Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia di
Gennaro |
Arma:
Ramo del leone: di rosso, al leone d'oro attraversato da un
bastone azzurro.
Ramo del mezzo leone: spaccato: nel 1° d'oro al leone di rosso uscente dalla
partizione; nel 2° di rosso al capriolo d'oro(1).
Cimiero: due ali aperte con una spada attraversato dal
bastone.
Motto: CHI FERMO SPERA. |
©
Napoli - Stemma Famiglia de Gennaro con l'effige di San Gennaro |
L'antichissima ed illustre famiglia napoletana de o di Gennaro
(in
antiquo Ianuario),
discende
da S. Gennaro patrono di Napoli, martire decapitato nell'anno
305, il cui sangue miracolosamente si scioglie due volte
all'anno.
I di Gennaro, insieme ai
de Dura, ai
di Gennaro, ai
Pappacoda, ai
Venato e agli
Strambone, possedevano lo
juspatronato
sulla chiesa di San Pietro a Fusariello,
ubicata nella contrada del Fusario, chiamata così perchè si
immergeva la canapa nelle acque correnti che in quel luogo
confluivano in abbondanza.
Le sei famiglie amministravano il seggio
detto “Aquario", seggio minore abolito nel 1420 dalla regina Giovanna II e i nobili
appartenenti ai seggi “Aquario” e “dei Griffi” furono d'autorità
aggregati al
sedile di Porto.
Nell'anno 492 Celio Ianuario fu nominato cardinale dal pontefice
Gelasio I.
Nel 1006 Baldassarre Ianuario era console, insieme a Ginello
Capece e Burro
Brancaccio, della Repubblica di Napoli.
Il cavaliere Pietro de Gennaro fu tra i feudatari di re Manfredi
che andò in aiuto ai romani che si erano ribellati a Papa
Alessandro IV.
Il barone Alessandro de Gennaro, ai tempi dell'imperatore
Federico II, donò al Monastero dei SS. Severino e Sossio dei
terreni che arrivavano sino al mare; capitano di molte di molte
galee sostenne diverse guerre.
Mazzeo, capitano di re Alfonso d'Aragona nella presa di
Napoli, entrò nella città con Diomede
Carafa per gli
acquedotti di S. Sofia.
Ferrante, con sette cavalli, partecipò alla
battaglia di Otranto
nel 1480.
Antonio, Presidente della Regia Camera, fu ambasciatore a
Milano per il re Ferdinando I d'Aragona; nel 1493, per porre
fine alla lotta tra il Papa e Virginio
Orsini, si
adoperò per far sposare la dell'Orsini con un figlio del
Pontefice.
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Napoli, cappella di Gennaro,
sepolcro di Antonio di Gennaro |
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Napoli, altare de Gennaro; a
destra lo stemma di famiglia |
Nel 1511 Antonio di Gennaro, figlio di Masotto e di Giovannella
d'Alessandro, fu Presidente
del Sacro Regio Consiglio e Viceprotonotario. |
Napoli, cappella famiglia de Gennaro con i busti
di Matteo di Gennaro (†
1674), patrizio napoletano, Arcivescovo
di Reggio Calabria dal 1660,
conte di Bova,
barone di Castellace, Consigliere di Carlo II d’Asbugo-Spagna e di
Marcantonio de Gennaro, cavaliere napoletano, cavaliere
dell’ordine di Alcantara. |
I di Gennaro
furono ricevuti nell'Ordine
di Malta dall'ottobre del 1563 con Fabrizio e
Giovan Battista di Gennaro; quest'ultimo combattente
durante all'assedio di Malta del 1565; nel giugno del 1671 col
cavaliere Francesco, capitano di Fanteria al servizio di
Spagna; egli, nel 1692, col grado di Maestro di Campo, temendosi
un assalto al Regno di Napoli da parte dei francesi, fu
preposto al comando della città di Salerno. |
Il Casato godette di
nobiltà a Napoli nel
Seggio
di Porto e, dopo l'abolizione dei Sedili (1800), fu iscritta
nel Libro d'Oro napoletano. Fu
decorata con numerosi titoli:
principi di Sirignano,
di
San
Martino e
Belforte,
marchesi di San Massimo e
Auletta,
conti di Trivento e
Bova,
baroni di Castellace,
Guardia Campochiaro
e
S. Elia.
Nel 1622 Francesco di Gennaro,
appartenente al ramo del mezzo leone,
fu aggregato al
patriziato di Benevento e, alla sua
morte, fu sepolto nella sua cappella nella chiesa della
Santissima Annunziata di Benevento.
