Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Lucifero |
Arma:
d’azzurro alla fascia d’oro accompagnata nel capo da due stelle
dello stesso in una punta da una crescente montante d’argento
(1).
Altra: troncato d’azzurro e di rosso con la fascia
d’argento sulla ripartizione, il 1° carico di due stelle d’oro,
disposte in fascia, il 2° carico di un montante d’argento
(2).
Dimora: Crotone
Titoli: nobili di Crotone, nobili di Messina; baroni di:
Bagliva di Crotone e Papanice, Belvedere, Malapezza, Massanova,
Montespinello, Rocca di Neto, S. Nicolò, Zinga; marchesi
di Apriglianello. |
© Stemmi di Antonio e Giovan
Matteo Lucifero |
La famiglia Lucifero risulta stanziata nel Crotonese già
ai tempi degli Svevi; raggiunse il massimo splendore,
occupando importanti cariche ecclesiastiche, civili e
militari durante il periodo Aragonese e Spagnolo; furono
ascritti al patriziato del Sedile di S. Dionisio della
città di Crotone.
Nel 1481 i Lucifero con altre famiglie nobili di Crotone
fondarono il monastero di Santa Chiara.
Giovanpaolo e Marcantonio Lucifero,
capitani degli archibugieri, agli ordini di
Carlo di Lannoy, vicerè di Napoli, il 24
febbraio 1525 parteciparono alla
battaglia di Pavia dove fu catturato
Francesco I, re di Francia. Toccò a Giovan Battista
Castaldo, capitano di Cavalleria, prendere in
consegna il prigioniero, ottenendo poi del ricco bottino
di Francesco I la corona d'oro, di cui si fece fare una
collana.
Nel 1535 Giovanpaolo e Perruccio Lucifero
armarono una galea a proprie spese e parteciparono alla
presa di Tunisi.
La famiglia ha dato molti uomini alla Chiesa: Antonio
Lucifero († 1521) il 15 marzo 1508 divenne vescovo di
Crotone, succedendo ad Andrea della Valle nominato
vescovo di Mileto; riedificò la cattedrale e
l’episcopio.
Giovanni Matteo Lucifero († Crotone, 1551) nel
1522 fu ordinato vescovo di Umbriatico e il 14 novembre
1524 fu nominato vescovo di Crotone. |
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Stemma di Antonio Lucifero vescovo di Crotone. A destra:
Arcidiocesi di Crotone e Santa Severina |
Crotone, Chiesa di San
Giuseppe, interno con pavimento in seminato alla
veneziana, cappella Lucifero,
epitaffio in memoria di Antonietta Lucifero (n. 9.9.1854
† 18.9.1858), arma dei Lucifero.
Per gentile concessione del Nobile Don Francesco Giungata |
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Verso la fine del Quattrocento il casale di Belvedere (Calabria
Citra, provincia di Crotone) figurava tra i
possedimenti del casato di Federico
Assan
Paleologo. Successivamente il possedimento passò
nelle mani dei
Carafa
della Stadera, conti di Santa Severina; Marcantonio
Lucifero (†
1549) lo acquistò da Galeotto Carafa nel 1533 unitamente alla
terra di Malapezza. Mario, barone di Belvedere Malapezza,
e Prospero, barone di Zinga (aveva sposato Faustina
Pipino baronessa di Zinga), entrambi figli del citato
Marcantonio Lucifero, furono al seguito di Federico
Alvarez de
Toledo, 4° duca d’Alba e Luogotente del Regno di
Napoli; ebbero confermati nel 1558 i privilegi già concessi
dall’Imperatore Carlo V con privilegio del 1536 (i Lucifero
dovevano essere considerati in perpetuo familiari del re;
dovevano godere in tutto il Regno di dignità, favori, onori,
esenzioni, ecc.; che nelle cause civili e criminali non dovevano
essere molestati o arrestati, salvo disposizione del
Gran
Siniscalco del Regno).
Marcantonio Lucifero sposò Cornelia
d’Aquino
dei baroni di Castiglione; nel 1570 acquistò Monte Spinello e
Rocca di Neto da Scipione
Spinelli,
principe di Cariati.
Nel 1603 Marcantonio Barbaro di Pedace acquistò il feudo di
Belvedere Malapezza che poi fu ceduto alla famiglia
Rota
ed infine alla famiglia
Giannuzzi Savelli, a seguito di matrimonio tra
Ippolita Rota e Vincenzo Giannuzzi Savelli. |
Apriglianello
(3),
villaggio in provincia di Calabria Ultra in diocesi di
Crotone, poco distante dal mar Ionio, fu venduto per
ducati 17.300 da Francesco Campitelli, principe di
Strongoli, a Gio. Dionisio
Suriano († 5.2.1647
) di
Crotone; quest’ultimo ebbe l’autorizzazione di
ripopolarlo con
Albanesi
e contadini, restaurò la cappella di S. Giovanni ed
edificò il palazzo nobiliare. Sposò in prime nozze
Vittoria Mangione dalla quale ebbe Annibale e, in
seconde nozze, Lucrezia Lucifero che procreò
Diego e Francesco.
