Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Angelo e de Angelis

Arma:
degli Angelo o de Angelis di Napoli:
d’azzurro, alla fascia d’oro accompagnata da due stelle ad otto punte dello stesso;
degli Angelo o de Angelis di Trani, Bari, Matera e Tropea: d’azzurro, a tre fasce d’argento:
de Angelis Effrem: partito, nel 1° d'azzurro, a tre fasce d'Argento (de Angelis), nel 2° d'azzurro, al leone d'oro accompagnato in capo da un lambello a 5 pendenti di rosso ed attraversato da una banda del medesimo caricata da tre foglie di palma d'oro (Effrem).
Cimiero: un angelo.
Motto: IN HOC SIGNO VINCES.
Titoli italiani:
baroni di: Campomarino, Carbonara, La Rocchetta sul Volturno, Castel Astruso, Finocchieto;
marchesi di: Bertolino, Ceglie 1633, Paupisi,  S. Agapito 1680, Torre Ruggiero 1797, Trentanara 1710;
duchi di: Garona, San Donato 1711, sul cognome.
principi di: Bitetto 1649, Mesagne 1647.


Stemma famiglia Angelo

L’antichissima e nobilissima famiglia Angelo o Angelo Comneno, di origine greca, della stirpe di Isacco Angelo, proclamato imperatore d’Oriente nella Chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli il 31 agosto 1057, si diramò in Italia dove innalzarono piu’ armi e furono chiamati Angelo, d’Angelo, Angiolo, Angeli, degli Angeli, o piu’ comunemente de Angelis.
In Italia ha goduto di nobiltà in Napoli nel Seggio di Porto, in Trani nel Seggio del Campo dei Longobardi, in Bari, in Tropea nel Seggio di Portercole, e nelle città di Amalfi, Foggia, Catanzaro, Ancona, Como, Teano, Avellino, Aquila, nel Cilento ed in diverse altre città. Ha posseduto numerosi feudi tra i quali: Albano, Alveto, Aprigliano, Mitetto, Campomarino, Campora, Capriglia, Carbonara, Castel Astruso, Cellino, Colledimacine, Convincenti, Cosentino, Crepacore o Allegrocore, Dogliola, Erchie, Fontana, Friano o Priano, Galesano, Giordano del Tufo, Guarazzano, La Balzana, Lo Godio, Lucugnano, Luzzi, Macchiagodena, Macile, Monterone, Muro, Piesolo, Porcili, Portolania del Piano di Sorrento, Rocchetta sul Volturno, San Benedetto, San Donato Val di Comino, San Giorgio, San Martino, Santangelo, Santarcangelo, Santattanasio, Sillirari, Suborli, Tiriolo, Tobiano, Torre S. Susanna, Vaglio.

Altre varianti delle armi dei d'Angelo, Angelo e de Angelis:

La famiglia de Angelis fiorì anche in Calabria Citra, a Terranova (oggi comune di Terranova da Sibari in provincia di Cosenza) con le famiglie: Musitano, Ferraris, Falconieri, Greco, de Corrado, de Rosis, de Leo, de Simone,  de Stasio, Scaramuzza.


Terranova, stemma de Angelo.
Foto di A. Manna, tratta da  “I Sanseverino e il feudo di Terranova” a cura di Antonello Savaglio


Diocesi di Rossano-Cariati (Cosenza), lastra tombale della Famiglia de Angelis

La famiglia ha vestito l’abito di Malta ed ha avuto gli ordini di Calatrava di S. Stefano e quello Costantiniano.
Si ha memoria in Amalfi di un Landolfo Angelo al quale l'imperatore Federico II di Svevia aveva concesso, per sé e i suoi fratelli, alcuni privilegi e l'immunità dal pagamento di tributi, da ogni contribuzione e da ogni servizio. In quel tempo molte famiglie amalfitane che per ragioni di commercio vivevano in Costantinopoli, per sfuggire l'ira dei Crociati, i quali, dopo ostinata resistenza, si erano impadroniti della imperiale città depredandola e saccheggiandola, abbandonando il loro fondaco e la Chiesa di Sant'Andrea, si rifugiarono in Amalfi traendo seco più famiglie greche. Da Amalfi il casato si diramò in molte città d’Italia; un ramo passò in Napoli e stabilì il domicilio nella Ottina Sinoca presso una delle quattro Parrocchie greche detta di S. Maria in Cosmodin, oggi S. Maria di Portanova, ritenendo il cognome d’Angelo.

