
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Winspeare |
Arma:
d'azzurro alla
banda d'oro caricata da una doppia chiave d'oro
(1).
Alias: di
rosso
alla banda d'argento doppio-dentata caricata di un leoncino rosso
(2).
Alias: di rosso alla banda di oro caricata di un leone di rosso
(3).
Alias: di rosso alla banda di oro caricata di un leone di rosso
coronato, e tenente con la branca anteriore destra un giavellotto di
argento, sormontato da corona ducale
(4)
.
Cimiero: una mano che impugna una doppia chiave
(1). Alias: Una branca
di leone impugnante un dardo d'oro in sbarra
(2).
Alias: un braccio di argento con la mano che sostiene una chiave di oro
a due toppe, messa in banda(5)
. |

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Napoli - stemma dipinto su volta
palazzo Winspeare dei duchi di Salve. |
La famiglia Winspeare
(6)
- per quel poco che si sa prima del XV secolo – è
originaria della contea di Scarborough nel Nord
dell’Inghilterra. Le prime notizie della famiglia sono
dell’inizio del '500, a Whitby nello Yorkshire, dove
troviamo dei personaggi della famiglia attivi nel commercio
e nella marineria. Proprio verso la fine del '500 e
soprattutto nel '600 la cittadina sul Mare del Nord era
diventata un centro importante per la costruzione di navi e
l’esportazione di allume di rocca, da poco scoperto vicino a
Whitby. Come molti nelle contee del nord dell’Inghilterra i
Winspeare rifiutarono sotto il regno di Queen Elisabeth di
aderire alla nuova confessione anglicana. Da quel momento
vennero definiti “popish recusants
(7)”.
Questo status di “cattolici non conformisti”
contribuì alla decisione, fra la fine del XVII e l’inizio
del XVIII secolo, d’iniziare una nuova esistenza in un paese
cattolico nella persona di David Winspeare
(Londra,1704 † Napoli, 1764),“
il primo italiano”, al seguito dei parenti, il
Maggiore Robert Burke la consorte Catherine Winspeare.
Le guerre di religione e l’esilio nella penisola italiana
raffreddarono presto il senso di appartenenza
all’Inghilterra ma in compenso già David nei primi del '700
poteva sentirsi italiano, per quello che poteva significava
all’epoca. A causa di questo passato i Winspeare avevano ben
presto allentato, senza rinnegare le origini inglesi,
i legami con l’isola britannica e, come conseguenza,
l’attaccamento della famiglia a Napoli e all’Italia divenne sempre più forte quasi come forma di riconoscenza
da parte dei discendenti di un profugo cattolico.
Il Generale Antonio Winspeare
(Livorno, 11 Settembre1739 † Napoli, 13 Gennaio 1820),
figlio di David e Anna de Ferrari, fu il fondatore del ramo
napoletano. Già nel 1755 fu cadetto presso “el Regimento de
Infanteria del Rey” sotto il regno di
Carlo III di Borbone. Diventò ingegnere militare.
Nel 1768 venne incaricato dal Tanucci alla direzione dei
lavori - che avrà per vent’anni, assieme a Francesco Carpi
- per la riedificazione e il ripopolamento delle isole di
Ponza e Ventotene. Antonio Winspeare con Carpi vengono
ricordati come i ri-fondatori delle isole Pontine. Nel 1783
venne mandato in missione per relazionare sul terremoto di
Mileto in Calabria e organizzare la ricostruzione di
Briatico e dei paesi intorno a Vibo Valentia. Per la perizia
dimostrata nell’occasione il Re lo incaricò di fondare la
“Scuola per la costruzione dei ponti e delle strade”. Anche
per quest’ultimo incarico fu considerato uno degli artefici
- se non il principale - del corpo del Genio militare
napoletano. Nel 1795 fu Preside della Provincia di
Catanzaro, nel 1802 di quella di Salerno. Nel
1799, fedele al Re Ferdinando IV, venne nominato
generale delle bande del Cardinale
Ruffo
ma rifiutò adducendo la motivazione di saper comandare solo
corpi regolari di militari. Scrisse libri di carattere
scientifico, il più conosciuto è “Memorie sull’eruzione del
Vesuvio” del 1794. Traduttore di Anacreonte. Nel 1812 fu
nominato Commendatore del
Real Ordine delle Due Sicilie. Alla fine della
sua vita nel 1820, poco prima di morire riunì i suoi
numerosi figli per leggere loro le regole della “convenzione
solenne”, una sorta di patto d’onore fra i membri della
famiglia. Da allora fino ad oggi, con alti e bassi, i Winspeare seguiranno questo testamento morale, il cui testo,
custodito nell’archivio di Depressa, è stato addirittura
musicato da Francesco Morlacchi.
