Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Stemma Famiglia d'Alena

Famiglia d'Alena

Pagina realizzata da Alfonso Di Sanza d'Alena
www.casadalena.it

Arma: d'azzurro, alla colonna d'argento, cimata da un'aquila d'oro, armata di rosso, accompagnata in capo da cinque stelle di sei raggi d'argento male ordinate, sostenuta da due leoni controrampanti d'oro, armati e lampassati di rosso, il sinistro trafitto da cinque frecce.


 © Stemma d’Alena di Vicennepiane, S. Pietro Avellana (IS)

Le origini XII-XVI sec.: da Sicignano a Limosano.

Il cognome nella forma latina de Alena, è documentato nell’Italia meridionale fin dal XIII secolo. Nel 1252, infatti, Matteo de Alena insieme ad altri dignitari del Regno, tra i quali Riccardo Filangieri, Tommaso Capasso, il conte di Caserta ed il conte di Acerra, attende presso il porto di Siponto l’arrivo del Re Corrado(1). Lo storico Pietro Ebner(2) lo cita nella sua opera, indicando come fonte i Registri Angioini. Dall’Ebner apprendiamo che nel 1271 il re Carlo d’Angiò concesse a Matteo d’Alena (Matheo de Alena) milite e familiare del re, i feudi di Sicignano e Campora ed in seguito il castello di San Gregorio e quello di S. Nicandro nel giustizierato di Principato. Ricorda anche una lite insorta tra Matteo d’Alena e Guido d’Alement (o Alemannia o Alemagna) per il possesso di alcune terre nei pressi di Buccino. In un’altra sua opera(3), trattando del paese di Campora, ricorda che nel 1269 fu investito del feudo Matteo d’Alena. Il Carucci (Codice Diplomatico Salernitano) ed il Del Giudice (4), affermano che nel mese di luglio del 1269 vennero assegnati a Matteo de Alena i beni di Giovanni da Procida. Erasmo Ricca(5) indica il nome di Mattheus de Alena tra quelli presenti nell’elenco dei baroni del regno che costruirono e misero a disposizione delle navi per il re Carlo. Un’altra notizia, la cui fonte è rappresentata dai registri angioini, anno 1269 (6), riguarda Matthieu de Alena, che restituisce alla curia il feudo di Valva in cambio di altri beni nel territorio salernitano per i quali è tenuto a pagare i ¾ del servizio di un cavaliere. Infine il nome di Matteo d’Alena lo troviamo nei registri angioini ricostruiti da Riccardo Filangieri, indicato come Matthei de Alena. Nello stesso periodo storico il signore di Sicignano viene alcune volte individuato col nome di Maynus de Alena. I registri angioini contengono vari riferimenti al signore di Sicignano ed alla sua vertenza con il monastero di Venosa. A tal proposito i documenti ricordano che il re intimò a Mayno di restituire il casale Vinealis ai monaci che ne erano i legittimi titolari; alla prima seguirono altre tre ordinanze dello stesso tenore nelle quali il signore di Sicignano viene chiamato Maynus de Alena,  Marini de Alena, e Mayno de Alenia. Nonostante le differenze di trascrizione del prenome, considerata la corrispondenza cronologica e l’utilizzo dell’identico titolo feudale è verosimile ritenere che Matteo e Mayno fossero la stessa persona. Alle stesse conclusioni giunge l’Ebner il quale afferma che “A Mayno o Matteo seguì Balduino che era signore di Sicignano e S. Gregorio nel 1273”; anche nell'Historia Napoletana di Francesco dé Pietri (1634) si legge: "...Maino (...) il quale altre volte si vede chiamato Matteo". Vicenzo Tortorella nel suo libro Radici di roccia, traccia la stessa successione: a Matteo d’Alena signore delle terre di Sicignano e Campora, e dei castelli di S. Gregorio e S. Nicandro, segue Balduino d’Alena, signore di Sicignano. Secondo i risultati delle ricerche dell’Ebner, Balduino sposò in seconde nozze la figlia di Guido d’Alemagna, Margherita, signora di Manfredonia. La coppia ebbe due figli, Giovanni ed Andrea. Il primo subentrò al padre nella signoria di Sicignano; l’altro fu vescovo di Melito e morì nel 1402. Giovanni fu signore di Sicignano, Romagnano, Palo ed altri casali. La discendenza di Giovanni(7), che sposò Isabella di Gesualdo, prosegue con Niccolò (che porta il nome del padre della Gesualdo) marito di Flaminga di Burgenza, Giovanni marito di Antonella de Porcelet, Pietro che sposa nel 1445 Maria Capece, ed infine Giovanni che nel 1472 sposa Piscicella dé Piscicelli. Secondo il racconto del Duca della Guardia(8) Giovanni, marito della Piscicelli, all’epoca del re Ferrante ottenne nuovi territori in cambio di Sicignano, feudo che il sovrano volle concedere a Iacopo Caracciolo, Gran Cancelliere del Regno. Giovanni non contento di una tale permuta, tentò di riconquistare il feudo: “Ma non soffrendo l’animo a Giovanni di rimanere privo di quell’antico dominio di casa sua, s’era l’anno 1474 avvicinato otto miglia a Sicignano per occuparlo, il che venuto a notizia del Re gli scrive che sotto pena della vita si parta da quel luogo e vada alle sue Castella, le quali io avviso, che siano quelle di Sant’Angelo di Limosano e di Civita Vecchia nel Contado di Molisi, vendute due anni innanzi dal Re alla moglie d’esso Giovanni, chiamata Piscicella di Piscicelli”. Secondo altre fonti(9), invece, fu Petraccone II Caracciolo che, nel 1438, avendo combattuto per Alfonso d'Aragona ed in saldo di un credito di 8000 ducati d'oro che lo stesso Petraccone vantava, ottenne il feudo di Sicignano previamente confiscato al cognato Pietro, che aveva sostenuto la causa del partito angioino. Pietro risultava essere cognato di Petraccone II poichè quest'ultimo aveva sposato Caterina Gesualdo, sorella uterina di Pietro (la madre di Pietro d’Alena e di Caterina Gesualdo era Antonella de Porcelet che sposò in prime nozze Giovanni d'Alena e, alla di lui morte, sposò in seconde nozze Sansonetto Gesualdo). Il Masciotta(10) conferma la titolarità dei feudi di Civitavecchia (attuale Duronia), Sant’Angelo Limosano e Limosano in capo a Giovanni(11), ultimo signore di Sicignano. Successore di Giovanni e Piscicella nei feudi molisani sarebbe Pietro, il quale in seguito li avrebbe alienati. Limosano rappresenta dunque il luogo in cui approdarono i d’Alena di Sicignano, ed è proprio nel paese molisano che incontriamo Berardino d’Alena(12) (nato nel 1540 ca.) che potrebbe essere ragionevolmente individuato come uno dei discendenti di Pietro. Da Berardino discende Donato Antonio(13), marito di Livia di Pompeo Capilli da cui Berardino (n. Limosano, 1600) dottore fisico, che trasferì la residenza della famiglia a Frosolone.


