Questa famiglia è antica della Città di Ravello della
fertilissima non meno di Nobiltà che di cose necessarie all’uso
umano costiera d’Amalfi da tempo in tempo si trapiantarono alcuni
Rami di essa dalla loro originaria Città in questa di Napoli nella
quale fu ammessa a godere le prerogative fra le altre Nobili del
Seggio di Nido, e ciò stimo seguisse sin dal Regnare de Re Angioini,
poichè negl’ultimi anni di Giovanna prima si legge ANTONELLO FREZZA
per uno della Piazza di Nido come anche di NICOLO' in tempo de quali Rè si leggono ne registri della Regia Zecca onorate memorie di
alcuni personaggi di essa, ma non cospicua ed Illustre non avendo
sormontati il grado di Gentiluomini di Seggi, ed essendo la maggior
parte di essi poveri di beni di fortuna si sono applicati alla
scienza Legale, così nei tempi antichi, come in quei anni più
vicini, e tralasciando l’antiche de quali se ne leggono infiniti nei
detti Registri, come di FRANCESCO ed ANDREA nell’Abruzzo in tempo di
Carlo I di NICOLO' Regio Consigliere, ed Avvocato de poveri, a tempo
de Durazzeschi, ed Aragonesi, poi a, tempo più vicino cià sin dal
tempo del Regnare de Rè Austriaci, si ha memoria d’ANTONIO anco
giuriconsulto, del quale volendo tessere Genealogia sino a tempi
presenti. Dico che da lui nacquero due figliuoli, cioè quel CALAMARINO, che fù Regio Consigliere, e scrisse quel famoso trattato
de Sub Feudis, e CARLO da CALAMARINO e da Luisa Scattaretica Nobile
Salernitana sua moglie, nacque fra gl’altri figliuoli DEZIO il quale
si fè Padre di MARINO, e di FABIO che fù Duca di Castro, con
Giovanna Vncenza
Macedonio; MARINO con Donna Ippolita
Orsini de Conti
di Piacentro e poi d’Oppido, procreò due figliuole quali furono
Donna ELVINA, e Donna MARIA. Donna ELVINA ebbe tre mariti, il primo
fu Don FABIO Duca di Castro suo Zio Carnale, col quale non fè figli,
il 2° fu Alessandro Pallavicino Nobile Genovese, con il quale generò
alcuni figliuoli, fra quali Don Carlo Pallavicino, che si fe sposo
di Donna Laura
Pignatello de Duchi di Montecalvo, e fù Capitano
della Guardia, di Don Pietro, e del Cardinale d’Aragona fratelli
ambi Vicerè di Napoli, ed il 3° fù Don Francesco
Toraldo Principe di
Massa, e Maestro di Campo Generale di
Filippo IV in Spagna, che poi
fu miseramente ammazzato nel 1647 dal tumultuante Popolo di Napoli
che l’aveva eletto per suo Capitano Generale, e con questo suo 3°
marito una sola figlia maritata in Napoli al Reggente Don
Melchiorre de Navarra e Cavaliere dell’abito d’Alcantara, il quale
poi fu Vicerè d’Aragona, ed ultimamente ha esercitato la Carica
medesima del Regno del Perù. Donna MARIA sorella di detta ELVINA, ebbe
anco ella due mariti, il primo fu Giovanni Battista reggente del
Seggio di Montagna famiglia oggi estinta, ed il 2° Ri Francesco
Macedonio del Seggio di Porto.
Da CARLO 2°
figliuolo d’ANTONIO, e fratello di MARINO Regio Consigliero, ebbe
per moglie Delia
Dentice di quei della Stella, e con essa procreò
CARLO, ed ANDREA. CARLO si casò con Beatrice
Pignone, dalla quale
oltre due maschi, che furono religiosi Teatini, ebbe anco due
femmine una chiamata COSTANZA maritata a Dezio Favilla Duca di
Presenzano, e l’altra Donna ANNA, ad Alessandro Cortese povero gentil
uomo, di Sorrento, e vaglia a dire il vero ambedue queste sorelle
furono poco riguardevoli della loro pudicizia. ANDREA fratello di
CARLO fu anche egli Dottore di Legge, ed ebbe due mogli, la prima di
casa Sellarulo nobile Beneventana, che li portò in dote comodità di
viveri, essendo egli come i più della sua famiglia povero di beni di
fortuna, con la quale fra gl’altri fè CESARE detto Ceccio, e
CHIARA,
la 2° fù Vittoria Massaniello de Marchesi della Teana, con la quale
fe un altra figliuola chiamata FELICE. Queste due sorelle ancora
sono state poco pudiche, benchè assai belle di corpo, perchè CHIARA
essendo stata per la sua bellezza presa in moglie da Andrea
Villano,
de Marchesi della Polla, e poi morto costui da Don Carlo
Pinelli
fratello di Cosmo Duca della Celenza, che la condusse nella Città di
Monteleone in Calabria, dove stette alcuni anni al governo di quello
Stato ove mentre il suo Marito dava col suo talento, e giudizio
soddisfazione a quei Popoli, la moglie con la bellezza la dava al
Duca Fabrizio che era rimasto vedovo di Geronima Pignatello sua
Moglie, ed essendo rimasta CHIARA vedova la 2° volta, per la morte
ivi seguita del Pinelli, la tenne il Duca sotto la sua protezione in
Monteleone per molti anni, ma essendo il Duca nel 1664 venuto a
morte, non avendo CHIARA più che fare in quelle parti, se ne tornò
in Napoli ma molto avanzata in età.
FELICE sua sorella fu moglie
prima di Geronimo Sicarra nobilissimo Cavaliere, il quale essendo
Governatore della Città di Cosenza vi condusse la moglie ove tenendo
ridotto di Gioco in Casa, come soglion fare i Governatori ci andava
spesso Biase Oriolo Precettore della Provincia, ed essendo bell’uomo
e quella poco pudica, facilmente si accesero d’impudico Amore quale
poi terminò co le nozze di detto Oriolo, seguita per la morte del
Sicarra quali si fecero nella terra di Rende, ove dopo la morte del
Sicarra si era FELICE ridotta dentro un Monastero di detta terra
per dar Colore alla sua finta onestà, e dopo morto alcuni anni l’Oriolo,
passò alle 3e nozze col Don Giuseppe Correale di famiglia Civile, ma
non de nobili di Sorrento.
CESARE loro fratello
ebbe tre mogli la prima fù di Casa
Scondito, e vedovo di costei
passò alle 2e nozze con una Spagnuola di Casa
d’Avolos, e morta anco
costei prese la 3a quale fò Maria Amendola figlia di Giovanni
Battista Presidente di Camera, che era rimasta vedova del
Duca di Pescolanciano in Apruzzo di Casa Alessandro, nè con la prima, nè con
la 3 fè figliuoli, ma con la 2a fè due maschi, cioè Don ANDREA e Don
PIETRO a quali due si ristringe tutta la Famiglia, essendo in Ravello pochi anni sono un altro Ramo di essa, Don ANDREA ha fatto
il suo domicilio nella Città di Tropea in Calabria dove ha preso
moglie, e fatto figli. Don PIETRO suddetto si è congiunto in
matrimonio qui in Napoli con Dorotea Giordano figlia di Carlo che fù
Mercante, e Credenziero della Dogana di Napoli la quale fù vedova di
Michele Santi Barba della Città di Venafro, e l’ha portato ricca
dote. |