Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Guindazzo

Arma:
del Seggio di Capuana: d’oro con tre bande spinate d’azzurro;
del Seggio di Nido: di nero con la banda d’argento, caricata da tre aquile di nero al volo spiegato coronato dallo stesso, con la bordura dentata di rosso
(1).

Duomo
© Stemma della Famiglia Guindazzo, duchi di Apollosa

La famiglia Guindazzo, Guindazzi o Guindacio ha goduto di nobiltà in Salerno nel Seggio di Campo, in Sessa, in Giovinazzo e in Napoli dove era ascritta al Patriziato Napoletano dei Sedili di Nido e Capuana.
Vestì l’abito di Malta nel 1523 con Giulio Guindazzo, cavaliere del Priorato di Capua, nel 1582 con Gian Paolo Guindazzo di Napoli che armò a sue spese una galea e nel 1636, e con Carlo.
Il Casato ebbe numerosi feudi e fu investita dei seguenti titoli:
baroni di: Acerno, Aqcuaviva, Agobio, Anogia, Apetina, Calabritto, Colaviti, Canneto, Cantarello, Carmiano, Casale, Cropolati, Crosia, Formello, Grotteria, Martorano, Mirabella, Oppido, Pietrapaola, Sarno e Teora;
duchi di: Apollosa e Risigliano (o Resigliano)
(2).

Ai tempi degli Angioini i medici erano nobilissimi, possedevano feudi e occupavano uffici supremi.
Bernillo Guindazzo (
1382), medico, fece parte del Consiglio Supremo del Re.

Ch. S. Caterina a Formiello
© Napoli - stemma partito con le armi delle famiglie Piccolo e Guindazzo.

Giovanni e Gabriele Guindazzo furono eletti tra i più nobili alla guardia della regina Giovanna I d’Angiò.
Nel 1326 Ligorio Guindazzo fu tra i Baroni che seguirono Carlo, duca di Calabria, nella guerra in Toscana in aiuto dei Fiorentini, insieme a Filippo Crispano, Ludovico di Tocco, Matteo Seripando, Landolfo Maramaldo, Pietro Moccia, Pietro Galluccio, Bartolomeo Loffredo, Andrea e Landolfo Ajossa, Pierino Tomacello, Giovanno Marino, Bartolomeo Bonifacio, Rinaldo Pandone, Ruggiero Pagano, Tommaso Dentice, Pietro dell’Amendolea, ed altri.
Nel 1340 Corrado, Capitano generale della città di Gaeta, morì nella battaglia di Castello d’Itri contro il conte di Fondi.
Nel 1380 Franceschello Guindazzo fu maresciallo del Regno e Ambasciatore a Firenze.
Nel 1388 Sergio fu giustiziere della penisola sorrentina.
Nel 1589  Antonio Guindazzo fu Governatore delle regie razze di cavalli in Puglia; alla sua morte fu sostituito con Ottavio Zunica.
Nel 1638 Ottavio Guindazzo, insieme ad altri 37 cavalieri Napoletani, fu uno dei fondatori del MONTE GRANDE DE’ MARITAGGI di Napoli, istituzione benefica con lo scopo di assicurare una cospicua dote alle fanciulle aristocratiche che si sposavano
(3).

Duomo
© Napoli - lastra tombale della famiglia Guindazzo - Anno 1633

Duomo
© Stemma della Famiglia Guindazzo

Il titolo di Apollosa passò in casa Guindazzo a seguito di matrimonio celebrato tra Maddalena Capece Piscicelli (Napoli, 1645 † Pomigliano d’Atella, 1713), duchessa di Apollosa dal 1685, e Tommaso Guindazzo, duca di Risigliano e Reggente della Gran Corte della Vicaria.
Il feudo di Pitrapaola, terra in Calabria Citra, appartenuto alla famiglia Guindazzo passò alla famiglia Sambiase di Cosenza.

