
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Baffa Trasci |
Pagina realizzata dal
dott. Demetrio Baffa Trasci per onorare la memoria del nonno Don
Demetrio
(n. 1909 † 1980), marito della nobildonna
Erminia Maria Elena Rio-Pace |
Arma:
d' azzurro,
un aratro d'argento, sostenente un basilisco(1)
verde.
Motto:
SPERA IN DEO |

© Santa Sofia d'Epiro (CS) - Stemma Famiglia
Baffa Trasci |
La famiglia Baffa Trasci nasce nel 1571 con il matrimonio tra
Stefano Baffa e Theodolinda Polissena Erina Trasci.
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© Napoli - L' imperatore Carlo V |
Stefano era membro di un
antico casato albanese che riconosceva come capostipite il
milite Luca de Baffa (XV sec.) beneficiario di numerosi
privilegi per se e la sua famiglia da parte dei Sovrani
aragonesi, cui la famiglia fu sempre fedelissima.
Theodolinda, invece, era l'ultima discendente della famiglia
d’origine greca insignita dall’imperatore
Carlo V
del Regio Cavalierato Coroneo in persona dei fratelli Theodoro e
Michele Trasci(2)
con Diploma Imperiale dato in
Morea il 22 XI 1533.
Sulla pietra sepolcrale posta nella chiesa di Santa Sofia
d'Epiro (CS), distrutta nel ’50, Theodolinda Polissena Erina
(n. 14 V 1555 † 25 XII 1593) era ricordata come "regio
sanguine tessalonice" col titolo di principessa di Malide.
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D.O.M.
IN PERPETUAM MEMORIAM
THEODOLINDAE ERINAE TRASCI
DE GEORGI ET IPPOLITAE BECCI
UXORQUE STEFANI BAFFA
HERES NOBILISSIMAE STIRPIS MALIDAE
ILLUSTRISSIMAEQUE GENTIS COMNENII
REGIO SANGUINE THESSALONICAE FUIT
ANNO AETATIS SUAE XXXVIII
PERIIT A.D. MDXCIII |
I figli della principessa Theodolinda avevano ottenuto lo speciale
privilegio di aggiungere al cognome paterno quelli materni per
grazia del VI principe di Bisignano Niccolò Bernardino
Sanseverino, subentrando nei titoli materni.
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Il mare cristallino di Calabria. |
Un solo figlio della coppia ne perpetuò la discendenza:
Pietro
Antonio che sposò in 1° nozze la nobile Anna Trentacapilli di
Bisignano; quest’ultima famiglia era iscritta al 1° sedile della
nobiltà sin dal '500 ed è la stessa dalla quale discese, nel suo
ramo di Pizzo Calabro, Gregorio Trentacapilli, capitano
dell’esercito borbonico che l’8 ottobre 1815 catturò l’ex re di
Napoli Gioacchino Murat, sbarcato con i suoi uomini a Pizzo Calabro
e diretto a Monteleone con l’intento di riconquistare il perduto
Regno; per tale impresa fu promosso a colonnello graduato e nominato
cavaliere di diritto del
Real Ordine di S. Giorgio della Riunione
con Real Decreto dell'8 ottobre 1816. |
Dal menzionato matrimonio nacquero: Pietro Stefano, Lucrezia,
monaca clarissa con il nome di Maria Crocifissa, Dianora, famosa
poetessa, e Ferruccio, teologo-filosofo(3) sacerdote, istitutore a Napoli in casa del barone Falangola di Fagnano.
Pietro Antonio II, figlio di Pietro Stefano, nel 1628 sposava la
nobildonna bisignanese Giovannella di Fasanella (1610 † 1630),
figlia primogenita di Pietruccio e di Hinnocenza d’Herrico,
erede, dunque, della storica famiglia d’origine longobarda che
aveva goduto in epoca passata del Principato di Salerno e di
numerosi altri feudi sparsi in tutto il meridione italiano.
Dalla coppia nacquero Francesco (1629) ed i gemelli Angelica Theodolinda (1630), monaca, e
Giorgio (1630). |

©
Napoli, Castel dell'Ovo -
particolare tavola Strozzi - ingresso trionfale della flotta
navale di
Ferrante d'Aragona, con le insegne dei Sanseverino ( anno
1464) |
Capostipite della famiglia de Trasci è ritenuto il guerriero normanno
Ugone (X sec.), Barone, e padre del guerriero Turgisio (XI
sec.), tra i militi normanni al seguito di Guglielmo il
Conquistatore nella battaglia di Hastings del 1066.
Primo rappresentante del ramo greco della famiglia fu il milite
Speradione(4), morto nel 1259 nella battaglia di Pelagonia. Il casato si imparentò
con grandi famiglie aristocratiche, tra cui ricordiamo: i
Comneno di Argirocastro, i de Pologn e i de Montfort.
Costantino Trasci fu cameriere di stanza di re Sigismondo d’Ungheria e
morì da eroe il 25-IX-1396 nella battaglia di Nicopoli.
Il
fratello Michele sposò la principessa albanese Hélèna
Pulati-Spano, la quale divenne monaca alla morte del marito
avvenuta a Smirne nel 1402 sul campo di battaglia contro
Tamerlano, e fu sepolta nella basilica di S. Irene a
Costantinopoli nel 1453. |
I due fratelli erano figli del principe
Giorgio e della francese Margherita de Montfort.
Michele Trasci e Helena Pulati-Spano ebbero figli: Theodolinda,
Eudocia e Giovanna divennero monache e perirono durante la presa
di Costantinopoli il 29 maggio 1453; Andrea capostipite del ramo
italiano. |

