![](images/pagina_iniziale/nobili%20napoletani%201.gif)
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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![](images/elenco_famiglie/A/stemma%20d'alessandro.gif) |
Famiglia
d'Alessandro |
ALESSANDRO d’ALESSANDRO, il
“Principe degli Eruditi”
(di Ettore d’Alessandro di Pescolanciano)
|
La
discendenza familiare
Numerosi studiosi concordano sulla
data di nascita dell’Alessandro intorno al 1461 nella città di
Napoli, specificando presso il
sedile di Porto, seggio di residenza della nobile famiglia
d’Alessandro.
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![© Proprietà Casa d'Alessandro: Don Alessandro d'Alessandro, il "Principe degli Eruditi"](images/foto/A/Alessandro/Alessandro/Alessandro.gif)
© Don Alessandro d'Alessandro (1461 † 1523),
il
"Principe degli Eruditi" |
In merito a tale residenza, però, l’Origlia(1)
ritenne il d’Alessandro appartenere al
seggio di Montagna, ove
comunque furono iscritti altri esponenti di detta famiglia patrizia
in un determinato periodo. Infine, secondo il Capaccio(2)
risiedeva presso il
seggio
di Portanova. Altra notizia biografica, discussa tra gli
accademici, riguarda il grado di parentela esistente tra
l’Alessandro e l’illustre ambasciatore napoletano
Antonio d’Alessandro (1420 † 1499).
Taluni ritengono essere costoro fratelli, mentre la significativa
differenza di età ha portato altri a sostenere che Alessandro fosse
figlio di Antonio(3). La soluzione ai dubbi genealogici, sollevati dai recenti studi di
Domenico Maffei(4)
circa l’appartenenza o meno del giureconsulto alla famiglia patrizia
dei d’Alessandro, iscritti prima al seggio di Montagna e poi di
Porto della città di Napoli, è fornita da varie testimonianze
dell’epoca o successive.
Innanzitutto, occorre citare la parentela esistente tra Alessandro ed il mercante-banchiere
Severo d’Alessandro,
che esercitò attività di banco nel 1443-1455 nonché fu aggregato al
sedile di Montagna nel 1460(5).
A tal proposito, è importante l’informazione rinvenuta nel
manoscritto di Casa d’Alessandro, dal titolo “Esame della Nobiltà
Napoletana distribuita nei cinque seggi d’incerto autore” con data
1697, da cui si può meglio evincere tale grado di familiarità tra i
suddetti esponenti.
|
Difatti, viene riferito che Severo, governatore
della
Casa della SS.Annunziata negli
anni 1446/1457/1461, fu “figlio del d.Gio.(vanni)…fu Padre
di Antonello, Petrillo (Pietro), Jacovo (Giacomo),
Antonio (ambasciatore)”, escludendo nella discendenza Alessandro
ed il dubbio dell’eventuale fratellanza. |
![Napoli - Chiesa SS. Annunziata](images/foto/A/Alessandro/Alessandro/chiesa%20ss%20annunziata.gif)
Napoli - Chiesa SS.
Annunziata - La Congregazione della Santissima Annunziata, famosa
istituzione napoletana dedicata alla cura dell’infanzia abbandonata,
fondata nel 1317 dai nobili Giacomo e Niccolò Scondito, approvata
nel 1343 dalla regina Sancia,
comprendeva, tra l’altro, un
ospedale, una chiesa, un ospizio per trovatelli ed un
conservatorio per le esposte (esposti erano
chiamati i
fanciulli abbandonati). |
![Napoli - targa in memoria dei benefattori dal 1317, posta dai Governatori della Casa SS. Annunziata nel 1886](images/foto/A/Alessandro/Alessandro/benefattori%20dal%201300.gif)
Una delle targhe posta
nel 1886 dai Governatori all'ingresso del Chiostro dell'Ospedale
dell'Annunziata,
in memoria dei benefattori della Casa della SS. Annunziata.
