Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Arma: bandato ondato
innestato di oro e di nero(1).
Motto:
AB UNDIS AD ASTRA.
Residenza: Napoli |
© Napoli - Stemma della famiglia de
Mari
- anno 1849. |
La famiglia de Mari,
originaria di Genova ove nel 1528 fu aggregata all’albergo di
Usodimare, si trasferì una prima volta nel Napoletano ai tempi
degli
angioini,
ove ricoprì importanti cariche.
Diede origine alla famiglia
Serra con
Corso
che prese il cognome dal padre Serra, figlio di Ottone de Mari,
della Classe dei Visconti nel 1122
(2).
Guglielmo fu capitano di
galere; Angero, consigliere di re
Roberto II d'Angiò.
Fu ricevuto nell’Ordine
Gerosolomitano nel 1496.
Ritornò definitivamente verso la metà del secolo XVI e fu
ascritta al Patriziato napoletano del
Seggio di Porto nel
1690,
tale data è anticipata al 1679 dal
Musi
(3).
Il casato era ricchissimo e possedeva un proprio banco che nel
trentennio 1540-1570 presterà un milione di ducati alla corte
vicereale spagnola.
Gianvincenzo de Mari fu procuratore a vita della
Regia Camera della
Sommaria.
Geronima de Mari è ricordata per aver fondato a Napoli nel XVII
secolo l'istituzione benefica del "Conservatorio per fanciulle
vergini".
Il 23 aprile 1641
Giovan Battista de Mari venne insignito del titolo di
marchese di Assigliano e
Torrepiana; alla sua morte lascerà
un donativo di 20.000 ducati alla
chiesa di
S. Giorgio dei Genovesi a Napoli.
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© Napoli - Stemma famiglia de Mari |
I
feudi di Acquaviva delle Fonti e Gioia, in
terra di Bari,
messi in vendita dai creditori di Giosia
Acquaviva d'Aragona, 11°
duca di Atri, nel 1612 furono acquistati dai
Pinelli per
366 mila ducati.
Il 5 aprile 1664
Carlo I de Mari (1624 † 1697), figlio di Giambattista, marito di Geronima
Doria dal 1653,
si aggiudica
detti feudi per 216 mila ducati oltre 4800 ducati pagati
successivamente, messi in vendita ad istanza dei creditori del
marchese Paride Pinelli
(4).
Nell'aprile dell'anno successivo acquistò la città di Castellaneta in
Terra d'Otranto, e
il 18 dicembre 1665 Marianna d'Austria gli
conferì il titolo di principe di Acquaviva
delle Fonti. |
© Acquaviva delle Fonti - lastra tombale
di Carlo De Mari, principe di Acquaviva - 1697
Per gentile concessione del Prof. Francesco Liuzzi |
Nel 1686 Teresa, figlia di Carlo I, sposò Ottavio
de Medici dei principi di Ottaiano.
Il Casato nel 1800 fu ascritto al Libro d’Oro napoletano. |
© Napoli - Palazzo de Mari
dei
duchi di
Castellaneta. A destra:
Targa interno palazzo de Mari |
La
famiglia de Mari aveva in Napoli numerose proprietà in tenimento
di Porto e una maestosa villa nell'attuale Municipalità 5.
Il casato, in persona del marchese Giuseppe de Mari (n. 1862),
del Seggio di Porto, figlio di Francesco,
marchese di Castellaneta, e di Felicita
Statella
dei principi di Cassano, fu ascritto al
Real
Monte di Manso, istituto benefico avente lo
scopo di assicurare gratuitamente un’istruzione elevata ai figli
delle famiglie patrizie napoletane e a quelle nobili aggregate
come Montiste.
La famiglia risulta iscritta nell’Elenco
Ufficiale Italiano con Aurora de Mari (Napoli, 1847),
principessa di Acquaviva e marchesa di Assigliano o Torrepiana,
predicato di Castellaneta e Gioia del Colle, figlia di Giovan
Battista (1821 † 1886),
principe
di Acquaviva e marchese di Assigliano,
e della nobildonna Maria Giuseppa
d’Alessandro dei duchi di
Pescolanciano(Napoli,
1817 † 1893). |
© Acquaviva delle Fonti - stemma con le
insegne delle famiglie de Mari e Doria, imparentate.
Foto realizzata dal Prof. Francesco Liuzzi |
"Acquaviva delle Fonti (Ba) - Palazzo feudale
dei de Mari."
