Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Armi:
Massa di Lecce: d’azzurro a tre monti d’oro moventi dalla
punta sostenenti un leone dello stesso lampassato di rosso,
tenente tra le branche una mazza ferrata con punte d’oro,
accompagnato in capo da una croce di rosso bordata d’oro ed
accompagnata da due stelle di otto raggi del medesimo.
Cimiero: un leone nascente.
Massa o de Masso di Castellammare di Stabia: d’azzurro
alla fascia accompagnata in capo dalla croce biforcata e in
punta da un capriolo e un leoncino, il tutto d’argento.
Altra di Castellammare di Stabia: d’azzurro al leone
d’oro accompagnato in capo da una croce di Malta d’argento posta
tra due stelle di sei raggi d’oro.
Masso Coppola: d’azzurro a tre monti d’argento moventi
dalla punta sostenenti un leone di rosso, tenente tra le branche
anteriori un tavolo, accompagnato in capo dalla croce di Malta
posta tra due stelle a sei punte; il tutto d’argento.
Massa di Sorrento e di Napoli: d’azzurro alla fascia
accompagnata in capo da tre stelle a sei raggi e in coda da una
scala posta in palo; il tutto d’oro. Motto: SIC ITUR AD
ASTRA.
Massa di Nardò: d’azzurro alla fascia d’argento
accompagnata in capo da una crocetta accantonata superiormente
da due pigne, una in banda, l’altra in sbarra; ed in punta da
un’altra pigna in palo; il tutto d’oro. |
© Napoli, stemma famiglia Massa
di Ventimiglia |
Le origini della numerosissima ed antichissima famiglia
Massa o de Masso si perdono nella notte dei tempi. Di
probabile origine spagnola, si stabilì a Ventimiglia e
Genova per poi diramarsi a Napoli, Sorrento, Boscoreale,
Nardò, Lecce, Andrano e Palermo. |
Dalla città di Ventimiglia si distaccò un ramo della
famiglia Massa, per trapiantarsi nel regno di Napoli, al
tempo di
Carlo d'Angiò, il quale, nel 1274, concesse a
Restagno Massa il feudo di
S. Giorgio del
comune di Montefusco o Montefuscolo, in
Principato Ultra, con titolo baronale.
Nel 1339 Padre Bernardino, francescano, fu
cappellano e familiare di re Roberto II d’Angiò.
Marino, Ceccarello, Amelio e
Giuliano furono valorosi militi della regina
Giovanna I d’Angiò.
Nel 1382 Bartolomeo e Paolo furono giudici
della
Gran Corte della Vicaria.
Nel 1555, Giacomo, nobile napoletano, era in
possesso del feudo baronale di
Casavetere e Francavilla.
Don Andrea
Salazar, segretario del Regno nel 1600, nel
1589 ottenne la terra del
Vaglio in Basilicata col titolo di conte. Detto
feudo in precedenza apparteneva a Salvatore
Spinelli, marchese di Fuscaldo, nel 1632 fu
acquistato da Gio. Battista Massa di Ventimiglia
dal S.R.C. per 40.000 ducati, a seguito di istanza dei
creditori di Alfonso e di Andrea de Salazar.
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© Napoli, Cappella famiglia
Massa, con gli epitaffi in ricordo di don
Francesco e Cesare Massa, eretta da Lanfranco
Massa nel 1626. |
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Il barone Antonio Massa morì nella sua
casa di Napoli nell’aprile del 1841 attorniato
dall’amore della moglie la nobildonna Maria
Giuseppina e da otto figli: Elena,
Marianna, Nicola, Renato,
Gaetano, Luigi, Teresa e
Francesca, mentre il nono figlio,
Agostino, sacerdote, celebrava la S. Messa
nella cappella di famiglia, quasi attigua alla
stanza del padre moribondo.
Nel 1845 i predetti fratelli Agostino, Nicola e
Renato, tutti entrati nella Compagnia di Gesù,
si imbarcarono sulla nave a vapore che partiva
dal porto di Napoli per recarsi in Cina con il
desiderio di convertire le popolazioni locali.
Nel 1848 anche l’altro fratello, Luigi (n. a
Napoli il 3 marzo 1827), ordinato in seguito
sacerdote, andò in Cina a Shanghai, insieme a
tre seminaristi cinesi che avevano studiato a
Napoli nella Congregazione del collegio dei
Cinesi fondata da
Matteo Ripa. Il 17 agosto 1860 un
orda di ribelli fece irruzione nell’orfanotrofio
diretto dal Massa, seminando violenze e terrore;
don Luigi Massa morì colpito colpito al petto da
una lancia.