Napoli, l'antichissima Chiesa di S. Maria in Cosmodin, accanto al Seggio di Portanova

L’Imperatore Isacco II Angelo Comneno (1) fu il primo a chiamarsi Angelo-Comneno, perché si considerò erede anche per matrimonio della grande famiglia dei Comneno.
Dopo la caduta dell’Impero Latino d’Oriente, si costituirono vari Despotati, vale a dire regni indipendenti, ai quali accedettero le antiche Famiglie Regnanti sul Trono Imperiale di Bisanzio. Ma, senza dubbio, di tutti i Despotati uno dei più grandi fu quello di Epiro e di Tessaglia, anch’esso degli Angelo-Comneno.
Il generale Michele Paleologo, abilissimo politico, il 1° gennaio 1259, grazie ad una congiura di palazzo, si fece eleggere Imperatore e Grande Correttore di Nicea con l’impegno solenne di rendere il potere imperiale a Giovanni IV Lascaris al momento del raggiungimento della maggiore età.
Il  Despota (sovrano) Michele II Angelo-Comneno, appreso della morte del piccolo Giovanni IV Luscaris ad opera del Paleologo, diede una svolta nella sua politica, avendo compreso fin dal 1255 che il Paleologo non avrebbe arrestato la sua spinta in avanti se non quando avesse completato la conquista di tutta la Grecia e occupato il trono di Costantino il Grande, di cui si consideravano eredi legittimi solo gli Angelo-Comneno. Così, per proteggere il suo Despotato, giudicò prudente concludere alleanze con sovrani e capitani celebri. A tal fine nel 1255 diede in sposa la sua figliola Elena o Eleonora
(2), allora di appena tredici anni, a Manfredi figlio naturale dell’Imperatore di Germania Federico II e Re di Sicilia. Nel 1259 fu la volta della seconda figliola di Michele II, cioè Anna, ad andare sposa a Guglielmo di Villehardouin, principe di Acaia, uno dei più potenti feudatari latini in Oriente.
Michele Paleologo inviò contro Michele II Angelo-Comneno un’armata sotto gli ordini di suo fratello Giovanni; occupò Vodena, s’impadronì di quasi tutta la Macedonia Occidentale, prese la città di Devoli in Albania e di là avanzò minacciando Berati. La marcia dei soldati di Nicea fu arrestata dalle armate di Re Manfredi, giunte dalle Puglie d’Italia, e dai soldati della Morea agli ordini di Guglielmo di Villehardhouin di Acaia.
Nell’ottobre del 1259 fu combattuta una battaglia decisiva nella piana di Pelagonia nella regione superiore della Cerna (Erigon), nella quale tutto quello che restava dell’armata di Michele II Angelo-Comneno venne pressoché annientato. Con tale vittoria il Paleologo consolidò la propria posizione sul trono di Nicea, il che gli ritornò utile per tentare la successiva conquista del resto dei domini di Michele II Angelo-Comneno. Nel 1261, dopo la caduta degli Imperatori Latini di Oriente, quando Alessio Melisseno ebbe conquistato Costantinopoli, il Paleologo si proclamò Imperatore assumendo il nome di Michele VIII. La lunga lotta tra i Niceani e gli Epiroti terminò con la pace del 1263, ratificata nel 1264 tra Michele VIII Paleologo, Michele II Angelo-Comneno di Epiro e di Tessaglia, e Guglielmo II Villeharhouin.
Con il suddetto trattato Michele II Angelo-Comneno riconobbe i diritti del Paleologo sul Trono di Costantinopoli ma ottenne però, a sua volta, il riconoscimento completo della sovranità sui domini di Oriente, appartenenti al proprio Regno (Despotato), per lui e per tutti i suoi eredi e successori “lato verbo”, e, nella più completa accezione della parola, i diritti e i privilegi pertinenti ai discendenti degli Imperatori di Oriente. Tra l’altro, il Paleologo riconobbe agli Angelo-Comneno del Despotato di Epiro e di Tessaglia, oltre i diritti sovrani generali, anche la facoltà in perpetuo, per sé e per tutti i suoi eredi e successori all’infinito “lato verbo”, di nominare “ …duchi e altri signori inferiori”
(3).


