Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Arma: d’azzurro al
castello d’oro aperto e finestrato del campo, sostenuto da due
leoni d’oro, controrampanti e affrontati, sormontato da tre
stelle dello stesso.
Alias: d'azzurro al castello al
naturale aperto e finestrato, poggiato su tre collinette verdi,
sostenuto da due
leoni d’oro, controrampanti e affrontati, sormontato da due
stelle dello stesso. |
© S. Giorgio a Cremano (NA) -
Stemma Famiglia Calà dipinto su volta ingresso villa. |
La famiglia Calà, i cui
illustri rappresentanti hanno ricoperto le più alte cariche in
campo civile, militare ed ecclesiastico, fu decorata coi titoli
di duca di Diano e di
Sala,
marchese di Ramonte e
marchese di Belmonte.
Carlo Calà
(Castrovillari,
1617 † ?),
figlio di
Giovanni Maria e di donna
Isabella Merlino,
si laurẹ all'Università di Napoli nel 1639; fu prima
avvocato fiscale di Cosenza e poi presidente della
Regia Camera della Sommaria
nel 1652. Spoṣ nel 1652 Giovanna Osorio e nel
1654
acquisṭ il
feudo di Diano; poco dopo divenne di
marchese di Ramonte e di Villanova.
Carlo mori senza eredi e i suoi titoli e l'immenso patrimonio
pasṣ al fratello Girolamo (Castrovillari, 1632
†
Napoli, 1698).
Quest'ultimo visse a Napoli sin dall'infanzia, si laurẹ in
legge, divenne nel 1673 giudice del tribunale della Vicaria.
Alla
morte della madre
erediṭ il titolo
di marchese di Belmonte;
spoṣ Porzia di
Castromediano, nobildonna di Lecce. Nel
1694 divenne duca di Lauria
(Potenza), feudo in
terra di Basilicata,
già appartenente al conte Bernardino
Sanseverino e poi
al barone Girolamo Exarques (1598).
Gli abitanti di Lauria, nell'agosto del 1806, pagarono a caro
prezzo l'eroica resistenza al grande esercito di Napoleone
Bonaparte,
comandato dal generale Massena.
Il francese Montigny racconta:"
A difesa, contro la baionetta francese, si ricorse ad ogni
mezzo da parte degli insorti: ove manc̣ il fucile supplirono la
scure, le pietre e i fiotti di acqua bollente. Ma la baionetta
ovviamente fa il suo mestiere; nè grazia, nè pietà...furono
viste donne in gran numero ed anche giovanette difendere le
proprie case e il proprio onore e, dunque, preferire la morte
alla violazione del focolare domestico...Fu notato, non senza un
generale senso di stima, che neppure uno solo, in mezzo allo
spavento, ebbe a gettare via la sua arma...Non resterà
fabbricato in piedi e bivaccheranno tutti sulle pietre
insanguinate di una città che è diventata una fornace ardente" .
I francesi, in particolare i soldati corsi,
irritati dalla strenua difesa che aveva procurato loro gravi
perdite, incendiarono case e chiese, saccheggiarono tutto cị
che c'era di prezioso o di valore storico-artistico,
martoriarono donne, bambini e oltraggiarono anche i cadaveri. Fu
cancellata la memoria storica di una città.
La storia del "Massacro a Lauria" è stata magistralmente
ricostruita da Antonio Boccia. |
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Dalla fine del
1700 detta famiglia assunse il cognome di
Calà Ulloa, cioè da
quando detto don Girolamo Calà, non avendo figli, nomiṇ Adriano
Lanzyna y Ulloa, figlio
di Felice, erede universale a condizione che facesse seguire il
suo cognome (Calà) dal proprio (Ulloa).
Il
feudo di Roseto (oggi Roseto Capo Spulico
nell'alto Jonio cosentino) era stato infeudato fino al
1700 ai Calà
Lanzino y Ulloa duchi di Lauria; il feudo pasṣ alla
famiglia
Collice
a seguito di matrimonio celebrato nel 1820 tra il barone Michele Collice
e la baronessa di Roseto Carolina Ferrari di Francesco. |
© Napoli - Armi
della famiglia Calà e lastra tombale |
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I personaggi più famosi di casa Ulloa Calà o Calà Ulloa,
duchi di Lauria, Rotondella e Favale,
in
Provincia di Basilicata, furono i tre fratelli, figli
Francesco,
duca di Lauria, e di donna Elena O'
Raredon:
1)
Antonio, generale e scrittore (Napoli 1807 † ivi 1889);
2)
Girolamo Calà Ulloa (Napoli 1810
† Firenze 1871)
intraprese la carriera militare, frequenṭ il Real Collegio
della Nunziatella a Napoli e fu nominato ufficiale di artigliera
nell'esercito delle Due Sicilie; nel 1848 fece parte della
spedizione di 15.000 uomini per aiutare la Lombardia a liberare
le terre dagli austriaci. Poi, insieme a Carlo
Mezzacapo, Guglielmo Pepe ed altri numerosi militari
dell'esercito napoletano, si rec̣ a Venezia per liberarla
dall'assedio. Venne nominato colonnello e poi
generale di brigata; partecị alla seconda guerra di
indipendenza in Toscana, ma quando intú che l'unità d'Italia
avrebbe arrecato gravi danni alle popolazioni meridionali segú,
insieme al fratello Pietro, re Francesco II di Borbone in esilio
a Roma.
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© Girolamo Calà Ulloa - Litografia |
© Busto di Pietro Calà Ulloa |
3) Pietro Calà Ulloa
(Napoli, 1802 † ivi, 1879),
magistrato e politico in varie procure (anche a Trani),
segú Francesco II prima a Gaeta e poi a Roma; nel 1861
fu primo ministro
del Governo napoletano in Esilio a Roma, insieme a Don Salvatore
Carbonelli,
ministro delle Finanze e degli Affari Ecclesiastici.
Ritornato a Napoli nel 1870 si dedic̣ agli studi
storici e scrisse, tra l'altro, "Intorno alla
storia del reame di Napoli di Pietro Colletta" e
"Sulle rivoluzioni del regno di Napoli".
Pietro Ulloa è considerato inoltre uno dei padri
dell'idea confederativa dell'Italia che, secondo un
accordo che avrebbe portato all'Unità senza
spargimento di sangue che prevedeva un'Italia
federale con tre grandi regioni, gli allora Regni
delle Due Sicilie, Piemonte e del Vaticano.
Accordo non gradito dall'Inghilterra che voleva
indebolire la Spagna, dai Savoia che volevano solo
accrescere i loro possedimenti. Garibaldi, sul
sangue di coloro che credevano in una Italia
diversa, giurava: "O Roma o Morte"; giuramento non
mantenuto col significativo "Obbedisco".
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© Napoli - Palazzo
appartenuto ai Calà Ulloa
Per gentile concessione di Francesco Pucci
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Continua nel sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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