Nel 1756 Fabio Massa fu parroco della
Cattedrale di Napoli. |
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La numerosa famiglia Massa possedeva varie
proprieta' in Napoli, nella zona di San Biagio
dei Librai e Mezzocannone; tra l’altro,
possedeva un' azienda di cornici a foglie d'oro
zecchino e furono i primi esportatori al nord
Italia e all' estero. Un'altra parte della
famiglia era proprietaria di un' azienda di riggiole, tanto che il Chiostro di Santa Chiara
e la farmacia degli Incurabili sono teatro della
spettacolarita' delle
riggiole napoletane. |
Napoli, Chiostro di Santa Chiara. A destra:
Napoli, Farmacia degli Incurabili |
Domenico Antonio Luigi Massa
nacque a Napoli il 17 gennaio 1764, svolgeva la
professione di maestro di scuola, ed era quindi
una persona molto istruita per quell' epoca e di
buona condizione economica e sociale. … era di
famiglia nobile (1);
sposò Maria Rosa Muti che generò Telemaco
(n. 17 gennaio 1809). Da quest’ultimo nacque a
Napoli nel 1840 Domenico Antonio Luigi,
che fu padre di Gennaro Francesco (n. a
Napoli il 14/5/1877) che ebbe per figlio
Domenico (n. a Napoli il 4.10.1903), il
quale veniva chiamato Don Mimì oppure Barone
Massa.
Mario Massa, figlio di detto Don Mimì,
sposò a Napoli il 5.5.46 Immacolata Barguino;
generarono
Domenico (n. a Napoli il 20 gennaio
1948), primogenito, e Antonio Massa,
nato a Napoli il 6 agosto 1949, secondogenito.
Mario Massa, figlio di Domenico (n.
1948), nacque a Napoli il 9 giugno 1978 ed è
padre di Diego (n. a Napoli il 14 maggio
2018). |
Stemma Casato
Massa |
Napoli, altra
variante dello stemma Massa |
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Il
Comm. Barone Leone Massa fu, insieme alla
principessa Isabella
Pignatelli,
al barone Piero
Compagna
ed altri, uno degli oblatori insigni dell'ampliamento
del Santuario della Beata Vergine del Rosario di
Pompei. |
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I Massa baroni di Galugnano,
oggi frazione di San Donato di Lecce, discendono dai
Massa di Genova ascritti agli Alberghi delle Case Cybo e
Promontorio.
Stemma famiglia
Massa di Lecce |
Galugnano, feudo in
Terra d’Otranto, nel 1611 era un possedimento
di Gio. Battista della Noy; nel 1621 fu venduto con i
feudi di Specchiarosa e Massa di S. Elia a Nicola
Levante di Genova, cittadino Napoletano, per ducati
40.000; successivamente passò alla famiglia Massa.
Il Duca Generale Oronzio Massa di Galugnano (n.
Lecce, 1760 †
Napoli, 1799), figlio di Girolamo barone di
Galugnano e di Antonella Alfarano
Capece, anch'essa di famiglia patrizia, si
formò a Napoli nel Collegio dei Cadetti, dove ebbe come
compagni Gabriele Manthonè e i Lauberg. Entrò
adolescente nel reggimento Real Campania e nel 1780 ebbe
il grado di luogotenente; fece esperienza come ufficiale
in operazioni all'estero nelle varie coalizioni
antifrancesi. Trascorse alcuni anni, fino al 1792, in
artiglieria, poi si dedicò all’insegnamento della
scherma. Indossò di nuovo l’uniforme nel 1798 e fu
aiutante generale di Andrea
Pignatelli in artiglieria, tenendo il comando di
Castel Nuovo. Si schierò in favore della
Repubblica Napoletana del 1799; quando le
milizie della Santa Fede entrarono in Napoli, insieme al
comandante di Castel dell’Ovo, firmò il trattato di
capitolazione proposto dal cardinale
Ruffo
di Bagnara e dai rappresentanti di Russia,
Turchia e Inghilterra che prevedeva per le guarnigioni
la scelta di imbarcarsi per Tolone o il libero soggiorno
a Napoli; inoltre, le loro persone e le loro proprietà
sarebbero state rispettate. Non fu così, il Ruffo non
mantenne la parola data, dietro insistenza di Nelson.
Il generale Massa fu giustiziato a 34 anni e decapitato
il 14 agosto del 1799. Il Doria scrisse:”…salì sul
patibolo, incitando il lento carnefice con le parole: Fa
presto che non ho tempo da perdere…”.
Detto Oronzio Massa è ricordato in Napoli con
l’intestazione di una strada e con una lastra posta
dinanzi al Palazzo del Comune con i nomi dei martiri
della Repubblica Napoletana.
