Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia de Iorio

A cura del dott. Federico La Longa Mancini

Arma: partito di rosso e d'oro, ai due leoni affrontati dell'uno nell'altro, il capo d'azzurro caricato da una colomba planante, aureolata e raggiante, il tutto d'argento.
Titoli: Marchesi (mpr.), Baroni (mpr.), Nobili (m.f.).
Dimora: Procida, Napoli, Collepietro.


Stemma de Iorio

Storia

Famiglia, di antica e nobile tradizione, detta anche di Iorio, de Jorio o di Jorio, ritenuta di origine campana. La cognominizzazione è una patronimia derivata dal nome Jorio, una forma regionale meridionale del nome Giorgio, documentata sin dal Medioevo e sorta, probabilmente, per influsso bizantino e neogreco. Altri genealogisti, invece, ritengono che tal casato sia sorto all'interno della gens romana dei Giorgi, una cui "familia communi iure" si stabilì nella attuale frazione di San Iorio, dando origine a tal illustre casato, divenuto, successivamente, de Jorio, nel napoletano.
La famiglia era già presente a Procida come Erari dei d'Avalos Marchesi del Vasto e come rilevasi da documenti ed atti notarili, sin dai tempi più remoti, diede luce a personaggi di elevate virtù, tra i quali, ricordiamo:
Lazzaro de Iorio fu testimone e sigillò il testamento di Gio: Battista della Porta redatto il 2 febbraio 1616.
Don Giovanni Antonio de Iorio (Procida, 7-1-1607
† ivi, 20-6-1673), figlio di Giovan Paolo, R. Sacerdote e Missionario Apostolico, Nobile di Procida; nel 1656 fondò nella propria casa un Conservatorio per le povere orfane di Procida, iniziativa lodata dal Cardinale Cantelmo in visita nell'isola. Si trasferì a Napoli per curare l'anima e il corpo dei malati nel complesso dell'Ospedale degli Incurabili; alla sua morte, nella chiesa di detto ospedale, fu posta la seguente lapide:

Giuseppe  e Gennaro furono sacerdoti.
L'altro loro fratello,
Francesco († 1764) nel 1727 divenne Canonico della Cattedrale di Napoli, nel 1735 fu eletto Canonico della stessa Cattedrale ed infine nel 1738 fu nominato Vescovo di Monopoli.
Nicola Iorio (
† 1744), Arcivescovo di Nazareth, Canne e di Monteverde dal 1726 e sino alla sua morte.
Il Barone Francesco (
† 1781), fratello del marchese Michele e padre di Andrea, fu Regio Governatore e Giudice.
Domenico de Jorio (Procida, 8-4-1731 †  Napoli, 1804), figlio di Giovanni Antonio e di donna Teresa Assante, fu Canonico della Cattedrale di Napoli, Vicario Generale e Vescovo di Samaria dal 1785; scrisse molti testi tra i quali "Talento Ecclesiastico".

Ch. Duomo

Michele (1738 † Napoli, 13 febbraio 1806), il 12 giugno 1800 gli venne concesso da re Ferdinando IV di Borbone il titolo di Marchese, il 28 luglio dello stesso anno venne registrato nel foglio 983 del Cedolario; nel 1791 era stato Consigliere del Supremo Magistrato del Commercio e successivamente fu Presidente del Sacro Regio Consiglio e, quindi, gli si dava il titolo di Sacra Real Maestà, e quando vi accedeva per presederlo, si suonavano il campanone di S. Chiara. Fu confratello dell'Augustissima Arciconfraternita dei Pellegrini e, alla sua morte, fu sepolto nell'ipogeo di detta Arciconfraternita; successe nel titolo di Marchese suo figlio primogenito Giovanni († 1866), al quale successe suo fratello Nicola († 1868), e da ultimo la figliuola Luisa († 1886), religiosa, con la quale questo ramo della Famiglia si estinse.

Filippo Deputato al Parlamento napoletano e scienziato di fama internazionale; 
don Andrea (Procida, 16-2-1769
Napoli, 1-2-1851), nipote del marchese Michele, nel 1805 fu Canonico della Cattedrale di Napoli; insigne archeologo, scrisse numerosi testi. Ammirato da numerosi sovrani, fu creato Commendatore dell'Ordine dell'Aquila Rossa dal Re di Prussia Federico Gugliemo III. 

Ch. - Duomo

Canonico Andrea de Iorio

Michele, Vescovo di Bovino dal 25 novembre 1887 al 4 febbraio 1898 quando fu nominato Vescovo di Castellammare di Stabia rimanendo in carica fino al 1° dicembre 1921 quando si dimise.

Alberto (1884 † 1979), creato Cardinale da Papa Giovanni XXIII nel concistoro del 15 dicembre 1958, titolare di Santa Pudenziana.

Roma, monumento funebre del Cardinale Alberto

Ramo abruzzese

Antonio fu dottore "in utroque jure", vivente in Chieti nel 1587.
Il rappresentante più importante fu il cavaliere Beniamino (1838
1921), figlio di Vincenzo, il più ricco possidente terriero della provincia, che nel 1877 fu presidente della Congregazione di Carità, sindaco di Collepietro (AQ) e membro della Commissione Mandamentale per l'imposizione dell'imposta di ricchezza mobile.
Il Nobile Sabatino de Dominicis sposò Savina Di Scipio, figlia di Antonio; il cavaliere Beniamino de Jorio (1838 1921) adottò Clorinda Di Scipio, sorella di Savina, in data 23/01/1917, con l’obbligo per Sabatino di adottare il doppio cognome de Jorio - de Dominicis e lo stemma de Jorio, per sè e per i discendenti, ereditando, in compenso, le vaste terre di Popoli, Bussi, Collepietro, San Benedetto in Perillis, Civitaretenga e San Pio delle Camere e i gli immobili di Collepietro e Roma.
Don Sabatino fu padre di Michele Alfonso (1907
1960) membro del PNF e alto dirigente del Comune di Roma.


Stemma inquartato con le armi delle famiglie de Jorio e de Dominicis

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Bibliografia:
- G. Sparano, “Memorie storiche della Chiesa Napoletana”:
- Archivio Mancini di San Vittore.
- L'Araldo “Almanacco Nobiliare del Napoletano 1891”, Enrico Detken, libraio editore, Napoli 1890.


Continua nel sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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