Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Reggio |
Sunto di “La
Storia dei Reggio, Principi di Aci Sant'Antonio e San Filippo” - Parte I
Copyright ©
Franco Reggio d'Aci,
Principe di Aci Sant'Antonio e San Filippo |
Arma: di azzurro alla
fascia di oro, accompagnata da quattro stelle dello stesso, tre
in capo ordinate in fascia, ed una in punta. |
© Arma della Famiglia Reggio Principi di
Aci Sant'Antonio e San Filippo
Linea primogenita |
L’antica e nobile famiglia siciliana
Reggio o Riggio risulta presente in Sicilia sin dalla
fine del XII secolo (Signori di Calatabiano, Catania);
il capostipite noto è Antonino Reggio (o Riggio),
barone di Comiso (1310 ca.)
che visse a Lentini (Siracusa).
Si diffuse in origine prevalentemente a Catania, Messina
e all’inizio del 1400 a Palermo.
Furono più volte deputati del Regno di
Sicilia, senatori e pretori di Palermo, maestri
razionali del real patrimonio, cavalieri dell’Ordine di
Malta, cavalieri dell’ordine reale portoghese di S.
Giacomo della spada.
Numerosi membri della famiglia sono
sepolti nella Cappella Reggio (o Riggio) della basilica
di S. Francesco d’Assisi a Palermo, altri nella Cappella
della Sacra Famiglia, giuspatronato dei Reggio, nella
chiesa del Gesù a Palermo. |
Palermo, sepolcro
di don Pietro Reggio - Anno 1622 |
Girolamo Reggio fu cappellano maggiore del Regno
di Spagna alla corte del Re Filippo II (ca. 1585).
Stefano Reggio e Santostefano (1610 ca.
† 1678) fu 1°
marchese della Ginestra (1652),
principe di Campofranco
(1654), 1° principe di
Campofiorito (1660), 1°
principe di Aci Sant’Antonio e San Filippo
(1672), duca di Valverde,
barone di Valguarnera Ragali
e fondatore della città di Aci Trezza. E’ sepolto nel
Santuario della Madonna di Valverde (Catania).
Luigi Reggio e Branciforte (1677
†
1757), 3° principe
di Aci, 4° principe di Campofiorito, 3°
principe della Catena, duca
di Valverde, fu cavaliere di gran croce dell’ordine
gerosolimitano (o di Malta), cavaliere dell’ordine reale
di S. Giacomo della spada, viceré di Valencia (Spagna).
Inoltre fu ambasciatore del Re di Spagna (Filippo V)
presso la Repubblica veneta e presso il Re di Francia
(Luigi XV), grande di Spagna di 1^ classe, cavaliere
dell’Insigne
Real Ordine di S. Gennaro, cavaliere
dell’Ordine di S. Spirito e cavaliere del
Toson d’Oro. Il suo monumento funebre si
trova nel Santuario della Madonna di Valverde (Catania). |
Napoli - Arma della
Famiglia Reggio con l'insegna dell'Ordine di San Gennaro |
Il titolo di Principi di Aci Sant’Antonio e San Filippo
deriva dal privilegio del 10 luglio 1672 a favore di
Stefano Reggio e Santostefano. Ultimo formalmente
investito del titolo (Elenco nobiliare del 1828) fu
Giuseppe Reggio e Reggio († 1870).
