Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia de Vita

A cura di Don Alessandro de Vita di Copersito

Arma: d'azzurro, al leone, tenente con tre branche un tralcio di vite fruttifero di tre pezzi e pampinoso di due, i grappoli e le foglie a destra, il tutto al naturale e accompagnato in capo da tre gigli ordinati in fascia d'oro.


Stemma Famiglia de Vita

Il capostipite della famiglia de Vita, Vita o Vito fu Alejandro Vidjas che giunse in Italia al seguito di Tacredi Altavilla, che conobbe nel 1047 in Normandia.
La storia di Alejandro è strettamente lega a Robert Altavilla detto le Guiscard; combattero, quando i nemici erano di numero superiore, spalla contro spalla, mentre ai lati erano protetti da
da due magnifici esemplari di mastín español (cani da battaglia).

La battaglia sotto le mura di Salerno

Il 15 dicembre del 1047, il conte Tancréde Hauteville (Tancredi Altavilla) con il secondogenito Robert detto le Guiscard, insieme al cavaliere spagnolo Alejandro Vidjas ed altri cavalieri normanni, giunsero sotto le mura di Salerno; la sera successiva furono assaliti da una moltitudine di infedeli che volevano espugnare la città. I Normanni ebbero la meglio e, alle prime luci del mattino, il principe di Salerno Guaimario V, accompagnato da altri dignitari, si precipitò fuori dalle mura della città, libera dei musulmani, per complimentarsi con i Normanni e ringraziarli di aver salvato la città. Il principe Guaimario salutò i salvatori: “MILES QUADRAGINTA SALVE! Siete in pochi ma vi siete comportati da grandi eroi. Per gratitudine vi offro l’Actus Cilenti, le sue coste del Gastaldato di Lucania, ed i titoli di conti, a condizione che sgominiate definitivamente gli infedeli che invadono le coste del mio regno e minacciano la nostra città di Salerno”.  Alcuni di questi combattenti furono i capostipiti del casato dei Quaranta. Il conte Tancredi e gli altri figli preferirono proseguire verso la Terra Santa, mentre Robert ed Alejandro accettarono; il principe diede loro una cospicua somma affinché formassero un potente esercito. I due amici rapidamente condussero l’esercito lungo le coste del Gastaldato di Lucania nell’Actus Cilenti, dando inizio alla loro ascesa e fortuna.

scoperta della cappella San Ioseph

Un giorno, mentre i nuovi conquistatori inseguivano degli infedeli tra Piesto e Acruopoli(1), un piccolo villaggio composto di misere capanne di pescatori cetaresi, si fermò innanzi ad una cappella in rovina eretta in devozione di San Ioseph (San Giuseppe). Vi erano dei profumati e freschi fiori azzurri e bianchi, denominati “gigli di San Ioseph”, e dietro la cappella vi era un piccolo giardino ove ne crescevano in abbondanza. Il pavimento era formato da un grande e magnifico mosaico. Si notava la preziosa impronta bizantina. Il sacro piano dell’altare era coperto da una immacolata tovaglia finemente intarsiata con dei fili di oro. Sulla parete centrale, alle spalle dell’altare, anch’esso di una magnifica fattura di marmo rosa, in alto, si poteva ammirare un austero dipinto che raffigurava l’immagine di San Ioseph. Robert ed Alejandro, rimasti incantati dal luogo, decisero di costruire accanto alla rupestre cappella un imponente monasterio. Il posto sembrò l’ideale, in quanto era molto vicino al minuscolo porticciolo acropolese. Detto porticciolo avrebbe agevolato il transito dei monaci(2), ma ciò non accadde, infatti fu edificato un lussuoso e nobile palatium, che le Guiscard destinò a dimora della sua “sposa” Louise, una dotta medichessa francese da poco conosciuta a Salerno.

i titoli di conti del Gastaldato di Lucania (Actus Cilenti)

Il principe di Salerno Guaimario V concesse a Robert Hauteville e ad Alejandro Vidjas, per la vittoriosa campagna militare contro gli infedeli che minacciavano le coste salernitane e la città di Salerno, i titoli di conti del Gastaldato di Lucania  ovvero Actus Cilenti. Il rogito fu stipulato nel castello longobardo di Agropoli dal notaio Talarico. A rappresentare il principe Guaimario vi era il principe Gisulfo con il suo segretario personale, il marchese Alborisio.
La residenza iniziale nella neocontea fu l’antica fortezza greco-bizantina di Agropoli, restaurata dai Longobardi; nel frattempo, continuavano i lavori accanto alla citata cappella San Ioseph.


Castello di Agropoli

La discendenza di Robert Hauteville, le Guiscard

La discendenza di Robert Hauteville è molto antica e complessa: i Normanni, antico popolo dell’Europa settentrionale, guidato, secondo la mitologia nordica, furono navigatori e fortissimi guerrieri. L’alta aristocrazia normanna era costituita dalle famiglie che vantavano di discendere dal dio Odino. Per quanto riguarda i re normanni di Danimarca, ascendenti degli Hauteville, essi si vantavano di discendere da Skiold, figlio di Odino, ed erano contemporaneamente pontefici, giudici e generali. Nella Svezia, Yugure, nipote di Odino, fondò il tempio nazionale di Upsal, dove i suoi discendenti regnarono fino a Hròlf, che divenne il primo duca della Normandia e signore della Neustria e di Bretagna per investitura di Charles il Semplice. Egli fu capostipite della dinastia normanna degli Hauteville, che prese il nome da una cittadina della Normandia. Da Hròlf discese in linea diretta Tancréde, progenitore dei monarchi della stirpe degli Hauteville nel Meridione d’Italia (3).

Alejandro Vidjas Sanchez Gonzales Lopez dei duchi di Castiglia
 des Çiudad des Leon di Navarra

Alejandro Vidjas, cavaliere spagnolo, era figlio Jimena Sánchez, sorella del re Ferdinand I di Castiglia, e quindi figlia di Sancho el Major e della contessa Muna di Castiglia. Perciò bisogna dedurre che Alejandro abbia assunto i predicati dei suoi trisavoli. L’infanzia di Alejandro è avvolta dal mistero; alcuni storici affermano che Alejandro fosse nato cieco, e che i genitori lo avessero rifiutato per questo e  il piccolo Alejandro fu accolto come figlioccio dai conti di Castiglia, gli zii Ferdinand e la moglie di lui Sancha di Leon.


Gli stemmi di Alejandro Vidjas-Vithis prima come caballero hereditario (1048)
e poi come conte del Gastaldato di Lucania, Actus Cilenti (1054)

Le Guiscard e Louise

Dopo i successi ottenuti nell’Actus Cilenti, Robert ed Alejandro acquisirono fama e notorietà anche in Salerno. In occasione della venuta dalla lontana Montpellier di un gruppo di medici in visita alla Scuola Medica Salernitana, per parlare di una nuova teoria sulla malaria, malattia incurabile che falcidiava migliaia di vittime in tutto il mondo occidentale, Robert fu attratto da due belle e giovani dame. Una era la principessa Sichelgaita e l’altra era la francese Louise de Lorraine.
La bruna Louise, oltre ad essere bellissima, aveva dei modi affascinanti e accattivanti. Parlava con molta disinvoltura e aveva un’ottima preparazione in medicina, e lo dimostrava discorrendo insieme ad alcuni dotti personaggi presenti. In quel momento Le Guiscard decise che sarebbe stata la mia sposa.  La medichessa di Montpellier, a sua volta, fu attratta dal gigante biondo e rasato con due sfavillanti occhi azzurri che cingeva un’enorme spada. Iniziò la loro vita riservata, segreta, o quasi, nell’Actus Cilenti. Dopo poco tempo Louise seguì Robert nel rinnovato castello longobardo di Agropoli e, in seguito, nel palatium San Ioseph in Krapharsita. Nacque, nei primi mesi dell’Anno Domini 1051, la loro adorata figlia naturale, e le fu imposto il nome di Isabelle.
Robert era già sposato con Sichelgaita, matrimonio celebrato per convenienza politica; nel 1075, le Guiscard, basandosi su voci di corte che vedevano tra la moglie Sichelgaita e il fratello di ella, Gisulfo, un rapporto ambiguo, riuscì ad ottenere un segreto annullamento del matrimonio da Papa Gregorio VII.


Salerno, urna di Gregorio VII

Ufficialmente agli occhi del principato era ancora suo marito, ma non lo era mai stato veramente. Finalmente, nella sacra cappella San Ioseph, l’episcopo Alphanus e il cardinale Daupherio celebrarono l’unione tra Robert e Louise, con una cerimonia molto discreta. Testimoni furono Konstantinos, Trotula e il figlio Boamundus. Isabelle venne riconosciuta come figlia e legittimamente principessa di Krapharsita e dell’Actus Cilenti. Tale titolo non era trasmettibile alle future generazioni

Krapharsita e Magna Domus San Ioseph

Intorno alla cappella San Ioseph si formò un piccolo villaggio al quale fu dato il nome Krapharsita. Questo appellativo fu dato in onore del baio di Robert, Krapharsita, che in dialetto arabo significa ‘saetta’; la valle di Krapharsita fu chiamata Porta dell'Actus Cilenti.
Il maestoso palatium San Ioseph fu in un primo tempo denominato Magna Domus, castrum et palatia; infine la costruzione fu denominata con il termine palatia, una via di mezzo tra castello e castelletto. Nell’anno dell’ultimazione del palatium San Ioseph in Krapharsita fu redatto dal notaio Landi un certificato di fondazione del casale di Krapharsita,  creato da Robert e da Alejandro nell’A.D. 1050, e dopo fu compilato un secondo documento sulla costruzione del palatium.


