Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.   

Stemma Famiglia de Dura

Famiglia de Dura

Arma: d'azzurro a due leoni d'oro affrontati e sostenenti una corona all'antica del medesimo(1).

Residenza: Napoli

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© Napoli - Stemma in marmo della Famiglia de Dura,  marchesi di Mignano.

Titoli:
Principe di:
Arecco (titolo appartenuto ai Dentice delle Stelle)
Duchi di: Collepietro, Elce (1691), sul cognome (ereditato dalla famiglia Brancaccio)
Marchesi di: Mignano (1635) – Pollica.
Baroni di: Catignano, Celistruni, Marsico, Murro, Otaresco, Pianella.

L’antichissima famiglia napoletana de Dura, in antiquo de Duram,  insieme ai Macedonio, ai di Gennaro, ai Pappacoda, ai Venato e agli Strambone, possedevano lo iuspatronato sulla chiesa di San Pietro a Fusariello (2) ubicata nella contrada del Fusario, chiamata così perchè si immergeva la canapa nelle acque correnti che in quel luogo confluivano in abbondanza. Le sei famiglie amministravano il seggio detto “Aquario”(3), così chiamato per la presenza di numerose fonti d’acqua, alcune delle quali anche curative. Con la riforma angioina iniziata da re Roberto e proseguita nel 1420 dalla regina Giovanna II si abolirono i sedili minori e i nobili appartenenti ai seggi “Aquario” e “dei Griffi” furono d'autorità aggregati al sedile di Porto.
I de Dura, ai tempi di re Alfonso d’Aragona, finanziarono l’edificazione di una parte del Duomo di Napoli andata distrutta dal terremoto del 1456.
Nel 1270 Matteo de Dura fu comandante delle Reali Armate.
Ai tempi della regina Giovanna I d’Angiò Vittore de Dura fu Maestro razionale della Regia Corte, impalmò Caterina Guindazzo.
Nel 1386 Giovanni de Dura, Regio Consigliere e valente poeta, fu uno degli otto uomini del bon governo della città di Napoli insieme a Giuliano di Costanzo, Martuscello dell'Aversana, Andrea Carafa, Tuccallo di Toro, Paolo Boccatorto, Stefano Marzaro e Otto Pisano.
Nel 1500 Aularia de Dura, figlia di Berardo, acquistò la Bagliva di Marsico da Roberto Sanseverino, principe di Salerno.

Olimpia Rossi del Barbazzale, figlia di Francesco e Antonia Miroballo, sposò Fabio de Dura, patrizio del Sedile di Porto.
La Famiglia fu ricevuta nell’Ordine di Malta dal 1587 come quarto della famiglia Mormile e nel 1588 con Alfonso de Dura che nel 1622 fu capitano della nave Capitana.
Camillo de Dura, patrizio napoletano, Maestro di Campo, fu decorato col titolo di duca d’Elce, feudo in Abruzzo Ultra.
Francesco de Dura, patrizio napoletano, fu duca di Collepietro, feudo sempre in Abruzzo Ultra.
Dopo l’abolizione dei Sedili nel 1800 il Casato fu ascritto al Libro d’Oro Napoletano con Giovanni Maria nato nel 1799 e Filippo de Dura nato nel 1793.
Il ramo che ereditò il titolo di duca sul cognome ereditato dai Brancaccio che ottennero la concessione nel 1703, si estinse con Teresa (
1864) che sposò Domenico Antonio Carafa della Quadra, principe di Castel S. Lorenzo.
Francesco de Dura (Napoli, 1801
Portici, 1877), patrizio napoletano, figlio di Carlo (Napoli, 1756 ivi, 1833) e di Maria Maddalena d’Amore di Ruffano, sposò a Napoli nel 1840 Marianna Folgori dei marchesi di Ducenta. 

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©  Napoli - Stemma Famiglia di Dura.

Francesco Dentice delle Stelle nel 1733 fu decorato da re Carlo VI col titolo di principe di Arecco, titolo poi passato alla famiglia de Dura, a seguito di matrimonio tra la principessa Maria Dentice delle Stelle e Ignazio de Dura, duca di Collepietro.
La famiglia risulta aggregata come montista al Real Monte di Manso in persona del duca Pasquale de Dura (n. 1842) e Carlo de Dura (n. 1838) dei duchi di Collepietro.

Il marchesato di Polia


Polia (Vibo Valentia)

Don Antonio Dominguez de Dura, patrizio napoletano del Seggio di Porto, nacque probabilmente tra il 1635 e il 1640 a Napoli e fu battezzato nella chiesa di Santa Maria della Rotonda distrutta da un bombardamento nel 1943. Nel 1663 fu arruolato nella Armata Real come capitano nel "Vechio Terzo di Napoli", una posizione che aveva già conseguito nella milizia napoletana. L’armata napoletana per più di vent'anni partecipò a numerose battaglie nel nord dell’Africa e nel sud del Portogallo; stabilì la sua base nel sud della Spagna, in particolare a Malaga (provincia di Granada), per coincidenza, il porto più vicino a Rute, il luogo di origine della famiglia paterna di Don Antonio, ovvero Dominguez.


Stemma Dominguez - de Dura

Nel 1693 il governo di Madrid ordinò la smobilitazione e don Antonio dovette tornare a Napoli con le truppe, e sua moglie Ángela María Vázquez, mentre i due suoi figli rimasero in Spagna.
Nominato Maestro di Campo, nello stesso fece parte del Collaterale come consigliere fino al 1710.
Il 26 luglio 1694 S. M. Don Carlos II di Spagna gli concesse il titolo di Marchese di Polia, feudo sito in Calabria Ultra, oggi comune in provincia di Vibo Valentia, acquistato con patto di retrovendita da Giovanna Pignatelli, duchessa di Monteleone, per ducati 8.000.
La lettera-patente del titolo così recita: “Titulo de Marqués al Maestre de Campo Don Antonio Domínguez de Dura, del Consejo Colateral de Nápoles sobre su tierra de Polia en la Provincia de Calabria Ultra del dicho Reino para sí, sus herederos y sucesores in perpetuum". (Titolo del Marchese al Maestro di campo Don Antonio Dominguez de Dura, del Consiglio Collaterale di Napoli nella sua terra di Polia nella Provincia di Calabria Ultra del detto Regno, per sì, i suoi eredi e successori in perpetuum).

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Note:
1) - Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli - Sezione Diplomatica.
2)
- Erroneamente fu attribuita la costruzione della chiesa nel 1293 a Pietro Proculo; di certo fu restaurata dalle sei famiglie “Aquarie” agli inizi del XIV secolo.
3) - I Seggi a Napoli erano in totale 29, 6 "Maggiori" e 23 "Minori"


Casato inserito nel 3° Volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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