Per la successione siciliana molti di
questi titoli passarono, per via femminile, prima in
Casa
Branciforte e , quindi, in casa Lanza di
Trabia, e rimase alla famiglia Reggio solo il
Principato di Aci Sant’Antonio e San Filippo, legato da
Stefano Reggio e Santostefano a fedecommesso agnatizio
mascolino. |
Chiesa
madre di Aci Catena (Catania) dove è sepolto
Don Gioacchino Reggio e Corvino. A destra:
Santuario della Madonna
di Valverde (Catania) dove è
sepolto
il principe Luigi Reggio e Branciforte |
Tra i membri della famiglia sono presenti numerosi
vescovi: Carlo, vescovo di Mazara (1681);
Andrea, vescovo di Catania (nel 1693 fu
ricostruttore del Duomo e degli edifici religiosi di
Catania distrutti dal terremoto del 1693);
Roma, Basilica di
Santa Maria Maggiore, lapide in memoria del
Vescovo Andrea Reggio. |
Agatino
Maria, vescovo di Cefalù (1752); Antonio,
vescovo di Lipari (1804); inoltre frequenti sono gli
Abati, le Abbadesse, i Sacerdoti Gesuiti e le Suore
Benedettine (alcune, come Suor Benedetta Maria Reggio,
onorate dalla Chiesa cattolica come “Venerabili”). |
I
Reggio che vissero a Napoli (capitale del Regno di
Napoli e, successivamente, del Regno delle Due Sicilie),
ricoprendo cariche prestigiose presso la Corte Reale dei
Borbone, furono in ordine temporale: Michele Reggio e
Branciforte (1682
† 1772), Stefano Reggio e Gravina
(1700 ca. † 1790), Andrea Reggio e Corigliani (1782 †
1854) e Giuseppe Reggio e Reggio ( ? † 1870). |
Libro scritto e pubblicato nel 1752, con dedica a Frà
Don Michele Reggio e Branciforte |
Michele Reggio e Branciforte (n.
gennaio 1682, Palermo
† febbraio 1772, Napoli) fu
nominato Cavaliere (28.05.1689, a 17 anni) ed infine Balío e Priore del Sovrano Militare Ordine di Malta,
così che venne chiamato nell’ambito del citato Ordine:
“Fra’ Michele Reggio”.
Dopo aver servito sin da molto giovane sulle galee
dell’Ordine di Malta, entrò nella Marina del Regno di
Spagna, rimanendo al servizio della Spagna, come
comandante di galee, per più di 19 anni.
Il 7.06.1720 (all’età di 28 anni) Filippo V, Re di
Spagna, lo nominò Comandante di Squadra navale. Nello
stesso anno prese parte, agli ordini del comandante
spagnolo don Carlo Grillo, alla spedizione navale di
soccorso a Ceuta, assediata dalle forze del Sultano del
Marocco, proteggendo lo sbarco delle truppe di terra.
Nell’anno 1722 catturò, nel mare di fronte a Barcellona,
la nave corsara tunisina “La Rossa” con 77 marinai mori
(n.d.r. = arabi) e, l’anno seguente, nelle acque di
Alicante, una nave algerina con 96 marinai berberi. |
© Napoli - Ritratto di Don Michele Reggio
e Branciforte
Traduzione della frase latina: “Fra’ (= Frate, era
Priore dell’Ordine di Malta) Don Michele Reggio,
Cavaliere [degli Ordini] del Toson (= Vello) d’oro e
di San Gennaro, Comandante Generale (= Prefetto) della
Regia Flotta Marittima, e vicegerente delle Regge (
Regni di Napoli e di Palermo) in questo
Regno, iscritto a questa
Arciconfraternita dei Bianchi dello Spirito Santo
(1)
il giorno 23 di Aprile del 1744” |
Negli anni successivi fu incaricato sia
del trasporto via mare di numerosi convogli di truppe di
terra sia di azioni corsare, catturando nell’anno 1728,
in prossimità del Capo di Gata (sulla costa mediterranea
sud della Spagna, in prossimità della città di Almería),
una goletta tunisina. In questo stesso anno (all’età di
36 anni) fu nominato Tenente Generale della “Real Armada”
e Comandante in seconda delle galee spagnole.
Nel maggio dell’anno 1731, dopo la morte del duca di
Parma e Toscana Antonio Farnese, e a seguito delle
problematiche di successione dinastica intervenute (il
duca era morto senza eredi diretti), il Re di Spagna
(spinto dalla Regina Elisabetta Farnese) ordinò a
Michele Reggio di unirsi, con la sua flotta, alla
squadra del marchese
Mari,
incaricata di trasportare truppe di terra spagnole da
Barcellona a Livorno, per l’occupazione dei ducati di
Parma e Toscana, a favore del principe don Carlo di
Borbone, figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese.
