Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Migliarese

A cura del dr. Giuseppe Pizzuti

Arma:
la più antica di Cosenza: di rosso a sette monti uniti di verde sostenenti sul medio di essi un leone d'oro.
Altra di Cosenza:
d'oro al leone rampante di rosso e lampassato dello stesso, uscente da sette monti di verde
(1).
Altra di Cosenza: di rosso a cinque monti uniti di verde sostenenti sul medio di essi un leone d'oro.
Di Tropea: d'oro ai sette monti uniti di verde sostenenti sul medio di essi un leone di rosso e lampassato d'azzurro.
Di Pozzuoli: d'azzurro ad un giglio d'oro.
Dimora: Cosenza, Tropea, Napoli e Pozzuoli.
Titoli:
baroni, patrizi di Cosenza, patrizi di Tropea, patrizi di Pozzuoli.


Stemma famiglia Migliarese di Cosenza

RAMO DI COSENZA: Pietro Catroppo, cosentino, in un breve trattato su alcune famiglie di Cosenza riporta che i Migliarese giunsero a noi da Roma ai tempi dell'imperatore Ottone nel 997; inoltre aggiunse che: “Marco e Giuseppe de' Migliaresi contesero gagliardamente con Tullione Ruffo, signor di Bisignano per difesa delle ragioni del Vescovato di San Marco” (San Marco Argentano in provincia di Cosenza).(2)
Pietro e Giovanni  presenti a Cosenza nel 1184 col titolo di signori di Vassalli nel privilegio fatto dall'imperatrice Costanza; furono anche signori di feudi; Pietro fu anche pubblico regio notaio.
Altro Pietro lo troviamo nel 1276 col titolo di signore; nel registro del 1291 del re Carlo II d'Angiò figura come giudice a contratto.
Francesco Migliarese fu signore di Malvito.
Goffredo, nel 1330, partecipò alla concessione della franchigia fatta dalla città di Cosenza a Nicola Castiglione, e, nel 1335 ad un compromesso tra Cecco Andrea e Nicolò Sambiasi figlio di Filippo.
Cecco, abbate, con Antonio de Riso fu ambasciatore della città di Cosenza presso i re Ferdinando e Alfonso; nel 1381, con once sei, fu nominato dal re Ladislao sindaco di Napoli, come risulta dal registro del re, fol. 11 e 12.


Cosenza, Chiesa di San Francesco d'Assisi, Cappella di Santa Caterina d'Alessandria

Cappella di Santa Caterina d'Alessandria, lastra tombale famiglia Migliarese, anno 1630.
A destra: lastra tombale famiglia Migliarese, lo stemma più antico

