Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Zelo

Arma: d'azzurro, al cigno impugnante una perla, il tutto d'argento, sormontato da tre stelle d’oro.
Dimora: Portici (NA)
Titoli: Barone


Portici (NA) - Arma della Famiglia Zelo

La famiglia Zelo, originaria della Lucania le cui armi compaiono già nel 1635 in antichi manoscritti inediti(1), risulta iscritta nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana e nell'Elenco ufficiale delle famiglie nobili e titolate del Regno d'Italia(2). Dei principali esponenti nel ramo napoletano abbiamo notizia nel XVII secolo con Giuseppe Zelo che nel 1662 rinunciò all'Ufficio di Guardiano della Regia Donato di Napoli, e nel 1665 presentò la rinuncia di mastrodatti della Gran Corte della Vicaria, in favore di Giovanni Vincenzo Bruno(3). Domenico Gennaro Zelo (1736 1821) della diocesi di Acerenza e Matera che nel 1749 si trasferisce nel napoletano dove suo fratello germano, Gabriele di S. Giuseppe O.C.D., Ordo Carmelitarum Descalceatorum Sæcolarum, ne agevola l’inserimento nell’Amministrazione del Regno: nel 1767 è Uffiziale della Real Segreteria della Rota dei Conti(4), nel 1802 è Uffiziale Maggiore della Real Officina e nel 1809 è Tesoriere Maggiore di Sua Maestà. Nel 1767 sposa donna Angela Maria Dorotea Civitella (1734 1826), figlia di don Giuseppe Civitella e donna Angela Scala. Gregorio Maria Zelo E.C.M.C. (1770 1838) eremita dell’Ordine dei Camaldolesi del Monte Corona(5). Rettore della R. Casa di Sant’Eligio(6) nel 1836, il suo nome é tra i principali testimoni nella causa di beatificazione del Sac. D. Vincenzo Romano(7). Giuseppe Nicola Gennaro Zelo (1772 1859), giovanissimo, entra nella pubblica amministrazione. Da Scrivano di razione a Segretario Generale della Controlleria Generale, Tesoriere Generale della R. Tesoreria dei domini di qua del Faro(8) e, infine, Controloro Generale con gli onori e il rango di commissario ordinatore. Celibe, abita a Napoli nel palazzo del Principe di Cimitile, don Fabio Albertini del quale è fiduciario(9). Per essere vicino al Re quando questi soggiorna a Portici, acquista nel 1825 “sopra l’Addolorata di Bosco” un Casino con Chiesa, quartini e giardini ove dà impulso a importanti lavori di restauro(10).

