Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
A cura
del cav. dott. Roberto Campolongo |
Arma:
di Canna:
d’azzurro, al giglio accompagnato nei cantoni del capo da due
stelle (8), ed in punta da un monte di tre cime, il tutto d'oro.
di
Altomonte, San Donato, San Marco Argentano, Tricarico: d’azzurro, al monte di tre cime al
naturale uscente dalla punta, accompagnato in capo da tre stelle
(6) d'oro.
di Cosenza:
d'oro, al monte di tre cime al naturale movente dalla punta, ed
accompagnato in capo da tre stelle d'azzurro ordinate in fascia
(1).
di Napoli:
d'azzurro, ai
sette gigli d'argento, col capo d'argento caricato da tre
piantine di verde. |
Stemma famiglia Campolongo di
Canna |
La Famiglia Campolongo
(1bis)
godette di Nobiltà
in Altomonte, San Marco Argentano, San Donato di Ninea,
Rossano, Castrovillari, Tricarico e Campagna; di antica
agnazione normanna, e feudataria sin dall’XI secolo,
venuta al seguito delle nobili famiglie Normanne, si
stanziò in Campania, poi si diramò in terra calabra,
dove ebbe diversi feudi, a cominciare dal capostipite
Giacomo, detto “il Normanno”, intorno al 1100. Tutto
ciò viene a confermarsi nel Registro di
Carlo II d’Angiò,
fol. 80 anno 1277, dove si legge: “Quinque frates,
Gallici Milites de Campolongo, Capti de Regno Neapolij”.
Il maggiore di questi fratelli, Gottofredo, nel
1287, aveva la carica di
Castellano di Sant’Elmo
in Napoli; nel 1280, “Robertus ornatus Custos
Palatij et arci praefectus Lacus Pinsolis”.
Tra il 1284 e 1290, nel medesimo Registro fol. 132, si
legge: “Dominus Resorius de Campolongo cum
servitio vigesime partis unius Militis, Dominus
Jacobus de Campolongo”, Maestro di Campo, anch’egli
tassato per la ventesima parte di un milite nel 1284 e
Rugerius, Maestro di Campo nel 1290.
Dal predetto “Jacobus de Campolongo” discese: Pietro,
da cui: Franco Maria, Ruggiero e
Giacomo; Franco Maria fu Capitano di Cavalli della
Regina Giovanna I,
Giacomo fu Cameriere Maggiore del Principe di Bisignano,
Ruggiero fu Cavallerizzo Maggiore dello stesso Principe,
il quale ebbe un figlio di nome Giacomo. Dal
predetto Giacomo, Luogotenente della Compagnia di gente
d’Arme di Geronimo
Sanseverino,
Principe di Bisignano, nacque Carlo, da cui
Giacomo; da Giacomo, nacquero: Domenico,
capostipite di un ramo estintosi nel 1682; Carlo,
capostipite del ramo di San Marco Argentano, Pietro
capostipite del ramo di Altomonte ed Ardizzone,
del ramo di Tricarico.
I Campolongo ebbero i feudi di:
Lungro,
Porcile,
Firmo,
Acquaformosa,
Santa Sofia,
Acri,
Calopezzati
(in Calabria),
Pietra Pertusa,
Castelmezzano,
Campomaggiore
(in Basilicata),
ed altri nobili e rustici feudi.
Francesco
Campolongo, con l'assenso del Principe di Bisignagno,
comprò, unitamente alla mastrodattia ed al pantano di
Altomonte, la giurisdizione criminale di Lungro per il
prezzo di ducati 1.000. Fu suffeudatario di Firmo, per
eredità paterna, di Sartano, e di altri feudi, tutti
compresi nel vasto Stato di Bisignano in possesso della
famiglia Sanseverino. Francesco era figlio di Giacomo,
Capitano di Cavalleria nell'esercito dell'Imperatore
Carlo V
il quale, nel diploma del 22 marzo 1536, con cui gli
concedeva
l'Ufficio di Credenziero
delle saline di Altomonte, lo chiamava “magnificus...
fidelis noster dilectus”, con suo fratello Felice
erano
Familiari dell'Imperatore,
ed entrambi suffeudatari di Firmo, che avevano
acquistato il 1° febbraio 1504.