La squadra di Michele Reggio si
componeva di 7 galere e di 48 navi da trasporto con 5
reggimenti di fanteria e uno di cavalleria, per un
totale di circa 7500 uomini, che furono sbarcati a
Livorno nel mese di ottobre 1731. |
© Napoli - l'arma di Don Michele Reggio
con le insegne del S.M.O. di Malta |
Dopo l’occupazione dei ducati di Parma e
Toscana, la squadra del marchese Mari salpò da Livorno
per ritornare in Spagna mentre la squadra di 7 galere
comandata da Michele Reggio, unitamente a 3 navi del
ducato di Parma e Toscana, salpò per raggiungere il
porto di Antibes (Francia), dove nel frattempo si era
recato l’infante
Carlo di Borbone, che fu imbarcato e portato
a Livorno. Il viaggio in mare fu notevolmente burrascoso
e Carlo temette così seriamente per la sua vita, che
all’arrivo a Livorno fece celebrare una Messa di
ringraziamento per lo scampato pericolo.
Il 14 aprile dell’anno 1732, mentre rientrava
dall’Italia in Spagna con 7 galere, per unirsi alla
squadra comandata da don Francesco Cornejo, destinata
alla spedizione contro Orano e Mazalquivir (basi navali
algerine), Michele Reggio, avendo avvistato all’altezza
del Capo Creus (all’estremo nord della costa
mediterranea della Spagna, quasi al confine con la
Francia) uno sciabecco corsaro algerino armato di 16
cannoni tradizionali e di 12 bocche da fuoco per il
lancio di palle di pietra, si lanciò all’abbordaggio
utilizzando per l’assalto solo la “galea capitana” [n.d.r.
un tipo di galea] che era la sua propria galea ed
ottenendone la resa. |
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Sciabecco algerino armato con 13 pezzi di artiglieri
per ogni lato. A destra: Riproduzione della "galea
capitana" di Michele Reggio
con a
prua il rostro di ferro e i 5 cannoni di cui essa era
dotata. |
Dopo di aver lasciato a Cartagena di
Spagna gli 83 prigionieri algerini catturati, si unì, ad
Alicante, alla spedizione navale sopra citata, che salpò
il 22 di giugno del 1732 per gettare le ancore, il 29
dello stesso mese, ad Aguadas, porto vicino a
Mazalquivir (in Africa), che era stato scelto per lo
sbarco delle truppe destinate alla conquista di Orano.
Nell’anno 1734, dopo la conquista del
Regno di Napoli ad opera dell’infante Carlo di Borbone
(con l'ausilio di ulteriori
truppe spagnole, al comando del marchese di Montemar,
sbarcate a Livorno nell’anno 1733), Michele Reggio e
Branciforte, rinforzò la flotta di galee al suo comando
con altre cinque navi da guerra e varie navi da
trasporto, assumendosi il compito di condurre da Napoli
al Salento (in Puglia) le truppe del marchese di
Montemar, che in totale assommavano a 20.000 uomini ed
erano destinate alla riconquista della Puglia e,
successivamente, della Sicilia (allora occupata dagli
Austriaci). |
Nel 1735 la squadra navale di Michele
Reggio, composta di 5 navi, 3 fregate, 7 galere, 2
bombarde (navi a 2 alberi, dotate di mortai installati a
prua) e 225 imbarcazioni da trasporto, realizzò uno
sbarco di truppe in prossimità di Palermo, cosicché nel
luglio del medesimo anno, occupata la Sicilia, Carlo di
Borbone poté venir proclamato anche Re di Sicilia. |
Nel giugno del 1735 (a 53 anni) lasciò
le sue cariche nella “Real Armada” di Spagna per passare
al servizio del Re di Napoli e Sicilia, Carlo di
Borbone, con la carica di Capitano Generale delle galee
e dell’Armata navale di quei Regni.