Nel 1638
Orazio di Gennaro fu uno dei fondatori,
insieme ad altri 37 cavalieri Napoletani, tra cui Tommaso
Filangieri, Scipione
Filomarino,
Carlo
Dentice delle Stelle,
Placido Dentice del Pesce
e altri, del MONTE GRANDE DE’ MARITAGGI di Napoli,
istituzione benefica con lo scopo di assicurare una
cospicua dote alle fanciulle aristocratiche che si sposavano(2). |
© Napoli - Scudo con le insegne delle famiglie
Capano e de Gennaro, imparentate. |
Giuseppe Aurelio di Gennaro, celebre giureconsulto,
nacque a Napoli nel 1701 da Ottaviano e Cecilia
de Franco; fu dittatore
dell'Accademia del Portico della Stadera, fondata in Napoli nella casa
di don Girolamo Morano. Nel 1731 pubblicò la sua prima opera "Repubblica
Jurisconsultorum", dedicata a Luigi Tommaso, conte di
Harrac, vicerè di Napoli; nel 1735 fu nominato
giudice della Vicaria civile. Nello stesso anno mise alle stampe
l'opera "Della famiglia
Montalto", in
risposta alla scrittura di D. Vito Ignazio
Vitagliano. Nominato nel
Consigliere del Sacro Regio Consiglio fu riconosciuto Nobile come si
evince nell'Elenco Uff. del 1922.
Rese l'anima a Dio in Napoli nel 1761. Suo figlio, Serafino,
risulta iscritto nell’Albo
degli Avvocati del 1780, istituito per la prima volta al
Mondo, elaborato dal legislatore del Regno di Napoli;
sposò Sofia Villa ed ebbero quattro figli maschi: Filippo,
Mario, Alfonso e Guglielmo. |
Giuseppe Aurelio di Gennaro |
Il titolo di marchese di Auletta passò per successione in casa
Castriota
Scanderberg. Il Ramo primogenito dei principi di Sirignano si estinse in
Casa Caravita,
a seguito di matrimonio celebrato
nel 1771 tra donna Emilia de Gennaro, figlia ed erede di Nicola
principe di Sirignano, e il marchese Tommaso Caravita.
I titoli di
principe di S. Martino,
duca di Belforte
e di
Cantalupo,
e
marchese di S. Massimo
passarono in Casa
Morra.
Il ramo dei de Gennaro baroni di Guardia
Campochiaro si estinse nella famiglia dei marchesi Cimaglia
baroni di Bojano nobili in Foggia. |
I
DE GENNARO IN CALABRIA ULTRA |
Armi della famiglia de Gennaro; quella del 1° partito
era usata dal ramo dei conti di Martorano e di Nicotera.
Si notino le insegne dell'Ordine
di San Giacomo della Spada,
ed in basso le imprese: la nave ricorda la battaglia
navale di Capo d'Orso combattuta da Annibale de
Gennaro |
Bartolomeo de Gennaro,
patrizio napoletano, familiare della
Regina Giovanna II
che gli assegnò un'annua provisione di 20 once, lo nominò
suo ambasciatore presso la Repubblica di Genova, ha avuto come
figli Andrea, capostipite della linea dei
conti
di Martorano (o Martirano), e
Princivalle, capostipite della linea dei
conti
di Nicotera. |
Linea dei conti di Martorano:
Andrea, come consorte di Caterinella Escarrer (o
Scarrera), ebbe confermata per sé ed i suoi eredi, la
castellania di Martorano e di
Motta Santa Lucia con tutti i
diritti con cui era stata concessa a suo suocero Martino
Giovanni Escarrer (con privilegio di
re Ferrante I d'Aragona,
dato in Troia il 20 dicembre 1464) con privilegio di re Ferrante
dato in Barletta il 16 luglio 1681. In seguito con privilegio di
re Federico d'Aragona,
dato in Gaeta il 6 dicembre 1496, ebbe in feudo per sé ed i suoi
successori, Martorano con i
dipendenti casali di Motta Santa Lucia,
Conflenti ,
Scigliano,
Altilia,
e Grimaldi, con le
giurisdizioni e le prime e seconde cause, e col
titolo di conte di Martorano;
ma tal dominio si restrinse entro i più modesti limiti
comprendenti solo Martorano, Motta Santa Lucia, e Conflenti,
allorché Altilia, Grimaldi e Scigliano invocarono il Regio
Demanio; le prime due l'ottennero come casali di Cosenza, la
terza (i diritti sulla quale nel 1509 vennero ceduti alla
Città Regia di Cosenza
dal secondo conte di Martorano) in forza di antichi privilegi.