Antico blasone della famiglia de Vita presente su uno dei portoni di Palazzo San Giuseppe in Copersito Cilento


Cucina medievale del palazzo San Giuseppe dei de Vita di Copersito, con “focagna” centrale

La Ecclesia di Roma volle elevare la cappella e il palatium San Ioseph a luoghi sacri, e sua Santità Papa Leo IX volle personalmente, anche su esplicita richiesta del principe Guaimario, recarsi a Krapharsita e benedire la sacra cappella San Ioseph. Sul portale della sacra cappella San Ioseph fu scolpito il seguente motto: “Duce Robertus Hatevilles donaris templo pro meritis ipse donetur regno supremo”».
La cappella fu sotto la giurisdizione della Badia di Cava e della abbatia di Monte Casino, ambedue lautamente sostentate da le Guiscard. Il cardinale Daupherio dichiarò: “la santa Domus San Ioseph in Krapharsita delli Cilenti è di proprietà dei conti Hautenville e Vidjas  e della duchessa de Lorrein di origo ‘Divino’, per cui è ritenuta luogo sacro e protetto dalla Ecclesia di Roma.

I blasoni ridisegnati

Il nome completo di Alejandro è  Vidijas Lopez Sanchez Gonzales Navarra de Çiudad de Leon di Castiglia. Il cognome fu latinizzato da Vidijas in Vithis Vitas, successivamente fu ulteriormente italianizzato in Vita-Vito-Viti, de-di.
Il nome Vithis rappresenta il germogliare della vite, l’albero dell’uva, di cui Krapharsita era ricca. Dall’arma spagnola-portoghese dei Vidijas
(4) de Çiudad des Leon, formata da un leone rampante e tre torri, furono eliminate le torri ed inserito un ramo fruttato di uva. Per Alejandro, abbate Petrus Pappacarbone e abbate Robert Grandmesnil elaborano diversi blasoni. Il primo, ufficiale, aveva un campo azzurro, come il cielo e il mare della costa cilentana, con un ramo di vitigno fruttato d’oro, e un leone rampante (color naturale) con tre zampe che ghermiscono il ramo.  Un altro blasone aveva il leone nella medesima posizione, ma di colore rosso. Nel terzo blasone il leone rosso era fermo sulle quattro zampe con la testa rivolta all’albero d’uva. Fu suggerito l’inserimento di un giglio: “In un prossimo futuro saranno tre, poiché i re di Francia e di Spagna concederanno ai conti Vithis di aggiungere al proprio blasone tre gigli”.

Il normanno nome degli Hauteville fu italianizzato in Altavilla. Anche per Robert le Guiscard, Petrus Pappacarbone e Robert Grandmesnil elaborarono un nuovo blasone sulla base del vecchio di casa Hauteville. Viene mantenuta la banda rossa e bianca in campo azzurro, e venne aggiunto un leone rampante color naturale,  in similitudine con lo stemma della casata Vidjas, con tre zampe che ghermiscono però un ramo di giglio azzurro, il giglio di San Ioseph, in devozione al santo; in capo furono poste tre stelle a cinque punte, ad indicare la sublimità dell’animo guerriero, rivolto alla missione divina e tramandato in un luminoso avvenire alla sua discendenza, e un grappolo di uva, a simbolo del nettare divino usato durante le funzioni sacre. Il blasone diviene così il racconto di una vita ardimentosa ed eroica.


Riproduzione degli stemmi ideati nel 1054 da Pappacarbone e  Grandmesnil:
Robert Hauteville, Louise de Lorraine, Alejandro Vidjas

Isabelle e le nozze con Alejandro

Isabelle de Lorraine (Hauteville), l’amatissima figlia naturale de le Guiscard e della duchessa Louise, nacque nell’A.D. 1049 all’interno del castello di Agropoli; cresciuta all’interno del sacro palatium San Ioseph, in armonia con gli altri figli del padre, che chiama sempre “i miei cari fratelli”. I suoi fratelli le erano molto affezionati, in modo particolare Boamundus(5), che l’adorava, e lei contraccambiava.
La giovane Isabelle fu data in sposa dal padre nell’A.D. 1067 al suo fraterno amico Alejandro Vidjas. Il matrimonio si svolse all’interno della sacra cappella San Ioseph in Krapharsita delli Cilenti, celebrato dal nobile episcopo Alphanus, dal cardinale Daupherio quale rappresentante della Ecclesia di Roma, con la presenza di Pappacarbone e di Grandmesnil. Il conte Tancréde e tutti gli altri Hauteville intervennero al sacro rito nuziale; soggiornarono nel castello longobardo di Agropoli. Per i parenti di Alejandro, il duca di Navarra e il duca di Castiglia e Leon, fu invece predisposto il soggiorno nel castello di  Rocha de Cilinto. Per quanto riguarda i congiunti di Isabelle, quest’ultima espresse il desiderio di ospitarli nel loro palatium, nell’ala degli ospiti. In quella circostanza le Guiscard donò ad Isabelle e ad Alejandro il sacro palatium San Ioseph, a lui immensamente caro (anche se Alejandro ne era già comproprietario), sicuro di aver fatto la scelta giusta. Il rogito fu stipulato dal notaio Costantinus. Testimoni furono il cardinale Daupherio e Konstantinos Africanus. Ed ancora, all’Actus Cilenti del Gastaldato di Lucania, alias contea di Lucania, che comprendeva Krapharsita e Torre Chiara, furono annessi i feudi di Capaccio, di Ravello di Amalfi,  di Sanseverino di Rota e di Nocera di Pagani. Il rogito è stipulato dai notai Konstantinos e Maraldo (6).


Stemma della famiglia Gozzelon de Lorraine – a.D. 1048


Arma d'alleanza Alejandro Vidjas Vithis Vita e Isabella di Lorena Altavilla, conti di Copersito e Actus Cilenti

LA LIGNAGE  DELLA FAMIGLIA VIDJAS, DE LORREIN HAUTEVILLE DI KRAPHARSITA

La dinastia dei Vidjas, de Lorraine, Hauteville di Krapharsita è molto remota, ha origine normanna, francese, spagnola e portoghese.
La dinastia del conte Alejandro Vidjas Lopez Sanchez Gonzales di Castiglia (di Roao) discende dall’antica dinastia yemenita dei Pādishāh Banū Abī ‘Āmir del VI secolo dopo l’avvento di Christo, per mezzo del laquab di origo Divino (ovvero colui che è reso vincitore da Dio) Visir Abu’Amir Muhammad Ben Abi’Amir al-Ma’Afiri, detto Almanzor, Hayib dei Califfi Ommayyadi di Damasco. Nell’ a.D. 982 Almanzor ha sposato Urraca di Pamplona, figlia di Re Sancho Garcés II, ed ha avuto come figlio Abd al-Ra
mān ibn Sanchuelo, Emiro a.D. 983. Sanchuelo si è innamorato ed ha sposato la bellissima figlia unigenita del Duca Francisco Diego Vidjaks, Palmas Dolores, nipote del Vicerè Carlos Maria.  I loro discendenti hanno ereditato, per una speciale deroga della corte madrilena, il cognome Vidjaks-Vidjas Lopez Sanchez Gonzales e il titolo nobiliare di Duca di Navarra. Figlio unigenito della coppia è stato Abd al-Aziz ibn Ámir Diego Francisco Vidjas Lopez Gonzales, Duca di Navarra, nato nell’anno del Signore 1005. Amir ha sposato Jimena Sanchez, Contessa di Castiglia des Çiudad des Leon (a. D. 1020): dalla loro unione è nato  Alejandro (a.D. 1027-1028). Il perché del cambio del cognome da Vidjaks a Vidjas non c’è modo di scoprirlo, per cui rimane un mistero.
La giovane Duchessa Isabelle de Lorraine Hauteville ha discendenza dai duchi de Lorrain, Gozzolon, Latharingia, Guisa (di origo “Divino” per lignaggio dei re Merovingi) e dai duchi de Bouillon, e per parte normanna dalla nobile famiglia Hauteville de la Guichard, e, per discendenza “Divino”, dal dio Odino».


Dinastia di Alejandro Vidjas – Vithis – Vita di Copersito (ramo spagnolo)

I figli di Alejandro e Isabelle

Il matrimonio tra Alejandro e Isabelle si dimostrò felice e fecondo: dall'unione nacquero diversi figli che hanno continuato la stirpe dei Vidjas de Lorraine Hauteville, conti di Krapharsita e dell’Actus Cilenti. Erano in gran parte dei pacifici e colti messeri. Sorvegliavano la giusta amministrazione dei loro immensi territori. Esercitarono le professioni di medico, giureconsulto, architetto e botanico. Soltanto Gerard Amir era  un appassionato di armi e battaglie, con grande soddisfazione di nonno Robert e papà Alejandro.
Tramite i discendenti di Alejandro e Isabelle il cognome dei Vithis di Krapharsita si è ramificato, non solo in tutto l’Actus Cilenti, ma anche in Ravello di Amalfi, nella Valle dell’Irno, Napoli, Sicilia e, in generale, in tutto il Meridione d’Italia.


