
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
Branciforte |
Arma:
d'azzurro al
leone coronato d'oro
sostenente con le zampe anteriori mozzate uno stendardo di rosso
astato di nero, caricato di tre gigli d'oro; addestrato nella
punta dalle branche tagliate dello stesso, messe in croce di
Sant'Andrea. |

© Arma di Frà Girolamo Branciforte,
Commendatore di Cicciano (NA), di Santa Lucia di Viterbo e di
Cremona. |
Le origini
della famiglia Branciforte o Branciforti si perdono nella notte
dei tempi. Si narra che ai tempi di Carlomagno (742
† 814)
Obizzo, Alfiere generale dell'esercito, detto
Braccioforte, fu assalito dai nemici che gli mozzarono le mani,
ma non riuscirono a togliergli la bandiera, che da allora la
famiglia innalza nello scudo, perchè la tenne eroicamente
serrata tra le braccia. L'imperatore lo ricompensò donandogli la
città di Piacenza.
Il Casato ha goduto di nobiltà a Pisa, Piacenza, Campania e
Sicilia. Fu ricevuta nell'Ordine di Malta
nel 1612, ottenne il Grandato di Spagna di 1^ classe e gli
Ordini della SS. Annunziata, del
Toson d'Oro e di S. Gennaro.
Ottenne numerosissimi titoli nobiliari tra i quali:
principi di: Butera (1591),
Licodia, Lionforte (1622), Niscemi (1627), Pietrapersia (1591),
Scordia, Villanova (1663)
duchi di: Branciforte
(1695), Crequi in Francia, Mascalucia (1651), Sangiovanni (1587)
marchesi di: Barrafranca
(1564), Camastra, Campremollo, Martini (1648), Militello (1564),
Valdinoto
conti di: Bisceglie (1400),
Cammerata, Grassolliato, Mazzarino (1625), Ponturno, Raccuia
(1552), Santantonio (1625)
baroni di: Belmonte,
Carlentini, Fontana, Sanbonito, Vallelongo, ecc.
Ponzio
di Branciforte fu nel 1283 al comando, insieme a
Bertrando
d'Artus,
Consigliere di re Carlo I d’Angiò e suo Ambasciatore presso la
Serenissima Repubblica di Venezia, di una piccola flotta
composta da due galeoni e sei galee.
Girolamo Branciforti (†
1686),
figlio di Ercole, duca di Sangiovanni e di Isabella
Tagliavia d'Aragona, e fratello uterino di Antonio (1610
† ?), primo
principe di Scordia, nonchè di Luigi vescovo di Melfi e
Rapolla dal 1648 al 1666, fu innanzitutto un uomo d'armi. Fu
ricevuto nell'Ordine di Malta nel 1612, e in tempi diversi, fu
Capitano di una galera, Balì di Santo Stefano di Monopoli e della
Santissima Trinità di Venosa, commendatore di Santa Lucia di
Viterbo e Cremona. Nel 1638 succedette nella Commenda Magistrale
di Cicciano (NA) a Carlo Valdina.
A quei tempi Cicciano era una terra in provincia di
Terra del Lavoro, esente dalla giurisdizione del vescovado
di Nola, ed apparteneva alla Religione di Malta. Del Castrum di
Cicciano resta oggi solo il
portale d'ingresso della fortezza e
la restaurata chiesa di San Pietro. Nel 1640 Girolamo partecipò,
insieme a Carlo Valdina capitano della galera "di San Pietro",
ad una vittoriosa battaglia contro le navi barbaresche lungo le
coste tunisine. A Cicciano (NA), dove tenne la Commenda sino
alla sua morte, restaurò il Castrum, migliorò le condotte
idriche, fece edificare nel 1670 la chiesa di Sant'Anna e fondò,
nello stesso anno, la Congregazione dei Beati Morti che poi
concesse ai confratelli.
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© Cicciano (NA) - Castrum, Chiesa di San Pietro,
acquasantiera con le insegne del S.M.O. di Malta |

© Cicciano (NA) - Chiesa di Sant'Anna
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Girolamo Branciforti fu sepolto a Cicciano nella chiesa
di Sant'Anna dove la lapide sepolcrale recita:
"SUB TANTAE TUTRICIIS HIERONYMUS BRANCIFORTE SANCTAE
CRUCIS EQUES ET COMMENDATOR HIEROSOLIMITANUS TITULIS
ATQUE VIRTUTIBUS ILLUSTRIOR PIETATE IN PAUPERES INSIGNOR
SEPULCHRUM HOC EXTRUM POSUIT". |

© Targa in ricordo di Fra
Girolamo Branciforte che nel 1670 fece erigere la Chiesa di
Sant'Anna a Cicciano (NA) |
Verso la
metà del XVII secolo la
famiglia
Vacchiano fu tenuta in gran
considerazione dal Commendatore Fra’ Girolamo
Branciforte, al punto che il fratello di questi, Luigi
Branciforte, Vescovo di Melfi, onorò l’ecclesiastico don
Giulio Vacchiano con la carica di Prefetto Palatino del
Vescovado melfitano.
In virtù di tale riguardo si crede che alcuni membri
della famiglia abbiano seguito i Branciforte a Palermo,
tra i quali si distinse un Onofrio
Vacchiano, Governatore della Tavola Nummularia e del
Monte di Pietà nel 1676, ed un Francesco Domenico
Vacchiano, che ricoprì la medesima carica nel 1696 e nel
1697.
Francesco Branciforte (Militello, 1575
† Messina,
1622), 2° principe di Pietraperzia, figlio di Fabrizio
(1550
†
1624) principe di Butera e Pietraperzia e della
marchesa di Militello Caterina Barrese, sposò nel 1603
Giovanna d'Austria (Napoli, 1573 † Militello, 1630),
figlia di
Don Giovanni d’Austria
(1547
† 1578), fratellastro del Re di Spagna
Filippo II, e trionfatore della battaglia di Lepanto. |

© Napoli - Targa sormontata
dall'arma partita con le insegne di Casa d'Austria e dei Branciforte, imparentate. |
Dalla loro unione nacque Margherita Branciforte
d'Austria (†
1659). Nel 1628 detta Giovanna d'Austria riedificò in
Napoli una piccola fabbrica religiosa con annesso
convento eretta nel 1572 in memoria della vittoria di
Lepanto; i lavori furono portati a termine nel 1646
dalla figlia di Giovanna, Margherita Branciforte
d'Austria. |
Il
ramo dei Conti di Mazzarino si estinse nel 1675 con la
morte di Giuseppe Branciforte, conte di Mazzarino, che
non ebbe figli dalle sue tre mogli; suo erede fu il
nipote Carlo Carafa, figlio della sorella Agata, che
aveva impalmato Fabrizio
Carafa della Spina, principe della Roccella e
marchese di Castelvetere.
Nel 1800 Ercole Michele Branciforte (†
Napoli, 9-6-1814), principe di
Butera, Grande di Spagna, gentiluomo di Camera, fu nominato Cavaliere del
Reale Ordine di San Gennaro. Sposò donna
Ferdinanda
Reggio
(Napoli, 1750
† ivi, 1789). |
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Bibliografia:
- Berardo Candida Gonzaga, "Memorie delle Famiglie Nobili delle
Province Meridionali d' Italia", Vol. I.
- Biagio Aldimari, "Memorie Historiche di diverse famiglie
nobili, così Napoletane, come forestiere...", 1691
- Domenico Capolongo, "Storia di una Commenda magistrale
gerosolimitana: Cicciano (secoli XIII - XIX), 2002. |
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