
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Spina |
Armi:
Spina del Seggio di
Nido:
d'oro, a tre o più fasce spinate d'azzurro, con la banda
d'argento caricata di tre rose di rosso, attraversante sul
tutto.
Spina di Cosenza:
d'oro, a tre fiori di rosso stelati con spine.
Altra:
d'oro, a tre fasce spinate d'argento, con la banda del secondo,
caricata di tre rose di rosso, attraversante sul tutto.
Altra:
d'azzurro, alla lepre d'oro sormontata da tre rose e sostenuta
da due leoni affrontati e controrampanti, il tutto del secondo. |

© Napoli - Arma della Famiglia Spina |
L’antica e nobilissima famiglia Spina, originaria di Scala, ha
goduto di nobiltà in Amalfi, Scala, Napoli dove fu ascritta ai
Sedili di Nido e
Portanova, in Cosenza, Catanzaro, Messina, Firenze, Genova e
Milano.
Le prime notizie risalgono ai tempi dell’imperatore
Federico II di Svevia, Re di Napoli dal 1215 al 1250,
con Gregorio Spina che possedeva in Napoli dei terreni
accanto alle case di Giovanni Boccatorto del Seggio di Montagna.
Carlo I d’Angiò donò al cavaliere Egidio
Spina, preposto alla distribuzione della nuova moneta nel 1271,
i feudi di Copertino e
Carpignano situati in
Terra d’Otranto.
Falcone Spina della città di Scala, Vice Ammiraglio in
Calabria, fu Maestro della zecca di Messina con Marino Platamone
e Riccardo Gallo, entrambi della città di Amalfi; prestò un
ingente somma di denaro al predetto sovrano, insieme a Filippo
Rocco,
Sergio Cappasanta, Tommaso d’Angelo ed altri. |