Cartina geografica della Grecia dell'anno 1200 circa

Michele II Angelo-Comneno ( 1271), visse per lunghi e alternati periodi in Italia. E fu in Italia che gli nacque il maschio, di nome Giovanni, probabilmente verso il 1233 o 1235. Un altro figlio Giovanni detto Il bastardo lo aveva avuto in precedenza da una concubina. Michele II aveva avuto parecchi figli: Niceforo I, il primogenito, divenne Despota alla morte del padre; Giovanni, principe di Tessaglia; Elena o Eleonora; Anna, maritata a Guglielmo II Villebardhouin e, in seconde nozze (1280) a Nicolas Saint Omer; Demetrio Catuli, detto Michele, sposò Anna Paleologo, figlia di Michele VIII, e, in seconde nozze, la figlia di Terteros, re dei Bulgari; un’altra figlia (di cui non si conosce il nome), passò a nozze con il principe dei Bulgari Alessio Raoul; Teodoro, detto “il Bastardo”, deceduto nel 1267; infine, Giovanni “il Bastardo”, grande condottiero.
Il summenzionato Giovanni, principe di Tessaglia, secondo figlio di Michele II, dopo aver combattuto in giovanissima età sotto le bandiere del padre, seguì la sorella Elena o Eleonora in Italia, in occasione del matrimonio di questa con Re Manfredi di Svevia
(4). Il 4 aprile 1252, contrasse nozze con Beatrice Ruffo di Calabria, figlia di Pietro conte di Catanzaro, la quale gli portò in dote la signoria di Rocchetta sul Volturno per rogito notar Nicola di Brindisi. Da dette nozze nacque nel 1254 Bartolomeo, sposo di Giulia Comneno, sua prossima parente. Nel 1256 suo cognato Re Manfredi gli concesse il feudo di Campo Marino. Nei diplomi re Manfredi chiama Giovanni Angelo-Comneno “nostro amatissimo consanguineo“ e “ nostro cognato bene amato”.
Re Manfredi morì nella battaglia svoltasi a Santa Maria della Gradella contro Carlo d’Agiò. La moglie di Manfredi, Elena o Eleonora (
Napoli, 1271), fu imprigionata nel Castel dell’Ovo a Napoli insieme ai quattro figli. Scampò alla morte solo uno dei figli di Eleonora, vale a dire la piccola Beatrice,  per l’intercessione di Giovanni Angelo-Comneno, fratello di Elena o Eleonora, sfuggito all’arresto durante la prima repressione. La fanciulla venne ricevuta e protetta da Costanza, nata dal primo matrimonio di Manfredi. Nel 1286 la giovane sposò Manfredi IV, marchese di Saluzzo.
Il già citato Giovanni Angelo-Comneno entrò nei favori di Carlo Angiò per aver prestato al sovrano un ingente somma di denaro. Anche Tommaso d’Angelo prestò una forte somma di denaro al predetto sovrano insieme a Falcone Spina e Filippo Rocco.
L’illustrissimo Bartolomeo Angelo-Comneno (1254 1321), figlio di Giovanni e di Beatrice Ruffo di Calabria, fu cinto cavaliere ossia ebbe il cingolo militare nel giorno della Pentecoste del 1272 per la venuta a Napoli della seconda moglie di Carlo I d’Angiò (5).
Nel 1289 il principe Bartolomeo fondò l’Abbazia di San Benedetto nei pressi di Capua, elevata da Papa Nicolò IV a beneficio e patronato della Casa Angelo-Comneno, e ad “Abbatia nullius”. Con atto per notar Dionisio di Sarno del 5 ottobre 1289, il principe Bartolomeo nominò Abate di San Benedetto di Capua il suo secondo figliuolo Benedetto, nomina confermata dalla Santa Sede.

Guglielmo (1285 1349), primogenito di Bartolomeo, nel 1309 venne aggregato al Seggio di Porto in Napoli; ricevette solennemente in Napoli, quale delegato e sindaco, Roberto II d'Angiò re di Napoli. Nel 1325 sposò Angela Dukagina. Il 17 maggio 1326 accompagnò Walter, duca di Atene e conte di Brienne, a Firenze in rappresentanza di Carlo Senza Terra, duca di Calabria, figlio di Re Roberto II, chiamato dalla Signoria di Firenze a governare la città quale “Signore nominale e Protettore”.

 


Guglielmo Angelo Comneno, principe di Tessaglia - 1329
Per gentile concessione dell'avv.
Alessio Ferrari Angelo Comneno


Stemma di Pietro Angelo - Anno 1699
Per gentile concessione dell'avv.
Alessio Ferrari Angelo Comneno

Guido (1329 1407), figlio di Guglielmo, sposò una nobile donna della Casa Thopia. Fu consigliere militare di Re Carlo III di Durazzo dal quale ottenne il comando di “400 Lance”. Scortò poi il Re in Ungheria, dove questi cinse la corona di Santo Stefano. Durante la lotta tra i “durazziani”, fedeli a Ladislao  di Re Carlo III, e gli “angioini”, fedeli a Luigi d’Angiò, il principe Guido Angelo-Comneno si schierò, con i suoi armati a fianco di Ladislao, che, vincitore, fu coronato Re a Gaeta nel 1390.  
Angelo (n. 1386
6-10-1480), figlio di Guido, sposò Agnese Span. Nel 1435 fu segretario e uomo di fiducia della Regina Giovanna II di Napoli, che lo nominò anche Signore di Pirano. Il Mazzella, parlando di questo Principe, scrive: “Egli godè di una grande reputazione presso la regina Giovanna II. Fu Signore prudente, colto, e, per la sua capacità e dolcezza naturale, la regina lo nominò suo segretario donandogli molte rendite”. Più tardi, il suddetto Angelo fu segretario anche del Re Alfonso d’Aragona, dal quale ricevette la donazione di “36 once annue sulla bagliva e fiscalità di Guardia Grele, con il pagamento di una spada del valore di un’oncia”. Nel 1463 il principe Angelo de Angelo-Comneno designò come abate di San Benedetto a Capua il suo Consanguineo Paolo, arcivescovo di Durazzo, poi Cardinale di Santa Romana Chiesa. La designazione venne ratificata da Papa PIO II, al secolo Enea Silvio Bartolomeo Piccolomini il 4 agosto 1463. Il cardinale Paolo Angelo-Comneno ebbe una grande influenza sul Papa Pio II, che egli insieme al Despota Tornmaso Paleologo esiliato in quel tempo a Roma spinse a una crociata contro i Turchi. Sempre il suddetto cardinale fu inviato poi dal Pontefice quale ambasciatore presso Giorgio Skanderbeg, il quale simpatizzò tanto con lui da affidargli, quale precettore, suo figlio Giovanni. IL principe Angelo venne sepolto nella Chiesa di Santa Maria della Nova a Napoli. La tomba fu fatta erigere da uno dei figlioli, Battista Antonio, divenuto abate di San Benedetto a Capua al posto dell’arcivescovo Paolo che aveva dovuto lasciare la carica essendo stato eletto cardinale. La cappella, dove sono sepolti la maggior parte degli Angelo Comneno del ramo napoletano e tutti i componenti delle principali famiglie con le quali i d'Angelo s'imparentarono andò distrutta a causa del terremoto del 1538.

