Lantea). Il figlio di Giovanni, Nicola,
anch’esso scudiero, ebbe due figli, Perrin, che rimase a Lantea, e
Benoit, che seguì
Renato
D’Angiò in Provenza in seguito ai noti fatti conseguenti allo
scontro con
Alfonso
d’Aragona. Benedetto divenne in seguito coppiere del Re ed
ufficiale della Real Casa e la sua discendenza rimase in Francia.
Per quanto attiene l’Italia, i Ferri (ormai il cognome è stabilmente
riportato come tale, con qualche documento in cui si può ritrovare
però il nome Ferre oppure Fero) risiedettero stabilmente
nell’attuale Campania, ove erano giunti nel XIII secolo, fino ad
accumulare nei secoli diversi possedimenti, soprattutto nella zona
di Auletta, in
Principato Citra, piccolo centro della provincia di Salerno, ma
prossimo alla Lucania. Da alcuni documenti è possibile risalire con
sufficiente chiarezza dall’atto di nascita di Innocenzio Ferri
(1658) fino al 1767, quando il Ministro Generale Fratel Priore
Stefano (1767) ringrazia per iscritto Don Filippo, Don Leonzio,
Don Gateano e Donna Anna Rufina Ferri per i benefici ottenuti.
Don Leonzio, in particolare, intraprese la carriera giuridica e, da
un atto datato 6 Novembre 1771, risulta essere stato Avvocato
straordinario di un imprecisato Pio Luogo retto dal
Duca di Vietri. |

Auletta (SA), famosa per le Grotte dell'acqua
e le Grotte della Signora.
Fu feudo delle famiglie nobili dei
Gesualdo e dei
di
Gennaro. |
In alcuni atti
giudiziari successivi (datati 1783-1789), Don Leonzio Ferri figura
come avvocato difensore della città di Napoli, ad esempio nei
confronti della città di Aversa, oppure di altri organi come il
Regio Portolano. Il fratello di Leonzio, Gaetano, esercitò la stessa professione, divenendo
Avvocato ordinario, giudice e deputato della città di Napoli. In un
documento datato 28 ottobre 1802, Don Gaetano Ferri viene richiamato
come Avvocato dell’Ambasciata e della Nazione Spagnola presso la Real Corte di Napoli. |
Nel 1780 fu istituito a Napoli, per la prima volta nel Mondo,
il
primo Albo degli Avvocati elaborato dal legislatore del Regno di
Napoli, il cui originale è conservato all’Archivio di Stato di
Napoli; tra gli iscritti figurano, tra gli altri,
Giuseppe e Leonzio Ferri, Bellissario
de
Bellis e Michelangelo
Cianciulli (Avvocati censori), Alessio del
Pozzo, Carlo
Mastellone, Cesare
Coppola, Cesare
della Ratta,
Domenico
Ciccarelli, Ermenegildo
Albani, Filippo Sabatini
d’Anfora, Francesco
d’Alitto, Francesco e Nicola
Carrano,
Francesco
Daniele, Giuseppe
Cavallo,
Giuseppe e Nicandro
Riccardi, Giuseppe Domenico
Longo, Matteo
Caravita, Michele
Basile, Nicola
Cito, Nicola Luigi e Vincenzo
Mancini, Pasquale
d’Auria, Trojano
Petra, ed altri. |

© Napoli - Albo degli Avvocati del 1780. |
La carriera giuridica fu intrapresa poi anche da Ferdinando Ferri,
nominato auditore nella Provincia Aquilana nel nominato
sottintendente del Distretto di Pozzuoli, carica che fu riconfermata
dopo la restaurazione e, anzi, elevata prima a quella di Consigliere
della Gran Corte dei Conti del regno Borbonico e infine, il 31
gennaio del 1832, a quella di Vice Presidente della prima camera
della Gran Corte.
Nel 1841, Don
Ferdinando assumeva ad interim la Direzione del Ministero e della
Real Segreteria di Stato delle Finanze, divenendo nello stesso anno
Ministro Segretario di Stato. Da tale carica, Don Ferdinando chiese
di ritirarsi nel 1847. Il Re, dopo alcuni rifiuti, acconsentì al
ritiro, lasciandogli però la carica di Presidente della Gran Corte
dei Conti, che venne retta da Don Ferdinando fino al definitivo
pensionamento, avvenuto nel 1848. |