Francesco aveva sposato Dianora Policastrello,
suffeudataria del casale di Porcile (anticamente
Porticilli, poi denominato Frascineto, oggi comune
omonimo in provincia di Cosenza), fu venduto nel 1617 a
Francesco
Tufarelli,
ebbero come figlia Vittoria, la quale successe
nel possesso dei feudi a suo padre, Barone Francesco,
sposò in prime nozze Francesco Coqui o Coco, in seconde
nozze Francesco
Muscettola,
duca di Spezzano, ebbero come figli: Antonio, noto
poeta, Pietro, e Tiberio, nel 1657, ricevuto nell'Ordine
di Malta,
dal 1680 Arcivescovo di Siponto.
L'8 marzo 1621, Vittoria vendette il feudo di Lungro a
Giovan Battista Pescara Diano; e nel 1630 vendette Firmo
al congiunto Tiberio Campolongo
(2).
Il citato Felice (nato ad Altomonte †
20
settembre 1570), fratello di Giacomo, era intestatario
del feudo fiscale di annui 459 ducati sugli introiti di
Acri, feudo ereditato da suo figlio Lucio, il
quale il 19 novembre 1571 ebbe significatoria di relevio
per gli annui 459 ducati, come erede per la morte di suo
padre
(3).
Silvio
Campolongo, da Altomonte, fu suffeudatario e
Familiare del Principe di Bisignano Nicolò Bernardino,
nel 1576 acquistò dallo stesso la giurisdizione
criminale delle prime, seconde, e terze cause del casale
di Acquaformosa, che cedette a suo figlio Muzio
il 14 ottobre 1599, nonché il feudo detto
La Selva della Jumenta,
che lo stesso aveva acquistato dal principe di Bisignano
(4).
Nel Settecento, Michele Campolongo (n. 1728) del
ramo di San Marco, acquistò dal
Sacro Regio Consiglio,
per ducati 56.100, la
Terra di San Donato,
con seconde e terze cause, portulania e zecca, contro il
patrimonio del duca di Malvito Francesco Saverio
Sambiase,
con Regio Assenso del 31 agosto 1780. Sposato ad Agnese
Romano
(n. 1733), ebbero come figli: Francesco, Carlo,
Nicola (1751 † 17 agosto 1790), e Generoso.
Nicola,
successe nel feudo di San Donato come erede per la morte
di suo padre Michele; alla sua morte gli successe suo
fratello Francesco, ebbe intestazione il 27
settembre 1793, Cedolario 79, f. 487
(5).
Francesco sposò Serafina De Stefano ed ebbero come
figli: Giuseppina Maria Agnese, Maria
Rosa, Nicoletta, sposata a Melchiorre
Zagarese,
e Generoso (1798 † 1865), imprenditore, nei primi
dell'Ottocento, in San Marco Argentano, impiantava uno
stabilimento per la trattura della seta chiamandovi ad
operare personale femminile dal napoletano; in Fagnano
Castello apriva un Concio per la lavorazione delle
liquirizia, la cui radica faceva estrarre nelle sue
stesse proprietà(6).
Sposato a Nicoletta Valentoni, generarono: Clementina,
Maria Francesca, Maria Rosa, Salvatore
Vincenzo, e Giacomo
(7).
Furono ammessi nei Cavalieri di Malta: Frà Fabio,
a Montalto, ammesso nel 1598; Frá Giovanni, in
San Marco Argentano, ammesso il 15 gennaio 1597; Frà
Giovan Battista, ammesso nel 1610
(8).
Stemma di Frà
Giovanni Campolongo |
In Altomonte, nel 1608 fu fondato il convento di San
Francesco di Paola, eretto con legato di Don Domenico
Campolongo.
Don Giovanni Campolongo fu nominato da Luigi III
Sanseverino, principe di Bisignano, ad Agente Generale
della Contea di Altomonte con atto del 27 ottobre 1759.
