Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia del
Giudice |
Arma:
inquartato di rosso e di nero alla croce patente d’argento dentata
attraversante il tutto.
Dimora: Napoli |
© Napoli - Affresco stemma Famiglia del
Giudice su volta ingresso palazzo |
Gli Amalfitani, ai tempi della gloriosa Repubblica
Marinara, solcarono tutti i mari allora conosciuti, guidati dalla
bussola di loro invenzione come attestò nei suoi scritti il
Panormita:” Prima Nautis usum
mangetis Amalphis”; giunsero anche a Gerusalemme ove, per dare
ristoro e soccorso ai fedeli in pellegrinaggio, fondarono a loro
spese l'Ospedale di San Giovanni di
Gerusalemme,
dando così origine all’Ordine Religioso militare di S. Giovanni
Gerosolimitani,
poi di Rodi e oggi detto di Malta. |
© Insegna del S.O.M. di Malta, molto
simile a quella della famiglia del Giudice |
Nel 1117 Ugone
Pagano
istituì l'Ordine dei Templari e fu il primo Gran Maestro.
I cavalieri appartenenti alla famiglia del Giudice,
il cui nome probabilmente deriva dal fatto che ricoprirono a lungo
l’alta carica di giudici della Repubblica, diedero un grande
contributo e non a caso l’insegna del casato è identica a quella del
detto Ordine: una croce argentata, successivamente diventata patente
e dentata, posta su quattro campi, due rossi e due neri, colori
usati rispettivamente in tempo di pace e in tempo di guerra.
Dunque, le radici della famiglia del Giudice sono in
Amalfi e la si trova negli
scritti prima della venuta dei Normanni; nell’Archivio della Trinità
di Amalfi, in un testamento redatto nel 1271 da BARTOLOMEO del
Giudice, si elencano gli avi tra cui SERGIO,
conte di Amalfi, e si legge che nell’anno 1100 lo stesso
possedeva terreni lungo le mura della città.
In quei tempi, il casato godeva di nobiltà anche a Napoli, dove URSO
del Giudice, chiamato Comite Maurone
possedeva case e terreni nei pressi del porto della città
partenopea. |
Nel 1239
Re Federico II di
Svevia nominò ROBERTO del Giudice castellano di Trani.
BARTOLOMEO e FILIPPO del
Giudice, prestarono ingenti somme di denaro, insieme ad altri nobili
della costa amalfitana tra cui
Giacomo
Muscettola, a
Carlo I d’Angiò per
la guerra intrapresa per la conquista del Regno.
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Castel del Giudice (Isernia) -
L'antichissimo feudo. |
Nel 1275 SERGIO divenne Signore di Aversa, in
Terra di Lavoro.
Nel 1278 MARINO, insieme a Paolo
Pignatelli,
ricoprì la prestigiosa carica di Collettore del
Seggio di Nido.
Altro MARINO, ai tempi di re Roberto II d’Angiò,
possedeva numerose galee e sovvenzionava altre 25 galee comandate
dai Coscia Signori di Ischia e dai
Costanzo Signori di Pozzuoli.
Nel 1294 GIOVANNI, dottore in legge, fu Consigliere di re Carlo II
d’Angiò e Protonotario del Papa.
FILIPPO nel 1296 fu nominato Mastro Razionale della Regia Zecca di
Napoli e nel 1327 ottenne parte del feudo di Marigliano (NA).
GIOVANNI nel 1320 fu
arcivescovo di Salerno.
MARIO fu consigliere della regina
Giovanna I d'Angiò. |
ALDEMARO fu nominato da
re Ladislao di
Durazzo Governatore della
provincie d’Abruzzo.