© Foto: dott. Carlo Longo de Bellis |
"Per la sua
plurisecolare storia ( l’edificazione del castello, rientrante
nel sistema delle nuove fortificazioni normanne, sarebbe stata
realizzata tra il 1129 e il 1136 ad opera del conte Cornulo;
esso avrebbe poi fatto parte dei 13 castra di Terra di Bari di
epoca federiciana) e per l’avvicendarsi, in esso, di numerosi
proprietari (tra cui i colti e raffinati Acquaviva d’Aragona),
nel palazzo feudale di Acquaviva per certo si realizza, già
prima dell’arrivo dei de Mari, uno stratificato processo di
trasformazione che progressivamente muta la sua primigenia
fisionomia e caratterizzazione militare-difensiva in quella di
confortevole palazzo...Più rilevanti ed evidenti sono i segni
che nel palazzo lasciano oltre che i
del Balzo (il cui
stemma
campeggia la di sopra di un antico portale di accesso dell’ala
nord), feudatari della città, sia pure in modo discontinuo, nel
XIV e XV secolo, gli Acquaviva d’Aragona, signori della città
dal 1499 al 1614. È quasi certamente da ascrivere ad essi,
infatti, la realizzazione, nell’ala sud del piano nobile, della
grande «sala nova» con ampia copertura a padiglione che un
documento secentesco descrive come abbellita da ornamenti
pittorici sia sul soffitto che sulle pareti («timpiata e
friggiata di pitture»).
E ad essi è del pari attribuibile la realizzazione, o la
ristrutturazione, della sala del lato nord caratterizzata da una
sequenza di peducci su cui è impostata la volta, essa pure a
padiglione e con rilevata cornice. Interventi, quelli degli
Acquaviva, che si muovono nella direzione dell’aumento ed
ampliamento degli spazi abitativi, e dell’ingentilimento ed
abbellimento degli stessi. Processo di cui si può cogliere
riflesso negli apprezzi secenteschi che del palazzo feudale
rimandano un’immagine di comfort, se non di eleganza e
raffinatezza, insieme a quella di solidità e sicurezza.
Ma è con i de Mari che (mediante un piano di interventi per
certo ideato e avviato da Carlo I, ma continuato dai suoi
successori con modalità e tempi non precisabili) l’edificio
subisce un più profondo rinnovamento evolvendo verso aspetto e
caratteri del palazzo signorile.".
Prof. Francesco Liuzzi |
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© Acquaviva
delle Fonti - Dimora de Mari detta Villa del Duca. A destra:
Dimora de Mari detta Villa del Duca
- Particolare -
Foto del Prof. Francesco Liuzzi |
Acquaviva delle Fonti - stemma partito de Mari -
Caracciolo. Da notare gli occhialini in ricordo di
un Caracciolo di Vietri che prestò gli occhialini al Re
Foto del Prof. Francesco Liuzzi |
FAMIGLIE IMPARENTATE CON CASA de MARI |
d'ALESSANDRO:
Giovanni B. de
Mari, principe di Acquaviva
e marchese di Assigliano († Napoli. 25 mag.1868) sposò nel 1842 Maria Giuseppa
d’Alessandro
(Napoli, 1817 † ivi, 1893).
CAPECELATRO:
Laura, figlia di
Carlo, principe di Acquaviva delle Fonti e di Maria Rosa Rosa Gaetani dell’Aquila d’Aragona dei
principi di Piedimonte, sposò nel 1803 Scipione
Capecelatro (1772 † 1851), figlio di Carlo e Nicoletta Brunassi, duca di Morrone, Scarfizzi e San Filippo, marchese di Casabona.
GAETANI
dell’AQUILA d’ARAGONA:
Carlo, 4° Principe d’Acquaviva
sposò donna Maria Rosa
Gaetani
dell’Aquila d’Aragona dei Principi di Piedimonte
.
MORMILE: donna
Maria Beatrice,
figlia di Carlo 4° Principe d’Acquaviva,
sposò nel
1795 Michele
Mormile
(Napoli,1769
†
Santa Maria Capua Vetere,1820), duca di Carinari e di
Marzanello.
PINTO:
il patrizio napoletano
Giuseppe de Mari dei Principi d’Acquaviva sposò nel 1823
Maria Giuseppa
Pinto y Mendoza (1787
† 1840)
dei principi di Ischitella. |
Convento della SS.Trinità di Baronissi
(Salerno) – Lastra con stemma della famiglia de Mari
© Foto di proprietà del Dr.
Gianpaolo Quaranta di Fusara |
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Note:
1)
- Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli -
Sezione Diplomatica.
2) - “Atti della Società Ligure
di Storia Patria” – Vol. I, fasc. 3, carta 240
3) - cfr.: "D. Confuorto,
Giornali di Napoli dal 1679 al 1699, Napoli 1930, p. 51"
e "A. Musi, Mercanti genovesi nel regno di Napoli, Napoli
1996, p. 124".
4) - cfr. atto del 25 febbraio
1697 rogato a Napoli dal notaio Francesco Nicola de Avetrana. |
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