Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
Gesualdo |
Armi:
più antica:
d' argento al leone nero.
quindi: d'argento al leone nero
circondato da cinque o più gigli rossi. I gigli di Francia furono
aggiunti quando il casato si schierò a favore dei ghibellini |
© Stemma Famiglia Gesualdo,
principi di Venosa e Gesualdo, marchesi di Santo Stefano
e conti di Conza |
Molti storici hanno scritto la
storia di quest'illustre famiglia ipotizzando diverse origini:
longodarda, francese e tedesca.
Scipione Ammirato e poi Carlo De Lellis, grazie anche al rinvenimento di
preziosi documenti, accertarono che i Gesualdo discendevano dal sangue
dei principi normanni.
Il
ricercatore e studioso Rossano Grappone(1)
ritiene che l’attuale stemma della Provincia di Avellino, già Principato Ulteriore o
“Hirpinia”, può
essere collegato a un documentato episodio storico accaduto durante il
periodo Longobardo. Nel 663 il cavaliere longobardo Gesualdo o
Sessualdo al rientro da una missione importantissima venne catturato e
decapitato dai Greci che agli ordini dell’imperatore Costantino
assediavano la città di Benevento dominata dai Longobardi. La testa del
cavaliere fu lanciata poi all’interno delle mura della città sannita. Il
re Romoaldo, di cui il Gesualdo era anche balio, la raccolse la baciò e
le diede degna sepoltura. Il Summonte(2)
ritiene che con questo gesto il re Romoaldo abbia voluto incoronare
(corona dorata) la testa sanguinante (fondo rosso) del cavaliere
Gesualdo.
Capostipite fu Guglielmo, signore e conte di Gesualdo (AV), figlio
naturale di Ruggero duca di Puglia, il quale procreò legittimamente
altro Guglielmo; quest'ultimo morì giovanissimo e gli successe lo zio
Ruggiero II
d'Altavilla (1095 - 1154), primo re di Napoli.
Il capostipite Guglielmo fu nominato
Gran Conestabile del Regno e adottò il nome Gesualdo.
Luigi Gesualdo nel 1269 fu nominato
siniscalco di re
Carlo
I d'Angiò.
Il Casato possedeva
un casale col suo castello in
Principato Ultra, ai
confini tra le provincie di Benevento e Avellino, oggi Bonito (AV);
Maria Gesualdo sposò Oddo
Bonito, che ereditò
il feudo.
Nel 1452 i Gesualdo divennero conti di Conza, nel 1480 vestirono l'abito
dell'Ordine di Malta e nel 1561 furono decorati principi di Venosa da
Filippo II d'Asburgo-Spagna. |
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© Castello di Gesualdo (Avellino) |
A Luigi
Gesualdo (1458 †
1517), patrizio napoletano del Seggio di Nido, conte
di Conza, Signore di Gesualdo e di altri numerosi feudi, venne confiscato il
feudo di Caggiano dal re Federico d'Aragona e donato a Giacomo
Caracciolo di Martina.
La famiglia fu ascritta al Patriziato napoletano del
Seggio di Nilo.
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© Napoli - Ciò che resta, dopo
l'incendio causato dalle bombe della seconda guerra mondiale,
del sepolcro
di Giovannella Gesualdo eretto nel 1491 dal marito Tommaso
Vassallo, Presidente della Regia Camera della Sommaria. |
Girolamo Gesualdo (†
1563), figlio di Fabio e di Laura Loffredo dei marchesi di
Trevico, fu Signore di Pescopagano, Ariano e Santo Stefano;
sposò Livia de Silva appartenente alla famiglia ascritta al
Seggio di Capuana. Eresse in Napoli la cappella gentilizia
dedicata alla Beata Vergine dove fu sepolto. |
Napoli, Cappella Gesualdo e
monumento funebre di Geronimo Gesualdo |
Carlo Gesualdo, principe di Venosa,
nacque nel 1566 da Fabrizio II e Geronima Borromeo, sorella di San
Carlo Borromeo, canonizzato il 1 novembre del 1610.
Carlo visse la sua infanzia e la sua adolescenza
sotto lo sguardo attento del padre, noto letterato e generoso
mecenate; l’arte,
la cultura, le lettere erano di casa nell’abitazione del principe
padre.
Studiò a Napoli con severo impegno e già
giovanissimo si fece notare per alcune mirabili composizione di
musica sacra e madrigali (forma poetico - musicale, nata a metà del
trecento, destinata ad ambienti colti e raffinati dell’epoca.).
A lui si deve la profonda trasformazione di questa forma di arte
musicale e poetica. Si passa da composizioni a due voci sino a sei
voci. |
© Ritratto del principe Carlo
Gesualdo (1566
† 1613) |
Una delle sue opere prime ai giorni nostri è stata portata in scena
dalla nostra Milva che nell’opera ha interpretato la parte della
moglie assassinata Maria
d’Avalos.
A lui si ispireranno le opere
di Wagner e di Stravinsky e a Napoli nel Conservatorio di S. Pietro
a Majella esiste un busto a ricordo perenne del suo genio musicale. |
© Napoli - chiostro del Conservatorio di S.
Pietro a Majella |
Sarà onorato ed ossequiato, la sua meritata fama
lo farà conoscere in tutto il mondo come precursore della musica
moderna. Uomo di profonda fede e grande sensibilità a 20
anni sposò una cugina ventiseienne Maria D’Avalos, figlia di Sveva Gesualdo e di Carlo, conte di Montesarchio.
Si sposarono nella chiesa di S. Domenico Maggiore a Napoli, dopo
aver ottenuto la dispensa papale e dalla loro unione nacque il figlio
Emanuele.