Castello de Jorio Frisari d’Alena, Macchia d’Isernia (IS)

XVII - XIX secolo: i due rami baronali ed il ramo di Campobasso.

Berardino (n. Limosano, 1600) sposò Deonora di Ruggiero, da cui Donato (Frosolone 1643 1723) che sposò Lucrezia Viano. Essi ebbero ben dieci figli(14): 1) D. Geronimo Antonio, sacerdote, U.J.D. (1675 1759); 2) Laura (n. 1679) che sposò Donato de Cristofaro della storica nobile famiglia di Frosolone; 3) Teresa monaca (1682 1746); 4) Giuseppe Antonio Berardino Domenico, sacerdote, U.J.D. (1685 1772); 5) Nicola Antonio, Barone di Macchia d’Isernia (1688 1768), sposa Auriente Mascione dei Baroni di Fossalto; 6) Francesco Antonio, sacerdote (1690 1759); 7) Felice Maria, frate francescano (n. 1692); 8) Lucia (n. 1695) sposa Berardino Mascione, Barone di Fossalto; 9) Domenico Antonio Berardino, Barone di Vicennepiane (1697 1764) sposa Agnese Mascione dei Baroni di Fossalto; 10) Ferdinando, giurisperito (1700 1773).


Castello de Jorio Frisari d’Alena, Macchia d’Isernia (IS)

Nicola darà origine al ramo dei Baroni di Macchia d’Isernia, la cui ultima rappresentante, titolare del feudo, è stata Celeste che sposò il Conte Giulio Frisari di Bisceglie. L’avito castello di Macchia è oggi di proprietà dei discendenti di Celeste d’Alena, Giulio e Nicola de Jorio Frisari.
Domenico Antonio (figlio di Donato 2° Barone di Vicennepiane e di Agata Angeloni dei Baroni di Montemiglio
(15)) , invece, darà vita al ramo dei Baroni di Vicennepiane, che con altro Domenico Antonio, nipote del precedente, si trasferì ai primi del 1800, a San Pietro Avellana, ove acquisì, dopo l’eversione dei feudi, le proprietà dell’ex monastero benedettino, dipendente dall’Abbazia di Montecassino.