|
Mentre dagli archivi di Casa
d’Alessandro, consultati dal De Daugnon(6) risulterebbe altro
ramo partenopeo contemporaneo dei d’Alessandro, facente capo a
Paolo/Paolillo del sedil di Porto noto direttore del Gran Sigillo
(1403) e segretario della regina
Giovanna II,
da cui discesero i fratelli Antonio, presidente della Regia Camera della Sommaria
(1459 † 1484), il giureconsulto Alessandro e Giovanna/ Giovannella,
sposa di Casotto
de Gennaro. |
![](images/foto/A/Alessandro/cappella%20sommaria.gif)
Napoli - Particolare Cappella della Regia Camera della Sommaria
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Tale
ricostruzione genealogica, confermata dal D’Afflitto
(7), nonché dall’Aldimari(8)
avvalora la tramandata origine aristocratica dell’Alessandro, che
comunque risulta aver frequentato altri personaggi del mondo
culturale napoletano della sua stessa “schiatta”. Troviamo, poi, nella principale opera del giurisperito
Alessandro, tra le note esoteriche, un particolare riferimento alla
storia leggendaria del nuotatore-marinario Niccolò Pesce,
l’uomo villoso simbolo del menzionato sedile di Porto, a cui
appartenne la famiglia d’Alessandro fino al XVIII secolo.
Inoltre, nell’introduzione, indirizzata “al
lettore”, dell’opera letteraria del duca
Giuseppe d’Alessandro di Pescolanciano,
“Arte del Cavalcare”, ristampata dal figlio Ettore nel 1723, viene
menzionato Alessandro, quale famoso antenato.
La testimonianza settecentesca del suddetto duca riferì quanto
segue:
“Se i secoli passati, ed i futuri
hanno ammirato, ed ammireranno Alessandro d’Alessandro suo, e mio
Antenato, tu ancora potrai gradire la buona volontà d’un di lui
discendente..” |
La formazione scolastica
L’adolescentulus Alessandro si trasferì a Roma tra il 1474 ed
il 1477, ove seguì le lezioni filosofiche-umaniste di Francesco
Filelfo da Tolentino, che spiegava le Tusculane di Cicerone.
Da questo vecchio umanista, polemico verso i grammatici, ereditò
molti insegnamenti che riportò nella sua opera “Geniales Dies”.
Numerose affinità, infatti, si riscontrano tra il capolavoro del
d’Alessandro e quello del Filelfo, “I Convivia Mediolanensia”. Lo
stesso d’Alessandro nella predetta opera riferisce che frequentò
anche le lezioni di Niccolò Perotti da Sassoferrato e Domizio
Calderino su Marziale(9).
Si appassionò, comunque, negli studi di giurisprudenza e di storia
antica, a cui si dedicò con grande interesse, come risulta dai
colloqui avuti con Pomponio
Leto
dell’accademia romana, durante le loro escursioni culturali tra le
rovine dell’antica Roma. Con il Leto si ritrovò in Roma a
partecipare alle discussioni sull’appartenenza di un cadavere
imbalsamato di una fanciulla, ritrovato in un sarcofago antico nel
1485 sulla via Appia. Ne derivò un approfondimento degli studi
classici e di archeologia, nonché uno studio sui modi di sepoltura
dei cadaveri presso i popoli dell’antichità sulla epigrafia e la
topografia. Ne derivò un approfondimento degli studi
classici e di archeologia, nonché uno studio sui modi di sepoltura
dei cadaveri presso i popoli dell’antichità sulla epigrafia e la
topografia.
Nei soggiorni napoletani, invece, egli si applicò allo studio della
filologia frequentando numerosi letterati ed accademici. |
Tra questi
vi fu il poeta Jacopo Sannazaro (Napoli 1456 † 1530), suo intimo amico
sin dalla fanciullezza, con il quale era solito accompagnarsi nelle
riposanti passeggiate di conversazione con altri ospiti presso la
dimora del
Sannazaro (di cui il
Croce immortalò in un suo saggio la colta disquisizione sul “testo
di Properzio"),
a Napoli nel quartiere Mergellina donatagli dal sovrano Federico d'Aragona nel 1499, poco
distante dal sepolcro di Virgilio, comprendente una Torre, una villa
e una chiesa; la chiesa venne successivamente donata ai Frati di
Santa Maria dei Servi e intitolata alla Vergine del Parto dal nome
del poema del Sannazaro: De partu Virginis.
Dietro l'altare, è collocato il
monumento funebre del poeta e umanista italiano, che fu
accolto nell'Accademia Pontaniana col nome "Actius Sincerus".
Con il Sannazaro esisteva
un’amicizia sin dalla fanciullezza, quando si frequentavano nei
sedili della città di Napoli o erano discepoli di Giuniano Maio. |
![Napoli - Chiesa di S. Maria del Parto](images/Varie/s%20maria%20del%20parto.gif)
Napoli - Chiesa di S. Maria del Parto |
Tra gli altri
letterati ed accademici, vi furono
il Teodoro Gaza,
Giorgio Trapezunzio, Ermolao Barbaro, Raffaele Volterrano nonché il Pontano,
di cui fu suo accademico e partecipò ai suoi convivi eruditi.