Una delle principali preoccupazioni di
Carlo di Borbone, una volta divenuto Re di Napoli nel
1734, fu quella di creare le forze navali, sino ad
allora inesistenti, necessarie per la difesa del Regno e
la sicurezza del traffico commerciale marittimo, allora
continuamente assalito e depredato dai pirati e dai
turchi.
Carlo si orientò verso la realizzazione
di una flottiglia leggera e veloce, il cui allestimento
venne affidato al Capitano Generale Michele Reggio.
Furono pertanto mandati a prendere a Civitavecchia
(Lazio, Stato Pontificio) due scafi, acquistati, su
incarico del Re, dal Cardinale Troiano
Acquaviva, ambasciatore dei Regni di Spagna e
di Napoli presso il Pontefice. Gli scafi furono
completati e armati nell’arsenale navale militare del
Regno di Napoli.
Nel medesimo arsenale fu costruita,
nell’anno 1735, la nave caposquadra della Marina dei
Regni, battezzata, in onore dei Reali di Spagna, “S.
Felipe y S. Isabel”. |
© Manifestazione navale nella rada
di Napoli - Il molo grande fu prolungato sulla destra da
Michele Reggio e Branciforte,
per ampliare il porto e proteggerlo meglio. |
Nell’anno 1736 i Regni di Napoli e
Sicilia disponevano di quattro galere e si procedeva,
secondo gli ordini di Carlo di Borbone e la guida di
Michele Reggio, non solo alla promulgazione del bando
per il reclutamento degli equipaggi, ma anche alla
costruzione di ulteriori quattro navi.
Il 18 dicembre 1737 Michele Reggio si
recò a Madrid per essere insignito dal Re di Spagna
Filippo V del Real Ordine del
Toson d’Oro. Poco dopo, l’11 febbraio 1738 il
Pontefice Clemente XII promulgò in Roma (Basilica di S.
Maria Maggiore) un “Breve” nel quale veniva concessa a
Michele Reggio la facoltà di godere dei benefici e delle
rendite di tale Ordine contemporaneamente agli analoghi
benefici e rendite propri dell’Ordine di Malta, a cui
egli già apparteneva. |
Il 6 luglio 1738 Michele Reggio fu
decorato da don Carlo, Re di Napoli e Sicilia, con
l’Insigne Real Ordine (I.R.O.) di San Gennaro, istituito
proprio in quell’anno.
Contemporaneamente alla creazione della flotta di
don Carlo, Michele Reggio, realizzò con
l’approfondimento del suo fondale, la nuova “via Marina” che dall'Arsenale
conduceva al Forte del Carmine. |
Napoli - sulla
sinistra il Palazzo della Deputazione
(3), detto dell'Immacolatella. Michele Reggio
per chiudere un'area minore del porto
e potervi
inserire, perpendicolarmente, il Molo Piccolo,
fece costruire un ponte e l'edificio della "Deputazione
della Salute". A destra: Ciò che resta
del Forte del Carmine o
Castello
dello Sperone. |
Nell’anno 1744, a causa della discesa in campagna
militare, al comando del suo esercito, direttamente di
don Carlo, contro gli austriaci – che minacciavano
pericolosamente di riprendersi il Regno di Napoli
(campagna conclusasi con la battaglia vittoriosa di don
Carlo a Velletri il 10-11 agosto 1744) - Michele Reggio
fu nominato dal Re Viceré dei Regni di Napoli e Sicilia
(carica tenuta dal 21-03.1744 al 13.11.1744), affinché
li amministrasse in sua assenza come suo vice. Tale
amministrazione riguardò anche le azioni intraprese per
fronteggiare le gravi calamità naturali che si
presentarono improvvisamente nei due Regni (pestilenza
nelle città di Messina e di Reggio Calabria). |
Dall’anno 1750 al 1752 furono realizzate
da Michele Reggio grandiose opere di ristrutturazione
dell’Arsenale navale di Napoli, che permisero la
costruzione di nuove fregate, tecnologicamente più
avanzate (battezzate “Santísima Concepción” e “S.