Ch. S.M.la N.
Napoli, stemma partito con le insegne Severino e Angelo, famiglie imparentate

Bartolomeo (1436 1511), figlio di Angelo, sposò Eleonora Carafa il 3 settembre 1461. Da tali nozze nacque 1’8 giugno 1463 Benedetto che sposò il 17 gennaio 1484 Isabella Coppola, figlia di Francesco, conte di Sarno, e di Eleonora Caracciolo. Benedetto ricevette in dote “ La Balzana”, una terra presso Capua. Ebbe due figli: Andrea, nato nel 1485, e Geronimo, nato nel 1487. Andrea sposò il 9 marzo 1538 Giovannotta Piccolomini, figlia di Roberto (discendente dei Papi Pio II e Pio III); il 4 gennaio 1541 ottenne una compagnia di 300 lance da Alfonso Avalos, marchese del Vasto e capo supremo dell’armata di Carlo V; morì con il grado di colonnello alla presa della Goletta. L’imperatore stesso, di suo pugno, scrisse alla vedova Giovannotta Piccolomini esaltando l’eroismo del principe.
IL figlio primogenito di Andrea, Fabrizio, nato nel 1539, permutò il 15 settembre 1571 “La Balzana” con “Castel Petruso” nel Molise
(6); sposò il 4 ottobre 1543 Eleonora Macedonio, figlia di Giovanni Vincenzo e di donna Camilla Pappacoda, ed ebbe in dote “Ducati 10.000 sopra il nuovo imposto della seta di Calabria, che li doveva il principe di Bisignano”.
Fabrizio nominò Abate di San Benedetto a Capua un suo parente, Domenico, nomina confermata da Papa Gregorio XIII il 13 maggio 1574. Il figlio di Fabrizio, cioè Giovanni Battista, sposò il 12 dicembre 1569 Eleonora Sansovino, figlia di Gaspare e di Ippolita Guindazza, discendente di Antonio o Cecco Antonio, ambasciatore del re Federico III. Questo Giovanni ebbe a sua volta due figli: Geronimo e Fabrizio; quest’ultimo divenne Abate di San Benedetto a Capua, mentre il primo sposò Isabella Cifola o Sifola, dal quale matrimonio nacque Francesco, andato sposo nel 1602 ad Anna Strambone, figlia di Orazio e di Lucrezia da Gaeta. Per mezzo di questo matrimonio Francesco entrò in possesso dei feudi di Fontana, di Piesolo, di Godio ecc.,. Uscito di senno
(7), fece uccidere lo zio Fabrizio, “Abbate Nullius” di San Benedetto. IL Papa Paolo V, non potendo procedere contro di lui perchè dichiarato demente, lo esiliò e da quel momento avocò alla Santa Sede la nomina degli Abati di San Benedetto a Capua.
Geronimo (Napoli, 1487
ivi,1582), figlio di Benedetto, già citato, sposò Maria de Bucchis (8); contro di lui, il 3 aprile 1529, fu elevata la terribile accusa di lesa maestà (9), perdendo tutte le sue terre e feudi, ad eccezione della “Rocchetta sul Volturno”. Fuggì a Roma, ospite del Papa, dove gli venne concesso il titolo di “patrizio romano” e il diritto di cittadinanza (10). Riabilitato, tornò a Napoli dove il principe Geronimo insieme ad altre personalità ricevette l’incarico di decidere l’ammissione dei nobili nei Seggi di Napoli (11).
Francesco (1510
1581), figlio di Geronimo, venne ricevuto nel Seggio di Porto nel 1526. Il 7 febbraio 1531 sposò Rosa Pisanelli.
Bartolomeo (7-3-1532
1598), figlio del principe Francesco, sposò, in prime nozze, Lucrezia Salimbeni il 3 aprile 1550, e, in seconde nozze, Maria Garagnani,1’8 luglio 1571.
Benedetto (4-1-1552
2-7-1612), figlio di Bartolomeo, contrasse prime nozze con Marulla di Bari nel 1589 e seconde nozze con Rosa de’ Tocci, detta “del Piano” ( 8-8-1610), discendente dalla famiglia sovrana d’Oriente Tocco. Acquistò una rendita in perpetuo sui “fiscali” di Scalea e di Verbicaro con atto in data 3 gennaio 1610 del notaio Bartolo Giordano di Napoli; con testamento datato 10 giugno 1611 nominò erede universale il figlio Giovanni Battista (n. 28-12-1609), ma dispose un legato di 800 ducati in favore del parente Antonio de’ Tocci (o de Tocco), di 300 ducati in favore di Annibale Bianchi, e una di 150 ducati in favore di Francesco de Gennaro.
Giovanni Battista nacque nelle Marche dando origine al ramo della Marche Anconetane.