Napoli, Palazzo
del Comune, lastra con i nomi dei martiri della Repubblica Napoletana. |
Teresa Massa dei baroni di Galugnano sposò il
barone Tommaso Gaetano
Palmieri dei marchesi di Martignano, nobili di
Monopoli; generarono Laura Palmieri che sposò il principe
Gennaro
Marulli, duca di San Cesario (San Cesario 16
gennaio 1800 † Napoli 24 febbraio 1858).
Napoli, palazzo
Massa; a destra particolare scala interna in
stile rococò |
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La terra di Pescasseroli (AQ) appartenne ai
conti di Celano, poi ai Borrello
e passò come "suffeudo" ai
di
Sangro; dopo la caduta degli svevi, giunse
ai d'Aquino.
Alla fine del XVI secolo, il feudo fu venduto a Giovan
Giacomo di Sangro, che morì nel 1607. Nel 1705, Il feudo
di Pescasseroli fu acquistato dalla famiglia Massa di
Sorrento, ultimi baroni di Pescasseroli, per
15.770 ducati.
Andrea de Massa
barone di Pescasseroli,
nobile Napoletano, di Rimini e di S. Marino, Ufficiale
nel reggimento Cavalleria Foggia, n.° 11, e Socio
effettettivo della R. Accademia araldica italiana, (n.
a Napoli il 27 Sett. 1847), figlio del barone Gennaro (n. 9
Giu. 1807
† 16 Ott. 1848) e della nobildonna
Emmanuela
Farina, sposò nel 1872 Teresa Rebustello di
Padova; rimase vedovo il 18 Mar. 1875. |
Massa o de Masso di Castellammare di Stabia |
La famiglia Massa, Masso o de Masso, era una delle
antiche e patrizie famiglie Stabiesi, discendente dalla
famiglia Massa di Sorrento.
Sorrento,
Arcidiocesi di Sorrento - Castellammare di
Stabia, stemmi Masso o Massa |
Delia de Masso, figlia del Magnifico Utriusque Iuris Doctor Giovan Geronimo,
sposò intorno al 1590
don Cesare Coppola;
per figlio ebbero don Diego Coppola
(Castellammare, 1606 †
ivi, 1679), patrizio Stabiese, che intraprese la
carriera ecclesiastica e fu Vicario Generale per il
Vescovo Clemente del
Pezzo nel 1653 e per il Vescovo Pietro Gambacorta nel
1669.
Questa famiglia nei secoli XVII e XVIII produsse
le famiglie Massa Pagano, Massa Mormile e Pisani
Massamormile, per imparentamenti con le famiglie
Pagano, Mormile e Pisani. Difatti agli inizi del
Seicento l'UID Ottavio de Masso sposò Giulia
Pagano, da cui Francesco e Giovan Battista
Massa Pagano; nello stesso periodo l'UID Paolo
de Masso sposò Isabella Mormile,
da cui Francesco Massa Mormile; nel secolo XVIII
Angela Massa Mormile sposava Lelio Pisani, da cui
Gennaro
Pisani Massa Mormile.
Napoli, epitaffio
in ricordo dei coniugi Gio:Antonio Porzio ed
Isabella de Masso, Napoletani - Anno 1582 |
Si ricorda il Reverendo Padre Olivetano Giulio Cesare
Masso Coppola, patrizio Napoletano, vivente nel 1690. |
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Note:
(1) - Ricerca
dell'Istituto Araldico Coccia di Firenze, anno 1992.
________________
Fonti bibliografiche:
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia
storico-nobiliare Italiana”, Arnaldo Forni Editore.
- Erasmo Ricca, “La nobiltà del Regno delle Due Sicilie”,
Napoli, 1839.
- Carlo Padiglione, “Trenta centurie di Armi
Gentilizie”, Napoli, 1914.
- Giuseppe Lumaga, “Teatro della nobilta dell'Europa
ovvero Notizie delle famiglie nobili, che in Europa
vivono di presente, e che in lei vissero prima ...”,
Napoli 1725.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Elenco dei
Cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di
Gerusalemme”, Napoli 1897.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie nobili e
titolate del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005.
- Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Malta,
“Elenco storico della Nobiltà Italiana”, Tipografia
Poliglotta Vaticana 1960.
- Harold Acton “ I Borbone di Napoli”, Giunti Martello
Editore, 1985.
- Romualdo Marrone “Le strade di Napoli”, Newton &
Compton Editori, 1966.
- Annuario della Nobiltà Italiana, anno VII, Pisa 1884.
- Giovanni Celoro Parascandolo “Castellammare di Stabia”,
Napoli 1965.
- Biblioteca Universitaria di Napoli, vari manoscritti.
- Viviana Farina, "Un episodio di committenza genovese
nella Napoli del primo quarto del Seicento: La Cappella
Massa", 2008.
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