
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Ventura o Venturi |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma: d’azzurro alla banda d’oro caricata da tre
crescenti di rosso, ed accompagnata da due stelle d’oro una nel
capo e l’altra nella punta.
Arma di Crotone:
d'azzurro, alla banda cucita di rosso caricata di tre crescenti
d'argento
(1).
Titoli: duchi di Minervino, marchesi di Tuglie, patrizi
di Salerno, patrizi di Trani, patrizi di Bari, patrizi di Lecce,
patrizi di Cosenza, nobili di Crotone. |

© Cosenza, Palazzo Ventura,
Stemma, anno 1623 |
Le prime notizie sulla famiglia Ventura o Venturi nel
Regno di Napoli risalgono all’epoca degli Angioini:
Simone Ventura nel 1299, sotto il comando di
Giovanni
d’Aquino, fu milite di Carlo II d’Angiò; Tommaso
Ventura di Salerno, milite della regina
Giovanna I d’Angiò, fu maestro portulano e provisore
della Puglia.
La famiglia da Salerno si diramò in
Terra d’Otranto e in Calabria dove godette di
nobiltà in Bari, Trani nel seggio di San Marco, Taranto,
Lecce, Cosenza. A Salerno, nell’aprile 1741 fu aggregata
al Seggio di Porta Retese, in seguito al matrimonio di
Ferdinando Ventura, duca di Minervino, con
Costanza Santomango.
Ai tempi di Carlo II d’Angiò, Giacomo Ventura,
nobile di Salerno, figlio del citato Simeone, si
trasferì nella provincia di Lecce a seguito di
matrimonio con Antonia
Sambiase che portò in dono vari feudi.
Nel 1305 la casa di Andrea Ventura di Atri fu
distrutta, avendo commesso un delitto, per ordine di
Riccardo Sanpone di Barletta, Giustiziere d’Abruzzo
Ultra.
Nel 1352 Jacopo de Ventura di Salerno, milite, fu
Capitano di Sorrento.
Ai tempi della regina Giovanna II di Durazzo il nobile
Leonardo Ventura, detto Monaco, milite, possedeva
i castelli di Palmerice e Morice in
Terra d’Otranto.
Altro Jacopo di Ventura di Salerno possedeva la
metà di Palmerice, la terza parte di Zuridiano e la
terza parte del casale di Moricino. Sposò Filippa
Carmignano, nobildonna napoletana del Seggio di
Montagna.
Nel 1482 Nardo di Ventura, della città di
Otranto, ereditò dal fratello Petruccio, la terza
parte di Carlomagno facente parte dei feudi di Padula e
S. Giovanni.
Nel 1517 il magnifico Andreolo Ventura entrò in
possesso di alcuni beni feudali portati in dote da
Lucrezia di Guarino moglie di Ferdinando Ventura,
suo figlio primogenito.
Lo storico Domenico Martire nell'elenco dei Castellani
di Cosenza, riporta:
Giovanni
Battista, Castellano nel 1687;
Francesco,
Castellano nel 1689. |
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© Cosenza, Palazzo Ventura, ruderi della facciata
principale. A destra: ruderi della facciata sul retro |
La famiglia Raimondi di Cutro si
imparentò nella città di Cosenza con le famiglie
nobili Geronda, Passarello,
Coscia,
Ventura e si estinse in queste due ultime case. |

