Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia de Simone

a cura del dott. Arnaldo Raffaele Antonio Maria de Simone di Caspoli - Parte Prima

Arma: d’azzurro all’albero terrazzato, accollato d’un serpente al naturale e accostato da due rose di rosso gambute e fogliate di verde(1).  Timbrato da un elmo all’antica, cimato da un cercine e sormontato da una corona di  Barone (di tipo tollerato, con i tre giri di perle con alternate quattro più grosse).
Sostegni: due leoni di oro rampanti ed affrontati.
Elmo: del tipo a “becco di passero”.
Lambrecchini (o Svolazzi): azzurro e rosso.
Motto: non praevalebunt   
Forma dello scudo: di tipo “normanno” o “gotico antico”.
Trasmissibilità: è prevista per tutti i legittimi discendenti purché “ex corpore” dal primo titolare.

Le più antiche memorie certificate della Famiglia de Simone ci portano al 1647 quando un cavaliere di ventura di nome
Antonio de Simone (
~1600 † 31 ottobre 1668), dottore in UJD(2), acquistò il feudo di Caspoli  e ne divenne Barone(3.
Il rogito di acquisto del feudo di Caspoli, redatto il 3 giugno 1647 dal Notaio Diego De Crescenzo(4), recita: "...col Banco della giustizia, e giurisdizione delle prime e seconde cause, civili, criminali, e miste, e col mero e misto imperio, colla potestà del gladio, con le quattro lettere arbitrarie,e colla facoltà di comporre e transigere delitti, e commutarne la pena corporale in pecuniaria, e quella di rimettere in tutto o in parte, soddisfatta prima la parte lesa, e con tutte le prerogative che sono de Jure Baronii, e del Feudo con tutti i suoi membri, introiti, corpi ed entrate, et signatur coll’infratti corpi..." e, pertanto, detto Antonio ed i suoi eredi dovevano rispondere solo al Sovrano dei loro atti. Non era quindi un Suffeudo.
In precedenza furono feudatari e proprietari del castello di Caspoli, feudo in Terra di Lavoro oggi frazione di Mignano Monte Lungo in provincia di Caserta:
1517 - Giovanni Filippo ed il figlio Giovanni Vincenzo Galluccio vendono il Castello di Caspoli della Provincia di Terra di Lavoro a Vincenzo Monsorio (Regi Quinternioni XV fol.102).
1525 - Risulta tassato come proprietario Giovanni“Gallutius”.
1536 - Risulta tassato come proprietario della Terra di Caspolo Vincenzo Galuccio.
1575 - Orazio Galluccio vende a Giovanni Girolamo Scaglione il Castello di Caspoli (Regi Quin.92, fol.261).
1600 - Antonio Scaglione vende a Camillo de Curtis, avvocato fiscale del Real Patrimonio, il Castello di Caspoli (Regi Quin. 33, fol.128).
1604 - Vincenzo San Marco vende al Principe di Conca il Castello di Caspoli (Quin. 33, fol. 128).
1624 - Giulio Cesare di Capua, principe di Conca, vende a Giovanni Battista di Capua, marchese di Campolattaro, la terra di Caspoli.(Quin. 69, fol. 206).
1631 - Giulio Cesare di Capua, principe di Conca, vende a Giovanni Andrea d'Oria, principe di Melfi, le terre di Caianiello e Caspoli (Quinte. 86, fol.72)
1647 – Giovanni Andrea III, principe di Melfi vende a UID Antonio de Simone il Castello di Caspoli. (Regis Cancellaris, Privilegio fol. 148) – Liggiomaggio prestato da detto Barone Don Antonio de Simone in Regia Cancellaria Priv. fol. 183.

La famiglia  fu feudataria  di Caspoli per circa 141 anni; nel 1788 il feudo fu venduto, come si vedrà in seguito, ai Caracciolo, ma i de Simone conservarono il titolo di Barone (retinenti titulo).
I nomi dei baroni del feudo di Caspoli, dal 1517
a pochi anni prima dalla promulgazione delle leggi eversive della feudalità nel Regno di Napoli, sono riportati nei  “Regi Cedolari di Terra di Lavoro”,  libro conservato dall’Archivio di Stato di Napoli – volume 11, anno 1785 – da pag.492 a 497 di cui si riproducono le ultime due pagine con la loro trascrizione:


Foglio 9

D. Gio[vanni] Lonardo Aliberti in [ducati] 25.-.19 de quali potrà disponere ad ogni suo piacere colla restituz[ion]e della presente firmata, e sug[ella]ta. Napoli 4 Lug[lio] 1785. Sono [ducati] 25.-.19 Michele Ariano Sforza [...].