Giovanni Migliarese, nella seconda metà del Trecento ottenne in concessione dalla regina Giovanna I d'Angiò la Capitaneria di Cosenza.
Bitonto, figlio di Giovanni, nel 1402, sposò Tudisca Lucifero che gli portò in dote due feudi.
Nicolò, nel 1491  fu Luogotenente Generale della Calabria, capitano di Napoli e Capua; per concessione del Re ebbe la Mastrodattia
(3) del Regio Luogotenente di Cosenza e Casali della quale la famiglia fu successivamente spogliata;  sposò Ippolita d'Alessandro, la loro figlia sposò Giovanni Sambiase.
Alfonso, nel 1496 ebbe in concessione la gabella della farina.
Alfonso juniore, nel 1512 fu inviato dalla città di Cosenza a Messina, con una lettera del vicerè don Ugo de Moncada per recuperare il grano dato in prestito.
Giovan Lorenzo, Scipione e Giovanni Alfonso, nel 1555 si accordarono con Giovanni Antonio e Giovan Battista Trentacapilli per recuperare a loro spese l'ufficio della Mastrodattia, cedendo un terzo dell'ufficio, rogato dal notaio Francesco Sergio.
Marco Antonio, ebbe per figli: Giovanni Ferdinando, chierico; Andrea, chierico; Pompeo; Genova; Eliadora ; ed Urania.
Claudio Migliarese acquistò molti beni in Rovito,  essendo figlio naturale di un Migliarese fu aggregato al sedile dei nobili; ebbe per figli: Scipione, Ciccio e Cinzia che sposò Filippo Garofalo il quale uccise suo cognato Ciccio.
Il citato Scipione sposò Laudonia Morsilli di Paolo, con la dote che gli portò comprò il feudo di Santo Morello e ne divenne barone; ebbero come figli Diego ed Andrea, i quali percepivano l'affitto delle carceri del Regio Luogotenente di Cosenza e Casali.
Scipione juniore sposò Eleonora Arnone (n.1601) di Ascanio e Ginevra Tosti la quale era succeduta a suo fratello Ferrante per la metà del feudo fiscale dello Scannaggio di Cosenza ed ebbe significatoria di rilevio nel 1628; Eleonora premorì a sua madre ed il feudo fu ereditato da sua figlia Isabella Migliarese in qualità di nipote di Ginevra, ed ebbe significatoria di rilevio nel 1633 anno in cui morì sua nonna; sposò Pompeo Cavalcanti di Curzio, barone di Verbicaro.
Da un privilegio del 6 giugno 1648, dato a Napoli dal vicerè conte di Ognatte, di assenso all'obbligazione dei beni feudali del barone di Santo Morello, Scipione Migliarese, per garanzia della dote della moglie Camilla Maiorana Mormile, figlia del marchese di San Genito, Tommaso, e sorella di Antonio, e frà Francesco Maiorana. Ministero dell'Interno, pubblicazione degli Archivi di Stato XI, Archivio di Stato di Napoli, Archivi Privati, Vol. I seconda edizione, Roma 1967, Archivio Sanseverino di Bisignano: 333.
Giovan Battista Migliarese, ebbe per figli: una figlia, che fu monaca professa nel Monastero delle Vergini di Cosenza ( Dianora?); Nonna, sposò il nobile Giuseppe Quattromani; e Giuseppe, unico erede in linea maschile; tra gli altri beni, gli furono lasciati 400 ducati di rendita annua, oltre all'entrata che gli perveniva dall'affitto delle carceri del Regio Luogotenente; sposò la nobile cosentina Francesca Spadafora.


Cosenza, Complesso Monastico di Santa Maria
delle Vergini


Cosenza, Complesso Monastico di Santa Maria
delle Vergini, Portale della Chiesa

Cosenza, Chiesa di Santa Maria delle Vergini, altare con l'annunciazione della Vergine, opera commissionata
dalla famiglia Migliarese; il basamento con dedica di Dianora Migliarese e stemmi della famiglia ai lati.

Il citato Giuseppe fu apprezzato per il suo talento, nel 1661,  gli fu consegnata una grossa provvigione di denaro contante e fu mandato dalla città di Cosenza a Roma come deputato delle Liti della città. Essendo molto dedito al lusso, dilapidò tutto il suo patrimonio, e, nonostante le sue doti professionali, fu rimosso dall'incarico che fu assegnato a Francesco Morelli; decise di non poter tornare a vivere in patria per cui vendette tutto il suo rimanente patrimonio (così come troviamo scritto nella lettera inviata nel 1662 a Carlo Ferraro, suo curato). Lasciò Roma e partì  per Livorno dove fece il militare; con Giuseppe si estinse il ramo di Cosenza.
Antonia Migliarese di Cosenza sposò il nobile Pietro Folliero; la figlia Beatrice Folliero (Napoli, 1675 † 1731) sposò nel 1723 Alfonso Capece Piscicelli, patrizio napoletano.