La
frequenza dell’accademia pontaniana permise ad Alessandro di
recepire una forte influenza della cultura umanistica, con i suoi
approfondimenti filologici, lo studio dei classici greci e del mondo
antico. Si adeguò, quindi, agli ideali del
Pontano, secondo i quali lo spirito doveva essere educato con
gli “studia humanitatis” onde poter ingentilire gli animi.
Si trattenne in conversazioni letterarie con altri personaggi di
quel tempo, quali Giorgio Trapepunzio o il Platina, come vi è
menzione nei “Giorni Geniali”. A detta del Crasso (“Elogi”) tutti
costoro, a lui contemporanei, erano soliti chiamarlo: “Principe
degli Eruditi ”.
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![Napoli - particolare Cappella Pontano](images/Varie/cappella%20pontano.gif)
Napoli - particolare Cappella Pontano |
L’attività forense
Gli anni giovanili dell’Alessandro furono occupati, poi, da impegni
presi in cause legali nel foro di Napoli ed in quello di Roma.
Questa scelta fu conforme alle costumanze dell’epoca, che videro,
sotto la dominazione aragonese, la nobiltà cominciare ad
interessarsi non solo alla pratica dell’agricoltura e del
guerreggiare, ma anche dell’apprendimento del diritto, secondo
l’antica tradizione giusnaturalista del regno di Napoli. Numerosi
furono i figli di famiglie nobili dei seggi napoletani diventati poi
giuristi. |
![© Proprietà Casa d'Alessandro](images/foto/A/Alessandro/Alessandro/Ediz.1539.gif)
© L'opera "Geniales Dies" - Edizione del
1539 |
Il d’Alessandro, però, abbandonò sul nascere la
carriera giuridica per la più sentita passione degli studi della
filologia e letteratura umanistica. Il rifiuto della professione di
giureconsulto derivò anche, come scrisse nelle note autobiografiche
(Cap.7, lib.VI), dal disgusto di quel ruolo che era diventato
corrotto, amorale, strumento di sola speculazione e di guadagni.
Alessandro, difatti, nella sua opera Geniales Dies fa una
descrizione critica dei tribunali di Napoli, evidenziando 4 modi di
corruzione, cui era soggetta la classe dei magistrati dell’epoca:
l’odio, il favore, il danaro ed il timore (scrisse: “i giudizi, che
sono affidati alla nostra lealtà, alla nostra difesa, noi li
applichiamo non a vantaggio, ma a detrimento dell’umanità, accecata
dalla cupidigia”). In questi anni giovanili, tra l’altro,
conobbe Andrea Matteo
Acquaviva, duca
d’Atri e Teramo e conte di Conversano, gran mecenate e molto
apprezzato dagli umanisti napoletani, il quale probabilmente lo
aiutò nella decisione di intraprendere il desiderato percorso
letterario. Difatti, a questo personaggio il d’Alessandro fu tanto
legato da dedicargli la sua citata opera principale.
Nel 1490 sembra che il d’Alessandro accettò l’ultimo impegno
professionale della sua formazione giuridica: la carica di vice
Protonotario (Protonotario, secondo
il Pancirolo) del Regno di Napoli.
Ma a questa attività lavorativa
preferì contrapporre momenti di quiete che soleva godere ritirandosi
in un piccolo fondo rustico, sito in agro napoletano nei pressi del
Vesuvio, ove nella completa tranquillità bucolica, Alessandro
meditò sulle sue materie culturali predilette, traendo spunti
riflessivi per i capitoli del suo prossimo libro. Nel 1495 smise
definitivamente di esercitare qualsiasi attività collegata
all’avvocatura. |
Oltre ai suoi frequenti spostamenti tra Napoli e Roma, lo stesso
riferì (Cap.9, lib.V) di essere stato anche in Calabria.
Seguì un periodo di approfondimenti culturali con vari illustri
personaggi, nonché di impostazione dell’opera letteraria che intese
produrre.
Nel 1501 conobbe Pietro Gulino, detto il “compatre generale”,
dal quale acquisì informazione sul problema della vita coniugale, in
quanto Alessandro era dibattuto sulla convenienza o meno al
maritaggio dell’uomo dotto. |
![© Proprietà privata Casa d'Alessandro](images/foto/A/Alessandro/Alessandro/Ediz.1561.gif)
© L'opera di Alessandro d'Alessandro -
Edizione del
1561 |
Partendo da considerazioni pratiche e
moralistiche sul matrimonio quale istituto necessario alla
generazione umana, si soffermò in un capitolo della sua opera sulla
trattazione giuridico-erudita del diritto matrimoniale presso i
greci, i romani ed altri popoli antichi.