E per me li sud[ett]i [ducati] 25.-.19 li pag[he]rò alla R[egi]a Corte e per essa alla R[egi]a Cassa della Tes[ore]ria g[enera]le di questo Regno e sono per l’intero importo di [...] Tassati dovuti dall’od[ier]no B[aro]ne D. Fran[cesc]o de Simone su di due Relevi anticipatam[en]te pagati, uno nell’anno 1708, e l’altro nelli anni 1743, 1746, e 1747 per la T[er]ra di Caspoli in Prov[inci]a di T[er]ra di Lavoro, e controp[aga]ti d[ett]i Relevi uno per morte di D. Lorenzo de Simone seguita a 30 Nov[emb]re 1698 e l’altro per morte di D. Nicola de Simone seg[ui]ta a 6 Marzo 1763, andando incluso in detta summa anche l’interesse del ritardato pagamento di d[ett]i jus Tapeti g[iust]a la liquidaz[ion]e fattane dal magnifico Rap[presentan]te del R[egi]o Ced[olari]o con sua Relaz[ion]e del p[ri]mo del cor[ren]te mese, ed anno, restando con d[ett]o pagam[ent]o essa R[egi]a Corte intieram[en]te sodisfatta di d[ett]o jus Tapeti, e loro interessi, senza potere altro pretendere per laCausa sud[ett]a, con dichiaraz[ion]e, che tanto la sud[ett]a somma, quanto tutte le altre occorse per l’intestaz[ion]e si sono fatte di mio proprio denaro per ripeterle da d[ett]o magnifico B[aro]ne de Simone, e cosi pagate per Napoli li 4 Lug[li]o 1785 = N[otar]o Gio[vanni] Lonardo Aliberti. Die 5 m[ensi]s Julij 1785 = Recossi = Molinari Razionalis.
Che per ciò certificandovi del pred[ett]o vi diremo, che in esecuzione del sud[ett]o preinserito Dec[re]to, et stantino gli adempim[en]ti già serviti a tenore del med[esim]o, dobiate far descrivere, ed intestare nei libri del R[egi]o Ced[olari]o la T[er]ra di Caspolo, e sua Giurisd[izion]e in benef[ici]o del magnifico Barone D.


Foglio 10

D. Fran[cesco] de Simone g[iust]a la sud[ett]a vostra suscritta Relaz[ion]e, ad ist[anz]a del R[egi]o Fisco. Data in Napoli ex R[egi]a Cam[er]a [di] Sum[maria] die 5 m[ensi]s Julij 1785 = D. Angelus Cavalcanti M.C.L. = D. Nilus Malena R[egio] C[consultore], Vincentius Radice m.ro a.m, Carolus Carnevale attuarius.

Et sic praed[ict]o

D. Franciscus de Simone tenet.

Prò

Caspolo in     13.2..7

Jurisd[ict]e 2.a Causarum Civilium, Criminalium, et Mixta d[ict]e T[er]re in 2.19   14.6

                                                                       Molinari (era il Razionale addetto)

Purtroppo oggi il ricordo dell’antico periodo è quasi del tutto dimenticato, restano alcuni documenti cartacei e le rovine dimenticate del Castello feudale. Nelle sottostanti fotografie: i ruderi dell'antico castello di Caspoli e dell'annessa Chiesetta edificata nel 1670 dal Barone Lorenzo de Simone (1630 circa † 30.11.1698), figlio primogenito ed erede di Antonio (~1600 † 31 ottobre 1668); impalmò nel dicembre del 1633 donna Caterina Cedronio, figlia dei marchesi di Rocca d’Evandro e Signori di Camino, e sorella di Benedetto, marchese di Rocca d'Evandro che sposò nel 1659 Maria Vittoria Bourbon dei Marchesi di Santa Maria dell’Umbria.


Un'ala dell’antico castello feudale di Caspoli.

Ingresso principale dell’antico castello feudale di Caspoli.


Ciò che rimane della Chiesetta annessa al castello feudale di Caspoli.

I suddetti coniugi generarono Nicola Antonio Lelio (Roccamonfina, ~1660 † 6.3.1763), 3° Barone di Caspoli, rese l'anima a Dio alla riverente età di 103 anni circa.
Francesco de Simone fu il suo erede; con atto
stipulato dal Notaio Donato Antonio Cervelli di Napoli in data 29 luglio 1788 vendette a beneficio del Duca di Mignano e Roccaromana Don Vincenzo Caracciolo del quondam Don Giuseppe, il feudo di Caspoli per ducati diciassettemila. L'atto di compravendita che consta di ben 50 pagine è conservato nell’Archivio Notarile Distrettuale di Napoli; una copia, corredata di trascrizione, è in possesso del Comune di Mignano Monte Lungo (di cui Caspoli è una frazione).


Pagina contenente l’indicazione conosciuta come “Retinenti Titulo”. Cioè l’antenato vende il feudo ma non il titolo nobiliare,
 che da semplice qualifica di feudatario passa a onorifico.

Nel 1806 fu abolita la feudalità ad opera di Re Giuseppe Napoleone, il successivo sovrano, Gioacchino Murat, riorganizzò i Comuni alla luce della nuova realtà, cercando di conservare il deliberato dei feudatari, e decise col Decreto 922 pubblicato nel bollettino delle leggi dell’anno 1811 al n.104: “Caspoli Comune di Terra di Lavoro, Distretto di Nola, Circondario di Cervaro, viene annesso al comune di Mignano”.