Albero genealogico della discendenza di Alejandro e Isabella Vidjas Vithis de Lorraine Hauteville

LA BATTAGLIA DI CERAMI

Nel 1063, Robert ed Alejandro scesero in Sicilia in soccorso di Roger, e, durante la battaglia di Cerami, con centotrentasei normanni affrontarono in campo aperto cinquantamila saraceni, trucidandone  ventimila, ed altrettanti ne furono fatti prigionieri.
Durante l’infuocata battaglia di Cerami Robert e Alejandro si ritrovarono di nuovo schiena contro schiena, quando  gli avversari erano di numero enormemente maggiore. In seguito alla straordinaria vittoria, dietro suggerimento del diplomatico Alejandro, Robert inviò a Papa Alexander II il nunzio Mélidio, per informarlo della strepitosa vittoria e donargli quattro cammelli, come bottino di guerra. Il Papa aveva sempre mostrato grande interesse per le vittorie dei due amici, in quanto importanti per la diffusione del cristianesimo, e ricambiò con indulgenze plenarie a tutti coloro che combattevano al loro seguito, e con l’assoluzione per gli eccidi. Il pontefice inviò dalla Ecclesia di Roma il vessillo papale raffigurante la Beata Vergine Maria col bambino Gesù, che fu utilizzato come bandiera personale di Robert le Guiscard nelle battaglie contro gli infedeli.


Ricostruzione dello stendardo da battaglia del Conte Palatino Pontificio Alejandro Vidjas-Vithis

Il principe di Salerno

Nel 1073 Gregorio VII ( Salerno, 25-5-1805) elevò il gran conte Robert le Guiscard all’alto rango di duca del Meridione d’Italia e del ducato di Puglia (fu specificata l’inclusione di Ravello d’Amalfi e della zona dell’Actus Cilenti).


Riproduzione dello stemma di Robert le Guiscard Hauteville Duca di Puglia, Calabria e dell’Actus Cilenti

Alejandro Vidjas – Vithis ebbe la nomina a duca reggente di Kraparsitha e dell’Actus Cilenti. Nel 1077 il duca Robert sconfisse il cognato, il principe Gisulfo, e divenne il legittimo principe di Salerno. Nel medesimo anno di Christo il papa Gregorio VII confermò il titolo di principe di Salerno, ed in più gli conferì anche il principato di Benevento. Per il fratello Ruger, le Guiscard chiese ed ottenne l’investitura di gran conte della Calabria. Una volta proclamato principe di Salerno, le Guiscard (A.D. 1077) conferì al fraterno amico e genero Alejandro il titolo di duca di Krapharsita e dell’Actus Cilenti, titolo  trasmissibile ai nascituri maschi in perpetuo. Questo ennesimo titolo nobiliare per Alejandro è stato avallato dal Papa Gregorio VII nell’anno del Signore 1079.


Riproduzione dello stemma del principe di Salerno Robert le Guiscard Hauteville secondo
la realizzazione di Konstantinus Africanus e dell'abate Petrus Pappacarbone


Riproduzione dello stemma del duca di Krapharsita e Actus Cilenti Alejandro Vidjas-Vithis

L'alleanza con la Casa imperiale di Bisanzio: Josephine Louise

Il duca Alejandro fu inviato a Costantinopoli quale conte palatino della Ecclesia di Roma per l’Asia e ambasciatore speciale per l’Oriente della casa ducale Hauteville. La sua missione era quella di definire l’alleanza delle due case regnanti con il matrimonio fra sua figlia, Josephine Louise, e il figlio dell’imperatore, il duca Tarchaneiotes. Inoltre doveva, con l’incarico di conte palatino di Roma cristiana, cercare di conciliare le due religioni con rito latino. Fu accolto con molti onori e ricevette molti pregiati doni per sé, per la futura sposa e per le Guiscard. In particolare l’imperatrice Edossia donò al palatium San Ioseph, in segno di armistizio, una gigantesca scacchiera sapientemente cesellata da artisti bizantini, con relativi scacchi, che raffiguravano i più rappresentativi condottieri normanni, ovvero i duchi Hauteville e Vidjas-Vithis. L'imperatore fu entusiasta per la raffinata e colta personalità di Alejandro e per l’ottima competenza diplomatica, e volle gratificarlo con il rinnovo del titolo di magister imperiale costantiniano. Detta onorificenza, ancora una volta rimarcata, per una deroga speciale imperiale veniva trasmessa a tutti i suoi discendenti maschi di pari nobiltà continuativa. Furono celebrate delle nozze da favola in Costantinopoli, a cui parteciparono tutti i giovani rampolli della stirpe Hauteville.

Il conte Rota di Sanseverino

Nel 1074 la giovanissima e leggiadra Fressenda Louise Vidjas Vithis de Lorraine Hauteville, figlia dei duchi Alejandro e di Isabelle, andò in sposa al neoconte Turgisio Rota di Sanseverino.
Turgisio proveniva dalla Bretagna ed era stato
lo stalliere dello cavaliere Vidjas che lo prese in simpatia e gli insegnò l'arte della scherma e, in poco tempo, lo plasmò in un abilissimo guerriero. Turgisio, in seguito si rivelò un ottimo condottiero ed ottenne da Robert detto le Guiscard il titolo di conte Rota e gli fu assegnata la contea e il castello di Sanseverino. Iniziò così la sua ascesa tra i potenti, ma per i duchi Vithis de Lorraine Hauteville di Krapharsita in seguito si rivelò un nemico acerrimo.

Joseph Robert Vidjas Vithis

Joseph Robert, di professione architetto e responsabile dell’azienda di famiglia,  viveva nella magna domus San Joseph con sua moglie Sofia Dukas, membro della famiglia imperiale di Constantinopolis. Il matrimonio fu voluto da Alejandro per rafforzare ulteriormente l’alleanza fra l’Actus Cilenti e Constantinopolis. Le Guiscard, non pago di ciò, chiese e ottenne, in qualità di principe del Meridione, che l’imperatore Michele VII di Constantinopolis concedesse direttamente e non per discendenza, con proclama imperiale, al suo primo nipote ufficioso, Joseph Robert Vithis, suo prediletto, il titolo di magister imperiale costantiniano.
Joseph Robert fu inoltre marchese e barone della sacra Krapharsita, Torrechiara e del Cilento. Tali titoli sono stati concessi o avallati da Gregorio VII.

Il primo patricio Rabellorum

Nel 1073, Robert le Guiscard diviene anche signore di Amalfi e Ravello.  Innanzi alle mura distrutte di Santa Severina, gli ambasciatori di Ravello di Amalfi chiesero protezione al Guiscard, che si affrettò a spedire un contingente di uomini, i quali diedero inizio alle costruzioni del castello di Santa Severina in Amalfi e del castello di Sant’Andrea in Ravello, che ultimarono in brevissimo tempo.
Il Guiscard, comunque, si ritiene molto soddisfatto d’aver posto un piede fermo sopra una terra di inestimabile valore strategico. La nomina del primo 
patricio Rabellorum risale all’anno del Signore 1080. Il Guiscardo volle gratificare suo nipote naturale Tancréde Balduino Vidjas Vithis  de Lorraine delli Cilenti (Hauteville), conte di Krapharsita (che viveva insieme alla sua famiglia nel nuovo palatium Sancte Ioseph in Ravello di Amalfi), con un nuovo e particolare titolo onorifico. Fu creato il nuovo termine/titolo di patricio rabellorum, alias signore di Ravello. Questa onorificenza, fu ufficializzata  e benedetta dal Papa Gregorio VII con la dicitura papale: “Di detta onorificenza i discendenti dei conti Vithis de Lorraine di Krapharsita potranno fregiarsi in perpetuo. Va ricordata la discendenza di origo ‘Divino’ del neo patricio Rabellorum. Pertanto egli è protetto dalla Ecclesia di Roma
(7).


Riproduzione dello stemma del primo patrizio di Ravello di Amalfi, Tancredi Baldovino Vithis Vita (1080)

Gerardo Amir Vidjas Vithis

Alejandro, assecondando il desiderio di Gerard Amir di emulare le gesta del nonno e del padre, fece giungere da Toledo il suo maestro d’armi, per cui già nell’età della puerizia Gerard Amir era divenuto un valido spadaccino. Spesso sfidava il nonno ed il padre; era diventato un campione di tutte le arni. Nel giorno dell’agognato adoubement dei neocavalieri, il nonno Robert fece organizzare una speciale festa per il prediletto nipote Gerard, nel restaurato castello longobardo di Agropoli. Si tenne un importante torneo e un succulento banchetto per soli uomini. Tutti i giovani Hauteville e i giovani longobardi e bizantini parteciparono al torneo. Come era da prevedere, Gerard Amir fu il vincitore assoluto. Nel 1080 il conte Gerard Amir Vidjas si trasferì, al seguito dello zio Boamundus, da Krapharsita a Palermo, e ivi prese come moglie Amelia dei baroni Alliati. Essi si sono stabiliti nel palatium baronale di Zisa.
Da lì iniziò la storia palermitana della famiglia Vithis dei conti di Krapharsita. Anche in Sicilia i Vidjas-Vithis si seppero distinguere per valore e coraggio.