Nel 1829 riceve la nomina di Cavaliere del R. Ordine di Francesco I, nel 1851 é Cavaliere di Gran Croce del S.M.O. Costantiniano di S. Giorgio e nel 1855 il re delle Due Sicilie Ferdinando II gli conferisce il titolo di Barone “per gli utili e distinti servizi resi e che tuttavia rende nel ramo di finanza“(11). Don Gennaro Gabriele Damiano Zelo (1775 1804),
avvocato; sposa nel 1802 donna Margherita Lucrezia Angiola Cicconi (1766 c.
1856) vedova in prime nozze del dottor don Emanuele de' Nobili (17.. 1799) della Terra di Casoli, Provincia di Abruzzo, primogenita delle seconde nozze di don Francesco Cicconi (1720 1792) R. Consigliere del Sacro R. Consiglio, poi Consigliere di Stato(12) e di donna Teresa Filangieri della Candida (1746 17..) (13), Dama di Corte (1826) della regina Maria Isabella di Borbone–Spagna. Dall'unione nascono Domenico Francesco Gaetano Zelo S.I. (1803 1885) che appartiene alla storia del clero napoletano e, per un trentennio del secondo ottocento, alla storia dell’episcopato meridionale in Terra di Lavoro. Iniziato al chiericato nel Seminario di Pozzuoli, entra tra i Figli di S. Vincenzo de’ Paoli e, in seguito, passa nella Compagnia di Sant’Ignazio(14). Riceve l’ordinazione sacerdotale nel 1826 dal cardinale Luigi Ruffo di Scilla, celebre “Cardinal nero”, nel suo oratorio privato. E’ parroco di Santa Maria in Cosmedin (1836), vicario curato-economo del Duomo di Napoli (1840), canonico del Capitolo metropolitano (1843). Associato fin dai primi anni di sacerdozio agli oratori ufficiali della Chiesa. Nel 1830 compone l'orazione funebre per la morte di re Francesco I. E’ del 1832 la notizia di una preziosissima lettera inviatagli da Papa Gregorio XVI e da lui stesso ricordata nell’orazione funebre composta per la morte del cardinale Ruffo, arcivescovo che lo ordino' sacerdote. Nel 1836 muore giovanissima la sposa di Ferdinando II, Maria Cristina di Savoia, della quale era padre spirituale e confessore. Anche per questo doloroso avvenimento è affidato alla sua eloquenza l’onore di tessere le lodi della regina nella chiesa della Trinità dei Pellegrini. Nel 1845 compone l’orazione funebre per la morte dell’arcivescovo di Tessalonica, Angelo Antonio Scotti (1786 1845), paleografo, precettore della famiglia reale e, in particolare, del futuro sovrano Ferdinando II. Nel 1849 pubblica l’Unico Rimedio alle attuali circostanze che il 30 Gennaio 1850 gli vale l’onore di una visita in forma strettamente privata, nella sua casina di Portici, di SS. Papa Pio IX, allora rifugiato da Roma, ospite dei Borbone in quella città. Nominato dal re di Sicilia Ferdinando II, riceve la consacrazione episcopale in Roma al Palazzo del Quirinale nel 1855 per mano del cardinale Girolamo D’Andrea e il giorno successivo è nominato Prelato Domestico di Sua Santità con gli onori di Assistente al Soglio Pontificio. Nel 1859 è Cavaliere del S.M.O. Costantiniano di S. Giorgio(15). Nella transizione dal Regno Borbonico allo Stato nazionale il suo nome compare nella storiografia risorgimentale - e per oltre un decennio accanto a quello del cardinale Sisto Riario Sforza - tra i maggiori esponenti di un’intransigenza senza compromessi in difesa dei diritti della Chiesa(16). Questa sua posizione è evidente negli scritti pubblicati, nelle Relazioni ad limina indirizzate al Papa e negli interventi pronunciati al Concilio ecumenico Vaticano I(17). Una sua biografia è stata curata dal professore Luciano Orabona, arricchita da un’inedita prima edizione di tutte le “Relationes ad limina” e da 18 importanti documenti politici(18). Con la pubblicazione dello Statuto il 25 giugno 1860, si recò a Giugliano dove sciolse il Seminario che aveva festeggiato l’ingresso in Napoli dell’invitto dittatore; indi, si trasferì segretamente nel convento napoletano dei Vergini. Da lì mantenne le fila di una silenziosa e tenace resistenza alle leggi dello Stato unitario in difesa dei diritti della Chiesa. Dopo aver fatto interrompere un triduo di ringraziamento alla Madonna di Casaluce, indetto “per essere scampati al minacciato saccheggio borbonico”, e impedito il canto di un Te Deum nella cattedrale di Aversa in onore di Vittorio Emanuele, il 7 settembre 1860, mentre Garibaldi si accingeva ad assistere nel Duomo di Napoli al Te Deum di ringraziamento per la fuga di re Francesco II, monsignor Zelo irruppe ed impedì la celebrazione. Il tempestoso e inatteso arrivo del vescovo di Aversa riuscì, in effetti, ad interrompere la funzione religiosa che mai più fu ripresa. Poco tempo dopo, le autorità di polizia procedettero all’arresto del suo vicario generale e di altri quattro sacerdoti della Chiesa di Aversa, tra cui il rettore del Seminario ed egli poté rientrare nella sua Diocesi solo nel 1867.

