Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Stemma de Marinis

Famiglia de Marinis

Arma: d'oro a quattro bande ondate di nero. Le bande rappresentano le onde del mare.

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© Napoli - Stemma Famiglia de Marinis

La famiglia de Marinis o de Marini o de Marino, originaria della Spagna, si trasferì prima a Genova e poi nel 1600 a Napoli ove fu aggregata al Patriziato del seggio di Porto.  Acquistò nel Regno i feudi di Poggio Marino, Palazzo S. Gervasio e Genzano, tutti in provincia di Basilicata, il cui capoluogo nel 1663 era Matera, quando cessò a far parte della Terra di Otranto. Ottenne il titolo di marchese di Genzano nel 1650.
Il casato tenne il feudo di Palazzo S. Gervasio, ove ottenne il titolo di principe nel 1703 dal 1616 sino al 1806, ovvero sino a quando i francesi abolirono la feudalità; in realtà già nel 1799 i napoletani decisero l’abolizione del feudalesimo, con legge approvata ma non attuata in tempo.
Nel 1718 Giovanni de Marino fu insignito del titolo di principe di Striano, feudo in Terra di Lavoro.
Nel 1753 il marchese Giovanni Giacomo de Marinis fu feudatario di Genzano di Lucania.
Morì senza lasciare eredi e i suoi beni, compreso il feudo di Palazzo, passarono al nipote Giovanni Andrea de Marinis (1755 † 1824). Questi visse prevalentemente a Napoli, nel suo fastoso palazzo Genzano, oggi palazzo Fondi, e fu iscritto al Patriziato napoletano del Seggio di Porto.


Genova, Cattedrale, lapide con stemmi della famiglia de Marinis


Genova, Palazzo de Marinis

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© Napoli - Palazzo de Marinis, oggi Genzano Fondi

Detto Giovanni Andrea sposò nel 1777 Maria Isabella Caracciolo di Martina che morì poco dopo aver generato Filippo e Costanza; nel 1816 fu nominato Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro.
Il figlio maschio, Filippo de Marinis, appena diciottenne, prese parte al movimento rivoluzionario napoletano. Alla caduta della Repubblica Napoletana fu arrestato e chiuso nel bagno dell’isola di Santo Stefano, processato e giustiziato in piazza Mercato a Napoli,
decapitato il 1.10.1799, all'età 21 anni.
Il padre fece di tutto per salvarlo senza riuscirci; per ironia della sorte, ebbe a cena nella sua sontuosa dimora di Napoli, tutti i componenti della corte che nello stesso giorno avevano già emessa la sentenza di morte.
Il marchese di Genzano, Andrea de Marinis morì nel 1824, lasciando tutti i suoi beni all’unica figlia femmina Maria Costanza, principessa di Striano e di Palazzo San Gervasio e marchesa di Genzano, che aveva sposato Giuseppe de Sangro, principe di Fondi.


Napoli, palazzo de Marinis oggi Genzano Fondi

Un antico testo del 1745
A cura di Damiano Nicolella De Vicaris

Nel 1745 il domenicano frà Pio Tommaso Milante, vescovo di Castellamare di Stabia, dedica il suo "De viris inlustribus congregationis S. Mariae Sanitatis", una raccolta di cenni biografici dei frati domenicani del convento napoletano della Madonna della Sanità, volgarmente conosciuta oggi come " 'a chiesa r'o munacone" ossia San Vincenzo Ferrer che vi veniva festeggiato fino agli anni '50 con festa solenne di popolo, e nel cui quartiere circostante " 'a Sanità" e' nato il principe Antonio De Curtis in arte Toto', al principe di Striano Stefano de Marinis.

Frontespizio e dedica con stemma al principe Stefano De Marinis del volume "De viris inlustribus congregationis S. Mariae
Sanitatis" di frà Pio Tommaso Milante vescovo di Castellamare di Stabia, pubblicato a Napoli nel 1745, in cui si parla delle
vite dei padri domenicani vissuti in concetto di santità nel convento della Madonna della Sanità in Partenope.
Proprietà biblioteca privata famiglia Nicolella De Vicaris di Martina Franca.