Papa Urbano VI, al secolo Bartolomeo
Prignano, nel
1385 quando era nella città di Nocera (SA) assediata dalle truppe di
Carlo III fece imprigionare il cardinale MARINO del Giudice con
l’accusa di aver congiurato contro di lui. Il Pontefice fu liberato
dall'assedio grazie all'intervento armato di
Raimondo del Balzo
Orsini, principe di Taranto, e imbarcato insieme ai prigionieri
per raggiungere Genova. |
Amalfi |
Cinque dei sette vescovi prigionieri, tra cui
il detto Marino, furono messi nei sacchi e gettati in mare
durante il viaggio.
Nella chiesa Maggiore di Amalfi c’è il simulacro del vescovo
MARINO del Giudice con il seguente epitaffio: |
Marinus de Iudice
Archiepiscopus Tarentinus
Sancte Pudentiane tit. Pastoris Cardinalis,
S.R.E. Camerarius.
Obyt sub Urbano Summo Pontefice
Anno Domini MCCCLXXXV.” |
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ANDREA del Giudice, fu nominato nel 1382 Capitano a
guerra della Terra di Castrovillari da re
Carlo III di Durazzo;
fu consigliere di
re
Ladislao e lo seguì a Roma, insieme ad altri nobili tra i quali
Annecchino
Mormile e Sampaglione
Loffredo,
dal pontefice Bonifacio IX,
appartenente alla
famiglia napoletana dei
Tomacelli,
per ottenere sostegno nella guerra contro re Luigi.
Per i servigi resi ebbe in dono nel 1402 le terre di
Agropoli, di Rocca d’Aspro e di Montesano in provincia di
Principato
Citra. Nel 1410 sostituì Baldassarre
della Ratta, conte si Caserta, nella carica di Giustiziere della
provincia di Principato Citra; infine fu Governatore della Calabria.
La famiglia fu Signore di Capaccio, Trentenara e Orta; il feudo
d’Orta passò poi ai
Pignatelli.
ETTORE e TOMMASO furono cavalieri dei
Seggi di Nido e
Capuana; nel 1422 resero
omaggio a re Renato, designato erede della regina Giovanna II.
Il casato vestì l’abito di Malta nel 1591 con FABIO
del Giudice.
Godette di nobiltà in Calabria, Salerno, Chieti e Napoli.
Il ramo di Chieti ottenne il titolo di
marchese di Casalincontra e si estinse con FRANCESCA PAOLA,
ultima marchesa di Casalincontra, che sposò Tommaso de Felici.
Si estinse pure il ramo di Salerno e quello di Amalfi.
Il ramo calabrese, discendente dal patrizio d’Amalfi DIEGO ANDREA,
godette di nobiltà in Belmonte Calabro sin dalla metà del XVII
secolo.
Il ramo napoletano fu aggregato al Patriziato napoletano del
Seggio di Nido; nel 1597
furono Signori di Cutera e San Paolo, in Provincia di
Calabria Ultra I.
VINCENZO (1838 † 1901) sposò Antonia Vitale (1848 † 1905) duchessa di
Tortora; ebbero GENNARO del Giudice (Napoli, 1870) che nel 1905
ereditò il titolo di duca di Tortora.
Nel 1912 sposò Anna
Giusso dei duchi del
Galdo. |
© Diploma di Ferdinando IV di Borbone riguardante Don Pascalis del
Giudice
Per gentile concessione del dott. Carlo Longo de Bellis |
Famiglia del GIUDICE di
Vinchiaturo |
Arma: inquartato, nel 1°
di nero a quattro fasce d’argento, nel 2° di rosso al leone d’oro
nascente, nel 3° d’argento alla fascia azzurra caricata da tre
stelle d’oro, nel 4° d’azzurro a tre monti d’oro; attraversante sul
tutto una fascia azzurra bordata d’argento, caricata da tre gigli di
giardino a sinistra e da tre rose a destra, il tutto d’oro. |
© Stemma Famiglia del Giudice di
Vinchiaturo |
La famiglia napoletana del Giudice di Vinchiaturo nel
1921 ereditò per successione casa
Longo, il titolo di
marchese di Vinchiaturo,
in
provincia di Molise. |
Continua sul sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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