
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Toraldo |
Arma: d’oro con lo scudetto di
verde, a forma di foglia, collina o monte a cinque cime
(rappresentano il dominio di Toraldo),
caricato di un leone d'argento, attraversato da un lambello
rosso a tre pendenti. |

© Stemma Famiglia Toraldo |
La
famiglia Toraldo giunse in Italia dalla Germania al seguito
degli Svevi: infatti il nome Toraldo deriva dal Tedesco
“tor” ovvero grande porta e “alte” ovvero vecchio, che sta
per guardiano. Fu
ascritta al Patriziato napoletano del
Seggio di Nido, e i
suoi componenti ricoprirono alte cariche in campo
militare, civile ed ecclesiastico.
Dalle scritture, i primi cavalieri risalgono all’inizio del
XIII secolo con Filippo, Landolfo e Giovanni;
Niccolò fu il
primo Signore di Toraldo nell’anno 1324.
Durante il regno di
re Ladislao
di Durazzo, la
ricchezza, potenza e prestigio del casato aumentò con
Antonio e Angelo, il primo nominato nel 1388 Luogotenente
del
Grand’Ammirante e il
secondo nominato nel 1397 Luogotenente del
Gran Camerlengo.
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© Napoli - cavalieri aragonesi |
Luigi, per aver fedelmente servito con le
armi
re Ferdinando I d’Aragona, ricoprì la carica di
Marescalco del Regno ed
ottenne vari casali tra cui Cerinola (CE) e Casola (NA).
Giovanni di Toraldo nel 1494, in rappresentanza dei nobili
del sedile di Nido, accolse re Alfonso II d'Aragona al suo
ingresso in città e prestò giuramento di fedeltà.
Gaspare fu il primo marchese di Polignano (BA)
e, per la sua abilità militare e per le gesta
eroiche compiute col grado di capitano, ebbe nel 1501 in
dono da re Federico I d'Aragona, vasti possedimenti in terra
di
Capitanata.
Francesco fu il primo barone di Badolato (CZ) nel 1567 e
ardimentoso capitano di marina nella guerra contro i Turchi.
Il secondo marchese di Polignano, Don Vincenzo Toraldo,
presenziò a Bologna all’incoronazione dell’imperatore
Carlo V d'Asburgo-Austria. |
Nel 1537 Vincenzo Toraldo, marchese di Polignano, sfidò a
duello Ferrante
Sanseverino,
principe di Salerno, che lo fece arrestare per aver violato
una severa prammatica che proibiva i duelli (B.Croce -
Duelli nel Seicento, in Curiosità storiche - pagg. 153-157).
Il principe, non ancora soddisfatto, ritenendo la sfida
giunta da un titolato inferiore, fece uccidere il marchese
da un suo uomo appostato con l'archibugio dinanzi al carcere
della Vicaria.
Gaspero Toraldo fu il 4° Barone di Badolato e
Signore di Ischia.
In
occasione della
Battaglia di Lepanto,
nella quale il 7 Ottobre 1571 la Lega Santa sconfisse la
flotta turca, egli adunò duemila uomini in soli quindici
giorni e vi prese parte con i gradi di colonnello;
nel 1574 fu nominato Giustiziere della
Capitanata.
Don Francesco partecipò alla guerra in Catalogna col grado
di generale, ebbe in donò per i servigi resi, la città di
Massa Lubrense (NA) e il titolo di principe di Massa; fu nominato
membro del
Consiglio Collaterale di Napoli nel 1647 durante
i moti (rivoluzione di Masaniello)
per guidare il popolo ma, avendo parteggiato segretamente
per il sovrano, fu sommariamente processato e condannato a
morte dal popolo nell’ottobre dello stesso anno. |
Da secoli si tramanda oralmente il racconto, narrato anche
da Matilde Serao, delle tre figlie del barone Toraldo,
nobile iscritto al Patriziato del Seggio di Nido, e di Donna
Gaetana Scauro, di alto lignaggio.
Donna Regina, Donna Albina e Donna Romita divennero orfane
nel 1320 rispettivamente all’età di 19, 17 e 15 anni; tutte
e tre di eccezionale bellezza. La maggiore delle sorelle,
suo malgrado, divenne l’erede di un enorme fortuna, la
rappresentante di un illustre casato, con privilegi e
doveri; la custode della gloria e del sangue aristocratico.
Nella grande sala baronale, riceveva gli amministratori dei
suoi fondi e, successivamente, i popolani che chiedevano
giustizia, avendo sempre accanto lo scettro baronale,
impreziosito di zaffiri, rubini e smeraldi; doveva mostrarsi
severa, inflessibile, ogni parola doveva risuonare come un
ordine e, come il suo viso, anche il cuore si induriva.
Nei momenti liberi, apriva lo scrigno dove
erano custodite le insegne del suo grado ed i gioielli, e
leggeva il libro di famiglia dove erano
scritte le imprese memorabili dei suoi antenati, in lei aumentava il
senso del dovere, il rispetto delle tradizioni, il culto del
nome del casato. |

