
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Berio |
Arma:
d’azzurro alla fascia
d’oro, avente nel capo due gigli e una stella (8), in punta, una volpe al naturale passante su
una zolla di verde. |

Napoli -
Grand’arma: partito: nel I d’azzurro alla fascia d’oro,
avente nel capo due gigli e una stella (8) posti due e
uno, in punta, una volpe al naturale passante su una
zolla di verde (Berio); nel II troncato di rosso e di
oro ad uno spino al naturale sul tutto, lo scudo
timbrato da corona marchionale,
il tutto su un campo d’azzurro (Malaspina). |
La famiglia Berio, di origine spagnola, passò prima a
Genova e poi a Napoli.
Nel 1465 re Ferrante I d’Aragona investiva Antonello
Poderico di Napoli, figlio di Rinaldo, della
terra di Serra e dei casali di Salza e Manicalzati. Nel
1592 Paolo Poderico, patrizio napoletano, vendette la
terra di Salza ad Antonia
Pisanello, moglie di Federico
Tomacelli, marchese di Chiusano, per ducati
12.600; nel 1622 Salza passò al Pio Monte della
Misericordia di Napoli che la vendette 1627 a Giovan
Vincenzo
Strambone per ducati 11.030 che nel 1628
ottenne su detto feudo il titolo di Duca. Il feudo di
Salza passò poi nel 1751 a Domenico
Cattaneo, principe di Sannicandro.
Nel 1759 Francesco Cattaneo, duca di Termoli, Gentiluomo
di Camera della Maestà Sua, cavaliere delle Chiave
d’oro
(1), patrizio napoletano del
Seggio di Capuana, Grande
di Spagna, Cavaliere dell’Insigne
Ordine del Toson d’Oro
e del
Real Ordine di S. Gennaro, figlio di Domenico
principe di Sannicandro vendette le terre di Salza,
Parolisi, Volturara e Montemarano, tutte in
Principato ultra, a Giovan Domenico Berio
(†
18.08.1791), patrizio di Genova, per ducati 122.883, con
atto rogato nel 29 luglio 1760 dal notaio Sansone di
Napoli. |

Salza Irpina - Palazzo Imperiale,
già Berio
foto tratta da
www.grantourinirpinia.it/en/salza-irpinia-uk-htlm |
Il
toponimo di Salza (dal 1862 Salza Irpina) deriva dal
latino "salus" ovvero "salato" per la presenza di un
pozzo di sale dal quale veniva estratto il sale. Qui i
Berio costruirono un edificio che successivamente passò
alla famiglia
Imperiale.
Nel 1760 Giovan Domenico Maria Berio,
1° marchese di Salza, sposò
Maria Giuseppa
Malaspina le cui ossa riposa in pace in
Napoli nella Chiesa dei Genovesi.
La famiglia Berio viveva principalmente a Napoli
nell'immobile che fu di proprietà verso la metà del XVII
secolo di Simone
Vaez de
Andrade, conte di Mola, per poi passare ai
Tomacelli; nel 1772 fu ristrutturato e acquistato dal
marchese di Salza.
L'architetto Luigi Vanvitelli decorò anche il salone da
ballo del palazzo, con l'annesso teatrino e rifece il
cortile in occasione delle feste per il primo parto
della regina Maria Carolina d'Austria, moglie del re
Ferdinando IV di Borbone. |