Rappresentazione torneo

Il testamento familiare di le Guiscard

Il 5 giugno del 1085, Robert Hauteville detto le Guiscard fece redigere il suo testamento.
Stabilì che a
suo nipote Joseph Robert Vidjas Vithis de  Lorraine Hauteville, primogenito della sua adorata figlia Isabelle e di suo marito, duca dell’Actus Cilenti, Alejandro Vidjas Vithis di Navarra dei duchi di Castiglia, sarebbero stati trasmessi i titoli di principe, duca, gran conte del Meridione, magister imperiale costantiniano, marchese, conte e barone del Gastaldato di Lucania nell’Actus Cilenti, di Ravello d’Amalfi, di Altavilla e Capaccio, dell’agro-nocerino, e della valle dell’Irno, principe di Sicilia e di Antakya.
Gli altri figli maschi di sua figlia Isabelle e del duca Alejandro Vidjas-Vithis potranno fregiarsi dei titoli di conti, marchesi e baroni della contea dell’Actus Cilenti. Le figlie femmine potranno soltanto fregiarsi del titolo di contesse di Krapharsita, titolo non trasmissibile.
Inoltre, Robert nel testamento autorizzava i suoi eredi a far seguire al suo cognome a quello di Vithis de Lorreine Hauteville.
Robert il Guiscard morì il 17 Luglio 1085 durante la battaglia di Cefalonia.

Godefroid Guido Vidjas Vithis, episcopus Agropoli

Secondo il volere de le Guiscard, uno dei suoi nipoti doveva abbracciare la ecclesiastica vita. Tale destino toccò a Godefroid Guido, divenuto monaco benedettino. Seppur giovanissimo, fu nominato episcopus Agropoli da Sua Santità Papa Victor III (A.D. 1086),

Vito Antonio Vidjas Vithis: il guaritore

Vito Antonio Vidjas Vithis aveva la medesima inclinazione di Louise per la medicina. Fu un esperto di unguenti medicamentosi. Spesso si recava presso il monastero Sant’Arcangelo di Perdifumo, ove dimorava il suo precettore e confessore, ossia l’abbate Pappacarbone.

La morte di Alejandro Vithis e di Louise

Il duca, conte palatino pontificio e magister imperiale costantiniano, il Magnifico Alejandro Vidjas-Vithis di Kraparsita si è spento nel 1090. Il nobile cavaliere spagnolo, Alejandro Vidjas era l'opposto di Robert le Guiscard; di carattere nobile e moderato, era un gigante di carnagione scura, occhi verdi e capelli nerissimi. Essi formarono una coppia indissolubile e invincibile in battaglia.
La stima, l’amicizia e l’ammirazione tra Robert e Alejandro con il tempo si rafforzò a tal punto che Robert e Louise vollero che la loro figlia naturale Isabelle andasse in sposa proprio al conte palatino pontificio Alejandro. Essi hanno vissuto felicemente nel magnifico sacro palatium ducale, fatto costruire da Robert per la sua amatissima “moglieˮ Louise. Per concludere, Alejandro Vidjas Vithis fu, a tutti gli effetti, dal 1050 legittimo conte di Krapharsita del Gastaldato di Lucania, ed è anche stato elevato a conte palatino pontificio per l’Asia dalla Curia di Roma. Ha inoltre ricevuto la prestigiosa onorificenza di magister imperiale costantiniano, trasmissibile in perpetuo ai futuri maschi. Egli fu duca dell’Actus Cilenti e principe reggente di Salerno.
Dopo una vita ricca e generosa, la soave Louise morì nel 1092, circondata dai suoi cari; il 1° maggio del 1047, quando Robert e Louise vivevano in un’ala del castello bizantino in Agropoli, in attesa di trasferirsi nel palatium San Ioseph di Krapharsita, ebbero due figli gemelli, Tancréde e Rodger, che furono barbaramente uccisi con il veleno da uno scellerato complotto.

La lotta per la successione

Dopo la morte avvenuta nel 1085, del principe Robert le Guiscard, nel ducato di Puglia gli successe Ruggero I detto Borsa (figlio di Sichelgaita, prima moglie di Robert). Invece la contea di Lucania, già Gastaldato – Actus Cilenti, comprendente anche le zone di Sanseverino di Rota, Ravello d’Amalfi e Nocera dei Pagani, fu affidata ai legittimi eredi del Guiscard, figli di Isabelle, ovvero i duchi reggenti, conti Vithis di Krapharsita.
I borghi prediletti dai Vidjas Vithis sono sempre stati la sacra Krapharsita - Torrechiara, San Martino, Rocca Laureana, Perdifumo, Sanseverino di Bulgaria (oggi di Camerota), Ravello di Amalfi, l’intera contea di Capaccio, Sanseverino.
La sorte di Alejandro e Isabelle e dei loro figli divenne molto incerta. Fu per essi arduo proteggere dai vari usurpatori i loro legittimi titoli ed i vasti possedimenti, ovvero la sconfinata contea della Lucania, già Gastaldato di Lucania – Actus Cilenti, e specialmente Krapharsita, il sacro palatium e la sacra cappella, tanto cari a le Guiscard. Dopo la morte di Alejandro iniziarono di nuovo i tentativi di defenestrare i Vithis dei loro privilegi e possedimenti. Isabelle era una pia e dotta donna, che detesta la lotta e le armi, e fu costretta a chiedere aiuto e protezione ad una congiunta, in quel periodo molto potente, la contessa Matilde di Canosa, moglie di Guelfo V, il quale divenne anch’egli protettore dei conti Vidjas Vithis di Krapharsita. Nel medesimo turbolento periodo Papa Urbano II un importante concilio a Melfi, nel corso del quale alle parti in lotta fu intimato di sottoscrivere la Tregua Dei
(8).

Le crociate di Guillelmus Apuliensis

Nei documenti ritrovati da Mons. Felice de Vita (XVII sec.) vi è anche uno scritto dello storico Guglielmo di Puglia (Guillelmus Apuliensis) datato intorno all’anno 1115-1120. Tale scritto è conservato nell’archivio della famiglia de Vita e così riporta: «I conti Vithis Vita di Krapharsita erano sempre i primi ad essere convocati a tutti i pellegrinaggi vaticani in Terra Santa organizzati dal papa Urbano II sotto il grido Deus Vult, e il motto “Dio lo vuole nella guerra contro i Turchi”. Nell’anno del Signore 1096 si è avuta la prima crociata “semiufficialeˮ per combattere i fanatici infedeli e difendere i pellegrini che si recavano in Terra Santa. Questa crociata era guidata da un piccolo esercito di nobili feudatari francesi e normanni. Ne elenco alcuni: Boamundus Hauteville, primo figlio del Guiscard, e suo figlio Tancrede; Godefroid e Balduino de Bouillon ed i loro nepoti, ossia i figli di Alejandro e Isabelle Vithis di Krapharsita, Robert Joseph, Tancréde Balduino, Gerard Amir, Francisco Antonio ed Emanuhel Nobilium. Dopo oltre tre anni di aspri combattimenti, e precisamente il ventottesimo di aprilis 1100 (o 1115), i crociati liberarono Ierusalem. Godefroid de Bouillon fu incoronato re di Ierusalem e suo nipote, il conte Robert Joseph, magister imperiale costantiniano, fu incoronato come reggente. Boamundus Altavilla, che mirava al principato di Antakya, fu elevato al rango di principe di Ierusalem liberata. In questo medesimo anno Godefroid de Bouillon fondò l’Ordo Equestris Sancti Sepulcri Hierosolymitani. Il primo priore fu Balduino de Bouillon, e suo nipote Robert Joseph Vithis di Krapharsita ne divenne il vice. Nell’anno 1099 la Chiesa di Roma aveva nominato Robert Joseph Vithis Vita conte palatino, e nel 1100 egli fu nominato dall’abate Pietro Pappacarbone anche priore di Cavamagister delli Cilenti e “grande priore pontificio per il Cilento”.

Anche Robert le Guiscard fu, finalmente, elevato a principe di Antakya, ma post mortem, in seguito alla rinuncia della figlia duchessa Isabella e del nipote duca conte Robert Joseph, per gentile concessione del figlio duca Boamundus, e del figlio di questi, Tancrede, oltre che per intercessione dei duchi Godefroid e Balduino de Bouillon Lorena e del duca Guida».

LA DISCENDENZA DI ALEJANDRO VIDJAS VITHIS E ISABELLE DE LORRAINE HAUTEVILLE

Con il vescovo Gedefroid Guido Vithis-Vita dei Conti di Copersito inizia la scrittura del primo Libro della famiglia dei conti del sacro palazzo San Giuseppe di Copersito  (A.D. 1088):
«Joseph Robert I Vithis de Lorraine Hauteville, primogenito della figlia naturale de le Guiscard, Isabelle, e di Alejandro di Krapharsita Cilenti, e “figlioccio” di sua santità Papa Urbano II (Oddone dei conti di de Lagery, lontano parente della nonna Louise). Riconosciuto come legittimo signore ed erede di diritto del Gastaldato di Lucania – Actus Cilenti, alias contea di Lucania, come da testamento privato del Guiscard, depositato in Vaticano. Con tali premesse è preso sotto protezione dalla Chiesa di Roma, per cui da Urbano II gli è affidato, oggi A.D. 1088, come discendente “Divinoˮ, per accertata nobiltà atavica di entrambi i genitori, l’incarico di presiedere il Concilio di Vaticano e Nobiltà in qualità di gran barone dei baroni. Detto titolo gli conferisce il diritto di assumere la qualità di alto gentiluomo papale, trasmissibile alle generazioni future (maschili) della dinastia dei Vithis di Krapharsita e dell’Actus Cilenti».