Santa Sofia d'Epiro (Cosenza) |
Giunta in Italia nel 1533, al seguito dell'ammiraglio Andrea
Doria Principe di Melfi, il casato si
imparentò con numerose famiglie, tra cui ricordiamo: de Hortado,
Becci, Campolongo, della Gioppa, Trentacapilli e numerose altre
famiglie ascritte ai Patriziati di città calabresi.
Altri componenti che portarono lustro e fama al casato furono:
- Pietro Antonio,
tra i fondatori della chiesa di San Nicola della Grangia in
Santa Sofia, distrutta in seguito al
terremoto del XVIII secolo, e giurista di fama;
- Gabriele (c.
1770 † 1816) fervente patriota borbonico, nonché partecipante
all’Assedio di Amantea nel 1806-1807; |
- Giovanna (c.
1773 † 1846), la quale rimasta vedova giovanissima fece voto di
vita consacrata e fu promotrice di un ospizio per i poveri ed i
bisognosi del paese, morì cieca ed in odore di beatitudine nel
1846 e le sue spoglie furono successivamente esposte alla
venerazione popolare per volontà della Baronessa Faustina
Casentini-Masci;
- i fratelli
Demetrio e Benedetto, autori con altri compaesani di una
spedizione contro i briganti nelle gole di Antrodoco nei pressi
di Rieti;
- Gabriele (n. 1833 † 1907), consigliere comunale,
poeta ed autore di numerosi componimenti in lingua "arberesh"(5).
Nel 1799 un ramo della famiglia Baffa Trasci, in persona del già
ricordato Gabriele (c. 1770 † 1816), aggiunse al proprio, il
cognome di Amalfitani di Crucoli, risultando da allora
Baffa Trasci Amalfitani di Crucoli subentrando, a seguito
dell’estinzione della famiglia, nel patrimonio storico-araldico
della stessa.
La famiglia Baffa Trasci Amalfitani di Crucoli alza la seguente arme
decorata dalla corona di Marchese. Partito. Nel 1° d’azzurro al
basilisco al naturale volto a sinistra sormontante un vomere
d’argento. Nel 2° d’oro a
due bande di rosso, su ciascuna un leone passante, quello di
sotto rovesciato, il tutto di rosso. |

© Stemma Baffa Trasci
Amalfitani di Crucoli
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Poetessa (nata
a Santa Sofia 16 aprile 1597, battezzata dalla baronessa Erina
Sanseverino – Milizia † San Demetrio 29 luglio 1637). Figlia
ultimogenita di Pietro Stefano Baffa Trasci e Anna Trentacapilli,
rimase a soli sei anni orfana di madre, legandosi profondamente
al fratello Sac. Ferruccio Baffa Trasci, il quale, uomo
dottissimo ed istitutore in casa dei baroni Falangola, la
introdusse alla letteratura ed allo studio dei classici latini e
greci. Donna bellissima e raffinata, rifiutò di seguire la
sorella Lucrezia in convento e contestò apertamente la
monacazione forzata impostale dalla famiglia.
Condusse una
vita eccentrica ed appassionante, costellata di amori con
personaggi più o meno importanti dell’epoca, tra i quali spiccò
per prestigio il feutillon amoroso con
Fabrizio Sanseverino 8° conte
di Saponara, di cui il fratello Ferruccio fu confessore, e in
onore del quale la poetessa compose un delizioso acrostico.
Ammalatasi di
vaiolo durante un viaggio a Napoli verso il 1627, si salvò,
rimanendo però profondamente sfigurata; ritiratasi a soli
trentuno anni a vita privata in una casa che la sua famiglia
possedeva in campagna, morì con il solo conforto dei fratelli
Ferruccio e Pietro Stefano e della sorella monaca ad Acri con il
nome di Suor Maria Crocifissa.
Negli anni immediatamente successivi alla sua
morte la fama di poetessa di Dianora andò via via aumentando nel
tempo, tanto è vero che la stessa
Aurora Sanseverino
(n. Altomonte 28.4.1667 + Piedimonte 2.7.1726)
principessa di Piedimonte e rinomata poetessa, nonché pronipote
del conte Fabrizio, lodò la sua arte.
La sua fama iniziò a scemare tra la fine del
XVIII e gli inizi del XIX secolo, parallelamente alla caduta in
disgrazia della famiglia Baffa Trasci, per poi cadere totalmente
nell’oblio.
Solo una piccola parte della sua produzione venne salvata sul
finire del 1800 grazie all’intervento dei discendenti del
fratello Pietro Stefano. |
,%20processione%20di%20Santa%20Sofia.gif) |
Santa Sofia d'Epiro
(Cosenza), processione di Santa Sofia |
_______________________
Note:
1) Etimologia: dal greco βασιλεύς =
“ Re”; in araldica il basilisco (animale mitologico non
esistente in natura) simboleggia potenza, invincibilità ed
eternità della stirpe.
2) Nella copia del diploma si legge
il nome Trasci-Paleologo perchè tale personaggio aveva sposato
in prima nozze Sofia Paleologo, nipote di Tommaso.
3) Autore dell'opera filosofica "UNIVERSAM
ARISTOTELIS PHLOSOPHIAM SUMMULARIUM LIBER".
4) Anagrammato: "SPERA IN DEO", il
motto di famiglia.
5) Lingua oggi ancora parlata dai
discendenti delle popolazioni provenienti dall’Albania-Grecia e
che si stanziarono nel Sud Italia tra il XV e il XVII secolo. |
Continua nel sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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