Napoli - Palazzo Berio,
particolate cortile |
Nel 1791 Francesco Maria Berio (Napoli, 1765
†
ivi, 1820),
figlio di Giovan Domenico, divenne marchese di Salza il
1° ottobre 1793; sposò a Genova Maria Giulia
Imperiale, figlia di Giulio principe di
Sant’Angelo dei Lombardi e di Francesca
Albertini, duchessa di Carosino. |
Nel 1816 il teatro San Carlo di Napoli si incendiò, probabilmente a
causa di una lanterna dimenticata accesa; re Ferdinando di Borbone
nominò una commissione formata da Troiano
Marulli duca
d’Ascoli, Marzio
Mastrilli
duca di Gallo, Michele
dè Medici
principe di Ottajano, Giovanni
Carafa
duca di Noja e Francesco Berio
marchese di Salza, per sovrintendere i lavori di ricostruzione,
terminati in soli 10 mesi. |
Napoli, teatro San
Carlo e la targa che ricorda l'incendio del 1816 e i componenti
della commissione. |
Il gentiluomo napoletano, uomo di grande cultura, poeta
e collezionista di opere d'arte, raccolse una delle
biblioteche più importanti di Napoli (trasportata poi in
Inghilterra); fece scolpire dal Canova per 6.000 ducati
la statua di Venere e Adone (oggi in Svizzera) per
abbellire il giardino pensile del palazzo, che era
diventato il salotto letterario più ammirato e
frequentato da illustri personaggi quali Cesare della
Valle, duca di Ventignano, Gioacchino Rossini (Francesco
Maria il librettista dell'Otello), Antonio Canova, ecc. |
La
famiglia Berio possedeva, per le vacanze, una villa in
S. Giorgio a Cremano (NA), di dimensioni imponenti e
dotato di torretta belvedere; detta villa fu poi venduta
da Tommaso
Vargas Macchucca, principe di Casapesenna.
Il duca di Salza rese l'anima a Dio nel 1820 e fu
sepolto in Napoli nella Chiesa di S. Giorgio dei
Genovesi; non ebbe figli maschi, procreò quattro
femmine: Carolina, Francesca, Laura
e Giuseppina. |

Napoli - particolare della Chiesa
di S. Giorgio del Genovesi |
La secondogenita Francesca sposò Gennaro
Marulli, 6° duca di San Cesario, per figlia
ebbero Maria Laura, nata a Napoli il 18 maggio 1834 dove
morì il 26 agosto 1882.
L'erede e primogenita Carolina Berio, nata a Napoli
6.9.1797, battezzata in Napoli nella Parrocchia dei
Genovesi di Napoli, marchesa di Salza e
principessa di
Sant’Angelo dei Lombardi (titolo ereditato da
Giulio Imperiali) impalmò Sebastiano Marulli,
Duca d’Ascoli (il titolo di principe di San’Angelo dei
Lombardi passò a Trojano Marulli).

Donna Maria Francesca principessa
Marulli (1802
† 1883), duchessa di San Cesario, nata Berio
dei marchesi di Salza (la seconda signora da sinistra per
chi guarda). La prima signora è sua sorella, la contessa Donna
Maria Laura Statella dei principi di Cassaro, moglie del conte Don
Giuseppe
Statella
dei principi di Cassaro, capitano generale dell'esercito e primo
cerimoniere di corte (in piedi nella fotografia). |
Carolina cedette il titolo di marchesa di Salza alla
nobildonna inglese Luisa Dillon Lady Strachan con Real
decreto del 2 maggio 1834. |

Luisa Dillon Lady Strachan, marchesa di Salza |
Luisa Dillon, nata a Londra nel 1797, sposò nel 1812
Richard Strachan (†
1828)
e generò Marilte e Sarah Luisa; quest'ultima si trasferì
con la madre a Napoli e nel 1838 sposò Vincenzo
Ruffo
di Bagnara, principe di Sant'Antimo.
Luisa, rimasta vedova, sposò in seconde nozze Filippo de
Piccolellis, figlio di Ottavio e di Eleonora Marulli,
quest'ultima figlia della già citata Carolina Berio.
Luisa
Dillon, vedova e separata dal secondo marito, rese
l'anima a Dio in Napoli nell'anno 1867,
erede universale fu il Conte Arthur Berchtold e, infine,
il titolo passò alla Famiglia
Mastelloni.
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Note:
1)
- Don Emanuel de Benavides y Aragona, conte di San
Esteban (italianizzato divenne Santo Stefano) nominò 115
gentiluomini d'onore per il Re, 50 dei quali potevano
entrare ovunque nel palazzo e avevano come simbolo una
chiave d'oro, mentre gli altri non potevano entrare
oltre la quarta anticamera. |
Continua nel sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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