Davide Winspeare
[Portici
(Na), il 22 Maggio 1775 † Napoli, il 13 Settembre 1846],
figlio di Antonio e di Maria Scillitani, fu il più famoso e
uno dei più importanti giuristi napoletani. Venne
considerato assieme al Conte
Zurlo, il padre e artefice dell’abolizione del
sistema feudale nel Regno di Napoli. A differenza del padre
Antonio, il giureconsulto si compromise con la monarchia
francese di Giuseppe Bonaparte e
Gioacchino Murat. Nel dicembre del 1808 fu procuratore
generale della Commissione Feudale, nel 1811 pubblicò il suo
volume più noto, Storia degli abusi Feudali, summa delle
ingiustizie e arretratezze causate da tale sistema
politico. Fu sostenitore di una monarchia costituzionale che
non contraddica gli ideali di libertà e sostenga la volontà
di emancipazione del popolo. L’atmosfera che aveva respirato
fin da giovane era quella della grande Napoli settecentesca.
Il 17 dicembre 1814 venne creato Barone.
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Napoli - Castel Capuano - busto del
barone Davide Winspeare |
Dopo la fucilazione del Re Gioacchino Murat accompagnò in
esilio a Trieste la Regina Carolina Bonaparte alla quale era
legato in modo particolare. Per questo e per il suo passato
“colluso” con il decennio francese, al ritorno dei Borbone
fu costretto a vivere in esilio per quattro anni in Germania
e Francia. Nel 1819 fece ritorno a Napoli perché “perdonato”
dal Re Ferdinando I di Borbone. Riprese la sua attività
forense, a tal punto di far parte della ristretta “Giunta
dei quindici” davanti alla quale il sovrano Borbone giura la
Costituzione del 1820. Come capofamiglia crea un
maggiorascato legato al titolo di Barone per il futuro della
famiglia. Compra dagli
Acquaviva un palazzo in Napoli alla via Atri
nella zona dei decumani. |

Napoli - Palazzo Winspeare |

Napoli - interno Palazzo Winspeare |
L’innalzamento al rango aristocratico - sebbene
nella piccola nobiltà di toga - può sembrare paradossale
dopo una carriera scrivendo e lottando contro gli abusi dei
baroni del passato. Tuttavia il suo impegno intellettuale
era la lotta alle ingiustizie, non, come si dirà di lì a
poco, la lotta di classe. Oltre agli “Abusi Feudali” fu
autore di molti libri fra i quali ricordiamo Delle
Confessioni spontanee de’ rei, I libri delle leggi di
Cicerone volgarizzati e infine i tre volumi Saggi di
filosofia intellettuale in tre volumi.
Il fratello Francesco Antonio (Portici, 1783 † Napoli,1870) fu
tenente generale e poi Ministro della guerra nel 1860; fu
nominato Cavaliere Commendatore del Real Ordine di S.
Giorgio della Riunione con Real Decreto del 7 ottobre 1816.
Dalla
moglie Raimonda Riccardi ebbe tre figli.
Il figlio Davide (Napoli, 1826 † Cannes, 1905) nel 1839
entrò nella scuola militare Nunziatella di Napoli; raggiunse
il grado di maggiore e partecipò eroicamente alla
difesa di
Gaeta. Ottenne da re Francesco II di Borbone la
croce di cavaliere dell'Ordine di S. Giorgio della Riunione e, alla
caduta del Regno delle Due Sicilie, preferì l'esilio in
Russia, ove partecipò col grado di tenente generale alla
Campagna del Caucaso. Anche
Antonio Winspeare (Sulmona, 1818
†
Vienna, 1873) e Roberto Winspeare
(Napoli, 1832
† Chieti, 1904) parteciparono alla difesa
di Gaeta nel 1861, il primo come Consigliere di re
Ferdinando II di Borbone, il secondo Tenente di cavalleria
nel primo reggimento degli ussari. |
Antonio Winspeare (Napoli, 1822 † Depressa, 1918), partecipò ai
moti rivoluzionari del 1842 e nel 1862 fu nominato direttore
della Zecca e subito dopo prefetto di Lecce.
A lui si deve
il progetto per la costruzione nel 1775 della Chiesa dei
Santi Silvestro e Domitilla in Ponza.
Fu sindaco di Napoli dal 14.11.1875 al
18.4.1876.
Sposò Emanuela Gallone, duchessa di Salve,
figlia di
figlia del Principe
di Tricase ed erede di grandi proprietà nel Capo di Leuca
e proprietaria del castello di Depressa,
sito nel comune di Tricase (Lecce).
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Don Antonio Winspeare
(1822 † 1918) |
Antonio Winspeare (Napoli, 22
Maggio 1840
† Firenze, 25 Agosto 1913),
insieme al suo omonimo cugino Antonio, Duca di Salve, fu
l’unico Winspeare che dopo il 1861 fa una brillante carriera
sotto il Regno d’Italia. Bisogna anche dire che all’arrivo
di Garibaldi il nostro Antonio aveva solo vent’anni. Dopo
gli studi giuridici inizia la carriera lavorando per il
Ministero dell’Interno in varie Prefetture e
sottoprefetture. Fu a Pontecorvo, Sant’Angelo dei Lombardi,
Campobasso, Rossano, Bovino con compiti amministrativi e
politici. |
Si distinse anche nella lotta al
brigantaggio trattando con i “fuorilegge” una resa senza
spargimento di sangue. In Prefettura Antonio Winspeare è uno
dei rari funzionari napoletani e per questo, a differenza
dei piemontesi, non viene visto come nemico dai briganti
(così erano chiamati dai Savoia i patrioti del Sud).