Per l’intera genealogia si consiglia di visitare il blog https://angelocomnenodotcom.wordpress.com/storia-e-genealogia/

La famiglia de Angelis nobile di Teano, ottenne da Carlo II il titolo di marchese di S. Agapito, feudo in Terra di Molise, si estinse nella famiglia Caracciolo Pisquizi, a seguito di matrimonio celebrato nel 1731 tra Lucrezia de’ Angelis ( 24/04/1758), figlia ed erede di Ignazio marchese di Sant’Agapito e di Giulia de Renzis, e Eustacchio Caracciolo (1714 1793), patrizio napoletano, principe di Pettoranello.

I de Angelis nel 1620 acquistarono il palazzo-fortezza di Altamura (BA) che apparteneva alla famiglia Orsini de Balzo; successivamente passò alla famiglia Viti.

© foto proprietà Casa Longo de Bellis
Altamura (BA) - Palazzo de Angelis
© foto: Carlo Longo de Bellis

© foto proprietà Casa Longo de Bellis
Altamura (BA) - Palazzo de Angelis
© foto: Carlo Longo de Bellis

Pirro de Angelis, patrizio di Trani, diede origine a tre diversi rami:
1) - la città di Bitetto, in Terra di Bari, nel 1629 fu venduta dal Sacro Consiglio, ad istanza dei creditori di Alfonso Caracciolo, per ducati 40.200 a Flaminio de Angelis, marchese di Ceglie, piccola terra in Provincia di Bari. e vi ebbe poi il titolo di principe nel 1649.
Benedetta de Angelis, sorella ed erede di Carmine (
1721), principessa di Mesagne (feudo in Terra d’Otranto), principessa di Bitetto, marchesa di Ceglie, marchesa di San Chirico, marchesa di Paupisi, baronessa di  Finocchieto, sposò Giovanni Lorenzo Pappacoda († 1715), patrizio napoletano, 2° principe di Triggiano e 7° marchese di Capurso. Il loro figlio, Nicola († 1741), marito di Porzia Tuttavilla, figlia di Orazio duca di Calabritto, ereditò beni e titoli dalla madre.
2) - Il titolo di marchese di Trentinara, feudo in Principato Citra, fu concesso il 4 marzo 1710 a Leone de Angelis, patrizio di Trani (21 luglio 1739), che viveva a Sorrento. Il titolo passò in casa di Goyzneta a seguito di matrimonio celebrato tra Maria Giuseppa de Angelis (n. Napoli, 1841), figlia ed erede di Giuseppe (Napoli, 1809  ivi, 1904), e il nobile Ernesto di Goyzneta, dei marchesi di Taverna.
3)Giovanniantonio, patrizio di Trani, fratello del summenzionato Pirro, si stabilì a Foggia verso il 1550; un suo discendente, Girolamo, nel 1700 da Foggia si stabilì a Bari dove nel 1749 fu ascritto al patriziato di detta città. Sposò Anna Teresa Effrem, ultima discendente di antica famiglia greca; i solo discendenti aggiunsero al proprio il cognome della famiglia Effrem, inquartando le armi.


Stemma de Angelis Effrem
Per gentile concessione del dr. Giuseppe Pizzuti

Molti componenti della famiglia de Angelis erano confratelli dell'Augustissima Compagnia della Disciplina della Santa Croce di Napoli, tra i quali don Carlo dal 1658, don Simone dal 1635, don  Domenico dal 1716, Antonio duca di S. Donato dal 1728, Ignazio marchese di S. Agapito dal 1734.


Napoli, stemma de Angelis Effrem dipinta su mattonella porcellanata

I de Angelis Effrem ottennero nel 1749 il titolo di marchese di Torre Ruggiero e nel 1804 l’ascrizione al Registro Piazze Chiuse nella persona di Girolamo, il quale ebbe per sorelle: Teresa, sposata al Cav. Francesco Olivieri, e Maria, sposata al Cav. Giuseppe Bifani.
Il marchese Girolamo sposò Amalia Sava ed ebbero per figli: Isabella, Giulia, Anna, Teresa, Maria, Angela, Rachele, Luigi, ed il primogenito marchese Cesare de Angelis Effrem di Torre Ruggero (Napoli, 1861 † ivi, 1944), patrizio di Bari e patrizio di Trani, sposò a Napoli nel 1887 Maria Teresa Giusso dei duchi del Galdo (Napoli, 1868, † ivi, 1944).

