Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Marzano
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Arma:
d'oro alla croce potenziata di nero. Alias:
d'argento alla croce potenziata di nero. |
© Squillace - Arma della Famiglia Marzano
- secolo XV |
Le radici dell’antichissima famiglia Marzano si perdono nella
notte dei tempi; probabilmente prese il nome da una omonima
terra che possedevano in Principato Citra, infatti sin dal 1230,
ai tempi di re
Federico II di Svevia, subito dopo la vittoria in
Lombardia, sono attestati Riccardo e Giovanni di
Marzano.
I Marzano hanno posseduto numerosi feudi tra i quali:
Baia, Caggiano, Calvi, Carinola, Dragone, Formicola, Gioia, Laconia,
Latino, Maida, Marzano, Monteleone, Monterotario, Rocca d’Aspro,
Roccamonfina, Salvitella, Sant’Angelo di Ripacanina, Sant’Angelo
le Fratte, Sasso, Sessa, Teano, Tufara, Vallo di Novi
La famiglia ricopri le più alte cariche del Regno e fu insignita
coi titoli di:
conti di: Alife, Carinola, Melfi, Montalto, Squillace
duchi di: Sessa, Squillace
principi di Rossano |
Capua, Museo Campano,
stemma Marzano |
Ai tempi di re
Carlo I d’Angiò viveva Riccardo,
Signore di Marzano e Roccamonfina, che impalmò Rogata di
Dragone, figlia di Goffredo, Signore di Dragone (feudo
situato sul fiume Volturno a nord di Caiazzo) e di
altri castelli del Regno di Napoli. Nel 1268 partecipò
alla
battaglia di Tagliacozzo dove Corradino di
Svevia fu fatto prigioniero; per ricompensa ottenne
l’avito feudo di Tufara, terra in Provincia di
Capitanata e in diocesi di Benevento, che possedeva
l’avo Riccardo Marzano ai tempi di
re Guglielmo II detto il Buono. Acquistò in
Principato Citra i feudi di Vallo di Novi e di Gioia
(all’epoca denominati rispettivamente Cornuti e Ioio) e
in Capitanata la terra di Monterotario.
Tommaso Marzano (†
1344), figlio di Riccardo,
Grange Ammiraglio del Regno di Napoli, nel
1313 ottenne il titolo di conte di
Squillace; nel 1317 con la carica di Capitano
generale comandò l’armata inviata in Sicilia dal sovrano
angioino e mise sotto assedio molte città.
Sposò,
in seconde
nozze, Simona
Orsini,
figlia di Raimondo e di Anastasia di
Monforte,
conti di Nola. |
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La flotta angioina dinanzi alla costa siciliana. A
destra: il Castello di Squillace |
Nel 1326 accompagnò il Duca di Calabria, primogenito di
re Roberto in Firenze. Sposò in prime nozze Giovanna
di
Capua, figlia di Bartolomeo Gran Protonotario
del Regno di Napoli; la sposa portò in dote la terra di
Santangelo di Rupecanina. In seconde nozze impalmò
Simona
Orsini, figlia di Raimondo (o Romanello) e di Anastasia di Monforte, conti di Nola. Acquistò nel 1309, sempre in
Principato citra, Rocca d’Aspro.
La regina Giovanna I d’Angiò confiscò la città di Sessa,
in
Terra di Lavoro, ai
del Balzo e la vendette a detto Tommaso per
25.000 ducati. |
Sessa Aurunca (Caserta) -
Castello ducale appartenuto alla famiglia Marzano |
Goffredo Marzano (†
1381), figlio di Tommaso, fu il 2° conte di Squillace e
ricoprì nel 1344 l’ufficio di Grande Ammiraglio; nel
1333 in Sicilia, con la carica di Capitano Generale
della cavalleria napoletana, conquistò il castello di
Lipari facendo prigioniero il conte di Chiaromonte,
mettendo in fuga le galee provenienti da Messina.
Acquistò in Calabria ultra le terre di Maida e Laconia;
la moglie, Giovanna
Ruffo di Calabria figlia di Giovanni conte di
Catanzaro, portò in dote il feudo di Policastro.
Roberto Marzano, primogenito di Goffredo e terzo
conte di Squillace, fu anch’egli Grande Ammiraglio del
Regno; ereditò dal fratello Tommaso la
contea di Alifi. |
Vibo Valentia, già
Monteleone, Palazzo Marzano, a destra il Portale |
Stemma Marzano di
Monteleone - Calabria. A destra: stemma Marzano di Napoli |
Nell’estate del 1386 la Regina Margherita, vedova di
Carlo III di Durazzo, e il figlio Ladislao dovettero
rifugiarsi a Gaeta; l’esercito inviato da Luigi II
d’Angiò, pretendente al trono, si avvicinava minaccioso.
I nobili dei Sedili di Napoli, per amministrare la
città, crearono la Lega del Buon Stato composto da otto
membri: Stefano Marzano, Giovanni
de
Dura, Regio Consigliere e valente poeta,
Giuliano
di
Costanzo, Martuscello dell'Aversana, Andrea
Carafa, Tuccallo di Toro, Paolo Boccatorto e Ottone
Pisano.