© Napoli - Sepolcro di Falcone Spina di
Scala - nella cappella fu sepolta anche Francesca Spina moglie
di Angelo
Confalone |
Enrico fu Maestro portulano di Napoli nel 1289.
Riccardo, al comando di molti suoi uomini a
cavallo, partecipò all’impresa di Sicilia sotto re
Roberto II d’Angiò.
Nel 1335 Leonardo Spina, insieme a Bonavita
Coscia,
fu preposto alla costruzione delle galee nella città di
Brindisi; nel 1336 Giorgio Spina possedeva molte
galere insieme a Raimondo Natale.
Nel 1419 Angelo Spina rese omaggio alla regina Giovanna II
di Durazzo dopo la sua incoronazione, insieme a Galeotto
della Gatta, Micone
Pignatelli, Talubardo
Vulcano, Nicolò
d’Afflitto, Enrico
Dentice, Pietro
Sersale ed altri nobili.
Battista ed Antonio Spina furono cavalieri
della guardia di re
Ferdinando I d’Aragona, insieme a Riccardo
d’Alessandro, Troiano
Origlia, Giovanni Antonio Caldora, Giovanni
Milano, Antonio
Grisone, Carlo Frangipane, Fabrizio e
Annibale Aiossa, Lancellotto
Mele,
Matteo Gargano ed altri.
Nel 1488 Angelo Spina, regio Cortigiano, fu un
insigne avvocato del Foro di Napoli.
Giovan Tommaso Spina, cavaliere di Calatrava, fu
Presidente in Calabria e Maresciallo di Campo nelle
guerre di Fiandra; pagava al fisco per la
Bagliva di Aversa che aveva
in feudo.
La famiglia possedeva in Napoli una cappella gentilizia
nella Chiesa di Sant’Agostino. |
Nel 1591 Scipione Spina (†
1639) fu nominato Vescovo di Lecce.
Ginestra degli Schiavoni,
in Principato ultra, fu acquistata il 18 maggio 1616 da
Annibale Spina (†
18 agosto 1616) del Seggio di Nido per ducati 9.500 ad
istanza dei creditori dei fratelli Giovan Vincenzo e
Francesco Caracciolo, figli di Marcello
Caracciolo, marchese di Casalbore.
Nel 1618 Francesco Spina, figlio di Annibale,
soddisfece alla Regia Corte il rilievo della terra di
Genestra degli Schiavoni, del casale di
Pomigliano d’Atella e della
terra di Rugnano posta in
quel di Aversa.
Il feudo passò poi Mario Ciaburri che l’acquistò per
ducati 8.500.
Porzia Spina del Seggio di Nido sposò Scipione
Longobardi, patrizio di Castellammare, ai tempi
dell’Imperatore
Carlo V d'Asburgo-Spagna.
Nel 1621 la marchesa Giovanna Spina, zia di
Francesco Regina, fu nominata tutrice del feudo di
Salcito, in Contado di Molise, oggi in Provincia di
Campobasso, con i tre casali disabitati di Pietravalle,
Castello Rugbo e Pietra Jannizzera, ed i territori
seminativi della Marchesana, di Montepiano e di Fonte
le Frassi.
Nel 1654 Paolo
Francone, marito di Vittoria
Sanfelice dei duchi di Bagnoli, divenne
marchese di Salcito. |
Gli Spina di Calabria Ultra |
Bernardo
Spina, figlio di Lorenzo, di Melicuccà, acquistò
per 24.000 ducati il feudo
di Calimera (oggi frazione di San Calogero in
provincia di Vibo Valentia), messo in vendita dal Sacro
Regio Consiglio su istanza dei creditori del fu Giovan
Antonio Barone, seguì Regio Assenso del 3 settembre
1616.
Lorenzo
juniore,
il 5 marzo 1620 ebbe Significatoria di Rilevio per la
terra di Calimera, per la morte di suo padre, barone
Bernardo.
Laudomia
Spina, il 3 settembre 1635, ebbe Significatoria di
Rilevio per la baronia di Calimera come erede di suo
fratello, barone Lorenzo, morto improle; sposò Lorenzo
Grillo, dei baroni di Garreri, di Oppido; Agazio
Ambrogio Grillo successe, nel 1651, nella baronia di
Calimera per la morte di sua madre, baronessa Laudomia.
Giuseppe
Spina, di Lorenzo e fratello del citato barone di
Calimera Bernardo, acquistò, nel 1616, il
feudo di Paterna
(ricadente nel territorio di Seminara in provincia di
Reggio Calabria) da Cola Giovanni
de Gennaro per 6.000
ducati, sposò Maria
d'Aragona de Ayerbe, di Cesare, ultrogenito
di Michele, 2° conte di Simeri.
Lorenzo
juniore
(†
1658) (cugino dell'altro Lorenzo juniore citato),
nel 1618, successe a suo padre, barone Giuseppe; sposò
Giacoma Joppolo, acquistò la
baronia di Mammola da suo nipote Diego Joppolo,
il quale fece valere il patto di ricompra, nel 1677;
Giovanni, nipote di Lorenzo, ricomprò il feudo di
Mammola ed Agnana da Diego Joppolo; sposò Grazia
Asciutti, di Biase, barone di Tarsia; il feudo fu
ereditato da suo figlio Francesco Saverio che lo
vendette ad Ignazio Barretta con Regio Assenso del 1735.
Orazio
Spina Joppolo, figlio ultrogenito del barone Lorenzo,
ereditò il feudo per donazione di suo padre; sposò
Teresa Monteleone.
Carmine,
ereditò il feudo da suo padre, barone Orazio, come
figlio primogenito; sposò Maria Papardo e Gordone dei
principi del Parco, di Messina.
Gaetano
Spina Papardo, nel 1746, fu dichiarato erede del barone
Carmine; sposò Costanza
Gambacorta dei duchi di Ardore; vendette il
feudo, nel 1758, a Domenico
de
Franco.
Vincenzo,
figlio del barone Gaetano e Costanza, visse a Melicuccà,
il loro ramo è tuttora fiorente.
Domenico
Spina, 5° duca di Ardore,
come più prossimo a succedere a sua cugina, Maria Silvia
Gambacorta, 4° duchessa di Ardore, morta a 18 anni nel
1688; sposò Giulia Malarbì, figlia di Andrea e di
Vittoria
Ruffo dei conti di Sinopoli; i suoi feudi
furono messi all'asta su istanza dei creditori, si
ritirò a vivere a Melicuccà. |
Gli Spina di Calabria Citra |
Gli Spina,
patrizi di Cosenza,
giunsero in città dai casali della Presila di
Pietrafitta e Spezzano Piccolo, famiglia originaria di
Madrid, si trasferì prima a Firenze, poi a Napoli, e
durante il governo di Federico II in Calabria Citra, il
primo a distinguersi fu
Gregorio,
più tardi
Fulco,
con cui Carlo I d'Angiò contrasse debito d'ingenti somme
di denaro.
Tommaso, fu ciambellano della
regina Giovanna I
la quale lo inviò come ambasciatore in varie corti per
poi elevarlo alla dignità di Censore dei Magistrati del
Regno.
Angelo,
si ricorda per aver migliorato le condizioni economiche
e civili del suo villaggio di Spezzano Piccolo.
Tommaso,
Luca,
Nicola
e
Giovanni serviro
re
Alfonso d'Aragona,
mantennero a loro spese uno squadrone di cavalleria e
ne furono capitani.
Domenico, esercitò la carica di
procuratore del tribunale di Cosenza, con decreto della
Regia Udienza del 23 giugno del 1587 fu iscritto al
sedile dei nobili.
Maurizio
fu capitano;
Gianni Andrea
si trasferì a Catanzaro e morì senza prole, potrebbe
essere identificato in quel Giovanni Andrea, figlio del
magnifico
Francesco
Spina e di Laudomia
Tosti,
il quale in un atto del 24 gennaio 1573 rogato dal
notaio di Cosenza Antonio Zazzo, nominò come suo
procuratore il magnifico don Francesco Maria
Gaeta
per vendere al magnifico Ascanio Pocorobba da Cosenza,
una proprietà in Cosenza, località
Xerxeri,
soggetta ad un annuo censo perpetuo di ducati otto e
carlini quattro in favore della Cappella di detto
magnifico Francesco Spina sita nella Cattedrale di
Cosenza, per il prezzo di ducati trecento, ma con
l'obbligo per il venditore di liberare la proprietà da
detto censo a proprie cure e spese
(1).
Don
Domenico Spina (1790
† 1842), guardia del
corpo di re Gioacchino Murat, fu nominato cavaliere
dell’Ordine
delle Due Sicilie.
Nicola,
figlio di
Pasquale,
si laureò in legge, famoso avvocato nel foro di Cosenza,
fu gran maestro della carboneria di Calabria Citra nel
1813, repubblicano, partecipò ai moti del 1820, fu
rinchiuso a Monteleone.
Giovanni, nipote di Nicola, fu ardente
repubblicano, fece parte delle carboneria; i suoi
discendenti,
Carlo
e
Giovan Battista, patrioti, parteciparono
alla rivoluzione del 1860.
Nel 1926, da una relazione di quotizzazione della
proprietà sita in Spezzano Piccolo località Orto di
Ciollaro appaertenente alla signora Luigia
Arnedos
vedova del sig. Giovan Battista Spina di Spezzano
Piccolo. Causa per divisione eredità tra Giovanni
Spina, ed i fratelli Roberto, Domenico,
Alfonso, Teresa, Mariantonia, e
Carlotta di Spezzano Piccolo. Archivio di Stato
di Cosenza, perizie giudiziarie, anno 1926, B. 93,
perizia 20.
Su proposta della Commissione Araldica Regionale,
vennero ascritti d'ufficio all'elenco dei nobili e
titolati del napoletano con il titoli di:
Nobile di Cosenza (m.), e di
Nobile (m. e f.), i figli di
Domenico
(† 26 giugno 1889), di
Pasquale, di
Tommaso;
ed i figli di
Giovan
Battista, di
Domenico,
di
Pasquale, originari di Cosenza e
dimoranti in Spezzano
(2). |