Dedito alle sue passioni di sempre, musica e
caccia, lasciò spesso sola la moglie nel principesco palazzo
adiacente alla chiesa di S. Domenico dove si erano uniti in
matrimonio.
Maria d’Avalos donna affascinante dotata di eccezionale bellezza,
dal viso angelico e dai lunghi capelli d'oro,
corteggiata da molti, nel corso di un fastoso ricevimento conobbe e
danzò con il bel
Fabrizio Carafa,
duca d'Andria e conte di Ruvo, a sua volta sposato con la cugina Maria
Carafa e padre di quattro figli.
Tra i due scoppiò una passione travolgente che ben presto si
trasformerà in un grande amore. |
© Maria d'Avalos |
Decisi a non lasciarsi mai e a vivere il loro
amore sino alle estreme conseguenze si avvieranno consapevoli
verso la morte quasi a voler riscattare il loro peccato.
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Il principe Gesualdo, uomo per natura mite e
religioso, costretto dalle maldicenze di corte e per soddisfare le
pretese morali dei farisei dell’epoca, tese un tranello ai due
amanti e li uccise, sorprendendoli nella camera da letto di Maria in
un ultimo abbraccio d’amore.
Su suggerimento del Vicerè Don Giovanni
de Zunica e per sfuggire ad
una prevedibile
vendetta dei Carafa riparò nel castello di Gesualdo.
Il processo si concluse in tempi rapidi con piena
assoluzione del principe perchè il suo gesto fu ritenuto "causa
giusta dalla quale fu mosso don Carlo Gesualdo Principe di Venosa ad
ammazzare sua moglie e il duca d'Andria".
Il rancore delle potenti famiglie d’Avalos
e Carafa della Stadera fu placato grazie alla mediazione
pacificatrice del cognato di Carlo, Ferdinando
Sanseverino, conte di Saponara e del
conte Cesare Caracciolo.
Per espiare il suo duplice delitto si dedicò ad
opere religiose e di beneficenza facendo erigere chiese e conventi,
non esitò ad accorrere in aiuto dei bisogni. Fece dipingere una
tela, esposta nella chiesa di S. Maria delle Grazie, raffigurante il
principe in ginocchio che chiede perdono a Cristo per il duplice
omicidio.
Nel contempo fece della sua dimora un polo di attrazione delle
massime espressioni d’arte del tempo. |
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Napoli - Arma della Famiglia
Gesualdo. A destra: Napoli - Nella notte tra il 16 e 17 ottobre
di ogni anno, tra le imponenti mura
di questo monumentale edificio, riecheggiano i sospiri d'amore
dell'affascinante Maria d'Avalos |
Letterati e
poeti furono frequentatori assidui del Castello di Gesualdo tra
questi suo grande amico fu il poeta Torquato Tasso
che durante il suo
soggiorno a palazzo scrisse “La Gerusalemme conquistata”.
Dopo tre anni si recò a Ferrara per sposare
Eleonora d’Este, dalla quale ebbe il figlio Alfonsino che
morirà in tenera età, come il primo figlio di Carlo, nel 1600.
Dopo due anni, deluso dalla accoglienza dell’Accademia musicale della
città di Ferrara, lasciò moglie e figlio per ritornare nelle sue
amate terre.
Il Castello di Gesualdo, da lui ristrutturato, ritornò
ad essere un polo di attrazione per poeti e musicisti.
La vita di Carlo Gesualdo fu molto dura, colpito
da sofferenze fisiche e psichiche, tormentato dal rimorso morì
distrutto nel corpo e nell’anima nel 1613.
Il suo corpo riposa a Napoli nella Chiesa del Gesù Novo. |
Nel 1704 Domenico Gesualdo fu
decorato col titolo di principe di Gesualdo e sette anni dopo col
titolo di marchese di Santo Stefano.
Numerose sono le testimonianze lasciate dai Gesualdo a Napoli: nella
chiesa di Santa Maria della Rotonda vi è il sepolcro di Giovannella
Gesualdo († 1480), a S. Martino vi è il monumento funebre di Carlo Gesualdo († 1523),
cavaliere
gerosolimitano. |
Napoli - sepolcro di Carlo
Gesualdo († 1523) |
Nella Basilica di S.
Domenico Maggiore vi è la cappella di Michele Gesualdo (anno 1494), sulla lastra tombale vi è
il seguente epitaffio: |
Nel Duomo di Napoli vi è
il sepolcro di Alfonso Gesualdo, arcivescovo di Napoli (1601). |
© Napoli - Targa in memoria del Cardinale
Alfonso Gesualdo |
© Napoli - Alfonso Gesualdo |
© Castello di Gesualdo (AV) -
Arma partita con le insegne delle famiglie Ludovisi e Gesualdo -
Anno 1620
Recupero e restauro dello stemma curato dagli Architetti
Vincenzo Cogliano e Carmine Iannarone.
Per gentile concessione del dr. Rossano Grappone |
Per approfondimenti sulla storia di
Gesualdo, sulla presenza plurisecolare dei frati dominicani e
sulle origini del culto di San Vincenzo Ferreri si consiglia la
lettura del libro “Gesualdo – Storia dei Domenicani nella terra
dei Principi dal tardo Rinascimento all’Unità d’Italia” del dr.
Rossano Grappone, Funzionario della Provincia di Avellino e
Responsabile del Servizio Università e Ricerca. |
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Note:
1)
Rossano Grappone, "Storia
dei Domenicani nella terra dei Principi dal tardo Rinascimento
all’Unità d’Italia", 2014
2)
Giovanni Antonio Summonte nella sua opera “
Historia della città e del regno Napoli”, Stampa Raimondi
Rosselli, Napoli 1750 |
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