Gennaro Francesco Gaetano Zelo (1805 1893) fu avvocato e magistrato. Il suo nome compare tra i Componenti della Camera di Disciplina degli Avvocati di Napoli (1848), e tra i Giudici della 2a Camera del Tribunale civile della provincia di Terra di Lavoro, in S. Maria Capua Vetere(19). In tarda età riprende l’attività forense, sia in campo penale che civile. E’ vicario generale di Lady Eliza Mary Rosa Grainger(20), gentildonna di origine irlandese che frequenta le più alte sfere sociali del tempo, che lo nomina suo esecutore testamentario “senza obbligo di rendicontazione”. A Napoli abita a palazzo Albertini fino al 1885 quando si trasferisce con la famiglia nella Villa di Portici dove alterna attività letteraria a consulenza giuridica. Iscritto alla loggia massonica napoletana del Grande Oriente d’Italia(21) é membro di prestigiosi circoli letterari e scientifici, tra i quali l’Accademia dei Lincei. Nel 1853 è Cavaliere del S.M.O. Costantiniano di S. Giorgio(22). Sostenitore della pubblica beneficenza, presta la sua opera nell’amministrazione di diversi Conservatori e Ritiri. Nel 1827 sposa in prime nozze la cugina donna Rosa Genovese di S. Giovanni (1809 1842) figlia del barone di S. Giovanni Michele Arcangelo Raffaele Genovese (1767 1848) e donna Dionora Nicoletta Aurora Cicconi (1770 1829), vedova in prime nozze (1790) del conte di Longano Troiano de Filippis (1751 1804), figlia di don Francesco Cicconi (1720 1792) R. Consigliere del Sacro Regio Consiglio, poi Consigliere di Stato e donna Teresa Filangieri de Candida (1746 17..), Dama di Corte (1826) della regina Maria Isabella di Borbone-Spagna.


© Portici (NA) - Palazzo Zelo

Dall'unione nascono Donna Margherita Giuseppa Donata Zelo (1832 1906); fin da giovanetta mostra un pronunciato misticismo e la prematura scomparsa della madre, che la coglie appena undicenne, certamente non è estranea alla decisione di dedicare la propria vita a Dio. Nel 1878 il suo nome compare tra le zelatrici del Sacro Cuore di Gesù che sostengono la Pia Opera della Dottrina Cristiana alle figlie del popolo nell’ambito della parrocchia di Santa Maria Mater Dei in Napoli. Nella casa di vico Calce ove è autorizzato un oratorio privato, le zelatrici, dirette da Padre Emiddio da San Ferdinando O.A.D., Ordo Augusteniensium Discalceatorum, riuniscono tutte le sere un gran numero di fanciulle “associate all’apostolato della preghiera dedicando la loro opera al Sacro Cuore di Gesù, hanno veduto benedetti i loro sudori e rifiorita la pietà in più di cento giovanette, e portate le benedizioni in quasi altrettante famiglie(23). Don Giuseppe Maria Alfonso Zelo (Napoli, 1841 Portici, 1890). Nel 1870 sposa donna Maria Costanza Francesca Buoninconti dei baroni di S. Maria Jacobi (1849 1903), figlia del barone di S. Maria