Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Englen

Arma: d’azzurro alla ruota di sette raggi d’oro attorniata dal motto: adversa contero. Altra: partito, nel 1° d’azzurro alla ruota di sette raggi d’oro attorniata dal motto: "adversa contero", nel 2° d’oro ad una testa di manzo coronata e anellata, posta in maestà; il tutto sotto un capo d’argento caricato da tre cuori di rosso.
Titoli: baroni di Fornelli, Rivettone, S. File (villaggio in Calabria Ultra in diocesi di Mileto), Fonte (o Catonizza), patrizi di Roccella.

Piazza S. Carlo alle Mortelle
Napoli - Stemma Famiglia Englen

La famiglia Englen nel 1660 fu costretta a fuggire dalla Germania per questioni di vendette passionali; trovò ospitalità in Acquaro Arena (in provincia di Vibo Valentia; oggi pur confinanti sono due distinti comuni) presso Andrea Conclubet, marchese di Arena. Nonostante ciò, la vendetta di una non precisata casa regnante (Sassonia Coburgo ?), raggiunse il capostipite italiano degli Englen di cui si ignora il nome (Andrea ?); un sicario lo uccise e di notte lanciò il corpo fatto a pezzi da una carrozza a forte andatura. Lo piansero a lungo il figlio Giuseppe Francesco e la moglie donna Giulia d’Urso di Acquaro, nipote di Giovanni Battista Paganica e di donna Tolla Correale.


Acquaro (Vibo Valentia)


Arena (Vibo Valentia)

In seguito la famiglia si stabilì in Roccella, città situata in Calabria Ultra, oggi Roccella Jonica in provincia di Reggio Calabria, dove la famiglia possedette, poco lontano dal castello, uno degli edifici più imponenti del Borgo, oggi denominato palazzo Tassone.


Roccella Jonica (RC), veduta di Edward Lear, 1852

Altri rami presero dimora nelle città di Gioiosa Ionica e di Polistena, sempre in provincia di Reggio Calabria; in Polistena gli Englen di Roccella avevano nella ormai scomparsa chiesetta di S. Ilario, fondata nel 1694 dal nobile Giovanni Battista Paganica, il beneficio di patronato con l’onere di tre messe a settimana.
Nel 1784 don Gaetano Englen da Acquaro acquistò da don Giovanni Battista Merigliani i suffeudi  di Fornelli e Abruzzo dello Stato di Arena.
Nel 1768 il barone Carlo Fonte
(1) nominò erede del feudo di Fonte la figlia primogenita Giuditta.
Il feudo di Fonte passò in casa Englen a seguito di matrimonio celebrato tra il barone Francesco Englen (1778 † 1868) e Giuditta Fonte; il loro figlio primogenito, Giovanni Battista Englen (n. 1813) ereditò il titolo di barone di Fonte.
Nel 1804 don Francesco Englen rivestì la carica di governatore e giudice di Gioiosa.
Nel 1823 il sacerdote Pasquale Englen (n. 1781 † 1856), figlio di Giovanni Battista e di Maria Anna Mafrè, ottenne il titolo di conte palatino con diploma Sforza Cesarini

Piazza S. Carlo alle Mortelle
Napoli - Palazzo Englen

Piazza S. Carlo alle Mortelle
Napoli - Palazzo Englen, qui visse Domenico Morelli

Giovanni Vittorio Englen (Roccella Jonica 1780 Napoli 1848), di famiglia nobile Calabrese di antica origine germanica, molto giovane si trasferì a Napoli per conseguire la laurea in  giurisprudenza nel 1803; ottenne in breve tempo incarichi istituzionali, dapprima come governatore di S. Antimo, successivamente la nomina a Capo della sezione criminale presso la Corte di Cassazione.
L'apice sotto il governo francese lo raggiunse con la nomina a membro della Commissione per la riforma del "Codice per lo Regno delle Due Sicilie", ma il lavoro non fu portato a termine per la caduta del governo francese e la restaurazione borbonica.
Preoccupato per la perdita delle conquiste raggiunte sotto il decennio francese, in un primo momento ne venne smentito, in quanto, nel 1815 fu rinominato nella ripristinata Commissione per la riforma del Codice la quale fu varata nel 1819.
A seguito dei moti del 1820 l'anno successivo venne esonerato dalla carica e arrestato a causa di una denunzia anonima; scarcerato si ritirò per tre anni a Meta di Sorrento con la famiglia, trascorsi i quali, placati gli odi, ritornò a Napoli, tra le altre cariche che ricoprì in città ricordiamo quella di Direttore  della Società d'Assicurazioni, e nel 1845 socio della dogana.
Per concludere vogliamo citare Giuseppe Pisanelli nella sua monografia "Dei progressi del Diritto Civile in Italia nel secolo XIX" del 1871: "La giurisprudenza napoletana acquistò in breve spazio di tempo grande autorità pei nomi del Principe di Sirignano, Raffaelli, Poerio, Nicolini, Englen e Cianciulli, che sarebbero bastati essi soli ad illustrare un'età".


Roccella Jonica, Palazzo Englen, oggi Tassone

Mariano Englen (n. 1784), figlio di Giovanni Battista di Roccella e di Maria Anna Manfrè, fu arrestato il 2 maggio 1820 e imprigionato nel carcere di S. Maria Apparente, accusato di essere capo dei massoni e di aver cooperato alla rivoluzione della Costituzione.


Ritratto di don Rodolfo Englen (1829 † 1904)
Consigliere Comunale di Napoli


Ritratto di donna Virginia di Lorenzo, moglie
di don Rodolfo Englen

Genealogia
Tavola I

Tavola II

Tavola III

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Note:
(1) - La famiglia Fonte di Castelvetere, baroni di Catonizza, Lizzarà e Fonte, si estinse nelle famiglie Englen, Castagna e Musco.


Casato inserito nel quinto volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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