Giacomo Marzano (†
1404), Gran Camerlengo del Regno, 4° conte di Squillace
e conte di Melfi, nel 1400
fu creato duca di Sessa da
re Ladislao di Durazzo e, quindi, fu il
secondo di sangue non reale ad ottenere il titolo di
Duca dopo Francesco del Balzo duca di Andria. Comprò la
città di Teano, in Terra di Lavoro, e impalmò nel 1367
Caterina
Sanseverino, figlio di Ruggiero conte di
Mileto e di Terranova. |
© I feudatari di
Squillace dal 1313 al 1453 e dal 1453 al 1483 |
Marino Marzano, figlio di Giovanni Antonio
conte di Melfi e di Covella
Ruffo contessa di Corigliano e Montalto, fu 3° duca di
Sessa, principe di Rossano
(1), duca di Squillace dal 1449,
conte di Montalto e di Alife, Grande Ammiraglio del
Regno di Napoli; sposò a Napoli nel 1442 Eleonora,
figlia del Re di Napoli Alfonso I d'Aragona detto il
Magnanimo.
Fu il protagonista della prima ribellione che anticipò
la
congiura dei baroni contro gli aragonesi
(1485-1486).
L’episodio, noto come l'abboccamento della Torricella, si svolse tra il 1459 ed il 1462, Marino
Marzano ingannò il catalano Gregorio Coreglia, che era
stato precettore di Ferdinando, confidandogli di volersi
riappacificare con il Sovrano e chiederne la grazia.
Riportato tale messaggio al Re fu deciso che i due
dovessero incontrarsi in una chiesetta sita nel luogo
detto Torricella nei pressi di Teano il 29 maggio 1460 e
fu posta quale condizione che ognuno potesse portare due
compagni. Pertanto l’Aragonese recò con se lo stesso
Coreglia e Giovanni Ventimiglia, conte di Montesarchio,
il quale, con un passato di uomo d’armi, in là con gli
anni, era tra i consiglieri di Ferrante; mentre il Duca
di Sessa fu accompagnato da due condottieri del tempo:
Deifobo dell’Anguillara, il quale a capo di un esercito
aveva in precedenza costretto le truppe di Ferdinando a
ritirarsi da Venafro a Calvi e Giacomo da Montagano,
noto alle cronache come uomo pericolosissimo e di mano
pronta, che era calato in Terra di Lavoro la Vigilia di
Natale per unirsi all’esercito di Giovanni d’Angiò.
All’incontro fallito il tentativo da parte del Principe
di Rossano di condurre Ferdinando in luogo più riparato,
adducendo quale scusa di non farsi scorgere dai francesi
accampati sulla Rocca di Teano, i due cominciarono a
parlare e mentre nacque un alterco, Deifobo affermando
di volersi riconciliare anch’egli con il Sovrano gli
mosse incontro, ma Ferdinando scorto il pugnale che
nascondeva nella mano, estrasse la spada affrontando i
due, mentre il Montagano teneva a bada il Conte ed il
Coreglia. Il Re ebbe la meglio e prima che giungessero
le proprie truppe riuscì a ferirli e metterli alla fuga.
Nella concitazione il pugnale che era caduto dalla mano
dell’Anguillara fu raccolto da un soldato di Ferrante e
si scoprì che era avvelenato, poiché avendo sfiorato un
cane, questi cadde all’istante morto.
Il Marino che aveva adottato prima il cognome
MARZANO RUFFO per poi
cambiarlo in MARZANO RUFFO D'ARAGONA, privato di tutti i suoi feudi e cariche,
compreso i feudi di Paola in Calabria citra e di Calvi
in Terra di Lavoro,
fu imprigionato ad Ischia dove mori nel 1494 pugnalato
da uno schiavo. |
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Napoli - Rappresentazione
del tentativo di regicidio da parte di Marino Marzano
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Dopo
la congiura dei Baroni, re Ferdinando I d'Aragona volle
la riconciliazione e per ricordare l'avvenimento creò l'Ordine
dell'Ermellino.
Giovanni Battista Marzano (1448 †
1508)
fu così reintegrato nel 1496 nei titoli di duca di Sessa,
duca di
Squillace, conte di Montalto, Alife e Carinola. |
Giugliano (Napoli),
stemma Marzano |
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Note:
1) -
La terra di Rossano, in Calabria citra, era un'antica signoria
dei Ruffo. Sul titolo di principe di Rossano vi sono due
versioni:
a - fu portato in dote da Covella Ruffo contessa di Montalto e
Corigliano coniuge di Gio. Antonio Marzano (†
1453), figlio di Giacomo e Caterina Sanseverino;
b - fu re Alfonso I d'Aragona che creò Marino Marzano (†
Ischia, 1494) duca di Squillace e
principe di Rossano per il matrimonio contratto nel 1444 da
Marino con Eleonora Diana d'Aragona, figlia naturale del sovrano
aragonese. |
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