Per la genealogia delle famiglie de Angelis, de Angelis Effrem, de Angelis di S. Donato, d’Angelis-Rensis, d’Angelo, d’Angelo Rensis si consiglia di consultare le Tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e per Agostino d’Angelis e Giovanni d’Angelo Zappino il Registro della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

I de Angelis di  Belvedere Marittimo, Bova e Brancaleone
a cura di Vincenzo de Angelis

La famiglia De Angelis, che nel 1699 era presente nella città di Bova e successivamente nell’ Università di Brancaleone, originaria di Belvedere Marittimo. Dai registri notarili presso l’archivio di stato di Cosenza, notaio d’Aprile, già intorno agli inizi del 1600, la stessa era presente a Belvedere Marittimo ma, non sappiamo precedentemente da quale ramo provenisse e da quale città.

In Belvedere Marittimo la famiglia de Angelis, presente già nel XVII secolo, era imparentata con le famiglie Lancellotta, Grosso, Gaudiosi e faceva parte della nobiltà locale. Negli atti notarili i vari componenti della famiglia vengono menzionati come magnifici. Il legame con la famiglia Gaudiosi ha determinato e dato origine alla stessa famiglia che ha goduto nobiltà oltre che in Belvedere, nella città di Bova e Brancaleone. La famiglia de Angelis arrivò a Bova da Belvedere Marittimo nel 1699 con Giovanbattista, marito della nobildonna Vittoria Gaudiosi, sorella del vescovo di Bova, Francesco Antonio. Per alcuni decenni mantenne rapporti con la terra di Belvedere Marittimo attraverso la parentela rimasta e a tutelare gli interessi di famiglia. A Bova fece parte della confraternita del Santissimo Sacramento, confraternita istituita dalle nobili famiglie bovesi nel 1574 e da loro in seguito mantenuta. Uno dei figli di Giovanbattista, Cesare de Angelis era già sacerdote a Belvedere Marittimo e nel 1702 ebbe un incarico importante, fu nominato vicario della contea di Bova, diocesi vescovile. Altri figli di Giovanbattista erano Domenico, il quale sposò la nobildonna Antonia Caffarelli, figlia del barone Caffarelli (erario del duca di Bruzzano Vincenzo Carafa), che abitava il castello di Bruzzano. Antonia Caffarelli, dopo aver avuto sei figli rimase vedova e, in seconde nozze sposò Giuseppe Amodei, sindaco dei nobili di Bova e, con quest’ultimo ha avuto altri due figli. Un’altra figlia di Giovanbattista, Lucrezia, sposò Giuseppe Marzano di Bova, fratello del vescovo don Domenico, prima vescovo di Strongoli e poi di Bova. Lucrezia ebbe quattro figlie femmine, una delle quali, Venanzia, sposò il cugino Giuseppe Marzano, duca di Sessa, il quale era il discendente del ramo principale di Marino Marzano, marito di Eleonora, figlia di Alfonso V d’Aragona e sorella del re Ferdinando II. L’altra figlia Caterina de Angelis sposò il nobiluomo Giovanni Fiati di Bova, appartenente a un’antica famiglia Bovese. I figli di Domenico e Antonia Caffarelli erano Francesco, primogenito che fu canonico di Bova e in quel periodo, (come scrive Antonio Chilà nel libro “diocesi di Bova dalle origini al 1986” pubblicato dalla Rubbettino) fare il canonico, era un ruolo molto importante, pieno di responsabilità. Vittoria, altra figlia, sposò Costantino Natoli di Bova. Leo, Anna e Cecilia Paola morirono giovanissimi. Antonino, secondogenito maschio, sposò Fortunata, figlia del barone Giovanbattista de Lorenzo e della nobildonna messinese Caterina de Simone, che vivevano a Brancaleone. Per matrimonio, la famiglia de Angelis, si sposta a Brancaleone. Nel vecchio borgo di Brancaleone acquisì da subito il diritto di tumulazione all’interno della chiesa proto papale dell’annunziata, in più possedeva una chiesa cappella nel fondo denominato Martello, di proprietà di don Vincenzo de Angelis, (con annotazione 6 marzo 1793 archivio di Stato Reggio Calabria) e il festeggiamento, ogni anno, della Madonna dell’Immacolata. L’urna cineraria della famiglia, all’interno della chiesa proto papale, era ricoperta da una lastra marmorea e su di essa era scolpito lo stemma della famiglia: un’aquila con due teste a sinistra, una palma a destra e sotto una torre con sopra una stella.


