Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Luogo:
Contrada S. Elia,
tra Andria e Corato.
Data:
13 FEBBRAIO 1503
Contendenti:
13 cavalieri italiani contro 13 cavalieri francesi
Esito: Vittoria
italiana. |
Il destino dell’Italia Meridionale era stato deciso
con il trattato di Granada, stipulato nel 1500 tra Luigi XII da
parte francese e
Ferdinando il Cattolico
da parte spagnola, in detto trattato si prevedeva la suddivisione
del Regno di Napoli in quattro province: Campania, Abruzzo, Puglia e
Calabria, assegnando Campania ed Abruzzo alla Francia e Puglia e
Calabria alla Spagna, non si tenne dunque conto della provincia di Basilicata e
Capitanata,
create da
Alfonso I
d’Aragona.
Per il suo collegamento naturale con l’Abruzzo e per il fatto che vi
si praticasse la transumanza, ossia il far svernare le greggi dal
freddo e appeninico Abruzzo alla ben più mite Capitanata, la Francia
voleva che quest'ultima provincia fosse inquadrata sotto l’Abruzzo, ossia
sotto il loro dominio, accomunato dalla questione della pastorizia,
mentre per gli Spagnoli la Capitanata era inquadrata a tutti gli
effetti sotto la Puglia e non andava toccata.
I francesi, quindi, imponevano la dogana delle pecore, per
soddisfare il fabbisogno del loro esercito; iniziarono le prime
scaramucce di confine tra i rispettivi eserciti, sino a giungere
alla
battaglia di Cerignola
del 28 aprile 1503. |
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© Capua (CE) - Palazzo Ettore Fieramosca. A destra: una torre del
palazzo di Ettore Fieramosca |
Nel
frattempo, don
Francesco Sances, con
un manipolo di abili combattenti, impartì una umiliante sconfitta ai
francesi accampati nella città di Cerignola, riuscendo a portare a
Barletta oltre cinquemila capi di bestiame.
I capitani francesi, mal sopportando la dura lezione di guerra
impartita loro, iniziarono ad offendere gli italiani. Il 15 gennaio
1503, in una cantina di Brindisi, un cavaliere francese di nome
Charles de Tongue, detto Charles de la Motte, ivi condotto secondo
le usanze dell’epoca, dopo essere stato fatto prigioniero insieme al
altri suoi commilitoni, lanciò la sfida agli italiani.
Fu accettata da Ettore Fieramosca (Capua, 1476 †
Valladolid,1512) in antiguo Ferramosca, nobile di Capua,
duca di Mignano e dal 1500
barone di Rocca d'Evadro, che fu informato
della cosa da Prospero e Fabrizio
Colonna;
seguì un fitto scambio di lettere tra il cavaliere francese e il
cavaliere campano.
Si stabilì il luogo, il giorno, il numero dei contendenti, dei
giudici e dei testimoni. |
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© Capua (Caserta) - targa. A destra:
stemma posto su Palazzo Fieramosca |
Fu così che il 13 febbraio 1503 si diedero battaglia
13 cavalieri italiani e 13 francesi, schierati in file opposte, una
di fronte all'altra.
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Le armi dei 13 cavalieri
italiani
© Per gentile concessione di
Vincenzo Amorosi e di Gennaro Zurolo autori, insieme ad Alfredo
Franco e
Felice Marciano, del libro "La Disfida 1503 - 2003", a cura del
Centro Studi Storici "Histricanum", MMIII |
Le armi dei 13 cavalieri
francesi
© Per gentile concessione di
Vincenzo Amorosi e di Gennaro Zurolo autori, insieme ad Alfredo
Franco e
Felice Marciano, del libro "La Disfida 1503 - 2003", a cura del
Centro Studi Storici "Histricanum", MMIII |
Il
Fieramosca volle al suo fianco Marco Corollaro, uno dei più
valorosi e coraggiosi combattenti di Napoli; al momento dello
scontro, non essendo nobile non aveva un proprio stemma e, dovendo
comunque innalzare un'insegna, la crearono utilizzando lo stemma
della città di Napoli (spaccato d'oro e di rosso) e caricando nella
partizione d'oro una cipolla; poi gli araldi per nobilitare il tutto
al posto della cipolla ci misero un cuore.
Francesco Sances (non è dato a sapersi sotto quale insegna si
presentò), insieme ai compagni d'arme tra cui Indico de
Mendoza (siciliano), Ettore Fieramosca (nobile di Capua),
Ludovico Abenavolo (nobile di Aversa), Mariano
Abignente (da Sarno),
Marco
Corollaro (da Napoli), Ettore de Pazzis (da Foggia - noto
anche come Miale), partecipò al
combattimento e fu il primo cavaliere ad ottenere la vittoria contro
il proprio avversario.
Ettore Fieramosca affrontò Charles de la Motte, il quale si arrese
dopo un aspro duello sia a cavallo che a piedi.
Anche gli altri italiani ebbero la meglio e fu un giorno di gloria
per l’Italia.
Sigismundo de Sangro, consigliere di Stato
e maestro di campo dell’esercito, fu uno dei sedici testimoni.
Francesco
Zurolo (1447 † 1505) da Giovinazzo, fu uno
dei giudici della disfida di Barletta. |
Napoli - la
spada e lo stocco di Mariano Abignente da Sarno.
© Per gentile concessione del dr.
Vincenzo Amorosi, responsabile
sezione araldica Centro Studi Histricanum
http://web.tiscalinet.it/histricanum/italianframes.htm |
Il giorno dopo la sfida, Consalvo de Cordova inviò
da Barletta una lettera indirizzata a
Luigi
Dentice, Barone di Vigiano, per informarlo
dell'esaltante vittoria.
Da "In
menoria dell IV Centenario della Disfida di Barletta 13 febbraio MCMIII"
stampato dalla tipografia G. Bellisanti
di Barletta con incisioni dello stab. Menotti-Bassani Milano, a pag.
8 si legge: " .....dobbiamo alla
cortesia dell'Illustrissimo Principe di Frasso, Luigi Dentice, se
possiamo offrire ai lettori di questo numero unico un importante
documento, conservato gelosamente nell'archivio di famiglia. Si
tratta di un autografo di una lettera scritta a Barletta da
Consalvo de Cordova il giorno dopo della Sfida e diretta a luigi
Dentice Barone di Vigiano, nella quale è fatto diffusamente parola
dell'avvenimento. Grati dell'offerta, riproduciamo l'autografo
facendone seguire la relativa interpretazione, nel testo pubblicato,
dallo stesso principe in Napoli nel 1809, insieme ad altre lettere
del Consalvo a personaggi di Casa Dentice e rimessoci gentilmente
con la fotografia dell'autografo.....". |
© Per
gentile concessione del dr.
Vincenzo Amorosi, responsabile
sezione araldica Centro Studi Histricanum
http://web.tiscalinet.it/histricanum/italianframes.htm
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Don Ferrante
Caracciolo, prefetto
di Bari, fece erigere nel 1583 un monumento in ricordo della Disfida
nel luogo dove avvenne. |
Filippo Palizzi - ETTORE FIERAMOSCA -
stampa |
Guido Fieramosca (†
Castello di Mignano, 1532), 2° conte di Mignano e Signore di
Rocca d’Evandro,
fratello maggiore del celebre Ettore, sposò
Isabella Castriota, sorella di
Ferrante
Castriota;
morì nella
battaglia di Pavia del 1525. |
Stemma di Guido Fieramosca, fratello
maggiore di Ettore, inquartato con i
Castriota, i Sorice e
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