© Cosenza, Palazzo Ventura,
ruderi del portale sovrastato dallo stemma |

© Cosenza, Palazzo Ventura,
Stemma, nel cartiglio si legge Gio. Battista 1623 |
Donna Antonia Ventura di Taranto sposò nel 1519
Diofebo Lantoglia, portando in dote 200 ducati.
Andriolo Ventura (†
1520) fu barone di Palmerici, di Moricino, Cocumola,
Giurdignano e feudario dei casali di Maglie e Susanello.
La famiglia si imparentò nel corso dei secoli con
famiglie illustrissime di Napoli:
Pagano del Seggio di Porto,
Francone del Seggio di Montagna,
Saraceno del Seggio di Nido, Passarella e
Protonobilissimo del
Seggio di Capuana; e della provincia di Lecce:
Maramonte, Prato Guarini, Paladino e Lubelli.
Tra le parentele più recenti: Luigi Venturi (†
1878), patrizio di Bari e
duca di Minervino, sposò
Giuseppa Palma (†
1884).
Nel 1536 la famiglia Ventura, per la nascita nobilissima
e per i servigi resi alla Corona, ottenne
dall’Imperatore
Carlo V d'Asburgo-Spagna il privilegio di porre
sullo scudo di famiglia l’Aquila imperiale; stemma
anch’ora visibile sul portale d’ingresso del palazzo
ducale di Minervino di Lecce. |
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Il feudo di Minervino, sito in Terra d’Otranto, che
molto prima apparteneva alle famiglie
Sambiase e
Bilotta, nel 1619 fu venduto da Lucrezia
Filomarino dei duchi di Cutrofiano a Ferrante
Ventura (†
1623) per ducati 28.000; alla morte di quest’ultimo gli
successe il figlio secondogenito Roberto.
Giuseppe Maria Ventura ottenne dal re
Carlo II d'Asburgo-Spagna nel 1683 il titolo di duca
di Minervino.
Il casato vestì l’abito del
S.M.O. di Malta nel 1685 con Francesco
Ventura di Lecce, Capitano di Galera, fratello del duca
di Minervino; nel 1687 partecipò all’impresa di
Castelnuovo dove rimase ferito da una scheggia
d’artiglieria, nel 1688 fu nominato Capitano del
Battaglione della Religione.
Il casale di Tuglie, piccolo paese in Terra d’Otranto in
diocesi di Nardò, poco lontano da Gallipoli, dopo la
distruzione ad
opera dei Turchi nel 1480, ebbe numerosi feudatari;
nel 1681 il feudo fu acquistato da Francesco Antonio
Cariddi di Gallipoli, nel 1696 passò ad Antonia Prato,
marchesa di Arnesano e moglie del duca Ferrante Guarino,
nel 1740 il barone Filippo Guarino, vedovo di Isabella
Castriota Scanderberg, prima di morire donò il feudo
al nipote Giuseppe Ferdinando Venturi, duca di
Monervino. La donazione fu confermata solo nel 1745 e i
discendenti di detto Giuseppe Ferdinando ottennero il
titolo di
marchese di Tuglie.
Domenico
Ventura (Bisceglie, 1806
†
Amalfi, 1862), vescovo di Termoli dal 1846 al 1849
quando fu nominato arcivescovo di Amalfi. |
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La famiglia si radicò anche
in Calabria Ultra, a Nocera Terinese (Catanzaro) il più
antico documento risale al 7 gennaio 1581 è costituito
da un atto redatto dal Notar Piero Plantedi di Cosenza,
con il quale
Silvio
Ventura donava ai Padri Cappuccini un castello, il
terreno circostante e mille ducati in oro per la
fondazione di un Convento, i cui ruderi dominano ancora
il centro abitato di Nocera Terinese; nella chiesa
conventuale, dedicata all'Assunta, la famiglia ebbe la
propria Cappella Gentilizia ed il diritto al
seppellimento dei propri morti, mantenuto fino alle
leggi napoleoniche. La famiglia ha sempre posseduto
vasti terreni. Nella prima metà del 1800 un altro
Silvio Ventura diede un grosso impulso
alla modernizzazione dell'agricoltura, mettendo a
coltura vasti terreni allora boscati, piantando olivi e
gelsi, introducendo nuovi sistemi di coltivazione,
costruendo filande, molini per cereali e perfino un
impianto per l'estrazione della liquirizia, diffusissima
nel territorio. Al 1839 risale la costruzione del primo
oleificio azionato a forza idraulica, con presse
idrauliche che sostituivano i primitivi torchi a vite
(2). A Falerna possedevano, tra
i vigneti, una Villa costruita nel Settecento nel luogo
dove esistenva un precedente fabbricato adibito a
Magazeni di
Vino, così lo definiva il Pacichelli in una
stampa del Seicento, annessa alla Villa vi è la Cappella
dedicata a San Foca(3). |
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Falerna, Villa Ventura, e
Cappella di San Foca |
Nocera Terinese, Palazzo
Ventura |
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Note:
(1)
- Blasonatura a cura di Umberto
Ferrari in "Armerista Calabrese", La Remondiana,
Bassano del Grappa 1971, pag. 67.
(2)
- Dal sito web:
La storia
(3)
- Enrichetta Salerno,
Villa Ventura
in
Un presidio di
civiltà -
Dimore storiche vincolate in Calabria,
a cura di Giorgio Ceraudo, Rubbettino editore, 1998. |
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