Chiesa proto papale di Brancaleone, stemma de Angelis

Dal loro matrimonio di Antonino e Fortunata nacquero cinque figli: Francesco che intraprese la carriera ecclesiastica diventando canonico, Teresa, Carmosina, Ippolita che sposò il barone Vincenzo Mesiti di Sant’Agata, territorio di Bianco e Vincenzo che sposò la nobildonna Teresa Alati di Montebello, figlia di Bartolomeo e della nobildonna Isabella Romeo. Nei registri notarili presso l’archivio di stato di Locri, Vincenzo de Angelis di Antonino veniva menzionato con il titolo di cavaliere. Da questo matrimonio sono nati cinque figli: Antonio nato nel 1797, era un idealista e lottava contro il sistema dei Borbone  per ottenere la costituzione. Antonio assieme a Vincenzo Mesiani, capo massa, Giovanni Medici, martire politico, che morì nelle prigioni di Procida in seguito alle torture e, altri uomini dei vari paesi del distretto di Gerace, si riunivano spesso e facevano parte dell’organizzazione politica per l’insurrezione, tutti al fianco del martire Rocco Verduci, uno dei capi del moto insurrezionale del 1847. In “lotta e martirio del popolo calabrese” scritto dal Visalli, Antonio De Angelis risulta perseguitato politico. Antonio ha sposato Anna, figlia del barone Fortunato Bologna, (erario della camera marchesale di Brancaleone, feudo della famiglia Carafa) e della nobildonna di Reggio Calabria, Olivia Miceli. Dal loro matrimonio nacque Giuseppe il quale sposò la nobildonna di Brancaleone, Fortunata Medici figlia di Domenico Antonio e Francesca Ielasi. Altri figli nati, morirono tutti in giovanissima età. Giuseppe aveva una figlia che si chiamava Francesca, la quale aveva sposato Giuseppe Argirò di Gioiosa. Francesca, dopo il matrimonio, abitava a Gioiosa e Giuseppe de Angelis padre, di tanto in tanto andava a trovarla. Per andare a Gioiosa si spostavano con le barche, via mare. Nelle terre di sua proprietà in contrada Surbia vi erano due coloni, che pensarono di gestire per conto proprio le terre ricavandone i profitti. Escogitarono un piano, cioè il giorno che Giuseppe doveva partire per Gioiosa, i due coloni avevano fatto una fossa nel terreno e quando il proprietario si recò da loro gli è stato chiesto di valutare la fossa per la piantumazione di un albero. Giuseppe si è avvicinato alla fossa e in quel momento è stato colpito in testa e svenuto fu sotterrato vivo. Dopo qualche giorno alcuni familiari e amici si chiedevano dove si fosse cacciato, mentre i due coloni dicevano a tutti che probabilmente il loro padrone era annegato, mentre si recava dalla figlia a Gioiosa. I parenti sapevano che in quel periodo non doveva recarsi dalla figlia e si sono rivolti al maggiore Vitali, che si era già insospettito e ispezionando il terreno ha notato della terra smossa da poco in un punto della proprietà. Il maggiore, proprio in quel punto fece scavare e lì trovò il corpo di Giuseppe De Angelis, deceduto nel 1883 per causa violenta. (riportato su l’eco di Bergamo).

Domenico figlio di Vincenzo e Teresa Alati, sposò Fortunata, altra figlia del barone Bologna. Dal loro matrimonio nacquero Domenicantonio e Vincenzo. Domenico Antonio ha sposato la nobildonna di Polistena, Clementina Ierace, appartenente a una antica e nobile famiglia presente a Polistena già alla fine del 1400. Nel corso degli anni la famiglia Jerace ha avuto molti uomini illustri come Fra Bernardino, minore osservante e guardiano del monastero di Santa Chiara di Napoli nel 1500. Nel 1800 Michelangelo Jerace, famoso musicista che faceva parte della carboneria e tra il 1800 e la metà del 1900 vi furono Francesco, Vincenzo e Gaetano Ierace, scultori e pittori famosi. Molti furono uomini ecclesiastici e molti professionisti. Dalla loro unione è nata una sola figlia, Fortunata Enrica che sposò il nobiluomo di Cittanova Antonio Raso. L’altro figlio Vincenzo non si è sposato. Ha fatto da tutore al cugino minore Domenico, figlio dello zio Giuseppe. Vincenzo, in paese era pronto e disponibile per chiunque avesse bisogno, sempre pronto ad aiutare e sostenere la popolazione. Era un vero esempio di filantropia e dopo la sua morte, la gente decantava la sua bontà d’animo da vero galantuomo. Nel testamento nomina suo erede il cugino Domenico di Giuseppe.