Jacobi(24) don Antonio (III) Buoninconti e di donna Marianna Vasaturo dei marchesi di Montorio figlia del duca Francesco Vasaturo. Dall’unione nascono don Domenico Gennaro Antonio Zelo (1871 1940), celibe, dedica la propria vita all’apostolato cristiano, nel 1892 veste in giustizia l’abito di Malta. Con lui si estingue il ramo napoletano. Donna Rosa Anna Maria Zelo (1872 1951), sposa nel 1889 il cav. Gennaro di Fiore, figlio del cav. Antonio (1815 1894) e di donna Livia Trapani (1829 1865) dei marchesi di Petina e Montepagano. Donna Pia Maria Anna Zelo (1875 1961), sposa nel 1902 il cugino don Nicola de Rosa, patrizio aversano (1872 1915) figlio del cav. don Carlo Maria Gabriele de Rosa (1826 1889) e donna Aurora Agata Teresa Zelo (1840 1902); donna Beatrice Maria Rachele Zelo (1877 1968) sposa nel 1904 l'avvocato napoletano Giuseppe Marasco (1869 1939); donna Sara Maria Lutgarda (1880 1970) sposa nel 1902 il cugino don Gennaro de Rosa, patrizio aversano (1875 1955) anch'egli figlio del cav. don Carlo Maria Gabriele de Rosa (1826 1889) e donna Aurora Agata Teresa Zelo (1840 1902); donna Maria Vittoria Lutgarda Zelo (1883 1969) sposa nel 1925 l'avvocato napoletano don Giulio Gagliardi, marchese di Tertiveri (1878 1954). (II) In seconde nozze (1845) sposa Donna Maria Anna Blanco di Oliveto (1811 1886) figlia del Cav. Don Giovanni Blanco di Oliveto, marchese di S. Giovanni Celsito. Dama di Corte (1843) della regina Maria Teresa d’Asburgo–Teschen. Dall’unione nascono donna Maria Francesca Gennara Zelo (1854 1948) che sposa nel 1872 un magistrato di antica famiglia siciliana, don Enrico (Sr.) Mariottino Franchini (1847 1921), Presidente della Corte di Appello di Napoli, Primo Presidente di Corte di Cassazione, figlio del magistrato don Paolo (Sr.) Mariottino Franchini (1806 18..), medaglia d’argento nella Campagna di Sicilia (1849), già Consigliere della Gran Corte Criminale di Palermo e don Giovanni Evangelista Gennaro Maria Zelo (1848 1884) che nel 1870 sposa donna Luisa Maria Giuseppa Nicolini (1854 19..) figlia di Donna Giulia dei marchesi d’Aulisio Garigliota e del Cav. Don Francesco Nicolini (18..-1865) nipote dell’illustre giurista abruzzese Nicola Nicolini (1712-1857). Da questa unione nascono donna Maria Antonia Gennara Zelo (1872 1953), sposa nel 1896 dell'avvocato napoletano don Domenico Assini (1858 1917); donna Angelica Maria Addolorata Zelo (1879 1912), sposa nel 1909 di don Cesare Ettore Pignatelli dei duchi di Monteleone, patrizio napoletano (1837 1939) figlio di don Ferdinando Pignatelli, 10° marchese di Casalnuovo (1816 1892) e donna Rosa Battiloro dei marchesi di Rocchetta (1825 1907); donna Olga Marianna Giuseppa Zelo (Napoli, 1883  ivi, 1971) sposa nel 1905 del barone don Francesco Saverio d'Ajello (18.. 1939).