Marianna Spina |

Spezzano Piccolo (CS),
Palazzo Spina, androne |
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Spezzano Piccolo (CS),
Palazzo Spina |

Spezzano Piccolo (CS),
Palazzo Spina, portale |
Don
Franchino
Spina e donna Teresina
de
Matera tutrice dei minori Spina da Spezzano
Piccolo, a metà Ottocento, risultavano occupatori della
difesa in contrada San Nicola Soprano nella Sila Regia.
Luigi,
dal 1886, fu direttore della Banca Agricola di Cosenza. |
Note:
(1) -
Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle pergamene
dell'Archivio Capitolare di Cosenza” a cura di Raffaele
Borretti. Editoriale progetto 2000, pag. 56.
(2) -
L'Araldo “Almanacco Nobiliare
del Napoletano 1895”, Enrico Detken, libraio editore
Napoli 1894, pag. 258.
_____________
Bibliografia:
- Luigi Palmieri “Cosenza e le sue
famiglie attraverso testi atti manoscritti”- Pellegrini
Editore, 1999.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria”, Voll. I-III-IV.
- Cavaliere Pasquale Barletta "Statistica Silana",
Stamperia Governativa - Napoli 1870.
- Eugenio
Arnoni,
"La Calabria illustrata Vol. IV Il Circondario di
Cosenza"; Edizioni Orizzonti Meridionali, Cosenza 1995. |
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