Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.   
 

  Cappella della Natività detta anche del Presepe


Nel Cappelone del Crocifisso (vedi Pantheon famiglia Carafa) della Basilica di San Domenico Maggiore in Napoli, già San Michele Arcangelo a Morfisa, vi è la cappella della Natività detta anche del Presepe.
La chiesa, eretta dai domenicani (1283-1324), in forme gotiche, fu arricchita dalle committenze dei nobili del Seggio di Nido, cui era delegata l’amministrazione della zona.
Fu un importante Centro di Studi e la biblioteca fu una delle prime nella Capitale ad essere aperta al pubblico; vi insegnò San Tommaso D’Aquino († 1274) e, fra i più insigni alunni, si ricordano l’umanista Gioviano Pontano (1429 1503), Giovan Battista della Porta (1535 † 1615),  Giordano Bruno (1548 1600), Giambattista Marino (1569 † 1625), Giovan Battista Manso (Napoli, 1569 † ivi, 1645), Giuseppe Campanile († 1674).
Nel 1507 Pietro Belvedere scolpì 28 statue lignee: la Vergine, S. Giuseppe,  il Bambin Gesù, 2 Pastori, 12 animali e 11 Angeli (oggi si può ammirare la Sacra Famiglia con il bue e l’asinello) per la grotta realizzata, con pietre provenienti da Gerusalemme, nella predetta cappella del Presepe, abbellita con affreschi  incentrati sul tema della Nascita.

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© Napoli - la grotta con le statue realizzate da Pietro Belvedere nel 1507

In questo luogo il padre domenicano Alfonso da Maddaloni era solito pregare e meditare; nel 1606 cadde in estasi ed ebbe la visione dell’Annunciazione, magistralmente descritta col dipinto di Fabrizio Santafede (~1560†1624): l'Arcangelo Gabriele svela a Maria il disegno originario partito da Dio Padre con l’invio del Figlio carico  della croce Salvifica e l’opera dello Spirito Santo per una degna dimora del Figlio nel grembo verginale della Vergine.
Padre Alfonso aveva tra le mani il vangelo e stava leggendo un versetto di Luca (2,7) "...lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perchè per loro non c'era posto nell'albergo."; sulla pagina vide il numero nove che prima non c'era.
Per il Reverendo il messaggio era chiaro: diffondere la novena (periodo di nove giorni consecutivi in cui si ripetono funzioni religiose per prepararsi ad una ricorrenza solenne o per ottenere da Dio grazie speciali) del Santo Natale; l’uomo doveva essere pronto ad accogliere nel proprio cuore Gesù Bambino e recarsi a pregare per nove giorni consecutivi nella Basilica di Napoli, in compenso la sua anima non sarebbe mai intaccata dalle forze del Male.

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© Napoli - L'Annunciazione di Fabrizio Santafede

Grazie ad Alfonso iniziò la prima novena che ben presto si diffuse nelle altre chiese della città e del Regno.
Nello stesso anno fu composta la prima “Novena di Natale” e nel 1725 Fra’ Carmine Giordano scrisse la “Ninna nanna al bambinello” o “Pastorale di S. Domenico”, una composizione sacra scritta per essere eseguita nella Basilica di S. Domenico Maggiore durante il periodo natalizio, della quale è ancora oggi eseguita solo l’aria pastorale “Dormi Benigne Jesu”.
Il Giordano ebbe contatti con Sant’Alfonso de’ Liguori (1696 1787) autore della più celebre “Quanno nascette Ninno”.
Il presepe,
dal latino praesepe o praesepium vuol dire "mangiatoia", rappresentazione della Natività, allora prerogativa di uomini ricchi, si diffuse in tutte le famiglie, anche le più povere, principalmente con lo scopo di insegnare ai piccoli il Verbo di Dio.
In precedenza, il presepe veniva allestito dai nobili, con statue vestite con tessuti pregiati e agghindate con gioielli, perle e pietre preziose.

Nel 1324 ad Amalfi esisteva una cappella del presepe di casa d'Alagno.

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© Napoli - presepe di marmo del 1475 di Antonio Rossellino

Nel 1532 fu realizzato per il nobile Matteo Mastrogiudice da Sorrento un presepe con pastori in terracotta dipinta.
Nella prima metà del 1600 Michele Perrone fu noto per le sue sculture lignee, altrettanto bravi furono i suoi fratelli Aniello e Donato.
Nel 1700 il principe di Ischitella Emanuele Pinto fu un grande collezionista di presepi, ne aveva di ogni materiale e disposti in ogni stanza del suo palazzo; ricevette la visita della Viceregina austriaca che restò incantata dal magnifico corteo dei Re Magi.  
Re Carlo III partecipava personalmente alla realizzazione e vestizione di pastori del presepe del palazzo reale, coinvolgendo famiglia e corte. Salito al trono di Spagna, portò con sé un grandissimo presepe e artigiani napoletani, dando così inizio anche in Spagna ad una tradizione d'arte presepiale.


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