Per  Giuseppe Zelo  si consiglia  di consultare il Registro della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

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Note:
(1) - Manoscritto Fizzarotto, anno 1635 circa.

(2) - Regio Decreto 3 Luglio 1921, n. 972.

(3) - Archivio di Stato di Napoli - Consiglio Collaterale Consultarum - Vol. 7, folio 152 - Vol. 8 folio 111.

(4) - Antica Tesoreria Generale, abolita nel dicembre del 1808 con la rif PAGE 1orma “de’ Medici” per il riordino delle finanze pubbliche del Regno di Napoli.

(5)- Gli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona sono un istituto religioso maschile di diritto pontificio. I monaci, detti Coronesi, pospongono al loro nome la sigla E.C.M.C. L'istituto nasce all'interno della congregazione camaldolese dell'ordine benedettino.

(6) - Educandato femminile, detto Conservatorio delle Vergini, fondato nella prima metà del XVI secolo dal viceré Pedro Álvarez de Toledo y Zuňica (1484-1553), dove le fanciulle vengono istruite per il servizio infermieristico presso l’annesso ospedale.

(7) - Vincenzo Romano (1751-1831). Ordinato sacerdote nel 1775, dal 1796 al 1831 regge la Chiesa parrocchiale di Santa Croce a Torre del Greco. Papa Leone XIII, nel 1895 dichiara eroiche le virtù e nel 1963 Paolo VI lo proclama Beato.
(8) - Emeroteca - Biblioteca Tucci, Napoli. Giornale del Regno delle Due Sicilie [anno 1821, vol. 2, pagg. 316-317] n. 79 sabato 23 giugno 1821. Notizie Interne. “Ferdinando I Per la grazia di Dio re del Regno delle Due Sicilie, Re di Gerusalemme ec. Infante di Spagna Duca di Parma, Piacenza e Castro ec. ec. Gran Principe ereditario di Toscana ec. ec. ec. Visto il nostro real decreto di questa data col quale abbiamo conferito al tesoriere generale D. Camillo Caropreso la vacante carica di Controloro generale della tesoreria de’ nostri dominij al di qua del faro; Volendo ricompensare gli utili servizj, ed i meriti di D. Giuseppe Zelo segretario generale della controlleria generale; Sulla proposizione del direttore della nostra real segreteria, e ministero di Stato delle Finanze; Abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue:art. 1 D. Giuseppe Zelo farà le funzioni di tesoriere generale interino della tesoreria de’ nostri dominij al di qua del faro. Egli percepirà per ora il soldo di ducati duemila e quattrocento. Art. 2 Il direttore della nostra real segreteria e ministero di stato delle finanze è incaricato della esecuzione del presente decreto. Napoli, 14 giugno 1821. Ferdinando. Il direttore della reale segreteria di Stato delle finanze d’Andrea”; Giornale del Regno delle Due Sicilie [anno 1821, vol. 3, pagg. 739-740] n. 184 giovedì 25 ottobre 1821 Notizie Interne “Ferdinando I Per la grazia di Dio re del Regno delle Due Sicilie, Re di Gerusalemme ec. Infante di Spagna Duca di Parma, Piacenza e Castro ec. ec. Gran Principe ereditario di Toscana ec. ec. ec. Visto il real decreto de’ 14 giugno corrente anno, col quale nel destinare il signor D. Giuseppe Zelo alle funzioni di tesoriere generale interino della tesoreria di nostri dominij al dii qua del faro, assegnammo al medesimo il soldo di duc. Duemila, e quattrocento per ora. Abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue: art. 1 E’ accordato al tesoriere generale interino Signor D. Giuseppe Zelo l’intero soldo stabilito per questa carica dal real decreto de’ 6 giugno 1816, cioè annui duc. Tremila. Art. 2 Il direttore della nostra real segreteria e ministero di stato delle finanze è incaricato della esecuzione del presente decreto. Napoli, 26 settembre 1821. Ferdinando Il direttore della reale segreteria di Stato delle finanze Marchese d’Andrea”.
(9) - Fabio Albertini, principe di Cimitile (1755-1848). Figlio di Gaetano principe di Cimitile e di San Severino, marchese di San Marzano e nipote del noto diplomatico napoletano Giambattista Albertini (1717-1788), a differenza dell'avo vive lontano dalla Corte e dai pubblici impieghi per dedicarsi ai suoi interessi eruditi. Solo durante il nonimestre costituzionale, nel 1820-21, accetta a malincuore incarichi diplomatici che lo proiettano improvvisamente sulla grande scena politica europea.
(10) -  Carlo Maria Arcari "Villa Zelo e la Storia dell'Ava" - Editore Poligrafica F.lli Ariello, Napoli 2013.