In Tricarico, la Famiglia fece parte del
Seggio dei Nobili
nel 1585, come “nobili di terza posa”, distintasi con:
Ardizzone († 1540),
Barone di Campomaggiore,
sposò Giulia Putignani di Tricarico;
Giovanni
Pietro († 1592), Barone di Campomaggiore;
Faustina, sposò Giovanni Maria Putignani.
Felice,
Barone di Pietrapertosa; Dezio, Barone
di Pietrapertosa
(9).
|
In Morano
Calabro, la famiglia Campolongo prese stanza sin dal
1580, ivi fu tra le casate più distinte, non fu casa
feudataria, né suffeudataria, ma venne sempre ritenuta
de’ Baroni Campolongo, da qualunque ramo discendesse.
Emanuele, nato nei primi anni del Settecento,
laureato in lettere, insegnò quelle latine
nell'Università di Napoli, pubblicò diverse opere, tra
il 1759 ed il 1793, tra di esse: La
Polifemeide; Il Quaresimale, ovvero il peccator
convinto; Cursus philologicus, in 4 volumi;
Emmanueli Campolongo Neapolitani Regali Inscriptionum
Politiorumque Litterarum
Parisinae
Academiae nuncupatum absequentissime; Il
Polifemo ubriaco
(10). |
I
Campolongo di Canna (Cosenza), discendono da un ramo
cadetto dei Baroni Campolongo; furono una delle famiglie
signorili più illustri ed antiche di Canna e delle
Calabrie, soprattutto per la loro fervida inclinazione
agli studi accademici nel campo
della giurisprudenza e della medicina, che gli consentirono di inserirsi nelle
varie Magistrature locali (Giudici, Governatori, Agenti
Feudali), del potente e vasto Stato feudale della
famiglia Sanseverino, fregiandosi del trattamento di
“Don” e di “Magnifico”; ebbero le cappellanie di S.
Caterina in Senise (Potenza) e della Cappella di Gesù
eretta nella Chiesa matrice di Canna. Vissero More Nobilium,
come testimoniato nel Catasto Onciario del Regno di
Napoli, dal quale risulta che, nel 1743 viveva, a Canna
il Magnifico Don Giuseppe Campolongo (legale),
ammogliato con la Magnifica Donna Felice De Ursio, nata
in Senise intorno al 1681.
Canna, via Roma,
Palazzo Campolongo venduto ai
Pitrelli con atto del Notaio Leonardo Favoino
del 1829 |
Diretto discendente del Magnifico Giuseppe fu il
Magnifico Dr. Fisico Don Francesco Domenico (1703
† 1754), sposato con la Magnifica Donna Lucrezia
Di Tarsia, della nobilissima famiglia
comitale e patrizia di Cosenza.
Detto
Francesco Domenico fu Giudice annuale a Canna nel
1731-32, possedeva terreni a Rocca Imperiale e beni
stabili a Nocara, ove risulta Procuratore della Cappella
di S. Maria d’Anglona, dentro la Chiesa Matrice di
Nocara; aveva in fitto dei beni del Real Albergo dei
Poveri, sito in Nocara, fu Sindaco a Canna. Suoi
fratelli furono il sacerdote Rev.do Don Gerardo
(n.1701), cappellano ad nutum della cappella di
S. Francesco da Paola, giuspatronato della famiglia Di
Tarsia-Sanseverino e cappellano ad nutum della
Cappella del Nome di Gesù, giuspatronato della famiglia
Di Tarsia-Campolongo, eretti nella Chiesa Matrice di
Canna, il sacerdote Rev.do Don Cesare (n.1703) e
una sorella, donna Rosa Antonia (n. 1706), la
quale il 24 marzo 1750 fu impalmata da Don
Giovanbattista Sanseverino dei Baroni di Calvera.