Stemma d’Alena Baroni di Macchia d’Isernia (conservato nel Castello, impresso su privilegio di concessione).
A destra: Stemma d’Alena Baroni di Vicennepiane (conservato presso l’Archivio Centrale di Stato)

Domenico Antonio (1771 1837), U.J.D., Capitano dei granatieri, 3°Barone di Vicennepiane, sposò il 12 ottobre del 1792(16) Teresa de Corné, figlia di Giuseppe(17), Brigadiere Generale dell’Esercito borbonico, Comm. dell’Ordine di S. Giorgio della Riunione. Gli attuali appartenenti a questo ramo sono oggi rappresentati dai discendenti di Federico d’Alena, 4° Barone di Vicenenpiane (1814 1892) il quale sposò:
1) - il 30 settembre 1832 a Campobasso, Carolina Vittoria Frangipani Riccardi (1803
1838), figlia di D. Francesco Saverio Duca di Mirabello. Non ebbero discendenti;
2) - il 27 luglio 1844 a San Severo, Cristina Concetta d’Alena dei Baroni di Vicennepiane (1828
1853), da cui: Domenico Antonio (n. 1845) 5° Barone di Vicennepiane (rimase celibe); Giuseppe Antonio (1847 1924) 6° Barone di Vicennepiane, che ha dato origine al ramo di Sanza d’Alena; Elisabetta (n. 1849), sposa Cesare Patini di Roccaraso; Filomena (n. 1852), sposa Luigi Corrado di Castel di Sangro.
3) - Il 20 maggio 1860 a Frosolone, Doristella d’Alena dei Baroni di Vicennepiane (n. 1824), da cui: Francesco (1863
1897), Luigi (1863 1891), Ferdinando (n. 1865), Lorenzo (n. 1867), Cristina. Il cognome è attualmente portato dai discendenti di Ferdinando, residenti a San Pietro Avellana e Roma, e di Lorenzo.


Concessione del cavalierato dello Speron d’Oro ad Eugenio dei Baroni d’Alena

Da Domenico Antonio, 1°Barone di Vicennepiane, attraverso suo figlio ultimogenito Pompilio (1749 1812) si è originato anche un ulteriore ramo stabilitosi a Campobasso. Ad esso appartenne Eugenio, figlio del predetto Pompilio, che ottenne da casa Cesarini la nomina a Cavaliere dello Speron d’Oro, Equiti auratae Militiae, et Sacrii Palatii, Aulaeque Lateranensis Comiti Palatino nuncupato, con bolla in data 16 ottobre 1826. Suo figlio Giuseppe sposò Elena Palmieri, figlia di Giuseppe Marchese di Monferrato e S. Secondo, Generale di Cavalleria della Guardia Reale, e di Anna Maria Maresca dei Marchesi di Cesa.

Michele d’Alena (18411906). A destra: Cap. Guido d’Alena, caduto in combattimento

Da loro discende l’attuale ramo Cancellario d’Alena. Michele d’Alena (Campobasso, 1841 1906) segretario comunale, Cav. autore di diversi volumi sulla storia e le tradizioni di Campobasso, ha dato origine al ramo attualmente residente a Venezia e discendente da Guido (n. 1881) capitano comandante del II battaglione del 164° reggimento di fanteria della brigata ‘Lucca’; cadde in combattimento ed a Gorizia esiste una dolina a lui intitolata.


Palazzo d’Alena con la scalinata di Porta S. Pietro, Frosolone (IS)


Palazzo d’Alena, S. Pietro Avellana (IS)

Dal XX secolo ad oggi: i discendenti di Giuseppe d’Alena.