(11) -  Archivio di Stato di Napoli. Raccolta del Decreti originali, vol. n. 584, n. 3051 del 5-11-1855.
(12) -  Biografia degli Uomini Illustri del Regno di Napoli, Tomo IX, Editore Gervasi, Napoli 1822
(13) -  Sesta figlia di Ottavio Filangieri della Candida TC "Filangieri della Candida Ottavio" \f "A" \l 1 , Patrizio di Lucera (1689-17..), discendente da Antonio Filangieri della Candida (1562-post 1597) e donna Beatrice Bracamonte de Pegnoranda, famiglia spagnola citata dal Manzoni nei “I promessi sposi”. Una curiosità storica: una discendente dei conti di Pegnoranda Bracamonte è Eugenia de Montijo (1826-1920) moglie di Napoleone III (1808-1873).
(14) - Nella Compagnia di Gesù (Societas Iesu) i gesuiti in formazione, detti scolastici, dopo due anni di noviziato (o prima probazione) emettono i primi voti, semplici e perpetui, che possono essere sciolti dai prepositi provinciali (dopo i primi voti, gli scolastici si dicono "approvati"); compiuto un triennio di studi filosofici e uno di studi teologici, inframezzati da una seconda probazione nelle case professe o nei collegi, lo scolastico approvato (che, in genere, deve aver raggiunto i trent'anni di età) viene ordinato sacerdote.
(15) -  Emeroteca - Biblioteca Tucci, Napoli. Giornale del Regno delle Due Sicilie 1859 n. 145 mercoledì 6 luglio Notizie Interne “Napoli, 6 luglio. Sua Maestà il Re N.S. [Francesco II (*1836 †1894) ndr.] volendo dare a Monsignor Zelo, Vescovo di Aversa, un attestato del pregio in cui tiene le qualità che lo adornano, ed in ispecial modo lo spirito Evangelico che tanto lo distingue e l’attaccamento verso il Real Trono, si è degnata decorarlo della Croce di Cavaliere di grazia del Sacro Reale Militare Ordine Costantiniano”.
(16) - Per i meriti acquisiti sul piano culturale e per le note distintive della sua personalità, il cardinale Riario Sforza lo nomina Deputato della Dottrina Cristiana e della pubblica Istruzione, Revisore per l’esame dei requisiti nelle ordinazioni ecclesiastiche, Superiore del Pio Conservatorio delle Monache di S. Teresa degli Scalzi, del Conservatorio di Portici dedicato alla Beata Vergine dei Sette Dolori, del Conservatorio “puellarum Cholerae” sotto il titolo della Regina del Paradiso e di S. Filippo Neri, Deputato Ecclesiastico dei due nosocomi per clerici e Maestro dei Chierici nella preparazione dei discorsi ecclesiastici.
(17) - Il 16 novembre 1860 la Penitenzierìa Apostolica emana Istruzioni circa le condizioni per assolvere in confessione i pentiti degli atti di ostilità commessi contro la Chiesa e le possibilità di diserzione che essa offre ai soldati. Con la successiva Istruzione del 10 dicembre, la Penitenzierìa stabilisce una serie di divieti, che riguardano la recita del Te Deum per l’intruso governo e della colletta pro rege, la partecipazione alla festa dello Statuto, il giuramento di fedeltà al re, l’arruolamento nella Guardia Nazionale, i sacramenti ed anche il padrinato al battesimo e alla cresima.
(18) - Luciano Orabona "Domenico Zelo Vescovo di Aversa nel secondo ‘800. Chiesa cultura e società politica”. casa editrice E.S.I. Napoli e ancora, nel 2001 in Campania Sacra, vol. 32 (1-2) il saggio: “Il testamento di Domenico Zelo, Vescovo di Aversa e la sua spiritualità”.
(19) -  Almanacco Reale del Regno delle Due Sicilie per l’anno 1855 - Napoli, 1855 Stamperia Reale.
(20) -  Eliza Mary Rose Grainger (*11-7-1807 Dusseldorf, Renania Westfalia, † 20-12-1869 Napoli) [figlia di Edward Francis Grainger, Barone di Baviera (*1768 Causestown, Stackallan, Meath, Ireland, † 11-8-1841 Monaco di Baviera) ∞ 23-4-1795 Rosa Parry (*26-7-1770 Tywysog, Henllan, Denbighshire, Wales, †8-6-1815 Dusseldorf, Renania Westfalia] - (a) 24-5-1833 Conte Ivan Potemkin (*1778 St. Pietroburgo, † 26-10-1849 Napoli) [figlio del Principe Alexis Jakovlewitsch Potemkin (1741-1810) e della Principessa Anna Droutzkoy-Sokolinsky (1751-1798), Ambasciatore di Russia alla Corte di Baviera e Plenipotenziario di Nicola I Romanov alla Corte delle Due Sicilie]; - (b) 28-2-1852 Principe di Cimitile e di S. Severino, D. Giovan Battista Alberto Albertini (*27-3-1794 Napoli, † 13-8-1854 ivi) [primogenito del Principe D. Fabio Albertini (*9-2-1755 Napoli, †5-3-1848 ivi) e di donna Marianna Guevara Suardo dei duchi di Bovino, nominato Pari del Regno il 26-6-1848]; - (c) 1857 ? D. Sebastiano Marulli (*8-8-1783 Napoli, † 13-8-1866 ivi) 6° Duca d’Ascoli [compagno di caccia e di divertimenti del sovrano, nominato Somigliere del Corpo alla salita al trono di Ferdinando II] il 3-11-1813 donna Carolina Berio dei marchesi di Salsa (1793-1856).