© Napoli - Busto di don Ferdinando
Ferri |
Di Ferdinando rimane noto soprattutto il suo coinvolgimento nella
congiura dei Baccher del 1799 e la relazione sentimentale che lo
legò a Luisa Sanfelice. Per i fatti storici di quella rivoluzione, a
proposito, si possono leggere numerosi testi, tra cui gli scritti di
Benedetto Croce (Edizione La Terza). Da questi, si evince come il
giovane Ferdinando fosse un acceso repubblicano, tanto da fondare e
quindi comandare i celebri battaglioni dei volontari della morte.
Per questo venne condannato ad otto anni di carcere ed all'esilio,
che scontò a Marsiglia.
Come spesso succede ai giovani, nel tempo le
idee accese di Ferdinando si stemperarono e, tornato a Napoli,
divenne con il tempo sempre più fedele ai Borbone, come sopra
precisato. Di Ferdinando Ferri, in particolare, si è scritto - da
parte di alcuni storici poco documentati - di un suo presunto
coinvolgimento nell’identificazione di Luisa de Molina, moglie del
cadetto Andrea
Sanfelice, come anima
della
rivoluzione del 1799 e quindi, nel suo arresto fatale.
Tuttavia, è ben noto a chi conosca i documenti come egli, invece, fu
della denuncia della Sanfelice assolutamente incolpevole (altri,
infatti, che qui non è il caso di nominare, denunziarono la povera
Luisa). Il suo spirito antiborbonico, anzi, era sincero (come
testimonia la pena inflittagli e l’esilio) come pure lo fu nei
decenni successivi il lento ripensamento, che lo portò a divenire
gradualmente filo borbonico.
Nella quarta cappella a sinistra della Chiesa dei Turchini di Napoli
vi è la tomba di Don Fedinando Ferri.
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© Napoli - Cappella Ferri |

© Napoli - Epitaffio in ricordo di
don Ferdinando Ferri |
Le fortune economiche della Famiglia Ferri
declinarono nettamente con le difficoltà del regno Borbonico. Ciò
anche per l’avversione anti-italiana della Famiglia Ferri e di Donna
Chiara de Pegnalver, moglie di Don Ferdinando e discendente della
famiglia spagnola(2) venuta in Italia al seguito dell'Imperatore
Carlo V
d'Asburgo-Spagna
e qui rimasta. Don Gaetano de Pegnalver
e don Emmanuele de Pegnalver, entrambi colonnelli in seconda
dell'esercito borbonico,
con Real Decreto del
7 ottobre 1819 furono nominati Cavalieri di diritto del
Real Ordine
di S. Giorgio della Riunione. Tale
fedeltà borbonica fu premiata nel 1864, quando re
Francesco II emanò il
Reale Rescritto (Archivio di Stato di Napoli, Sezione Diplomatica,
Archivio Borbonico: Reali Decreti emanati dall’8 settembre 1860 al
13 luglio 1865) con cui conferiva a Don Filippo Ferri il
titolo di
Marchese, trasmissibile in perpetuo secondo le leggi del Regno. Il
4 luglio 1868, il Re concedeva con un atto ufficiale (reperibile in
Archivio, n.847) a Donna Chiara la grazia che “possan i figli di Lei
aggiungere al cognome paterno quello
di Pegnalver”.
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©
Ritratto di don Ferdinando Ferri
con
le onorificenze di
Cav. Gr. Croce del
R. Ordine di Francesco I
e
Cav. Gr. Croce del Reale Imperiale Ordine Brasiliano della Rosa. |
Malgrado le difficoltà iniziali – successive all’unità di Italia ed
all’avversione allo stato italiano – la famiglia Ferri, ora
Ferri de Pegnalver, riuscì a
ricostruire grazie alla carriera giuridica una certa fortuna. Il 4
aprile 1880 la Famiglia Ferri de Pegnalver fu ascritta – fuori
seggio – al
Real Monte Manso, al quale risultano tutt’ora aggregati i
discendenti. Tale discendenza, in particolare, nacque dall’unione
del Marchese Claudio Ferri de Pegnalver con Livia
della Posta
dei Duchi di Civitella. Dal figlio di Claudio, Ferdinando, che sposò
Maria Rosano, figlia del Ministro Giolittiano Pietro, nacquero
Mario, Claudio, Pietro, Livia Francesca e
Filippo. Dal Marchese Claudio, illustre figura di Avvocato,
Docente Universitario ed antifascista napoletano, in particolare,
grazie ai figli Alessandro ed Arnaldo hanno origine gli attuali
discendenti della famiglia, residenti in Roma. |

© Roma - busto di Donna Maria bisnonna di
Claudio Ferri |

© Napoli - lastra sepolcrale di Ferdinando
Ferri |
Ancora oggi, quando si
parla dei personaggi che hanno dato lustro a Napoli ed al Regno di
Napoli, la famiglia dei Marchesi Ferri de Pegnalver viene ricordata
nelle
conferenze che hanno per
tema la storia e l'araldica. |

© Napoli - Castel Nuovo - arma dei Ferri de
Pegnalver |
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Note:
1) - “Nobiliaire de Normandie”
(1864)
2) - Diploma nobiliare della regina
Giovanna datato 1536
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