Nel 1785, il Marchese di Villanova, Giovan Battista
Osorio de Figueroa (il quale aveva preso intestazione
delle Terre di Canna e Nocara il 18 gennaio 1777)
vendette i feudi di Canna e Nocara a Vincenzo Virgallito
di Chiaromonte; Don Pasquale Campolongo (1734 †
1812), legale,
assieme a Don Lucio Toscani (suo parente), in qualità di
“demanisti”, dietro dispendiosa lite giudiziaria, a loro
spese, pari a 39.525 ducati, sottrassero alla
giurisdizione Baronale le Università di Canna e di
Nocara, pertanto le stesse, furono annesse al Regio
Demanio con Decreto della
Regia Camera della Sommaria 23 gennaio
1788, seguì il Regio Assenso il 25 giugno 1802,
registrato nel Quinternione 323, al foglio 89, che
pertanto si intestarono (le Università) il 9 ottobre
1802 come Baronesse di se stesse nel Cedolario 79, al
foglio 542t, a mezzo del loro prestanome Lucio Toscano
(11).
Intorno al
1788, il predetto Don Pasquale Campolongo ebbe in fitto,
dalla Duchessa di Tursi, Giovanna
Doria, i feudi rustici di
Trisaia
e
Caramola
in Lucania, ivi possedeva cinquecento maiali, razza
autoctona “suino nero”.
Il 27
febbraio 1760, i Dottori Signori Don Nicolò
(legale), Don Giuseppe (Utruque Jure Doctoris)
e Don Pasquale Campolongo (legale), della Terra
della Canna, comprano all’asta, per anni tre, l’affitto
della vendita dei “Ferri ed Acciai” nella Terra di Canna
e sua giurisdizione, ed altresì l’affitto dei “Diritti
doganali, peso e mezzo peso”.
Il 9 nov. 1764, il Magnifico Dr. Don Giuseppe
Campolongo ed il Dr. Don Pomponio Bitonte di Nocara
prendono in fitto i beni del Real Albergo de’ poveri, ex
carcere in epoca feudale, in Canna. Nel 1827, i fratelli
Dottori Don Domenico Antonio (1772 †
1832), legale, già
Governatore a Bernalda), don Cesare (1786 †
1862), legale, e
Don Vincenzo (legale), eredi del predetto Don
Pasquale Campolongo da Canna, chiedono all’Intendente
della
Calabria
Citeriore,
di essere immessi nel fondo del luogo Pio laicale, sotto
il titolo di “Pio Monte” sito nella contrada denominata
“Timpone”, in abitato di Canna; detto immobile verrà in
seguito acquistato dai suddetti fratelli e trasformato
da albergo dei poveri in abitazione e residenza
familiare; all’ingresso del palazzo, insiste tuttora la
cappella di S. Giuseppe. |
Palazzo Campilongo in località “Timpone" |
Don Francescantonio
Campolongo (n. 24 luglio 1861 † 20 luglio 1942),
Procuratore Generale di Corte d’Appello, Senatore del
regno d’Italia, figlio di don Nicola Berardino e donna
Lavinia Filomena Agresti, sposò, in prime nozze donna
Isabella Tartaglia, una aristocratica di Aquilonia (BN);
contrasse, poi, matrimonio con la Sig.ra Amalia Ventura
da Napoli. Diede grande lustro alla famiglia Campolongo;
conseguì la licenza liceale a Bari, proseguì gli studi
universitari, laureandosi in legge, alla Regia
Università di Pisa, nel 1884; percorse brillantemente i
vari gradi della Magistratura, fu Procuratore Generale
del Re presso la Corte d’Appello di Palermo, Ancona,
Trani, Napoli e poi
Presidente Onorario
presso la Suprema Corte di Cassazione di Napoli, membro
del Consiglio Superiore della Magistratura e della
Magistratura del Lavoro, collaborò, col il Ministro di
Giustizia, alla riforma del codice civile e del codice
penale, fu elevato alla dignità del laticlavio, cosicché
dal 1933 ricoprì la carica di Senatore del Regno, fu
cultore di storia e di lettere, scrittore forbito,
realizzò una copiosa produzione bibliografica. |
|
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Il Senatore
Francescantonio Campolongo (1861 †1942) e
la prima moglie Donna Isabella Tartaglia |
Contrassero
matrimoni con illustri Famiglie, come: Sanseverino dei
Baroni di Calvera di stanza in Nocara; Di Tarsia,
Patrizi di Cosenza; d’Ursio di Senise; Troyli di
Montalbano; Toscani di Oriolo; Falcone di Pisticci;
Carbone di Craco; Failla, Morano, Rago, Troncelliti,
Zaccaria, e Bruni di Canna; Cospito e Stigliano di Nova
Siri (Matera); Agresta, Di Matteo, Jelpo, Fortunato,
Rondinella di Rotondella (Matera);
Ferrara
di Oriolo
(Cosenza). |
Palazzo Campolongo costruito dal Dott.