Amalia” e costruite sotto la direzione operativa del
capomastro spagnolo Mattia de Miranda), simili nella
forma al modello della fregata “Concepción”, acquistata
nell’anno 1743 dall’arsenale navale di Cartagena di
Spagna. |
Curò, su incarico del Re Carlo, la
costruzione del “Real Albergo dei Poveri”, grandioso
edificio progettato dal celebre architetto Ferdinando
Fuga (1699
† 1782) e destinato ad ospitare, curare
ed istruire i numerosi mendicanti del Regno, provenienti
da ogni parte d'Italia in cerca di lavoro (a quei tempi
la città di Napoli era la città più popolosa subito dopo
Parigi). |
Napoli - veduta dall'alto del Real
Albergo dei Poveri |
In qualità di Comandante generale della
Marina militare dei Regni di Napoli e di Sicilia e di
prozio di Francesco Caracciolo (Lucrezia Reggio e
Branciforte(2), sorella di Michele Reggio, aveva
sposato don Francesco
Pescara di Diano, nonno di
Francesco Caracciolo) fu maestro di vita e di marineria
di
Francesco Caracciolo (1752
† 1799), che fu da lui nominato, già
all’età di 5 anni (1757), guardiamarina soprannumerario
del Regno, con dispensa dal servizio per la minore età,
e che più tardi sarebbe divenuto ammiraglio e
martire della
Repubblica Napoletana del 1799. |
Calvizzano (Napoli), lastra in
ricordo di Lucrezia Reggio Branciforte (Acitrezza, 1684
† Napoli, 1764), figlia di
Stefano principe di Acri e di Dorotea Branciforte,
moglie di
Francesco Pescara di Diano († 12.09.1719), 1° duca di
Bovalino e duca di Calvizzano.
A destra: stemma partito Reggio Branciforte e Pescara di
Diano |
Infine nell’anno 1759, quando Carlo di
Borbone salpò da Napoli per andare a prendere possesso
della corona di Spagna, Michele Reggio, già Consigliere
di Stato, fu nominato (insieme al nipote Stefano
Reggio e Gravina) anche membro del Consiglio di
Reggenza, destinato alla rappresentanza legale ed
all’educazione del futuro Re di Napoli e Sicilia
Ferdinando IV (allora di circa 8 anni di età) sino al
raggiungimento della maggiore età.
Per dare soccorso ai malati bisognosi
del principato di Aci Sant’Antonio e San Filippo, fondò
nel 1762, in un’ala del piano nobile del Palazzo del
Principe Reggio di Aci Catena, l’ospedale consacrato a
“Maria SS.
degli Abbandonati”. |
© Napoli - Sepolcro di Michele Reggio e
Branciforte (situato al fondo della navata centrale,
vista dall'Altare maggiore della Chiesa).
La chiesa era parte integrale dell'immobile all'epoca
sede del S.M.O. di Malta, dove visse prevalentemente Don
Michele, ad eccezione
del periodo dal marzo al novembre del 1744, quando
alloggiò a Palazzo Reale per svolgere le funzioni di
Vicerè. |
Michele Reggio fu anche collezionista e
studioso di monete antiche, dotate di iscrizioni in
lingue morte (le cosiddette “lingue dotte”) che egli, a
fini storici e culturali, cercò di decifrare,
riconoscendo però infine l’impossibilità di riuscire
nell’impresa. Su questo argomento tenne frequente
corrispondenza scritta con diversi insigni studiosi
spagnoli di lingue antiche dell’epoca (Gregorio Mayans,
don Manuel Martí decano di Alicante, etc.)
