Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Cantelmo |
Arma:
d'oro al leone di rosso
con un lambello azzurro di tre pendenti, attraversante il tutto.
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© Stemma Famiglia Cantelmo dei principi di
Pettorano |
L’arma della famiglia Cantelmo differisce da quella
dei re di Scozia per la presenza del rastrello a tre punte, simbolo
distintivo per i figli secondogeniti.
Cantelmo, figlio secondogenito di re Duncano salito al trono di
Scozia nel 1040, fu costretto a rifugiarsi in Provenza (Francia);
partecipò valorosamente nel 1096 alla conquista di Gerusalemme
combattendo al fianco di Goffredo di Buglione e le sue gesta eroiche
furono immortalate da Torquato Tasso nella sua “Gerusalemme
liberata”. Cantelmo generò altro
Cantelmo, il quale, per non
essere confuso col padre, fu chiamato in seguito
Alfonso di Cantelmo.
La
famiglia Cantelmo, dalla Provenza, seguì
Carlo I d’Angiò alla
conquista del Regno con
Bertrando e
Raimondo; parteciparono valorosamente
alla guerra di Sicilia e alla
battaglia di Benevento. Ebbero per ricompensa, il primo:
Cangiano, Vivaro e Rocca di Civita; il secondo: Popoli, Caramanico e
Pratola.
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© Popoli - Palazzo dei duchi
Cantelmo
Foto di Stefano Vittorio Mari. |
Il Casato ottenne vari titoli:
patrizi di: Napoli
barone di: Spina
conte di: Alvito, Arce, Bovino (1335),
Campagna, Ortona, Pesco Sansonesco (1558), Popoli
marchese di: Paduli
duca di: Alvito (1451), Sora (1442),
Belvedere, Popoli
principe di: Pettorano
Numerosi furono i feudi: Acciano, Acquaviva (feudo che passò alla
famiglia
Carmignano verso la
metà del '700), Altavilla, Alvito,
Arzano, Bovino, Cagnano, Caramanico, Castelluccio dei Sauri,
Cerreto, Lavello, Montalto, Montecalvo, Montefalcone, Montorio,
Pettorano, Pratola, Popoli, Rivisondoli, Rocca di Petruro,
Terranova, Tito, Tufo.
Il Casato fu ascritto al
Seggio di Capuano godendo
di grandissima nobiltà. |
© Popoli - Taverna comitale dei
Cantelmo
Foto di Stefano Vittorio Mari. |
Giacomo
(†1335) nel 1311 fu Reggente della
Gran Corte Vicaria, nel 1313 fu
Podestà di Firenze.
Giovanni (†1377), Giustiziere e Capitano Generale di
Terra del
Lavoro, sposò Angelella Stendardo e nel 1335 ottenne, maritali
nomine, titolo di conte di Bovino.
Giacomo fu uno
dei cavalieri napoletani che accompagnò nel 1389 re Ladislao
di Durazzo per rendere omaggio al Pontefice a Roma, Bonifacio IX al
secolo Piero
Tomacelli.
Antonio
(†1439),
conte d’Alvito, d’Arce e di Popoli, a sue spese fece
ristrutturare la chiesa di San Girolamo a Napoli; sposò in prime
nozze Angiolella
Marzano, figlia di Giacomo, duca di Sessa e di
Caterina Sanseverino dei Conti di Mileto.
Il feudo di Civitella Alfedena, sito in
Abruzzo Citra,
appartenuto alla famiglia
di Sangro
dal 1154 a 1400, passò ai
Cantelmo
dal 1400 al 1579, poi ai Ciorla dal 1579 al 1697 ed
infine ai
della Posta dal 1697
al 1850.
Pietro Giovanpaolo, duca di Sora e di Alvito, conte di Popoli
e di Arce, partecipò alla
Congiura dei Baroni.
Rostaino
detto “Rostangone” (†
1514), conte di Popoli e di Alvito, generale di re Ferdinando I
d’Aragona, fu aggregato al Patriziato del
Seggio di Nido nel 1507.
Beatrice
Brancia (1620 † ?), figlia di Francesco e di Ippolita Carbone, duchessa di
Belvedere e marchesa di Paduli per successione del nonno Ferdinando
e della madre, sposò nel 1640
Fabrizio Cantelmo,
duca di Popoli
e, quindi, i titoli di
duca di Belevedere e
marchese di Paduli,
passarono in casa Cantelmo Stuart.
L'arcivescovo di Napoli Giacomo
Cantelmo (Napoli, 1640
† ivi, 1702), figlio di Fabrizio principe di Pettorano e duca
di Popoli, e di Beatrice
Brancia
duchessa di Belvedere, salvò la vita a
don Aniello
Migliaccio, fautore della congiura filo-austriaca del
Principe di Macchia, capeggiata da Gaetano
Gambacorta nel 1707,
dandogli rifugio nella sua chiesa. Fu confratello
dell'Augustissima
Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini. |
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Napoli, Giacomo Cantelmo,
arcivescovo metropolita di Napoli dal 1691 al 1702 |
Donna Camilla Cantelmo Stuart (1700
† Barra,1751), figlia del principe
Restaino (1651
†
1723), patrizio napoletano, cavaliere dell’Ordine
del Toson d’Oro e
Maggiordomo Maggiore del Principe delle Asturie, e di donna
Beatrice
Cantelmo Stuart (†
1711), ereditò i titoli di
principessa di Pettorano,
duchessa di Popoli e di
Belvedere, Grande di Spagna di 1^ classe, dal 1749 per la morte del
fratello
Giuseppe (1692
†
1749),
sposò
nel 1724 Leonardo VII
di Tocco, principe di Montemiletto. I titoli passarono in casa
di Tocco. |
Napoli, cappella della famiglia
Cantelmo, restaurata nel 1874 dal principe Francesco Tocco Cantelmo
Stuart, dove è sepolta
la principessa Camilla Cantelmo Stuart (1700
† 1751 ) |
Famiglie
imparentate con casa Cantelmo:
d’AQUINO: Giacomo(†1410),
conte
di Popoli, sposò Elisabetta
d’Aquino, figlia di Berardo
dei Conti di Loreto. |
© Popoli - Chiesa di San
Francesco - stemma con le insegne dei Cantelmo e dei Carafa,
famiglie imparentate.
Foto di Stefano Vittorio Mari. |
di CAPUA: Francesco, conte di Popoli,
sposò nel 1422 in seconde nozze Maria
di Capua, figlia di
Andrea, conte d’Altavilla.
Gaetani
dell’Aquila
d’Aragona: Giovanni, conte di
Popoli e di Alvito, sposò nel 1448 Giovannella
Gaetani dell’Aquila d’Aragona, figlia
di Onorato, Conte di Fondi. |
Castello di Limatola -
donato da Roberto d’Angiò nel 1316 a Guglielma Cantelmo, madre del suo figlio
naturale Carlo
d’Artus. |
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