Così Caspoli perse così la propria indipendenza divenendo definitivamente parte del Comune cui era stato accorpato da un suo feudatario.

Il Barone Angelo Antonio de Simone (n. ~ 1750), figlio di Francesco, sposò, in prime nozze, Maria Vincenza Paparello; non fu un matrimonio di interesse come si usava all'epoca, li legava un amore profondo. Nel 1799, anno caratterizzato dalla nascita della Repubblica Napoletana, un'ala dell'avita dimora andò a fuoco, nelle fiamme morirono Maria Vincenza e il figlio primogenito Nicola, Biagio (2.2.1799  †  23.5.1799). Il Barone decise di cambiare stile di vita facendosi chiamare Michele Arcangelo, dal nome della chiesa dove era stato battezzato il figlio (Chiesa di S. Michele Arcangelo in Itri - Latina) e dispose che tutti i suoi eredi dovevano chiamare Maria i propri figli, per perpetuare il ricordo della moglie.
Oggi, a distanza di oltre due secoli, questo gesto d'affetto per l'antica e sfortunata antenata è sempre stato rispettato; infatti l’ultimo nato in casa de Simone (anno 2002) si chiama Ugo, Antonio, Luca, Maria.

Pregevole  scultura lignea cm 68x54x20 - La coronetta sembra di fantasia perché non è molto usata, è una corona di Barone
secondo l’araldica spagnola. A destra:
Anello (chevalier in oro) con lo stemma della Famiglia de Simone

Il Barone Alfonso, Maria, Michele de Simone (Napoli, 31.10.1845 † ivi, 28.4.1903, figlio dell'Avvocato Don Salvatore Maria e di Luisa Amante (1821 † 1898), si laureò in Giurisprudenza all'Università di Napoli nel giugno del 1873; sposò a Napoli nel 1879 Rosa Mosca (Napoli, 1855 † 1943).


Foto dell'aprile del 1900 del Barone Alfonso Maria de Simone (1845 † 1903)

I coniugi generarono Arnaldo, Romano, Maria  (Napoli, 9.8.1894 † 29.5.1961) che impalmò a Napoli nel 1922 Bice Teresa Ceresa (Napoli, 1897 † ivi, 1986).


Fotografia scattata a Napoli sul piazzale antistante l’Eremo dei Camaldoli nel 1933, ritrae Don Arnaldo Romano Maria de Simone (1894 † 1961) con la sua automobile, una FIAT 514/Limousine (versione allungata con rifiniture più accurate e 4 porte al posto delle classiche 2), acquistata nel 1930.
In primo piano un frate “camaldolese” nel caratteristico abito bianco, essendo un eremitaggio maschile il suolo non poteva essere calpestato da
donne e il divieto si estendeva alle femmine d’ogni specie; dal 1998 essendo i monaci pochi e anziani furono sostituiti da suore “Brigidine”
provenienti dalla Svezia. S’intravede un’amica di famiglia rimasta all’interno dell’auto.

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Note:
1) - Rivista Collegio Araldico - Anno 1928 e Commissione araldica napoletana - fascicolo B 102, pag. 20 - Archivio di Stato di Napoli.
2) - L’acronimo U. J. D. è l’abbreviazione di Utroque Jure Doctor oppure di  Utriusque Juris Doctor,
dottore nell'uno e nell'altro diritto (civile e canonico); le dizioni sono entrambe accettabili perché tutte e due le forme sono state usate nel tempo, la prima è la più comune mentre la seconda è latinamente più corretta. Così come si può adoperare la I o la J per "iure".
3) -
ASN, Regi Cedolari di Terra di Lavoro,  anno 1785 (volume 11, pagg. 492 v. – 497).
4) - Archivio di Stato di Napoli - Fondo Notai del ‘600, volume 194/24 pagg. 169/177 e Archivio Doria Pamphilj di Roma - scaffale 15 n°68.

Fonti:
-
“Archivi del Comune di Napoli”;
- “Archivi di varie Parrocchie del territorio metropolitano”;
- “Antica pergamena di Laurea in Giurisprudenza rilasciata dall’Università di Napoli  nel 1830”;
- “Antica pergamena di Laurea in Medicina rilasciata dall’Università di Napoli nel 1839”;
- “Cancelleria della Curia Arcivescovile di Gaeta”;
- “Archivio Parrocchia S. Maria dei Vergini di Napoli - documento compilato nel 1938, ricopiato e sottoscritto dal Parroco e dalla Cancelleria della Curia Arcivescovile di Napoli nel 2000”;
- “Archivio di Stato di Napoli” –  Estratto autenticato tratto dal volume 374 dei “Regi Privilegiorum” (da pag.69), contenente il Regio Assenso alla vendita”;
- “
Decreto del Ministero dell’Interno del 21/02/2003”;

- “Francesco Bonazzi di Sannicandro - Le ultime intestazioni feudali registrate nel Cedolari di Terra del Lavoro - Anno 1910”.
 

Indice pagine
Famiglia de Simone - Parte I
Famiglia de Simone - Parte seconda
Albero Genealogico

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