Stemma matrimoniale de Marinis e Gaetani

Nella dedica iniziale, redatta come tutto il volume in latino, il prelato autore del libro ringrazia con pubblico encomio il de Marinis e traccia a scopo elogiativo un profilo genealogico della sua famiglia con accenti di lode per l'antichità illustre del casato. Il Milante inizia in detta prefazione col proclamare le presunte origini dei de Marinis facendoli derivare da una stirpe dell'epoca romana denominata "Maurinorum" di re del Marocco presente in Mauritania in Africa da cui poi "Marinorum"; successivamente la attesta presente in Germania ai tempi del papa San Bonifacio I, pontefice dal 418 al 422 d. C., e in seguito riferisce che insieme ad altre famiglie nobili si trasferì a Genova, dove fu illustre fin dal tempo degli imperatori della Tetrarchia (V secolo d. C.). Nella capitale ligure fu una delle 23 famiglie importanti dando uomini d'arme e di toga, consoli, uomini di mare e dogi della Repubblica di Genova. Cita quindi un Carlo de Marinis cardinale, la moglie del principe Stefano di casa Gaetani, il domenicano fra' Giambattista de Marinis, e un frà Tommaso sacerdote maestro di teologia e vicario generale dell'ordine domenicano per il Regno delle Due Sicilie, e suo fratello frà Domenico († 20-6-1669) il quale dopo aver rinunciato alla carica di vicario generale dell'ordine fu creato da papa Innocenzo X arcivescovo di Avignone in data 1° marzo 1649, nonchè ripristinatore dell'accademia di teologia nella città francese.

Anche Leonardo fu sacerdote maestro di teologia, designato da papa Paolo III Farnese a vescovo coadiutore di Perugia, fu poi eletto da papa Giulio III arcivescovo di Laodicea di Frigia il 5 marzo 1550, nonche' amministratore della chiesa di Mantova e suffraganeo del cardinale Ercole Gonzaga; fu quindi nunzio apostolico in Spagna mandato dal papa a Carlo V dove esercitò l'incarico con tanta prudenza da ricevere riconoscimenti dall'imperatore Filippo II e da papa Paolo IV. Fu anche presente al concilio di Trento e infine da papa Pio IV venne nominato vescovo di Lanciano il 26-1-1560. Sotto Pio V Leonardo fu trasferito alla cattedra di Albano; fu caro per il suo zelo e prudenza anche a San Carlo Borromeo. Gregorio XIII lo mandò come nunzio apostolico in Portogallo, eleggendolo cardinale; morì a Roma.

La famiglia de Marinis oggi ha un ceppo a Martina Franca, dove Maria istruttrice di fitness è congiunta in matrimonio con Raffaele Acquaviva di un ramo collaterale degli Acquaviva d'Aragona conti di Conversano, istruttore fitness, da cui hanno avuto Daniele e Samuele, discendenti così per parte materna dai de Marinis.

I DE MARINIS IN CALABRIA ULTRA

Tommaso de Marinis (Genova 1475 † Milano 1572), patrizio genovese, patrizio milanese, senatore di Milano, banchiere, acquistò tutto lo Stato di Terranova (oggi comune di Terranova Sappo Minulio) con Gerace, Gioia (oggi comune di Gioia Tauro) e San Giorgio (oggi comune di San Giorgio Morgeto), per vendita fattagli da Consalvo Fernandez de Cordoba il giovane, 3° duca di Terranova, duca di Sessa etc., terre che aveva ereditato da sua madre Elvira de Cordoba, che aveva sposato, nel 1519, un lontano parente Luigi de Cordoba, conte di Cabra. Il regio assenso che gli confermava il titolo di duca di Terranova, fu dato da re Filippo II d'Asburgo-Spagna in data 11 ottobre 1560, esecutoriato il 22 agosto 1561, registrato nel Quinternione 54, f. 167. Per sentenza del 1568 dovette cedere la baronia di San Giorgio a Baldassarre Milano, nello stesso anno gli altri suoi feudi in Calabria furono messi all'asta da Sacro Regio Consiglio ad istanza dei creditori. 
Tommaso, duca di Terranova, entrato in possesso di Gerace, aveva tentato di reintegrare al suo dominio i casali di Ardore e San Nicola di pertinenza della città di Gerace, li acquistò per ducati 9.000 per vendita fattagli da Giovanni Ramirez, con regio assenso del 15 novembre 1563, pur avendo le disponibilità economiche rimase debitore verso Ippolita Ramirez, figlia di Giovanni, per cui i casali furono messi all'asta dal Sacro Regio Consiglio e furono acquistati da Scipione Bologna, figlio di Giacomo,  patrizio napoletano, dottore in legge, consorte d'Ippolita Ramirez, seguì il regio assenso il 18 agosto 1571. Mario Pellicano Castagna, “La Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria”, p.130 Vol. I, pp.306-307 Vol. II.C.B.C. 1984-1992.

Milano, Palazzo di Tommaso de Marinis o Marino. A seguire lo stemma posto nel cortile interno

Per eventuali approfondimenti si consiglia di consultare le Tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e gli Affari della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.


Continua nel sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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