Con atto datato 26.5.1646 il figlio primogenito,
Annibale, rinunciò alla primogenitura ottenendo dal
padre il feudo della Garrubba; con atto di donazione del
28.1.1647 il feudo di Apriglianello passò al figlio
secondogenito Diego, il quale rese l'anima a Dio nel
1688 e il feudo fu ereditato dalla figlia Antonia e alla
di lei figlia, Innocenza De Filippis moglie di Antonio
Sambiase.
Il già citato Annibale Suriano, feudatario della
Garrubba, sposò Morana
Barracco che procreò
Domenico; quest'ultimo
nel 1655 sposò Anna Suriano, ed ebbe Antonio,
primogenito, il quale ereditò il feudo di Carrubba e nel
1694 si rivolse al Sacro Regio Consiglio adducendo che
gli spettava il feudo di Apriglianello, in virtù del
citato fidecommesso del 26.5. 1646. La causa terminò e
Antonio rinunciò alle sue pretese sul feudo di
Apriglianello in cambiò della somma di 1.200 ducati. Il
25 novembre 1695 Fabrizio Lucifero († 16.12.1731)
comprò per ducati 11.850 il feudo da Antonia Suriano e
dai coniugi Antonio
Sambiase
ed Innocenza de Filippis; nel 1703 ottenne il titolo
di marchese di Apriglianello. |
Crotone - stemma marchesi
Lucifero |
Fabrizio sposò Teresa Barricellis; il titolo di marchese
di Apriglianello fu ereditato dal loro figlio
Francesco Lucifero (1697 † 1751), al quale successe
il figlio Giuseppe Maria.
Alla fine del Settecento il feudo rustico di
Apriglianello contava pochissimi abitanti; vi era una
chiesa rurale sotto il titolo di S. Giovanni Evangelista
e il casino nobile. |
Apriglianello (frazione di Crotone) - Casino Nobile. A
destra: il retro |
Apriglianello (frazione di Crotone) - Casino Nobile, a
destra la Chiesa, a sinistra i magazzini |
Il 3 aprile 1799,
a Crotone sulla spianata del
Castello caddero uccisi dal fuoco fratricida i giudici
di Crotone Francesco Antonio Lucefero, Giuseppe
Suriano e Bartolomeo Villaroja, ai tempi della
Repubblica Napoletana. In loro ricordo è
apposta una scritta a Crotone, sulla facciata del palazzo della
torre, oggi sede della Casa della Cultura. |
Il marchese Armando Maria Lucifero di Aprigliano (Crotone, 1855 † Roma, 1933),
figlio di Antonio e di Teresa Capocchiano, fu
poeta, scrittore, storico, numismatico, archeologo e
naturalista italiano. |
Crotone, piazza Marchese
Armando Lucifero con il busto del marchese e il palazzo
di famiglia.
Per gentile concessione del Nobile Don Francesco Giungata |
Un
ramo dei Lucifero si stabilì in Sicilia, a Milazzo in
provincia di Messina; capostipite fu nel 1540 Giovanni
Lucifero, patrizio di Crotone. Nel 1751 Paolo
Lucifero ottenne, per successione casa Baeli, la baronia
feudale di San Nicolò. |
La
famiglia Lucifero possedeva varie dimore con sconfinati
territori adibiti ad uliveti e vigneti; l'ultima erede
dell'immenso patrimonio fu Maria Lucifero (†
Bari 19.12.1956),
figlia del barone Giuseppe, che destinò con
testamento olografo del 30.6.1956 una parte dei possedimenti al
S.M.O. di Malta per creare una Fondazione
per scopi benefici; nacque così la Fondazione "Barone G.
Lucifero di San Nicolò" con sede a Capo Milazzo. |
Milazzo, Contrada Faraone, stemma baroni Lucifero e
Chiesa di S. Francesco di Paola,
stemma famiglia Lucifero - foto di "Carfulco59" |
Milazzo, Contrada
Faraone, portale d'ingresso Masseria Lucifero - foto di
"Carfulco59" |
Milazzo, Palazzo
Lucifero, tratto da Google Earth |
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Note:
(1)
-
Nola Molise, Cronica …, 1649
(2)
- Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Vittorio
Spreti, Arnaldo Forni Editore
(3)
- Da non confondersi con Aprigliano in provincia di
Cosenza. |
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