Andrea era Capitano d'arme al servizio degli
Aragonesi, fu testimone al testamento di
re Alfonso II d'Aragona;
ha avuto come figli: Isabella, sposata a Camillo Cantelmo;
Cecilia, sposata ad Alfonso Beltrami conte di Mesagne; e
Scipione, 2° conte di Martorano, confermato da
re Ferdinando il Cattolico
con privilegio dato in Napoli il 25 maggio 1507, l'8 aprile 1509
ebbe giuramento di fedeltà e ligio omaggio dai vassalli di Motta
Santa Lucia con atto del notaio Bellino
Parisio di Cosenza, e come già accennato, il
28 aprile 1509 si accordò con Scigliano cedendo ogni suo diritto
su tale terra alla Città Regia di Cosenza per 2.550 ducati, con
atto del notaio Vincenzo
Donato di
Cosenza. Sposato a Vincenza Siscar, figlia di Paolo, conte d'Aiello,
ha avuto come figli: Isabella, sposata a Bortolomeo
Siscar, barone di Savuto; e Giovanni Andrea, 3° conte di
Martorano, sposato a Cornelia Marullo,
figlia di Tommaso, conte di Condojanni, ha avuto come figli:
Ippolita, sposata a Fabrizio
Macedonio; Eleonora, sposata a Giulio
d'Aquino,
11° barone di Castiglione; e Scipione, 4° conte di
Martorano, alla sua morte il feudo passò a sua figlia Giulia,
5^ contessa di Martirano, sposata a Carlo Siscar, conte d'Aiello,
non avendo avuto prole il feudo passò a sua zia Eleonora
che lo portò in casa d'Aquino ed ereditato da suo figlio
Cesare II d'Aquino, 12° barone di Castiglione. |
Linea de Conti di Nicotera:
Princivalle, figlio di Bartolomeo e fratello di
Andrea conte di Martorano, fu
maggiordomo maggiore di re Alfonso II d'Aragona, quando
ancora era duca di Calabria, come anche di re Ferdinando II
d'Aragona, il quale fu ospite nelle sue case al
seggio di Porto,
e lo infeuda, in remunerazione della sua fedeltà, della
terra di Nicotera. Sposato a
Giovanna
Caracciolo
dei baroni di Pisciotta ha avuto come figlio Iacopo Alfonso
suo successore nel feudo di Nicotera, che gli fu confermato con
privilegio del 24 marzo 1495, unitamente al
feudo di Ravello al castello
ed alle giurisdizioni dal re Carlo VIII di Francia quando questi
occupò per breve periodo il Regno di Napoli. Sposato ad Isabella
Origlia ha
avuto come figlio primogenito Princivalle il quale ebbe
significatoria di rilevio per la terra di Nicotera col feudo di
Ravello il 17 febbraio 1517 per successione a suo padre;
rinunciò alla successione per abbracciare lo stato ecclesiastico
ed il 5 novembre 1530 veniva nominato vescovo di Nicotera.
Annibale
de Gennaro, barone di Nicotera per successione a suo fratello
Princivalle, fu castellano di
Amantea, combatté con il viceré
di Napoli Ugo de Moncada contro Filippo
Doria
nella battaglia navale di Capo d'Orso il 28 aprile 1528,
catturato con altri cavalieri riuscì a convincere Filippo
a passare dalle file di re Francesco I di Francia a
quelle dell'imperatore Carlo
V, il che comportò l'allontanamento della
Repubblica di Genova dalla Francia ed il definitivo ritiro
dell'esercito di Lautrec dal Regno; seguì Carlo V ad Algeri col
grado di colonnello di fanteria il quale lo creò, con privilegio
del 4 marzo 1555, conte di
Nicotera e di usare l'aquila imperiale nello scudo.
Fu Grande di
Spagna. Sposato a Tommasina d'Afflitto
dei conti di Trivento, morì a Nicotera il 21 novembre 1560 ed
ivi sepolto nella chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Ippolita
de Gennaro, 2^ contessa di Nicotera, il 13 ottobre 1562 ebbe
significatoria di rilevio per la terra di Nicotera, col feudo di
Ravello, come erede per la morte di suo padre conte Annibale,
sposata a Fabrizio Ruffo, conte
di Sinopoli e principe di Scilla, i capitoli matrimoniali furono
stipulati nel settembre del 1569. Morì nel 1585.