Sul finire del XV sec. Alessandro fu spettatore diretto della
catastrofe dell’amata dinastia aragonese a seguito dell’invasione di
Carlo VIII per la non resistenza dell’esercito e per il rapido
passaggio dei baroni al nemico. Questi tragici eventi, fatti
derivare da una profezia (secondo cui alcuni frati fanatici nel
1490, nel tentativo di indurre re Ferrante a cacciare gli ebrei dal
regno di Napoli, avevano trovato a Taranto delle tavole di piombo in
cui S.Cataldo ingiungeva una persecuzione contro i nemici della
fede, vaticinando oscure sciagure alla dinastia ed al paese, qualora
non fosse stato eseguito ciò) portarono alla disfatta di una
dinastia, a cui si era legata la famiglia d’Alessandro (nonostante
la tramandata fedeltà al partito angioino).
Nel 1504 il d’Alessandro, alla notizia della morte di re Federico in
terra francese, ne fu tanto turbato da ricordarlo nella sua opera.
In questo periodo ottenne la commenda (“opulenta”) di una
celebre Abbazia, il monastero di S.Elia e S. Anastasio di Carbone
dell’ordine di S.Basilio in Basilicata. |
Alessandro, su nomina papale
(Pio III), successe così in questa carica a
Roberto
Sanseverino, fatto imprigionare in Castel dell’Ovo in
Napoli per usurpazione violenta e spoliazione di beni ecclesiastici,
a seguito di lite con gli stessi monaci. Mantenne l’incarico fino al
1507, allorquando cedette la suddetta commenda a favore dell’abate
Giovanni Gesualdo. Secondo il citato
studioso Zeno, invece, gli successe Lelio della Valle che rinunziò a
favore di Francesco Gesualdo (abate nel 1530). |
L’opera letteraria
La prima pubblicazione della menzionata opera “Geniales Dies” risale al primo aprile del 1522; risulta altresì,
a detta del Toppi, che precedentemente il d’Alessandro avesse
composto 4 “Dissertazioni” nel 1484 così intitolate “Dissertationes
quator de rebus admirandis, quae in Italia nuper contigere, id est
de somniis, quae a viris spectatae fidei prodiga sunt inibique de
laudibus Juniani Maji, maximi somniorum conjectoris, de umbrarum
figuris, o falsis imaginibus, de illusionibus malorum daemonum, qui
diversis, imaginibus homines deludere; de quibusdam aedibus, quae
Roma infames sunt ob frequentissimos lemures, o terrificas imagines,
quas author ipse singulis fere noctibus in Urbe expertus est”.
Simili dissertazioni riguardavano la prova dell’esistenza degli
spiriti, visti dall’Alessandro di persona per molte volte in una
casa da lui abitata in Roma.
Questa sua paura del demonismo, della
natura occulta che traspariva da visioni notturne, si è evidenziata
maggiormente nei “Geniales Dies”, riflettendo quella cultura magica
rinascimentale. Nell’opera, altresì, vengono recuperati i miti greci
delle Nereidi e dei Tritoni; inoltre vengono imitate le Notti
Attiche di Aulo Gellio ed i Saturnali di Microbio, nonché il
Policratico di Giovanni Sarisberianse. L’usanza del tempo, però,
fece sì che il d’Alessandro non citò mai detti autori d’ispirazione
tanto da ricevere l’accusa di “plagio” e “finzione”.
Nei sei libri che compongono il capolavoro del d’Alessandro vengono
trattate, anche, altre materie sul diritto privato, su quello
pubblico, sull’archeologia e la storia (con riguardo particolare ai
costumi antichi dei greci e dei romani), nonché sulla grammatica e
tante altre curiosità sull’antichità.