Giuseppe Antonio Raffaele Giovanni 6°Barone di Vicennepiane, (San Pietro Avellana, 1847 1924) con due successivi testamenti contenenti tipiche clausole fidecommissarie(18) (il primo in data 30 agosto 1921, ed il secondo in data 19 agosto 1923) provvedeva ad istituire eredi universali, con privilegio per l’unico maschio, i figli Maddalena Caterina, Gaetano Alfonso e Antonia Luduina. Maddalena sposò Oreste Emilio del Monaco (fu Diodato) Barone di Pescopennataro e Sant’Angelo del Pesco, della nobile famiglia di Vastogirardi; Luduina sposò Paolo Lo Forte di Napoli, della quale rimase presto vedova. Entrambe ebbero discendenza. Alfonso (S. Pietro Avellana, 1887 Vasto Marina, 1968), invece, sposò Lida Maria Rubina Adele Giulia Diomira Carugno, gentildonna(19), (1884 1957) della storica famiglia di Capracotta(20), discendente da Carmine Antonio (1712 1772) governatore ed erario del duca di Capracotta. I Carugno vantano tra i loro antenati i del Baccaro, feudatari di Staffoli, S. Mauro, Cantalupo nel Sannio e Sant’Elena Sannita, oltre ai presuli mons. Nunzio e Francesco Baccari, rispettivamente vescovo di Boiano e vescovo di Telese, i Pizzella, di cui si ricorda Mons. Bernardo Antonio (n. 1686), u.j.d., cameriere segreto di S.S. Benedetto XIII(21), Vescovo di Costanza(22), assistente al soglio pontificio con la prerogativa di nominare quattro protonotari apostolici e sette cavalieri dello Speron

Giuseppe d’Alena (18471924), Alfonso di Sanza d’Alena (18871968) e Giuseppe di Sanza d’Alena (19262021)

d’Oro(23), i Falconi a cui appartennero i fratelli mons. Giandomenico vescovo di Eumenia, Stanislao avvocato generale presso la Corte di Cassazione nominato pari del Regno con R.D. 26 giugno 1848, Nicola presidente di Corte di Cassazione, Segretario di Stato col ministro Bonasi e senatore del Regno dal 1909.


Stemma di Sanza d’Alena

Arma (ramo di Sanza d’Alena): inquartato: 1° e 4° d'azzurro, alla colonna d'argento, cimata da un'aquila d'oro, armata di rosso, accompagnata in capo da cinque stelle di sei raggi d'argento male ordinate, sostenuta da due leoni controrampanti d'oro, armati e lampassati di rosso, il sinistro trafitto da cinque frecce; 2° e 3° d'argento all'aquila spiegata d'azzurro e linguata di rosso, caricata con uno scudetto d'argento alla croce gigliata di rosso, traforata del campo.
Cimiero: un volo d'aquila d'azzurro(

Il ramo originatosi da Giuseppe 6° Barone di Vicennepiane, assume con i figli Maddalena, Alfonso e Liduina, il cognome di Sanza d’Alena(24). Dal matrimonio di Alfonso con Lida Carugno nascono Maria Domenica ( infante) e Giuseppe Pietro Domenico (S. Pietro Avellana, 1926 Casoli, 2011) che sposa Laura Maria di Tella (S. Pietro Avellana, 1627 Vasto, 2011) da cui gli attuali rappresentanti:

1) - Lida Maria, sposa Pietro Polidoro;

2) - Anna Maria Rita, sposa Maurizio Santulli;

3) - Alfonso Maria Pietro, sposa Maria Rosaria di Muzio, da cui: a) Giuseppe Maria Alessandro; b) Carlo Maria Lorenzo.

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Note:

(1) - Cfr. C. Curione, Il tramonto delle aquile, Moncalieri, 2014.

(2) -  Cfr. P. Ebner, Chiesa baroni e popolo nel Cilento, vol. II, Roma, 1982.

(3) -  P. Ebner, Economia e società nel Cilento Medievale, Roma.

(4) - Entrambi gli autori sono citati in Archivio storico per la Calabria e la Lucania – Ass. Naz. per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia (1931, pag. 252).

(5) - E. Ricca, La nobiltà delle Due Sicilie, Napoli, 1862. Il Ricca cita le seguenti fonti: registro angioino segnato Carolus I 1276, 1277 A. n. 27 fol. 16 a 18; registro notato col n. 40 ed intitolato Carolus I 1280 C, fol 28.

(6) - Cfr. Jean Marie Martin, L’ancienne et la nouvelle aristocratie féodale in G. Musca (a cura di), Le eredità normanno-sveve nell’età angioina. Persistenze e mutamenti nel Mezzogiorno, pag. 128, Dedalo Ed., Bari, 2004.