RAMO DI TROPEA: alcuni storici, come Vittorio Spreti, sostengono che il ramo di Tropea discende per linea maschile dalla famiglia Migliarese di Pozzuoli, passata da Cosenza a Tropea; tale ipotesi è in contrasto con elementi oggettivi che fanno  presupporre che siano invece direttamente provenienti da Cosenza nel Cinquecento: lo stemma è identico con brisura negli smalti.
Di certo fu aggregata al patriziato della città di Tropea precedentemente al 1567; dopo l'abolizione dei sedili (1800), la famiglia fu ascritta al Registro delle Piazze Chiuse ed è iscritta nell'Elenco Nobiliare Ufficiale col titolo di patrizio di Tropea (m.) nella persona di Alfonso Migliarese, nato nel 1881.
Ciro (6 giugno 1797 † 12 giugno 1867, as. al Reg. P. Ch.), sposato alla nobile Antobia Fazzari, ebbero per figli: Gregoria (22 febbraio 1837), sposata il 5 febbraio 1873 a Giuseppe Romano, patrizio di Tropea; Isabella (23 ottobre 1827), sposata a Domenico Barone, patrizio di Tropea; e Domenico (13 agosto 1833  6 giugno 1907), patrizio di Tropea, sposato a Giuditta Pelliccia dei patrizi di Tropea ebbero per figli: Alfonso (8 gennaio 1881); Antonio (17 aprile 1878), sposato il 18 febbraio 1803 a Giovanna Mottola; Eleonora (26 luglio 1875), sposata il 17 gennaio del 1906 ad Antonio Granelli; Vittoria (14 settembre 1873); Francesco (14 marzo 1872); Francesca (6 gennaio 1869); Enrica (9 gennaio 1864), sposata l'11 settembre 1887 ad Orazio Barone, patrizio di Tropea; e Ciro (11 luglio 1866), patrizio di Tropea, sposato il 18 giugno 1892 ad Elvira Favia hanno avuto per figli: Settimio (21 luglio 1907); Alfredo (11 luglio 1904); Alfonso (23 settembre 1902); Antonio (19 luglio 1900); Giuditta (26 marzo 1898); e Domenico (20 febbraio 1893), patrizio di Tropea.
Antonio Migliarese fu restauratore dell'Accademia degli Affaticati.

Tropea (VV), Largo Migliarese, sul quale un tempo si affacciava l'omonimo palazzo; demolito a fine Ottocento per l'apertura della nuova arteria centrale (l'attuale Corso Vittorio Emanuele); sorgeva accanto al palazzo dei conti Gabrielli; si può notare: che sulla facciata del lato sud del citato palazzo gli elementi architettonici e relative aperture sono presenti solo al piano alto, il resto della facciata è muta per l'ingombro causato dal palazzo Migliarese (4).


Tropea, Largo Migliarese


Stemma Gabrielli di Tropea. Foto di Giorgio Cosentini

RAMO DI POZZUOLI: famiglia già presente a Pozzuoli (NA) dal XV secolo ed ascritta al patriziato di detta città; innalzarono per arma un giglio d'oro in campo azzurro. Fu riconosciuta di “nobiltà generosa” nel 1843 dalla Regia Commissione dei Titoli di Nobiltà del Regno delle Due Sicilie.

vedi famiglia Migliarese
Pozzuoli (NA), Palazzo Migliarese, volta ingresso con stemma

La famiglia Migliarese risulta iscritta nell'Elenco Regionale Napolitano con il titolo di nobile patrizio di Pozzuoli spettante ai maschi discendenti per linea maschile da Giuseppe Migliarese e spetta il titolo di nobile personale alle femmine della stessa discendenza.

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e il Registro della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

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Note:
(1) -
Trattasi di una  brisura, che è un elemento che modifica il blasone ereditato, in questo caso gli smalti sono invertiti, il leone è uscente; viene utilizzata per distinguere: figli primogeniti, cadetti o bastardi. Le brisure si atteggiano con: la diminuzione di pezze onorevoli; la variazione di colore di un elemento importante (campo o pezza onorevole); l'aggiunta di una pezza di second'ordine o di una figura; l'inserimento di elementi (figura o smalti) attribuiti a titolo di aumento di carattere sia premiale sia punitivo.
(2) - Girolamo Sambiasi “Ragguaglio di Cosenza e di trent'una sue nobili famiglie”, pp. 131.
(3) - Dal latino “ Magister actorum”, funzionario addetto alla redazione ed alla custodia degli atti pubblici e privati.
(4) - Giuseppina Mari in "Un presidio ci civiltà, dimore storiche e vincolate in Calabria", pp.216/217; a cura di Giorgio Ceraudo; Rubbettino editore,1998.

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Fonti bibliografiche:

- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare italiana”, Tomo I - Arnaldo Forni editore.
- Luigi Palmieri, “ Cosenza e le sue famiglie attraverso testi atti e manoscritti”, Tomo II - Pellegrini Editore, 1999.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, "Famiglie nobili e titolate del Napolitano", Arnaldo Forni Editori, 2005.
- Di Bonito R., "Pozzuoli. Uomini e vicende dal Medioevo all'Età Moderna", Napoli 2002.
- Sito web http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/829.
- Luca Irwin Fragale, Microstoria e araldica di Calabria Citeriore e di Cosenza. Da fonti documentarie inedite, Milano, Banca CARIME, 2016.


Continua con il sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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