© Sala
baronale o delle armi |

© Napoli - chiesa Santa Maria Donnaregina
Nuova,
oggi Museo Diocesano |
La seconda sorella, Donna
Albina, chiamata così per i suoi capelli color cenere, quasi
bianchi, occupava il tempo dedicandosi ai ricami e agli arazzi,
istruiva le lavoratrici all’utilizzo dei telai.
Era lei che dava calore, allegria e luminosità alle sale di
palazzo Toraldo.
L’ultima, Donna Romita, ancora adolescente,
alternava momenti di tristezza con altri di grande allegria; ai
giochi avvicendava lampi di sogni, di fremiti, di baci
infuocati.
Re
Roberto II
d'Angiò, memore della promessa fatta al padre prima di
morire, organizzò una festa con la presenza del fior fiore
dell’aristocrazia.
Donna Regina avrebbe dovuto scegliere, tra i
numerosi rampolli, il promesso sposo. Un cavaliere della
corte napoletana, dall’aspetto imponente, elegantissimo,
abile di spada e di lingua, Don Filippo
Capace, appartenente
alla potente famiglia del seggio di Nido, attirò
l’attenzione delle tre sorelle. |
Uno sguardo del cavaliere e Donna Regina trasalì,
un soffio caldo fece breccia nel suo gelido cuore; alcune parole
sussurrate e un brivido percorse la schiena di Donna Albina,
accendendo desideri mai provati; uno sfiorare di mani e il
volto di Donna Romita si illuminò come colpito da un raggio di
sole.
Le tre sventurate sorelle si erano innamorate dello stesso uomo.
Dopo giorni di sofferenze, trascorsi in solitudine nelle
rispettive stanze, si riunirono nella grande sala e decisero di
separarsi, di dedicare la propria vita a Dio e fondarono tre
monasteri con annesse chiese che presero il loro nome.
Donna Regina, divenuta badessa, di tanto in tanto, si affacciava
alla finestra di una sua cella e gettava uno sguardo nel vicino
palazzo Toraldo, oggi Museo d'Arte
Contemporanea Donna
Regina (MADRE),
ove le sembrava di sentir risuonare il vocio allegro dell’unico
giorno in cui aveva conosciuto l’amore.
Non molto lontano, Donna Albina e
Donna Romita, nei loro rispettivi conventi, pregavano
passeggiando nei
silenziosi chiostri, ma il loro pensiero era rivolto al bel
Filippo.
Francesco Toraldo, principe di Massa,
marito di Albina
Frezza, fu ucciso
durante la rivoluzione di Masaniello. |

© Particolare del convento Donnaregina,
da una finestra del Museo d'Arte Contemporanea Donna Regina |
Ignazio Toraldo,
Capitano
dell'esercito borbonico,
fu nominato Cavaliere di Diritto del
Real Ordine Militare di S.Giorgio della Riunione
con decreto del 7.10.1819.
Un ramo
passò in Tropea con Alfonso secondogenito di
Giorgio, Barone di Badolato, che vi stabilì la sua
dimora per l’eredità avuta dall’ava Margherita
Ruffo dei Conti di Catanzaro. Nel 1508 fu
ascritta al patriziato di Tropea ed ivi è tutt’ora fiorente
nella persona del Marchese Nicola Maria Toraldo
Serra, docente universitario.
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FAMIGLIE IMPARENTATE
CON CASA TORALDO |
I
Toraldo si imparentarono con le più grandi famiglie del Regno,
tra le quali:
i Capace Galeotta, i
Filomarino, i
Milano e i
Piccolomini.
ACQUAVIVA d’ARAGONA: Caterina Toraldo dei Marchesi di Polignano († fine 1590) sposò Giovanni
Bernardino II
Acquaviva d'Aragona, 4° Duca di Nardò.
d'ANNA: Milia Toraldo
sposò
Antonio d’Anna, capitano di
lance e
cavaliere del Re Ferdinando I d’Aragona.
BONITO:
Donna Teresa Toraldo sposò don Alessandro
Bonito, patrizio napoletano e Principe
di Casapesenna.
LANZA:
nel 1924 Maria
Teresa (1887 † 1958)
Toraldo, figlia di Felice,
Marchese di Polignano, Patrizio di Tropea, sposò il barone Carlo
Lanza (1884 † 1954), nobile di Capua e
commendatore dell’Ordine della Corona
d’Italia. |

© Marchese Felice
Toraldo
(Tropea, 14.11.1860
† 28.01.1924) |
PAPPACODA:
Caterina, figlia di Gaspare, 1° Marchese di Polignano,
sposò Cesare
Pappacoda, figlio di Baldassarre († 1520). |
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