Stampa del palazzo San Giuseppe e della adiacente sacra cappella palatina, Copersito Cilento

I de Vita e Napoli

Nel Libro di famiglia dei messeri Vita di Copersito, scritto dall’arciprete Alessandro Giuseppe Vita, della sacra cappella San Giuseppe di Copersito, si legge: «Nel 1266 il Magnifico Francesco Antonio Vita-Vito dei conti Copersito, magister imperiale costantiniano e patrizio di Ravello, ha finanziato l’esercito di Carlo I d’Angiò con 2000 once ed ha comandato da grande stratega l’esercito angioino nella battaglia di Benevento. Per la sua bontà d’animo e per il valore dimostrato in battaglia, nel 1270, con provvisione della Real Casa d’Angiò, si è attestato: “Al Magnifico duca conte Vita San Giuseppe di Copersito-Torchiara si conferma il marchesato di Minturno, Traetto, Collesano e le contee-baronie  di Lustra, di Rutino e Laureana Perdifumo, Camella, Sanmartino, San Severino di Bulgaria Ravello e altri casaliÈ altresì esentato da alcuni obblighi feudali per essere la Casa de Vita di antichissima e generosissima nobiltà”. Ai Vita dei conti di Copersito è anche concesso di detenere armi in tutto il Regno per la loro difesa personale sia di giorno che di notte. Nel 1270 don Francesco Antonio è nominato speciale gentiluomo di corte e familiare della Casa d’Angiò, nonché conte palatino e ambasciatore presso il Vaticano. Non pago, il re Carlo I volle ulteriormente premiare il marchese de Vita con la concessione di un più ricco blasone, ovvero, oltre ai tradizionali leoni rampanti o dormienti al naturale con pronunciata lingua rossa in campo azzurro, un’altra versione con il leone rosso in campo azzurro, rampante al ramo d’uva; e gli fu concesso il privilegio di aggiungere i tre fleur-de-lis. È ancora gratificato con il titolo di familiare e domestico, per la grande devozione verso la Casa d’Angiò e con il titolo di duca reggente del Principato Citra (1284), titolo avallato da papa Martino IV»(9).

Il duca march. barone di Copersito Francesco Antonio era divenuto il pupillo del re d’Angiò, il quale volle darlo in sposo alla leggiadra Alfonsina, figlia del suo amico principe Antonio Colonna (10).

Don Gerardo de Vita

Estrapolato dal Libro di famiglia dei messeri Vita (de) del palazzo San Giuseppe di Copersito, scritto dall’arciprete Alessandro Giuseppe Vita (1300 ca.):
«[…] Informazioni sul ramo siciliano sono riportate dallo storico Mugnos. Questi  fa un po’ di confusione poiché non specifica che il barone don Gerardo de Vita, figlio del duca di Terragona della Catalogna don Diego, nel 1280 già militava in qualità di capitano nell’esercito di don Pietro d’Aragona, e nel 1291 è ricompensato con la castellania del Castello di Matagrifone di Messina. Mugnos lo confonde con il suo antenato, il conte e magister imperiale costantiniano Gerardo Amir Vita di Copersito, che già due secoli prima si era trasferito dalla contea di Copersito in quella di Palermo. Riporto qui di seguito il passaggio errato: “Nell’anno 1260 giunse in Sicilia il giovane e brillante marchese barone don Gerardo de Vita. Don Gerardo era capitano dell’esercito e familiare di don Pedro d’Aragona. In seguito il nobile don Gerardo si unì con i suoi consanguinei di Copersito-Torchiara delli Cilenti, i conti de Vita del palatium Sancte Ioseph”. Poco dopo un discendente della stirpe dei de Vita di Copersito e di Palermo, e precisamente il conte magister imperiale C. don Vito, si trasferì a Napoli, dove sposò una Capece Minutolo Piscicelli e diede inizio al ramo napoletano […]»
(11).

L'Ordine del Toson d'Oro

Nel 1651, l’arciprete Tommaso de Vita dei conti di Copersito riporta nel Libro di famiglia: «Parrebbe che un nostro illustre antenato, ovvero il Magnifico conte palatino presso il Vaticano D. Donato de Vita di Copersito (di origo ‘Divino’ per discendenza merovingia), fu nel 1435 insignito dell’Ordine del Toson d’Oro dal duca di Borgogna Filippo III, con l’avallo di Papa Sisto III.

Regio decreto della Cancelleria aragonese di Napoli (20-1-1494)

Questo testo è stato ricostruito con enorme difficoltà  da un antico documento presso l’archivio medievale della famiglia de Vita. L’arciprete Donato Antonio Vita, della sacra cappella San Giuseppe in Copersito, ha così scritto: «Il 20 gennaio del 1494 il nostro congiunto il duca, marchese, conte, barone Giovanni Battista Vita (de) di Copersito e dell’Actus Cilenti, che per discendenza può fregiarsi in perpetuo dei titoli di magister imperiale costantiniano e patrizio di Ravello, ha ricevuto da S.M. il re di Napoli Alfonso II un gran privilegio, in virtù del quale è nominato cameriere e familiare. Elevato a gentiluomo di sangue della corte d’Aragona, può fregiarsi dei tre gigli spagnoli. E potranno fregiarsi in perpetuo i suoi discendenti. Già gran maestro d’armi personale di S.M. il re Alfonso, ebbe per sé e i suoi eredi e successori in perpetuo i feudi dell’agro di Pagani, di Traetto, di Minturno. Confermata la signoria dei feudi di Torchiara,   Copersito, San Martino etc. delli Cilenti. Confermati anche i feudi e i titoli di conti e baroni dell’agro di Nocera di Pagani, di Traetto, di Minturno, di Gaeta, Collesano e altri casali. Detti titoli saranno trasmissibili in perpetuo ai suoi futuri nascituri maschi in rimunerazione dei servigi ricevuti da tale homo nobile. Tale documento è stato stipulato nel castello Capuano dal notar Luca Ambrosio Casanova, luogotenente della Cancelleria, cas. Giuseppe Ambrosini, Napoli, 1494:

Rex Alfponsus II, concedit de Principatus Citra Nobili et Egregis veri more Longobardorum. Alfonsus Rex etc. Quam  futuris Nobili Viro Giovanni Battista de Vita de Aragonia di Copersito,  Patricio Rabellorum et Costantiniano  Magistro etc. exemptionibus,  munitatibus, etc. gratiis quibus ceteri nostri Familiares et Domestici et Commensales  ac de nostra familia.

Don indicus Universi sed singulis Officialibus, et subditis etc. Sane pro part etc. Infrascriptae supplicantis fuit nobis etc.

Dei Gratia Rex etc. Regni sigillo impendenti Munitos […].

Yo el Rey, Alfonso”» (12).

Don Vincenzo de Vita

Dal Libro di famiglia dei conti di Copersito, pagina scritta dall’arciprete Tommaso de Vita della sacra cappella San Giuseppe: «Nel 1495, il Magnifico Don Vincenzo de Vita, marchese conte barone di Copersito – Torchiara, Perdifumo, Lustra e San Severino di Camerota, magister imperiale costantiniano e patrizio di Ravello, diede alle stampe Repertorium Generale, sivè recollectio rerum notabilium occurentium in scolis, quam in palatiis in practica, tam Juris civilis, quam Pontificit, tam iuris comm. Unis, quam Regni Neap Ex Typ. Camillo Cavalli(13). Chi lo ritiene nativo di Copersito, chi di Perdifumo, chi di San Sanseverino di Camerota del Cilento, ma l’unico documento inerente a lui così riporta: “In questo luogo, e non in Perdifumo, come malamente scrive il Toppi, nacque Vincenzo de Vita, barone delle stessa terra, e patrizio di Ravello…vicino Amalfi…che compose un repertorio di più frequenti casi legali, stampato nel MDCXLIV, cosa per quei tempi utile, e da me non interamente disprezzati. Posso ben io saperlo, perché egli fu mio bisavolo materno(14). Nel 1550 ad un discendente di Don Francisco Antonio de Vita, precisamente Don Emmanuele de Vita marchese, conte, barone di Torchiara Copersito e altri feudi, fu concessa l’aggregazione a Piazza Capuana dal vicerè del reame aragonese Don Federico Alvarez de Toledo (erano necessari quattro quarti di nobiltà)(15)».

Carlo V di passaggio in Campania (A.D. 1533)

Dal Il Diano e il Cilento, di Giuseppe Antonini, barone di San Biase:
«In questo capitolo del “Cilento Medievale” parlerò della nobile famiglia della mia adorata madre. Maria Luisa de Vita (mia madre) era una discendente della dinastia dei de Vita della Lorena Altavilla. Il capostipite fu il nobile Alejandro Vita Sanchez. Nel lontano 1082, un nostro antenato, il conte Gerardo Francesco Vita della Lorena d’Altavilla di Copersito, assieme allo “zio” Boemondo, trasferì la sua signoria in Palermo e ivi si accasò con la baronessa Zizi. Un discendente di quest’ultimo, il conte palatino pontificio, Magnifico Don Diego de Vita di Zisa, partecipò alla spedizione dell’imperatore Carlo V contro Barbarossa. Durante la vittoriosa battaglia di Tunisi (A.D. 1533) il conte Don Diego de Vita (che in quella occasione fungeva, per scelta di Carlo V, da comandante reggente dell’esercito, per cui era posizionato accanto all’imperatore)  si distinse, da grande condottiero, per il suo eroismo e per la sua tattica vincente. L’imperatore Carlo V volle pubblicamente  e immediatamente congratularsi con Don Diego e disse: “Oggi tutti noi abbiamo riconosciuto nel tuo valore la tua discendenza guiscardiana e ‘Divino’, per cui avrai la concessione del capo dell’Impero, ossia il diritto di porre l’aquila bicipite, lo stemma dell’imperatore, nella parte alta del blasone”(16).