Maria Ruffo,
3^ contessa di Nicotera, come erede per la morte della contessa
Ippolita de Gennaro sua madre, ebbe
significatoria di rilevio il 12 febbraio 1587 per la terra di
Nicotera col feudo di Ravello e delle giurisdizioni annesse
(3). |
FAMIGLIE IMPARENTATE CON CASA de GENNARO:
Avallone:
Don Angelo
Avallone, nato a Raito il 15 dicembre 1799, battezzato il medesimo
giorno nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Raito, Capitano
Generale della Guardia Nazionale Borbonica, Presidente del Consiglio di
disciplina della Guarda Nazionale e uomo di comprovata fede borbonica,
fu nominato il 12 marzo 1840 Decurione del Comune di Torre Annunziata;
coniugato nella Chiesa dello Spirito Santo di Torre Annunziata il 1
marzo 1832, con Donna Carolina de Gennaro.
d'AFFLITTO:
Mazzeo
d'Afflitto († 1688),
barone di Roccagloriosa e patrizio Napoletano,
sposò a Napoli nel 1669 donna Agnese de Gennaro. |
Napoli - stemma famiglia di Gennaro. A destra: sepolcro di
Mons. Francesco di Gennaro
Protonotario Apostolico |
Aversa (CE), stemma
partito
Mormile e di Gennaro |
La
famiglia risulta iscritta nell'Elenco Ufficiale Italiano
col titolo di Nobile (mf.) in persona di Serafino
de Gennaro, discendente da Giuseppe Aurelio,
consigliere del Sacro Regio Consiglio nel 1747. |
______________
Note:
1)
- Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli -
Sezione Diplomatica.
2) -
Istituirono il Monte Grande de’ Maritaggi 38
nobili, essi furono: Tommaso (detto anche Giovan Tommaso)
Filangieri figlio di Luigi barone di San Lorenzo e Filetto dei
duchi di Laurino, Scipione Filomarino Mastro di Campo, Carlo
Dentice delle Stelle, Pacido Dentice del Pesce, Carlo Cavaniglia
marchese di San Marco, Landolfo d'Aquino, Giovanni d'Aquino,
Alfonso del Doce duca di Cufriano, Giulio Caracciolo, Carlo
Andrea Caracciolo marchese di Torrecuso, Ettore Caracciolo
marchese di Barasciano, Giovan Francesco Caracciolo, Giuseppe
Caracciolo principe di Torella, Marcantonio Carafa, Carlo della
Leonessa principe di Sepino, Donato Coppola duca di Cassano,
Fabrizio de Silva, Federico Pappacoda marchese di Pisciotta,
Orazio di Gennaro, Francesco Galluccio, Ottavio Guindazzo,
Giovan Battista Brancaccio di Cesare, Ferrante Brancaccio di
Rinaldo principe di Ruffano, Paolo Marchese marchese di Camarota,
Giovan Francesco di Sangro principe di Sansevero, Scipione di
Sangro duca di Casacalenda, Giovan Battista di Sangro principe
di Viggiano, Goffredo Morra marchese di Monterocchetta e
Principe di Morra, Vincenzo Mora, Ottavio Monaco, il Consigliere
Tommaso de Franchis, Andrea de Franchis marchese di Taviano,
Francesco Maria di Somma, Carlo Spinello principe di Tarsia,
Giovan Battista Pisanello, Antonio Castigliar marchese di Grumo,
Orazio Suardo e Vincenzo del Tufo.
3)
-
Mario Pellicano Castagna, “La Storia dei Feudi e
dei Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.I pagg.106-107, e
pagg. 312-314, Frama Sud 1984. |
Bibliografia:
-
Berardo Candida Gonzaga, “Memorie delle famiglie nobili delle
Province Meridionali d’Italia”, Napoli, 1875.
- Giuseppe Lumaga, “Teatro della nobiltà dell'Europa ovvero
Notizie delle famiglie nobili, che in Europa vivono di presente,
e che in lei vissero prima ...”, Napoli 1725.
- Nicola della Monica, “Le grandi famiglie di Napoli”, Newton &
Compton Editori, 2004.
- Mario Chiavassa, “La Nobiltà in Benevento e il manoscritto
sulle famiglie nobili beneventane di Monsignor Mario della
Vipera, Arcidiacono di Benevento”, 1960.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie nobili e titolate
del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005.
- Gio. Domenico Roncagliolo, "Historia della Famiglia Gennara, o
Ianara dell'illustrissimo Seggio di Porto", 1623.
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare Italiana”,
Arnaldo Forni Editore.
- Carlo De Lellis, “Discorsi delle famiglie
nobili del Regno di Napoli”, Napoli 1663.
- Carlo Padiglione, “Trenta centurie di Armi Gentilizie”,
Napoli, 1914.
- Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli", 1601.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Elenco dei Cavalieri del
S.M. Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme”, Napoli 1897. |
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