(21) - Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele, Napoli "Discorsi serotini di un vecchio operaio con i compagni di lavoro sulla ricchezza e sulla miseria, pubblica e privata, per Gennaro Zelo, Socio di varie accademie scientifiche" Napoli 1881 R. Stab. Tipografico Giannini.
(22) - Emeroteca-Biblioteca Tucci, Napoli. Giornale del Regno delle Due Sicilie 1853 n. 163 sabato 30 luglio Notizie Interne “Napoli, 30 luglio. S. M. il Re N. S. si è degnata accordare a D. Gennaro Zelo, componente la Camera di disciplina degli avvocati di Napoli, la Croce di Cavaliere di grazia del Reale Ordine Costantiniano, in benemerenza di aver fondata una Commenda Costantiniana familiare”.
(23) - Archivio Storico Diocesano di Napoli. Fondo Oratori Privati – XII – 54 – anno 1878.
(24) -
 Casale A. - Il feudo rustico di S. Maria Salomé da Fabrizio Maramaldo ai Buoninconto ed agli Zurlo, in Sylva Mala I, Boscoreale 1980 (Gen. - Apr.). Il feudo rustico di S. Maria Jacobi o S. Maria Salomé è stato anticamente un feudo ecclesiastico. Fin dall’XI secolo nel “Nemus Schjfati” (Boscoreale) sul confine con il territorio di Ottajano vi era una chiesetta dedicata a Santa Maria ad Jacobum che con convento annesso dipendeva dall’Abbazia del S. Salvatore di Valle (Pompei). Agli inizi del XVI sec. il feudo da proprietà ecclesiastica passa alle dipendenze della Baronia di Ottajano. Uno dei primi laici ad avere il titolo di “Barone di S. Maria ad Jacoba” é Fabrizio Maramaldo (1494 c.-1552), personaggio molto conosciuto in tutti i libri di testo delle scuole per l’infamante pagina di storia sulla morte di Francesco Ferrucci, ucciso a tradimento a Firenze il 3 agosto 1530. Il Maramaldo entra giovanissimo nell’esercito di Carlo V che gli affida anche il comando di una delle tre schiere dell’esercito imperiale durante l’invasione d’Italia nel 1524. Venuto a Napoli nel 1527, dopo il sacco di Roma, partecipa alla difesa della città contro le truppe francesi del Principe d’Orange che l’assediavano. Quale ricompensa del suo attaccamento alla causa spagnola e per il suo valore militare riceve in dono da Carlo V la somma di 12.000 scudi. Ricco e famoso, nel 1532 compra le Terre di Ottajano (Ottaviano, Terzigno, S. Giuseppe Vesuviano e S. Gennaro Vesuviano) e con esse il feudo di S. Maria Jacobi. Pieno di debiti per la vita lussuosa e dissipata che conduce, abbandonato dalle milizie mercenarie, il suo feudo passa al Principe di Molfetta, D. Ferrante Gonzaga. Acquistato nel 1648 da D. Giuseppe delle Donne o di Donne († 1668) il feudo passa al figlio primogenito Nicola, indi nel 1708 alla di lui primogenita donna Orsola. Il 20 ottobre 1710 Antonio I Buonincontro o Buoninconti [figlio di Domenico I, Conte palatino e Nobile di S. Miniato] sposa donna Orsola delle Donne o di Donna. Il 1-12-1729 muore donna Orsola e il 10 settembre 1750 il suo sposo. Il loro figlio Domenico (1716-1764) s’intesta il feudo con Decreto del 24-7-1746. Domenico II lascia un figlio a nome Sebastiano, procreato con sua moglie donna Angela Mango. Sebastiano sposa la Contessa donna Marianna Comez de Silva ed ha un figlio di nome Antonio II che s’intesta il feudo il 14-2-1769. Nel 12-9-1790 Antonio II sposa donna Candida Vincenza Contini da cui ha Domenico III. Questi accresce le già pingui sostanze avite sposando la ricca donna Maria Sabina Fiordelisi la cui famiglia aveva goduto nobiltà in Toscana fin dal 1112. Domenico III ha tre figli, Filippo, conte, Giovanni e Antonio III, Barone di S. Maria Jacobi che sposa donna Marianna Vasaturo dei marchesi di Montorio. Da questi, D. Domenico IV, D. Francesco Paolo, D. Giuseppe e donna Maria Costanza andata in moglie al Baroncino D. Giuseppe Zelo.


Casato inserito nel 3° Volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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