(7) - La discendenza è stata ricostruita sulla base delle opere di S. Ammirato, Delle famiglie nobili Napoletane, 1580, e di F. della Marra, Discorsi delle famiglie estinte, forastiere, o non comprese né seggi…, Napoli, 1641. Occorre avvertire che i suddetti autori, confondono il nome de Alena con quello di Lagni (S. Ammirato) e d’Alagno (F. della Marra). Queste imprecisioni sono state evidenziate anche dal de Lellis quando asserisce, ad es., che il della Marra ha commesso un errore nel considerare Giovanni d'Alagni, marito di Piscicella dé Piscicelli (cfr. C. de Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, Napoli, 1663, Parte II, 38). Per la questione relativa all’uso di un cognome diverso da parte di alcuni autori, per identificare i signori di Sicignano, ricompresi nell’arco temporale che va da Matteo (XIII sec.) a Giovanni (+ 1487 ca.) marito della Piscicelli, si rimanda all’articolo di Alfonso di Sanza d’Alena, pubblicato nel sito ‘Casadalena’ all’indirizzo web https://www.casadalena.it/da_sicignano_a_limosano.htm nel quale l’argomento è illustrato e dimostrato con ampi riferimenti bibliografici.

(8) - F. della Marra, op. cit.

(9) - E. Papagna, Sogni e bisogni di una famiglia aristocratica. I Caracciolo di Martinafranca, F. Angeli, Milano, 2002.

(10) - G. Masciotta, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, vol. II.

(11) - Purtroppo anche questo autore cade nell’errore di indicare Giovanni con un cognome diverso, e cioè d’Alagni: egli, infatti, afferma testualmente che questo "Giovanni d'Alagno era congiunto della bellissima Lucrezia d'Alagno: la famosa favorita di Alfonso I". Senonché è proprio questa affermazione che denuncia il clamoroso errore. Infatti Lucrezia d'Alagni, era figlia di Nicola e Covella Toraldo, i quali ebbero sette figli: Margherita, Antonia, Luigia, Lucrezia, Giovanni, Ugo e Mariano. Giovanni d'Alagno, però, morì in tenera età (cfr. www.nobilinapoletani.it alla voce Alagna) ed è pertanto del tutto inverosimile che abbia potuto contrarre matrimonio con chicchessia. La notizia della morte precoce di Giovanni d'Alagno è ulteriormente confermata dal dé Pietri (Dell'historia napoletana, Napoli, 1634, pagg. 166-167) il quale riferisce che i coniugi Nicola e Covella ebbero "sei figliuoli" (non sette) e precisamente "due maschi, e quattro femmine", e nomina tra i maschi solo Ugo e Mariano. E' questa una conferma obiettiva dell'inesistenza di un Giovanni d'Alagni dei signori di Sicignano, presunto marito della Piscicelli, ed una indiretta conferma dell'esistenza di altro Giovanni dei signori di Sicignano, appartenente alla famiglia che gli storici più accreditati ed autorevoli, nonché i documenti ufficiali della cancelleria angioina, individuano in quella dei de Alena, il cui capostipite fu quel Matteo, primo signore di Sicignano, che visse nel XIII secolo. Infine a confermare che gli unici figli di Nicola d'Alagni furono soltanto Ugo e Mariano, contribuiscono anche Scipione Ammirato (Delle famiglie nobili napoletane, Parte I, Firenze 1580, pag. 73 e segg.), e Scipione Mazzella (Descrittione del Regno di Napoli, Napoli, 1601, pagg. 687-688). Un'autrice contemporanea, la Assante, nega espressamente che la famiglia d'Alagno sia mai stata feudataria di Sicignano. Infatti l'autrice testualmente afferma: "La difficoltà maggiore è derivata dalla molteplicità dei cognomi adoperati per indicare la stessa famiglia. Ligni (de Ligni), Ligny, Lignini, de Legne, Lagni (de Lagni) e, a volte, d'Alaneo, creando confusione con la famiglia d'Alagno, alla quale apparteneva la più famosa Lucrezia, di tutt'altra origine" (F. Assante di Panzillo, Romagnano. Famiglie feudali e società contadina in età moderna, Giannini, Napoli, 1999, pag. 66, nota n. 19).

(12) - Fonte: Liber baptizatorum, chiesa di S. Maria Maggiore di Limosano, anni 1571-1686 (vi è contenuto l’elenco dei cresimati dell’anno 1571, tra cui Donato Antonio, figlio di Berardino).

