Famiglia,
di antica e nobile tradizione, detta anche di Iorio, de
Jorio o di Jorio, ritenuta di origine campana. La
cognominizzazione è una patronimia derivata dal nome
Jorio, una forma regionale meridionale del nome Giorgio,
documentata sin dal Medioevo e sorta, probabilmente, per
influsso bizantino e neogreco. Altri genealogisti,
invece, ritengono che tal casato sia sorto all'interno
della gens romana dei Giorgi, una cui "familia communi
iure" si stabilì nella attuale frazione di San Iorio,
dando origine a tal illustre casato, divenuto,
successivamente, de Jorio, nel napoletano.
La famiglia era già presente a Procida come Erari dei
d'Avalos
Marchesi del Vasto e come rilevasi da documenti ed atti
notarili, sin dai tempi più remoti, diede luce a
personaggi di elevate virtù, tra i quali, ricordiamo:
Lazzaro de Iorio fu testimone e sigillò il
testamento di Gio: Battista
della Porta redatto il 2 febbraio 1616.
Don Giovanni Antonio de Iorio (Procida, 7-1-1607
† ivi, 20-6-1673), figlio
di Giovan Paolo, R. Sacerdote e Missionario
Apostolico, Nobile di Procida; nel 1656 fondò nella propria casa
un Conservatorio per le povere orfane di Procida,
iniziativa lodata dal Cardinale
Cantelmo in visita nell'isola. Si trasferì a
Napoli per curare l'anima e il corpo dei malati nel
complesso dell'Ospedale degli Incurabili; alla sua
morte, nella chiesa di detto ospedale, fu posta la
seguente lapide:
|
Giuseppe e Gennaro furono sacerdoti.
L'altro loro fratello,
Francesco (†
1764) nel 1727 divenne Canonico della Cattedrale di
Napoli, nel 1735 fu eletto Canonico della stessa
Cattedrale ed infine nel 1738 fu nominato Vescovo
di Monopoli.
Nicola Iorio (†
1744),
Arcivescovo di Nazareth, Canne e di Monteverde dal 1726
e sino alla sua morte.
Il Barone Francesco (†
1781), fratello del marchese Michele e padre di Andrea,
fu
Regio
Governatore e Giudice.
Domenico de Jorio (Procida, 8-4-1731
† Napoli, 1804), figlio di Giovanni Antonio e di
donna Teresa Assante, fu
Canonico della Cattedrale di Napoli, Vicario Generale e Vescovo di Samaria
dal 1785; scrisse molti testi tra i quali "Talento
Ecclesiastico".
|
Michele (1738 † Napoli, 13 febbraio
1806), il 12 giugno 1800 gli venne concesso da
re Ferdinando IV di
Borbone il
titolo di Marchese, il 28 luglio dello
stesso anno venne registrato nel foglio 983 del
Cedolario;
nel 1791 era stato Consigliere del Supremo Magistrato
del Commercio e successivamente fu Presidente del
Sacro Regio
Consiglio e, quindi, gli si dava il titolo di
Sacra Real Maestà, e quando vi accedeva per presederlo,
si suonavano il campanone di S. Chiara. Fu confratello
dell'Augustissima
Arciconfraternita dei Pellegrini e, alla sua
morte, fu sepolto nell'ipogeo di detta
Arciconfraternita; successe nel titolo di Marchese suo
figlio primogenito
Giovanni
(† 1866), al quale successe suo fratello
Nicola
(† 1868), e da ultimo la figliuola
Luisa († 1886), religiosa, con la quale
questo ramo della Famiglia si estinse.
|
Filippo Deputato al Parlamento napoletano e
scienziato di fama internazionale;
don Andrea (Procida, 16-2-1769
†
Napoli, 1-2-1851),
nipote del marchese Michele, nel 1805 fu Canonico della
Cattedrale di Napoli; insigne archeologo, scrisse
numerosi testi. Ammirato da numerosi sovrani, fu creato
Commendatore dell'Ordine dell'Aquila Rossa dal Re di
Prussia Federico Gugliemo III.
Michele,
Vescovo di Bovino dal 25 novembre 1887 al 4 febbraio
1898 quando fu nominato Vescovo di Castellammare di
Stabia rimanendo in carica fino al 1° dicembre 1921
quando si dimise. |