don Gaetano Campolongo nel 1878 |
Albero genealogico Campolongo del ramo di Canna |
Donna Maria Domenica
Failla (1881
† 1947) moglie del magistrato
Don Giovanni (1877 † 1952) e nonna paterna del |
Nobile Roberto Campolongo (n. a
Taranto, 6 dicembre 1963),
Cavaliere di Grazia del S.M.O. Costantiniano di
S.Giorgio
(Ra.), Dott. in lingue e letteratura
straniere, figlio del Nobile Francesco (Canna, 31
dicembre 1910 † Policoro, 4 marzo 2004), Cavaliere del
Lavoro, possidente, di Giovanni (Canna, 9 marzo
1877 † ivi, 26 marzo 1952 ), magistrato, e di Maria
Domenica Failla (Canna, 27 ottobre 1881 † ivi, 25
dicembre 1947), e di Armida De Sanctis (Castiglione a
Casauria, 14 giugno 1923 † Bari, 27 giugno 2007),
sposato a Bari il 10 dicembre 2011 a Milena Suanno
(Melfi, 26 agosto 1971), professoressa, Dama di Merito
del S.M.O. Costantiniano di San Giorgio (Ra.), docente,
figlia di Michele (Latronico, 21 aprile 1947 † Bologna,
3 settembre 2013), insegnante, e di Teresa Lamorte (n.
Rionero in V., 9 luglio 1945), insegnante
(12). |
_________________
Note:
(1) - Umberto
Ferrari
in “Armerista Calabrese”, La Remondiana, Bassano del
Grappa 1971, p. 19.
(1bis) -
In
alcuni atti i Campolongo sono chiamati Campilongo.
(2) - Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e
dei Titoli Nobiliari della Calabria” Vol. III, Editrice C.B.C 1999 pp. 30-31.
(3) - Mario Pellicano Castagna, opera citata, Vol. II,
p. 22.
(4) - Mario Pellicano Castagna, opera citata, Vol. I, p.
20.
(5) - Mario Pellicano Castagna, “Le ultime intestazioni
feudali in Calabria”. Edizioni Effe Emme 1978, p. 67.
(6) - Gustavo Valente, “Dizionario bibliografico
biografico geografico storico della Calabria” Vol. III,
Frama Sud 1991, p. 52.
(7) - Sito web https://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/cognomi_a_f/campolongo.htm.
(8) - Gustavo Valente “Il Sovrano Ordine di Malta e la
Calabria”, La Ruffa Editore, p. 273.
(9) - Francesco
Scardaccione, Carlo Cudemo, “Raccolta
delle Famiglie Nobili e Notabili di Basilicata”, Erreci
Edizioni 2005,
p. 125.
(10) - Gustavo Valente, “Dizionario bibliografico
biografico geografico storico della Calabria”, Ibidem.
(11) - Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e
dei Titoli Nobiliari della Calabria” Vol. I, Editrice
C.B.C 1984, p. 267.
(12) - Archivio N.H. Roberto Campolongo.
_________________
Altre fonti bibliografiche:
-
Archivio N.H. Amato Campolongo, Barone di
Acquaformosa.
- G.B. di Crollalanza, “Dizionario
storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili
italiane estinte e fiorenti”, Pisa 1896.
- Franz von Lobstein, “Settecento Calabrese”, Napoli
1978.
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