(13) - Ibidem, nota prec. oltre atto di battesimo del figlio Berardino.
(14) -
Stati animarum della parrocchia di S. Pietro a Frosolone, anni 1696, 1698, 1699, 1701, 1702, 1703, 1711, 1718, 1719, 1733, 1734, 1740, 1753, 1770, 1814.
(15) - Alla morte di Agata Angeloni, avvenuta nel 1777, Donato sposerà Doristella de Silvestris, della nota nobile famiglia di Campobasso.
(16) - Cfr. manoscritto Serra di Gerace, vol. IV, fol. 1429 (Ametrano-Cairo-de Corné).
(17) - La famiglia de Corné ha un’importante tradizione militare. Oltre il citato Giuseppe si ricordano suo padre, Michele, Maresciallo di campo, il fratello Lorenzo, Maresciallo di campo e Governatore della Real Piazza di Capua, i nipoti ex fratre, Antonio Domenico Michele, Capitano, Raffaele Maggiore del Battaglione Pionieri. Altro suo nipote ex fratre, Giovanni Battista, fu Aiutante di camera di S.A.R. il Duca di Calabria e Segretario Generale dei Ponti e delle Piazze.

(18) - Nel Regno di Napoli fu riconosciuto il diritto a disporre anche dei feudi per mezzo di sostituzione diretta o fedecommissaria (Prammatica de feudis, di Carlo VI, anno 1720). Durante il Regno d’Italia la surrogazione rientrava nella tutela prevista dall’art. 79 dello Statuto Albertino, poiché rappresentava una forma di successione nobiliare, e pertanto i diritti nobiliari provenienti da disposizioni fedecommissarie potevano trovare legittimo riconoscimento. Solo nel 1929 (e quindi ben sei anni dopo la data del testamento) l’istituto della surrogazione venne abolito (art. 64, ordinamento nobiliare italiano del 1929). Cfr. P. Degli Uberti, M.L. Pinotti, Storia del diritto nobiliare italiano, vol. I, IAGI, 2004.
(19) - Si riporta la “condizione” così come rilevata dagli atti di stato civile.
(20) - I Carugno furono titolari della cappella di jus patronato intitolata a San Michele Arcangelo, tuttora esistente nella chiesa madre di Capracotta.
(21) - Benedetto XIII, al secolo Nicolò Orsini, tra i tanti privilegi concesse a Mons. Bernardino anche quello di inserire nel suo stemma quello degli Orsini. Berardino usò sempre con parsimonia tale facoltà, limitandosi ad inserire solo la rosa rossa in campo d’argento.
(22) -  Cfr. AA.VV., Baccari, d’Avalos, Petra e Pizzella. Altomolisani nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani a Roma, Isernia, 2019.
(23) -
P. Albino, Biografie e ritratti degli uomini illustri della provincia di Molise, vol. I, Solomone, Campobasso 1864.
(24) -
 Il cognome di Sanza d’Alena (già cognome d’uso), è stato ufficialmente autorizzato a seguito di Decreto del Prefetto della Provincia di Chieti del 21/04/2021. La questione relativa al cognome, del tutto peculiare, fu determinata dal fatto che la consorte di Giuseppe, Maria Domenica Mariani risultava aver contratto un precedente matrimonio civile (ma non quello religioso) con tale Desiderio di Sanza, vivente alla data di nascita dei figli di Giuseppe e Maria Domenica, condizione che comportava l’assunzione del cognome di colui che risultava essere il “legittimo” coniuge di Domenica. Si ipotizza, soprattutto per la presenza in famiglia di ben due sacerdoti (D. Antonio e D. Gaetano d’Alena), che Giuseppe e Maria Domenica abbiano contratto solo matrimonio religioso (non potendo celebrare anche quello civile) o matrimonio segreto; ipotesi ancora non verificata a causa della mancanza di alcuni registri ecclesiastici, distrutti nel corso del secondo conflitto mondiale, durante il quale il paese di S. Pietro Avellana fu devastato dai nazisti.

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Bibliografia.

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Archivio di Stato di Isernia.

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Archivio Parrocchiale Chiesa di S. Maria Assunta, Frosolone (IS).

Archivio Parrocchiale Chiesa di S. Maria Maggiore, Limosano (CB).

Archivio Parrocchiale Chiesa di S. Michele Arcangelo, Sant’Angelo del Pesco (IS).

Archivio Parrocchiale chiesa di Sant’Egidio, Agnone (IS).

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Archivio privato Di Sanza D’Alena, Vasto (CH).

Sito web Famiglia d’Alena (www.casadalena.it)

 

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