Giuseppe de Angelis nato nel 1803, era il patriarca parenterale, quello che manteneva i rapporti ed era il punto di riferimento per tutta la famiglia. Si sposò con la nobildonna Ippolita Bologna, altra figlia del barone. I tre fratelli de Angelis avevano sposato tre sorelle, figlie del barone Bologna. Giuseppe era il capo urbano di Brancaleone, cioè il capo della polizia borbonica locale, che successe a Carlo Bologna figlio del barone e cognato suo. Il 26 luglio 1860, mentre era seduto sul balcone, insieme al suo figlioletto Domenico di 7 anni, fu ferito alle spalle da un colpo di archibugio e dopo cinque giorni di agonia, perì il primo agosto 1860. Gli autori di questo omicidio non furono mai trovati, però le indagini si chiusero considerandolo omicidio politico per mano ignota. Proprio in quel periodo, fermentava lo sbarco, nelle vicinanze, di Giuseppe Garibaldi, che dal sud risaliva conquistando i luoghi per unire l’Italia. Garibaldi sbarcò a Melito e con successo ebbe tante adesioni. Domenico figlio di Giuseppe è l’erede unico e universale della famiglia de Angelis e della famiglia Bologna, ramo di Brancaleone. Domenico, oltre alle tante proprietà con ulivi, gelsi ed altro, era segretario e cancelliere del comune di Brancaleone. Sposò la nobildonna Gaetana Terminelli, figlia di Giuseppe e Carolina Del Vecchio. Dal matrimonio di Domenico con Gaetana Terminelli sono nati Giuseppe, Vincenzo, Marianna, Antonia, Carolina e Concettina.

Vincenzo, nato a Brancaleone nel 1877, è stato un importante uomo politico, fondatore del partito socialista in Calabria e più volte deputato provinciale. Medico e poeta, nel 1909 sposa Giovanna dei marchesi Stranges di San Luca.


Stemma della famiglia de Angelis proveniente dalla Cattedrale di Trani ed attualmente custodito presso il Museo diocesano
di quella città. Foto inviata da Michele Pasculli de Angelis

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Note:
(1) - “Historia degli Imperatori Greci”, descritta da NICETA Acominato da Cone, Gran Segretario dell’Impero, Venezia Tip. Vincenzo Valgrisi 1562.
(2) - Nella famiglia il nome di Elena si ripete spesso. Gabriele d’Annunzio fa di Elena Comneno l’eroina del suo romanzo “La Gloria”.
(3) - I riconoscimenti sono riportati nei decreti di Michele VIII Paleologo in data 23 aprile 1263 e 1 giugno 1264 - Manoscritto Vaticano 11152 fol. 83.
(4) – Elena o Eleonora fu la seconda moglie del Re Manfredi;  la prima moglie fu Beatrice, figlia del Duca di Serbia, già vedova del marchese di Saluzzo; da questa prima moglie il Re ebbe una figlia, Costanza, che andò in moglie a Pietro d'Aragona.
(5) - Il Cardinale De Luca narra che il titolo di “Illustrissimo” era riservato fino al 1300 ai soli pontefici, imperatori, sovrani, anche se non più regnanti, ma troviamo tale uso anche nel 1443 alla Corte del Re Alfonso di Aragona.
(6) - Atto notar Pignatelli di Napoli in data 15 settembre 1572.
(7) - Manoscritto, firmato “Geronimo Angelo Deponj” in data 1670, conservato nell’archivio del conte Capogrossi Guarna.
(8) - atto notar Giordano Aniello di Napoli del 5 agosto 1508.
(9) – Camera della Sommaria – Archivio di Stato di Napoli – vol. 128 c. 4.
(10) - Archivi Capitoli – Roma – f. 107-108 del 1555~1560.
(11) - Padre Placido di Sangro “ Dialogo delle Piazze e Famiglie Napolitane-Napoli, 1585”.

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Bibliografia:
- Carlo Padiglione, "Note storiche araldiche e genealogiche della nobile Famiglia Angeli o d'Angelo", Napoli, Tipografia di Luigi Gargiulo, 1866".
- Gio. Antonio Summonte, "Historia della Città e Regno di Napoli”, tomo II.
- J.B. Rietstap, “Armorial General” – Rolland, Paris 1903.

- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare Italiana”, Arnaldo Forni Editore.
- G.B. di Crollalanza, “Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti”, Pisa 1896.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie nobili e titolate del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005.
- Berardo Candida Gonzaga, “Memorie delle famiglie nobili delle Province Meridionali d’Italia”, Napoli, 1875.
- Biblioteca Universitaria di Napoli, Manoscritto di Gaetano Montefuscoli.
- Giuseppe Lumaga, “Teatro della nobiltà dell'Europa ovvero Notizie delle famiglie nobili, che in Europa vivono di presente, e che in lei vissero prima ...”, Napoli 1725.
- Lorenzo Giustiniani , “Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli”.

- Simonetta Angelo Comneno, "Storia della Imperiale famiglia Angelo Comneno Ducas o Angelo Flavio Comneno Ducas", stampato da Rotostampa Group Srl, Roma.
- Mario Pisani Massamormile, “ Compagnia della Santa Croce, sette secoli di storia a Napoli”, Electra Napoli SpA, 2007.


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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