Rese l'anima a Dio in Napoli nel mese di febbraio 1772,
a 90 anni, 1 mese e 7 giorni di età e fu sepolto a
Napoli nella
Chiesa di San Giovanni a Mare dove, in vita, aveva sede
la sua "Prioría di Napoli dell’Ordine di Malta". |
© Napoli - Epigrafe in latino sul sepolcro
di Michele Reggio e Branciforte.
|
Il testo dell'epigrafe latina è opera di
Francesco Serao, famoso medico e letterato napoletano
(1702
† 1783) e può essere così riordinato ed
interpretato, secondo la logica della lingua italiana:
"CIÒ CHE FU MORTALE DI MICHELE REGGIO, QUI È SEPOLTO
Il quale, nato dai Principi di
Campoflorido, consacrò la giovinezza secondo le regole
della religione gerosolimitana, la restante parte della
vita ai tempi di Filippo V Re di Spagna, del figlio
Carlo e del nipote Ferdinando IV Re delle due Sicilie (n.d.r.
cioè del Regno di Napoli e del Regno di Sicilia, allora
separati tra loro), dai quali conseguì tutte le
testimonianze di onore e di riconoscimento, il supremo
comando della marina, il seggio del vello d'oro (=
dell'Ordine del Toson d'oro) nel più sacro consiglio, e
le insegne regali dell'Ordine di San Gennaro, e alla cui
(= di Michele Reggio) provvidenza ed efficacia la città
(di Napoli) deve la via della Nuova Marina ed un porto
più ampio e più protetto presso la stessa; nonostante
che, nell'anno 1744, da una parte (n.d.r. cioè nella
parte sud del Regno di Napoli) una funesta pestilenza
invadesse i territori di Messina e di Reggio Calabria, e
da un’altra parte (n.d.r. cioè nella parte nord del
Regno di Napoli) una grande forza nemica (sottinteso:
invadesse) le terre d'Abruzzo, ed il Re Carlo fosse
costretto ad uscire in campo con l'esercito, (Michele
Reggio) suo vice (= suo Vicerè), portò avanti la guida
dei popoli, da ogni parte perturbati, tanto felicemente;
nonostante che lo ostacolassero le immani difficoltà dei
tempi, nulla (fu a lui) più avanti per virtù e sapienza;
si mostrò agli animi dei Napoletani come rarissimo ed
imperituro esempio.
Visse 90 anni, 1 mese e 7 giorni. E'
stato sepolto nel 15° giorno delle Calende di Febbraio
dell'anno 1772" |
_______________
Note:
1)
-
La Reale Compagnia e Arciconfraternita dei Bianchi dello
Spirito Santo, fondata nel 1560 ed esistente ancora ai
nostri giorni, era allora formata dai più illustri
Nobili del Regno di Napoli e presieduta dal Re dei Regni
di Napoli e di Sicilia. Aveva compiti di beneficenza
verso le ragazze povere (offriva loro la dote) ed i
bisognosi in genere, fornendo prestiti a basso tasso
d’interesse. Da essa ebbe origine il Banco di Santo
Spirito, dal quale derivò poi l’odierno Banco di Napoli.
2)
- Lucrezia
Reggio e Branciforte (1684 † 16.03.1764 Napoli): fu una
delle dame di Corte della Regina di Napoli e Sicilia,
sposò Don Francesco Pescara di Diano (? † 12.09.1719),
1° duca di Bovalino, feudo situato in Calabria.
Francesco apparteneva alla famiglia dei duchi Pescara di
Diano, nobili del Regno di Napoli. I Pescara ed i loro
discendenti frequentarono a Napoli Michele Reggio e
Branciforte. Figlio di Lucrezia fu Giovanbattista
Pescara di Diano, 2° duca di Bovalino.
La figlia di detta Lucrezia, Vittoria Pescara
(6.7.1715 † Napoli, 11.1.1795) sposò don Michele
Caracciolo, 1° duca di Brienza (Napoli, 12.2.1719 † ivi,
3.2.1797) e fu madre del famoso ammiraglio e martire
napoletano Francesco Caracciolo (Napoli, 18.1.1752 †
ivi, 29.6.1799).
3)
- I medici della Deputazione della Salute avevano il
compito di controllare. dal punto di vista sanitario, le
nani che attraccavano al porto, i loro equipaggi e
merci.
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