Sant'Anastasia
© Palazzo Guindazzi

Perdifumo, terra in Principato Citra, nel 1436 apparteneva ai Sanseverino.
Nel 1500 ai Sanseverino furono tolti tutti i loro feudi per aver partecipato alla Congiura dei Baroni e il feudo di Pedifumo fu concesso da re Federico d'Aragona a Giacomo Guindazzo, nobile napoletano. Nel 1507 ai Sanseverino furono restituiti tutti i loro beni e i Guindazzo restarono come suffeudatari dei Sanseverino.
Il citato Giacomo Guindazzo dotò il paese di una monumentale fontana come ricordano due epigrafi datati 1507
(4) e 1500 (5).

Dopo vari passaggi di proprietà, Perdifumo nel 1624 fu acquistata per 20.000 ducati da Marcantonio Filomarino, al quale fu concesso il titolo di duca nello stesso anno (6).
Carlo Cito († 1857) sposò donna Anna Maria Filomarino († 1876), ultima erede dei Filomarino di Rocca d'Aspro, ed i loro discendenti con D.M. del 1882 furono autorizzati a chiamarsi Cito Filomarino; nel 1887 si fregiarono dei titoli estinti in casa Filomarino di Rocca d'Aspro, tra i quali quello di duca di Perdifumo.

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace.

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Note:
1) - Archivio di Stato - Fasci 426 e 4214.
2)
- Berardo Candida Gonzaga, “Memorie delle famiglie nobili delle Province Meridionali d’Italia”, Napoli, 1875.
3) -
Istituirono il Monte Grande de’ Maritaggi 38 nobili, essi furono: Tommaso (detto anche Giovan Tommaso) Filangieri figlio di Luigi barone di San Lorenzo e Filetto dei duchi di Laurino, Scipione Filomarino Mastro di Campo, Carlo Dentice delle Stelle, Pacido Dentice del Pesce, Carlo Cavaniglia marchese di San Marco, Landolfo d'Aquino, Giovanni d'Aquino, Alfonso del Doce duca di Cufriano, Giulio Caracciolo, Carlo Andrea Caracciolo marchese di Torrecuso, Ettore Caracciolo marchese di Barasciano, Giovan Francesco Caracciolo, Giuseppe Caracciolo principe di Torella, Marcantonio Carafa, Carlo della Leonessa principe di Sepino, Donato Coppola duca di Cassano, Fabrizio de Silva, Federico Pappacoda marchese di Pisciotta, Orazio di Gennaro, Francesco Galluccio, Ottavio Guindazzo, Giovan Battista Brancaccio di Cesare, Ferrante Brancaccio di Rinaldo principe di Ruffano, Paolo Marchese marchese di Camarota, Giovan Francesco di Sangro principe di Sansevero, Scipione di Sangro duca di Casacalenda, Giovan Battista di Sangro principe di Viggiano, Goffredo Morra marchese di Monterocchetta e Principe di Morra, Vincenzo Mora, Ottavio Monaco, il Consigliere Tommaso de Franchis, Andrea de Franchis marchese di Taviano, Francesco Maria di Somma, Carlo Spinello principe di Tarsia, Giovan Battista Pisanello, Antonio Castigliar marchese di Grumo, Orazio Suardo e Vincenzo del Tufo.
4) - L’epitaffio, inciso sulla lastra con lo stemma dei Sanseverino, tradotto da Otello Spinelli, così recita: “Viandante, pur se vai di fretta, questa fonte dolce t’invita a che, salutato il genio del luogo, tu tolga la sete o almeno bagni le labbra o lavi il sudore; sarà così piu’ lieto il cammino, purchè tu sappia che Giacomo Guindacio nobile napoletano, che in guerra guidò valorosamente cinque squadroni dell’ illustrissimo Roberto Junior Sanseverino, principe di Salerno, emulo della virtu’ degli avi e della paterna munificenza, elevato alla Signoria di Perdifumo, ti fornì questa comodità. Salve – 1507”.
5) - L’epitaffio, inciso sulla lastra con lo stemma dei Guindacio, tradotto da Otello Spinelli, così recita: “Per benevolenza e spese di Giacomo Guindacio nobile napoletano, valoroso cavaliere sotto Federico re di Sicilia, Signore di Perdifumo - 1500”.

6) - Lorenzo Giustiniani , “Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli”.


Casato inserito nel 4° Volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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