Nel corso di quasi 57 anni, si sono susseguite ben 9 edizioni dei
“Geniales Dies”(tra cui Roma 1522, Parigi 1582, Lione 1586,
Francoforte 1594, Leida 1673), grazie alla fama che l’opera riscosse
durante tutto il XVI°, XVII° secolo e parte del XVIII° in tutta la
penisola italiana, in Francia (ove si diffuse l’edizione francese ad
opera di Bernardo de la Roche), nei Paesi Bassi ed in Germania. |
![© Proprietà Casa d'Alessandro](images/foto/A/Alessandro/Alessandro/Ediz.1608.gif) |
![© Proprietà Casa d'Alessandro](images/foto/A/Alessandro/Alessandro/Ediz.1673.gif) |
© L'opera "Geniales Dies" - Edizioni del
1608 e del 1673 |
La prima edizione, dedicata al menzionato Andrea
Acquaviva duca d’Atri, fu elaborata
tra Napoli e Roma e forse andò in stampa già nel 1521, come
testimoniò l’Alciati.
Una edizione completa di commenti e note del periodo è quella di
Andrea Tiraquello, regio senatore nel Parlamento parigino, risalente all’anno 1586. Altri studiosi, comunque,
lasciarono altre interessanti annotazioni, quali il Colero ed il
Gotofredo nell’edizione del 1594, Nicolò Mercero in quella del 1626.
Alessandro d’Alessandro morì l’anno seguente l’uscita della prima
edizione dell’opera, come da testimonianza della lettera del 6
maggio 1522(10), scritta da
Andrea Alciati ed indirizzata a Francesco Calvi. Si conviene quale
data ufficiale di morte il 2 ottobre 1523 a 62 anni(11) in una casa in Roma, sotto papa
Adriano VI, come riferisce un manoscritto del Vaticano dell’epoca(12). Tale
fonte riporta che il suo corpo trovò sepoltura nella città papalina,
contrariamente alla tesi di L. Alberti(13) che ipotizzò la sua sepoltura nella cappella d’Alessandro, presso la
chiesa di Monteoliveto di Napoli.
|
Boccanera da Macerata(14) ipotizzò,
invece, che successivamente al decesso, il suo corpo fu trasportato
da Roma a Napoli e “quivi posto nella gentilizia sepoltura di sua
famiglia”. |
Altra Bibliografia:
- P.S. Allen, Opus epistolarum des Erasmi Riterodami, X, lett.2810,
1941
- G.Mazzucchelli, Gli scrittori d’Italia, Vol.I parte I, Brescia
1753
- B.Croce, Jacopo Sannazzaro e il testo di Properzio,
- I.Carini, Notizia antica dei principali umanisti vissuti sullo
scorcio del secolo XV, Vol II, 1893
- B.Chioccarellus, De illustribus scriptoribus..,Vol.I, 1780
- Boccanera da Macerata, Biografie degli uomini illustri del
Regno di Napoli, Vol.I, Napoli 1813
- G.De Montemayor, Storia del diritto naturale, Napoli 1911
- L.Moreri, Le grand dictionnaire historique, I, Amsterdam 1733
- A.Altamura, Umanesimo nel Mezzogiorno d’Italia, Firenze 1941
- G.Tafuri, Storia degli scrittori del Regno di Napoli, 1744-1760
- G.Gimma, Elogi accademici della società degli spensierati di
Rossano, Napoli 1703
- L.Crasso, Elogi d’Huomini letterati, Venezia 1666
- C.M.Tallarigo, Giovanni Pontano ed i suoi tempi, Napoli 1874
- D.Martuscelli, Biografia degli uomini illustri del Regno di
Napoli.., Tom.VIII, Napoli 1814
- A.Zeno, Dissertazioni..,Vol.II,T.II, Venezia 1752-1753 |
___________________
Note:
1) Della storia dello studio di Napoli,
Tomo I, p. 292
2) Elogi, 1607.
3) Panciroli, “De Claris legum
interpretibus, Lib.II Cap. XXII p. 272
4) Alessandro d’Alessandro,
giureconsulto umanista 1461-1523, Milano 1956
5) Repert. n.1 p.62 del Griffo presso
Archivio S. di Napoli
6) La Ducal Casa dei d’Alessandro,
Patrizi Napoletani, Milano 1880
7) Memorie degli scrittori del Regno,
Napoli, 1782-94
8) Memorie delle Famiglie imparentate
con la Famiglia Carafa, Vol.IV, Napoli 1691
9) A.Zeno, “Dissertazioni Vossiane,
Tomo I, Ve 1752, p.181
10) Pier Burmanno “Epistola”, Utrecht
1697
11) G. B. Tafuri, “Scrittori del
Regno”, Tom.3 1744-60
12) Stampato nei “Giornali de’
letterati d’Italia”, Tom.XXI, p.369
13) “Descrizione d’Italia”, 1640
14) “Biografia degli uomini illustri
del regno di Napoli, Tom.I, 1813
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