Nel 1870 diventò Sottoprefetto di Nuoro,
nel 1874 a Brindisi, nel 1876 a Isernia. Sposò la
Contessa Albina Guicciardi di Cervarolo.
Finalmente nel 1881 venne nominato Prefetto di Forlì, nel
1884 Prefetto di Caserta, nel 1885 Prefetto di Modena, nel
1890 Prefetto di Alessandria. Negli anni 90 dell’ Ottocento
ricoprì sedi prefettizie di prima classe: alla fine del 1890
Palermo, nel 1891 Torino, nel 1892 venne nominato Prefetto
di Milano dove rimarrà fino al 1898. In quell’anno si oppose
ai metodi del Generale Bava Beccaris - forse con timidezza o
insufficiente forza - durante i fatti che portarono al
tragico eccidio di molti operai scioperanti. Lo stesso
futuro pontefice don Achille Ratti testimoniò in una lettera
il buon comportamento del Prefetto durante i fatti del '98.
A Milano fu stimato per la sua rettitudine e competenza,
altresì criticato per la sua mancanza di fermezza nelle
decisioni: “fare e disfare, è tutto un uinspare”. Dopo
Milano diventò Prefetto di Venezia, infine di Firenze, dove
risiederà anche dopo il pensionamento. Fu uno dei più
importanti Prefetti d’Italia in un’epoca in cui questa
carica comportava un grande potere ed enormi responsabilità.
Amico personale di Rattazzi e di Ricasoli, si relazionò con
intensità con Crispi, Giolitti e di Rudinì. Commendatore
dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e autore di vari
scritti fra i quali: Condizioni d’Italia del 1905 e Napoli
ai tempi di Dante del 1907. Nel 2011, in occasione dei 150
anni dell’Unità d’Italia, il Prefetto Antonio Winspeare fu
inserito nella lista dei 150 migliori servitori dello Stato. |
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Napoli -
Villa Salve, costruita nel 1826 da Giovan Battista Gallone
(*1800 † 1868), principe di Tricase, feudo in Terra
d'Otranto, e
poi portata in dote al Barone Antonio Winspeare (Napoli, 1822 †
Depressa, 1918) da Emanuela Gallone, Duchessa di Salve. |
Con Real Decreto del 14 Gennaio 1943 i discendenti di
Antonio e Albina sono autorizzati all’aggiunta del cognome
Guicciardi dopo l’estinzione del ramo italiano della
famiglia (anche perché il decreto è arrivato dopo dieci anni
dalla richiesta). Dopo più di duecento anni in Italia,
avendo servito la nazione napoletana e quella italiana,
durante il ventennio fascista ai Winspeare conveniva avere
anche un cognome italiano oltre a quello “nemico” inglese).
Il castello di Depressa, ristrutturato nel 1885 da Antonio
Winspeare, appartiene agli eredi della famiglia
Winspeare, il barone Riccardo Winspeare ed Elisabetta
principessa del Liechtenstein, genitori del regista
Edoardo Winspeare. |

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Il castello di Depressa |
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Note:
1)
-
“General Armory of England, Scotland, Ireland
and Wales” di Sir Bernard Burke, pubblicato da Harrison and
Sons nel 1884. Nello stemma in uso nel Regno di Napoli la
famiglia ha mantenuto il simbolo della mano che impugna la
doppia chiave nel cimiero (crest), mentre la chiave è stata
sostituita – ma non sempre- da un piccolo leone rampante
sempre su banda d’oro con sfondo azzurro.
2) -
Vittorio Spreti, "Enciclopedia
storico-nobiliare italiana", detta arma è dipinta sulla
volta d'ingresso di Palazzo Winsper in Napoli alla via Atri.
3)
- Carlo Padiglione, "Trenata centurie di Armi Gentilizie".
Il Padiglione afferma che tale arma fu
riconosciuta con Decreto Ministeriale del 6
dicembre 1882.
4)
-
Carlo Padiglione, "Trenata centurie di Armi
Gentilizie". Tale arma fu usata dal Comm. Antonio Winspeare,
Duca di Salve, coniuge della Duchessa di Salve, Emanuela
Gallone, come dimostra la sua relazione sull'Albergo dei
Poveri, cui sopraintese.
5)
- Carlo Padiglione, op. cit.; tale cimiero è posto sopra la
corona baronale sulla tomba di Antonio Winspeare sepolto nel
Duomo di Pozzuoli nel 1835.
6)
-
Il cognome Winspeare significa (Uomo) dalla lancia vincente.
Per il Padiglione, op. cit., il cognome Winspeare è stato
usato, da tempi remoti, per la tradizione che uno di tale
famiglia, Capo di una antica tribù o clau, gettò un
giavellotto nel campo nemico e poi, da solo, andò a
riconquistarlo, donde Winspeare (Vince il Giavellotto) dalle
parole Spear (Giavellotto) e Win (Vittoria).
7)
-
In
italiano “dissidenti papisti”. |
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