Al Magnifico Conte Palatino Don Diego de Vita di Copersito per essersi distinto con onore ed eroismo nella Battaglia di Tunisi ed in virtù dell’atavica comune discendenza si concede l’alto onore di poter fregiare la propria arma dell’aquila bicipite imperiale.
L’Imperatore Carlo V

L’imperatore entrò trionfalmente in Palermo tra il tripudio del popolo. Al nostro Diego, conte palatino pontificio per la Sicilia, spettò l’onore e il diritto di ricevere Carlo V (il titolo di conte palatino era un titolo ambito e di massima considerazione; difatti, nelle grandi cerimonie, aveva la precedenza di passo su tutti gli altri nobili)(17). Dopodiché si riprese il cammino per Napoli. Del seguito imperiale la carica più importante era quella di Diego de Vita, in quanto rappresentava il papa Clemente VII. Successiva tappa fu fatta in Calabria, e la successiva ancora a Bisignano, ove furono accolti proprio dal Ferrante Sanseverino, parente scomodo per il de Vita. Qui ci fu uno screzio tra l’imperatore e il principe, il quale pretendeva di precedere nel passo il conte palatino pontificio Diego de Vita, ma Carlo V preferì avvantaggiare il conte. L’imperatore, indispettito anche dalle voci di un tentato tradimento del Sanseverino, annunziò una drastica epurazione nei suoi confronti, lo dichiarò decaduto dal suo titolo e gli confiscò tutti i suoi predomini. Assunse la decisione di destituire il principe Sanseverino di Salerno e nominò principe reggente Nicola Grimaldi, che nel 1572 divenne principe a tutti gli effetti. E così terminò il potere dei Sanseverino. Carlo V e il suo seguito furono scortati sino alla Certosa di Padula, ove furono ricevuti dal barone dei baroni di Sala del Diana Angelo Mazzacane di Omignano (che nel 1527 aveva sposato Porzia Capano di Pollica, figlia di una discendente della stirpe dei Vita-Lorena-d’Altavilla, Luisa Isabelle de Vita dei duchi di Copersito del Cilento).

Descrizione araldica del blasone

I successori di Alejandro Vidjas apporteranno pochissime modifiche ai blasoni  originari.  Si deve attendere il 1600 per avere la prima descrizione accurata del blasone dei de Vita di Copersito, scritta dallo storico e araldista Longo: «Il convien c’habbia l’azzurro, altramente detto ceruleo, perciò che viene assomigliato all’aere, la cui opera segue immediate dopo quella del fuoco;  e questo colore assomigliato al zaffiro pietra, c’hà molte virtù, e significa castità, santità, e devotione; e de’pianeti s’attribuisce a Giove, e per questo significa ancora giustitia: ma in quanto s’appartiene alla Scuola d’Amore significherà gelosia. Le insegne naturali delle due nobili famiglie in questione son quelle, le cui figure, o corpi significano appunto, e naturalmente quel che suona la voce del nome, e nò ricevono altra  espositione, come che fosse di casa Leone, e facesse per arme un leone; non volendo altrimenti significare virtù alcuna, che per il fatto animale può essere rappresentata, come somma magnanimità, fortezza, coraggio, potenza ed altro. Il leone come anche in questi due blasoni con il trascorrere dei secoli o con parole egitie [sic] al variar da quei colori, che la natura hà lor dati, benché facendoli con i lor colori farebbero i più apprezzati e prestigiosi»(18).


Stemma de Vita, «conforme all'originale tratto da antici documenti di famiglia»

Palazzo Sant'Antuono

Monsignore Felice de Vita di Copersito, “arcipresbitero”, ovvero arciprete di tutti gli arcipreti del Cilento(19), riferisce nel Libro di famiglia: «Nell’anno 1615 è stata ultimata la costruzione del palazzo gentilizio “re coppa”  Sant’Antuono dei conti de Vita. Nella medesima occasione è stata anche inaugurata, per volere del conte barone e giureconsulto di Copersito D. Camillo, la cappella in onore del santo. Tale cappella sorge accanto alla grotta ove vi fu il ritrovamento della scrofa di Sant’Antuono per merito del nostro capostipite Alejandro Vidjas-Vithis. Per volontà dello stesso e del Guiscardo fu fatto costruire un tempietto negli anni 1058-1060. Ora il tempietto è stato ampliato ed è stata eretta una cappella in onore del santo. La domenica, dopo aver celebrato i sacri uffici presso la sacra cappella San Giuseppe, mi reco nella nuova cappella Sant’Antuono e celebro la S. Messa con la partecipazione di tutti i nostri contadini».

Il XVIII secolo

Dalla ricerca del prof. Granito:
«Forse il casato più antico, aristocratico e ricco del Cilento è quello dei conti baroni de Vita di Copersito, nei tempi remotissimi anche viceconti del Cilento, conti palatini, e patrizi di Ravello. Il loro immenso patrimonio terriero iniziava da Agropoli, e, lambendo il territorio di Prignano, saliva su verso il podere S. Antuono, e proseguiva verso il vasto podere S. Maria, lambendo il comune di Rutino. Salendo sempre dalla pianura di Agropoli, e questa volta lambendo il territorio di Laureana, saliva su sino a San Martino Rocca. Nell’anno 1700 il primo dei fratelli de Vita, e precisamente D. Francesco Antonio, decise di convolare a nozze con la baronessa Luisa de Pretis, patrizia di Sulmona. Nella famiglia de Vita, come anche in altre famiglie nobili, vi era la consuetudine che soltanto il primo figlio doveva sposarsi, per far sì che il patrimonio non venisse suddiviso, ed in modo tale che nella famiglia non diminuisse il prestigio e la potenza economica. Quindi, nel palazzo di Copersito, oltre ai novelli sposi, viveva il fratello minore, Don Giovanni, giurista di chiara fama, nonché araldista e giornalista della Napoli mondana. Questo scapolone, non per sua scelta, era molto intollerante a tale situazione, e spesso vi erano animate discussioni, sia con il fratello che con gli altri congiunti. Per ragioni professionali molto spesso frequentava Napoli ed il tribunale, e di sera il Circolo dei Nobili, dove di solito cenava, danzava o giocava a carte. Aveva molte conoscenze, specie fra le donne, le quali se lo contendevano: era un uomo interessante, ricco, colto e nobile. In continuazione ribadiva al fratello che non voleva sottostare alla “leggeˮ secondo la quale non doveva sposarsi. Naturalmente il fratello e la cognata si  opponevano ad un eventuale matrimonio. I nipoti  (figli del fratello), e specie il primo (a cui era stato imposto il  nome dell’avo paterno, ovvero Alessandro), non davano molto peso ad una parte del patrimonio a cui eventualmente avrebbero dovuto rinunziare; non erano contrari ad un probabile matrimonio, purchè lo zio fosse felice. Don Giovanni, ormai più che quarantenne, ad una delle cene al Circolo napoletano, conobbe una giovane nobile e bellissima donna e si invaghì perdutamente di lei. La donna in questione si chiamava Celia Stefani ed era napoletana, ma il suo trascorso era un poco misterioso, in quanto aveva una figlioletta di un anno e non voleva rivelare chi fosse il padre. Però si vociferava che un ex fidanzato, un certo nobile di Giuda, potesse esserlo. Ma lei lo ha sempre smentito, e fu un segreto che portò con sé nella tomba. L’avvocato de Vita, nonostante questa incresciosa situazione, decise di sposarla. Il padre, Don Alessandro, era morto improvvisamente, per cui non esisteva un testamento. Per questa ragione chiese e ottenne dal fratello, anche se a malincuore, la metà del feudo.
I de Vita erano proprietari di un altro palazzo, denominato  “palazzo S. Antuono”, ubicato in una loro proprietà omonima, ove vi era una loro vecchia cappella, dedicata appunto a S. Antuono. In fretta il palazzo fu magnificamente ristrutturato, ed i novelli sposi con la bambina, riconosciuta da Don Giovanni, vi si trasferirono e vissero felicemente. Dopo un anno nacque una splendida bambina, così i de Vita del palazzo di S. Antuono crebbero due figlie. I due fratelli, Francesco Antonio e Giovanni, per un poco furono “in freddo”, e poi, per il volere dei giovani Alessandro e Giovan Battista, si riappacificarono proprio nel giorno della ricorrenza di S. Antuono, il 17 gennaio. In tale giorno, la tradizione di casa de Vita soleva far celebrare una santa novena, che poi si concludeva con una solenne funzione religiosa, al cui termine il celebrante si recava sul sagrato e benediceva tutti gli animali della tenuta dei de Vita. Dopo la benedizione, nel palazzo S. Antuono si offriva un pranzo a tutti i dipendenti e al parentato dei de Vita. Molto spesso questa ricorrenza coincideva con la macellazione annuale dei maiali, per cui si banchettava per un paio di giorni.
Nell’anno 1723 una delle due figlie di don Giovani, Erminia, fu data in sposa al signor Luigi Mangoni, giovane napoletano, ma di origini calabresi. L’anno successivo, l’altra figlia dei de Vita, Teresa, andò in sposa al signor Emanuele Galano, di Vietri. Così la metà dell’immenso patrimonio dei baroni de Vita fu diviso fra la neosignora Mangoni e la neosignora Galano. Il palazzo di sopra ed il podere di S. Antuono, dove vivevano Don Giovanni e la moglie, furono promessi, dopo la dipartita dei coniugi de Vita, al giovane nipote Alessandro, in modo tale che potesse proseguire con nobiltà e ricchezza l’antica stirpe dei baroni de Vita di Copersito».

Ordini di S. Giorgio di Antiochia e della Corona Normanna d'Altavilla

«Egregio confratello, cav. Don Emmanuele de Vita di Copersito. Gli ordini di S. Giorgio di Antiochia e della Corona Normanna d’Altavilla, in ossequio alle tradizioni cavalleresche, sorte nello spirito della cristianità per la difesa della fede, intenti alla perpetuazione degli ideali storici, celebrano nell’anno giubilare 1950 le glorie della Chiesa. Pertanto, in occasione delle anzianità maturate secondo il carattere militare delle istituzioni cui si riferisce la decorazione a suo tempo conferita, questa Segreteria comunica di averLa proposta per la promozione al grado di grande ufficiale. Il diploma che Le verrà successivamente rimesso, senza di cui non si può fare lecito uso del nuovo titolo, sanziona la concessione e ne conferma la legittimità conformemente  alle norme che regolano i diritti delle Istituzioni Cavalleresche indipendenti. Roma 24/I/50. Lucio Gargiulo Canzano-Avarna, duca di Torrebianca».

I de Vita a Prignano: di Michele del Verme

«La famiglia de Vita è una lignage molto antica di Perdifumo, di Torchiara e di Copersito. Venne in Prignano da Copersito, con Francesco de Vita e sua moglie Claudia Cozza:  da questi nacque Anna Riana nel 1633. Appartiene a questa famiglia il sacerdote don Tommaso de Vita, morto in Prignano il 17 febbraio 1724. Con questi si estinse il ramo di Prignano. Dai registri di matrimonio che si conservano presso la parrocchia di Prignano risultano molti nominativi oltre i seguenti: Francesco de Vita, sposa Caterina Rizzo, 13 febbraio 1730; Magnificus Pasquale de Vita sposa Maddalena Marrone nel 1770; 1888, il Magnificus D. Alessandro de Vita  dei marchesi conti baroni di Copersito, magister imperiale costantiniano e patrizio di Ravello, sposa donna Filomena Cardone, marchesa di Prignano–Melito […]. I Cardone sono una antica famiglia di Prignano, senza dubbio tra le famiglie più antiche del Cilento, insieme alla casata de Vita. Originari della Catalogna di Spagna, ove si hanno notizie fin dal 770. Il capostipite fu Raimondo Folch, cugino di re Luigi il Conquistatore, uno dei dodici prodi capitani che liberarono la Catalogna dai Mori. Ebbe la terra di Cardona col titolo di visconte. Passò in Sicilia con Pietro d’Aragona nel 1282, e venne in Napoli con Alfonso I d’Aragona. Fu signore di 43 baronie, 10 contadi, 8 marchesati, 7 ducati, ed ottenne il grandato di Spagna. Dette alla chiesa 3 cardinali, 2 vescovi, 5 vicerè e vari stratico di Messina. Dopo la seconda guerra mondiale, il sindaco del comune unito di Prignano e di Torchiara fu Alfredo de Vita di Torchiara; questi tenne la carica dal settembre 1945 al 1947». 

Alcune alleanze della famiglia de Vita

1230, in una raccolta dello storico tedesco Eduard Heinrich Sthamer si fa cenno ad un castello o palazzo nobiliare di un conte normanno-spagnolo nell’area dell’Actus Lucaniae delli Cilenti: conte Francisco Antoniello Vita di Copersito, sposato con Clarizia Coppola di Amalfi.
1235, Roberto Ruggero Vita, di Copersito, sposa la duchessa Arruca di Çiudad des Leon.
1280, Francisco Antonio de Vita, conte di Copersito, sposa Donna Alfonsina, figlia del principe Antonio Colonna.
1280, Elvira de Vita di Copersito sposa il conte Giulio Benincasa di Napoli.
1300, D. Diego Francisco sposa Donna Marilena Caracciolo.
1340, il conte Francesco Sergio Vita Vito (de) di Copersito sposa Donna Isabella Caracciolo di Avellino.
1400, Camillo Donato de Vita sposa una donna della nobile famiglia Lagni di San Gregorio.
1412, il Magnifico notaio D. Felice de Vita di Copersito sposa Donna Maria Grazia dei principi Capano di Pollica.
1480, Sergio de Vita di Copersito sposa la marchesa donna Annabella Prignano.
1489, la famiglia de Vita di Copersito è affiliata alla famiglia dei marchesi del Mercato di Laureana in qualità di famiglia consanguinea.
1499, il Magnifico D. Michelangelo de Vita, marchese, conte e barone di Copersito e altri feudi, sposa Donna Gloria Pignatelli dei principi Terranova.
1568, Donna Elia de Vita di Copersito sposa D. Gian Cola del Mercato.
1580, Donna Maria de Vita di Copersito sposa il marchese Giovanni Granito di Valle del Cilento.
1580, Donna Alfonsina de Vita di Copersito sposa il Magnifico D. Tommasino Altimare, signore della terra di Valle del Cilento.
1580, Donna Maria Angela di Copersito sposa Don Antonio Antonino, barone di San Biase.
1588, Donna Pulcheria de Vita, figlia del Magnifico barone e giureconsulto D. Gian Camillo di Copersito, sposa l’imperatore Gerolamo I Paleologo. Vivranno in “esilio” tra il Vaticano, San Mauro del Cilento e Copersito.


Arma d'alleanza matrimoniale Gerolamo I Paleologo, imperatore di Bisanzio, e Donna Pulcheria de Vita

1600, Donna Giovanna de Vita di Copersito sposa D. Francesco Caracciolo di Buccino.
1600, D. Lelio del Mercato sposa Donna Isabella de Vita di Copersito.
1610, il Magnifico D. Nobile de Vita di Copersito sposa Donna Antonia Coppola dei baroni di Valle.
1610, D. Carlo de Vita di Copersito, sposa Donna Angela del Mercato Laureana.
1640 (ca.), il Magnifico D. Francesco de Vita, di Copersito sposa Donna Anna de Angelis dei baroni di Trentinara.
1650 (ca.), Felice de Vita di Copersito sposa Donna Isabella Vargas dei marchesi di Vatolla.
1634, il medico Carlo de Vita di Copersito sposa Donna Agnelia del Mercato dei baroni di Frascinelle.
1671, Romano Antonio de Vita di Copersito sposa Donna Dianora del Mercato.
1680, Emmanuele de Vita dei conti di Copersito sposa Donna Vittoria Pasca dei baroni di Magliano.
1680, il Magnifico D. Vito Antonio de Vita di Copersito sposa Donna Arabella Vargas marchesa di Vatolla.
1684, Francesco de Vita Vito sposa Giulia Capece Piscicelli, ultima rappresentante del casato. Da allora i de Vito Vita di Napoli aggiungono al loro cognome quello dei Piscicelli.
1693, Francesco Giuseppe de Vita di Copersito e San Martino, figlio di D. Nobile de Vita di Copersito e di Donna Antonia Coppola, sposa Donna Vittoria del Mercato dei baroni di Monteforte.
1700, il Magnifico D. Francesco de Vita di Copersito sposa Donna Agnese Coppola dei Valle.
1700, Francesco Antonio de Vita sposa la baronessa Luisa de Pretis, patrizia di Sulmona.
1708, D. Giovanni de Vita sposa la nobile napoletana Celia Stefani.
1723, Fortunato de Vita sposa la Sig.na Serafina Galano di Vietri.
1723, Erminia de Vita sposa Luigi Mangoni, giovane napoletano di Cosenza.
1724, Teresa de Vita sposa Francesco Emanuele Galano.
1730, D. Francesco de Vita sposa Caterina Rizzo di Prignano.
1750, D. Giovanni Battista de Vita di Copersito sposa Donna Margherita de Juliis dei baroni di Trentinara.
1770, il Magnificus Pasquale de Vita sposa Maddalena Marrone di Prignano.
1780, Donna Luisa de Vita dei conti di Copersito e patrizi di Ravello sposa il Magnifico conte Valerio Mangoni, patrizio di Cosenza.
1780, il Magnifico D. Antonio de Vita di Copersito, patrizio di Ravello, sposa Donna Beatrice Primicile Carafa dei marchesi di Cicerale.
1785, Donna Maria Luisa de Vita di Copersito sposa il marchese D. Diego de Vargas Machuca Vatolla.
1822, il Magnifico Emanuele Galano sposa la nobildonna Carolina de Vita di Copersito.
1888, il Magnifico D. Alessandro de Vita dei marchesi conti baroni di Copersito, magister imperiale costantiniano e patrizio di Ravello, sposa Donna Filomena Cardone, marchesa di Prignano–Melito.

L'ultimo restauro e la colorazione degli stemmi

Una dissertazione dello storico e artista, Michele del Verme, ci illustra che un de Vita del palazzo San Giuseppe in Copersito era alquanto contrariato che un suo fratello, nel 1921, avesse completamente stravolto l’architettura esterna del medievale castello-palazzo, mediante la progettazione dell’architetto Lancia, convertendolo in una “anonima” e lussuosa villa di campagna. L’antica e storica pietra medievale era stata brutalmente ricoperta da strati di intonaco di qualità discutibile. Anche il medievale portale venne sostituito con un portale di pietra vesuviale moderna.
Invece, l’ultimo intervento registrato nella cappella San Giuseppe è del 1950. I maestri Luigi Ippolitiis, Michele Del Verme (stesso) e  Giovanni Frasso affrescarono la cappella San Giuseppe del palazzo dei patrizi di Ravello de Vita di Copersito e, sotto la guida dello storico e araldista Gian Vincenzo Coppola, barone di Valle del Cilento e parente dei de Vita, colorarono gli stemmi della famiglia.


Quadro raffigurante il palazzo San Giuseppe di Copersito e l'adiacente sacra cappella palatina, dopo il restauro


Insegne de' nobili del Cilento, ricerca del barone Gian Vincenzo Coppola di Valle, 1966

Alcune onorificenze attribuite alla famiglia de Vita

– 1101, l’imperatore Alessio I Comneno, per non essere attaccato dai Turchi, chiede aiuto al Papa Pasquale II e al suo consanguineo il duca di Copersito Ruggero Francesco Vita.  Il duca Vita porta a termine la missione, e l’imperatore Alessio, per gratitudine, gli offre la prestigiosa onorificenza di maggiordomo imperiale, già per trasmissione magister imperiale costantiniano.
– Franjo Terhart  afferma che il duca di Copersito, Camillo Nobile Vita d’Altavilla, fu proclamato nel 1140 dal duca di Buglione principe reggente, in qualità di guardiano del Sacro Graal!
(20).

– Lo scrittore Martin Baur nella sua opera sottolinea il grande eroismo del duca Antonio Tancredi Vita d’Altavilla di Copersito, che si distinse tra le fila dei cavalieri Templari (1180)(21).

– Lo storico Jean Richard dichiara che il duca Roberto Diego Vita d’Altavilla di Copersito, nel 1200 circa, faceva parte dei cavalieri del Santo Sepolcro(22). Il medesimo Roberto Diego Vita d’Altavilla,  nobile “salernitano”, viene menzionato da Pier Paul Read quale indomito cavaliere templare(23).

– 1265, Francesco Antonio  de Vita, marchese di Copersito, magister imperiale costantiniano e patrizio di Ravello, è ordinato cavaliere dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme in qualità di alto benefattore.
– 1266, il marchese Francesco Antonio de Vita è premiato da Carlo d’Angiò per i servigi resi, con la qualifica di familiare, e in più gli è concesso l’alto onore di poter aggiungere i gigli di Francia al suo blasone, trasmissibili anche alle future generazioni. Viene inoltre nominato duca reggente del Principato Citra (1284), titolo avallato da papa Martino IV.

– 1270, il conte di Copersito Alessandro Goffredo Vita viene elevato a gran gentiluomo della corte d’Angiò e ad ambasciatore pontificio da Carlo II.

– 1306, Vito de Vita è insignito da papa Clemente V del titolo di magister hostiarius.
– 1340, il marchese Francesco Sergio de Vita di Copersito viene insignito dal Papa Benedetto XII del titolo di magister hostiarius.
– Ordine di San Giovanni di Gerusalemme:  un documento  sinora sconosciuto sullo stato patrimoniale dei Giovanniti nei possedimenti dell’Actus Cilenti apre nuove conoscenze  sulla storia di questi centri cilentani. Tutto ha inizio dalla scoperta,  in un vecchio archivio della diocesi di Capaccio-Vallo, di un Cabreo dell’intrata e giurisdittione della terra di Copersito delli Cilenti, fatto per il Cavalier Fra’ Giovanni Battista de Vita (de), A.D. 1626 (National Library of Malta). Da questo risulta che il Magnifico Don Antonello de Vita, conte barone di Copersito e altri casali, magister imperiale costantiniano e patrizio di Ravello, è entrato a far parte dell’Ordine, e proprio in quell’anno ne è divenuto balì
(24).
– Da una pergamena del re Gioacchino Murat (1813): «Titre de baron hèrèditaire en faveur de noble Giovanni Battista de Vita di  Copersito Cilenti, chef de lègion, par dècret royal du XVI  decembre 1811 et confirmè par lettre patent du 20 janvier 1812. 
Blason: champ de bleu, une branche de raisins à d’un lion rouge rampant […]»(25). Pare che i de Vita non accettarono questo titolo.
– 1879, il Magnifico Don Francesco Antonio de Vita, conte e barone di Copersito, magister imperiale costantiniano e patrizio di Ravello, rinuncia al diploma di cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, propostogli dalla Real Casa Savoia (i conti de Vita di Copersito non vollero tradire l’amicizia e la venerazione che avevano per la Real Casa Borbone di Napoli ed in modo speciale per S.A.R. Don Ferdinando, che in diverse occasioni aveva onorato i nobili de Vita della sua presenza reale nel loro palazzo San Giuseppe in Copersito Cilento).
– 1950, Don Emmanuele de Vita, già cavaliere, viene elevato al grado di grande ufficiale degli Ordini di S. Giorgio di Antiochia e della Corona Normanna d’Altavilla (Roma, 21/01/1950, firmato Lucio Gargiulo Canzano-Avarna, duca di Torrenbianca).

_________________
Note:
(1) - Paestum e Agropoli.
(2) -
Ulteriori informazioni in merito si possono ritrovare in K. Herbalotz, Vir Callidus: Roberto Altavilla,  pp. 31, 40.
(3) - Molti storici e scrittori hanno scritto su Robert le Guiscard e le sue gesta nell’Actus Cilenti, tra cui: Guillaume De Pouille, che narrò i trionfi sui musulmani de le Guiscard e di Alejandro nella loro neocontea dell’Actus Cilenti (A.D. 1049); il monaco Ordericus Vitalis, scrittore franco-inglese, che nel suo saggio sui Normanni si concentrò maggiormente sulla figura de le Guiscard (A.D. 1110). In modo particolare narrò le misteriose avventure di Robert Hauteville e del suo fedele capitano e amico fraterno Alejandro Vidjas di Navarra. Le notizie inerenti al Gastaldato dell’Actus Lucaniae Cilenti (A.D. 1048) erano state da lui estrapolate da antichi scritti di suo padre Odelerio, abilissimo scrittore francese, il quale aveva seguito le gesta e le prime conquiste tra “Piestoˮ e “Acruopoliˮ dei due validissimi condottieri; Pietro da Eboli, che menzionò i primi conti del Gastaldato di Lucania, Hauteville e Vidjas; Goffredo Malaterra.
(4) -
Vidjas in antico dialetto medievale significa ‘germogliare’.
(5) - Boemondo Altavilla, primogenito del Guiscardo.
(6) - Ulteriori informazioni  si possono reperire nei testi di Marcel Martelly, basate sull’opera The women and life of Roberto Hautenville di Sir Christopher  Ricks.
(7) -
Ulteriori rif. in Città del Vaticano, Archivio Apostolico Vaticano.
(8) - Ulteriori notizie sono disponibili in uno scritto dello storico Lupo Protospata e Città del Vaticano, Archivio Apostolico Vaticano.
(9) -
Paris, Bibliothèque National de France.
(10) - Napoli, Archivio svevo-angioino.
(11) - Cfr. F. Mugnos, Nobiltà Siciliana.
(12) -
Cfr. Registri della Cancelleria aragonese di Napoli; Biblioteca Nazionale Espana Madrid; Grande Archivio frammenti aragonesi di Napoli.
(13) -
Cfr. N. Toppi, Biblioteca napoletana.
(14) -
Cfr. G. Antonini, La Lucania, vol. I, Napoli, 1795, p. 349.
(15) -
Cfr. Napoli, Registri della Cancelleria angioina; Paris, Bibliothèque National de France.
(16) -
Parentela riconosciuta tramite la discendenza femminile della madre dell’imperatore Cardo V, Giovanna di Castiglia, discendente da 14 generazioni da Ferdinando I di Castiglia (fratello di Jimena di Castiglia, madre di Alejandro Vidjas Vithis).
(17) - Cfr. P. Guelfi Camajani, Dizionario araldico.
(18) -
Cfr. F. Campanile, L'armi, overo insegne de' nobili..., Napoli, 1610.
(19) -
Oggi sarebbe vicario generale.
(20) - Cfr. F. Terhart, I Templari, guardiani del Santo Graal, 2002.

(21) -
Cfr. M. Bauer, Il mistero dei templari, 2007.
(22) -
Cfr. M. Bauer, Il mistero dei templari, 2007.
(23) -
Cfr. P.P. Read, The Templars, London, 1999.
(24) -
Cfr. Malta, National Library.
(25) -
Cfr. Paris, Archivio svevo.
_________________
Fonti bibliografiche:
- Amateus da Montecassino, Biografia privata e riservata di Robert le Guiscard nell’Actus Cilenti.


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

Copyright © 2007  - All rights reserved  
 

*******************
STORIA DELLE FAMIGLIE NOBILI:
Elenco A - B  /   Elenco C   /   Elenco D - H 
Elenco I - N /  Elenco O -R  /  Elenco S -
Z
*******************

SEDILI DI NAPOLI   CASE REGNANTI   ELENCO TITOLI
MEDIA   PUBBLICAZIONI   EVENTI  
ELENCO ANALITICO NOMI   MERCATINO ARALDICO   MAPPA DEL SITO
STEMMARIO   ORDINI CAVALLERESCHI

SCOPO   FONTI   CONTATTI   LINKS
HOME PAGE